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Autore: nettie    13/08/2016    1 recensioni
Un uomo sulla cinquantina è davanti lo specchio nella sua camera da letto. Il suo nome è Giovanni. Fra qualche tempo farà venticinque anni di matrimonio con la sua dolce metà, Arianna, e lei non è sicura che il marito si ricordi quella data tanto importante.
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
- Questa storia fa parte della serie 'Storie brevi scritte in un lasso di tempo breve. '
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Fioco Amore.

 

Un uomo sulla cinquantina è davanti lo specchio nella sua camera da letto. Il suo nome è Giovanni. Fra qualche tempo farà venticinque anni di matrimonio con la sua dolce metà, Arianna, e lei non è sicura che il marito si ricordi quella data tanto importante. L’orologio segna le sette del mattino e lui se ne sta lì, in camera, ad abbottonare svogliatamente la camicia che ha indosso, con lo sguardo ancora perso nel sonno. Abbottonato l’ultimo bottone e allacciata bene la cintura, si può dire pronto per la sua solita giornata lavorativa. E’ un semplice impiegato, uno dei tanti prossimi alla promozione da ormai un po’ troppi anni. Un sognatore a tempo pieno.

 

“Studia, bello di papà. Studia: solo così andrai lontano.” Ripete Giovanni a Matteo, frutto dell’amore nato fra lui ed Arianna solo quattordici anni fa. Loro figlio è una giovane promessa alla scienza e alla matematica, ma dietro quel topo da biblioteca si nasconde un ossessionato di videogiochi ed elettronica - come un po’ tutti gli adolescenti, in fin dei conti. Più Arianna guarda Matteo, più trova in lui ciò che il marito ha perso anni fa. Ogni gesto, ogni sguardo, la voce e le parole; la luce negli occhi, tutto rimanda al suo primo ed unico grande amore.

 

Giovanni, invece, guarda la moglie. Guarda le sue forme non più sinuose, guarda la sua cellulite e i seni cadenti, la pancia non più piatta, i glutei non più sodi come quelli di una volta. Giovanni passa le sue giornate a notare le rughe sul volto della donna espandersi sempre di più, e con il lento trascorrere dei giorni guarda Arianna venir mangiata viva dal tempo che passa. Sembra aver dimenticato tutto ciò che la moglie è stata nei suoi migliori anni; sembra non ricordare tutto ciò che gli ha fatto provare - il batticuore, il primo bacio, le prime dolci promesse … tutto posto nel dimenticatoio e sepolto da un cumulo di cenere.

 

Guarda il lento appassire della moglie, guarda il lesto fiorire della segretaria in ufficio.

 

In realtà, Giovanni non è più sicuro d’amarla come un tempo. Forse non l’ha mai amata, forse l’ha amata troppo in passato. La mattina si sveglia e la trova già in cucina, come tutti i giorni, da vent’anni a questa parte. Lei lo guarda e le rivolge un dolce sorriso. “Buongiorno, amore mio.” Lo apostrofa come fosse ancora un’adolescente innamorata, ma in cuor suo sa che ormai è diventata solo mera abitudine: del sentimento è rimasta soltanto l’ombra. Nega la realtà ed invita il marito a sedersi dietro la tavola, dove lo aspettano un pacco di biscotti e una tazza di latte fumante.  

 

E’ così ogni mattina.

 

Arianna è sempre l’ultima a sedersi a tavola, solo per sorseggiare in fretta quella tazza di caffè corto che le serve per affrontare l’ennesima giornata. La mattina con il marito c’è poco dialogo. Entrambi danno uno sguardo alla finestra dalla serranda già alzata, ed ancora mezzi addormentati sbadigliano una volta ogni cinque minuti. La TV è accesa, il telegiornale parla a vuoto: nessuno sta ascoltando niente. Racconta di guerra, racconta di fame, e in casa della coppia si respira solo stanchezza. “Nuvoloso il cielo oggi, vero?” Accenna Giovanni, forse sovrappensiero. “Sì, abbastanza. Forse verrà a piovere.” Afferma la moglie con sguardo assonnato. Si passa una mano sul volto, si stropiccia un occhio. Indossa ancora la vestaglia, e sotto questa la camicia da notte. Le sue forme crollano sotto quei vestiti larghi e morbidi, fianchi e seno hanno perso forma e consistenza col passare del tempo: lo sa e se ne vergogna. Con le pantofole ai piedi si alza dalla sedia, posa la tazzina nel lavandino, e s’incammina fuori dalla cucina. “Vado a prepararmi per andare a lavoro.” Dice secca, e senza neanche aspettare la risposta del marito sparisce dentro il bagno.

 

Si guarda allo specchio in cerca di nuove rughe, d’un capello bianco in mezzo alla ricrescita della tinta. Non vuole credere che la figura riflessa sullo specchio sia davvero lei. E’ una bella donna, ma vorrebbe esserlo ancora di più. Vorrebbe sentirsi veramente bella, o almeno vorrebbe sentirsi apprezzata da Giovanni. Ogni sera, quando arriva il momento di spogliarsi per mettersi il pigiama, lei avverte lo sguardo del marito su di sé e vorrebbe nascondersi in un angolo. Conosce il suo corpo, ricorda il suo quarto d’ora di gloria, i suoi anni più belli, e sa bene quanto riaverli indietro sia a dir poco impossibile. Lui non ha mai fatto commenti di cattivo gusto o addirittura disprezzo, ma lascia parlare gli occhi senza che se ne accorga. Quella luce spenta sul suo volto lo tradisce, e Giovanni non lo sa. Questo ferisce Arianna più del dovuto: ogni sera svestirsi e rivestirsi è una corsa contro il tempo per non far sanguinare il cuore.

 

Ogni tanto, le capita di far l’amore col marito prima di dormire. Non è più come una volta, né succede spesso come quando erano giovani. Anche Giovanni ha perso le sue belle fattezze, la pancia s’è allargata in modo arrogante e i muscoli sono man mano diventati grasso. Dei capelli poi, vogliamo parlarne? S’è ormai arreso, e ha iniziato a rasare ciò che resta della triste stempiatura. Arianna però non si lamenta del marito, né tantomeno ha mai pensato di farlo.

 

Arianna conosce un segreto di Giovanni senza che lui le abbia mai rivelato niente. Lei conosce i deboli del marito più di ogni altra persona al mondo, conosce i suoi deboli per le belle donne, sa che non è più lei che pensa durante i loro rari momenti d’intimità. Ogni volta, Giovanni ha lo sguardo vacuo e sfuggente. Quando le sue mani grandi scorrono sul corpo nudo della moglie, lui non la guarda più negli occhi come era solito fare quando erano entrambi giovani. Pensa ad altro, ad altre donne, ad altri affari, rimane in silenzio - come se le stesse facendo un favore, come se non aspettasse nient’altro se non la conclusione di quello che sembra diventato una fatica. Aspetta la conclusione di quello che non è più amore, ma che d’amore ha solo le sembianze per via dell’abitudine. Lei si mostra a lui in tutta la sua fragilità, ma lui non l’ha mai accolta - Arianna pensa che non abbia neanche afferrato le sue richieste d’aiuto. Però, quando il marito la chiama a sé sotto le lenzuola, lei non può dire di no: nonostante il passare degli anni, ancora non s’è stancata di stare al fianco di Giovanni. E’ il venticinquesimo Inverno che si trova ad amare suo marito, ma lui non riesce più a scaldarla come faceva una volta. Non c’è più passione, non c’è più calore.

 

Soliti tempi, solite posizioni, soliti gesti. Lui termina in fretta senza chiederle nulla, e come se non fosse successo niente posa la testa sul cuscino. “Buonanotte cara, smorza la luce quando ti addormenti.” Dice lui, e si corica sotto le coperte. “Buonanotte amore mio. Ti amo.” Risponde Arianna: nella sua voce c’è una velata vena di rammarico. “Ti amo anche io.” Conclude Giovanni, poi chiude gli occhi nel tentativo di crollare presto addormentato. Lei si raggomitola al fianco del marito, lui avvolge pigramente un braccio attorno al corpo della moglie e la stringe appena. In quell’unico momento, Arianna pensa che per loro due ci sia ancora una speranza. Posa anche lei la testa sul cuscino e lascia che le palpebre le si chiudano da sole. Fa un respiro profondo, e si fa piccola piccola fra le braccia del marito, rievocando nella sua mente momenti passati e sepolti.

 

Arianna è una donna affranta. Mentre è ancora in bagno davanti allo specchio a pensare alla sua vita che scorre, una lacrima le solca il volto senza che lei si accorga di niente. In realtà è più di una lacrima: sono più lacrime, una dopo l’altra, che silenziose le rigano le guance. Un ripetuto bussare sulla porta il legno la riporta con i piedi per terra, e come ogni mattina s’asciuga il volto con un gesto frettoloso della mano. “Mamma, quanto ci metti ad uscire di qui?” E’ la voce del figlio che chiede di lei. “Cinque minuti e ho fatto, scusami.” Risponde, svegliandosi una volta per tutte da quel brutto sogno ad occhi aperti. Si guarda nuovamente allo specchio, sforza un sorriso, poi tira fuori i pennelli per il trucco. S’impegna veramente per farsi bella, per cancellare ogni imperfezione che l’età le lascia in regalo giorno dopo giorno. S’impegna e ci riesce: ha gli occhi di tutti addosso, tranne quelli che vorrebbe veramente la guardassero.


“Il tempo passa per tutti.” Dice spesso, “Se solo rallentasse un po’ per me…” e poi sfocia in un’amara risata - molto probabilmente per non scoppiare in uno sconsolato pianto.
   
 
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