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Autore: Huilen4victory    13/08/2016    2 recensioni
In un mondo di anime gemelle si nasceva come numeri uno per poi incontrare la propria anima gemella ed insieme diventare numeri due. Oppure nascevi numero uno per poi diventare un numero zero perchè non avere un partner equivale a non valere nulla.
Jungkook ha 23 anni, studia economia ed ha un lavoro part-time due volte alla settimana.
Jimin ha 26 anni ed ha appena iniziato a lavorare in ufficio.
Sono due persone molto diverse e non sono certo destinate a stare insieme. Hanno un tratto in comune però: sono entrambi numeri zero.
Genere: Angst, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Jeon Jeongguk/ Jungkook, Park Jimin
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Questo è un aggiornamento interlude+ capitolo, perciò se volete avere più retroscena leggete il capitolo precedente ;)



00.15

 

 

“Forse dovremmo...”

“Certo. Dovremmo. Andare a casa.”

“Si.”

“Certo.”

Ed era stato tutto. Poi Jungkook si era alzato e Jimin non aveva avuto altra scelta che seguirlo fuori.

Il clima in macchina era quindi teso e nessuno dei due sembrava propenso a dir qualcosa per primo. Ma Jimin era il più grande tra i due e si disse che il ruolo di aprire una conversazione spettava a lui. Non poteva tornare a casa e fare finta che nulla di tutto ciò fosse successo.

“Hyung.”

“Jungkook.”

Dissero entrambi nel medesimo istante. A quanto pareva non era stato l’unico ad avere quel pensiero. La sensazione di frenare, gettare la macchina di lato e fermarsi per guardare Jungkook in faccia era fortissima, ma Jimin spazzò via quei pensieri. Non era il caso di rendere il tutto ancora più difficile.

“Prima tu”, disse Jimin guardandolo con la coda dell’occhio. Vide le mani di Jungkook contorcersi in grembo.

“Quello che è successo era qualcosa che volevo. Non sono sicuro di cosa implichi però.” Jungkook disse con enorme fatica. Jimin sorrise mestamente. Si era ripromesso di rimanere sereno, ma non riusciva a reprimere una punta di delusione farsi strada dentro di lui.

“Può non implicare nulla.” disse infine. Poteva accettarlo, sarebbe stato terribile per lui, ma poteva accettarlo per Jungkook.

“No. Non è così. E’ vero che non cambia nulla su molte cose, però qualcosa c’è. Ho solo bisogno di pensare prima di poterne parlare con te.”

Jimin si morse il labbro. Non riusciva a vedere Jungkook in faccia naturalmente visto che stava guidando, ma il suo tono suonava sincero.

“Va bene. Tutto il tempo che vuoi Kookie. A dir la verità farà bene anche a me.” Jimin concesse infine. La risposta di Jungkook non era qualcosa di effettivamente spiacevole. Era un risposta, sincera e matura, qualcosa su cui poteva lavorare. Nessuno dei due senti il bisogno di aggiungere altro e Jimin si trovò ben presto a guidare in strade che riconosceva come famigliari. La casa di Jungkook era dietro l’angolo.

“Allora, buonanotte hyung”, disse Jungkook una volta che la macchina sostò davanti al cancello della sua palazzina.

“Buonanotte” sussurrò Jimin. Jungkook aprì la porta e per un attimo sembrò indeciso, un piede fuori dalla macchina ma la mano che stringeva la porta come se fosse la sua ancora.

Ora. Disse une voce nella sua testa.

“Volevo baciarti anche io, comunque. Da un bel po’ in realtà.” Jimin confessò. Era un eufemismo perché c’era molto di più che voleva da Jungkoook e i suoi baci erano la parte più superficiale. Il suo rispetto tanto per dirne una. Il suo amore.

Jungkook lo guardò negli occhi, che sembrarono illuminarsi per un attimo. Ma non disse nulla e scivolò silenzioso dalla macchina.

Jimin rimase quindi al volante a guardarlo scomparire in lontananza.

Tempo. Si disse Jimin. Il tempo era una buona cosa. Ma quanto?

 

 

I giorni seguenti Jimin si era imposto di non rimuginare inutilmente. Se a Jungkook serviva tempo per pensare, a Jimin serviva tempo per prepararsi. Per qualunque cosa Jungkook avesse deciso.

Tutto ciò in un certo senso gridava passivo da tutte le parti, ma Jimin non era d’accordo. Jungkook non era qualcuno da conquistare e da persuadere. Tali tattiche sarebbero state inutili e lo avrebbero fatto allontanare. Jimin lo aveva capito sin da subito.

Jungkook avrebbe provato qualcosa o non l’avrebbe provata affatto.

Era stato questo, in realtà, il rischio più grosso che Jimin aveva deciso di correre quando si era adoperato a colmare la distanza.

Ti starò a fianco e forse tu deciderai d’amarmi o forse no.

Jimin aveva ammirato Jungkook per il suo coraggio, sofferto per le sue delusioni e si era impegnato per cercare di alleviare le sue pene. Aveva detto a Seokjin che gli piaceva più di quel che doveva.

Tuttavia negli anni si era fatto un’idea distorta dell’amore e questo gli aveva impedito di riconoscere il suo sentimento per quello che era. Perché aveva fatto per Jungkook più di quello che avrebbe mai fatto per Min Yoongi allora e la cosa invece di distruggerlo lo aveva reso felice.

Baciarsi aveva solo messo allo scoperto ciò che sospettava da tempo.

Ed ora ogni volta che chiudeva gli occhi,a casa mentre lavava le posate e sospirava sui piatti insaponati, o in ufficio come in quel momento, Jimin riviveva l’accaduto ed era come se Jungkook lo baciasse ancora. Gli sembrava di sentire il tocco delle sue labbra fredde e umide sulle sue. Era stato come sentirsi avvampare.

Jimin tamburellò nervosamente le dita sulla scrivania.

Era da millenni che non sentiva questo brivido di eccitazione, questo marasma emotivo che era insieme vertigini ed euforia. Aveva visto Jungkook altre volte dopo i fatti di domenica ed era stato meno strano di quel che Jimin aveva anticipato. Jungkook gli aveva accennato un sorriso e Jimin aveva ben volentieri accettato di comportarsi per il momento come se nulla fosse. Se si era accorto che lo sguardo di Jungkook si era posato più volte su di lui durante la lezione, cercò di non darlo a vedere. Dopotutto niente in Jungkook faceva pensare che fosse pronto a parlare.

In ogni caso per quanto fosse riuscito a comportarsi normalmente di fronte all’altro numero zero, la mattina si era ritrovato più stanco del giorno prima ed era stato distratto per tutta la giornata.

Voleva che il tempo che Jungkook gli aveva chiesto, passasse presto così da poter sapere se continuare a preservare una sciocca speranza o abbandonare ogni suo desiderio.

Avrebbe dato qualsiasi cosa per essere in grado di leggere nel pensiero di Jungkook e anticipare la risposta. Ma Jungkook non era una persona ovvia per quanto onesta. C’era tanto da cogliere e non tutte le porte venivano lasciate aperte.

Jimin guardò l’orologio sulla scrivania. Aveva ancora mezz’ora prima della fine della sua giornata lavorativa. Forse non poteva entrare nella testa di Jungkook ma qualcuno poteva illuminarlo un pochino al riguardo. O quantomeno consolare il suo povero cuore.

Prese il cellulare dalla tasca e scrisse il messaggio in fretta e nervosamente, nella speranza che il suo amico d’infanzia rispondesse subito. Con po’ di fortuna Hoseok era libero.

La risposta, come sperato, fu veloce al punto che in due minuti Hoseok gli stava già proponendo un orario e un luogo. Avrebbe voluto urlare di gioia, ma gli rimanevano ancora venti minuti di lavoro e non poteva fare scenate in mezzo ai suoi colleghi. Quando infine l’orologio batté la fine della giornata, Jimin raccolse in fretta le sue cose, spense il computer e si fiondò in parcheggio.

Se fosse stato più in confidenza con Taehyung, lo avrebbe chiesto a lui, o forse no. Non voleva introdursi fino a quel punto e avrebbe finito col mettere Taehyung in una posizione scomoda. Hoseok sembrava la soluzione migliore e Jimin non ringraziava abbastanza per come il destino aveva aggiustato le cose, facendogli ritrovare l’amico di un tempo.

Hoseok era seduto al tavolo del bar che messaggiava al telefono mentre aspettava Jimin e, a giudicare dal suo sorriso enorme, doveva trattarsi della sua anima gemella. A volte Jimin si chiedeva come dovesse essere vivere da numero due, se fosse davvero così meraviglioso come il mondo ti faceva credere. Un tempo avrebbe risposto di si con una punta di amarezza ma senza traccia di dubbio. Tuttavia alla luce del racconto di Namjoon non ne era più così sicuro.

Forse siamo tutti intrappolati nella gabbia. Forse è solo questione di fortuna.

Se era così, allora Hoseok era l’uomo più fortunato sulla terra perché non si poteva fingere quel grado di completa adorazione.

“Jiminnie!” lo chiamo Hoseok a voce alta non appena si accorse di lui. Jimin sorrise a sua volta. Sorridere gli era sempre venuto naturale, non era qualcosa che aveva mai dovuto forzare, forse era per questo che tutti avevano creduto che fosse un numero due molto più che non il vederlo con Yoongi. Hoseok comunque era una di quelle persone che ti rendevano ancora più facile farlo.

“Hobi, come stai? Tutto bene?” chiese Jimin sedendosi.

“Stanco morto, credo di non aver fatto una dormita decente in mesi. Ne vale la pena!! Vorrei poter vedere Taehyung più spesso però” concluse Hoseok con una nota imbronciata.

“Ci scommetto. Una volta che avrai iniziato la specializzazione andrà meglio, immagino.” Hoseok annui.

“Tu Jiminnie come stai?”

“Ah sapessi”. Jimin rispose ma in quel momento la cameriera venne a portare loro quel che Hoseok aveva ordinato al suo arrivo e il discorso venne interrotto.

“So che qualcosa è successo.” riprese poco dopo Hoseok. “Non so cosa. Taehyung non ha voluto dirmelo, ha detto che spettava a Jungkook, ma sembrava abbastanza su di giri quindi ho qualche ipotesi. Immagino che tu mi abbia chiamato per questo” concluse sorridendo.

“Non ti ho chiamato solo per questo. Sai che sono sempre contento di vederti” rispose Jimin sulla difensiva.

“Lo so. Stavo solo scherzando. Però deve essere qualcosa di grosso se non cogli le battute.” Hoseok continuò con aria divertita mentre sorseggiava il suo caffè.

“Va bene. Forse sono un po’ nervoso. Ma sono nel bel mezzo di una crisi qui. Jungkook mi ha baciato e io non so cosa aspettarmi”.

Il caffè che stava bevendo Hoseok gli andò di traverso e si ritrovò a tossire e a ridere contemporaneamente. Jimin lo guardò storto da sopra la sua tazza.

“Lo so. Lo so. Scusami tanto, sono imperdonabile. Ma lo sai che sono pessimo con le sorprese. Quando ho dovuto dire a Taehyungche andavo a studiare all’estero per un anno, sono scoppiato a ridere per il nervosismo. Diciamo solo che non ho migliorato la situazione.”

disse Hoseok asciugandosi gli occhi.

“Anche quando mi hai detto che ti trasferivi ti sei messo a ridere come un pazzo.”

“Sono pessimo. Scusami ancora” Hoseok disse, sorridendo timidamente. “So quanto significhi tutto questo per te, per Jungkook. Ma dimmi, qual è il problema?”

“ Credo che ormai sia palese che provo qualcosa per Jungkook,Jimin sputò fuori. Hoseok annui. “Il bacio di certo non ha messo a tacere i miei sentimenti, anzi. Da una parte Jungkook non sembrava pentito, dall’altra se consideriamo le circostanze disastrose in cui tutto questo è accaduto, come se non fosse abbastanza la disgrazia dei nostri status, la questione appare difficile ad essere positivi. Non voglio che lui cambi, non c’è nulla che di sbagliato nei desideri di Jungkook, lo rendono quello che è. Allo stesso tempo però vorrei che prendesse in considerazione l’idea di un noi. Sono egoista a pensare così?”

“No. Non lo sei. Quando ti piace una persona è normale avere il desiderio di stargli accanto. Ho desiderato stare al fianco di Taehyung dal primo momento che l’ho visto, perciò quel che mi dici è famigliare. Certo non potrò mai capire quel senso di paura e perdita che un numero zero sperimenta di fronte all’amore. Il coraggio che ci vuole per andare oltre e provare.” Hoseok disse con ammirazione. “Conosco Jungkook però, “ proseguì, “non posso dire di capirlo come non posso dire di capire te, ma fino a un certo punto posso immaginare i meccanismi della sua mente. Jungkook è una persona molto diretta, tremendamente testarda, determinata, fin troppo onesta. Non è facile cambiare per nessuno ma sopratutto per lui. E Jimin io so cosa vuol dire cambiare sentiero, prendere una via che non avevi considerato. So cosa significa cercare di venire a patti con tutto ciò e nel contempo cercare di perdonarsi.”

“Parli della tua scelta di professione vero?” Jimin chiese trepidante.

“Si. Certo ti ricorderai che non ho sempre voluto fare il dottore. Il mio sogno era diventare un ballerino professionista. Proprio quando ero all’apice della mi felicità per aver infine incontrato la mia anima gemella, una tragedia colpì la mia famiglia. Mio padre si ammalò gravemente. Lui era il mio sostenitore più accanito ed era felice della mia scelta di carriera quanto lo ero io. Ma quando la sua salute andò peggiorando, io non mi sentii più così sicuro. Mi sentii inutile. Volevo fare qualcosa e non potevo. I miei dubbi non aveva nulla a che vedere con i miei genitori, loro erano felici della mia scelta. Improvvisamente non lo ero più io. Ho iniziato quindi a studiare per provare ad essere ammesso alla scuola di medicina. Non è cambiato nulla naturalmente, non sono riuscito a impedire l’inevitabile. Però avevo trovato il mio scopo nella vita. Avevo scoperto un’altra cosa di me che non credevo di volere. Ballare è ancora una cosa che amo ma non è l’unica. Perciò Jimin, cambiare è possibile, a volte scopriamo la felicità nei luoghi più improbabili. Tuttavia non è un processo semplice. Taehyung dice che ci vuole coraggio a resistere ma ancora di più a cambiare. Perciò se provi qualcosa per Jungkook che va al di la di un puerile sentimento, come credo che sia, ti prego stagli accanto. Se c’è qualcuno che può fare questo sei tu. Sono contento che vi siate incontrati.”

“Mi dispiace per quello che hai dovuto passare. So che non deve essere stato facile.”

“Per nulla. Ma avevo Taehyung e questo ha fatto la differenza. Ogni tanto anche noi numeri due ci sentiamo un po’ persi”. Erano le parole di Namjoon parafrasate ma con lo stesso significato.

Non è prerogativa dei numeri zero soffrire.

“Grazie, per le tue parole. Per credere in me.”

“In ogni caso non sarai venuto qui solo per sentire parlare me. Quindi mettiamo da parte questo argomento e parliamo di cose più serie.” Hoseok disse determinato. Jimin alzò lo sguardo dalla sua tazza interdetto.

“Dimmi Jimin, come bacia il nostro Jungkookie?”

“Jung Hoseok!” Jimin protestò arrossendo.

 

 

 

 

 

Tutto sommato Jungkook si congratulava con se stesso per non aver urlato in piena scenata isterica. Era rimasto razionale e tutto quel che aveva detto a Jimin era la verità. Lui aveva voluto baciarlo e non era stato affatto un impulso del momento di cui si pentiva, considerando che voleva rifarlo. Era stato invece il liberarsi di un sentire che albergava in lui da un po’.

Molto spesso si era chiesto cosa sarebbe successo se questo matrimonio combinato non gli fosse stato scaricato addosso. Nonostante tutto era stato grazie alla forzatura dei suoi che aveva conosciuto Jimin. Certo il fatto che lui fosse una persona squisita non era merito loro, però erano serviti allo scopo. Forse avrebbe incontrato Jimin comunque, forse si sarebbe riunito con Hosoek e loro vite si sarebbe incrociate lo stesso. E Jungkook sarebbe giunto a quella stessa conclusione. Considerando le circostanze Jungkook si dispiaceva che così non fosse stato. Ma non poteva cambiare la realtà per quanto lo desiderasse. Altrimenti non sarebbe stato così difficile per i numeri zero trovarsi, innamorarsi ed essere felici.

No. Lui era chiuso in questo specchio di realtà e non aveva scampo. Tuttavia per quanto fosse consapevole di ciò, non aveva più una soluzione, perché il suo magnifico piano di vita faceva acqua da tutte le parti: prima il governo, poi i suoi genitori ed ora questo.

Nemmeno nei suoi sogni più selvaggi aveva pensato di finire col provare qualcosa. Dunque cosa fare?

Cosa fare.

“Taehyung cosa faccio?” Jungkook rimbalzò la domanda al suo migliore amico. Si erano già sentiti la sera stessa quando Jungkook lo aveva chiamato in piena crisi seistenziale. Taehyung da allora era stato stranamente su di giri e si era rivelato di ben scarso aiuto.

“Oh questo significa che devo annullare la serata che pensavo di organizzare? E’ un peccato Hoseokkie aveva appena avuto un venerdì sera libero e anche Namjoon. Praticamente un miracolo”.

Jungkook aveva sbuffato perché solo Taehyung poteva uscirsene con certi commenti in momenti come quelli.

“No. Ovvio che la cena si fa lo stesso, scemo. Non abbiamo litigato, io e Jimin dobbiamo, anzi io devo, riconsiderare le prospettive.”

“Mi piace Jimin. Non mi dispiaceva neanche al liceo checché tu ne pensassi. Ma ora che lo conosco mi piace ancora di più. E’ la prima persona che riesce a prenderti così.”

“Così come?”

“Riesci a prenderti e basta. Tu di solito tieni la guardia alta con tutto il mondo e non ti biasimo Kookie, perché tu hai più che diritto a difenderti da questo nostro mondo crudele. Persino con Hoseok ci hai messo un po’ prima di aprirti, invece Jimin hyung è riuscito a farti fare cose che ti negavi da anni, anche quelle a cui tenevi di più. Sei cambiato. Stai cambiando. Ed è bello.”

Jungkook non seppe bene cosa rispondere. Era vero, stava cambiando. Jungkook aveva creduto invece di aver fatto il contrario di esseri afferrato anima e corpo alla sua convinzione. Eppure eccolo li a riconsiderare ciò che un paio di mesi prima gli sarebbe sembrato impossibile.

“Non voglio cambiare. Mi hanno già mutilato abbastanza. Non voglio lasciare questa parte di me”

“Una cosa non esclude l’altra. Pensa in grande! So che ne sei capace.”

Jungkook sospirò. Non sarebbe stato facile.

“Hai bisogno di venire qui, kookie? Sai che sei sempre il benvenuto, sei praticamente la nostra mascotte.”

“Usa pure la parola figlio. Comunque grazie ma non mi servirà. Questa la devo decidere da solo”.

Taehyung aveva mormorato qualcosa al telefono che suonava qualcosa come “maturato” ma non aveva insistito ulteriormente.

Jungkook quindi chiuse la chiamata. Si guardò intorno per un lungo attimo. Aveva messo in ordine tutta la casa come gli capitava quando aveva troppo cose e troppo importanti che gli ronzavano in testa. Aveva bisogno di aria. Aveva bisogno di capire.

Così prese il suo cellulare, dei soldi e l’ipod che aveva caricato con tutte le canzoni del primo mixtape di Gloss. Sapeva che c’era qualcosa di malsano in questa sua azione, ma Jungkook credeva ci fosse qualcosa che lui doveva scavare. Taehyung gli aveva detto che il primo album di Gloss era diverso e Jungkook credeva di capire il perché. Le sue domande non avevano smesso di esistere solo perché aveva baciato Jimin, anche se era stato un gran bel bacio.

Era essere patetici ascoltare le parole del primo vero amore di Jimin?

Jungkook scosse la testa. Per quanto bizzarro fosse per lui aveva senso. Quindi senza ulteriori esitazioni uscì nel tiepido sole pomeridiano. E corse. Corse finché le gambe iniziarono a fargli male ma non si fermò

L’amore fiorisce come fiori di ciliegio e come fiori di ciliegio brucia e diventa cenere.

 

 

 

Jimin era tornato a casa pensoso e meditabondo. Gli era dispiaciuto sapere che Hoseok aveva dovuto sperimentare quel tipo di dolore. Ma sembrava felice della sua scelta, di come si erano incamminate le cose per lui. Forse in realtà una persona non sapeva cosa voleva veramente finchè non gli si rivela davanti. Forse cambiare non era poi così male. Lui stesso era cambiato.

Anni prima avrebbe giurato che non sarebbe mai riuscito a muovere un piede fuori dalla fossa che era stato il suo amore per Yoongi. Eppure era successo ed anni dopo si era innamorato ancora più di prima.

Una volta tornato a casa decise dunque di prepararsi la cena, guardare qualcosa in televisione, farsi una meritata doccia e andare a dormire presto. Non c’era nulla che potesse fare.

Perciò quando il campanello suonò Jimin sobbalzò di due metri. Non stava aspettando nessuno, a meno che.

Cercò le pantofole dimenticate in un angolo, perchè gli piaceva muoversi scalzo nel suo appartamento, e se le infilò per andare a vedere all’interfono chi fosse. Tuttavia prima che potesse fare un passo il cellulare vibrò nella tasca dei jeans e quando Jimin lo prese, vide che qualcuno gli aveva scritto.

Sono io.

Cercando di ricomporsi Jimin andò verso l’interfono per premere il pulsante e aprire la porta.

Appoggio la fronte alla porta e rimase in attesa. Si sentiva fremere e il cuore gli batteva a mille.

Poi sentì dei passi avvicinarsi alla sua porta e prima che suonassero aprì la porta.

Jungkook aveva il fiatone e sembrava uno che aveva appena finito una maratona, probabilmente era così a giudicare dall’abbigliamento sportivo e dalle cuffie dell’ipod che gli sbucavano dai pantaloni della tuta.

“Jungkook” disse Jimin. Avrebbe voluto chiedergli come stava e farlo accomodare ma qualcosa nell’atteggiamento di Jungkook lo tenne inchiodato li dov’era.

“Ho pensato. Per giorni. Ma poi non ce la facevo più e sono andato a correre e prima che me ne accorgessi avevo fatto il giro della città due volte e quando mi sono fermato mi sono reso conto che correre non mi era servito a nulla perché in fondo lo so già. Lo sai già. Le nostre circostanze non cambiano, io sono Jeon Jungkook e tu sei Park Jimin e siamo entrambi numeri zero.” si fermò come a volere cercare le parole adatte per continuare e Jimin tremò.

“Jimin hyung io non credo di sapere neanche come si fa ad amare, perché non ho mai pensato di averne bisogno, di volerlo e anche quando in passato ci sono andato vicino mi è crollato tutto come un castello di carte. Eppure mi sono ritrovato a pensare, che se potessi fermare il tempo e far scomparire tutto, non vorrei far scomparire te. Senza rendermene conto sono corso qui. A dirti che non so amare e che la mia amicizia sarà sempre meglio di quello che riuscirò mai a offrirti come qualcos’altro. Ma quando riusciremo ad avere più chiarezza, quando infine sapremo cosa ne sarà di noi e tutto si sarà risolto come tu speri, allora forse potrei. Forse riuscirei, se tu vuoi...“ Jungkook disse la sua voce spezzandosi verso la fine.

“Pero, qualcosa per me la provi?” Jimin chiese con voce altrettanto rotta.

“Si” disse Jungkook, chiudendo gli occhi, “ma non posso pensarci adesso. Non stando così le cose”.

Jimin rimase in silenzio a lungo e Jungkook sentì il bisogno di dire qualcosa, di sapere se tutto ciò aveva senso e se era tutto perduto. “E tu hyung, qualcosa per me la provi?” chiese in un filo di voce quasi avesse paura di sentirsi rispondere.

“Sin dal primo giorno.” Jimin disse e Junkook lo guardò negli occhi e Jimin lo vide implodere.

Jimin allora fece un passo e Jungkook non si mosse e si lasciò cingere stretto da Jimin per poi ricambiare la stretta, e stringere Jimin al petto forte come se non volesse lasciarlo andare, con tutto il desiderio, la disperazione e la paura, perchè non era dei numeri zero amare, non era dei numeri zero la felicità. Quello era solo un momento rubato a un mondo crudele.

“Domani. Da domani allora ci comporteremo bene e attenderemo insieme che il nostro destino ci venga svelato e qualunque cosa sia, qualunque cosa tu decida io ci sarò sempre in qualunque forma ci venga concessa. Ma per oggi, per oggi resta con me.” Jimin disse sulla sua spalla, trattenendo le lacrime.

E Jungkook non se lo fece ripetere due volte, prese il suo volto tra le mani e lo baciò come se domani non dovesse arrivare mai.

 

 




ndA: è sempre più difficile per me trovare tempo per aggiornare, con tutto quello che devo studiare e la mia tesi, mi sento così in colpa per aver saltato il mio appuntamento settimanale che finisco sempre con aggiornare doppiamente XD Come sempre cercherò di fare del mio meglio. Grazie mille per i commenti sono una grossa fonte di energia. Questo capitolo straripa di Jikook feelings <3 (torno a studiare TT)
   
 
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