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Autore: NinfeSullaTerra    13/08/2016    0 recensioni
Cherly è una delle migliori studentesse della Collen. Finchè un'insegnante di diritto penale non si rivelerá essere molto più di questo. Cherly ed altri tre ragazzi verranno quindi selezionati per intraprendere un tirocinio da lei. Un'occasione da non perdere.
Alcuni moriranno, altri si faranno male, ma nessuno ne uscirà illeso; ma, per fortuna, ci sarà Mattero a rendere il giorni di Cherly più luminosi.
O forse no.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Violenza | Contesto: Universitario
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Anche io prendo forma grazie a cose che non mi appartengono, grazie alla rabbia che ogni giorno mi fa diventare più forte. Ho cercato di integrarmi, di capire il mondo, la società, il modo di vivere era quello che loro cercavano di insegnarmi. Era l'unico modo per diventare adulti secondo loro; accettare che la realtà fosse quella e continuare ad affannarsi a cercare qualcosa di diverso, a pensare di sentire qualcosa di diverso fosse il modo migliore per trovarsi, un giorno, ai margini della società, triste e sola.

 

Ma io mi sentivo diversa, sapevo di avere una forza che intorno a me non vedevo. Le persone intorno a me non erano in grado di vivere; bastava il più piccolo ostacolo per provocare tragedie e a volte, erano già così indifese e così arrese, che non serviva nemmeno che avessero un ostacolo; già la vita normale le rendeva inermi.

 

Io sentivo questa forza che cresceva ogni giorno dentro di me, ma non sapevo dove direzionarla. Ero confusa: cercavo di interessarmi alla scuola, a quello che le mie amiche dicevano, a quello che dicevano gli adulti. Volevo essere normale, nel modo in cui lo erano tutti, ma sentivo di non esserlo e questo provocava dentro di me sentimenti contrastanti; non sapevo se fosse giusta o sbagliata e, più in generale, non capivo se quello che vedevo fosse giusto o sbagliato. Se fossi io ad indossare un paio di occhiali di cui non ero consapevole e che deformavano la realtà e mi facevano vedere tutti come dei mostri.

 

E poi un giorno, paradossalmente, in una mattina nebbiosa, è successo qualcosa che mi ha reso tutto più chiaro e che mi ha snebbiato il cervello. Come ho detto era una mattina nebbiosa, come tante qui in pianura padana, non c'era niente di particolare. Solito sonno arrivando a scuola, solite urla dentro, nell'edificio stinto e piatto che sembrava simboleggiare già da fuori le persone che avremmo dovuto diventare.

 

Solito caldo artificiale, solite facce e soliti discorsi. Poi ci sediamo. Prima ora italiano, tema: “Racconto sulla discriminazione razziale” Ho iniziato svogliatamente a pensare a cosa avrei potuto scrivere ed all'improvviso il sonno mi è passato. Ho sentito una forza che prendeva il sopravvento, dei pensieri che non fecero altro che incrementare la mia rabbia.

 

Dovevamo scrivere di discriminazione razziale? Di uomini che si accanivano da secoli contro altri uomini trovando i motivi più diversi: Colore della pelle, religione, appartenenza a tribù, etnie, presunte razze? Tutte scuse. La realtà è che tutto si è sempre basato sui soldi. Chi era ricco aveva paura che i suoi beni fossero minacciati da chi sentiva che la propria condizione dava il diritto di commettere qualsiasi cosa per poter conquistare un poco di più. E quindi tutto dipendeva dal punto di vista dal quale si osservava la questione. Ma il paradosso è che tutti si sono sempre focalizzati sulle ingiustizie che gli uomini commettevano nei confronti di altri uomini, ma mai nessuno, se non pochi illuminati, non molti anni fa, ha mai pensato che fin dalla comparsa dell'uomo sulla terra e sempre di più ad un ritmo sempre più vorticoso, l'uomo combattendo le proprie battaglie, pensava soltanto ad arricchirsi sfruttando senza nessun ritegno la terra, l'acqua, gli animali, come se fossero soltanto beni inesauribili a loro disposizione e non elementi, esseri con i quali convivere e doversi occupare. Ed ho capito che la mia forza arrivava dagli oceani, ormai diventati rossi per tutto il sangue versato non per le guerre combattute dagli uomini, ma per lo sfruttamento terrificante di tutto quello che ci circonda. Per i miliardi di animali uccisi non tanto per nutrirsene, ma per abbellire la casa, per pulire il parabrezza, per fare pellicce, per ricavare cibi preziosi, peggio ancora, per disattenzione, per il diritto di deturpare e uccidere altri animali con la spazzatura, con il petrolio che inquina e uccide.

 

So che può sembrare estremo, ma semplicemente quella mattina mi è sembrato tutto chiaro ed ho capito che non volevo far parte di una società che fa questo per sopravvivere senza preoccuparsi delle conseguenze ed anzi considera normale e giusto far soffrire miliardi di esseri soltanto per avere di più.

 

In ogni caso non ho fatto gesti eclatanti in quel momento.

 

<< Professoressa potrei andare in bagno? >>

 

<< Certo Kenia vai pure >>

 

Ottenuto il permesso sono uscita dalla scuola e non ci sarei più tonata.

 

Anche a casa non ci sarei più tornata.

 

E ora sono qui, fuori dalla tana. Will ha appena finito il suo discorso. Eravamo tutti intorno al lungo tavolo rettangolare ad ascoltarlo. Domani sarà la nostra prima azione di terrorismo globale.

 

Che poi non so se sia corretto chiamarlo terrorismo. E' più giusto chiamarla normalità, legalità, quello che fanno loro che scuoiano, avvelenano, torturano, oppure è più legale, morale, quello che faremo noi da domani quando proveremo ad impedire questo scempio e a far in modo che si ritorca a loro?

 

L'attacco di domani è contro una ditta di cosmetici. Da anni testano i loro prodotti su animali indifesi provocando loro indicibili sofferenze e nonostante tutti i loro esami riescono, per sfortuna, raramente, a produrre oli o creme che danneggiano irreparabilmente i loro clienti.

 

Elena e Patrick, i nostri chimici, sono riusciti ad estrapolare le sostanze più schifose che utilizzano per creare i loro mostri e trasformarle in forma liquida.

 

Non sarà facile entrare, è un evento di marketing aperto a tutti: la presentazione dell'ultima creazione della diabolica società che promette che con questa nuova crema anche le signore di sessant'anni sembreranno delle ventenni. Anche ammesso che sia vero, quanta morte, torture e inquinamento sono stati necessari per raggiungere questo risultato? Noi ci avventeremo su di loro come volpi silenziose e daremo loro un assaggio di quello che provocano ogni giorno nel mondo.

 

Ci vestiremo eleganti, per confonderci con gli invitati ed una volta entrati alla festa ci divideremo. Uno di noi è già infiltrato tra i camerieri che dovranno servire il rinfresco. Questo ci darà accesso ai contenitori dove sarà conservato il cocktail per il brindisi finale, preparato in modo che la bevanda abbia gli stessi colori delle scatole usate per conservare la nuova crema. Non sono più nemmeno capaci di brindare con qualcosa di normale, devono per forza inquinare anche quello che bevono.

 

Non dovremmo far altro che arrivare a questi contenitori ed aggiungerci il liquido sintetizzato da Elena e Patrick e poi dileguarci. Nessuno rinuncerà al brindisi finale, è troppo importante farsi fotografare innalzando il calice con la sostanza graffiata.

 

Dalle ipotesi formulate, la mattina successiva tutti gli invitati alla festa stenteranno a riconoscersi allo specchio e saranno preda di fortissimi dolori in tutto il corpo. La sostanza non dovrebbe essere letale, ma come prima assaggio di quello che dovranno patire per nostra mano penso potrà bastare.

 

Ora è il caso di rientrare nella tana, qui fuori fa freddo. Apro la porta e mi investe una vampata di caldo umido, di odori multipli. Tutto sommato piacevole. Sono ancora tutti intorno al tavolo; anche se il discorso vero e proprio è finito da un pezzo Will ha ripreso a parlare. Per quanto lui cerchi di schermirsi perché nessuno di noi vorrebbe essere il capo, non c'è nulla da fare: lui è il leader. Quando parla tutti lo ascoltano affascinati.

 

<< E' vero, in questo momento il mondo non sa nemmeno che esistiamo. Ma domani, ed ogni giorno sempre di più, dovranno fronteggiare le nostre azioni ed impareranno a conoscerci. E da quella conoscenza deriverà la paura perché capiranno che noi siamo incontrollabili e forti. Sapranno che siamo i terremoti che squarciano il suolo, lo tzunami che sia abbatte sulle loro città, il vento del nord che soffia quando saranno nei loro letti. E sapranno che li spazzeremo via. >>


 


 

   
 
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