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Autore: Artemisia Black    30/03/2005    2 recensioni
un altro racconto un po' malato...è una storia che mi è venuta così...non so se è comprensibile...dopo che l'ho riletta mi sono sentita un p' strana...comunque, vi prego, vi scongiuro, o illustri lettori, ho bisogno di sapere cosa ne pensate seriamente...lasciatemi sue righine vi prego....grazie in anticipo...Misia
Genere: Generale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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MOSCA BIANCA

MOSCA BIANCA

Il sole, le nuvole, la luce, le stelle.

L'aria che dal mattino sgorga frizzante sui campi ancora incatenati dalla brina della notte.

Vola, mia piccola mosca bianca.

Vola attraverso le spighe di grano, sotto le foglie dei cavoli ghiacciati. Attraverso le note di un flauto suonato nella remota stanza di una camera d'albergo.

Vola e riposati sulla fronte di chi non conosce.

O conosce troppo per non poterlo ammettere. Da non poterlo ammettere.

La più bianca tra la tue simili.

Va' e sottrai la luna dalle notti delle madri. Adombra le stelle di quelle dei figli. Illumina le notti dei sogni dei padri. Tu che puoi uscire da tutto questo fumo nei miei occhi.

Le fiamme tra le quali giaccio si fanno più fredde. Portami le note di canzoni che parlano d'amore, affinché io possa danzare al ritmo della loro scempiaggine. Tu sola puoi.

Quello che voglio, lo voglio per dispetto.

Regina dei miei eserciti, pedone nascosto tra le fila dei miei scacchi. Trappola innocente per il gioco del mio avversario.

Mentre mi gioco una manciata di misere anime sul piatto del mondo.

Non esistono alleati, sul campo di questa guerra.

La battaglia si consuma a tavolino.

Come quello sul quale ti posi, cercando di venire schiacciata dalle mani nodose di un vecchio che ha lavorato troppo per curarsi della proprio ignoranza.

Bianca. Così ti chiamo.

Bianca più delle vesti degli angeli.

Innocente quanto i pensieri di un condannato alla morte eterna.

Attraversa i bassi laghi. Portami il ricordo di terre mai viste.

Sfiora col tuo ronzare sommesso le acque scure degli oceani.

L'oceano.

Vi sono anche le mie lacrime là dentro, lo sapevi? Lacrime che non riesco a ricordare. Forse sono state versate per una misera questione d'orgoglio. Ormai i miei occhi sono pieni delle orbite vuote dei cadaveri che giacciono sereni sotto le piante velenose dei miei piedi.

Piccola creatura plasmata dai venti che soffiano nelle caverne, per mezzo dei fumi che soffocano le cattedrali.

Portami l'alba e il tramonto, e la sera. Affinché io possa ricordare il tempo in cui il mio amore brillò, sui tetti di questo misero mondo.

Le tue ali di cristallo non sono adatte per volare nell'ombra. Tu nasci dal mio cuore raggrinzito dal dolore. Librati nei venti di questa guerra. Macchiati del sangue degli innocenti e rinasci ancora più bianca.

Il tuo piccolo corpo può sopportare cose che nemmeno l'universo saprebbe immaginare.

Portami il profumo dei fiori che crescono sulle rive di un fiume sacro. Raccontami del sapore delle ceneri sparse nelle sue acque blu.

Ho sonno, mia piccola mosca bianca. Questo mondo mi ha stufato. Non c'è gusto nell'essere vincitore di una guerra mai nata. Il riconoscimento va' alla parte lesa. La mia parte.

Eccoti, stai tornando da me….

Un solo giorno di vita.

E hai raccolto tutto ciò che ti ho chiesto.

Vieni, siediti tra le pieghe delle mie mani. Saluta il mio avversario e mostragli ciò che hai visto. Anche se non apprezzerà…

Sono stanco di questa partita. Ribalto la scacchiera.

E lui ride mentre abbandona la mia casa.

Vieni, mia fedele sorella, nascondiamo agli uomini le bellezze che non potranno vedere.

Il tuo piccolo cuore batte feroce sotto la croccante corazza del tuo minuscolo corpo.

Stai soffrendo? Meglio…la sofferenza è un bene che non devi concedermi….

Guarda i miei eserciti. Schierati attorno alle volte e sulle colonne della mia terrazza.

Nugoli d'insetti. Pugni di altre mosche.

Ma tu sei l'unica ch'io amo. Perché tu sei bianca come la neve che non ho mai visto.

Ed ora raccontami, mentre m'addormento su questo pavimento troppo vecchio.

Il sole sta per sorgere. Lo sento.

Come sono i prati verdi dei monti? Hai rubato la vita di chi si è preso gioco di te? O l'hai donata a chi non poteva più avere speranza? Raccontami del rumore del lampo e della luce del tuono. Ricordami il peso del martello e la pietà dell'incudine. La cecità di chi non vede è troppa anche per me…

Ho sonno, te l'ho già detto? Mia piccola amante candida come le ali dei cherubini? Insulto al cielo? Lasciami riposare, ora che posso.

Poiché il mondo ha preso il mio posto.

Non ho più bisogno di questo inferno. In cielo le stelle diventano sempre più nere.

La mia anima sta volando via dal mio cuore. Tu sei la mia speranza…

Ma ora, lasciami dormire.

Ti racconterò dei miei sogni.

Quando mi ridesterò.

Questo è il mio peccato.

Chiudo gli occhi, mia piccola mosca bianca.

Chiudo gli occhi per non più vedere.

Cantami la canzone di quel flauto…illumina la mia notte con i tuoi bianchi occhi.

Perché sono stanco.

E tu sei ormai libera, e padrona del mio trono. Tu, uccello dalle candide ali, posa le tue piume sul mio capo e rubami l'anima.

Gettala tra le braci ardenti di questo mondo e forgiane briciole di stelle.

Dimentica poi il mio nome, marchiandolo sulla fronte di chi mi maledice stando nascosto tra le pieghe del giorno.

Questo è tutto ciò che ti lascio.

La maledizione del mio nome.

Che non ricordo più…

Ora vola.

E lascia che il tuo librarti mi accompagni verso il sonno che da tanto, troppo tempo ho bramato in silenzio.

  
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