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Autore: SterekLover1121    14/08/2016    0 recensioni
Sherlock è annoiato. Incredibilmente annoiato. E tutti - John Watson per primo - sanno che può diventare davvero intrattabile, senza un caso da risolvere.
In una fredda mattinata di novembre però, qualcosa sembra attirare l'attenzione dello geniale investigatore.
Una città, circondata dal mistero e in cui sembrano accadere fatti spaventosi e inspiegabili. Beacon Hills.
Senza esitazione, il giovane Holmes, in compagnia di John, si reca in città, facendo la conoscenza di strambi ragazzi, i quali sembrano sapere più cose di quanto danno a vedere...
Può la mente del più brillante investigatore che il mondo abbia mai conosciuto, resistere al richiamo del sovrannaturale? Sherlock verrà nuovamente salvato dal potere della scienza? Oppure quella città e i suoi abitanti lo porteranno a dubitare delle sue convinzioni?
Per scoprirlo non dovete fare altro che leggere, miei cari lettori.
{Crossover tra Teen Wolf e Sherlock}
Genere: Avventura, Fantasy, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Altro personaggio, John Watson, Sherlock Holmes
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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Era notte inoltrata quando l'aereo atterrò. John fu svegliato - come era prevedibile - dal suo caro compagno di viaggio, il quale, con poca delicatezza, gli aveva letteralmente urlato nell'orecchio che era arrivato il momento di andare. 
John, gli occhi ancora annebbiati dal sonno, si alzò traballante, accorgendosi di non essere più legato come un sacco di patate e che quindi non doveva più saltellare al posto di camminare. 
«Mi hai slegato mentre dormivo?!» chiese a Sherlock mentre si dirigevano al di fuori dell'aeroporto, stringendo le valigie tra le mani. 
Il detective continuò a camminare senza fermarsi. «Ovviamente, mio caro vecchio amico»
«Io non sono vecchio!»
«Per i miei standard sì.» concluse Sherlock, fermandosi solo per guardare il display del suo cellulare. «Ad ogni modo, mentre tu giocavi alla Bella Addormentata ho prenotato una camera per noi due in un bed&breakfast poco lontano da qui.»
«Beh, fantastico, non desideravo altro che passare il Natale in una città fantasma!» borbottò John, alzando gli occhi al cielo e guadagnandosi un'occhiata divertita da parte del compagno. 
«Forza, andiamo... E togliti quel sorrisetto compiaciuto dalla faccia!»

La camera del bed&breakfast non era nulla di speciale: due scrivanie occupavano il centro della stanza, affiancate da un armadio e una porta in mogano che John presunse conducesse al bagno, mentre la carta da parati sembrava essere sbiadita da tempo. 
Un particolare che lasciò entrambi gli uomini interdetti fu la presenza di un solo, grande, letto matrimoniale. 

«Non è possibile...» borbottò John, alzando gli occhi al cielo.
Sherlock restò immobile al suo fianco, fissando il letto con un'espressione indecifrabile. 
Proprio in quel momento, un'anziana signora che ricordava tanto a John la signora Hudson entrò nella stanza, guardandoli con un'espressione soddisfatta. 
«Beh, che ve ne pare? È di vostro gradimento, signori?» domandò con una voce gracchiante, simile a quella di un corvo. 
«Avevo chiesto... Due letti separati» rispose Sherlock, le mani dietro la schiena ed un tono estremamente calmo. 
La donna sembrò mortificata. «Oh santo cielo, mi sono dimenticata di avvisarla! Purtroppo le stanze con i letti singoli sono tutte occupate»
«Perfetto» fece Sherlock, alzando gli occhi al cielo e rivolgendosi poi alla signora «bene, grazie lo stesso, può andare»
E, prima che potesse avere tempo di rispondere, la donna venne sbattuta fuori dalla stanza con tanto di porta chiusa in faccia da parte del tanto garbato Sherlock Holmes. Un pacchetto completo, insomma.
«Beh, allora... Io dormo sul pavimento» disse John per rompere il ghiaccio, ma Sherlock lo interruppe. 
«No. Quelle chiazze e i molteplici residui di polvere indicano che il pavimento è stato pulito sei mesi fa l'ultima volta e potrebbe contenere diversi germi, alcuni dei quali letali per la tua salute. Dovrai dormire sul letto.» 
«Intendi... Con te?» fece John stupidamente e sbattendo le palpebre manco fosse un gufo. 
«Il materasso è abbastanza grande per entrambi e, dato che non sembra esserci la presenza di un divano, temo che questa sia l'unica soluzione» disse Sherlock, levandosi il cappotto ed iniziando a slacciarsi la cravatta. 
John restò lì imbambolato per quelli che sembravano secoli, ma che in realtà erano solo pochi minuti. 
Stava per dormire nello stesso letto di Sherlock Holmes. Perfetto. 
«Stai pensando troppo. È fastidioso.» ruppe il silenzio il diretto interessato, infilandosi il pigiama ed occupando una parte del materasso, dandogli le spalle. 
John sospirò, prima di togliersi anch'egli la giacca e prendere il pigiama dalla valigia. 
«Io penso quanto mi pare» borbottò, infilandosi sotto le coperte e dando le spalle al compagno. 
Ci volle molto tempo prima che potesse finalmente prendere sonno, sentendosi osservato per un attimo, prima di cadere tra le braccia di Morfeo.

Il giorno dopo, fu il violino di Sherlock a svegliarlo. 
Il dottore si stropicciò gli occhi, sentendo la melodia a cui si era ormai abituato rimbombargli nelle orecchie. Dopodiché si mise a sedere sul letto ed il suo sguardo venne attirato dalla figura Sherlock Holmes intento a suonare, con gli occhi chiusi, davanti alla finestra spalancata.
«Buongiorno, John» fece il detective, non accennando a smettere di suonare.
«Giorno anche a te, Sherlock» rispose John, sbadigliando ed alzandosi dal letto. 
Si guardò intorno, accorgendosi vagamente che la stanza sembrasse leggermente più grande alla luce del sole.
Oltre all'armadio, un tavolino in legno occupava il centro della stanza ed era ricolmo di quelli che suppose dovevano essere giornali.
«Che ore sono?» fece, stropicciandosi ancora una volta gli occhi. 
Sherlock non gli rispose, ma smise di suonare, voltandosi a guardarlo. Non si sarebbe mai abituato a quegli occhi. 
«È ora di muovere le chiappe, dottore.» rispose il detective, riposando con cura il violino ed infilandosi il suo amato giubbotto di pelle. «La vacanza ha inizio.»  

Raggiunsero il centro di Beacon Hills in taxi in meno di cinque minuti. John osservava la gente girare per i negozi, parlare, passeggiare. Non capiva come quella cittadina così apparentemente calma fosse patria di diversi omicidi. Pareva, al contrario di Londra, la culla della tranquillità e della pace, adatta - guarda un po' - per una bella vacanza. 
«Le apparenze ingannano, John» gli aveva detto Sherlock una volta scesi dal taxi. «Ingannano sempre.» 
«Ah, ora sai anche leggere nel pensiero?» gli domandò il dottore, osservando le persone intorno a lui. 
«Le tue espressioni sono molto facili da interpretare» rispose Sherlock, come se la cosa non avesse alcuna importanza.
John alzò gli occhi al cielo e fece per replicare, quando l'inconfondibile suono delle sirene della polizia distrusse quella calma quasi innaturale. 
«Allora, Sherlock- Sherlock?» il dottore si guardò intorno, cercando con lo sguardo il suo collega. Lo trovò che correva in direzione del bosco, e sospirò. 
Chi glielo aveva fatto fare di venire con lui? 

Dopo pochi minuti di corsa, i due detective si trovarono davanti ad una foresta che si trovava ai margini della piccola cittadina, poco lontano dalla piazza. Diverse macchine della polizia erano allineate lungo il sentiero che conduceva nel fitto bosco, il cui perimetro era delimitato da strisce gialle su cui era scritto "vietato l'accesso". 
Sherlock e John si scambiarono un'occhiata, prima di raggiungere una delle automobili, di fronte alla quale due uomini - un poliziotto e un uomo d'affari, suppose Sherlock - stavano discutendo animatamente. 
«...É il terzo cadavere questa settimana, Sceriffo» disse l'uomo in giacca e cravatta, gesticolando. «E i vostri uomini non sono ancora riusciti a trovare l'assassino. La gente ha paura, Stilinski, e se non ferma questi omicidi sempre più frequenti nel giro di una settimana, gli assicuro che la sua carriera da Sceriffo avrà vita breve. » 
Detto questo l'uomo in giacca e cravatta, senza dire nulla, girò sui tacchi e se ne andò, salendo su una macchina nera poco distante. Lo Sceriffo Stilinski si massaggiò gli occhi, sospirando stancamente. 
I due Detectives fecero per avvicinarsi per vedere meglio il cadavere, ma un poliziotto li bloccò. 
«Ehi, signori, questa è un'area riservata. Devo chiedervi di andarvene» 
John cacciò fuori il suo distintivo in tutta risposta: «Non c'è nulla di cui preoccuparsi, agente, siamo anche noi della polizia» 
Con queste parole, i due riuscirono ad entrare nell'area riservata fino a raggiungere il corpo. 
Sherlock si inginocchiò al suo fianco osservandolo attentamente: «quest'uomo non deve avere più di trent'anni. È divorziato da poco, a giudicare dallo stato della fede nuziale. Ha dei graffi profondi sulle mani, i gomiti e sulle gambe, ciò sta a significare che deve essere stato trascinato a forza su un territorio roccioso. Parte del suo viso è mutilata e in alcuni punti vi sono delle profonde ferite causate da zanne; ciò fa pensare all'attacco di un lupo o di un animale feroce; tuttavia non vi è nessuna traccia di pelo o di saliva, quindi quest'ipotesi è da escludere. Le molteplici macchie di vino sulla maglietta indicano che era ubriaco fradicio, quando è arrivato qui, dopo aver litigato con la sua ex-moglie. Prevedibile. L'assassino, chiunque esso sia, deve aver portato con se l'arma. Quindi sì, è un omicidio. »
Una volta finita la sua analisi, Sherlock si alzò, sotto lo sguardo sconvolto dei presenti - compreso lo Sceriffo che intanto li aveva raggiunti - e di John, che intanto fissava il cadavere disgustato. 
«Come... Come ha fatto?» chiese Stilinski a Sherlock, il quale lo fissava annoiato.
Prima che avesse il tempo di rispondere, una Jeep alquanto malridotta e dal colore assai discutibile sfrecciò verso di loro, fermandosi e stridendo. 
Immediatamente, due ragazzi - uno con dei capelli sparati in tutte le direzioni e l'altro con un insolita mascella storta - si diressero verso di loro a passo svelto. 
«papà!» fece il ragazzino con i capelli in disordine «Ho sentito le tue conversazioni, é stato trovato un altro cadavere, giusto? Dov'è? Hai già un'idea di come- » 
«Stiles!» lo interruppe lo Sceriffo, massaggiandosi le tempie. «Resta fuori da questa storia. Per favore. Almeno questa volta. » 
«Sai che non lo farò. È il terzo omicidio questa settimana!» 
«Stiles...» 
«Sceriffo» proruppe il ragazzo con la mascella storta «ha bisogno di noi. Sospettiamo che sia un altro di quegli omicidi.» 
«anzi, ne siamo certi» riprese il ragazzo al suo fianco - Stiles. 
John e Sherlock si scambiarono un'occhiata, le mani dietro la schiena.
«È una cosa seria, papà» continuò il ragazzino «Questi omicidi diventano sempre più frequenti, e noi sospettiamo che c'entrino... Sai...» le ultime parole le aveva quasi sussurrate, tanto che Sherlock dovette dovette sforzarsi per sentirle. 
John intanto si schiarì la voce per attirare l'attenzione dei tre. 
Stiles si voltò verso di loro con un'espressione irritata, prima che i suoi occhi, una volta incontrata la figura di Sherlock, si sbarrarono di colpo. 
«Oh... Mio... Dio» fece il ragazzo, avvicinandosi cautamente all'investigatore «Lei è Sherlock Holmes?! Quel Sherlock Holmes?» 
«Cos- lo conosci?» intervenne il ragazzo con la mascella storta, affiancando l'amico. 
Quest'ultimo lo guardò come se avesse davanti un mostro a due teste. «Fratello, tutti lo conoscono! È il Detective più richiesto e famoso di Londra! La sua foto è su tutti i giornali!ed ora è qui, davanti a noi!» dopodichè sorrise, spostando lo sguardo su Sherlock e porgendogli la mano, che il detective strinse a malincuore. 
«Deve scusarlo, Scott è sempre così poco informato!» ridacchiò, ricambiando la stretta «Ad ogni modo, Io sono Stiles Stilinski» 
« Oh sì, suppongo che non sia il tuo vero nome» 
«Nono, è solo un diminutivo. Sa com'è... Il mio vero nome fa un po' schifo. »
«Immagino. Voi due dovete conoscervi da molto tempo, 18 anni e 6 mesi, per l'esattezza» fece Sherlock, ritirando la mano. 
Scott spalancò la bocca, incredulo. «C-Come...?» 
«Te l'avevo detto, Scott, è un genio!» rise Stiles, dando una pacca sulla spalla dell'amico ancora sotto shock. «Suppongo che lei, signore, sia venuto in questa cittadina per ammazzare la noia, giusto? Nessuno viene qui di propria volontà. E lei è una figura troppo importante per degnare Beacon Hills della sua attenzione, a meno che qualcosa non l'attragga. Un bell'omicidio, magari?» 

Ora fu il turno di John di spalancare gli occhi. 
Spostò poi lo sguardo su Sherlock, il quale aveva alzato l'angolo delle labbra fino a formare un mezzo sorriso. 
John e Scott si guardavano con la stessa espressione stupita. 
«Beh... A quanto pare c'è qualcuno che ti fa concorrenza, Sherlock.» disse infine il dottore per sdrammatizzare. 
«Non direi. Ha ancora molta strada da fare, questo giovanotto.» disse, indicando Stiles, il quale parve un tantino offeso. 
A questo punto Sherlock si voltò, girando sui tacchi ed uscendo dalla zona riservata. 
«Sherlock!» lo chiamo John, ma l'investigatore continuò a camminare imperterrito, sicuro che il compagno l'avrebbe seguito. 
Stiles, John e lo Sceriffo si scambiarono un'occhiata, non sapendo cosa dire. 
«Scusate...»borbottò John, seguendo l'amico, il quale iniziò subito a parlare non appena furono vicini. 
«Il ragazzo a cui ho stretto la mano, Stiles, aveva la pelle sudata. Chiari sintomi di nervosismo o paura, uno dei due. Inoltre vi erano delle rughe a solcargli la fronte, indicando che fosse alquanto preoccupato.» 
«Non crederai che abbia ucciso lui quell'uomo, vero?» ribattè John, sorpreso: sembrava così affidabile quel ragazzo. 
Sherlock scosse la testa. «No, ma sicuramente sa qualcosa.» 
«Ovvero?» 
«Non ne ho idea.» rispose l'investigatore, adocchiando un ristorante in lontananza «fame?» 
John sentì lo stomaco borbottare. 
«Oddio, sì. I panini avariati del bed&breakfast non erano una colazione così salutare»
   
 
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