Storie originali > Fantascienza
Segui la storia  |       
Autore: La Setta Aster    14/08/2016    2 recensioni
Su un pianeta dove la legge è dettata dalla mano più veloce ad estrarre un revolver laser... Un gruppo di coraggiosi eroi affronta il deserto marziano in cerca di vendetta, denaro, donne, denaro, dinamite termica, denaro, e per finire: DENARO! Scopriranno loro stessi cavalcando cavalli elettrici dalla regione di Cydonia alla città di Ma'Adim, facendo esplodere tutto ciò che non gli va a genio.
La Krypteia productions è orgogliosa di presentare...
...John Malkovich, Shia LaBeuf, Zoe Saldana...
C'ERA UNA VOLTA SU MARTE
Genere: Azione, Comico, Science-fiction | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Cobra sedeva come quarto inquilino del letto, che, date le pessime condizioni, avrebbe potuto rompersi da un momento all’altro. Gli era stato illustrato il loro piano.

“ci farebbero comodo due abili braccia in più” considerò Mat.

“e come fai a sapere che sono abili?” domandò Cobra.

Mat prese a balbettare “beh, perché ha l’aspetto di una in gamba”

Cobra scosse la testa “voi giovani di oggi pensate con un solo organo, e purtroppo non è il cervello” l’antifona fu chiara a tutti. Poi si alzò in piedi, aggiustandosi il cappello sulla testa, e aggiunse “ma per fortuna, per l’esecuzione del mio piano ci occorreva una quarta persona, e a quanto pare ora ce l’abbiamo” guardò Robin, che sfoderò uno sguardo a punto di domanda.

Era quello che Cobra stava cercando: un’esca che attaccasse la caserma attirando i ranger lontano.

“quale piano?” domandarono in coro.

Il pistolero sogghignò “molto bene, ora statemi a sentire” cominciò “quasi tutti i ranger sono occupati a fare la guardia a Stirling” nelle menti dei presenti presero a comparire veloci immagini descrittive di come si sarebbe dovuto svolgere il piano “quindi la caserma è praticamente vuota, ed è ora che entra in gioco Robin: mentre lei attira i ranger fuori dalla prigione, noi entriamo e catturiamo quel bastardo”

Un silenzio tombale rovinò l’eccitazione della voce di Cobra.

“in pratica io sono l’esca” Robin ruppe il silenzio.

“non metterla così, senza di te l’operazione non riuscirebbe”

“voglio uno dei tuoi”

“non se ne parla, molti ranger rimarranno nella prigione a fare la guardia! E poi mi serve la mia squadra”

“e io come faccio a sapere che una volta preso Stirling voi non mi lascerete qui a morire?” domandò, incrociando le braccia.

La risposta di Blacky giunse da un cigolio, a pochi centimetri dall’orecchio di Robin, del cane di un revolver che annunciava che la carica termica era entrata in funzione, pronta per limitare la dispersione di calore e dissipare quella di radiazioni. La bocca di Blacky si avvicinò allo stesso orecchio di fianco al quale aveva posto la canna del revolver.

“perché altrimenti ti faccio saltare le cervella, Candela”   

“non commettere l’errore di credere che un lago ghiacciato ti regga sempre” rispose la donna rossa: nascosto tra le braccia incrociate, impugnava ancora la sua pistola, che ora tamburellava sulle costole di Blacky.

“suvvia, signore! Non è il caso di essere violenti!” Cobra fece da ambasciatore.

Mat lo indicò e annuì “bravo!” disse.

“mi hai riconosciuto subito, ragazza” disse il pistolero alla donna rossa “e se sai che sono Cobra Jack saprai che sono molto affezionato ad entrambe le mie pistole, per noi pistoleri è una questione importante che le nostre compagne di scorribande siano in buone condizioni: te ne cederò una, che terrai come garanzia e mi renderai una volta concluso l’affare”

Robin si prese del tempo per pensarci su. Nella mente della donna si stava tessendo una ragnatela di possibili soluzioni a quella situazione. Soppesava le possibilità, calcolava le probabilità. Alla fine, un buon piano mise radici.

“accetto”

Il sole giunse presto, e per il loro piano occorrevano le tenebre. Così, attesero in quella angusta camera per tutto il giorno, mangiando insieme, dormendo – basandosi sulla certezza che nessuno avrebbe preso Stirling senza l’aiuto di ognuno dei membri della banda – e giocando a carte utilizzando un mazzo trovato per caso in un cassetto della scrivania. Peccato che tutti gli assi fossero forati, come se qualcuno li avesse usati come tiro al bersaglio. Chissà qual era la loro storia.

Giunse il crepuscolo. Cobra era restio a cedere la sua amata Rosemary, sorella di Chloe, ma non poteva lasciarsi scappare quell’occasione.

“fanne buon uso, e non rovinarla!” si raccomandò.

“come se già non fosse usurata” commentò Robin.

“sta’ zitta, gallina starnazzante!”

Una nuova ventata d’invidia assalì Blacky quando sentì chiamare Robin con un nomignolo dispregiativo che le apparteneva.

Cobra per primo si era avvicinato alla torre e si era piazzato dietro un vicolo con un cannocchiale con visore notturno e rilevatore di presenza organica, subito seguito da Mat. Robin, senza nemmeno salutare, era corsa verso la caserma con due revolver inseriti in altrettante fondine che pendevano dalla cintola. Ancora non si faceva viva Blacky: aveva detto ai suoi due colleghi che doveva sistemare il suo equipaggiamento, a li avrebbe raggiunti appena finito. Non avrebbero mai immaginato che per “organizzare il mio equipaggiamento” intendesse una revisione del suo abbigliamento: aveva usato il suo raggio per regolare la sua canottiera fino a renderla corta come quella di Robin. Quando la videro Cobra e Mat rimasero di stucco, tanto che smisero per un attimo di fissare con minuzia febbrile la torre. Scuotendo la testa, Cobra disse “ah, tutte sconce queste ragazzine di oggi”.

Mat si concesse un’osservazione più intima “per me stai bene così” disse.

Blacky, indecisa se rispondere in maniera carina, per convincerlo a farle altri complimenti in futuro, oppure se azzannarlo con una battuta mordace. Decise di rimanere in silenzio. La brezza notturna le raggelava la pancia, ma non poteva mostrare di aver freddo: incrociò le braccia per scaldarsi, fingendo però di averlo fatto con aria professionale.

Il vento ululava tra le case, le balle di paglia rotolavano, e un gatto a nove code miagolava su un tetto. Questi erano gli unici suoni che si potevano udire in quella notte. Fobos era coperto da una nuvola solitaria, come se una mano beffarda avesse voluto oscurare l’assalto dei nostri eroi. Un uomo stava accendendo le lanterne a plasma sparse per città, ma era un anziano individuo che faticava a camminare se non con l’ausilio di un bastone, non avrebbe rappresentato un problema. Cobra, Blacky e Mat attendevano, in silenzio, senza perdere di vista l’entrata della torre, un arco ad arcata singola, scanalata. L’intero edificio, nel suo innalzarsi così sparutamente come un tornado che dalla terra arriva in cielo, aveva un sapore fortemente barocco.

Giunse il segnale: spari dalla direzione della caserma. I tre si voltarono d’istinto, poi tornarono ad osservare il varco della torre, aspettando di vederne uscire i ranger. Non tardarono, una decina di uomini vestiti con camicia, bretelle, spolverino, cappello e l’immancabile spilla a forma di spada dei ranger sciamarono fuori come formiche da un formicaio. Quando furono lontani, Cobra diede il via libera.

“è ora, gente, andiamo!” ordinò.

L’assalto ebbe inizio. Corsero costeggiando le case, per avere sempre un riparo vicino. Mat cercava dei cecchini con il suo fucile di precisione. Ecco che ne trovò due soli in tutta la torre.

“faccio fuori quei due e voi entrate” disse.

“va bene!”

“fai centro, Mat!” lo incoraggiò Blacky.

Senza nemmeno prendere fiato, Mat sferrò due colpi dalla precisione chirurgica, e gli sventurati spiccarono il volo dalle finestre ad arco e cominciarono a cadere verso terra. Quando toccarono il suolo, come accade con il fazzoletto bianco durante le corse di navette gravitazionali, fu il segnale per partire: Cobra e Blacky fecero irruzione nell’atrio, e Mat udì due spari e il suono sibilante del raggio di Blacky: quattro ranger, a giudicare dalla lunghezza del sibilo, e le vittime di Blacky furono falciate assieme, ma si trovavano ad almeno tre metri di distanza, facendo il calcolo con la forza del braccio della ragazza e il peso dell’impianto bionico. Questi erano calcoli matematici che un tiratore come Mat aveva dovuto imparare a fare da un pezzo. Si apprestò a raggiungere i suoi colleghi. Oltre il portale d’entrata vi era un ampio atrio, con una bolla luminosa che galleggiava in alto. Una scalinata a chiocciola saliva dal centro, e ad ogni piano un ponte collegava la scala a una passerella senza parapetto, che passava davanti alle celle. Trenta piani, dieci celle per piano, e non avevano le sbarre: erano porte di ferro, fragili per Blacky, ma avrebbe dovuto fare attenzione a non tranciare anche Stirling. Dai piani superiori giunsero dei colpi laser, nessuno dei quali andò minimamente a segno. Era chiaro, per Mat, che due guardie stavano al piano terra, altre due al primo piano, ed ecco spiegati i quattro cadaveri. Ma ora dovevano sbarazzarsi degli altri. Mat prendeva la mira da terra e faceva fuoco, raramente mancando il bersaglio, mentre Cobra e Blacky presero a salire le scale sparando come ossessi, e urlando con ferocia. Raggiunto il primo piano, furono al riparo dai proiettili. Mat aveva difficoltà a raggiungere i piani più alti.

“mi raccomando, Blacky, sta’ attenta”

“se stai zitto forse mi concentro meglio, vecchio!”

La ragazza bionica colpì la serratura in obliquo, così da dirigere il raggio verso il muro, una volta attraversato il ferro. Questo si sciolse, assumendo il colore del sole al tramonto. Con un calcio, Cobra sfondò la porta.

“Mark Stirling è qui?” domandò.

“no, qui non c’è l’eroe di Marte, non sappiamo dove lo tengano!”

In quello stesso momento, Mat li raggiunse.

“e tu che ci fai qui?” chiese con sgarbo Blacky.

“al piano di sotto le cose iniziavano a farsi troppo vicine per un tiratore a distanza come me”

“come?” Cobra si affacciò, e vide che i ranger che erano accorsi alla caserma avevano fatto ritorno, forse perché Robin era stata presa o uccisa, o forse perché avevano ricevuto un allarme maggiore; erano circa una decina.

“va bene, prigionieri, è la vostra occasione: vi copriamo noi, voi andate laggiù, prendete le armi che trovate a terra e iniziate a sparare!” ruggì Cobra.

“per Marte!” urlò uno, e tutti lo seguirono all’assalto.

I tre li coprivano sparando dal primo piano. Costrinsero i ranger a ritirarsi fuori dalla torre, ma tentavano ogni volta di rientrare. Quando furono sicuri che i prigionieri se la sarebbero cavata da soli, proseguirono l’ascesa. Al secondo piano c’erano solo nove celle: la decima era l’armeria.

“ancora meglio!” esclamò Cobra.

“vuoi una nuova arma, visto che la tua cara pistola è perduta?” domandò Mat.

“ero preparato all'idea che non l’avrei mai più rivista, o forse credevi che saremmo davvero tornati a salvare quella rossa focosa?”

“ma, Cobra! La tua Rosemary!” nemmeno Blacky avrebbe mai detto che un pistolero come lui avrebbe rinunciato tanto facilmente alla sua migliore amica.

“le leggende tendono ad ingrandire le cose, e a volte fanno molto comodo” rispose “e poi ho sempre Chloe!” aggiunse, baciando la sua pistola.     

Una volta liberati anche i nuovi prigionieri, li scortarono in armeria. Pareva tutto così semplice, finché non si udì l’ormai familiare suono dei furgoni volanti degli Earthlings.

“che ci fanno qui gli Earthlings? Non dovevano essere qui prima di domattina!” domandò Mat.

“questa è una prigione di rivoltosi, ragazzo! C’è sempre qualche squadra stanziata, ma nessuna con l’autorizzazione a traportare l’eroe di Marte!” gli rispose un prigioniero.

“bene, allora combattete per la causa, e affrontate il nemico da bravi soldati!” spronò Cobra.

Incendiati un grandissimo ardore, i soldati imbracciarono le armi e presero a sparare dalle celle che davano sullo strapiombo, colpendo le navi degli Earthlings. Ma molte riuscirono a sbarcare dei soldati. Anche Cobra, Blacky e Mat dovettero combattere strenuamente.

Il laser illuminava la notte, e riempiva con il suo rombo il silenzio che per natura avrebbe dovuto regnare per tutta la valle di Cydonia. Blacky dovette rinunciare a usare il suo raggio contro gli avversari, o non sarebbe arrivata ad aprire trecento celle, anche se erano piuttosto fragili, non come la porta anti laser che l’aveva messa ko il giorno prima, o una navetta. Già iniziava a sentirsi debole ed intorpidita. 

Arrivati al ventesimo piano, con loro grande sorpresa, non trovarono più resistenza. In compenso, alle spalle dei nostri tre eroi vi era un intero esercito di rivoltosi. L’ultimo piano giunse presto, e con lui, anche l’ultima porta, la cella di massima detenzione, spessa e anti laser.

“oh, merda!” imprecò Blacky “io muoio se faccio saltare in aria questa porta”

“fortuna che qualcuno ha pensato anche a questo” quella che giungeva da un angolo buio alle loro spalle era la voce di Robin: subito, si voltarono, puntando le armi.

Lei era seduta su una cassa di ferro, con una gamba che penzolava e una poggiata sulla cassa, mentre giocherellava con una specie di spesso disco del diametro di una decina di centimetri facendolo saltare sulla mano.

“che fine avevi fatto?” domandò Blacky, diffidente.

“quando è arrivato l’allarme se ne sono fregati della loro preziosa caserma, e io ho fatto un po’ di compere; sì, ho preso qualche regaluccio” disse, dirigendosi con passo provocante verso la porta della cella. Vi applicò sopra il dischetto, che doveva essere magnetico, poi, percorrendo con il dito il bordo in senso orario, lo illuminò. Premette il centro del cerchio che si era formato sul disco per cinque volte, poi ripercorse il bordo, questa volta in senso anti orario, e quello iniziò a far comparire al suo centro un conto alla rovescia da cinque.

“lontani dalla porta, indietro!” avvisò Robin, prima di allontanarsi di corsa.

Presi dal panico, anche i nostri eroi, seguiti dal loro esercito, si allontanarono, rifugiandosi vicino a Robin dietro il muro di una cella.

“giù la testa” disse “coglioni” come pronunciò quest’ultima parola, un boato annunciò l’esplosione.

Accorsero immediatamente per vedere Mark Stirling uscire indenne dal nugolo di polvere che si era alzato in seguito al gran botto pirotecnico. Senza timore, l’uomo si avvicinò a quelli che erano i suoi seguaci. Quando vide Cobra, però, trasalì.

“Cobra Jack!” esclamò.

“salve, gentiluomo” lo salutò “sono felice di rivederti” con queste parole, Cobra alzò il braccio che impugnava la pistola, per puntarla contro Stirling, ma Robin intervenne, afferrando il suo braccio e alzandolo verso l’alto.

“acclamate: il salvatore dell’Eroe di Marte!” gridò, per farsi sentire da tutti gli uomini “Cobra Jack!”.

“cosa?” Cobra rimase stranito, quando l’intera prigione urlò gioiosamente il suo nome.

 “e acclamate i suoi coraggiosi apprendisti, Blacky Hole e Mat Wallace!” anche i loro nomi riecheggiarono, favoriti dalla forma della torre.

Mentre la folla esultava, Cobra puntò discretamente il suo revolver verso Robin.

“ma che stai facendo?”

Lei sorrise maliziosamente “suvvia, non vorrai affrontare tutto questo fedelissimo esercito rivoluzionario con una squadra di tre persone” il sarcasmo non era il ben venuto “sorridi, Cobra, per la prima volta nella tua vita sei un impavido eroe” poi rivolse il suo sguardo verso Blacky e Mat “e lo siete anche voi: siete tutti gloriosi eroi della rivoluzione!” urlò ancora, fomentando ancora di più l’esaltazione della folla.

La prossima mossa che fece fu correre ad abbracciare e baciare Mark Stirling.

Blacky era inviperita, e Mat non era da meno. Che Cobra fosse inviperito s’era già capito.

“io la falcio, quella sgualdrina!” grugnì la ragazza, digrignando i denti.

“io la tengo ferma e tu la soffochi” aggiunse Mat.

“e per di più la mia maglietta si sta rigenerando, ormai nemmeno il mio ombelico si vede più! Dannato tessuto di piante carnivore venusiane!”

“giuro che l’ammazzo” anche Cobra espresse il suo disappunto per il doppio gioco della donna rossa.

ANGOLO DEGLI  AUTORI:
Come avrete capito, questa è una storia ultracitazionista, e stavolta il titolo stesso funge da citazione e da spoiler! Ed ecco che poi citiamo pure noi stessi! XD poco modesta, come cosa, ma noi siamo legati con affetto ai nostri personaggi, piazzarli come fossero fan service qua e là ci piace da matti! :-D Quindi, come potevamo non riproporre i nomi delle due pistole di Cobra? ;-) 
Bando alle ciancie, ora sappiamo che Robin era stata fin dall'inizio non solo sostenitrice della rivoluzione, ma addirittura la donna di Stirling stesso! E ora che combineranno i nostri - ora a tutti gli effetti, a quanto pare - eroi? Lo scpriremo nella prossima puntata! ;-)

 
  
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Fantascienza / Vai alla pagina dell'autore: La Setta Aster