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Autore: ZoeLoveRock    15/08/2016    0 recensioni
Erano vivi. Loro due. I protagonisti di un’unione che in quel momento era quasi una fusione, due esseri così diversi amalgamati in modo da formare un gusto unico, inimmaginabile. No, loro non erano vuoti: la loro esistenza e il loro legame non erano visibili solo dalla mente umana, non erano creati da essa. Harry non lo voleva credere: era convinto che se un pino si fosse sporto e avesse visto quella scena avrebbe lasciato cadere un ago per il loro dolore. Se un platano picchiatore avesse sentito le scintille che creavano avrebbe rinunciato ad ogni Ford Angalia. Se un thestral si fosse fatto vedere sarebbe tornato invisibile, perchè loro due insieme erano più forti di tutto, più forti della morte. Nemici giurati e inseparabili.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Draco Malfoy, Harry Potter | Coppie: Draco/Harry
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace, Contesto generale/vago
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-Come si chiama questo film?- chiese Harry. Era appoggiato allo stipite della porta della camera di Draco, a Villa Malfoy. -Ehm… come si fa a capirlo?! – il biondo guardò l’amico con aria interrogativa. -Devi premere OK qui… vedi?- disse Harry. -L’uomo di casa.- -Mh?- -Dico, il titolo, L’uomo di Casa.- -Grazie Malfoy: chissà come farei senza di te… - commentò sarcastico il moro. O almeno, pensava di essere tale. -Ti lasceresti andare ad un degrado stratosferico. E ora ‘sta zitto e guardiamo il film.- Harry rispose con una linguaccia: anche se non era da lui, con Draco adottava un comportamento infantile. Non riusciva a capire cosa gli prendesse; era più dole e vulnerabile… di Draco si fidava. Poteva fidarsi. Lo… sentiva, quando pensava ai suoi capelli erano argento vivo in un volto di luna piena, le sue labbra, sottili e screpolate, gli zigomi taglienti che si smussavano quando affondava il viso nella sua spalla. Si concentrò sul film, che, da quanto capiva, parlava di cinque ragazze che vivevano con un tizio che le proteggeva. Cosa non riuscivano a produrre i Babbani… non capiva perché Draco avesse voluto ad ogni costo avere una TV in camera, date le schifezze che passavano. Immerso com’era nei suoi pensieri, Harry non si accorse che nel film c’era una scena disgustosamente romantica. E non si accorse nemmeno che Draco si era messa a suonarla con il pianoforte. Aveva sempre guardato quello strumento con un misto di curiosità ed invidia. Gli sarebbe piaciuto potersi permettere un pianoforte a coda in camera, nero, sempre lucidissimo, lungo un paio di metri. Solo qualche tempo dopo la riconobbe: gliel’aveva fatta ascoltare Hermione: Bring me to Life degli Evanescence. Il moro lo guardava affascinato. Alla luce della luna la sua pelle sembrava ancora più diafana. Le lunghe ciglia, lo sguardo concentrato, le dita si muovevano fini ed esperte sulla tastiera, danzando una danza di vita strappata, di folle disperazione, di imploranti richieste d’aiuto, di paura della propria forza, di continua lotta, di curiosità. I capelli colore del miele più chiaro e luminoso che, ricordava bene, spalmava ogni mattina, ad Hogwarts, sulle fette biscottate. Poi, passava un velo di burro e zucchero. Il mento proteso all’ infuori, in una smorfia concentrata. Indossava una felpa blu che nella notte limpida sembrava nera e dei pantaloni grigi della tuta. Nulla di paragonabile al calore dei suoi occhi, ovviamente. Quando finì la canzone l’ex mangiamorte spalancò la finestra e salì sul cornicione. Portò un piede in avanti e poi… cadde nel vuoto. Braccia spalancate, occhi chiusi. Il cappuccio si era alzato per la velocità. Harry rimase immobile. Non riusciva a realizzare ciò che era appena successo. Le tende svolazzavano all’interno della stanza. Le braccia del moro pendevano inerti lungo i fianchi. Gli occhi erano sgranati e la bocca piegata in una smorfia di sorpresa. Poi reagì d’impulso. Prese la rincorsa e, prima che se ne rendesse conto stava precipitando. Cercò di svuotare la mente, cercò di essere felice, almeno una volta… prima di morire. Ma no. Sadicamente, continuava a vedere il volto del ragazzo angelico che l’aveva preceduto in quella caduta, dritti verso l’oblio. Non ci sarebbe mai stato un posto per loro, da morti. Ammesso che l’inferno e il paradiso esistessero, cosa se ne sarebbe fatto lucifero di due demoni pentiti? E cosa se ne sarebbe fatto dio di due angeli suicidi? Guardava davanti a se, gli alberi, i piani di Villa Malfoy che sfilavano passivamente davanti ai suoi occhi. Poi affondò in qualcosa di morbido. “sono morto” pensò. Rimase così, come per tentare di svegliarsi e sentirsi vivo. Sapeva che non sarebbe stato così. Voleva che il suo momento di coscienza durasse per sempre. Strinse le palpebre, aggrottando la fronte. Sentiva un rumore accanto a se. Qualcuno che… respirava. Com’era possibile? -Potresti almeno tirare su il tuo culo dalla mia povera gamba?! Non sei esattamente un palloncino.- Draco?! Aprì gli occhi, lentamente. Aveva paura che fosse solo un illusione. Vide i capelli biondo platino, ne respirò il suo profumo, inizialmente pungente e poi, man mano che ti ci abitui, ti prende sempre di più, come una droga. “Lui è vivo. Io sono vivo. Siamo vivi.” Erano vivi. Loro due. I protagonisti di un’unione che in quel momento era quasi una fusione, due esseri così diversi amalgamati in modo da formare un gusto unico, inimmaginabile. No, loro non erano vuoti: la loro esistenza e il loro legame non erano visibili solo dalla mente umana, non erano creati da essa. Harry non lo voleva credere: era convinto che se un pino si fosse sporto e avesse visto quella scena avrebbe lasciato cadere un ago per il loro dolore. Se un platano picchiatore avesse sentito le scintille che creavano avrebbe rinunciato ad ogni Ford Angalia. Se un thestral si fosse fatto vedere sarebbe tornato invisibile, perchè loro due insieme erano più forti di tutto, più forti della morte. Nemici giurati e inseparabili. Chi dei due era cambiato, dopo la guerra magica? Forse entrambi, per adattarsi meglio all’altro. L’essersi sentito così vicino alla morte… di nuovo… gli aveva fatto capire una cosa. Qualcosa che mai gli sarebbe venuto in mente, se non fosse stato così vicino al dirgli addio. Il terrore che lo aveva pietrificato quando aveva visto quella esile figura lanciarsi nel vuoto. -Cristo Potter! Levati quel sorriso ebete dalla faccia e- cercò di liberarsi la gamba –togli il tuo dolce peso da me!- Harry rotolò via e sussurrò un “wow”. Draco gli si era avvicinato. -Bello?- gli chiese. “Bello?! Bello?!?! Credevo stessimo per morire! Credevo ti fossi suicidato! Credevo… che non ti avrei mai più rivisto.” ma quelle parole non uscirono mai dalla sua mente, che era troppo occupata. Il biondo, senza fiato, sedeva accanto a lui, con le labbra semiaperte, gli occhi incatenati. Si rese conto troppo tardi di ciò che aveva fatto. Aveva inclinato leggermente la testa La sua bocca era su quella dell’altro. Harry voleva, in un certo senso, staccarsi da lui. Ma le loro labbra… era come se si completassero a vicenda. Quelle di Harry, piene e carnose, quelle di Draco, sottili e affilate. Quando il prescelto ebbe paura di aver esagerato tentò di separarsi ma… il biondo lo trattenne. Posò una mano sul suo petto, la strinse a pugno afferrando anche un pezzo di felpa e fece ricongiungere le loro labbra. Harry, dalla sorpresa, spalancò gli occhi, che incontrarono quelli di Draco. Erano stupiti, ma anche rapiti, come… finalmente sinceri. Il moro si perse in quella distesa cristallina, somigliante all’universo, ai ghiacci, potevano essere caldi, accoglienti, come il crepitante scoppiettio di un fuoco, quanto glaciali, capaci di raggelarti il cuore attraverso uno sguardo. Il biondo invece era immerso negl’iridi verdeggianti dell’altro, vive, come una foresta pluviale, di un colore carico e acceso.
   
 
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