CAPITOLO 1 – Legami -
Erano trascorsi
sei mesi dalla quarta guerra mondiale ninja; nuovi cambiamenti, nuove alleanze,
ma soprattutto nuove amicizie e nuovi legami. Fino a quando tutto ciò sarebbe
durato? Le cinque grandi terre del Vento, del Fuoco,
del Fulmine, della Terra e dell'Acqua che erano sempre in conflitto tra loro,
grazie ad un nemico in comune si allearono per poterlo sconfiggere. Tuttavia la
guerra aveva sacrificato molte vite e queste pesavano ogni giorno.
Sarà sempre necessario lottare e morire per
avere la pace nel mondo? Qualunque domanda si facevano, gli shinobi erano
guerrieri e il loro scopo era proteggere la gente comune, debole, senza
lamentarsi o chiedersi il perché di tanta violenza. Dove c’è il potere; dove
c’è una gerarchia, il rischio di essere coinvolti in uno scontro era
inevitabile da sempre.
Il villaggio
della Foglia era silenzioso, molti team erano partiti per varie missioni;
l’unico che aspettava una missione era Naruto, in cerca di lavori adatti a lui,
attendeva la proposta del quinto Hokage. Tsunade, ancora in carica, sperava di
andare in pensione in fretta, soprattutto perché odiava litigare di prima
mattina con il ninja biondo per scegliere una stupida missione.
- Non ho una
missione difficile come la vuoi tu. Dovresti cercare di accontentarti ogni
tanto. – disse gentilmente Tsunade.
- No, non posso
accontentarmi. Ho bisogno di rendermi utile per qualcosa di grande! Insomma, io
ho ribaltato le sorti della guerra e sono fortissimo. Voglio una missione di
livello A o S. –
Shizune stava già
tremando all’idea che l’Hokage potesse arrabbiarsi, ma non fu così.
- Va bene, ho una
missione perfetta che fa al caso tuo, ma non sarai solo. –
- Cosa? Perché,
posso farcela benissimo da solo. –
- Non è questo.
Vuoi diventare Hokage, giusto? Allora ti affiderò una missione diplomatica che
stanno affrontando Gaara, Temari e Kankuro. –
- Aspetta, fammi
capire. Perché dovrei collaborare con loro? Sono in grado di gestire qualunque
situazione. –
- Davvero? –
Naruto si sentì
ferito, ma in fondo sapeva che aveva ragione – Non proprio, ma perché con quei
tre…-
- Non parlare
così! Stai parlando del quinto Kazekage in ogni caso. Dovresti essere più
rispettoso. Inoltre ti servirà per aggiustare i rapporti che hai con quei tre.
Gli avevo chiesto di avvertirmi in caso avessero intrapreso un viaggio di
questo tipo, così da mandare te a dare una mano e chiarire le incomprensioni
tra voi. Insomma era già deciso. –
Naruto cercò di
trattenersi per non esplodere dalla rabbia. Tsunade gli aveva teso una
trappola, ma Shizune gli faceva segno di evitare scontri perciò si limitò a
dire - Non credo di potercela fare. – sperando di impietosirla.
- Invece si.
Parteciperai a questa missione che ti piaccia o no! Non hai litigato con un
amico del tuo villaggio, ma con il Kazekage e i suoi fratelli. Ti rendi conto
che potrebbe scoppiare un’altra guerra! –
- Beh,
considerando il loro lato combattivo, forse. – ammise il ragazzo.
- Non fare
dell’ironia in certe situazioni. Devi sistemare questa faccenda, chiaro? –
chiese categoricamente Tsunade con uno sguardo che inceneriva.
- S-si, ma solo
perché mi hai convinto tu. –
- Sei davvero
incorreggibile! – disse seccata l’Hokage - Allora, ti dovrai incontrare con la
loro allieva Matsuri all’ingresso del paese del Vento. E vedi di essere
cortese! –
Naruto si
trascinò fuori dalla stanza del quinto Hokage con svogliatezza. Non credeva di
rivedere così presto i tre fratelli del deserto. Non ne aveva nessuna voglia,
anche se quel lavoro poteva essere una svolta alla sua vita. Il fatto di essere
ancora un genin, poi, peggiorava il suo stato d’animo e le selezioni di chunin
erano lontane anni luce perché i danni e le perdite della guerra si sentivano
ancora freschi. Avevano seppellito tante persone, tanti nomi e lui se li
marchiava nella memoria ogni volta che faceva visita nei luoghi di sepoltura.
Un po’ si sentiva colpevole per non essere riuscito a salvare tutti e si
tormentava ancora per avere un potere grande, ma di non poter aiutare ogni
singolo individuo.
La mente di
Naruto lo riportò indietro nel tempo, al giorno in cui la guerra terminò con la
vittoria dei cinque grandi paesi ninja.
Qualche giorno
dopo lo scontro con Sasuke, finale, i cinque Kage si erano riuniti per
discutere delle conseguenze dei quella guerra. Sasuke però era un tasto
dolente, soprattutto agli occhi dei Kage che lo vedevano ancora come un
criminale che ha collaborato con Orochimaru e l’Akatsuki. Naruto aveva
partecipato al meeting per dare supporto a Sasuke e si meravigliò della conversazione
tra Gaara e il suo amico Uchiha.
Quando venne data
la parola al quinto Kazekage lui parlò per se stesso – Sasuke, sono contento
che tu sia tornato al tuo villaggio e abbia cambiato il tuo modo di pensare, ma
ritieni di essere davvero cambiato? Avevi abbracciato l’oscurità, l’ultima
volta che ci siamo affrontati e i tuoi occhi non mentivano. Eri felice di quel
potere oscuro. –
- Ha parlato
colui che ha ucciso tante persone per puro scopo personale. Anche tu sei
davvero cambiato? Perché avevi ceduto anche tu all’oscurità. –
- Non stiamo
parlando di me, adesso. Voglio solo capire se su di te ci si può contare. Sono
felice che Naruto abbia ritrovato il suo vecchio amico, ma parlando come
Kazekage non ti lascerò entrare nel mio villaggio. Potresti essere un pericolo
e non posso permettere passi falsi. –
Tutti i presenti
compreso Naruto furono spiazzati da quelle dure parole.
Lo sguardo freddo
e impenetrabile di Gaara si sfidava con quello forte e oscuro di Sasuke,
sembrava un combattimento invisibile, ma era perfettamente evidente da parte di
Naruto.
- Che ti è preso?
Perché lo hai screditato davanti a tutti! Potevi essere più gentile. – s’irritò
il biondo nel parlare con Gaara, uscito dalla stanza del meeting.
- Ho solo detto
quello che dovevo dire. Come Kazekage ho dei doveri. –
- E come amico
invece? La pensi allo stesso modo? – gli propose ancora domande.
- Come amico? –
rifletté qualche secondo – Si, penso di si. Non riesco a fidarmi di Sasuke come
fai tu. –
Naruto trattenne
il pugno che voleva dare a Gaara, proprio sulla faccia, per fargli cambiare
idea. La sua testardaggine fu raggiunta anche da Tsunade.
- Adesso basta,
Naruto. Il Kazekage si è già espresso. Devi rispettare la sua decisione come
kazekage del villaggio della sabbia. – fece capire il quinto Hokage.
Gaara sapeva di
aver alzato una barriera con Naruto in quel momento, aver parlato male del suo
migliore amico lo aveva ferito e il rosso non poteva aggiustare le cose. Il suo
carattere gli imponeva di essere duro nelle sue decisioni. Sperava che Naruto
lo capisse, ma non poteva aspettarsi molto. In fondo lui stesso si vergognava
di avere un passato oscuro alle spalle e doveva conviverci ogni giorno. Con
Naruto poi era difficile, perché lui era la luce in persona e vedeva il buono
in tutti, però si domandava se anche nei suoi confronti poteva davvero
comprendere il suo lato freddo che era rimasto ancora parte di se stesso.
Gaara posò gli
occhi verdi, con una punta di indifferenza, sull’asfalto di neve sotto ai suoi
piedi e poi comandò a Temari e Kankuro di seguirlo per tornare a casa loro.
Si muovevano in
fretta tra gli strati innevati e sugli alberi coperti di neve i tre fratelli,
ma Temari notò subito uno sbalzo di vento e la presenza inconfondibile di
Naruto che li stava seguendo. Il biondo costrinse Gaara e gli altri due a
fermarsi. Senza dire neanche una parola Gaara e Naruto si lanciavano sguardi di
incomprensione.
- Non mi
convincerai del contrario, sul tuo amico. – disse a un tratto Gaara.
- Non sono qui
per convincerti di nulla. Voglio solo darti qualcosa per credere che ti puoi
fidare di lui. –
Il rosso lo
guardò assente, non sapeva cosa aspettarsi da Naruto. Era sempre così
imprevedibile che non sapeva mai come gestire al meglio le conversazioni con
lui.
- Devi solo
fidarti di me. Puoi farlo giusto? Ti dimostrerò che è un ottimo shinobi. –
disse fiero.
Gaara si
sorprese; anche Temari e Kankuro rimasero ad ascoltarlo, ma certamente non
avevano lo stesso legame che aveva il fratello con Naruto. Se fosse stato per
loro Sasuke sarebbe morto il giorno del primo meeting con i cinque kage.
Il rosso aveva
una speranza in più, Naruto aveva già cambiato il suo modo di pensare così
crebbe nella possibilità che anche Sasuke sarebbe diventato un uomo migliore
avendo accanto uno come Uzumaki Naruto.
- Mi fido già di
te, Naruto, ma voglio farti una domanda sincera. Se mi dovesse capitare in
futuro di uccidere Sasuke perché potrebbe prendere nuovamente la strada sbagliata,
tu mi perdoneresti? –
Naruto rimase
senza fiato, senza parole a quella strana domanda. Il suo cervello si spense
all’istante incapace di dare una sensata e sincera risposta. Temari e Kankuro,
però, videro il fratello allontanarsi prima di conoscere la risposta e lo
seguirono senza fiatare.
Naruto si stava
dirigendo al luogo d’incontro con Matsuri, l’allieva di Gaara, con quella
domanda nella testa a tenergli compagnia per tutto il tragitto finché vide una
mano agitarsi in aria. Aveva raggiunto finalmente la ragazza che doveva
portarlo dai tre fratelli. Aveva timore di rivederli, non sapeva che dire a
Gaara né tanto meno aveva una risposta a quella fatidica domanda.
- Lo sai che
parteciperà anche Naruto a questa missione? – chiese Temari a Gaara ormai fuori
dal paese del Vento.
- Si, mi sono
informato su tutto. – disse incurante della sottile frecciatina che sua sorella
gli aveva lanciato, riguardo colui che considerava il suo migliore amico.
Kankuro rivolse
uno sguardo a Temari che le diceva di lasciar perdere. La sorella maggiore però
decise di non mollare – Mi dici perché quella volta non hai aspettato quello
che aveva da dire Naruto? –
- Lascialo stare,
Temari. Non credo che ti dirà qualcosa. – disse Kankuro che cercava di far capire
a sua sorella che era tutto tempo sprecato.
I tre avevano
fatto una pausa a mangiare in un posto davvero affollato, ma carino. Quello
sarebbe stato il luogo di incontro tra loro e Naruto scortato da Matsuri.
Gaara stava
ascoltando tutto quello che dicevano i suoi fratelli più grandi. Diede un morso
al panino che aveva ordinato e poi rispose alla seconda domanda di Temari –
Avevo paura di quello che poteva rispondermi. Per questo sono andato via. Ho
fatto male? – cercava l’appoggio dei due che si erano fermati ad ascoltarlo.
Temari scelse le
parole più giuste - Penso che se in quel momento sentivi di andare via, allora
hai fatto bene. Certe volte è meglio non conoscere alcune risposte che ci
possono ferire. –
Sua sorella aveva
colto bene lo stato d’animo di Gaara, ma lui si sentiva comunque male per aver
lasciato senza parole Naruto e ora che doveva rivederlo non se la sentiva al
cento per cento. Non avrebbe dovuto accomodare la decisione del quinto Hokage,
ma cosa poteva fare? Evitarlo per sempre?
- Forse non avrei
dovuto mai fargli quella domanda. Era sconveniente persino per me e non l’ho
capito subito. – disse poi il rosso.
- Non devi
sentirti in colpa per aver espresso una tua decisione. Quello che invece ha
sbagliato è Naruto perché voleva convincerti a tutti i costi di sperare in
qualcuno che fino a poco tempo fa era ricercato e pericoloso. – cercò di
tirargli su il morale, Kankuro.
I tre finirono di
pranzare perché a momenti sarebbero arrivati Matsuri e Naruto solo che un ninja
molto agile e fastidiosamente forte rovinò quella giornata.
Gaara attaccò
subito con delle ampie scie di sabbia per intrappolare il nemico. Quest’ultimo
però riusciva a schivare ogni mossa del rosso. La sua velocità era il doppio di
quella di Gaara, Temari e Kankuro. Temari sferrò dieci colpi uno dopo l’altro
con raffiche di vento che tagliavano ogni cosa. Il locale era ormai in pezzi e
le persone andavano via senza pensarci due volte.
Kankuro cercò di
bloccare il nemico con i fili invisibili di chakra, ma un altro shinobi mascherato
lo immobilizzò. Il ragazzo non riusciva più a muovere nessun muscolo, era
inutile anche agitare le dite. Non poteva muoversi.
Temari corse da
lui, ma un altro nemico spuntò dal nulla circondando la ragazza con le fiamme.
Gaara voleva fare qualcosa per i suoi fratelli che intanto non mollavano di
combattere, ma urlavano di dolore. Il rosso notò che erano dei ninja
particolari, non utilizzavano tecniche di chakra, ma facevano uso di carte che
sprigionavano dei poteri forti.
- Funerale del
deserto! – usò la sua tecnica finale Gaara, cercando di mettere fuori gioco il
suo avversario, tuttavia quest’ultimo sparì. Ricomparve solo dieci secondi dopo
e anche il rosso fu imprigionato dalle fiamme. La sabbia cercava di
proteggerlo, ma il fuoco sembrava bruciare più velocemente del previsto. Temari
usava le tecniche di vento più forti che aveva, ma le fiamme si ingigantivano
di più.
Kankuro ricorse
alla tecnica dello scambio della marionetta e riuscì a liberarsi; Temari sferrò
due potenti raffiche di vento grazie alla sua evocazione della donnola
spiritello che tagliò le fiamme; Gaara invece fu portato verso l’alto da una
nuvola di sabbia che lo circondava dalla testa ai piedi per difendersi dal
fuoco e per volare.
I tre si
liberarono con difficoltà, ma erano pronti per l’attacco finale. I tre ninja
nemici, non sembravano affatto preoccupati, avevano delle maschere per non
farsi riconoscere, ma i fratelli riuscivano comunque a percepire il loro
spirito combattivo per nulla provato. Infatti sprigionarono un potere
incredibile da almeno un centinaio di carte speciali. Potenti e veloci fulmini colpirono
Gaara, Temari e Kankuro facendoli accasciare al suolo violentemente.
Il rosso vide i
suoi fratelli svenuti per l’attacco e prima di perdere i sensi anche lui tentò
di attaccare i nemici con una raffica di palline sabbia con scarsi risultati
perché la vista annebbiata gli impediva di colpire perfettamente i bersagli.
Matsuri e Naruto
arrivarono quando ormai i banditi erano già scomparsi e avevano lasciato in fin
di vita i tre ninja della sabbia.
Naruto aveva una
faccia sconvolta nel guardare i disastri del locale. Aveva capito che era
avvenuto un combattimento all’ultimo sangue. Vide i tre immobili per terra e il
primo istinto fu di correre verso Gaara per fargli recuperare i sensi.
Matsuri era
terrorizzata. Era accaduto lo scenario che temeva più di tutto: i fratelli del
deserto sconfitti, avevano perso molto sangue, evidente dalle chiazze rosso
scuro formatesi vicino a loro. Si avvicinò al corpo di Temari poi fece lo
stesso per Kankuro. All’inizio le sembrava che il cuore battesse poco, ma in
realtà era inesistente. Per i fratelli di Gaara non si poteva fare nulla, erano
già andati via.
Il volto di
Matsuri si fece più triste. Andò vicino a Naruto che stava tentando di
rinsavire il rosso, ma più gridava più si disperava perché credeva il peggio.
- Matsuri,
aiutami! Gaara non si muove, non mi risponde! Come stanno gli altri due? –
La ragazza era
davanti a lui e lo sentiva agitarsi, urlare. Sentiva Naruto che la spronava a
fare qualcosa, ma non poteva in quel momento.
- E’ inutile. –
disse soltanto. Controllò il respiro di Gaara e il suo battito inesistente le
confermò che non c’era altro da fare.
Naruto la prese
per le spalle – Non puoi arrenderti così, aiutami a cercare un ospedale. Magari
possono avvisare dei ninja medici! Non dobbiamo perdere la speranza , così. Non possiamo! –
Matsuri si stancò
di sentirlo gridare e gli mollò uno schiaffo forte e deciso. Naruto ebbe la
sensazione che la ragazza gli avesse dato un incentivo a smettere di blaterare
e cominciare a piangere perché Matsuri non si limitò a schiaffeggiarlo
fortemente, ma gli fece notare la verità che lui non riusciva a vedere con
razionalità – Basta! Non possiamo fare nulla per loro. Sono già morti, lo
capisci! –
Matsuri era
spietata in quelle parole e voleva che fossero dure abbastanza. La ragazza che
era diventata, in quella situazione avrebbe pianto, si sarebbe disperata e
contorta dal dolore al vedere quel terrore. La facciata di dolce e imbranata
ragazzina però era solo una maschera e quella tremenda realtà l’aveva scalfita.
Una maschera di incertezze che nascondevano qualcos’altro. Un’altra
personalità, fredda e dura. Cercava di non mostrare questo lato di lei a Naruto
che aveva il viso sconvolto.
Il biondo cercò
di distogliere lo sguardo mentre l’altra copriva, con quello che trovava, i
corpi dei tre fratelli. Gli occhi lucidi di Naruto apparivano privi di luce e
positività che lui aveva sempre. Si domandava perché lo turbava tanto vedere la
loro morte, ma la risposta gli arrivò spontanea. La tristezza e la nostalgia
che lui provava nel pensare a come si erano incontrati, prima degli esami
chunin. Era passato del tempo, ma quei ricordi erano incancellabili perché Gaara,
Temari e Kankuro sono stati per lui i suoi primi nemici più terrificanti. Aveva
provato terrore nel guardare i loro incontri e quella loro spietata freddezza;
la paura di essere preso di mira da Gaara che in passato odiava chiunque senza
un motivo specifico. Poteva sentire ancora quelle sensazioni forti che provava
ogni volta che incrociava lo sguardo dei ninja della sabbia, ripensando al
passato, ma che col tempo erano cambiati. Con Gaara, specialmente, credeva di
aver instaurato un legame di amicizia, ma poteva davvero considerarlo così?
Gaara gli aveva detto espressamente che lo vedeva come un amico e forse l’unico
vero amico che aveva, ma lui non era sicuro di quello che realmente erano
diventati. Amici o rivali? Non aveva ancora chiarito le incomprensioni tra loro
e non avrebbe più potuto farlo.
Matsuri guardava
uno a uno i corpi freddi dei ninja della sabbia. Sembravano tristi. Nonostante
avessero avuto un passato crudele, il presente non era da meno. La loro vita si
era spenta lasciando molte cose in sospeso, lo sapeva bene. Matsuri era
devastata per non essere riuscita ad arrivare in tempo, per non aver capito che
potevano essere in pericolo. Si dava la colpa di tutto eppure era preparata per
una tragedia del genere, ma non per la reale possibilità che i fratelli la
lasciassero sola. Perché era così che si sentiva senza la loro presenza, i loro
discorsi e i consigli che ogni tanto il loro ego le concedevano. Non sembrava
davvero pronta per lasciarli andare e Naruto poi la rendeva ancora più insicura
e triste.
Il ragazzo non si
capacitava di aver perso la possibilità di litigare ancora con Temari e Kankuro
o di instaurare un legame di amicizia con Gaara. Era tutto finito e darsi pace
per il dolore che provava nel cuore sembrava l’unica cosa che volesse. In quel
momento era deciso a gridare vendetta e fu l’unica volta che credette di cedere
a quell’insulso desiderio che non pensava avesse mai potuto provare. Solo
allora comprese cosa significava per Sasuke avere vendetta per qualcuno di
speciale; e i fratelli erano speciali per lui.
C’era solo una
cosa che poteva fare Matsuri. Era tornata lucida dopo aver pensato ad un piano
sicuro e fattibile, ma aveva bisogno di un aiuto speciale.
Fece apparire da
una mini pergamena un telefono cellulare e fece scorrere, con un dito, un paio
di numeri finché non trovò quello che stava cercando.
- Pronto. – disse
qualcuno.
Non appena
Matsuri sentì quella voce familiare si sentì più confortata, ma le venne
l’impulso di scoppiare in lacrime. Doveva contenersi per parlare e spiegare
tutto chiaramente, ma non riuscì a trattenersi completamente – Papà, ho bisogno
del tuo aiuto. –
L’uomo aveva
percepito la voce tremante della figlia e si fece più serio – Cosa è accaduto?
Tu stai bene? –
La ragazza
lacrimava, ma riuscì a parlare lo stesso – I fratelli sono morti. Devi fare
qualcosa, papà, ti scongiuro. – aveva per la testa un solo pensiero, Matsuri:
Gaara, Temari e Kankuro non potevano morire. Non doveva accadere.
- Adesso calmati,
tesoro. Ci penso io a sistemare le cose. Tu stai tranquilla. – chiuse la
telefonata in fretta per evocare qualcuno.
La magia di
evocazione che utilizzò il padre di Matsuri era fuori dal comune. Qualcosa di
potente.
- So perché mi
hai evocato. – disse una voce.
- Perfetto, me lo
aspettavo da te. Devi cancellare il presente. Cancella il giorno di oggi, ma
fai in modo che sia io che Matsuri ricordiamo quello che è successo. – ordinò
il papà di Matsuri.
- Sai bene che è
un tipo di tecnica che non potrò usare più in futuro, vero? – lo avvertì quella
strana creatura.
- Certo, lo so
bene, ma non posso assolutamente lasciare in fin di vita quei ragazzi. Quindi
non mi resta altro che questa, unica, possibilità. –
- D’accordo.
Procedo subito. – obbedì l’evocazione.
- Solo una cosa,
ancora. – fece una breve pausa l’uomo – Era tutto previsto? La loro morte, e
questo tuo intervento? – domandò con speranza.
La creatura che
era stata evocata con successo fece un sorriso – Si, per ora è andato tutto
come previsto. – poi scomparve. Matsuri fu avvisata da suo padre del successo
che aveva ottenuto. Infine sia lei che Naruto e tutto ciò che li circondava
brillarono come inondati dalla luce accecante del sole.
ANGOLO AUTRICE:
Questo primo capitolo non so come mi è uscito. Volevo dare un impatto
drammatico e spero di esserci riuscita. La versione originale che volevo dare
era di un incendio al villaggio della sabbia e quindi far morire i tre fratelli
in quel modo, ma poi ho cambiato per vari motivi. Immagino abbiate notato il
cambiamento di Matsuri ed è comprensibile per la storia che ho creato. In
seguito scoprirete perché e conoscerete anche il perché ho accennato della
presenza di suo padre e di quella evocazione particolare. Tutto verrà spiegato
più avanti. Aggiornerò raramente la fanfiction, ma spero che vi piaccia :).