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Autore: Relie Diadamat    16/08/2016    5 recensioni
Colin Morgan è un ragazzo adorabile... quasi quanto stupido, di questo Katie ne era fermamente convinta. Erano cinque anni che ci sbavava appresso e lui neanche se ne accorgeva. Ne aveva provate di tutte per avvicinarsi a lui, ma proprio non ci riusciva ad ottenere un risultato positivo.
Questa storia parla di come Katie, spinta dalla sua ossessione verso Colin, abbia escogitato mille modi per provarci col suo amico-collega, senza mai riuscirci...
Genere: Comico, Generale, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Colin Morgan, Katie McGrath
Note: Lime, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Nda: Buon salve a tutti!
Mi fa così strano aggiornare così "presto" e la cosa ancora più spaventosa è che il nuovo tentativo potrebbe arrivare anche tra breve. (E poi non la rividero per mesi interi...)
Voglio che sappiate che dopo questo nono tentativo, i capitoli che verranno saranno collegati.
Detto questo, vorrei ringraziare tutte le splendide persone che hanno aggiunto la raccolta nelle preferite/ricordate/seguite - non vi aspettavo così numerosi! -, tutti coloro che hanno letto in silenzio e in particolar modo Jenny80_big che ha recensito lo scorso capitolo. Sei un tesoro!
A tutti voi, questo nono tentativo.
Spero lo apprezziate, anche se un po' romantico.
A voi - se vi va - la parola.
Buona, spero, lettura!
 
“Non mi va di restare da sola, Col.”
(Se posso stare con te)
 



 
Quella era l’estate più tediosa che Katie avesse mai trascorso. Lo pensò mentre si alzava dal letto, muovendosi come un’atoma verso il bagno, notando le occhiaie un po’ vistose comparse sotto gli occhi chiari - evitando di trascrivere il momento in cui era andata a sbattere contro la porta perché, davvero, non è un passo fondamentale per il lettore.
Serrò gli occhi riducendoli a due fessure, avvicinandosi in maniera sospetta allo specchio. A dire il vero, sembrava più una nonnina con problemi di vista. Ma, effettivamente, questa era soltanto un’altra osservazione superflua.
Così è questa la faccia che vedrà chiunque si sveglierà al mio fianco, rifletté la corvina. E la sua mente non era volata subito all’idea di un Colin ancora intontito dal sonno con i capelli in disordine, nossignore!
Aprì il rubinetto, gettandosi dell’acqua gelida sulla faccia. Al massimo lo immagino con un pigiama pieno zeppo di cagnolini.
«Un pigiama pieno zeppo di cagnolini…» fece eco ai suoi pensieri, dedicando allo specchio un’espressione di disgusto. «Ma cosa vai a pensare, McGrath?!»
Si diede una rinfrescata, poi indossò dei jeans e un’anonima maglietta regalatale dalla sua cara mamma l’inverno scorso. A Colin piace molto.
Katie digrignò i denti, maledicendosi all’istante.
 
*
 
Katie stava fissando lo scaffale immenso della libreria all’angolo della strada, quando il suo cellulare vibrò nella borsa. Si chiese annoiata chi potesse mai essere a cercarla – forse la sua dolce e petulante amica Patty? O la nonna che le chiedeva se le fossero piaciuti i dolcetti della domenica scorsa? – e sentì un colpo al cuore quando lesse chi era il mittente.
Colin.
COLIN.
Il messaggio non era nulla di eccezionale: il suo collega le aveva chiesto se stesse bene e se stesse lavorando ad altri progetti.
Niente di eccezionale., confermò a se stessa McGrath, ricordando le monotone risposte dell’attore ad ogni intervista: “Mi piace dividere la vita privata dal lavoro.”
Katie non si accorse nemmeno di averlo detto ad alta voce, scimmiottandolo. Un colpo di tosse e il rumore di qualche passo bastò a farla imporporare come un peperone.
Finse, stupidamente, di aver letto quella frase sulla copertina di uno dei tanti libri in bella mostra, accorgendosi da sola quanto potesse essere stupido e insensato. Morta dalla vergogna e le guance così rosse da far invidia al mantello del Principe Arthur, la McGrath si spostò verso i gialli – sempre ignorati – digitando velocemente una risposta all’ adorato e amato Colin.
Adesso, quante possibilità possono esserci che nell’intero universo accada un fatto inspiegabile e contro ogni legge della logica? Nei film horror quasi sempre, fu costretta a constatare la bell’attrice irlandese, ma questo proprio no!
Dopo averlo brevemente informato sulla sua ottima salute – nonostante la noia infernale di quell’estate – e della sua completa inattività nel campo lavorativo, il suo collega quasi non le fece mancare un battito ribandendo che sì, anche lui stava bene, ma era curioso di sapere che impegni avesse per la sera.
«Nope, non ci casco Morgan», aveva fatto presente l’attrice… al suo telefono. «Tanto lo so che tra un po’ mi sveglio spalmata sul pavimento… o tutto si rivelerà uno scherzo di Brad – e non so ancora come ucciderlo, stavolta».
Katie desiderò ardentemente di sparire nell’esatto momento in cui scoccò un’occhiata alla sua destra, incontrato due occhietti castani incuriositi. La bambina la fissava con attenzione, le manine lungo i fianchi.
McGrath esalò mentalmente un sospiro di sollievo. Era solo una bambina. «Ciao» la salutò, regalandole un bel sorriso cortese – anche se la situazione cominciava a farsi scomoda. Quella bimbetta la fissava come una bambola di porcellana.
«Tu sei Morgana?»
L’espressione della bambina non era variata di una virgola, il suo tono era eccessivamente apatico.
Katie soppesò bene che risposta darle. «Beh… sì», optò per la più semplice.
«C’è anche Merlin con te?» chiese, gli occhi così innocenti che per qualche ragione seppero intenerire l’attrice. Magari, piccola, magari…
Tuttavia non le andava di infrangere in un qualche modo i sogni della bambina, così sollevò il cellulare sorridente. «Ci sto parlando proprio adesso».
«Me lo fai conoscere?»
«Io…»
Katie stava pensando a cosa dirle quando il cellulare squillò, facendola sobbalzare. Quasi sbiancò quando vide che a chiamarla era proprio l’oggetto dei suoi pensieri. Impreparata, sapeva che se avesse risposto di punto in bianco avrebbe balbettato come una liceale alla prima cotta, così diede libero sfogo alla sua arguzia accettando la chiamata per poi poggiare il cellulare sull’orecchio della bambina. «È lui» sussurrò, vedendo spuntare sul viso della piccola un enorme sorriso. Non sono l’unica a cui fa quell’effetto, allora!
Sghignazzò della breve scenetta comica che si era creata, decidendo di porvi fine dopo pochi minuti, immaginando Colin grattarsi il capo imbarazzato da tanto affetto improvviso. Per fortuna, la madre della bambina le venne incontro, prendendo la figlia per mano trascinandosela via con sé dopo essersi scusata con l’attrice. Con un cenno del capo Katie le fece capire ch’era tutto a posto, poi rispose al collega in attesa – e confuso: «A quanto pare ti adorano tutti». Oltre me.
«Per un po’ ho temuto di aver sbagliato numero.» confessò lui.
Katie capì dal tono di voce quanto fosse imbarazzato.
«Scusa, so che non ti piacciono questo genere di cose».
«Non è vero», la sorprese. «Non ne vado matto, ma certe dimostrazioni di affetto – e ammirazione – mi fanno piacere».
Oggi hai davvero deciso di uccidermi, eh, Morgan?
«Nah, stai tranquilla», la voce di Colin raggiunse l’orecchio di Katie, imporporandola fino alla punta dei capelli. «Ucciderti non rientra nelle mie priorità», scherzò.
La corvina si chiese cosa le stesse succedendo quel giorno: dava voce ad ogni suo singolo pensiero e, visto che si trattava del caro e adorato Colin, poteva essere un grosso problema. Ma lei era una McGrath e non amava essere colta in fallo, così prese la palla al balzo: «Quale sarebbe la tua priorità, allora? Sentiamo».
Era stata abbastanza convincente, vero?
Katie non poteva vederlo, ma qualcosa le disse che il collega avesse appena sorriso dall’altra parte della cornetta.
«Tu».
Con un grande sforzo e grande volontà d’animo, l’attrice si costrinse a rimanere calma mentre le sue labbra carnose s’incurvavano all’insù senza che se ne accorgesse. «Hai voglia di prendermi in giro, Morgan?»
«Kat, non potrei mai prendermi gioco di te».
Okay, quel ragazzino aveva deciso di troncarla con quelle frasette belle e fatte che recitava al telefono, ma non bisognerebbe mai illudere in tal maniera una donna innamorata!
«Oh, te ne sono grata».
Una lieve risata, poi ci fu una pausa. Sentì Colin schiarirsi la voce prima di riprendere a parlare: «Ehm… allora stasera te ne starai tutta sola?»
Fosse stato un altro ragazzo, un qualsiasi altro uomo, Katie non avrebbe esistato a rifilargli una battutina squallida da due soldi a doppio senso, ma ad ascoltarla c’era Colin. E lui non era come tutti gli altri. A malincuore, Katie pensò che il suo collega fosse anche immune al suo fascino, ai suoi mille e più tentativi per avvicinarsi a lui. Amareggiata senza motivo, percepì chiaramente il suo sorriso sparire dal volto. «Credo di sì».
«È un peccato», commentò Colin. «Le stelle saranno stupende questa sera».
Oh già, come avrebbe potuto dimenticarsene? Quella stupida notte stupidamente romantica, spesa da molti stupidi a guardare stupide stelle.
«Non mi va di restare sola, Col.» Katie glielo disse come se si stesse confessando, emettendo però la parte più bella e importante: “Solo se posso stare con te.” «Tu, invece? Cosa farai?»
Probabilmente il corvino si era stretto nelle spalle. «Niente di eccezionale, una piccola uscita tra amici e colleghi».
«Oh…» Possibile che fosse tanto amareggiata? Era una sensazione così stupida, quella che provava. Colin non poteva di certo restarsene chiuso in casa solo perché lei faceva altrettanto! Lui sarebbe uscito, avrebbe bevuto un drink e magari avrebbe parlato con una bella ragazza. E Katie si sentiva così idiota nel rattristarsi per questo. «Beh, allora divertiti».
«Anche tu. Buona serata, Kat».
Come no.
«Buona serata, Col».
 

*

 
 
Fu mentre si portava un bicchiere di vino alla bocca che il pensiero di Colin tornò a bussare alla sua mente… No, in realtà non se n’era mai andato da lì. Katie lo pensava in continuazione.
“Si sarà già fatto la doccia?”, e andava a sbattere contro il tavolino di legno. “A quest’ora sarà già uscito…” e inciampava rovinosamente sul suo povero gatto.
Probabilmente avrà già incontrato la ragazza dei suoi sogni, pensò, avvertendo un nodo stringerle la gola e gli occhi appannarsi. Colpa dell’alcool.
Beveva senza sosta, con movimenti meccanici… talvolta non troppo precisi. Sgranò gli occhi verdi sollevando le braccia, quando il vino le macchiò la maglietta. «Oh, stupendo. Grazie universo!» sbraitò irata, piagnucolando poi al limite della disperazione. Perché, per una volta, non esaudisci un mio desiderio. Perché?!
Bussarono alla porta.
Katie si ricompose in fretta, chiedendosi chi potesse mai essere a quell’ora della sera. Quella sera.
Quella visita inaspettata l’aveva colta di sorpresa abbastanza da farle dimenticare la grossa macchia di vino sulla sua maglietta; Katie aprì la porta e la mascella quasi non le cadde al suolo – ma stavolta, il povero micio ai suoi piedi fu graziato.
«Sorpresa!»
«Ma…»
Katie sentì i suoi occhi diventare lucidi, le gambe tremare e un’innaturale voglia di ridere senza un apparente motivo di fondo, ma nel ritrovarsi Colin Morgan ad un passo da lei desiderò solo una cosa: gettarsi tra le sue braccia e stringersi così tanto a lui fino ad confondersi col suo odore.
Eppure restò ferma.
«Compra una vocale, McGrath!»
Ovviamente, l’universo non poteva essere così magnanimo.
Katie non badò molto alla battutaccia di quell’idiota biondo di Brad, né tanto meno al sorriso genuino spuntato sul viso mulatto di Angel. Non importava che Colin si fosse dimostrato – per l’ennesima - volta solo un amico speciale.
Colin era lì, con lei. Le sarebbe bastato per quella notte.
«Sono così felice di avervi qui!»
Ma nel dirlo, gli unici occhi che Katie cercò furono quelli di Colin.
 
   
 
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