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Autore: tess89    27/04/2009    5 recensioni
Un momento particolare della gravidanza di Bella, vissuto però da Edward. La prima scena di tenerezza della piccola, nuova famiglia Cullen. Buona lettura.
Genere: Romantico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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voices Edward


Voices


Eravamo rimasti solo io, Rosalie e Jacob vicino alla mia Bella. Il resto della mia famiglia si era dileguato per cacciare, ormai una primaria necessità. Io come sempre trascuravo le mie necessità per stare sul suo capezzale, se così si può definire il bracciolo del divano dove lei era sdraiata.
Malgrado i sempre nuovi battibecchi tra Rose e Jacob, il mio umore era peggio del solito. In un altro contesto, forse, mi sarei unito al loro ciarlare.
Ma con Bella nelle condizioni in cui si trovava, non mi permettevo di allontanarmi nemmeno di un metro.
Mi ritenevo solo una bestia. Come avevo potuto ridurla in quello stato!? Era tutta colpa mia. Purtroppo la realtà dei fatti non lo negava. Era chiaro come la luce del sole.
Bella sarebbe morta per dare alla luce un mostro, frutto del mostro che io ero.
Più guardavo le occhiaie profonde sotto i suoi occhi di cioccolato, la sua pelle pallida molto più del solito, le sottili ossa che si vedevano perfettamente sotto quello strato debolissimo di pelle, più mi maledivo.
Già una volta avevo visto una Bella non tanto diversa da quella di adesso, nei ricordi del ragazzo che adesso la guardava disperato e sognante, innamorato quasi come l'amavo io.
Ma anche quella volta era colpa mia, sempre stramaledettamente colpa mia. Avevo trascritto il destino della donna che fin dall'inizio avevo amato, con la penna dell'angelo della morte.
Angelo che adesso ne reclamava la vita che io gli avevo servito su un piatto d'oro.
Bramavo l'istante in cui Jacob o chiunque altro mi avrebbe tolto dal peso della mia non-vita.
Se Bella fosse morta, cosa di cui ero fermamente convinto, non avrei tardato a seguirla. Se solo mi fosse stato concesso dalle autorità del mondo ultraterreno, o chiunque ci fosse dall'altra parte, quanto meno di restare a guardarla per l'eternità.
Stavo uccidendo Bella e avrei invocato il suo perdono e il suo amore anche tra le fiamme dell'inferno.
Del mostro potevano fare ciò che volevano. Magari Jacob stesso, dopo avere ucciso me, avrebbe seguito la sua opera con quella creatura maledetta che stava prosciugando la vita dell'unica persona che l'aveva amato dal primo istante...

“Piccolo mio... tranquillo, la mamma è qui con te.”

Rimasi di sasso. Era la voce di Bella. Inconfondibile, l'avrei riconosciuta tra mille!
L'unica nota stonata era che la voce era mentale, non verbale.
Ma io non potevo sentire i pensieri di Bella! Non c'ero mai riuscito!
E cosa era quel senso di piacere e meraviglia che accarezzava e avvolgeva le sue parole?!
Non riuscivo a dare un senso a quella situazione.
Mi girai verso di lei. Stava accarezzando la pancia con quella piccola e debole mano.
Ma dalla sua mente di nuovo il nulla.
“Hai detto qualcosa?” le chiesi.
Jacob che già stava pensando di appisolarsi, alzò la testa di scatto e la confusione prese il sopravvento nella sua testa. Per una frazione di secondo dubitò fortemente sia delle mie capacità sensoriali che mentali. Ma come dargli torto?
Anche sul volto di Bella si dipinse la perplessità. E ancora dalla sua mente non veniva nulla. L'avevo solo immaginato? Forse stavo seriamente diventando pazzo.
“Io?” mi rispose confusa. “Io non ho detto niente”
Non potevo averlo immaginato. L'avevo sentita chiara quella voce nella mia testa.
La voce di Bella.
Volevo sentirla di nuovo. Che quella situazione così assurda stava modificando ciò che non avrei mai ritenuto possibile?
Avevo realmente sentito i pensieri della mia amata?
Dovevo riprovarci!
“Che stai pensando ora?”
Nulla. La sua testa era ancora muta.
“A niente. Che succede?” mi chiese subito.
Magari era stato solo un attimo. Forse per una sola volta quella sua mente impenetrabile aveva parlato! Ti prego, ti prego! Un'altra volta ancora!
“Che stavi pensando un minuto fa?” Vidi nella testa di Jacob la mia espressione intensa ma non me ne curai.
Le guance di Bella si tinsero di un rossore imbarazzato. “Solo...” sorrise. “All'Isola Esme. E alle piume.”
“No, meglio non saperlo...” Jacob scosse la testa capendo che nella meta del nostro viaggio di nozze di certo io e mia moglie non potevamo esserci guardati negli occhi tutto il tempo, di certo non se mia moglie portava in bella mostra un pancione.
E di nuovo quella voce che avevo sentito chiaramente nella mia testa, mi scosse dalla mia confusione.

“Isola Esme... le piume...”

Di nuovo quella carezza che coccolava tenera le parole. Il piacere, nel sentire certi ricordi d'amore.
Era la voce di Bella che aveva appena pronunciato le stesse parole.
Scossi la testa. “Dì qualcos'altro.”
“Ma cosa? Edward, che succede?”

“Edward...”

Non era un parola, non era il mio nome. Era la dolcezza incarnata in quella voce.
Sgranai gli occhi. La voce veniva da Bella ma non dalla sua testa.
Non mi curai delle imprecazioni di Rosalie che era appena entrata nel salotto e nemmeno di Jacob che si mostrava quasi disgustato.
La creatura dentro il pancione di Bella mi aveva aperto la sua mente. E non era ostile, come l'avevo sempre immaginato! Quelle carezze di tenerezza che avvolgevano le parole provenire dalla mamma, si riempivano di tutto l'amore che provava per lei.
Come poteva essere possibile? Quella creatura si nutriva di sangue, distruggeva le ossa di sua madre con dei calci. Quello era più un vampiro che un essere umano, se uccideva lentamente la madre in quella maniera. Ma poteva provare sentimenti così dolci un assassino?
Eppure il piacere nel sentire le sue parole era tale da mettere in discussione ogni mia parola sull'argomento.
Non riuscivo a descrivere la mia sorpresa. Potevo definire mostro una creatura che provava sentimenti? E ancor di più, potevo considerare assassino la creatura che amava incondizionatamente la persona che lo portava in grembo? La stessa persona che io amavo alla stessa maniera?
Anche io ho considerato me stesso un mostro, un assassino. Ma ciò non ha mai negato il mio immenso amore per lei.
Forse la creatura aveva ereditato da sua madre tutta la bontà capace di renderlo più umano di quanto non avessimo mai osato immaginare.
“Il fe...” No. Non potevo chiamarlo feto. Sarebbe stato un insulto, sia per Bella che tanto lo amava, sia per lui che provando tutti quei sentimenti di amore, non poteva essere più considerato feto, mostro...
“Al... Al bambino piace la tua voce.” Esitavo ancora colmo di incredulità.
“Santo cielo, riesci a sentirlo!” gridò lei ma se ne pentì subito. Trasalii anche io. Il bambino si era spaventato di quel grido e muovendosi di scatto le aveva dato un altro calcio.
“Sssh” sussurrai delicatamente più al bambino per tranquillizzarlo che ad altri. Poi mi rivolsi a Bella “Hai spaventato il... lui” accarezzai piano il pancione rotondo.
Il dolore che questo calcio aveva provocato a Bella, provocò di rimando nel bambino un dispiacere che potevo percepire perfettamente. Non voleva fare male alla sua mamma. La voce mentale del bambino non erano parole, ma sensazioni, sentimenti ed emozioni espresse chiaramente in quella mente che avevo cominciato a percepire.
Si stava tranquillizzando, lasciando il posto al piacere e alla felicità immensa.
Era appagato nel sentire le nostre carezze sul pancione, malgrado non le ricevesse in maniera diretta. Per la prima volta si sentiva circondato da persone che gli volevano bene, al posto che sempre e solo da Bella.
“Scusa, piccolo” Bella al solito trovava il modo per sentirsi in colpa. In fondo non  poteva sapere che avrebbe spaventato il bambino esprimendo il suo stupore.
Mi chinai leggermente verso il pancione sporgente, sempre mantenendo una discreta distanza.
Per un interminabile istante annegai nella meraviglia di quelle emozioni inespresse che provenivano dal piccolo. Era impossibile non venire contagiati da tanto amore!
Persi completamente ogni senso di disperazione e di angoscia che fino a pochi istanti prima mi avvinghiavano. Quello non era un assassino. Si tratteneva in ogni minimo movimento per evitare di causare troppi dolori alla sua mamma.
Che mente incredibile! Neanche nato e già tentava di controllarsi!
Cominciai a pensare che forse non sarebbe andato tutto a rotoli. L'unica esigenza del bambino era di essere amato. Non chiedeva altro. E se già era capace di intendere e volere, forse non avrebbe ucciso a morsi sua madre per uscire.
E se avessimo anticipato i tempi? Cercai mentalmente di fare quadrare un piano per rendere tutto perfetto, così che il desiderio di Bella si sarebbe avverato.
Dopo troppo tempo, finalmente in me si era insinuato il seme della speranza.
Poteva Bella continuare a vivere? Accanto a me per l'eternità, con le mie stesse fattezze e con l'immensa gioia di un figlio che amava e che l'amava?
In quel minuto la considerai una ipotesi possibile, cosa che non sarei mai riuscito a credere.
Bella interruppe i miei pensieri. “Cosa pensa ora?”
Ovvio che se lo stesse chiedendo.
Le rivolsi lo sguardo più dolce che potessi fare. Da troppo tempo non mi scioglievo in un sorriso; mi diedi mentalmente del cretino. Valeva comunque la pena di aspettare per vedere la mia amata che mi sorrideva di rimando immensamente felice.
“La cosa... lui, o lei, è...” sospirai di tenerezza. “Felice”.
Felice il piccolo, felice la mamma... felice io, per la prima volta.
E di felicità avrei versato diverse lacrime se mi fosse stato concesso. Ma a questo ci pensarono gli occhi commossi di Bella.
“Certo che sei felice, bel bambino, certo che lo sei. Come potresti non esserlo, così al sicuro, così al caldo, così amato? Ti amo tanto piccolo Ej, certo che sei felice”
Ej?!
 “Come lo hai chiamato?” Chiesi perplesso.
“Gli ho dato una specie di nome” mi rispose imbarazzata. “Non pensavo che volessi... bè, ecco”
“Ej?” Cosa mai poteva significare Ej?
“Anche tuo padre si chiamava Edward, no?”
“Si.” Le risposi subito ma mi bloccai di colpo.

“Ej...”

Era la mia voce. Il piccolo la ripeteva nella stessa maniera meravigliata con la quale accarezzava le parole pronunciate dalla sua adorata mamma.
“Ma cosa?” Ero sbalordito. Avevo sempre detestato ciò che Bella portava in grembo, considerandolo un mostro. E adesso mi faceva capire, con quelle semplici carezze mentali, che avevo comunque un buon posto nei suoi pensieri. Mi voleva bene, nonostante gli avessi augurato la morte.
“Che c'è?”
Non sapevo che rispondere. Quel senso di piacere nel sentire il suo ipotetico nome pronunciato da me mi toglieva la parola di bocca. A lui non importava quale nome avessimo scelto per lui.
Essere definito come qualcuno che vive, che è presente, ecco ciò che voleva da me.
Lo appagava sentire la mia voce tanto quanto sentire quella di Bella.
“Gli piace la mia voce”  Dissi infine.
“Certo che gli piace. Hai la voce più bella dell'universo. A chi non piacerebbe?” Solo lei poteva definirmi così...
“Avete un piano di riserva?” Si intromise Rosalie. “Che si fa se è una lei?” Già nella sua testa vorticavano diverse liste di nomi femminili e abbinati ad essi un vasto guardaroba di vestitini con cui poter imbambolare la creatura nel caso fosse stata femmina.
“Qualche idea mi è venuta. Pensavo a un misto tra Reneè e Esme...” Rispose Bella.
Io non mi ero completamente posto il problema fino a quel momento, ma francamente non riuscivo a combinare in maniera adeguata questi due nomi insieme. E per l'ennesima volta mi ritrovai a pregare di entrare nella testa di Bella.
“Resmè?” Rosalie diede voce alla perplessità che aleggiava sui presenti.
“Ma no: Renesmeè. Troppo strano?” Al solito si preoccupava di cose di cui non avrebbe minimamente dovuto.
“No, mi piace. È bellissimo. E unico, quindi perfetto.”
“Comunque sono convinta che sia un Edward.” Disse prontamente Bella. Chissà da dove veniva tutta quella sicurezza.
Io non prestai molta attenzione al loro scambio. Non appena il piccolo aveva sentito sua madre pronunciare il nome Renesmeè, tutto il pancione si era come impregnato d'amore, meraviglia e  dolcezza. Era come se cercasse di ringraziare Bella di tutto l'amore che gli aveva gratuitamente donato. Come se capisse che per lui aveva rischiato troppo e volesse in qualche modo ricambiare. Amarla.
“Che c'è? Cosa pensa?” Doveva avere notato il mio sguardo assente e se ne chiedesse il perchè.
Non ci misi molto a trasformare in azione ciò che più mi premeva in quel momento.
Se il bambino amava Bella come io amavo lei, l'avrei accolto nella nostra vita con l'amore che si meritava.
Mi inginocchiai come in adorazione per quel pancione e poggiai il capo su di esso, sempre accarezzandolo.
“Ti vuole bene” le risposi “Ti adora indiscutibilmente”
Il bambino adesso gongolava nel piacere assoluto. Circondato dall'immenso amore che aveva sempre voluto.
Tutto ciò che fino a prima mi aveva stretto nella morsa della disperazione si dissolse in quel tenero quadretto familiare.
Eravamo io, Bella e il piccolo. Il resto ai miei occhi appariva come il nulla.


  
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