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Autore: bradbury    16/08/2016    3 recensioni
“E tu, Dean? Hai mai visto una stella cadente?”
Genere: Fluff, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Castiel, Dean Winchester
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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******************************************** NOTE *********************************************
Ho ritrovato questa storia abbandonata nei meandri del mio portatile, scritta circa un anno fa all'alba al ritorno dalla notte di San Lorenzo. Forse avrebbe dovuto rimanere inedita o forse no, lascio giudicare voi. Dedico questa breve storia a tutti quelli che hanno un sogno nel cassetto, nella speranza che un giorno i vostri desideri si avverino. 






 
“Spero di non incontrare mai più quel figlio di puttana in vita mia, perché credo che lo ucciderei” borbottò Dean, mentre finiva di sostituire la gomma bucata dell’Impala. Adesso gliene mancavano solamente altre tre. Dannazione.

“Devi ammettere che te la sei cercata” disse Castiel tranquillamente. Era poggiato contro il cofano dell’auto, con le braccia incrociate sul petto e finalmente aveva distolto l’attenzione dal cielo stellato concentrandosi sul cacciatore. Dean lo fulminò con lo sguardo.

“E’ la verità” replicò Castiel, impassibile. “La prossima volta cerca di non farti beccare quando decidi d’imbrogliare a biliardo.”

“Tu dovresti essere dalla mia parte” gli fece notare Dean.

“Lo sono” fu la risposta immediata e solenne dell’angelo, “ciò non toglie che se tu fossi stato più attento, a quest’ora non saremmo bloccati in un parcheggio nel cuore della notte a sostituire pneumatici” sorrise davanti al sopracciglio inarcato di Dean.

Ok, rifletté l’altro, magari Castiel aveva ragione, forse se invece di fare lo sbruffone e vantarsi di quanto era stato facile prendere per il culo il suo avversario, nessuno avrebbe conficcato dei chiodi nelle gomme della sua preziosa macchina. Ma non c’era bisogno che Castiel provasse quella soddisfazione.

“Per prima cosa” disse, alzandosi in piedi e puntando un dito contro l’amico, “non è colpa mia se quell’idiota aveva un super-udito e secondo, non so se l’hai notato ma qui l’unico a cambiare pneumatici sono io. Sam è Dio solo sa dove a cercare una stazione di servizio e altre tre ruote, mentre tu te ne stai seduto lì a fissare il nulla.”

“Mi dispiace” rispose Castiel e sembrava davvero sincero, “non credo di essere un bravo meccanico, ti sarei solo d’intralcio, ma se hai bisogno di aiuto posso…” fece per muoversi ma Dean lo bloccò poggiandogli una mano sul petto per trattenerlo.

“No. Per ora ho finito, dobbiamo solo aspettare che Sam ritorni. Grazie lo stesso” gli strinse una spalla in segno di ringraziamento e a dire la verità anche per affetto. Non riusciva nemmeno a fingere di essere arrabbiato con quell’imbranato per più di cinque minuti, specialmente se lo guardava con quel paio di occhi blu colmi di dispiacere e pentimento, come un bambino che era stato appena sgridato dalla maestra. Lo trovava piuttosto adorabile.

Dean si schiarì la voce.

“Uhm. Allora, cosa c’è di così interessante lassù da aver catturato la tua attenzione per tutto il tempo?” gli chiese, cambiando argomento e posizionandosi accanto a lui contro l’Impala.

“Solo le stelle. Mi piace guardarle, mi aiutano a pensare.”

“E a cosa stavi pensando?”

“Alle occasioni sprecate” Castiel lo fissò per un po’ e a Dean sembrò che stesse cercando di comunicargli qualcosa attraverso lo sguardo, qualcosa che a lui sfuggiva, forse perché era concentrato su altro. Le labbra di Castiel erano a pochi centimetri dalle sue e dovette fare affidamento su tutto l’autocontrollo in proprio possesso per non eliminare quella distanza o perlomeno provare a mantenere le apparenze.

“Sai” gli disse per distrarsi, prima di girare lentamente la testa e indirizzarla verso l’alto, “quando io e Sam eravamo ragazzi, mi capitava di fermare la macchina sul ciglio della strada e restavamo a osservare il cielo per ore. Non lo facciamo più ormai ma ricordo che non mi era mai piaciuto. Sam invece sperava sempre di riuscire a vedere una stella cadente.”

“E ci è riuscito?”

“Mai”

“E tu, Dean? Hai mai visto una stella cadente?”

Dean scosse la testa. “E anche se l’avessi vista non credo a tutte quelle stronzate sui desideri, perciò non mi è mai importato” accennò un sorriso e si stese lungo l’Impala con le braccia piegate dietro la testa e gli occhi chiusi. Fra lui e Castiel scese il silenzio, gli unici suoni che interrompevano la pace notturna provenivano dal frinire insistente dei grilli e dalle automobili che di tanto in tanto sfrecciavano in lontananza. Cominciava ad avvertire un po’ di malinconia, guardare le stelle lo faceva sentire infinitamente piccolo e terribilmente solo.

“Dean?” chiamò Castiel all’improvviso, “che cosa chiederesti se ci credessi? Quale desiderio vorresti che si realizzasse?”
Dean aprì gli occhi ma non disse niente. In passato se l’era domandato spesso e la risposta era sempre stata la stessa: avrebbe voluto Sam al sicuro così da non doversi più preoccupare per lui, avere una vita normale e smettere di cacciare. Ora però le cose erano cambiate, lui stesso era cambiato e di conseguenza aveva altre necessità, nuove prospettive e soprattutto altri desideri che ultimamente tendeva ad ignorare, uno in particolare…

Desidero te, Cas. Desidero trovare il coraggio di confessarti ciò che provo, di chiederti di restare. Non lasciarmi, Cas. Vorrei baciarti, abbracciarti, sapere cosa si prova a svegliarsi al mattino accanto a qualcuno che si ama. Per una volta, vorrei essere felice.

Da un momento all’altro divenne improvvisamente consapevole della presenza di Cas, della gamba premuta contro la sua e dell’espressione attenta con cui lo stava scrutando. Tutto ciò che Dean desiderava era proprio lì, accanto a lui, e se fosse passata una stella cadente proprio in quell’istante magari per una volta avrebbe lasciato cadere le sue difese e espresso quel maledetto desiderio. Ma non poteva.

“Vorrei non essere bloccato per strada con quattro ruote bucate e che Sam muovesse il culo. Sono stanco morto” finse di stiracchiarsi e ne approfittò per scostarsi un po’ più lontano. Lanciò un’occhiata di traverso verso Castiel nella speranza che non si fosse accorto della sua esitazione prima di rispondere, ma a quanto pareva l’angelo non dava segni di aver capito.

“E tu? Qual è il tuo desiderio?” domandò prima di riuscire a trattenersi e per distogliere l’attenzione su di sé.

Castiel tenne lo sguardo basso quando, Dean lo aveva notato, rispose impiegando più tempo del necessario.

“La stessa cosa, Dean. La stessa cosa.”
   
 
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