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Autore: Parlotta    17/08/2016    1 recensioni
Zoccoli blu bic e divisa rosa mortadella, che poi io odio il rosa.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ma poi, voglio fare o no l’ostetrica? Ma si può fare a 19 anni una scelta di vita così? Senza contare che mai, giuro mai!, le cose sono come te le aspetti. L’ostetrica, che prende la vita, la tira fuori le mostra il mondo per la prima volta. E tutto il resto? E durerà per sempre? E davvero vale la pena sopportare tutto questo per un minuto di gioia? E lo studio il tirocinio gli esami e le lezioni, le frustrazioni per un’università scadente. Ma non era più facile se prendevo ingegneria? Studiavo da farmi il culo quadrato, ma era quello e basta, niente responsabilità, vita da ragazza per altri 5 anni, e nessun pregiudizio. Ma non lo sapete che il mio è un vero e proprio corso di laurea? Ignoranti! Ma non sarà che sono orgogliosa? È questo il problema? Sono troppo orgogliosa per continuare, ma ancora di più per lasciare. Diavolo però se non ci ho messo il cuore in quest’anno, che poi a dirla tutta non è ancora finito. Prendere o lasciare prendere o lasciare prendere o lasciare. L’immaturità. È un altro problema. Quasi 20 anni e ancora immatura. Ma immatura rispetto a cosa? Faccio giochi con l’arcobaleno creato dalla luce che attraversa la penna. Penna bic blu. Penna blu bic. E scrivo cazzate. Anziché studiare patologia oncologia p53 angiogenesi anaplasia. E non riesco a dire iperfenilalaninemia come cavolo si dice? E il mio ragazzo dà ripetizioni ai suoi amici. Un ragazzo e una ragazza. Una ragazza. Una ragazza bellissima che sta a ingegneria che non sono io, che studia programmazione con il mio ragazzo mentre io studio patologia per il corso di laurea in ostetricia. Allora è per questo che vorrei fare ingegneria? Per la bella ragazza che non sono io che studia con il mio ragazzo? Ve l’ho io detto che sono immatura.
Io sarò un’ostetrica. Determinazione ragazza! Una volta mi hanno detto che ero una privilegiata essere lì, ad occupare il mio banchetto nell’aula della nostra sparuta classe di studentesse ostetriche. E mi sono sentita orgogliosa del mio futuro.
Call the midwife!
Zoccoli blu bic e divisa rosa mortadella, che poi io odio il rosa. Certo non sarò mai un’ostetrica se continuo a scrivere cazzate. Che poi, a fare l’ostetrica, passa la voglia di partorire. Ma quando non sei tu la gravida, il parto è uno spettacolo. E’ un momento magico, che ti riempie. E’ la bellezza e la perfezione della natura. Ma tutto il resto? La puzza di cacca, il taglio cesareo, il vomito, le urla di dolore, la responsabilità e la rivalità, un ruolo, un posto nel mondo. Tutto per quell’attimo. Il punto è questo. Ne vale pena per quell’attimo? Un’ondata di emozioni, la voglia di piangere e urlare, insieme al neonato. E la gioia negli occhi della madre del padre della nonna degli zii. Oppure no, non è solo quell’attimo. È l’emozione di toccare una pancia, è la fiducia che una sconosciuta ripone in te nei momenti più importanti della sua vita, è la sua riconoscenza, immeritata perché poi alla fine la donna partorisce da sola, con cui ti riempie il cuore perché pensa che senza di te non ce l’avrebbe fatta, è la forza che ti monta dentro quando diventi la guida per i mesi più spaventosi e più felici di una coppia. È il dolore per la perdita di un figlio che non hai mai visto, e mai vedrai, e la soddisfazione di trovare le parole giuste per dare forza. È la gioia intensa di una donna che scopre di essere incinta, finalmente. Forse è per questo. Mi guardo intorno, e mi sembra che ogni altro lavoro sia più facile di quello dell’ostetrica. E anche più brutto. Che poi ostetrica ci sei, non la fai.
  
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