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Autore: Aliseia    17/08/2016    1 recensioni
In Purgatorio non si sta poi così male… ma sulla terra, con te, è molto meglio.
Genere: Angst, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Anna, Balthazar, Benny, Samandriel
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nel futuro
- Questa storia fa parte della serie 'Angeli e Cacciatori'
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Fandom: Supernatural

Genere: Slash – Introspettivo - Romantico 

Note: L'idea del Purgatorio abitato anche dagli angeli colpevoli, è tratta dal bellissimo racconto a fumetti Lightborn, di Kenu. http://kenu.deviantart.com/gallery/37647591/Lightborn

Questo racconto è un po’ il seguito del mio racconto Angel Daddies http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=3279371&i=1

Adrian Glynn, che nella serie interpreta l’angelo Inias, è un cantante. La bella Blue Bell Lament è uno dei suoi successi. https://www.youtube.com/watch?v=lf3mAMGGORU

Disclaimer: I personaggi e i luoghi presenti in questa storia in gran parte non appartengono a me ma a Eric Kripke, Ben Edlund, nonché agli altri autori e a chi ne detiene i diritti.

Questa storia non è stata scritta a scopo di lucro, nessuna violazione del copyright è pertanto intesa. 

 

Blue Belle Lament

 
 

Blue sky, blue eye

Blue Belle, born bride

Born bride, bone dry

High time, low tide

Tied up, tied down

Torn up tired gown

Head down, Blue Belle, head down



Red sky, red lights

Moonshone firelight

Fireflies, far cries

Far gone, sunrise

Dog-eared, dog-eyed

Drawn down dog-tired

Hard up, hog-tied

Moonshone Moonshine



Red eyes, redlight

Blue Belle, born bride

High time, low tide

Far gone, moonshine

Will you leave me?

Will you leave me?

Red sky 

Red sky

Red sky



Adrian Glynn

 

 
Blue Belle Lament

 
 

La moto rombava leggera. Una Benelli verde come un insetto. La parcheggiò un po’ distante dal loro giardino. Gli piaceva, quando tornava alla sera, ascoltarlo mentre suonava la chitarra e cantava.

Gli piaceva che lui non lo sapesse e non lo sentisse arrivare. Le scarpe firmate di Ion non facevano rumore.

Inias lo prendeva un po’ in giro. Per gli abiti griffati e le scarpe perfette e i capelli fermati dal gel.

Ma Ion era un agente immobiliare. E quel lavoro li doveva mantenere.

Perciò c’era poco da fare: abiti curati, barba quel tanto che basta per apparire sexy ma non trasandato.

Sorriso a trentadue denti.

Inias era un assistente scolastico. Si occupava di ragazzi difficili. Piccoli ribelli resi cupi e disperati da una famiglia sbagliata. Da un quartiere problematico, da un retaggio di guai infiniti che in qualche modo aveva già scritto il loro futuro.

Il compito di Inias era quello di cambiare quelle funeste scritture.

Ion sorrise. Che ironia. Come angeli era stati sempre testimoni e messaggeri. Non interferivano con le vicende della terra ma con quelle del cielo. Ora che erano umani (o quasi), non solo erano padroni del loro destino, ma in parte di quello degli altri.

Al coraggio e alla sensibilità di Inias era affidato il futuro di quei ragazzi. Di alcuni, almeno. Di quelli che sapevano “sintonizzarsi” con lui, con la sua energia.

Di quelli che potevano ancora essere salvati.

La voce vibrante di Inias si incuneò nei pensieri di Ion



Red sky, red lights

Moonshone firelight

Fireflies, far cries

Far gone, sunrise




Sembrava il ricordo dei loro giorni in Purgatorio. I falò intorno ai quali i colori, per pochi istanti preziosi, prendevano vita.

E allora, dopo intere giornate di grigio, dopo intere giornate di morte e di lotte, il cielo si colorava di blu, e il fuoco di rosso.

Gli occhi di Inias erano così azzurri, e la sua voce così dolce, che il cielo rivelava incredibilmente le sue stelle. Persino i Vampiri si fermavano, ricordando i giorni in cui erano stati umani.

Dog eyed, dog eyed

C’era il ricordo del feroce latrare dei cerberi, quel giorno in cui vennero per prendersi Ion.

L’angelo traditore aveva incrociato le braccia con aria sprezzante: «Mi vogliono? Sono qui.»

La fanciulla umana che era il tramite per salvare alcuni di loro aveva disteso le mani.

Da un lato c’era il suo amato Vampiro e salvatore. Colui che aveva chiamato William Wilson.

Dall’altro lei aspettava il vampiro che li aveva salvati tutti: Benny LaFitte.

La ragazza aveva sorriso mestamente. «Non più di due » aveva mormorato. Non ne aveva la forza. Per attraversare il passaggio era necessaria una creatura umana, e lei era la sola.

Oppure avrebbero avuto bisogno di un Angelo integro nei poteri e nella Grazia. Uno che non fosse stato corrotto e che non fosse caduto sulla terra di propria volontà. Poiché la terra, i presenti lo sapevano bene, contaminava gli angeli al punto di renderli quasi umani.

«Noi siamo fuori discussione» aveva sussurrato Balthazar con sarcasmo, lanciando a Ion una delle sue occhiate oblique.

Ion aveva abbozzato una smorfia. Lo sapeva bene.

Era già stata una fortuna insperata quella di trascorrere un tempo indefinito (giorni? Mesi? Anni?) in un luogo relativamente sopportabile come il Purgatorio.

Che era privo di colore e di luce, che era abitato da progenie mostruose… Ma non era l’abisso. La fine di ogni speranza.

Tutto ciò lo avrebbe atteso all’Inferno.



Red sky

Red Lights



Ion sospirò. Scoprire che gli Angeli caduti vanno in Purgatorio, come i mostri, era stata una rivelazione che tutto sommato poteva affrontare. Quello che non capiva, dopo essersi venduto a Crowley, era perché le carni del suo “nuovo” corpo non stessero già arrostendo all’inferno.

Perché non c’era dubbio che la sua esistenza fosse anche corporea. Il suo dio poteva decidere di portare in Paradiso (o dovunque ritenesse più opportuno) l’anima del tramite. Ma l’angelo caduto sarebbe rimasto a combattere e a soffrire in un corpo umano.

Altri angeli erano presenti nel giorno in cui i disperati di Benny Lafitte decisero di tornare sulla terra.

Ancora intatti, o almeno rigenerati.

Ma per comprendere pienamente questa scena, è necessario tornare ancora un po’ indietro nel tempo. A una delle mattine senza luce del Purgatorio.

*

Sei mesi prima…

 

Ion vagava quel giorno nelle orride lande grigie. Poco più in là Benny e William andavano a caccia, annusando l’aria immobile per cogliere il lezzo dei Leviatani.

Attenti, con le zanne insanguinate, sembravano lupi. I più spietati. Le zanne e le mani veloci avevano dissanguato esseri orrendi, ridotto i Leviatani in poltiglie immonde, decapitato gli stessi “fratelli” vampiri… ma in quella lotta per la sopravvivenza nessuno dei due aveva ancora perduto la propria parte umana. Così pensava Ion, osservandoli da lontano. “Ma io – si chiese l’angelo – Io cosa sono? Sono un mostro, il traditore del Paradiso? Son un angelo, seppure caduto, o sono anche io un uomo?”

Accanto a Ion, un po’ più indietro, c’erano due angeli: Samandriel, dallo sguardo adorante, e uno scettico, altezzoso Balthazar. L’ex luogotenente di Castiel.

Nel loro precedente incontro* Castiel gli aveva lasciato l’energia sufficiente per sopravvivere, ma non abbastanza per salvarsi da solo e rimettersi in piedi.

Solo l’intervento provvidenziale di Benny aveva fatto sì che l’angelo ferito si riprendesse. Un altro angelo caduto, Abner, gli aveva prestato le prime cure quasi amorevoli, in una delle basse case di legno in cui le creature più indifese cercavano riparo dai mostri.

Benny e Abner erano stati amici. O forse qualche cosa di più. Balthazar non avrebbe saputo dirlo con precisione. Soprattutto ora che i due avevano litigato e Abner aveva lasciato il branco.

Il grande angelo dagli occhi scuri non condivideva con loro la lotta e lo spargimento di sangue, disapprovava i metodi un po’ sbrigativi di Benny. Era convinto che si potesse portare la ragione anche in quel luogo dimenticato da tutti, Chuck incluso.

Ora Abner viveva da solo, mentre il branco di Benny andava avanti per la propria strada. William pendeva dalle labbra del capo. Ion e Balthazar erano abbastanza cinici ed esperti da capire che non sarebbero mai sopravvissuti da soli.

In quanto a Samandriel… be’, lui voleva tutto quello che voleva Ion.

 

 

L’angelo bruno era stato il primo a soccorrere il giovane angelo. Il pianto accorato del ragazzo era una nota argentina e stravagante tra i lugubri lamenti e gli scricchiolii sinistri del Purgatorio.

Una nota quasi umana. La colsero i sensi allertati di Ion. Quel corpo umano che ormai gli apparteneva. Grazie, Chuck. A lui il Paradiso, a me questa fogna…  Aveva pensato Ion riferendosi al proprio tramite. Ma con quello che aveva combinato, non era il caso di lamentarsi.

E così quel giorno l’angelo traditore aveva trovato il piccolo angelo che era stato tradito da tutti. Dall’Inferno e dal Paradiso.

«Cosa vuoi? Chi sei?» aveva esclamato Ion un po’ infastidito. Chiunque fosse quel giovanetto dall’aria innocente, da lui emanava fin troppa luce. Di sicuro avrebbe portato guai.

Il suo tramite aveva l’aspetto di un ragazzo sui vent’anni. La fragilità e la trepidazione che mostrava sembravano qualificarlo come un angelo abbastanza inesperto, una creatura delle più recenti.

«Falla finita… Non… Non piangere.» Ion non era abituato alla pietà, né alla comprensione.

Ma quella creatura era un angelo come lui, stessa materia di stelle. E una purezza che lui aveva perduto, o che forse non aveva avuto mai.

«Smettila… Io… Alzati. Non avere paura.» Erano le prime parole gentili che pronunciava da quando si era svegliato nel mondo grigio.

Ion non faceva sfoggio di simpatia con il resto del branco di Benny Lafitte. Con Annabelle, con William. Con Balthazar, cinico e perduto quanto lui.

Benny comunque non era più amabile di lui. Apparentemente non sopportava nessuno. Né il ladruncolo William, che giudicava un idiota, né Ion, che disprezzava platealmente come corrotto e traditore. Con Balthazar era tutto uno scoppiettare di polemiche e di sarcasmo.

Benny aveva tenerezza solo per Annabelle, la ragazza scappata dall’Inferno. E, quando Ion lo portò tra loro, per Samandriel, l’angelo più adorabile del Paradiso.

Ma chi lo conosceva bene, sapeva che spesso le apparenze ingannano. Nel profondo del proprio cuore il rude Vampiro dagli occhi blu amava ed apprezzava ogni singolo scalcinato membro del suo improvvisato branco.

E sì, poi c’era quel misto di rispetto e di incomprensibile rabbia che provava per Abner…

«Allora, Samandriel… Quando vorrai uscire dall’ombra di Ion potrai dirci se avverti la presenza di un passaggio nei paraggi…» Balthazar schernì il giovanetto, che non si separava mai dall’angelo che lo aveva salvato.

Le speranze del branco erano anche su di lui. Su quel residuo di grazia che doveva avere conservato e che lo distingueva da loro.

Annabelle, l’unica umana, sarebbe stato il tramite. Ma al momento era ancora troppo provata da secoli di infernale sofferenza, e Benny non voleva che fosse messa alla prova.

Alle parole di Balthazar, Ion si voltò di scatto, gli occhi verdi e metallici che sfidavano l’eterna assenza di luce. «Lascialo in pace.» sibilò.

Samandriel lo spingeva suo malgrado a diventare protettivo. Era una bella sensazione, qualche cosa che si irradiava come un calore dal centro del petto, e che lo faceva stare bene.

Gli occhi chiari di Balthazar lampeggiarono in modo indecifrabile. Poi si accesero di una luce maliziosa che a Ion non piaceva.

“Non hai capito… Non è come credi…” pensò. Ma ritenne che non valesse la pena spiegare. Non a Balthazar. Non una sensazione che era nuova anche per lui.

In ogni modo, il leggendario passaggio era al centro dei loro pensieri.

Benny lo conosceva bene. Per due volte lo aveva visto.

La prima volta lo aveva attraversato, viaggiando nel sangue di Dean Winchester. La seconda aveva rifiutato il passaggio. «No, grazie Sam. Resto qui…»

*

 

Nell’aria immota sfolgorò una gran luce, senza rumore.

Poi, mentre le sagome scure si definivano in quel chiarore (le snelle figure, le appendici alate) al bagliore si accompagnò un fragore di tuono.

Annabelle cadde in ginocchio, come fulminata.

Ion, pallidissimo, strinse la mano sulla lama angelica che portava alla cintura. Samandriel dietro di lui sembrava smarrito e spaventato, ma non arretrò di un passo.

Balthazar si immobilizzò. Il mento alto, le gambe ben piantate e le mani sui fianchi, sembrava uno che si prepari ad un acceso scontro dialettico.

Ma non uno che voglia versare sangue angelico: il pugnale restò celato nella sua tasca.

Benny chinò leggermente il capo, scoprendo le zanne. Come un lupo pronto a colpire. Si guardò intorno, un po’ inquieto. Sperava di rivedere, tra le ombre degli alberi, l’enorme sagoma di Abner.

La luce davanti a loro sembrò raffreddarsi e farsi nebbia, velando l’aspetto delle due creature. Poi un sorprendente refolo di vento la dissolse e… «Buonasera, Samandriel» la voce argentina di una donna incrinò l’aria torbida.

Il giovane accanto a lei, biondo e magrissimo, piegò appena la testa in segno di saluto.

I due angeli, nelle sembianze di un uomo e una donna, fecero baluginare le lame nella luce tetra del Purgatorio.

«Inias… - mormorò Balthazar, un sorrisetto beffardo sulle labbra – Quanto tempo… » Aveva infatti riconosciuto uno degli angeli della guarnigione di Castiel.

«Balthazar…» l’angelo biondo aveva una voce tenera, due enormi occhi del colore dei fiordalisi, lo sguardo diffidente. Un velo di barba e la sua spigolosa magrezza davano al suo aspetto un’aria più matura di quello di Samandriel, che con le sue guance lisce  e piene sembrava poco più di un ragazzino.

Ma entrambi avevano quell’aura di intangibile purezza, a cui Ion e Balthazar rispondevano con sguardi cupi e quasi rancorosi.

«Cosa fai qui?» chiese Inias con cautela e quasi con ribrezzo.

«Devo… espiare.» Le labbra sottili di Balthazar si unirono in una smorfietta.

«Chi…» mormorò l’angelo biondo guardandosi intorno, e riferendosi evidentemente alla morte dell’altro.

«Un vecchio amico. – rispose secco Balthazar – E non sono il solo… Ecco qua alla mia sinistra e alla mia destra, gli angeli Ion e Samandriel. Insieme formiamo… il club delle vittime di Castiel!» concluse con tono trionfante.

Gli occhi di Samandriel si inumidirono.

Ion serrò le labbra, guardando altrove.

«Ora basta – una gelida occhiata di Benny fu sufficiente a zittire l’angelo impudente – Perché siete qui?»

«Ti ricordi di me, Benny?» chiese la donna. Gli sguardi di tutti si puntarono sull’esile figura dai lunghi capelli rossi. Aveva guance scavate, occhi scuri dalle lunghe ciglia. Era evidentemente un angelo, dei due sicuramente quella più alta in grado. Si intuiva dalla sicurezza della sua voce limpida, dalla tranquillità dei suoi gesti, privi del nervosismo che caratterizzava quelli di Inias.

Anche lei era soffusa della luce della grazia, come Inias e Samandriel. Ma c’era un nucleo opaco e indecifrabile nel suo chiarore, come il vortice al centro di un uragano.

E anche Benny, con i suoi sensi esaltati di mostro, lo avvertiva. «Ma certo – il vampiro si concesse un mezzo sorriso – sei Anna Milton, la madre del “piccolo angelo”»

Il piccolo angelo. Il nephilim, John Clarence, figlio di Anna e di Dean Winchester. Il ragazzo che Castiel e Gadreel avevano salvato dal Purgatorio, quando la madre era stata reclamata dal Paradiso senza poterlo portare con sé.

Le ciglia di lei tremarono appena, mentre abbassava la testa. «Già… il piccolo angelo… - Anna sollevò di nuovo il capo  -Ma ora veniamo al presente. Alla nostra missione… In Paradiso si dice che un giovane angelo di nome Samandriel sia finito qui per errore.»

Il ragazzo fece un passo avanti, un sorriso esultante e infantile stampato in faccia. «Sono io… Sono io Samandriel!»

Anna sorrise a sua volta, tenera e un po’ accondiscendente. «Lo so. Molto bene… Samandriel. Siamo qui per tirarti fuori.»

Istintivamente Samandriel si strinse a Ion, l’angelo che lo aveva protetto fin dall’inizio. Ion gli sorrise e ricambiò l’abbraccio.

«Molto bene! - sbottò Balthazar quasi con rabbia. – A quanto pare il cielo sente la mancanza di chiunque, tranne che la mia!»

Samandriel si voltò di scatto, gli rivolse uno sguardo costernato e pieno di dolore.

Poi tornò a guardare Anna, gli occhi blu accesi di speranza. «Anna… - il ragazzo arrossì – tu credi che potranno… i miei amici…»

Balthazar arricciò le labbra, stava per parlare ma poi si trattenne.

Un sorriso amaro aleggiò sul bel viso di Ion. Abbassò lo sguardo, ma nulla c’era in quell’atto di contrito o di umile.

Solo una specie di antica malinconia.

«Mi dispiace, Samandriel.» fu ancora Anna a parlare. Inias al suo fianco era silenzioso e circospetto, una mano nella tasca del completo scuro. Gli occhi intensi fissi sugli altri angeli.

Su Ion, in particolare, che di quella strana compagnia era per lui l’elemento più indecifrabile.

Inias conosceva bene Balthazar, per aver combattuto al suo fianco. E Samandriel… be’, lui era la loro missione.

L’angelo che mancava al paradiso. Il giovanetto innocente che Castiel aveva giustiziato sotto l’influsso di Naomi.

Ma l’angelo bruno e sfuggente che lo proteggeva era una creatura davvero nuova e imprevedibile.

Inias percepiva in lui qualche cosa di sbagliato. Il dubbio, come un abisso nero che lo attraversava.

E la crepa sottile della corruzione, come una cicatrice sottile che deturpi una pelle prima bianca e perfetta, e che non tornerà più uguale.

Le sue ali erano orribilmente ferite. Scure e quasi prive di piume, battevano lente sulle sue spalle, come imposte che il vento ferocemente tenti di scardinare, durante una tempesta.

 

«Anna…» mormorò poi Balthazar, stupito. Conosceva la storia. Anna Milton era la prima tra gli angeli caduti ad avere avuto una vita terrena. Lei stessa l’aveva scelta. Una vera vita.

Poi Chuck l’aveva perdonata. Un’eventualità che all’altezzoso angelo non sembrava poi così favolosa.

Il perdono, Il Paradiso…

Guardò ancora il giovane biondo accanto a lei. «Inias…» la pausa che seguì il nome era carica d’ironia. «Non eri in punizione?» chiese l’angelo caduto. Le voci viaggiavano in fretta, anche nell’aria fetida e immobile del Purgatorio.

«Io… - il ragazzo abbassò le palpebre, poi rialzò su Balthazar lo sguardo intenso  - sono stato… Sarò perdonato.»

«Ah, ecco… - l’angelo caduto arricciò le labbra – Non è neanche una certezza »

Samandriel si strinse a Ion, nascondendosi dietro di lui. Ma non era paura la sua. Sapeva che quelle figure luminose non gli avrebbero fatto del male. Non era il timore di morire che angustiava Samandriel, ma quello di perdere gli unici affetti che aveva.

Anna sorrise, ma quando parlò la sua voce suonava gelida e remota. «Samandriel… siamo qui per te. Solo per te.»

«Per me?» la testa di Samandriel sbucò da dietro la spalla di Ion. Questi aprì la mano, come a proteggerlo, la premette sul petto dell’altro e sibilò: «È davvero questo che volete?»

Il sorriso di Anna era tirato, quasi feroce. «Ion… - mormorò – forse il Purgatorio è luogo persino troppo clemente per te.»

Ion impallidì, ma sostenne lo sguardo di lei «Non l’ho deciso io…»

Anna si rivolse al proprio collega. «Questo è Ion – disse indicando l’angelo bruno – era un membro dell’intelligence di Naomi. Ma soprattutto… un traditore al servizio di Crowley»

Inias abbassò lo sguardo, insieme costernato e scandalizzato.

Ion incrociò le braccia, il mento alto, affrontando il loro giudizio. «Sono un angelo caduto, come voi. No, non arrossire angioletto. Riconosco le ferite nelle tue ali…» disse rivolgendosi a Inias. «Siamo tutti caduti – aggiunse poi rivolgendosi all’altra – Non puoi essere “più o meno caduta” o “quasi” caduta, Anna.»

«Eppure c’è una differenza, Ion, tra te e me» Gli occhi scuri di lei erano profondi e sprezzanti. «Io non ho mai perso la fiducia, sapevo che il perdono era possibile. Io credevo… Io credo. Cosa che tu hai smesso di fare.»

Ion scosse la testa, una smorfia amara torceva le sue labbra sottili. «Già… Perché perdere la fede. Dal momento che non l’ha persa nemmeno questa povera creatura innocente… Samandriel è stato torturato da Crowley. Ucciso su ordine degli angeli. E ora sconta in Purgatorio l’unica colpa di aver resistito troppo a lungo, di non essere morto prima di fare qualche inutile nome. Mentre Crowley gli affettava il cervello…»

«Samandriel ci ha traditi – rispose Anna con calma – ma quello è il passato. Ora l’ordine è tornato in Paradiso, e la sua espiazione è giunta alla fine.»

Il sorriso del giovane angelo avrebbe restituito i colori allo stesso Purgatorio, se nei suoi dolci occhi non fosse rimasta un’ombra di malinconia. «Ma… i miei amici – la sua voce era chiara e tremava appena – Non voglio partire senza di loro.»

«Amici?  - Anna rise – Due vampiri, un’umana dannata… e due angeli traditori?» Lo sguardo di Anna si spostò di nuovo su Balthazar.

«Non guardare me, baby. Io sono quello tradito, più che altro.»

Anna lo ignorò, tornando a parlare con Samandriel.

«Essi non hanno più la grazia» Anna piegò leggermente la testa, a significare un dispiacere che molto evidentemente non provava.

«Ma non mi dire» sibilò Balthazar.

Ion fece affiorare sulle pallide labbra un sorriso da squalo. «Ma certo – sussurrò – abbiate cura di lui»

Gli occhi di Samandriel si riempirono di lacrime. «Ion…» mormorò quasi risentito, sfiorandogli una mano. Ion si ritrasse.

Balthazar da parte sua non perdeva una mossa. E non era il solo.

Lo sguardo di Inias scattò a lungo dall’angelo più giovane a quello più esperto.

Il sorriso di Ion si addolcì. «Vai, Samandriel. E non preoccuparti per noi. Va tutto bene…»

Benny sopirò. Il melodramma angelico non era nelle sue corde. «Grande. Ora, se non vi dispiace , noi abbiamo da fare…» Lentamente si voltò verso Samandriel, il bel volto che si illuminava. «Vai, ragazzo – anche lui più tenero e malleabile, quando si trattava del giovane angelo – È la tua occasione.» Poi di nuovo il vampiro si rivolse ai due nuovi arrivati : «Chiedo scusa per la scarsa ospitalità, ma mi sembra di capire che voi non abbiate bisogno del nostro aiuto. È talmente chiaro… Siete angeli del Paradiso, con le vostre luci trionfanti e ali che suppongo…»

«Intatte. – confermò Balthazar – Come hai fatto, Inias? Eppure la terra e i suoi abitanti avevano coinvolto anche te…»

Il biondo angelo si limitò ad alzare le spalle. «Sono qui agli ordini di Anna.» disse asciutto.

Ion puntò finalmente gli occhi su di lui. «Che spiegamento di forze…» sbuffò.

Inias fece un passo avanti. Per la prima volta nei suoi enormi occhi azzurri si leggeva l’ombra di un rimprovero. E di un giudizio. «Samandriel si trova qui senza un giusto motivo.» disse lentamente.

Ion sorrise, sostenendo il suo sguardo. «Mentre noi il motivo lo abbiamo.» rispose alzando un sopracciglio.

Balthazar avanzò a sua volta. «In ogni caso – cominciò allargando le braccia – baby angelo è tutto vostro!»

Samandriel parve ferito da quell’atteggiamento sprezzante. «Venite con me!» disse rivolto ai due angeli con cui aveva condiviso tante lotte e tanti pericoli.

Balthazar voltò in fretta la testa.

Ion, sorprendentemente, alzò la mano per una carezza. «Non si può, Samandriel. Ma non temere. In Paradiso ti aspettano.»

«Ma voi…» sospirò il giovane. Sul suo viso infantile tremava una lacrima.

«Noi ce la caveremo» affermò Ion con dolcezza.

«Come sempre.» aggiunse Balthazar.

Deluso Samandriel abbassò la testa, gli occhi socchiusi.

E ricordò.

 

*

 

La seconda vita di Samandriel

 

 

Si trovava in Purgatorio da un tempo che sembrava immemorabile. In realtà una manciata di anni per la storia terrena.

Nessuno sapeva perché una creatura tanto innocente e pura dovesse lottare e soffrire in un luogo tanto terribile.

Una terra di mostri, dove ogni mostro cacciava e soffriva e rubava la vita a un altro infelice… ma dove nessuno moriva mai davvero.

La vera pena del Purgatorio non era la morte definitiva, ma il fatto che quella esistenza lugubre e crudele non era destinata a finire.

 

 

Si diceva tra le creature feroci di quel luogo (Vampiri, Leviatani, Lupi Mannari) che il  giovane angelo avesse tradito, sebbene sotto tortura.

E che per quello era condannato alla sofferenza e alla fuga.

Così vicino all’Inferno. Per sempre separato dal Paradiso.

La prima cosa che Samandriel aveva pensato, aprendo gli occhi nell’atmosfera tetra e incolore, non era però “che cosa ci faccio io qui”.

Lo sapeva fin troppo bene. E riteneva di dover pagare. Ogni notizia che Crowley gli aveva carpito, ogni nome sfuggito alle sue labbra incrostate di sangue.

Ma Samandriel ricordava anche altre cose, oltre alle proprie colpe. Era sempre stato puntuale e attento nello studio delle letture.

E, per quanto ne sapeva, gli angeli non hanno anima. Una volta uccisi, semplicemente non esistono più.

Aveva confidato questi dubbi a Ion, il proprio salvatore. L’angelo bruno aveva scosso la testa, un sorrisetto amaro sulle labbra dure.

 «Tante cose ti sono state dette, piccolo Samandriel, che semplicemente non sono vere» rispose Ion, asciutto.

«Tante cose le devi ancora imparare…» aggiunse una voce alle loro spalle. Il tono profondo, si avvicinava quasi senza far rumore.

 

Samandriel socchiuse gli occhi. Percepì un’aura dorata. La sensazione di una luce arida, come quella che splenda in un deserto sotto un sole impietoso. Ion, diversamente, trasmetteva l’energia di una brughiera spazzata dal temporale.

L’intelligenza che Samandriel avvertiva nel nuovo arrivato era implacabile e viva come il bagliore che emanava da lui.

E poi… uno stanco sbattere di ali grigie, ferite, mancanti di piume.

Come quelle di un grosso rapace, che con lenti giri scendesse su di loro. Diffidente, circospetto. Ma non cattivo.

Il giovane angelo si voltò. «Io ti conosco…» disse all’individuo biondo e prestante che aveva di fronte.

Il suo tramite, ormai inesorabilmente saldato alla coscienza e privo di vita umana, era quello di un uomo sulla cinquantina.

I corti capelli chiari mostravano parecchie striature di un grigio più cupo. Intorno ai limpidi occhi beffardi s’irraggiavano piccole rughe che gli davano un’aria predatoria e crudele. Le due ai lati della bocca erano più profonde, più amare.

«Certo che mi conosci. Tutti mi conoscono. Ero l’attendente di Castiel. Il valoroso… Il mio nome è Balthazar!» L’angelo caduto si produsse in un comico inchino.

«Balthazar… - mormorò il ragazzo, cercando di ricordare. Due solchi profondi s’incisero sulla fronte bianchissima – Io… tu… dovremmo essere morti… - »

«E lo siamo.» confermò Balthazar senza scomporsi.

«Ma intendo… Finiti, spariti. Morti davvero.»

«Già… - Balthazar scosse la testa, lanciando una rapida occhiata a Ion – Come ti diceva il mio degno compare, ci hanno raccontato qualche piccola, innocua bugia…» Alzò un sopracciglio, come a significare che certe omissioni fossero invece una colpa imperdonabile.

Troppo facile scegliere il male o il bene, senza esitare, se non temi per la tua sorte futura. Diventa solo una questione morale.

Più difficile invece per gli uomini, che dovevano sempre fare calcoli. Era il trucco, quello della paura e del premio, che si usa per sottomettere alcuni agli altri.

«Comportati bene, e avrai il tuo premio. Tradisci, e sarai dannato per sempre! » La voce flautata di Balthazar sembrava imitare quella acuta e lamentosa di un anziano prete che predichi dall’altare. «E vedi, baby angelo, questa paura funziona sempre. Gli uomini sono dubbiosi, vili… Gli angeli si giocano il tutto per tutto. Qui e ora. Almeno così ci dicevano…»

Samandriel spalancò gli occhi innocenti. «Dunque – chiese con voce tremante – gli angeli che hanno sbagliato qui hanno una seconda possibilità? » Il ragazzo sembrava pieno di speranza.

Ma Balthazar rise, lo scherno danzava nelle iridi chiare.

Ion si incupì ancora di più. «Possibilità? Questa la chiami possibilità? È solo una stazione intermedia, prima di arrivare alla meta. Ci concedono un po’ per pensare, prima di decidere cosa fare di noi…»

Balthazar inclinò la testa, senza smettere di sorridere. «Non ti spaventare, baby angelo. Questa è solo l’opinione del mio sempre ottimista amico… Per come la vedo io… questo è il nostro inferno. Un posto di mostri, dove non puoi vivere e non puoi morire. L’Inferno, quello vero, non ci vuole. Ma il nostro buon creatore non intende mandarcela liscia.»

Samandriel abbassò la testa. L’ipotesi di Balthazar non sembrava più allettante di quella di Ion. Solo più precisa e dettagliata, e perciò meno minacciosa.

*

Da quel giorno i tre angeli non ne avevano più parlato. Anche perché, per fortuna, Samandriel aveva poi conosciuto Benny. Il loro indomabile leader vampiro. Benny, che aveva visto il passaggio dal Purgatorio alla terra. Per ben due volte. E una volta l’aveva attraversato.

*

Un po’ spazientito, forse turbato, Benny si era allontanato dal gruppo degli angeli. L’idea di perdere Samandriel lo faceva soffrire. E c’era qualche cosa nei nuovi arrivati, soprattutto in Anna, che lo rendeva nervoso, come un lupo che fiuti la possibilità di trasformarsi da predatore in preda.

Tornò tra loro con le braccia cariche di legna secca e nodosa. La gettò a terra in malo modo e Balthazar si avvicinò con un elegante accendino d’argento. «Dono di un vecchio amico con cui…» Si guardò intorno compiaciuto, ma una gelida occhiata di Benny lo zittì.

Dai rami neri e freddi si alzarono spettrali fiamme incolori.

 

«Be’, signori… Noi dobbiamo organizzarci per trascorrere qui un’altra improbabile notte…» disse Benny con tranquillità.

A quelle parole Inias alzò gli occhi al cielo, e d’un tratto da grigio quello virò in nero, come se qualcuno all’improvviso avesse spento la luce.

Le fiamme incolori emanavano il chiarore fluorescente e malato di certi licheni. Con calma Ion sedette accanto a Benny, aiutandolo a ravvivare il pallido fuoco.

Balthazar, in disparte e appoggiato a un tronco, rivolgeva la propria attenzione a una diafana luna.

Anna sorrise. «Non abbiamo fretta, fratelli – disse rivolgendosi ai soli angeli – Domani mattina torneremo in Paradiso con Samandriel. Ma ora… potreste avere bisogno del nostro aiuto.» La sua voce gentile nell’oscurità che li circondava suonava anche meno sincera.

Ion rabbrividì. Nel buio cerco lo sguardo limpido di Benny.

Il Vampiro appariva calmissimo, silenzioso e misurato nei gesti. Ma Ion ne avvertì la tensione sospettosa e attenta, come una corrente che gli fluiva sottopelle.

Lentamente Balthazar si avvicinò. «E dunque – esordì – Sorella… Fratello… Che cosa avete da raccontarci? Come se la passano nei piani alti? Chuck è tornato?»

Nei suoi occhi chiari brillava una luce beffarda, ma non meno diffidente di quella che aleggiava nello sguardo intenso di Benny, o in quello freddo e circospetto di Ion.

Inias sedette accanto a loro, un po’ a disagio. I suoi occhi cercavano Anna, che trovato un tronco a poca distanza sedette anch’essa, con grazia.

C’era qualche cosa di indecifrabile, di minaccioso e di bizzarro nell’etera figura di lei. Ogni angelo avrebbe potuto dirlo.

Ogni vampiro sentiva nell’oscurità i sensi tesi e in allarme come all’approssimarsi di un nemico.

Eppure a suo modo la sera era dolce. Le fiamme grigie rivelavano a tratti, nel loro movimento ondulato, le fronde degli alberi: arabeschi neri contro il cielo incolore. Le zanne dei vampiri brillavano nell’ombra come piccole lune di pallido avorio. I loro occhi rilucevano come quarzi, profetici e strani.

Le iridi degli angeli sfolgoravano come diamanti.

Una luna vitrea, scavata da enormi crateri ma bella, spandeva nel cielo un fioco bagliore d’opale.

Ion, sempre così introverso, provava il desiderio di parlare, di raccontare la sua delusione nei confronti di un paradiso che lo aveva reso cinico e traditore.

Inias ascoltava, gli occhi sgranati  e brillanti nella penombra.

E quando Ion mormorò “Naomi ci manipolava… ma dovevo fare il mio lavoro” la fresca mano di Inias si allungò sulla sua.

 

Balthazar li faceva sorridere. Da istrione qual era metteva in scena di nuovo il suo incontro con i Winchester, i tradimenti reciproci tra lui e Castiel, la follia che li aveva travolti.

E persino la morte diventava una favola bizzarra, da narrare intorno a un fuoco senza calore.

Nella semioscurità il suo sguardo non erano più velato di noia e disgusto di tutto, ma brillava vivido cercando il ben noto profilo di un giovane angelo.

E ogni volta che lo fissava gli occhi dell’altro erano rivolti altrove.

A Benny, pieni di fiducia.

A Ion, colmi di una commozione che a Balthazar sembrava amore.

Poi l’angelo, disincantato e stanco, ricominciava a parlare. Aveva gli sguardi di tutti. Tranne che di uno…

*

«Tu credi che io non mi sia mai fatto domande?» mormorò Inias nel buio.

La risata di Ion era lieve. «Vieni.» disse solo.

I due angeli si allontanarono da tutti gli altri.

La spia e il buon soldato. L’infiltrato di Crowley e il fedele compagno d’armi.

Colui che aveva dato la caccia a Castiel e quello che aveva combattuto al suo fianco.

 

La luna era grigia, immensa. Il suo debole chiarore metallico non bastava a velare le stelle, che brillavano minuscole e lontane.

Bianche e crudeli come sassi aguzzi sulla pelle.

Ion conosceva da tanto la notte infinita, gelida del Purgatorio. Non pensava di meritare di meglio. Si stupiva anzi, ogni giorno, di non aver meritato l’Inferno.

Quello che gli era sempre sfuggito è che quello spettacolo in bianco e nero potesse essere bello.

«Io credo solo in questo – sussurrò all’improvviso, cingendo con un braccio la vita di Inias – Credo in un falò che non fa luce, credo nelle voci amiche e perfettamente distinguibili nel buio. Credo nella cocciutaggine di quelle stupide stelle, che non si sono ancora spente…» L’altra mano raggiunse la nuca sottile di Inias, indugiò tra i capelli lisci e morbidi come seta. «Credo in questo… un attimo prima dell’Inferno…»

Inias lo lasciò fare, in silenzio e trattenendo il fiato. “La mia missione…” voleva dire. Forse una protesta. Forse un dubbio. Ma gli sembrò che non ci fosse nulla di più giusto che lasciarsi baciare.

*

 

Samandriel dormiva, la testa appoggiata a un tronco. Il visetto pallido e smunto, le lunghe ciglia abbassate.

Balthazar valutò se svegliarlo, o se godersi per qualche attimo ancora il suo infantile abbandono.

Per qualche misterioso incanto nessun mostro li aveva attaccati durante la notte. Forse erano spaventati dalla presenza di tanti angeli. Forse, chissà, anch’essi erano incantati dalla luna.

Ma il mattino successivo i due nuovi arrivati sarebbero certamente partiti, portando con loro il più innocente degli angeli.

«Samandriel…» chiamò suo malgrado. Poiché non voleva che perdesse quell’occasione. Perché voleva vedere un’ultima volta quegli occhi assurdamente blu.

 

Samandriel sorrise ancora prima di sollevare le palpebre. Poi mise a fuoco i chiaroscuri crudeli di quella dimensione inospitale, e la sua espressione cambiò.

C’era un doloroso smarrimento nei suoi occhi chiari. «Balthazar… è ora?»

L’altro angelo annuì.

 

Inias e Ion si avvicinarono senza fare rumore.

Sembravano pallidi e stanchi, ma i loro occhi brillavano.

Ion sorrise vedendo Samandriel. Si piegò sulle ginocchia e gli carezzò il viso. Samandriel incurvò le labbra in un’espressione mesta. Fermò la mano di Ion sotto la sua, lasciandola indugiare sulla propria guancia.

Inias in disparte li osservava.

Ma Balthazar non ebbe il tempo di commentare…

Anna era in piedi di fronte a loro, soffusa di un cupo splendore. I suoi occhi scuri parevano pozze senza fondo. «Inias? – disse con la sua voce morbida – Ora tu accompagnerai Samandriel in Paradiso.»

I presenti la guardarono, stupiti.

«E tu?» mormorò l’angelo suo compagno.

«Io… io ho scelto. Ancora una volta. Mio figlio è sulla terra. Lo vado a cercare.»

Balthazar scosse la testa, ridendo piano. «Che io sia dannato! Dovevamo saperlo… Ci hai fregati tutti, baby.»

La snella figuretta si mosse verso di lui. «Sai come sono lassù  - rispose lei piano – Devi trovare un pretesto buono per lasciare il Paradiso. »

I vampiri e Annabelle giunsero in fretta, attirati dalle loro voci e da un innaturale chiarore che si diffondeva nella radura.

Ma Anna prestava attenzione solo agli angeli. Ad alcuni in particolare «Togliti di torno, Balthazar. Tu non mi interessi… Per quello che mi riguarda sei la creatura meno interessante del creato… Ma sbagli se pensi che io voglia disattendere la nostra missione. Ogni angelo ha la forza sufficiente per trasportare un solo fratello. E qui ce n’è solo uno destinato al Paradiso… E ce n’è uno da spedire all’Inferno!»

A quelle parole alzò la mano, e un vortice bianco di energia si liberò da essa, come la sottile spaventosa spirale di una tromba d’aria. E si levò davvero un gran vento, mentre l’immobilità del Purgatorio veniva scosso da una serie di cambiamenti, non tutti previsti.

Poiché di certo Anna aveva generato la luce bianca… ma non l’iridescente portale che all’improvviso si era rivelato sulla cima di un dolce pendio. Benny rabbrividì.

Sì, era uguale in tutto e per tutto al passaggio che conosceva bene. La presenza degli angeli doveva avere causato un tale disallineamento spazio-temporale da aprirne un altro. A pochi passi da loro.

Ma ancora l’attenzione del vampiro era tutta per Anna. Non poteva fingere di non avere sentito, poiché John Clarence, il piccolo nephilim di Anna, era anche il figlio del suo migliore amico: Dean Winchester.

Benny si schiarì la voce: «Cosa farai quando l’avrai trovato?»

«Me lo riprenderò. Lo porterò in Paradiso.» rispose Anna. La calma e la sicurezza con cui aveva pronunciato quelle parole per Benny stavano a significare che la donna non ne comprendeva appieno la gravità. Johnny era per metà umano, e portarlo in Paradiso significava ucciderlo. Semplicemente. Strapparlo a una famiglia amorevole e a una vita possibile.

Benny rimase un istante in silenzio, poi sibilò piano: «Non te lo permetterò.» Si chinò come una grossa fiera pronta ad attaccare, piegando le ginocchia per balzare in direzione di Anna.

Ma l’angelo rosso era già svanito in improvviso fulgore.

«Annabelle, William! Presto! L’incantesimo!» Non poteva permettere che quella pazza si riprendesse il bambino. Lo doveva a Dean. Lo doveva a se stesso, e a tutte le creature del Purgatorio.

 

Inias e Samandriel erano in disparte, parlavano piano. Samandriel lanciava lunghe occhiate preoccupate ai propri compagni.

Anche Inias ogni tanto si voltava. I suoi occhi cercavano solo Ion.

 

Poi tutti udirono… Lunghi, cupi, profondi latrati. Riempivano l’aria, più consistenti e terribili di qualsiasi presenza fisica.

Cerberi.

Ion era seduto in terra, teneva il capo tra le mani. Di scatto alzò la testa. Si guardò intorno, come se avesse potuto cogliere con gli occhi ciò che la sua coscienza avvertiva perfettamente.

Nonostante la sua ostentata tranquillità, le sue labbra tremarono quando sorrise. «Molto bene… è il momento.»

Lentamente si alzò. Le braccia lungo i fianchi, un ciuffo di capelli neri che gli scendeva sugli occhi, velandone lo sguardo assorto e turbato.

Smarrito Samandriel fissò i vampiri, poi di nuovo Inias.

Ma Benny, William e Annabelle si affannavano con il rituale, nel disperato tentativo di attraversare il portale e raggiungere Anna.

Inias fissava Ion, gli occhi chiari e sgomenti. Samandriel gli strinse il braccio, tirandolo ancora in disparte.

 

Un sorriso amaro increspò le labbra dure di Ion.

Anche Balthazar sorrise, ma senza cattiveria. «È così che funziona, fratello… Ci sono quelli destinati ai piani alti. E quelli come noi… destinati all’inferno.»

«Annabelle!» sollecitò Benny. La ragazza tremava, e l’incantesimo sembrava sfuggire alla sua fragile memoria. «Coniuncti sumus! Uni sumus!» strillò con voce che s’incrinava. In fretta afferrò le mani dei due uomini che si prendevano cura di lei. Poi accettò il coltello che Benny le porgeva. Strizzando gli occhi incise la carne bianchissima del braccio, e mentre il sangue denso e scuro scendeva lentamente nel cerchio che aveva tracciato a terra, ripeté: « Coniuncti sumus. Uni sumus.»

William replicò il gesto di lei sul proprio braccio, e quando le due ferite furono a contatto, la sua espressione cambiò. Divenne all’inizio ancora più pallido. Poi la sua intera figura tremò, e fu come se il suo sangue fosse risucchiato dallo squarcio nel braccio della giovane.

E William sparì alla loro vista.

Poi fu la volta di Benny. Mentre la ragazza sussurrava la formula latina, il fiero vampiro tagliava la carne del braccio, senza battere ciglio.

Samandriel, che si era avvicinato, teneva alta la propria lama angelica, proteggendo la loro partenza.

Inias, desolato, spostava lo sguardo da Balthazar a Ion. Era già abbastanza difficile accettare che Anna lo avesse ingannato, coinvolgendolo in una missione il cui scopo andava ben oltre quello che gli aveva raccontato. Ma ciò che ora lo turbava oltre misura era l’idea che Anna avesse tradito Ion. Non riusciva a considerare la cosa in un altro modo. Non era espiazione. Non era giustizia. Consegnare Ion all’inferno gli appariva solo come un tradimento.

 

Ion raddrizzò le spalle, incrociò le braccia.

Scuotendo la testa mandò indietro la ciocca di capelli che gli scendeva sul viso, e sorrise con insolenza in direzione degli infernali ululati. Poi si voltò verso gli altri angeli, un sorriso più mesto. «Alcuni di noi non sono fatti per il Paradiso.» disse in un soffio.

 

Benny scosse la testa. L’ultimo cenno fu per Ion, che annuì nella sua direzione, come per dire: “ va bene così”.

Poi Benny sorrise a Balthazar, che fece un gesto con il capo.

L’ultimo sguardo fu per Samandriel, che in fretta stava raggiungendo gli altri.

L’ultimo pensiero fu per Abner.

Quindi l’intera figura di Benny tremò. Per un attimo si videro solo i suoi struggenti occhi azzurri, poi anch’egli trascolorò e fu assorbito dal sangue di Annabelle.

Infine la ragazza emise un grido, e anch’essa svanì.

 

Nel frattempo anche Inias aveva raggiunto il gruppo degli angeli rimasti. In piedi di fronte a Ion sembrava rispondere alla sua aria di sfida.

«Togliti di mezzo, angioletto.» disse quello con insolenza.

L’angelo biondo allungò una mano. «C’è un solo luogo sicuro per te – disse piano – ed è la terra.»

Il volto di Ion si deformò in una smorfia sarcastica. «Certo. Ma che ci vuoi fare? Gli angeli caduti non hanno la vostra libertà di movimento.»

«Lo so.» rispose Inias stringendo il suo braccio. Era pallido, molto teso. Ma talmente deciso che l’altro non poté che sciogliere il nodo delle braccia, e lasciare che Inias gli prendesse la mano.

Samandriel si affiancò a Inias. Anch’egli porgeva la mano.

Balthazar sorrise amaramente. «Puoi ben dirlo, fratello – sussurrò a se stesso più che a Ion – Alcuni di noi non sono fatti per il Paradiso… E cadono sempre in piedi. Ma da soli.»

Alzò le spalle, poi si voltò per andarsene.

«Balthazar?» la dolce voce di Samandriel lo fece fermare. Senza girarsi rispose: «Che c’è, baby angelo?»

«Noi torniamo sulla terra.»

«Anche tu?» Balthazar si voltò di scatto. «Vuoi dirmi che rinunci alla tua occasione di tornare in Cielo? Di avere il perdono, sempre che tu ne abbia bisogno? Ricorda: misteriose sono le vie di Chuck! E infinita, anche se un po’ imprevedibile, la sua misericordia…»

«Lo so! – Samandriel sorrise – E proprio per questo ora voglio tornare sulla terra. Il Paradiso non è per tutti… Non adesso. Voglio arrivarci tra un po’… E a modo mio. »

Inias e Ion si fissavano, i visi vicinissimi. Dopo avere sciolto il nodo ostinato delle braccia dell’altro, Inias lo circondava con le proprie. «Vieni con me, Ion. È un ordine.» gli sussurrò.

L’angelo caduto scosse la testa. «Non sai quello che stai facendo.»

«Lo so benissimo.» rispose Inias.

Fu allora che Balthazar si accorse: la mano tesa di Samandriel era rivolta a lui. Fin dall’inizio. «In Purgatorio non si sta poi così male.» disse con una smorfia. «E sei sicuro di avere abbastanza energia? D’accordo che lassù ti hanno perdonato, ma non ti aspettare di ritrovare le tue belle ali intatte, dopo che… E nemmeno tu!» aggiunse rivolto a Inias.

Ma i due angeli stretti in un abbraccio già non lo ascoltavano più. Le braccia di Inias stringevano Ion alla vita. La mano di Ion, puntata sul petto, sembrava respingere Inias. Ma l’altra era sulla schiena, come in una carezza. Gli occhi verdi negli occhi azzurri, erano già lontani…

E poi sparirono davvero, in un fulgore di tempesta.

«Muoviti, Balthazar!» sollecitò Samandriel.

L’angelo caduto sollevò orgogliosamente il mento. «Il tuo angelo guardiano è sparito… e tu non hai più nessuno che si occupi di te!» cominciò con arroganza.

Ma Samandriel sorrise ancora. All’improvviso sembrava più adulto. «Non ho bisogno che qualcuno si occupi di me!» rispose con voce chiara.

«E dunque io… Cosa devo fare?» chiese Balthazar, allargando le braccia.

«Nulla! Solo… non devi avere paura. Sarò io a prendermi cura di te.» rispose Samandriel, il visetto serio e deciso.

Balthazar non sapeva bene cosa dire. Ogni battuta gli sembrava inopportuna, ogni lacrima scandalosa.

In Purgatorio non si sta poi così male… ma sulla terra, con te, è molto meglio.



*



Un piede dietro l’altro, per tornare a casa.



Far gone, moonshine

Will you leave me?



La voce dell’altro era azzurra come i suoi occhi, come quel cielo crepuscolare.

Sulla terra Ion aveva ritrovato i colori.

Aveva trovato un compagno innamorato, che avrebbe rinunciato persino al Paradiso. Per lui, per un traditore.

Le loro ali erano spezzate, e la loro grazia malconcia.

Inias e Ion erano poco più che umani. Ma erano insieme.

 

L’angelo bruno sorrise, appoggiato al cancello del giardino. «Ciao» disse piano.

Inias smise di suonare. Con le mani sulla staccionata si sporse per raggiungere il viso dell’altro.

Per suggellare con un bacio una decisione che non avrebbe mai rimpianto.




 

 

* Il riferimento è al mio racconto Angel daddies, già citato nelle note 

 

 

 

 

 

 

 


 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 
  
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