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Autore: KohakuZ    17/08/2016    0 recensioni
Lupi, anime gemelle ed un Kris che mostra un lato di sè un po' meno cool.
Buona lettura!
Genere: Commedia, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai | Personaggi: Kris, Kris, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Kris POV

28 settembre


Beh…
Mai Tao avrebbe pensato che sarei caduto così in basso. Io mai avrei pensato che sarei volato così in alto. Buffo come i punti di vista cambino le cose da bianco a nero a volte. Anche se, sotto sotto, anche Tao era contento per me.

Ho passato una settimana a barcamenarmi fra: innazitutto Lei – e con una parola ho detto tutto –, poi le prese in giro dei ragazzi (che a quanto pare non si erano sfogati abbstanza su Kai e Kyungsoo) e le lezioni.

Ho scoperto pure di avere due corsi in comune con lei. Scrittura inglese (che non capisco ancora perché ci sono finito dentro, la prossima volta – se mai ci sarà – dovrò controllare l’elenco dei corsi più attentamente) e Letteratura inglese: questi sono due dei corsi principali della mia specifica facoltà ma sono (per ovvi motivi) seguiti da studenti anche di altre facoltà, ma non sono così tanto frequentati. Direi soprattutto perché sono insegnati in lingua inglese. E gli italiani non sembrano in generale cavarsela così bene con l’inglese.
Lei invece era lì. Lei sapeva parlare inglese. E quando l’ho scoperto un infarto non sembrava una possibilità così lontana. Potevo parlare con lei. Lei poteva capire quello che dicevo. Era come se un enorme macigno fosse stato tolto da sopra il mio cuore. Certo io mi sarei impegnato tantissimo nella lingua italiana, anzi già lo facevo. Avevo chiesto a Frank – che era rimasto molto stupito per il mio improvviso interesse per la lingua italiana – di aiutarmi ogni giorno un’ora e, se poteva, di vederci pure ogni mezzogiorno per mangiare insieme, mentre lui parlava italiano. Però in questo modo ogni difficoltà di comunicazione non consisteva più… per fortuna.

Inoltre l’ho sentita per caso… Sì… Va be’… Non proprio per caso… Insomma, l’ho sentita dire a Lidia (credo sia il nome della amica) che il corso di letteratura inglese le sembrava perfetto per lei. Nonostante fosse un corso pensato per studenti del terzo anno, a quanto pare lei si era trovata un’insegnante di inglese che all’ultimo anno di liceo aveva dedicato del tempo ad approfondimenti sugli autori che proprio in quel corso erano trattati. Ha detto che sperava in questo modo di togliersi un esame in più, adesso che era ancora fresca di studio su quegli autori. Pure coscienziosa la ragazza!

Tutta questa settimana non ho fatto altro che seguirla nei ritagli tra le lezioni (stando sempre attento a non farmi notare da lei o da altri).

Oggi siamo nel weekend e lei e due amiche (se n’è aggiunta un’altra di nome Eleonora, mi pare) hanno deciso di fare un giro per Venezia. Anch’io decisi che un giro per Venezia non poteva farmi male… In realtà avrei potuto essere nel luogo più squallido della terra che non avrei notato la differenza con Venezia: la mia concentrazione era tutta, sempre, focalizzata su di lei, sulla sua voce, sul suo profumo… Anche la puzza di una fogna non avrebbe potuto coprire il suo odore, per quanto fosse comunque sobrio e delicato.

Infine si fermarono in un piccolo ristorante. Decisi di uscire “allo scoperto” andando anch’io a mangiare lì, in un tavolo neanche troppo lontano. Purtroppo lei si era sistemata in modo tale che, ovunque io stessi, non potevo fare in modo di guardarla senza che lei mi vedesse. Decisi quindi di voltarle le spalle e accontentarmi dell’aria profumata dalla sua presenza.

Fato vuole che i momenti più belli come questo vengano spesso interotti, e a volte anche in modo proprio sgradevole.

Una delle organizzatrici della “festa di inizio anno” mi ha visto dalla vetrina del risotrante. Entrò e si sedette al mio tavolo. Senza chiedere se poteva. Io odio le persone così maleducate. Il suo odore poi… Nauseante, dolciastro… Probabilmente si sarà spruzzata addosso almeno mezza boccetta di profumo… Quanto lo odio.

“Kris! How are you, dear?”* Frase chiaramente imparata a memoria da qualche libro. Pronuncia pessima.
“Fine. Thanks” Non le chiesi come stava. Non m’importava. Già doveva baciarsi i gomiti per il mio “thanks”.
“You will come?” La guardai sconcertato. Poi capii che era una domanda e non un ordine – il tono non aiutava neanche perché era abbastanza assertivo –. Non sa nemmeno la grammatica.
“To the party, you mean? I don’t think it’s a good idea. I’m not feeling well these days and I don’t feel like going.” Avrà capito? Spero di sì.
“So you will come?” Testarda pure. Vediamo di mettere in chiaro le cose, magari con costrutti lessicali meno complessi.
“No, thanks. I do not want to go. Maybe next time.”
Mi lanciò un ultimo sguardo, bofonchiò un saluto e se ne andò.

L’unica cosa piacevole di quella situazione (a parte l’esser riuscito a rifiutare l’invito) era – naturalmente – Alice. Non parlavano né lei né le due amiche. Sentivo che mi aveva guardato tutto il tempo. In quel momento capii perché le fangirl strillano quando il loro idolo le guarda. Mi sentivo così in quel momento. La mia Alice mi stava guardando.

Non resistetti.
Era più forte di me.
Mi girai.
Mi vide.
La vidi guardarmi.
Mi fissò per almeno dieci secondi. Anche se forse erano di più. Sembrava avesse visto qualcosa di interessante. Forse aveva già capito che io ero il suo compagno? No, lei non poteva sapere niente. Però l’intuito aiuta sempre. Qualcosa doveva averlo capito.

Improvvisamente sollevò lo sguardo e mi guardò dritto negli occhi. Stavo sorridendo. Era come cercare di trattenermi dallo scodinzolare. Impossibile. Abbassò gli occhi; un colore roseo le tinse le guance. Così bella. Così elegante nella sua essenzialità. Così tenera. Per questo io non potevo fare di affermare: “mai ho volato così in alto”.

Senza rendermene conto stavo continuando a fissarla. A fissarla mentre diceva di voler pagare lei per tutte. A fissarla mentre il suo sguardo di nuovo si incrociava col mio. Mentre cercava di prendere il borsellino. Mentre si alzava per andare a pagare.

Le tremavano le gambe. Mi preoccupai. Ma poi vidi che era ancora rossa in faccia. Capii. Era imbarazzata. Forse sentiva che la stavo guardando. Stava tremando per me. Pochi umani hanno dimostrato un tale intuito nel momento in cui trovavano la loro anima gemella. Lei, senza saperlo, aveva un cosiddetto sesto senso molto forte. Avrebbe sicuramente reso le cose più facili. Magari non mi avrebbe preso a padellate e scodellate come Kyungsoo aveva fatto la prima volta che Kai gli si era avvicinato, imprudentemente, dentro alla cucina del ristorante dove Kyungsoo lavorava. Magari. O magari peggio. L’avrei amata comunque se non di più.

In quel momento la sentii ripetere quello che lei e le amiche avevano mangiato. Lei aveva preso una pizza con prosciutto e funghi e la ha mangiata tutta. Anche la crosta. Tra l’altro in pochissimo tempo. L’altro macigno si sollevò dal mio cuore: non era certamente anoressica. Ha anche aiutato l’altra amica a finire il suo piatto. Adesso sì che mi sentivo bene.

Tornò a sedersi.

“Quel ragazzo ti ha seguito con gli occhi tutto il tempo, sai?” Sentii Lidia mormorare. Accidenti. Forse avevo esagerato. Mi ricomposi cercando di finire il pasto. Da quel che avevo capito (stavano ovviamente parlando in italiano) io ero l’argomento di cui parlavano e dalla parola “occhi” capii che forse si riferiva al fatto che l'avevo fissata tutto il tempo.
“EH?!” La sentii esclamare. Come se già non lo sapesse, la piccola.
“Shhh!” Un attimo… la piccola? Ho veramente scritto “piccola”? Beh… Mi piace. Credo che potrei abituarmi a chimarla così… Piccola…. Sì… Mi sono abituato.
“Quindi suppongo tu non lo conosca?”
“Certo che no!” Insomma… Però non posso biasimarla.
“Mai avuto un ragazzo?”
“Nemmeno. Ma questo che c’entra?” Ooooh sìì… Quindi non abbiamo mai avuto un ragazzo, mh? Credo che meglio di così non potesse andarmi. Mi trattenni dal fare una risatina.
“Poteva essere il tuo colpo grosso.” A questo punto però non potevo più trattenermi: “colpo grosso” lo aveva detto Frank riferendosi a me un giorno che sembrava che una cameriera mi stesse trattando particolarmente bene.
Non mi girai neanche per sapere che il rosso era già tornato svelto a ornare il suo viso.

Poco dopo uscirono lasciandomi a pagare il conto. La seguii di nuovo, appena fui uscito. Anche se era già lontana il suo odore era ben impresso nella mente e non fu difficile ritrovarla dopo cinque minuti. Sapevo già qual’era il suo collegio. Ma la seguivo comunque. Solo per protrarre il tempo che passavo con lei.

Tornai a casa quando lei entrò in collegio.
E lì fui costretto a fare i conti con me stesso. E Luhan dava una mano.

“Dovresti avvicinarti a lei, ormai.” Disse, appena misi piede in casa.
“Non fai altro che seguirla. Studi di notte per recuperare. Ti rendi conto che non puoi continuare così?”
“Certo… Certo, lo so. Ma fosse semplice.”
“Le inciampi addosso.”
“Parli proprio tu.”
“Appunto. Non hai idea di quanto è stato facile.”
“Ma poi cosa le dico? <>?”
“Perché no?” si intrufolò nella conversazione Kai, mentre andava probabilmente a rubacchiare qualcosa dalla cucina.
“Sei serio?”
“Io l’ho fatto.”
“E poi…”
“Beh… le padelle in faccia sono più divertenti di quanto pensi.” Rispose Kai convinto.
“E poi basta togliere padelle dai dintorni, no? Come prevenzione intendo.” Aggiunse Luhan, anche lui convinto.
Perché erano così convinti. Sembravano veramente seri adesso. Non come tutte le volte in cui mi avevano preso in giro i giorni scorsi.
Mi venne un’idea. In realtà era più una speranza. Dovevo fare in modo che lei capisse. Che capisse che io ero il lupo e che non volevo farle del male. A quel punto il resto sarebbe venuto da sé. Insomma la storia dell’anima gemella era una questione “di secondo piano”. Sicuramente sarebbe rimasta scioccata dalla storia dei lupi abbastanza per accorgersi solo dopo dell’altra questione.
Allora da questo lunedì avrei fatto in modo di introdurmi a lei. Magari anche inciampandole addosso. Senza farle male. Anzi, sarebbe stato complicato, ma fare in modo che fosse lei a inciampare su di me sembrava un’idea estremamente più allettante. Già…
“Kris!”
“Sì?”
“Vai a dormire, anziché sognare ad occhi aperti.”
“Va bene, va bene… Ma ci vado solo perché sono stanco, non perché…”
“Non perché te l’ho detto io” Luhan si sovrappose così alla mia voce, sapendo ovviamente già che cosa stavo per dire. È stupido, ma non posso farne a meno. Teoricamente io sono uno dei due leader, insieme a Suho. Ogni tanto ho bisogno di rivendicare la mia posizione.
Andai a letto ancora dubbioso sull’efficacia della mia idea.
Avevo da poco chiuso gli occhi che mi venne in mente…
“Kris! How are you, dear?”
La tizia mi aveva chiamato per nome. Alice stava ascoltando. Forse Alice sapeva il mio nome. Mi addormentai, beato come un fangirl che aveva ricevuto il suo album con dedica dal suo idolo.
Mai mi addormentai così felice. Sognai Alice. Come ogni notte da quando la incontrai. Ma stavolta mi chiamava per nome.
 

*Tradotto:
“Kris! Come stai, caro?”
“Bene. Grazie”
“Verrai?” (Ma lei in inglese lo ha detto in modo tale che sembra un’affermazione e non una domanda.
“Alla festa intendi? Non penso sia una buona idea. In questi giorni non mi sento molto bene e non mi sento di venire.”
“Quindi verrai” (n.d.a. mi piaceva farla anche stupida, scusatemi xD)
“No, grazie. Non voglio venire. Magari la prossima volta.”
 

Angolino dell'autrice:
Allora lettori? Vi piace?
Io non so... non capisco se questa storia può essere bella o no...
Suppongo che lascerò questa decisione ad un altro momento.
Mi raccomando, se avete un briciolo di tempo da dedicarmi una recensione mi fareste un piacere enorme! Anche solo per criticarmi (costruttivamente però!). Mi sarebbe molto utile :D

Alla prossima!
  
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