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Autore: alessandroago_94    18/08/2016    7 recensioni
Questa è una raccolta di poesie molto semplici. Ognuna narra di sentimenti, di luoghi e di situazioni diverse tra loro, insomma, ci sarà un po’ di tutto. Ringrazio già tutti coloro che vorranno entrare e dare un’occhiata a questi miei piccoli scritti.
Genere: Generale, Poesia | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Marina e la tentazione

MARINA E LA TENTAZIONE

 

 

 

 

 

 

 

 

La giovane Marina ha una tentazione;

quella di abbandonare la sua casa, che le fa da padrone.

Attorno alla dimora ci sono solo alberi, fiori e animali,

ed un grande bosco che si compone di tutti i tipi di vegetali.

 

Uscita di casa, ceduta alla tentazione,

la ragazza può solo cader vittima della disattenzione.

Nel bosco della vita s’inoltra,

e scopre subito che nel vicino torrente ci vive una lontra.

 

Castori, picchi, martore, gazze e conigli

infestano il torrente, il bosco e i suoi mille cespugli.

I fagiani guardano la ragazza, timidi e inquieti,

ma ci pensa subito Marina a renderli quieti!

 

Lei li guarda in modo tranquillo,

e gli animali ben presto si fidano.

Il fagiano si lascia osservare, mostrando le lucide penne

che nella penombra della boscaglia rispendono come mille gemme.

 

Il picchio prepara il suo nido,

col becco rovina un tronco, che tuttavia par felice di esser becchettato.

La timida volpe rossa lancia il suo roco strido d’amore,

e con esso richiama il calar del sole.

 

Marina in pochi giorni smette di vivere chiusa in casa;

fuori, ha scoperto un mondo suo, e libero.

Ma ciò che Marina ancora non sa

è che ogni bel posto deve affrontare la malvagità.

 

I giorni trascorrono lieti, una sorta d’estate senza fine,

e gli animali stanno bene e col calore si moltiplicano,

cuccioli e pulcini e pesciolini gioiscono,

le vite proliferano.

 

Ma l’autunno arriva, spietato;

ed ecco pronto il peggior agguato.

Una mattina, Marina s’attarda a letto, a dormire,

 e il patatrac fatica a sentire.

 

Bam! È il primo sparo della stagione!

La stagione venatoria ha avuto malauguratamente inizio.

Marina si alza, va alla finestra,

ma ormai il suo bosco risuona come un’orchestra.

 

Macchine ovunque, uomini con in spalla i fucili

e cani che ringhiano, abbaiano come folli;

tutti hanno sete di sangue, brama di morte,

e il lezzo del dolore e della paura si spande in lungo e in largo.

 

La ragazza si precipita fuori, ma il più è fatto;

nel torrente, gli umani pescatori arraffano il pesce,

nel bosco i cacciatori sterminano fagiani e conigli,

che dell’essere umano ormai si fidavano.

 

Marina è disperata, non sa più che fare, povera ragazza!

I suoi amici animali, il suo mondo vivente

è stato aggredito dalla più brutale violenza

che della natura non fa parte, neppure della sua recondita essenza.

 

Per tutto un giorno e una sera la giovane piange,

chiusa in casa; non ha pace.

Poi, gli spari smettono, con la notte l’eccidio è finito,

il fetore della morte regna ovunque su quel mondo un tempo completo.

 

Il giorno successivo Marina esce di casa, non ha neppure dormito.

È tesa, e mentre la calma apparente regna

al torrente subito si reca.

Ma ecco la truce sorpresa!

 

Dei pesci neanche l’ombra,

a macchiare le rocce circostanti resta solo il sangue rappreso

che era dell’amica lontra.

Il torrente non ha più vita!

 

Non ha più vita manco il bosco!

A terra, solo cartacce, cartucce vuotate dal piombo,

peli, penne e morte regnano ovunque,

tra escrementi di segugi, macchie di sangue scuro e rami rotti.

 

I cespugli sono stati pestati, gli alberelli più giovani sono stati spezzati

sotto le suole degli irosi stivali degli impavidi cacciatori.

Gli ultimi fiori sono stati schiacciati al suolo,

tra fazzoletti di carta sporchi di muco e vuote bottiglie di plastica.

 

Nessun fagiano, lepre, coniglio, pesce, picchio o lontra è rimasto;

tutto è stato interamente sterminato e razziato.

Ogni albero è stato rotto e spogliato

di ogni suo selvatico frutto.

 

È inutile, la morte e il male hanno vinto!

Il paradiso ora è solo un inferno misero, vuoto.

I cacciatori non torneranno più per la stagione,

se ne andranno a devastare altre terre, dato che quella è stata esaurita.

 

Marina non se ne fa una ragione,

essa si chiude in casa, sbarrando il suo portone.

Di uscire più non se ne parla,

il male ha vinto, punto e basta.

 

I suoi amici pesci e animali mai più rivedrà,

e per l’inverno solo il silenzio gelido della morte regnerà.

Quando la primavera farà capolino, un fiore sboccerà,

ma la vita come prima non tornerà.

 

La ragazza riflette sui suoi simili,

e si chiede se essi siano tutti così bestiali.

Ma l’essere umano, si sa, ne approfitta,

e di tutto si accontenta, pur di fare saccoccia e provvista.

 

Nulla resta, se non l’amara riflessione.

Ora, la casa non la fa più da padrone, nella vita di Marina,

ma la fa la calma della morte della natura, dell’inquinamento e della sporcizia.

Della vita, ne resta solo il più cupo silenzio.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

NOTA DELL’AUTORE

 

 

 

Buongiorno, care lettrici.

Questa è una poesia molto importante. Mi sono impegnato molto per scriverla e costruirla, anche se è frutto di un’idea fulminea.

Prima di tutto, non voglio far polemica di alcun tipo. Questa è una poesia, punto, ed essa raccoglie solo ciò che succede e ciò che accade, senza voler sancire e decidere ciò che è giusto e ciò che è sbagliato.

Non ho inserito le note all’inizio del componimento(come magari qualcuna di voi avrebbe reputato più corretto), solo per il fatto che non volevo contaminare la vostra lettura tramite le mie parole. Ora che l’avete conclusa, se non sarete rimaste traumatizzate dalla lunghezza del componimento(spero di no!), potrete anche capire ciò che mi ha spinto a scriverla, dato che v’interesserà, spero.

Qualche giorno fa, infatti, mi sono reso conto che, con l’autunno e settembre alle porte, si accinge l’apertura della nuova stagione venatoria… di caccia. Questo è un mio pensiero rivolto a chi, come è accaduto a me negli ultimi anni, anonimo spettatore di questi eventi, è rimasto trucemente colpito dal tremendo saccheggio a cui viene sottoposto il proprio territorio.

Vivo in aperta campagna e quasi in mezzo al nulla, e ho da sempre vissuto in mezzo agli animali. Ogni anno, ho detto addio a tantissimi amici selvatici, innocenti e innocui, in un ciclo senza fine che dura da tanto tempo e che ha portato, nell’ultimo periodo, ad un impoverimento incredibile della fauna selvatica del territorio. Questo mi fa male, da notare!

Ammetto che non sono il tipo giusto per parlarne, dato che tutti gli uomini della mia famiglia sono stati grandissimi ed affiatati cacciatori fin da giovanissimi. Io sono stato il primo a dire no a tutto ciò, e a convincere i miei familiari a smettere questa pratica… nel mio piccolo, sono riuscito a far qualcosa, e di questo mi ritengo soddisfatto. Ma so che c’è ancora molto da fare, per sensibilizzare un po’ di più…

Bene, come vi ho già detto, questa è solo una semplice poesia. Il fatto che io abbia inserito animali di più specie, che tra l’altro non condividono lo stesso territorio e gli stessi ambienti, è un fatto voluto ed intenzionale, nell’intento di far comprendere la totalità del fenomeno, che alla fine non colpisce solo alcuni animali, ma un po’ tutto l’ecosistema e il mondo vivente in generale.

Spero che questo componimento sia stato dopotutto di vostro gradimento. Con questa poesia, vorrei ‘’festeggiare’’ anche i miei due anni qui su EFP, che saranno compiuti esattamente tra due giorni.

Ringrazio tutti i miei carissimi e gentilissimi recensori! Senza di voi non so come farei.

Grazie di cuore per tutto, e buon proseguimento di giornata. A giovedì prossimo!

 

 

   
 
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