Siamo sempre in bilico
sull’orlo di un burrone.
Fra le dita stanche
sguscia piano l’aquilone.
 
Dita come aghi.
Occhi come laghi.
Specchi
che riflettono
il tuo mondo
mentre vaghi.
 
C’è aria di tempesta
qui nella foresta.
Ma fra le alte fronde
fremon ciglia
più feconde.
 
Spazi sterminati.
Ma vetri sempre opachi.
Sorda la parola
che schiude
i nostri fati.
 
Pulsa
il riflesso
del tuo cuore
sotto la mia pelle,
fra le fiabe belle.
Brucia
il ricordo
del dolore.
Strano
in questo mondo
fare quello che vogliamo.
 
Guarda il cielo!
Vedi quante stelle?
Scegline anche mille:
quando vuoi partiamo.
 
Sono cieca e sorda
finché non voglio amarti.
Ma se il cielo brilla,
tira dritto
e non fermarti.