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Autore: Walt96    18/08/2016    9 recensioni
Quando il potere oscuro minaccia l'equilibrio dei mondi i Custodi del Keyblade non bastano, c'è un altro gruppo di personaggi pronti a difendere la Luce: i Referenti.
Si tratta dei più saggi e potenti personaggi reclutati nei vari mondi da Yen Sid e Re Topolino in persona.
Alcuni di essi possiedono la Magia, altri la Forza ma tutti sono pronti a utilizzare le loro leggendarie abilità al servizio al fianco del Re per difendere il bene.
Walt è uno di questi Referenti, controlla l'elettricità ma le sue reali capacità e la sua origine sono avvolti nel mistero.
Nessuno sa davvero quanto sia ampio il suo potere.
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: Cross-over, Movieverse, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Altro contesto
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Kingdom Hearts W'
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Capitolo 6
 
 
The Mythical Region of Sinnoh
 
 
 
 
L’incantesimo fu particolarmente forte e l’arrivo dei nuovi bizzarri personaggi nell’angolo della strada principale attrasse l’attenzione di molti passanti.
Le persone iniziarono a fermarsi e fissarli, mentre loro dovevano ancora capire se effettivamente fossero arrivati nel posto giusto.
Malefica e gli altri non poterono non notare la folla in aumento così lei si sbrigò a spiegare «Effettivamente la nostra meta era un po’più a sud, però qui va bene lo stesso, non siamo troppo lontani. Voldemort, pensa tu alla gente ma non uccidere nessuno».
«Che terribile spreco…» Voldemort estrasse la bacchetta bianca la puntò in alto e sussurrò a bassa voce «Oblivion», subito le persone che stavano iniziando a parlottare tra loro smisero, il loro sguardo parve perdersi nel vuoto e meccanicamente ripresero il loro cammino come se nulla fosse accaduto.
«Cosa gli hai fatto?» chiese perplesso Magneto che ancora non era abituato a vedere in azione la magia.
«Incantesimo di memoria», si affrettò a spiegare l’Oscuro Signore, «mi permette di modificare i ricordi altrui e di inserirne di nuovi a mio piacimento. Loro hanno solo dimenticato di vederci uscire da un buco nel pavimento, e perciò sono tornati sulla loro strada».
Magneto rimase perplesso e subito si portò la mano alla nuca per controllare di avere sempre indosso il suo speciale casco che proteggeva la sua mente da penetrazioni esterne, poi fece mente locale e mormorò tra sé e sé: «Una cosa del genere non piacerebbe per niente a Charles».
A riportarlo alla realtà fu un movimento furtivo di Malefica che si diresse verso un casotto molto simile alle entrate delle metropolitane, tutti la seguirono.
«Siamo ancora troppo riconoscibili e particolari per poter viaggiare tranquillamente nelle strade di questo mondo. Perciò, per ora, useremo i sotterranei», tutti annuirono.
Scesero una lunga scalinata verde e si ritrovarono in un tunnel illuminato ma privo di persone, si fermarono e controllarono di non essere seguiti.
«Non credi sia arrivato il momento di spiegarci un po’il tuo piano, Malefica?» chiese Voldemort.
«Già perché proprio questo mondo?» chiese Doflamingo.
Malefica sorrise, spostò il suo sguardo verso l’alto e attese qualche secondo poi rispose: «Credo che il motivo si stia per presentare da sé».
In quel momento si sentì un suono molto metallico «Magnemite… mag…nemite».
Tutti e tre si voltarono e videro volteggiare sul soffitto una particolarissimo oggetto.
L’aspetto era quello di una palla di acciaio di circa venti centimetri con due magneti ai lati, un occhio rotondo e una vite sulla testa.
Le loro espressioni inebetite giustificavano l’assenza di parole mentre la sfera metallica continuava ad avvicinarsi come se nulla fosse.
Fu Magneto a muoversi per primo, attraendo nella mano l’incompresa palla che continuava a ripetere “Magnemite”.
«Cos’è quest’affare?» chiese in automatico.
«Questo non è un “affare”, è una creatura vivente proprio come noi, con abilità speciali e molto particolari» spiegò Malefica.
«Sono peculiari di questo mondo?» chiese Doflamingo mentre il povero Magnemite continuava a volteggiare sopra la mano di Magneto.
«Esattamente, anche se esistono mondi con creature simili, quelle che vivono qui sono le più forti e versatili in assoluto».
«Non si direbbe…» disse Magneto.
«A guardare questo qui no, hai ragione, ma lui è solo un esempio. Esistono moltissime specie e evoluzioni di queste creature e noi siamo qui proprio per indagare sulle più forti tra di esse» continuò a spiegare Malefica «Creature tanto forti da mettere in difficoltà persino noi».
«Pft» disse Voldemort voltandosi in tono scettico.
«Avrai la tua conferma Tom, tranquillo».
«E cosa dovremmo fare con questa palla?».
«Con quello niente. Siamo ancora troppo ignoranti su queste creature, abbiamo bisogno di raccogliere informazioni e scoprire quello che ci serve».
Magneto lasciò andare via quel Magnemite che se ne volteggiò sul soffitto come se nulla fosse accaduto.
Malefica batté un colpo in terra con il suo scettro, che si illuminò brevemente.
«Adesso potremmo passare inosservati, credo che la cosa migliore sia rapire una persona che ci spieghi tutto ciò che c’è da sapere su queste creature e quello che sono in grado di fare».
«Chi di preciso?» chiese Doflamingo.
«Prima di andare nel mondo di Magneto ho fatto un salto qui; c’è un professore che studia queste creature e il loro modo di evolversi in natura. Vive nella cittadina a sud di qui e credo che sappia parecchie cose che ci possono interessare. Tiene una conferenza in questa città stasera, pensavo di catturarlo al rientro a casa ma anche qui va benissimo» spiegò Malefica.
«Dove si terrà questa conferenza?» chiese Magneto.
«Al Centro Nazionale di Trasmissione Televisiva: la Giubilo-TV. Ci penserete voi a catturarlo, io e Magneto vi aspetteremo alle porte della città per portarlo nel suo laboratorio a Sabbiafine sano e salvo. La conferenza si conclude tra mezz’ora, andate».
Si separarono.
Fortunatamente i sotterranei di Giubilopoli fornivano bene la città e portavano quasi ovunque: un’uscita era direttamente sul lato opposto della strada dove si ergeva la Giubilo-TV.
Incrociarono solo un paio di ragazzi e una vecchietta che sembrarono non notare minimamente la presenza dei due estranei che si aggiravano di soppiatto (l’incantesimo di Malefica evidentemente era permanente), però incrociarono diversi altri tipi di “creature” che osannava tanto la strega… come potevano essere tanto potenti? Un paio di loro effettivamente aveva manifestato delle abilità mentre le incrociarono, ma non erano nulla di speciale: una specie di pipistrellino tentò di succhiar loro il sangue ma Doflamingo lo mise subito K.O. e una palla bianca e rossa, quando li vide, disse «Voltorb!» ed esplose da sola…
Per il resto, il tempo trascorse tranquillo e senza troppi intoppi si appostarono all’uscita del sotterraneo davanti al loro obiettivo.
L’edificio era molto tecnologico: oltre alle porte scorrevoli, sulla facciata, aveva un enorme schermo televisivo che trasmetteva pubblicità, e sul tetto si ergevano tre grossi ripetitori con ben sette antenne paraboliche.
Alle dieci di sera un enorme quantità di persone iniziò a uscire dalla porta principale: «La conferenza deve essere finita» disse Doflamingo ma Voldemort rimase immobile e rispose: «Aspetteremo che se ne siano andati tutti, probabilmente lui uscirà per ultimo».
Gli invitati alla conferenza si diramarono parlottando in tutte le direzioni, un paio di signore imboccarono anche i sotterranei e i due cattivi ascoltarono con attenzione un frammento della loro conversazione: «Infatti io da bambina, a Memoride, avevo trovato una Luxrayite… finalmente so come usarla!», il resto si perse nel rimbombo della galleria.
«Presto andiamo, è quasi il momento».
I due insoliti colleghi attraversarono la strada che si liberava anche dagli ultimi ritardatari e si appostarono in un vicolo a fianco alla Giubilo-TV.
Attesero una decina di minuti, poi udirono fischiettare e videro uscire una figura paffutella in camice bianco, portava una grigia barba elaborata e aveva una valigetta ventiquattr’ore sotto il braccio.
«Deve essere lui» sussurrò Doflamingo.
Voldemort con un movimento fulmineo estrasse la bacchetta dalla veste, la puntò sul professore e disse: «Imperio».
Subito il professore smise di fischiare e si bloccò sul posto, poi venne dritto verso il vicolo e si fermò davanti a loro; aveva lo sguardo vacuo e un’espressione leggermente intontita ma compiaciuta.
«Ci pensi tu adesso, no?» disse l’Oscuro Signore.
Doflamingo, ormai abituato a non chiedersi gli effetti delle magie di Voldemort mosse le dita delle mani e il professore divenne immediatamente la sua marionetta, iniziarono a camminare uno di fronte all’altro in direzione della fine della città.
Quasi nessuno notò la strana scena dei tre viaggiatori in fila indiana e arrivarono tranquillamente al luogo dove li aspettavano gli altri.
«Professor Rowan è un piacere conoscerla, ahahahaha! Presto andiamo!» disse Malefica con la sua risata malvagia.
«Salite qui» disse Magneto indicando una lastra metallica quadrata sottilissima. Voldemort sbuffò, si lanciò in aria come una nube nera, e li precedette verso sud, gli altri salirono sullo strano mezzo.
Si sedettero su quel velo d’acciaio, l’unico in piedi era Magneto che apri le braccia verso l’esterno, come in preghiera, e muovendo i palmi delle mani verso l’alto si sollevò anche il metallo sotto di loro e iniziarono a volare sopra gli alberi del bosco.
Il viaggio fu breve ma videro diversi uccelli strani volargli a fianco, lungo brevi tratti. Magneto era serissimo sempre immobile nella posizione assunta prima, Malefica invece era molto compiaciuta.
Sotto di loro scorsero un paio di percorsi con numerosi alberi e creature della notte, un paio di volte a Doflamingo sembrò di scorgere un ombra nera volteggiare lungo i sentieri, strano, visto che quella era una notte senza luna e non c’erano lampioni in giro, ma non ci diede troppo peso.
Videro nuovamente la nube nera, ferma sopra una piccolissima città con poche case e un laboratorio bianco ancora con le luci accese.
Scesero a terra, Voldemort si ricompose in forma umana e la lastra metallica venne spezzata da Magneto in un piccolo mucchietto di polvere di acciaio che finì nella sua scorta personale.
«Ha famiglia?» chiese Doflamingo.
«No, solo un assistente. Ci penso io» rispose Malefica.
Il paesino era molto tranquillo, in giro non c’era nessuno e sembrava privo anche di creature strane vaganti.
Entrarono nel laboratorio seguiti da un professor Rowan sempre vittima dei fili e dell’incantesimo e, quando chiusero la porta, una voce femminile squillò da una stanza secondaria: «Professore è tornato? Come è andata la conferenza sulle nuove scoperte di Platan? Non ha idea di quanto mi manchi, era così bello!» la povera assistente dai fluenti capelli blu arrivò nell’ingresso e si ritrovò esattamente davanti a Malefica che, con un soffio sulla sua mano, le fece respirare un alito di fumo dorato che la addormentò e la fece iniziare a fluttuare nella stanza.
«Che ragazzina pettegola» disse la strega.
Subito dopo però, dalla stanza dove provenne la ragazza, arrivò correndo una specie di pinguino azzurro che puntò dritto verso la gamba di Magneto e iniziò a prenderla a testate, non gli arrivava neanche al ginocchio.
Il piccolo animaletto probabilmente stava tentando di vendicare la sua amica ma, a furia di tirare testate, gli venne un forte dolore al capo.
«E con questo pinguino cosa dovrei fare»? chiese Magneto infastidito dalla situazione, «Sciò!».
Malefica si abbasso e guardò la creatura che sembrava morire dal terrore e gli ripeté lo stesso incantesimo di prima, facendolo fluttuare in aria insieme alla sfortunata assistente.
«Molto bene, è il momento di svegliare il nostro amico professore e farci dire tutto quello che sa sui Pokemon leggendari».
Gli altri tre si guardarono incuriositi.
Malefica colpì il terreno con il suo scettro e subito il professore sembrò destarsi dal lungo stato di trance in cui era imprigionato, sulla sua faccia comparve un’espressione prima disorientata e poi spaventata dalla presenza degli estranei di fronte a lui.
«Chi diavolo siete voi?!» chiese ad alta voce.
Fu Magneto a farsi avanti e rispondere «Credo che tu possa considerarci come esploratori venuti da molto lontano, che non conoscono nulla di questo posto».
Fu in quel momento che la sagoma fluttuante dell’assistente volteggiò sopra di loro e il professore non poté non notarla «Luçinda!» gridò in preda alla paura e alla disperazione «Cosa le avete fatto? Cosa volete? Andatevene!» disse, ma al contrario di ciò che pronunciò fu lui che, colto dal panico, si alzò dalla sedia e tentò di raggiungere la porta d’ingresso.
L’indice di Doflamingo si piegò.
Il professore rimase immobile in mezzo alla stanza ancora fermo nell’atto di correre via.
Stavolta cosciente, tentò di guardarsi intorno per capire cosa gli stesse trattenendo il corpo.
«Mhuhuhuhu» sogghignò il pirata facendosi avanti sempre mantenendo il dito medio piegato «Adesso tu ti siedi e ci racconti cosa sono i Pokemon e quali sono i loro poteri» e mentre diceva questa frase mosse le dita e il corpo del professore tornò indietro e si andò a riposizionare sulla sedia.
Voldemort gli si avvicinò e, terrorizzandolo dalla paura visto il suo aspetto serpentesco, gli sussurrò «Vedi, vecchio, tu… non hai scelta».
E Malefica concluse «Cosa sono i Pokemon e quali sono i poteri di quelli leggendari?»
Lui si rese conto di non avere scampo e, nella speranza che qualcuno venisse a salvarlo, decise di cedere temporaneamente alle richieste dei suoi aguzzini.
«Voi non sapete cosa sono i Pokemon?» chiese, aveva deciso di rendere la conversazione la più lunga possibile nel tentativo di salvarsi.
«No, vecchio, non lo sappiamo» rispose violentemente Voldemort.
«Beh, i Pokemon sono le creature che abitano questo pianeta no? Vi sarà capitato certamente di vederne alcuni, ecco quello che sta volando insieme a Luçinda è il suo Piplup»
«Quello non è un pinguino?» chiese incuriosito Magneto.
«No, è un Pokemon. Si chiama Piplup ed è un Pokemon d’acqua tipico della regione di Sinnoh…» Malefica intervenne «Ecco, l’acqua, questo è un argomento che ci interessa, è vero quindi che questo Pokemon può piegare l’acqua al proprio volere?» chiese
«Non esattamente, i Pokemon d’acqua come lui possono imparare ed eseguire mosse che si basano sull’acqua, spesso possono crearla dal nulla e il loro habitat naturale è l’acqua, ma non può manipolarla come vuole» rispose il professore.
«A quali altri elementi possono essere affini?» chiese il Signore Oscuro.
«Di solito si dice di che “tipo” sono i Pokemon. Piplup è un Pokemon d’acqua ma non è l’unico tipo esistente, in tutto sono diciotto: il normale, il fuoco, l’acqua, l’erba, il ghiaccio, il coleottero, la terra, l’acciaio, la roccia, il volante, la lotta, l’elettro, lo psico, il veleno, il buio, lo spettro, il folletto e il drago».
Magneto e Doflamingo si scambiarono uno sguardo increduli dell’enormità di potere contenuto in quel semplice elenco, ma fu Malefica a mantenere attiva la conversazione «E cosa ci sa dire dei Pokemon leggendari?» chiese con una nota di emozione nella sua voce malvagia.
«I Pokemon leggendari sono un gruppo di Pokemon incredibilmente rari o unici, e spesso molto potenti, di solito hanno un ruolo nei miti e nelle leggende delle diverse regioni del mondo. Pochissime persone possono dire di averne davvero visto qualcuno».
«Io credo che in questo posto ci sia un Pokemon leggendario in grado di controllare il Tempo, ti risulta?»
Il professor Rowan rimase spiazzato da questa domanda, a giudicare dall’aspetto e dalle strane capacità dei suoi rapitori, non avrebbe mai detto che fossero abitanti della sua stessa regione. Eppure quella era un'informazione che sapevano in pochi, ma dovette rispondere per forza «Sì… ti riferisci a Dialga il leggendario Pokemon che governa il Tempo»
«Dicci tutto quello che sai di lui» ordinò Malefica.
«I più recenti avvistamenti di Dialga risalgono ad un paio di anni fa, quando Cyrus, il comandante del team Galassia, volle invocarlo insieme a Palkia per conquistare il Mondo distorto. Un allenatore di Duefoglie salvò la regione e restituì a Dialga e Palkia la libertà»
«Cos’è in grado di fare?» chiese questa volta Doflamingo, molto interessato dalla faccenda.
«Beh, Dialga è un Pokemon di tipo acciaio-drago perciò ha una grande resistenza fisica, è in grado di utilizzare mosse come Dragobolide, Cannonflash e la sua mossa peculiare: Fragortempo, la mossa che colpisce e distorce il tempo dell’avversario».
A queste ultime parole l’espressione sulla faccia di Malefica parve compiacersi più che mai, non sembrò neanche accorgersi che l’assistente del professore iniziava ad agitarsi in preda agli incubi nel sonno che ella stessa le aveva imposto.
Finalmente stava per mettere le mani sul potere che cercava.
«Quindi ci sono anche altri Pokemon leggendari? E che potere ha ognuno di loro?» chiese di nuovo Doflamingo eccitato anch’egli dalla scoperta dei queste creature meravigliosamente potenti, che lui avrebbe potuto comandare a bacchetta grazie ai suoi fili.
«Non ci serve conoscere gli altri» rispose Malefica al posto del professore «Con la maledizione Imperius di Voldemort, il controllo sull’acciaio di Magneto e le tue abilità di manipolazione avremo il controllo sullo scorrere del Tempo!» concluse Malefica ridendo, «Dove si trova Dialga?».
«Noi siamo convinti che abiti una sua propria dimensione… ma a volte compare in cima al Monte Corona» rispose Rowan amareggiato di dover dare quell’informazione ora che Malefica aveva rivelato i suoi piani.
«Molto bene» disse la strega «Partiremo subito per raggiungere la cima di questa montagna, Magneto ci dovremmo…»
Ma Magneto non la stava ascoltando, lui e Voldemort si erano girati verso la porta d’ingresso e subito anche lei capì cosa aveva attratto la loro attenzione.
Un ombra nera stava scivolando sotto l’uscio e stava iniziando a uscire dal terreno consolidandosi.
Lucinda e Piplup ormai erano in preda agli incubi.
Un Pokemon dal corpo nero, con una specie di cresta bianca e vaporosa e con un occhio di un azzurro vivissimo si era posto innanzi a loro.
Anche il professore era terrorizzato.
Fu allora che il Pokemon parlò con voce cupa e gridò, attaccando, «Andate via!».
 
 
 
 
Dopo aver consultato la clessidra nella Sala delle Reliquie, i Referenti decisero di partire per il mondo dei Pokemon, in particolare per la regione di Sinnoh, luogo in cui le leggende popolari parlavano di un particolare Pokemon leggendario in grado di controllare il Tempo.
Questa volta viaggiarono tutti insieme sulla gummyship, Walt era in fremito per l’imminente conoscenza dei Pokemon; Topolino aveva spiegato loro che ne esistevano di diversi tipi e lui si era già innamorato del tipo elettro, affine anche a lui e non vedeva l’ora di vederne qualcuno.
Silente, per quanto sorridente per alimentare la gummyship, era pensieroso. Non riusciva a capire il modo col quale Malefica avrebbe potuto imporre il suo controllo su un'entità tanto forte come il Tempo; aveva chiesto a Topolino se Malefica fosse in grado di controllare la mente ma dopo la sua risposta negativa l’unica idea che gli era venuta in mente era quella di far usare a Voldemort la maledizione Imperius.
Se avesse avuto ragione e questo Pokemon fosse stato colpito dall’incantesimo… l’unico modo per destarlo dall'ipnosi sarebbe stato o sconfiggere lui o Voldemort stesso… due ipotesi molto ardue da realizzare.
Neanche Topolino era di buon umore vista l’incontrovertibile prova dello squilibrio nell’andamento del Tempo. Era un fattore che non avevano mai affrontato fino ad ora. Quali sarebbero state le conseguenze se non fossero riusciti a fermarli? Beh immedesimandosi in un cattivo la prima cosa che avrebbe fatto sarebbe stata quella di tornare indietro nel tempo a reclutare i più grandi nemici sconfitti. E quello non era un bene, non solo per Xheanorth ma soprattutto per il mondo di Walt e i nemici che lui stesso aveva affrontato… No. Non potevano fallire. E come mai Sora non dava ancora sue notizie?
Il tunnel nero che avevano intrapreso dal mondo di Yoda si stava restringendo e la fine luminosa era vicina.
Furono inondati da un cielo sereno di un azzurro tenue, doveva essere mattina, e stavano sorvolando un boschetto.
«Troviamo un luogo isolato dove poter atterrare» disse Topolino a scopo informativo, intanto superarono una piccola cittadina e in lontananza videro le rive di un lago.
E proprio in mezzo alle fronde degli alberi vicino alla riva nascosero la Gummyship, Silente eseguì un incantesimo di disillusione per mimetizzare perfettamente la navicella con l’ambiente.
I quattro Referenti si guardarono intorno, il paesaggio era tranquillo e bellissimo in quella mattina primaverile, il lago era rotondo e non troppo esteso, al centro si notava un piccolo atollo in cui c’era l’ingresso per una caverna.
Un rumore attrasse la loro attenzione, proveniva dall’acqua.
Si avvicinarono e videro una lontra arancione con un collare giallo che giocava con un pesciolino blu.
«Così questi sono i Pokemon?» chiese Silente per tutti quanti.
«Esatto, se non ricordo male quello arancione si chiama Buizel ed è un Pokemon d’acqua» rispose Topolino affidandosi alla memoria.
«Hey! Venite a vedere qui! C’è un gattino bellissimo!» li chiamò Walt che si era separato un attimo dal gruppo.
Gli altri si avvicinarono e videro che Walt stava coccolando un micino azzurro e nero con qualche disegno giallo sul corpo, sembrava molto piccolo.
«Quello è uno Shinx» disse Topolino.
«Guardate è un tipo elettro!» disse Walt tutto contento; in effetti il piccolo gattino gli trotterellò tra le mani per prendere i grattini e iniziò a fare le fusa scaricando elettricità dal corpo che Walt assorbì con la mano senza risentirne.
«Me lo voglio tenere» disse Walt ma subito Yoda intervenne «Molto piccolo sembra, forse con la madre è meglio lasciarlo» consigliò.
«Uffa» rispose il ragazzo amareggiato e lasciò andare lo Shinx che tornò negli alberi.
«Capire dove siamo ci converrebbe» consigliò nuovamente Yoda.
«Laggiù c’è un cartello» affermò Silente che lo aveva notato già in precedenza.
Walt si alzò e, sollevandosi di un paio di dita da terra, volò verso il cartello posto sulla riva del lago e lesse: «”Lago Verità. Uno dei laghi simbolo della ricchezza d'acqua della regione di Sinnoh. A questo è associata una strana leggenda.” Chissà di che leggenda si tratta».
«Magari lo scopriremo nel nostro viaggio» disse Silente in tono ottimistico, gli interessavano molto i miti e le leggende che Topolino aveva avuto modo di conoscere proprio in quel luogo.
I Referenti intrapresero un sentiero che si inoltrava nel bosco, era l’unica via che si allontanava dal lago perciò prima o poi sarebbero dovuti sbucare in una città.
La via era contornata dagli alberi e la quiete regnava sovrana, ebbero l’occasione di incontrare altri Pokemon lungo il tragitto: un paio che assomigliavano a dei castori e una piccola colonia di cespuglietti che si dondolavano dai rami degli alberi.
Proseguirono il loro cammino per una decina di minuti e finalmente incontrarono il primo abitante umano di quel mondo, era un ragazzino tra i dodici e i tredici anni, indossava una maglietta gialla, un paio di jeans corti e un berrettino azzurro tirato all’indietro.
Subito li guardò incuriosito, poi però venne verso di loro con aria decisa.
Il primo della fila era Walt, perciò fu lui a presentarsi al ragazzino.
«Ciao! Mi chiamo Walt, posso chiederti se stiamo andando nella direzione giusta per la prima città?».
«Io mi chiamo Gennaro, sono un bullo! Se vuoi la tua informazione, prima dovrai battermi in una sfida!» disse il ragazzino.
Tutti rimasero spiazzati dall’affermazione, Walt si girò trattenendo le risate e con un’espressione interrogativa chiese agli altri cosa avrebbe dovuto rispondere.
 Silente avrebbe di gran lungo preferito evitare uno scontro, soprattutto per il povero Pokemon che avrebbe dovuto affrontare Walt, però non fece in tempo a dirlo che il ragazzino precedette tutti.
«Forza ti sfido in una battaglia! Usa quel Pokemon lì, non l ho mai visto, sono curioso» disse indicando Topolino.
«Ehi! Io non sono un Pokemon» gli urlò dietro il re in evidente imbarazzo.
«E va bene ragazzino. Sembri un po’ troppo esaltato per i miei gusti, iniziamo questa battaglia e facciamola finita una volta per tutte» disse Walt annoiato dall’evento che si era dimostrato assai ben poco utile.
Il ragazzino si dimostrò per la prima volta contento, si allontanò un po’ da Walt e lanciò in aria una sfera bianca e rossa dicendo «Vai Bibarel!».
Quest’ultima si aprì a mezz’aria e ne uscì un castoro più grande di quelli che avevano incontrato lungo la strada.
«Dovrei combattere contro di lui? Ne sei sicuro?» chiese Walt dubbioso, non aveva intenzione di fare del male a quella povera creatura.
«Sì, esatto. Avanti Bibarel usa Iperzanna!» e all’ordine del suo padroncino, il castoro scattò in avanti e tentò di mordere la caviglia di Walt.
Al giovane Referente bastò fare un balzo in aria per schivarlo, poi si avvicinò con la mano a Bibarel, gli puntò contro il dito indice e lo colpì con una piccola e sottile scossetta.
Il castoro evidentemente subì comunque un danno importante perché si accasciò a terra esausto, «Ma dai, Bibarel! È impossibile che tu sia così scarso…» imprecò il ragazzo lanciandogli nuovamente addosso la sfera che riassorbì il Pokemon al suo interno.
Walt era spiazzato, aveva utilizzato il minimo di energia possibile eppure sembrava aver ottenuto una vittoria schiacciante con una singola mossa.
Il ragazzo gli si avvicinò e gli tese la mano senza incrociare lo sguardo del vincitore, gli stava porgendo del denaro; Walt ovviamente non comprese e non si osò a prenderlo.
«Forza, avanti prendi la tua vincita e vai via» disse Gennaro.
«Sta a sentire…» iniziò a rispondere Walt accovacciandosi sulle ginocchia per essere all’altezza del ragazzino «Io non voglio il tuo denaro, tienitelo e usalo per curare il tuo Bibarel, intesi?» e gli rivolse un sorriso gentile, «fammi solo il piacere di indicarci la via più breve per arrivare in città».
Il bulletto era rimasto lì con la mano tesa, poi si riprese il denaro e, quasi commosso, indicò ai Referenti il sentiero da cui era venuto «Seguite quella strada, alla fine del percorso 201 si trova Sabbiafine» e quando finì di pronunciare la frase se ne andò correndo verso il lago Verità.
Walt si grattò la nuca «Che ragazzino strano…» disse riflettendo, «Beh almeno adesso abbiamo un percorso da seguire» aggiunse Topolino allegro, e tutti ripresero il loro cammino verso la città di nome Sabbiafine.
Ci vollero altri dieci minuti buoni prima che gli alberi iniziassero a diradarsi, passarono il tempo commentando la “battaglia” appena avvenuta e cercando di capire le meccaniche del mondo dei Pokemon.
Intravidero il primo edificio della città quando Silente li bloccò «Signori, scusatemi, ma ritengo necessario eseguire un incantesimo di disillusione su tutti noi. Sarà il modo migliore per evitare equivoci come quello di prima con Topolino, grazie all’incantesimo nessuno noterà in noi qualcosa di… ehm “estraneo”. Saremo esattamente come loro si aspettano».
«Concordo, paura probabilmente farei» disse Yoda e Topolino confermò a sua volta «Ma certo, non voglio essere scambiato per un Pokemon».
Allora Silente agitò la bacchetta in aria e un biancastro velo tiepido calò su di loro.
Nessuno avvertì alcun cambiamento, anzi si guardarono tra loro e videro esattamente lo stesso aspetto di cinque secondi prima, però Silente sembrò soddisfatto, così non dissero nulla e proseguirono per l’ormai vicinissima città.
Il percorso di campagna finì e un altro cartello uguale a quello presente sulla riva del lago dava il benvenuto in citta.
Intrapresero un vialetto di mattonelle color crema e contornato da aiuole ben curate, ma li sorprese la moltitudine di persone che bloccava il passaggio pochi metri più avanti.
«Chissà cos’è successo?» si chiese Walt ad alta voce, «Avviciniamoci, senza dare nell’occhio» gli rispose Albus e subito si mescolarono tra la folla.
Il luogo dove si erano ammassate le persone era la fine del vialetto che portava alla strada principale della citta, era chiuso da un nastro rosso e due agenti di polizia controllavano la zona cercando di calmare la gente.
«Signori vi prego state calmi, la città è ancora da mantenere inaccessibile ma stiamo lavorando per risolvere al più presto il problema, numerosi agenti sono impegnati nelle ricerche» disse un signorina agente: era giovane con ricci capelli blu e la tipica divisa della polizia, era affiancata da un Pokemon simile ad un cagnolino rosso.
Walt notò che la seconda agente era davvero molto simile a lei… che fossero sorelle?
La situazione sembrava in stallo, non si capiva cosa stesse trattenendo bloccato l’accesso alla città, decisero di consultarsi.
«La situazione è molto sospetta» concluse Walt, Silente si grattò la barba e disse «I nostri amici hanno fatto un salto in questa cittadina, temo».
«Lo stesso sospetto ho avuto, eventi oscuri qui sono avvenuti» confermò il maestro Yoda.
Discussero sul da farsi e decisero di entrare comunque in città eludendo la sorveglianza, si sentivano in dovere di aiutare la polizia a risolvere la situazione, visto che probabilmente era causata dagli intrusi che non avevano fatto in tempo a raggiungere.
Si avvicinarono di nuovo alle due agenti che controllavano il passaggio, Yoda avanzò un passo più degli altri e la poliziotta, sul cui cartellino c’era scritto “Jenny”, lo notò e disse gentilmente «Mi spiace, ma l’accesso alla città non è ancora sicuro».
Yoda la guardò, mosse la manina verde di fronte al viso dell’agente Jenny e disse «Noi quattro possiamo passare», lei in automatico si affrettò a slegare il nastro che impediva l’entrata e ripeté meccanicamente: «Voi quattro potete passare».
Così i Referenti ottennero il via libera e passarono. Walt prima di raggiungere gli altri si fermò ad accarezzare un po’ il Pokemon dell’agente Jenny che sembrò gradire, aveva il pelo bello caldo.
Entrarono nella strada principale di Sabbiafine, aumentarono inconsciamente il passo, la città era completamente deserta… che stessero tenendo prigionieri gli intrusi da qualche parte?
Si guardarono intorno, il paesaggio ricordava molto quelle città in quarantena, con nessuno per la strada o negli edifici, c’era solo il vento che muoveva qualche cespuglio ai margini dei viali.
Erano preoccupati.
Ci fu un bagliore rosso, uno scoppio e un'esplosione. «Di là!» disse Topolino, che evocò il suo Keyblade e iniziò a correre in direzione del pericolo.
Gli altri lo seguirono a ruota, voltarono l’angolo e videro solo una ragazza dai lunghi e fluenti capelli biondi con una giacca nera che le arrivava fino alle ginocchia.
Era affiancata dal più grande Pokemon che avessero mai visto, era alto quasi due metri, assomigliava ad uno squalo martello, bipede, prevalentemente con squame blu e rosse.
I Referenti si erano bloccati, avevano seguito il bagliore dell'esplosione e si trovavano di nuovo ai confini della città, pochi passi dietro la ragazza, infatti, iniziava già il boschetto.
Fu il Pokemon ad accorgersi dei nuovi arrivati per primo, in quanto si voltò e li guardò incuriosito.
«Cosa c’è Garchomp? Dobbiamo stare all’erta per essere sicuri di non farcelo sfuggire… E voi chi siete?» chiese la ragazza, voltandosi a guardare cosa stesse fissando il suo Pokemon chiamato Garchomp.
«Ciao! Io sono Walt ed è un piacere conoscerti» si presentò il ragazzo, non sapeva bene perché però le ispirava una netta autorità.
«Piacere mio, sono Camilla, la campionessa della Lega Pokemon di Sinnoh» disse lei.
Era la conferma che aspettavano, anche se non sapevano esattamente che ruolo coprisse un campione della Lega Pokemon della regione, era di sicuro la persona più adatta a cui affidare la verità, per ora.
I Referenti si guardarono e si annuirono l’un l’altro, così Walt proseguì «Per quanto riguarda chi siamo… forse è meglio parlarne con calma» disse ammiccando.
Walt presentò anche i suoi colleghi e tutti insieme cercarono di spiegare al meglio tutta la storia dei diversi mondi, dei Referenti, della Luce e dell’Oscurità.
Lei subito sembrò un po’diffidente, ma dopo che Silente tolse l’incantesimo di disillusione e insieme mostrarono le loro abilità, Camilla si convinse.
Solo una cosa non riusciva a spiegarsi «ok effettivamente sembrate un po’alieni, è vero… ma ciò che non capisco è il collegamento con l’apparizione di Darkrai?»
I Referenti rimasero perplessi.
«Chi è Darkrai?» chiese Topolino che non riusciva a ricollegare quel nome a nessun Pokemon che ricordasse.
«Darkrai è un Pokemon leggendario, la sua peculiarità è quella di addormentare le persone e farle avere gli incubi, per questo abbiamo fatto spostare tutta la cittadinanza nel centro Pokemon del paese, ieri notte. Era comparso Darkrai e infuriava battaglia.
Purtroppo gli abitanti o erano in preda agli incubi o tentarono di scappare, nessuno è riuscito a capire la causa scatenante. Fatto sta che Darkrai è ancora in città ma sembra che i suoi avversari se ne siano già andati».
«Non c’è nessun sospetto su quale sia il motivo del suo arrivo qui?» chiese Silente.
«Purtroppo no, l’unica cosa insolita che abbiamo notato è che stranamente il professor Rowan soffre di una forte amnesia riguardo a ieri sera. Ha un vuoto dal momento in cui ha lasciato la Giubilo tv a stamattina» raccontò la campionessa.
«La situazione è molto sospetta, in che modo Malefica e gli altri c’entrerebbero con la sparizione della memoria di un professore?» rifletté Walt.
«Sono in grado di farlo?» si preoccupò Camilla.
«Oh, sì» rispose Silente «Il signor Rowan è stato vittima di un loro agguato, temo. Vostra maestà siete a conoscenza del fatto che Malefica sia mai stata in questo mondo prima dei recenti avvenimenti, per caso?».
«Non dovrebbe essere mai venuta qui, no».
«Allora credo che l’abbiano rapito per sapere l’informazione fondamentale di questo mondo: cosa sono i Pokemon e i loro poteri. Altrimenti non avrebbe potuto attuare il suo piano, no?» chiese conferma il preside del suo ragionamento. Ma in quel momento, dall’ombra degli alberi poco distanti dal punto in cui i Referenti stavano parlando, uscì velocissimo un Pokemon completamente nero a parte una vaporosa cresta bianca e urlò: «Andate via!».
La bolla nera che tratteneva tra le mani fu scagliata verso di loro, Walt volò a mezz’aria con le gambe divaricate, per schivarla, ma il colpo andò a segno comunque perché colpì in pieno il maestro Yoda che apparentemente svenne sulla sua poltroncina la quale si spense e cadde a terra.
L’azione fu talmente veloce che solo dopo la caduta di Yoda Topolino evocò il suo Keyblade e Silente sfoderò la bacchetta.
«È lui, è Darkrai!» confermò Camilla, il suo Garchomp era pronto a combattere.
Darkrai si alzò in aria, all’altezza di Walt.
«Vuototetro!».
Era velocissimo.
Questa volta molteplici bolle scure uscirono dai suoi palmi e si diressero un po’dappertutto.
«Garchomp usa Fossa!» disse pronta Camilla che si aspettava quell’attacco, Silente intuì la pericolosità e creò uno scudo davanti a sé, su cui una sfera rimbalzò rivelando una consistenza solida, Topolino ne schivò un’altra saltando all’indietro.
«Voi non dovreste essere qui! Andate via!» urlò Darkrai e questa volta utilizzò Neropulsar.
Walt fu veloce tanto quanto lui, intercettò il colpo e l’elettricità gli uscì dalle dita e dai palmi delle mani, i suoi fulmini contrastavano l’attacco di Darkrai, tenendolo impegnato.
Garchomp saltò fuori dal terreno con una forza strepitosa ma il conflitto tra i fulmini di Walt e l’attacco del Pokemon era appena terminato con un'esplosione, perciò Darkrai ebbe il tempo di schivarlo, poi si buttò a terra e scomparve fondendosi con le ombre degli alberi.
«Garchomp usa Dragobolide» il Pokemon della campionessa sputò, a qualche metro da terra, un globo incandescente che si scompose e ricadde come tanti piccoli meteoriti, l’attacco piacque molto a Walt.
I piccoli asteroidi precipitarono e colpirono molti punti sul terreno in ombra, fu allora che uno di questi sembrò “farsi male”.
Da quel punto riemerse Darkrai che, con lo stupore da parte di tutti, si moltiplicò in numerosissime copie di se stesso.
«Ha usato Doppioteam!» commentò Camilla, «Solo uno è quello vero fate attenzione!»
Allora tutti iniziarono a colpire la più cospicua quantità possibile di copie, Topolino saltava da una parte all’altra attraversandoli con il Keyblade e Walt schivava di continuo colpi avversari, illuminando la scena con i suoi fulmini.
I colpi di Silente erano una meravigliosa combinazione di finezza distruttiva ed eleganza: un paio di alberi si disintegrarono e scomparvero, uno prese fuoco, un altro si ritrovò abbracciato da pesanti catene ma alla fine Silente mosse la bacchetta come una frusta e una sottile linea luminosa riuscì ad arpionare l’unica copia solida di Darkrai.
Il preside avanzò in avanti continuando a danneggiare Darkrai con i colpi della sua magica frusta, i quali sembrarono particolarmente efficaci.
Fu Topolino però a dargli il colpo di grazia, in un momento in cui Darkrai stava facendo resistenza e Silente faticava a tenerlo fermo, lui saltò in aria e gli puntò il Keyblade contro, dal quale uscì il sottile raggio di Luce che lo colpì in pieno e lo fece sbattere contro un albero; il Pokemon, esausto si fuse nuovamente con l’ombra delle fronde ma tutti videro nitidamente una macchia più scura fuggire via.
«Ti ringrazio, Topolino, non avevo più la forza di trattenerlo, ormai sono un vecchio…» disse Silente.
«Oh ma non è vero Albus» gli rispose il re cortesemente.
«Credo che non si farà più rivedere, andiamo a dare l’ordine che la città può essere riaperta Garchomp, voi aspettatemi qui per favore, e svegliate il vostro amico, ormai non dovrebbe più subire l’influenza di Darkrai» disse Camilla, poi salì in groppa al suo fidato Pokemon e si diressero verso l’ingresso della città.
«Yoda, ti senti bene?» chiese Topolino svegliandolo.
«Perso qualcosa mi sono?» chiese Yoda ritornando a sedere sulla sua poltroncina che ricominciò a fluttuare in aria.
«Abbiamo combattuto contro Darkrai e l’abbiamo allontanato dalla città, scommetto che ieri sera si trovava nei paraggi, avrà sentito la presenza oscura di Malefica o Voldemort e li ha attaccati per salvare la città» ipotizzò Topolino.
«Credo di poter affermare anche che il Pokemon li abbia sorpresi durante il loro interrogatorio al povero professore» disse Silente, sicuro delle sue capacità deduttive.
«Camilla è la campionessa della Lega di Sinnoh, non so esattamente cosa comporti ma sembra un’onorata organizzazione regionale, magari conosce la leggende e ci può suggerire qualcosa» disse Walt improvvisando una mossa utile in quel momento.
I Referenti decisero quindi di attenderla per chiederle informazioni, intanto il maestro Yoda raccontò agli altri i terribili effetti del cadere vittima del sonno, pieno di incubi, di Darkrai.
Le persone iniziarono ad arrivare e a fluire per le strade della città, iniziarono a muovere anche macchine e autobus.
Si intuiva che in quel mondo fossero abituati ad emergenze del genere e la società le tollerava bene, perché nessuno sembrava ne impaurito ne ansioso del ritorno del Pokemon. Probabilmente anche grazie all’influenza di Camilla, che sembrava molto popolare e ben rispetta.
Quando arrivò e i Referenti gli posero le loro domande sulla mitologia di Sinnoh lei li invitò ad accompagnarla nel laboratorio del professor Rowan.
Percorsero così qualche viale assieme e Walt chiacchierò allegramente con lei chiedendole quali fossero i Pokemon di tipo elettro e le loro caratteristiche; scoprì infatti che ce n’erano tantissimi, la maggior parte molto veloci e letali.
Arrivarono al laboratorio e trovarono Luçinda che portava al professore una borsa del ghiaccio da mettere sulla testa.
«Volete sapere qual è il Pokemon che governa il Tempo e dove si trova?» ripeté Rowan per essere sicuro di aver capito.
«Sì esatto professore, se non le dispiace le chiederei in prestito un volume sulla mitologia dei Pokemon» rispose Silente che non riusciva a frenare la sua voglia di conoscenza.
«Oh non c’è problema, la biblioteca di Canalipoli me ne spedisce copie in continuazione, gliene regalo una volentieri, d’altronde avete sconfitto Darkrai, ve lo meritate» disse Rowan e si alzò posando la borsa del ghiaccio sul comodino.
«Per quanto riguarda al Pokemon che governa il Tempo, vi riferite a Dialga, un Pokemon acciaio-drago. Mettersi contro di lui è una follia, si rischia di danneggiare irreparabilmente l’intero ecosistema dell’universo. Il tempo potrebbe iniziare a scorrere in negativo, non so se mi spiego» disse mentre si chinava per controllare gli scaffali delle sue librerie.
«È molto pericoloso, ma è anche da sciocchi. Non esiste un metodo per fare in modo che Dialga si sottometta ai voleri di qualcuno, con una ball qualunque in commercio nessuno riuscirebbe mai a catturarlo, sempre che si riesca ad incontrarlo. L’unica ball infallibile è scomparsa dalla circolazione molti anni fa… ecco qui il suo volume, professore. Un giorno mi piacerebbe molto visitare la sua scuola» disse Rowan porgendo il libro a Silente che gli rispose amichevolmente cercando di non far capire che la sua era una scuola di magia.
«E per quanto riguarda il luogo in cui si trova Dialga?» si intromise Topolino, Rowan si andò a risedere e si rimise il ghiaccio in testa.
«Camilla lo sa bene, vero?» e gli fece l’occhiolino «due anni fa aiutò un giovane allenatore a fermare il piano di Cyrus, lì furono coinvolti sia Dialga che Palkia, il Pokemon che governa lo Spazio. Beh, nessuno sa dove vivano, si ipotizza che dimorino in una dimensione solo loro, ma se invocati in cima al monte Corona la leggenda dice che appariranno dinnanzi agli uomini» disse Rowan e prese dalla tasca un sigaro che si accese con un accendino.
«Professore! Quante volte le ho detto di non fumare in casa?» arrivò la voce di Luçinda dalla cucina che probabilmente aveva sentito il rumore dell’accendino.
Un boato.
La casa iniziò a vibrare, i vetri traballarono, dalla cucina arrivò il rumore di un bicchiere infranto, i presenti si guardarono allarmati, poi cessò tutto.
Fu il professore a parlare per primo «È tornato Darkrai?» si chiese allarmato, ma Topolino aveva un bruttissimo presentimento, corse subito fuori di casa, gli altri lo seguirono; si vedeva un grosso muro di fumo sollevarsi in un punto indeterminato a nord-est della città.
«Camilla, cosa c’è in quel punto?»
Lei aveva gli occhi vitrei, quasi terrorizzata, come se i suoi timori si stessero avverando tutti insieme «Il monte Corona».
 
 
 
 
Le Isole del Destino erano illuminate dal tramonto, sulla spiaggia le onde si infrangevano placide smuovendo la sabbia e le conchiglie portate a riva dalle correnti.
Un fruscio di vento faceva ondeggiare le fronde delle palme e una zattera legata ad un paletto nella rena, una bottiglia di vetro andò a toccarla.
«Ronf… ronf…».
«Ma è mai possibile che trascorri le giornate a dormire sulla spiaggia?» disse un ragazzo alto e magro con lunghi capelli argentati, era affiancato da una ragazza minuta con i capelli castani e una dolce espressione.
«Yawn! È mai possibile che tu mi svegli sempre, Riku?» disse scherzosamente l’amico castano, che fino a qualche istante prima stava sonnecchiando.
Era più basso ma aveva dei luminosi occhi azzurri e i capelli molto spettinati, dei vestiti neri con molte cerniere e tasche e un paio di grosse scarpe gialle.
«Avanti Sora, non dovevate allenarvi? È già da un po’ che non fai altro che appisolarti qui» disse la ragazza, «Kairi ha ragione» sostenne Riku.
«E va bene, se proprio vuoi che ti sconfigga… Hey! Che cos’è quella?!» si interruppe Sora indicando la bottiglia di vetro che galleggiava sul pelo dell’acqua.
«Non dirmi che è quello che penso!» intervenne Riku andandola a recuperare.
Sora la prese in mano, la stappò e fece uscire l’ormai famigliare foglio con disegnato il simbolo di Topolino.
«È un messaggio del re… sembra che abbia bisogno di una mano, Paperino e Pippo stanno venendo a prendermi» riassunse Sora.
«Credo che siano già arrivati» disse Kairi fissando un punto nel cielo.
Effettivamente una gummyship identica a quella di Topolino stava arrivando da lontano, si avvicinò provocando un forte vento e atterrò sulla spiaggia.
I tre amici si avvicinarono, il boccaporto si aprì e ne uscirono un papero e un cane antropomorfi.
Sora corse subito ad abbracciarli «Ragazzi quanto tempo! Mi fa piacere vedervi!» disse.
«Yuk! Anche per noi Sora» disse Pippo tutto contento.
«Hai ricevuto la lettera del re?» disse starnazzando Paperino mentre salutavano gli altri.
«Si, sapete dirmi qualcosa di più preciso?» chiese Sora già euforico per la nuova imminente avventura.
«Purtroppo no, conosci anche tu Topolino, rimane sempre vago. Quando abbiamo ricevuto l’incarico di venirti a prendere lui era già partito per un mondo molto distante, c’è stata una connessione» spiegò Paperino.
Sora sembrava pensieroso, sperava che le forze oscure non riprendessero a muoversi tra i mondi, ma se Topolino riteneva di dover mobilitare sia lui che Paperino e Pippo, non prevedeva niente di buono.
«Va bene, partiamo subito!».





Angolo dell'autore:
Critiche, commenti e nuove idee sono sempre ben accetti!
Le intenzioni dei cattivi sono state svelate! Come riusciranno a sottomettere Dialga?
I Referenti riusciranno a raggiungerli in tempo? Camilla si unirà a loro?
Cosa ci fa Gennaro bullo a Sinnoh? Come mai è apparso Darkrai ? Vi è piaciuta la battaglia?
Siete contenti dell'apparizione di Sora?
Fatemi sapere cosa ne pensate in un commento :)
   
 
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