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Autore: _martab    18/08/2016    0 recensioni
Tre episodi tratti dalla vita del malandrino accusato dell'omicidio che non avrebbe mai commesso, e condannato a vivere con il rimorso di aver spinto il suo migliore amico tra le braccia della morte. Una personalità tormentata, dilaniata tra il senso di colpa, che lo trascina negli abissi, e la speranza di redenzione, che lo spinge a prendere il volo.
Sirius Black, il prigioniero di se stesso.
Genere: Avventura, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Sirius Black | Coppie: James/Lily
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Più contesti
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È colpa mia. È colpa mia. È colpa mia. Nella mente di Sirius si susseguivano queste tre parole a rotazione. È colpa mia. Si era materializzato davanti casa di James e Lily, dopo essere stato da Peter. La porta era spalancata. Qualcosa di terribile era successo. Sirius se lo sentiva nelle vene. Il sangue era stato sostituito da ghiaccio, si sentiva vuoto, spoglio, solo. Attraversó l'ingresso dei Potter, lo stesso ingresso che aveva superato decine di volte, per sentirsi accogliere dall'urlo gioioso del suo figlioccio. Ma stavolta ad accoglierlo fu un silenzio assordante. Fece qualche passo e vide James, disteso a terra. Per un attimo gli sembrò addormentato. Per un misero attimo si chinó per scuotergli le spalle, cercando di svegliarlo. Quando l'amico non alzó le palpebre, Sirius si sedette, incrociando le gambe. Sistemó gli occhiali che erano scivolati, poi chiuse gli occhi. E cominciò ad urlare. Un urlo disumano gli uscí dalla gola, esplose con tutto il fiato consentitogli dai polmoni. Non gridava per il dolore. Né per la rabbia, la tristezza o l'angoscia che avrebbe dovuto provare. Urlava perche dentro non sentiva assolutamente nulla. Il silenzio della casa si era impadronito di lui. Il vuoto gli stava squarciando il petto. Avrebbe volentieri preferito essere schiacciato dalla disperazione, ma quest'infinito silenzio lo stava lentamente spezzando. Il cadavere del suo migliore amico giaceva accanto a lui. Più Sirius lo osservava, più si sentiva privo di vita, di anima, di respiri, di suoni. Era un piccolo e inutile guscio. Tutto ciò che aveva avuto dentro, tutto quello che pazientemente James aveva contribuito a creare in lui, era stato spazzato via. Si domandò quanto potesse realmente essere precaria l'essenza dell'uomo, così soggetta ai bruschi tiri che il destino ci gioca. Un po come la cenere, che viene spazzata via dal soffio dell'uomo. Che senso ha allora esistere se è la vita stessa che ci annulla? James gli aveva salvato la vita e lui l'aveva spinto tra le braccia della morte. È colpa mia. Si alzò, allontanandosi lentamente dal corpo di Ramoso. Salì le scale, un gradino dopo l'altro. Ogni passo sembrava una firma sul contratto di morte. Attraversò il corridoio e spalancó la porta della camera del bambino. A terra giaceva una donna dai capelli rosso fuoco. Sirius non riuscì ad evitare il paragone tra il fuoco, pieno di vita, e Lily Evans, distesa morta. La guardò per un lungo istante e poi sentí il lamento di un bambino. Accanto al corpo di Lily, Harry, con gli occhi umidi, si aggrappava alle sbarre della culla. Aveva riconosciuto Sirius, lo osservava in attesa. Dal canto suo, Sirius Black aveva completamente perso la testa. Guardava Harry con un misto di compassione e rabbia. Scorse sulla fronte una cicatrice a forma di saetta. Come aveva fatto il bambino a sopravvivere? Come aveva fatto a sfuggire a Voldemort? Loro ci avevano provato, avevano tentato in tutti i modi di tenerli al sicuro. Poi, improvvisamente, si rese conto di aver dimenticato una persona. Il vuoto che sentiva dentro venne lentamente sostituito da un nuovo sentimento: la vendetta. -Torno a prenderti, Harry. Okay? Evans, ci penso io a lui. Ora devo trovare quel bastardo traditore.- Si smaterializzó, per apparire sul fondo della strada. -PETER MINUS! DOVE SEI? PETER!- Un ometto senza capelli si alzó da una panchina. -Ti aspettavo, Sirius.- Felpato cercava nei suoi occhi, nonostante tutto, un briciolo di rimorso. Una piccola parte di lui sperava che dentro quel verme si aggirasse ancora l'ombra del piccolo Codaliscia, uno dei suoi amici più cari. Avevano convissuto per sette anni, erano praticamente cresciuti fianco a fianco. Come aveva fatto a non scorgere il suo animo inquieto? Come gli erano passati inosservati gli innumerevoli tradimenti di Peter che ormai si ripetevano da un anno? Cercò disperazione, cercò paura, cercò qualsiasi sentimento che potesse in qualche modo giustificare Minus. Cos'era successo a quel ragazzo che aveva sempre una buona parola per tutti? Era arrivato lì con il proposito di ucciderlo. Ora però si sentiva perso, sconvolto. Aveva perso due dei suoi più cari amici quella sera, ecco la terribile verità. Aveva perso James Potter, ma aveva anche perso Codaliscia. Perché quell'uomo con gli occhi illeggibili davanti a lui, non era più il malandrino. Era un mangiamorte senza fegato che gli aveva strappato via suo fratello. -Perché li hai traditi? Perché, Peter?- -Io non ho fatto niente. Sei stato tu!- Sirius sobbalzó. -Cosa stai dicendo? Io non avrei mai fatto questo a James..- -SIRIUS BLACK COME HAI POTUTO TRADIRE IL TUO MIGLIORE AMICO E CONSEGNARLO NELLE MANI DEL SIGNORE OSCURO?- Degli ignari babbani accorsero, per le urla. Sirius era scioccato. Una parte di lui si credeva davvero colpevole per aver consigliato a James di usare Peter come custode, ma l'altra parte gli urlava che lui sarebbe morto per Ramoso, non avrebbe mai permesso nulla del genere. Peter si era rivelato un vigliacco. Lo era sempre stato. Ma accusarlo così...davanti a dei babbani...dell'omicidio che entrambi sapevano lui non avrebbe mai commesso? Avrebbe preferito morire mille volte o vivere senza anima, piuttosto di tradire James. O Remus. O Peter, maledizione! Minus si portò la bacchetta dietro le spalle e guardò Sirius negli occhi nel momento in cui tutto esplose. Sirius si ritrovò a terra, un rombo assordante aveva sostituito il silenzio dentro di lui. Era tutto una macchia indistinta. Scorse appena il gelo che lo circondava. Dissennatori, pensò. Si mise a ridere. Una risata vuota e folle. Alzó le mani al cielo, urlando. -Venite, venite! Ho già perso la mia anima! Non avete altro da portarmi via!-
   
 
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