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Autore: xX__Eli_Sev__Xx    18/08/2016    0 recensioni
Fine estate. A un mese dall’inizio del sesto anno ad Hogwarts.
Lily è appena stata reclutata tra i Mangiamorte e Greyback si sta occupando del suo addestramento per fare in modo che sia pronta ad affrontare l’imminente guerra e a servire nel modo migliore il Signore Oscuro.
Tuttavia, nonostante diventare una Mangiamorte sia stata una sua scelta, presa sapendo che sarebbe stato l’unico modo per proteggere coloro che ama, Lily si ritrova a dover affrontare le conseguenze delle sue scelte, scoprendo che il compito non è semplice quanto si sarebbe aspettata, e sapendo che quei momenti passati nell’esercito di Voldemort, la segneranno per sempre.
[Missing Moments della long When you’re Gone]
Genere: Angst, Drammatico, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Albus Silente, Nuovo personaggio, Remus Lupin, Severus Piton, Sirius Black
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
- Questa storia fa parte della serie 'Missing Moments "When you're gone"'
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ANGOLO DELL’AUTRICE
Ciao a tutti ;) Come state?
Ecco che, dopo parecchio tempo, ritorno in questo fandom, questa volta, però, con una One-shot un po’ particolare. Non so come mi sia venuta questa idea, ma era da un po’ che ci pensavo e finalmente sono riuscita a scrivere questa fanfiction.
Premetto che questa storia può essere letta soltanto da chi ha letto When you’re Gone, la long a cui è ispirata, dato che non è nient’altro che un Missing Moment della mia storia.
Nella linea temporale, questa storia si svolge durante l’estate tra il quinto e sesto anno ad Hogwarts di Lily, durante il suo addestramento tra i Mangiamorte (per rendere le cose più semplici ci troviamo a metà del capitolo 17 della long). Ho pensato che potesse essere una bella idea scrivere questo Missing Moment, dato che non mi ero soffermata più di tanto sull’esperienza di Lily.
Ho intenzione di creare una raccolta in cui racchiuderò tutti i Missing Moments riguardanti When you’re Gone, sperando di riuscire a inserirne il più possibile, per approfondire la storia che avevo scritto tanto tempo fa. ;)
Spero che possa piacervi.
A presto e buona lettura.
Eli  
 
 
Light and dark
 
We've all got both light and dark inside us.
What matters is the part we choose to act on.
 That's who we really are.
Sirius Black – Harry Potter e l’Ordine della Fenice
 
 Lily entrò in bagno di corsa, chiudendosi la porta alle spalle con una spinta. Si inginocchiò a terra, si chinò sulla tazza e vomitò. Si portò le mani allo stomaco, sperando di lenire il dolore che stava scuotendo il suo corpo e la sua mente. Gemette e un altro conato di vomito la scosse, mentre le lacrime le rigavano le guance con violenza, scivolando sulla sua pelle fredda e pallida.
 Quel giorno, durante il suo addestramento giornaliero tra i Mangiamorte, Greyback le aveva insegnato come utilizzare la Maledizione Cruciatus nel modo corretto, e, per farlo, l’aveva fatta esercitare su un Mezzosangue catturato il giorno precedente durante un attacco a una piccola cittadina di campagna.
 Nonostante si fosse esercitata spesso nella torture, Lily sapeva di non essere pronta per farlo su un innocente. In precedenza l’aveva fatto solo su Peter Minus, che in fondo era colpevole di aver tradito James e Lily Potter, vedendoli a Voldemort il che aveva reso tutto più semplice. Ma quando quel giorno aveva capito che Greyback l’avrebbe costretta a farlo su un Mezzosangue e non su Minus, il suo cuore aveva smesso di battere per un momento. Si era imposta di mantenere calma e contegno e di non lasciare trapelare nulla; perciò aveva chiuso la mente e aveva respinto la nausea che l’aveva colta, concentrandosi soltanto sul compito che le era stato assegnato, distaccando la sua mente e il suo cuore per non crollare di fronte al Mangiamorte che la stavano studiando, in attesa di una sua reazione. Ovviamente, fare del male a un innocente era l’ultima cosa che avrebbe voluto, ma non poteva certo rifiutarsi, o la sua copertura sarebbe saltata. Non poteva rifiutarsi o fingere, perché i Mangiamorte avrebbero capito tutto e l’avrebbero uccisa, o peggio, avrebbero punito Severus per aver garantito per di lei.
 Perciò si era ritrovata a torturare un uomo, la cui unica colpa era quella di essere un Mezzosangue, e poi a doverlo uccidere su richiesta di Greyback, che non aveva smesso di sorridere per tutta la durata di quello spettacolo tremendo. E quando il lampo verde aveva colpito la sua vittima, Lily aveva sentito il suo cuore andare definitivamente in frantumi e sapeva che niente avrebbe più potuto rimetterlo insieme. Poteva giurare di aver sentito la propria anima sgretolarsi sotto il peso del senso di colpa e della sofferenza per aver posto fine alla vita di un uomo, e aveva finalmente le parole di Severus quando l’aveva avvertita riguardo al fatto che quella missione l’avrebbe cambiata.
 Quando era arrivata a Spinner’s End, tramite il camino del piccolo caffè del quartiere, aveva trovato la casa completamente vuota. Fortunatamente Severus non era ancora tornato, e non avrebbe potuto farle domande; l’idea di dover fronteggiare Piton e raccontargli ciò che aveva dovuto fare quel pomeriggio la spaventava e la metteva a disagio più di quanto si sarebbe aspettata, e poi, in fondo, non era ancora pronta per parlarne, considerando che il solo pensarci le faceva venire la nausea.
 E poi, non aveva il diritto di lamentarsi: dopotutto era stata lei ad accettare quella missione, nonostante lui gli avesse raccomandato di non farlo, e quelle erano le conseguenze. Conseguenze di cui non avrebbe dovuto lamentarsi e con cui avrebbe dovuto convivere per il resto della sua vita.
 Le immagini di quell’uomo, agonizzante a causa delle maledizioni da lei scagliate, emersero nella sua mente, togliendole il fiato. Poté udire perfettamente le sue grida e le sue preghiere, le sue lacrime e i suoi singhiozzi strozzati mentre la maledizione, lentamente, lo uccideva e distruggeva dall’interno. E poi il suo sguardo terrorizzato quando lei gli aveva puntato contro la bacchetta per ucciderlo… Lily sapeva che quei momenti sarebbero rimasti scolpiti nella sua mente per sempre, non abbandonandola mai. L’avrebbero tormentata nei suoi incubi e perseguitata giorno e notte, e sapeva anche che era ciò che meritava, dopo aver fatto tanto male a una persona innocente.
 Quando i conati si calmarono, Lily prese posto sul pavimento, il capo poggiato alla parete, le ginocchia strette al petto, le mani premute sulle tempie. Le lacrime continuarono a rigarle le guance, e i singhiozzi a scuoterla violentemente, rimbombando all’interno del bagno, vuoto e freddo.
 Un lieve bussare alla porta la fece sobbalzare.
 - Lily? – la voce di Severus raggiunse le orecchie della ragazza, accarezzandole con estrema dolcezza.
 Il cuore di Lily perse un battito. Il padrino era tornato prima del previsto. Credeva che sarebbe rimasto con i Mangiamorte almeno per qualche ora, in modo da darle il tempo di ricomporsi…
 Non poteva farsi trovare in quelle condizioni. Non doveva permettergli di entrare. Non voleva che la vedesse così e la rimproverasse per essere stata tanto stupida da sottovalutare un lavoro sotto copertura tra i Mangiamorte. Era già abbastanza il fatto di essere crollata, nonostante si fosse imposta di essere forte. Non avrebbe sopportato che Severus la vedesse così.
 - Lily, va tutto bene? – chiese ancora Severus, aldilà della porta. – Posso entrare? –
 A quel punto Lily si decise a parlare, tentando di mantenere ferma la voce. – Vattene, Severus. – poi estrasse la bacchetta dalla tasca dei pantaloni e puntandola verso la porta, con un lieve movimento del polso, fece scattare la serratura, chiudendola a chiave.
 Severus tentò di girare la maniglia, spingendo la porta. – Lily, apri questa porta. –
 Lily trattenne a stento un ansito. – No, vattene. – ripeté.
 Il ringhio di Severus fu perfettamente udibile aldilà della porta. – Non farmelo ripetere. – sillabò con voce ferma e dura. – Apri la porta, o, giuro su Salazar, la butto giù. –
 Un singhiozzo risalì la gola della ragazza, ed eruppe dalle sue labbra rimbombando tra le pareti del bagno. – Lasciami sola – pianse. – Ti prego, va’ via. –
 - No. – insistette lui. – Ascolta, qualsiasi cosa sia successa, possiamo risolverla. Posso aiutarti, se me lo permetti, Lils. –
 - Non voglio vederti. –
 - Ora basta. – replicò l’uomo. – Sto entrando. –
 La ragazza, non appena udì il padrino pronunciare l’Alohomora, scattò in piedi e indietreggiò. Si voltò verso la finestra e con un colpo di bacchetta la aprì; poi si concentrò, chiuse gli occhi e si dissolse in una nube di fumo azzurra. Sentì la familiare sensazione di leggerezza e si sentì sollevare da terra, si diede la spinta e scomparve oltre la finestra, volando via, prima che Piton potesse fermarla.
 
 Lily atterrò in ginocchio, graffiandosi le mani e gemendo per il contraccolpo alle ginocchia. Scosse il capo per recuperare la lucidità, respingendo la nausea che l’aveva nuovamente invasa, vedendo che aveva raggiunto una foresta.
 Aggrottò le sopracciglia, non ricordando di essere mai stata in quel luogo, prima di quel momento. Non sapeva come potesse esserci arrivata e quando lontana da Spinner’s End potesse essere, ma l’importante, si disse, era essere più lontana possibile da Severus. 
 Aveva volato così a lungo che le gambe e le braccia le dolevano terribilmente, rendendo difficile ogni movimento. A fatica, però, si mise in piedi, e prese a guardarsi intorno.
 Le fronde degli alberi erano così fitte da rendere quasi invisibile il cielo sopra di lei, ormai completamente coperto da nubi plumbee e temporalesche. Il rombi dei tuoni risuonava in lontananza, rendendo l’ambiente ancora più cupo e scuro di quanto già non fosse.
 La calma la avvolgeva completamente e il silenzio si era fatto quasi assordante.
 Strinse i pungi e, aumentando la presa intorno alla bacchetta.
 Com’era possibile che tutto intorno a lei fosse così calmo, quando dentro di lei bruciavano una rabbia e un dolore incontrollati? Com’era possibile che nonostante la sofferenza che lei stava provando, tutto fosse immerso in quella pace? Era tutto così surreale e… fastidioso.
 Sentendo la rabbia esploderle nel petto, la ragazza sollevò la bacchetta e cominciò a scagliare Schiantesimi nella foresta, colpendo rami e tronchi, massi e foglie. Luci bianche e rosse esplosero ovunque, scintillando nell’oscurità del bosco, riverberandosi nell’aria e abbagliandola.
 Le immagini di ciò che era successo quel pomeriggio tornarono a galla e Lily si portò le mani alle tempie, tentando di respingerle. Una strana sensazione di vuoto si propagò lungo il suo petto, quasi gli avvenimenti di quell’ultimo periodo l’avessero svuotata completamente e non fosse rimasto più nulla di lei.
 L’unica cosa che riusciva a percepire era la rabbia. Una rabbia bruciante e potente che le scorreva nelle vene, togliendole il respiro e rendendo ogni cosa indefinita. Le lacrime tornarono a rigarle le guance, asciugandosi immediatamente a contatto con la fredda aria di fine autunno.
 La Grifondoro strinse i pugni e, prima di potersi fermare, gridò.
 Fu un grido lacerante, che fendette l’aria della foresta perdendosi tra le fronde e nel vuoto che la circondava, sia dentro che intorno a sé; fu un grido carico di rabbia e dolore, paura e frustrazione per ciò che aveva dovuto fare e subire in quell’ultimo anno, da quando aveva scelto di unirsi ai Mangiamorte per conto dell’Ordine.
 Quando i suoi polmoni si furono svuotati completamente, Lily cadde in ginocchio. Poggiò le mani sul terreno, chiudendole intorno alla terra e alle foglie secche con tanta forza da far sbiancare le nocche. Singhiozzò e chiuse gli occhi, lasciando che le lacrime scorressero lungo le sue guance, senza tentare di fermarle.
 Che senso avrebbe avuto trattenere quel dolore? Non avrebbe fatto altro che consumarla dall’interno, rendendo la sua vita un inferno ogni giorno di più.
 Perciò gridò ancora. E questa volta il suo grido fu così potente da scuotere la terra, che tremò sotto di lei, liberando un potente boato che squarciò l’aria intorno a lei; gli alberi tremarono e le foglie, che si erano posate sul terreno di fronte a lei, esplosero, ondeggiando nell’aria per un momento, tornando poi a poggiarsi a terra.
 Lily ansimò, sentendo un forte dolore al braccio. Quando abbassò lo sguardo, oltre il velo creato dalle lacrime, poté vedere perfettamente una macchia di sangue allargarsi sulla manica della sua camicia, proprio dove, sulla pelle, spiccava il Marchio Nero.
 Ma in quel momento non le importava. Non le importava di soffrire o stare male, perché, in fondo, era ciò che si meritava, dopo tutto il dolore che aveva causato. Non le importava del Marchio o della missione, soltanto della vita che quel giorno aveva tolto, dicendo addio definitivamente al suo cuore e alla sua anima.
 
 Severus trovò Lily qualche ora dopo la sua scomparsa.
 Si Materializzò nella foresta dopo essere stato nell’ufficio di Silente per chiedergli di rintracciarla utilizzando il loro collegamento empatico.
 Il preside si era offerto di andare con lui per parlare a Lily riguardo la missione e starle accanto, ma Piton, furioso, glielo aveva impedito, ricordandogli che era tutta colpa sua se la ragazza stava soffrendo. Detto questo aveva lasciato Hogwarts e una volta fuori dalla barriera di Materializzazione aveva raggiunto il luogo indicatogli dal preside. Aveva camminato per quasi un chilometro e, finalmente, l’aveva trovata.
 La pioggia aveva cominciato a cadere da quasi un’ora e man mano che il tempo passava si era fatta sempre più fitta e battente. Il cielo si era lentamente oscurato, divenendo cinereo, oscurando l’aria e rendendola fredda e pungente.
 Lily era seduta con la schiena poggiata contro il tronco di un grande albero, il capo poggiato sulle braccia, incrociate sulle ginocchia, che teneva strette al petto; il suo corpo, zuppo d’acqua, dopo essere stato sotto la pioggia per più di un’ora, stava tremando a causa del freddo.
 A Piton quella scena ricordò molto quella di tre anni prima, quando Lily era scappata per rifugiarsi nel parco di Spinner’s End, dopo aver saputo che Silente non aveva protetto lei e sua madre come aveva promesso. Quel giorno, proprio come allora, il dolore e la rabbia l’avevano portata a fuggire per allontanarsi da tutti, rifugiandosi in un luogo isolato e lontano dalla causa del suo dolore.
 Severus sospirò e avanzò, fermandosi a pochi passi da lei. – Lily – la chiamò.
 La ragazza sollevò il capo lentamente. Il suo volto era pallido e segnato da una stanchezza profonda, radicata ormai nel suo animo da troppo tempo; le guance erano segnate dalle lacrime che ormai ogni giorno e ogni notte da un anno le rigavano il viso senza sosta e senza eccezioni.
 I suoi occhi incontrarono quelli di Severus e si riempirono di lacrime. – Perché sei qui? – domandò, con voce piatta e atona.
 - Sono qui per te. – disse lui, proprio come tre anni prima, quando aveva risposto alla stessa domanda, posta esattamente allo stesso modo.
 Lily volse il capo.
 Il rombo di un tuono squarciò l’aria.
 - Perché sei scappata? – domandò il professore.
 Lei esitò. – Perché non volevo vederti. – disse alla fine, senza incrociare il suo sguardo, stringendo maggiormente le ginocchia al petto.
 Piton esitò. – Cos’è successo? –
 Il corpo di Lily tremò come se una scossa elettrica lo avesse attraversato; un ansito tremante lasciò le sue labbra. – Ho ucciso un uomo. – rispose.
 Severus rimase impassibile, ma dentro di sé, la rabbia cominciò a bruciare. Ed era tutta rivolta verso un solo uomo: Albus Silente. L’uomo che aveva costretto la sua figlioccia a prendere parte a una cosa del genere, quando avrebbe potuto scegliere qualcun altro – chiunque altro – per quella maledetta missione.
 - Mi ha implorato. – proseguì Lily, mentre le lacrime le rigavano le guance. – Mi ha pregato di risparmiarlo e di lasciarlo andare, mentre lo torturavo. E io l’ho ucciso comunque. – si asciugò le lacrime con un rapido gesto della mano, nonostante la pioggia continuasse a bagnarle il viso, mescolandosi alle lacrime. – Ho posto fine alla sua vita con un’Avada Kedavra, come se la sua vita valesse meno di niente. –
 - Cos’altro avresti potuto fare? – domandò il pozionista, senza lasciar trapelare il dolore che quella notizia gli aveva procurato. Non avrebbe mai voluto questo per la sua figlioccia. Non avrebbe mai voluto che lei diventasse un’assassina e che dovesse portarne il peso per tutta la vita, esattamente come lui. Non era giusto.
 Lily si voltò di scatto verso di lui, aggrottando le sopracciglia. Si mise in piedi. – Hai sentito quello che ho detto, Severus? – chiese. – Ho ucciso un uomo. – sillabò. – L’ho torturato e l’ho ucciso come se fosse un animale! E tutto perché era un Mezzosangue. Esattamente come me. –
 Severus sospirò. – Se non l’avessi fatto avrebbero ucciso te. – fece notare.
 - Se avessero ucciso me, almeno non dovrei portare questo peso! Credevo che con questa missione sarei riuscita a salvare delle persone… che le avrei protette da Voldemort e dai Mangiamorte. E non che le avrei uccise! – gridò lei, fra le lacrime. Ansimò, portandosi le mani al cuore. – Questa missione mi sta uccidendo. Mi distruggerà, fino a che non rimarrà più nulla di me. – scosse il capo. – E forse diventerò proprio come loro, una Mangiamorte senz’anima e senza cuore. Un mostro. – concluse fra le lacrime.
 - No, Lily. – replicò Severus, avanzando, colpito da quelle parole. – Tu non diventerai un mostro. Non sarai mai come loro. Mai.
 - Guardami! – gridò, indietreggiando. – Sto diventando esattamente come loro. Sono una di loro. Altrimenti non avrei nemmeno il Marchio. – singhiozzò. – Forse è proprio per questo che Voldemort mi ha scelta. Forse ha visto dell’oscurità e della malvagità in me, qualcosa che gli ha fatto capire che se avesse provato a cambiarmi, ci sarebbe riuscito. Sa di potermi rendere una di loro e di potermi trasformare in qualcosa che prima non ero. Altrimenti perché ammettermi nella sua cerchia ristretta? –
 - Ma cosa stai dicendo? – domandò il padrino. – Tu non sei come loro. –
 - Ah no? – lo sfidò. – Guardami, Severus! –
 - Lo sto facendo. – replicò lui. – Ma non vedo la persona che credi di vedere tu. –
 - Allora non mi stai guardando davvero! – singhiozzò Lily. – Ho le mani sporche del sangue di un innocente! E questa non sarà l’ultima persona a morire per mano mia. Chissà quanto altro sangue dovrò versare prima che la guerra sia finita… chissà quante altre vite dovrò togliere per soddisfare la sete di morte dell’Oscuro Signore… – all’improvviso si interruppe. Il viso si contrasse in una smorfia di dolore e lei gemette, piegandosi in avanti e reggendosi il braccio sinistro.
 Severus avanzò, avendo intuito che fosse il Marchio Nero a provocarle dolore e avendo notato il sangue sulla manica della camicetta. – Devi calmarti, Lily. – affermò. – La rabbia non farà che aumentare il dolore e il Marchio continuerà a sanguinare. –
 Lily ansimò e prese a singhiozzare. Scosse il capo, stringendo una mano intorno all’avambraccio, dove il Marchio continuava a sanguinare e pulsare con violenza.
 Severus conosceva bene quella sensazione. L’aveva provata così tante volte, durante la prima guerra magica e da quando Voldemort era risorto, da averne perso il conto. E sapeva che ciò che la figlioccia stava provando, non avrebbe fatto altro che amplificare quella sensazione di dolore che stava provando.
 La ragazza, stremata e in preda ad un dolore insopportabile, cadde in ginocchio.
 Piton si avvicinò e si inginocchiò al suo fianco, accarezzandole la schiena. – Calma la tua mente, Lily. – disse, tirandola a sé e lasciando che poggiasse il capo sul suo petto. Le accarezzò i capelli con delicatezza. – Fai respiri profondi, e tranquillizzati. Solo così il dolore passerà. –
 Lily scosse il capo, piangendo. – Non posso… – ansimò. – Non ci riesco… –
 - Sì, invece. – affermò il professore. – Pensa a qualcosa di bello... a qualcosa che ti rende felice. – sentendola lamentarsi dal dolore, proseguì. – Pensa a Remus. – sussurrò, accarezzandole il viso e continuando a stringerla a sé. – Pensa ai vostri momenti insieme e a cosa provi quando sei con lui. Respira profondamente e aggrappati al ricordo di Remus. –
 Lily prese a fare respiri profondi, mantenendo gli occhi serrati e stringendo i pugni, il viso premuto contro la casacca bagnata del padrino. Dopo qualche minuto, riuscì a calmarsi. I respiri si fecero nuovamente lenti e regolari e le lacrime smisero di scorrerle lungo le guance, lasciando spazio all’immobilità e al silenzio.
 Nonostante si fosse calmata, il suo corpo continuò a tremare a causa del freddo e della pioggia, perciò Severus si tolse il mantello, lo poggiò sulle spalle della figlioccia e poi la sollevò tra le braccia. Quando sentì le braccia di Lily circondargli il collo e il suo viso affondare nell’incavo della sua spalla, la strinse a sé e si Smaterializzò.
 
 Nei giorni seguenti, l’addestramento continuò.
 Dopo averle insegnato come padroneggiare perfettamente la Maledizione Cruciatus, Greyback decise che era arrivato il momento di imparare come resisterle. Perciò passò i seguenti quattro giorni a torturare Lily con la Maledizione per spingerla a resisterle, sperando di poterla rendere più forte e prepararla all’imminente guerra.
 Lily si sottopose alla prova senza opporsi o lamentarsi, accettando gli ordini di Greyback e senza fare parola con nessuno riguardo tutto ciò che stava subendo, considerando che nessuno a parte lei e Greyback erano presenti.
 Dopo cinque giorni passati ad esercitarsi con le Cruciatus, il Lupo Mannaro decise di passare il testimone ad Amycus Carrow, che si sarebbe occupato dell’addestramento fisico della giovane, dato che l’avevano giudicata troppo esile e debole per un combattimento corpo a corpo.
 Esercitarsi con Amycus Carrow utilizzando solo il proprio corpo, senza l’ausilio di una bacchetta, fu più difficile di quanto Lily avesse pensato. Oltre a essere quasi il doppio di lei in peso e altezza, Carrow era allenato e preparato a quel genere di scontri, mentre lei non sapeva da che parte cominciare.
 Le prime lezioni furono le più dure. Lily non sapeva come difendersi e quali fossero i punti deboli del suo insegnante, perciò fu difficile riuscire a tenergli testa. Ma, man mano che l’addestramento proseguiva, la ragazza imparò come difendersi e in pochi giorni anche quella parte dell’addestramento finì.
 
 Alla fine di quella settimana, Lily era distrutta. Coperta di lividi e contusioni, dolorante e sofferente per le botte e le Maledizioni che l’avevano colpita, tentò tuttavia di non darlo a vedere.
 Nascose i lividi con incantesimi di occultamento – che le richiedevano una grande concentrazione per essere mantenuti – e come ogni settimana, si presentò insieme a Severus a Hogwarts per fare rapporto riguardo la missione. Chiuse completamente la sua mente e né il padrino né il preside tentarono di penetrarla, dato che nessuno dei due avrebbe potuto sospettare nulla, e non aprì bocca. Si limitò ad annuire alle domande del preside, senza parlare.
 E sebbene Silente si fosse dimostrato preoccupato riguardo alla sua condizione a causa dei recenti avvenimenti, la ragazza non proferì parola. Rimase impassibile, mostrando contegno e freddezza di fronte alle sue domande. E il preside non indagò oltre.
 La ragazza, appena tornata a casa, ricevette la notizia che Greyback sarebbe stato lontano dall’Inghilterra, e che perciò, il loro addestramento sarebbe stato sospeso. Lei non poté che sentirsi sollevata di fronte a quella notizia, dato che le avrebbe permesso di riposarsi e riprendersi, almeno fisicamente, dopo quella settimana di supplizi ininterrotti e torture disumane.  
 
 Per i quattro giorni seguenti alla fine dell’addestramento, Lily non aprì bocca.
 Usciva dalla sua stanza solo per i pasti, che puntualmente lasciava intatti, e passava i suoi pomeriggi chiusa in camera sua a studiare o a singhiozzare silenziosamente sdraiata sul materasso. Si era rifiutata di parlare con Severus e con Silente, e nemmeno quando Draco era andato da lei offrendosi di portarla lontana da Spinner’s End per qualche ora, gli aveva permesso di farlo. Aveva rifiutato le visite di chiunque avesse provato ad avvicinarsi e aveva respinto ogni tentativo di Severus di avvicinarsi per aiutarla a superare quel momento. La sua sola presenza al suo fianco la metteva a disagio, e l’idea che potesse avvicinarsi troppo e toccarla le faceva provare un terrore mai sentito prima nei confronti del suo padrino. La sola idea di essere toccata le metteva i brividi, e non solo perché aveva paura, ma anche perché non avrebbe mai voluto che il padrino scoprisse ciò che le era capitato.
 
 Severus, dal canto suo, sapeva che ciò che Lily aveva vissuto l’aveva distrutta e che l’avrebbe segnata per sempre, perciò le aveva concesso i suoi spazi, evitando di fare domande, se non quando era strettamente necessario, e permettendole di riposarsi e rimanere sola nella sua stanza tutto il tempo che voleva.
 Il pozionista era consapevole del dolore provato dalla figlioccia. Anche per lui uccidere non era mai stato facile, soprattutto quando si trattava di persone innocenti. E nonostante non sapesse in cosa constasse l’addestramento, poté immaginare cosa potessero averle fatto passare per metterla alla prova.
 Severus capiva perfettamente Lily.
 La capiva meglio di chiunque altro.
 Perché anche lui ci era passato, molto tempo prima.
 Tuttavia, anche se aveva deciso di concedere a Lily i suoi spazi, al quinto giorno passato segregata nella sua camera, senza mangiare o parlare, Piton decise di intervenire. E convincendosi che sarebbe stato l’unico modo per aiutarla, inviò un Patronus a Lupin, chiedendogli di recarsi a Spinner’s End il prima possibile, senza scendere nei particolari o spiegare il perché di quella strana richiesta.
 
 Quando Remus si presentò alla villetta venne accolto da Piton, che si scostò per lasciarlo entrare senza dire una parola o fare domande.
 Lupin si fermò nell’ingresso e osservò Severus, in attesa di una qualche spiegazione riguardo il perché di quel Patronus e di quella strana chiamata. Tuttavia, questa non arrivò.
 - Perché mi hai fatto venire qui? – domandò quindi.
 - Lily. – rispose soltanto il pozionista.
 Gli occhi di Remus si spalancarono. – Cos’è successo? – chiese, sentendo il cuore accelerare alla sola idea che potesse esserle accaduto qualcosa. – Sta bene? –
 Piton sospirò. – Sta attraversando un momento difficile e non vuole il mio aiuto, né quello di Silente. – spiegò. – Quindi ho pensato che parlare con te avrebbe potuto giovarle. –
 Remus aggrottò le sopracciglia. – Cosa ti fa pensare che accetterebbe il mio aiuto, dopo aver rifiutato il vostro? –
 - Il fatto che tu sia il suo migliore amico. –
 Lupin lo osservò per un lungo istante. – Forse se chiamassi Harry o Hermione, Lily si sentirebbe più a suo agio. – fece notare alla fine, dopo averci riflettuto.
 - Non mangia da quattro giorni, non dorme per paura di avere gli incubi, non parla e passa pomeriggi interi a piangere chiusa nella sua stanza. Non credo che questo sia qualcosa che Potter o Granger riuscirebbero a gestire. – replicò Severus, duramente. Assottigliò lo sguardo. – Credevo che fossi suo amico e che tenessi a lei. Credevo che avresti accettato di aiutarla. –
 - Non ho detto che non l’avrei aiutata. – replicò il Mannaro. – Il fatto è che non vedo perché dovrebbe parlarne proprio con me. Sei come un padre per lei, Severus. Sei l’unico a cui ha sempre confidato ogni cosa. –
 - Questa volta non vuole farlo. –
 - Cos’è cambiato? – domandò Lupin. – Avete litigato? –
 Piton scosse il capo. – Semplicemente non sono in grado di aiutarla. – disse. – Devo implorarti perché tu faccia qualcosa per farla sentire meglio, Lupin? – chiese, sollevando le sopracciglia.
 Remus scosse il capo. – Farò il possibile. – affermò con un sospiro. – È in camera sua? –
 Severus annuì.
 Lupin si voltò e si avviò verso le scale.
 - Forse potrebbe giovarle passare qualche giorno con Black. – sbottò il pozionista ad un tratto.
 Remus si fermò sulle scale e si voltò, incontrando il suo sguardo e poté udire perfettamente la difficoltà con cui Piton pronunciò quelle parole. – Sicuro che per te vada bene che stia lontana da casa per qualche giorno? – domandò.
 - Voglio solo che torni a star bene. – affermò l’altro, gli occhi colmi di una tristezza malcelata. – E se passare del tempo con suo zio e con te può farla stare meglio, sono disposto a lasciare che rimanga per un po’ lontana da casa. –
 Lupin annuì. – D’accordo. – concesse, poi riprese a salire le scale.
 Una volta raggiunta la camera di Lily, bussò e aprì lentamente la porta, senza attendere un invito. Si affacciò sulla soglia e per un momento pensò che la stanza fosse vuota, dato che Lily non era né sul materasso, né alla scrivania. Aggrottò le sopracciglia e, richiudendosi la porta alle spalle, avanzò. Una volta dentro, la vide.
 Lily era seduta sul pavimento, la schiena poggiata al baule posto sotto la finestra. Aveva le gambe strette al petto, le braccia poggiate sulle ginocchia e il capo abbandonato contro il baule. Era pallida come un lenzuolo, e a conferma del fatto che non dormisse da giorni, c’erano delle profonde occhiaie ad accentuare il pallore del suo volto.
 Remus avanzò ed entrò nel suo campo visivo, fermandosi di fronte a lei.
 La giovane sollevò lo sguardo, incontrando quello di lui, ma non parlò. Si limitò ad osservarlo.
 - Ciao, Lily. – esordì lui, con un mezzo sorriso. Si inginocchiò di fronte a lei e allungò una mano per poggiarla su quelle di lei.
 Lily non glielo permise. Si scostò prima che lui potesse toccarla, impallidendo improvvisamente e distogliendo lo sguardo.
 Lupin si stupì. Lily non aveva mai reagito così, prima di allora. – Tesoro, che succede? – domandò, rimanendo a distanza. Quel comportamento era decisamente strano. Cosa poteva essere successo per portarla a comportarsi così?
 Lei non rispose.
 - Lily, parlami. – disse Remus. – Severus mi ha detto che sono giorni che non mangi e che non apri bocca. Siamo preoccupati per te. Cos’è successo? –
 Lily scosse il capo.
 - Non ti credo. – affermò. – Dev’essere successo qualcosa o non ti comporteresti così. Questa non è la Lily che conosco e che amo. –
 La Grifondoro si voltò verso di lui, incrociando nuovamente il suo sguardo. Nonostante quelle parole, rimase impassibile. I suoi occhi erano vuoti e spenti, meno blu del solito, quasi ci fosse qualcosa nel profondo a perturbarli.
 Remus sospirò. – Severus pensa che potrebbe aiutarti passare un po’ di tempo con me e Sirius. – disse. – Che ne dici di preparare una borsa e venire con me e Grimmauld Place per qualche giorno? Quando te la sentirai, potrai tornare qui. –
 Lily rimase immobile per qualche secondo, poi, dopo aver abbassato lo sguardo e averci riflettuto per un momento, annuì.
 A quel punto, Remus si mise in piedi e attese che la ragazza facesse lo stesso, questa volta senza toccarla o tentare di aiutarla. Poi si avvicinò al baule e le porse lo zaino che era poggiato sopra.
 Lily lo prese e, meccanicamente, tirò fuori degli abiti dall’armadio, infilandoli nello zaino, e dopo aver aggiunto spazzolino, pigiama e bacchetta, lo chiuse, mettendoselo in spalla.
 Lupin le aprì la porta e insieme scesero le scale, diretti al piano inferiore.
 Una volta nell’ingresso si fermarono e Remus le porse il mantello e la giacca. Lily li indossò e attese, senza mai incrociare lo sguardo del suo ex-insegnante.
 - Noi andiamo, Severus. – annunciò Lupin.
 Dopo qualche secondo, Piton emerse dalla cucina. Si avvicinò ai due e per un momento il suo sguardo e quello di Lily si incontrarono.
 La ragazza lo distolse immediatamente, tornando a puntarlo sul pavimento. Si strinse nella spalle e si coprì maggiormente con il mantello.
 A quel punto Piton sospirò e, dopo essersi voltato, tornò in cucina senza dire una parola.
 Lupin aprì la porta e seguì Lily fuori dalla villetta.
 Percorsero un centinaio di metri lungo il marciapiede, poi svoltarono a sinistra e raggiunsero uno dei vicoli più isolati del quartiere per potersi Smaterializzare senza correre il rischio di essere visti.
 Una volta arrivati, Remus porse le mani alla ragazza.
 Lily le osservò ed esitò, stringendo i pugni e indietreggiando.
 Remus, notandolo, sospirò. – Lily, dobbiamo Smaterializzarci e non possiamo farlo se non prendi le mie mani. – fece notare. Vedendola immobile, abbassò le braccia. – Preferisci reggerti al mio braccio? – chiese, sollevandolo.
 Lei sollevò una mano e la poggiò sul braccio dell’uomo, chiudendo le dita intorno alla stoffa della sua giacca per reggersi e non rischiare di Spaccarsi nella Materializzazione.
 Lupin la osservò per qualche secondo, poi si Smaterializzò.
 
 La porta di Grimmauld Place si spalancò qualche secondo dopo che Remus ebbe suonato il campanello. Sirius comparve sulla soglia e quando vide che di fronte a sé c’era Remus Lupin, un enorme sorriso si aprì sulle sue labbra.
 - Remus! – esclamò – Cosa ci fai qui? –
 Lupin accennò un sorriso e si scostò, rivelando Lily, ferma alle sue spalle.
 Il sorriso di Sirius, se possibile, si allargò ancora di più. – Amore mio – disse con dolcezza. – Sono felice di vederti. Come stai? –
 Lily rimase impassibile e abbassò lo sguardo.
 Sirius aggrottò le sopracciglia e si voltò verso l’amico, in cerca di una spiegazione.
 Remus scosse il capo, facendogli capire che gli avrebbe spiegato tutto più tardi. Poi accennò un sorriso. – Lily è venuta per passare un po’ di tempo qui con te. – affermò. – Ti andrebbe di ospitarla per qualche giorno? –
 - Certo. – rispose Black, scostandoli per permettere loro di entrare a riscaldarsi. – Ovviamente sei invitato anche tu, Remus. – aggiunse, una volta entrato in salotto. – Mi farebbe piacere passare un po’ di tempo con entrambi. –
 Lupin annuì. – Grazie. –
 Sirius si voltò verso sua nipote. – Puoi usare la stanza di Regulus, Lily. – disse – Vuoi portare la tua roba al piano di sopra e sistemarla, mentre chiedo a Kreacher di preparare il tè? –
 Lily annuì e si avviò su per le scale senza dire una parola.
 Quando Sirius udì la porta del piano superiore chiudersi, si voltò verso Remus. – Cos’è successo? – domandò. – Perché si comporta così? –
 - Non lo so, ma lo fa da qualche giorno. – rispose il Mannaro. – Severus ha detto che non mangia, non dorme e non parla. E a quanto pare, le dà fastidio essere toccata. – concluse con un sospiro.
 Gli occhi di Black si spalancarono, realizzando ciò che Lupin gli aveva appena comunicato. Le informazioni si incastrarono come i pezzi di un puzzle e l’uomo riprese, il volto pallido e tirato, la voce leggermente esitante. – E se Piton…? –
 - No. – disse Remus, immediatamente, senza dargli la possibilità di concludere, avendo intuito dove sarebbe andato a parare. – No, Sirius, ma come puoi pensarlo? – chiese. – Severus ama Lily come se fosse sua figlia. –
 - Severus – disse Sirius, ricalcando il suo nome – È un Mangiamorte. –
 - Lavora per l’Ordine, lo sai. –
 Sirius sollevò le sopracciglia. – Allora perché Lily si comporta così? – domandò. – Non mangia, non dorme, non apre bocca e non vuole essere toccata. Deve essere successo qualcosa. E se lui le avesse fatto del male? – chiese. – Forse Piton non è così buono come crediamo. –
 - La ama, Sirius. – sillabò il Mannaro. – L’ha cresciuta come una figlia e l’ha sempre protetta, fin da quando Marion è stata uccisa. – insistette Remus. – Mi fido profondamente di Severus. –
 - Anche io mi fidavo profondamente di Peter, e guarda cos’ha fatto, nonostante sostenesse di essere nostro amico. – fece notare con un’alzata di spalle. – Riponi troppa fiducia nelle persone, Rem. A volte non se lo meritano. Piton non se lo merita. –
 - Silente si fida di lui. E mi fido anch’io. – affermò il Mannaro. – È stato lui a chiedermi di portarla qui perché rimanesse con te per qualche giorno. Pensava potesse aiutarla a stare meglio. Credi davvero che se le avesse fatto del male ci avrebbe permesso di vederla, con il rischio che lo scoprissimo? Non è così stupido. –
 Sirius sospirò e proprio mentre stava per ribattere, Lily comparve sulla soglia del salotto.
 I due si voltarono verso di lei e le sorrisero.
 - Siediti, Lily. – disse Sirius, indicando il divano. – Il tè sarà pronto fra un attimo. –
 La ragazza annuì e prese posto sul divano, incrociando le braccia al petto e mantenendo lo sguardo basso, mentre Sirius e Remus entravano in cucina per occuparsi del tè.
 
 Lily non si accorse del ritorno di Sirius. Perciò quando l’uomo le poggiò una coperta sulle spalle per riscaldarla, lei sobbalzò e si voltò di scatto verso di lui, gli occhi spalancati, il volto pallido e colmo di paura.
 Sirius la osservò, poi accennò un sorriso. – Mi dispiace che faccia così freddo, qui. – disse, prendendo posto accanto a lei sul divano. – Non è mai stata una casa accogliente, nemmeno quando ero bambino. – concluse.
 Lily abbassò lo sguardo e, tirando i lembi del mantello, per coprirsi, si strinse nelle spalle. Nonostante la coperta, Lily sentiva un freddo così profondo dentro di sé, che sarebbe stato impossibile scacciarlo o sopirlo. Lo provava da settimane, ormai. E sapeva che non se ne sarebbe andato mai più.
 In quel momento, Remus entrò in salotto con il vassoio da tè fra le mani. Lo poggiò sul tavolino da caffè e distribuì le tazze e lo zucchero.
 Lily non ne bevve una goccia.
 - Tesoro, perché non mangi qualche biscotto? – chiese Sirius, indicando il piattino sul vassoio. – Ti farebbe bene. –
 Lei scosse il capo.
 Sirius e Remus si scambiarono uno sguardo.
 - Sono giorni che non mangi, Lily. – fece notare Lupin, poggiando la tazza vuota sul vassoio e cercando il suo sguardo. – Non puoi continuare a rimanere a digiuno. –
 Lei si portò le gambe al petto, circondò le ginocchia con le braccia e vi poggiò sopra il capo, volgendolo dalla parte opposta, chiudendo gli occhi per non incrociare i loro sguardi. Non voleva parlare con nessuno, né tantomeno mangiare. E non avrebbero potuto costringerla a farlo se non lo avesse voluto. Non c’era riuscito Severus e non l’avrebbero fatto nemmeno loro.
 Quando sentì la mano di Sirius poggiarsi sulla sua spalla, la ragazza sussultò. Si scostò immediatamente, sentendo il cuore accelerare violentemente, e non poté fare a meno di ansimare.
 - Lily… - disse Sirius, preoccupato.
 Lei scosse il capo e si mise in piedi, indietreggiando, gli occhi spalancati.
 - Lily, cosa ti sta succedendo? – chiese suo zio, mettendosi in piedi e avvicinandosi.
 Gli occhi di lei si riempirono di lacrime e lei indietreggiò ancora, ansimando.
 A quel punto intervenne Remus, che bloccò Sirius poggiandogli una mano sul petto, prima che avanzasse ancora. – Sirius, aspetta. – disse, incontrando i suoi occhi – Non avvicinarti. – ordinò, poi si voltò verso Lily e la osservò. Vedendo che stava ansimando pesantemente, sospirò. – Respira, Lily. Fai respiri profondi. –
 La ragazza, le lacrime che le rigavano le guance, scosse il capo. E poi sentì il dolore al braccio esplodere all’improvviso. Partì dal Marchio, diffondendosi per tutto il braccio sinistro e la spalla, togliendole il fiato. Sentendo il sangue cominciare a colare lungo il braccio, si voltò, stringendo le braccia al petto. Lentamente sentì di perdere il controllo sull’incantesimo di occultamento, perciò chiuse gli occhi, facendo respiri profondi per calmarsi e mantenere il controllo. Però, dopo un momento, sentendo la felpa impregnarsi di sangue, lasciò la stanza di corsa, rintanandosi nella sua stanza.
 Remus e Sirius rimasero soli, perplessi e sconvolti di fronte a ciò che era appena successo.
 
 Quella notte, proprio come quelle delle settimane precedenti, Lily la passò sveglia, seduta sul materasso, le gambe strette al petto, le mani premute sulle orecchie. Non chiuse occhio nemmeno per un secondo per paura di vedere qualche incubo materializzarsi di fronte ai suoi occhi e di sentire nuovamente le grida terrificanti dell’uomo che aveva torturato, implorarla di lasciarlo andare. Tenne la luce accesa per assicurarsi che nessuna figura potesse comparire nell’oscurità e rimase avvolta nel più completo silenzio per ore e ore, senza nemmeno scendere per la cena.
 Al pensiero della vita che aveva strappato solo qualche giorno prima, le lacrime tornarono a rigarle le guance. Singhiozzò per quasi un’ora, completamente sola, accompagnata solo dal rumore del suo pianto, e dal dolore che stava provando, che ormai aveva avvolto il suo cuore in una morsa di ferro che sembrava soffocarla ogni giorno di più.
 Poi la porta della sua stanza si aprì con un leggero cigolio.
 Remus varcò la soglia silenziosamente e si avvicinò al materasso, entrando nel campo visivo di Lily. – Lily – disse dolcemente. – Che succede, piccola? –
 Lily abbassò lo sguardo, continuando a singhiozzare, dondolandosi avanti e indietro sul materasso. Scosse convulsamente il capo, tentando di allontanare dalla mente le immagini di quel terribile pomeriggio. Gemette, esalando un respiro rotto e convulso, quasi l’aria non fosse riuscita a raggiungere completamente i suoi polmoni.
 - Calmati, va tutto bene. – disse Lupin, cautamente, prendendo posto sul materasso. – Sei al sicuro. Va tutto bene. –
 Quando tentò di toccarla, però, Lily pronunciò la sua prima parola, dopo cinque giorni di completo silenzio. – No. – ansimò, e indietreggiò sul materasso per allontanarsi da Lupin, gli occhi spalancati dal terrore.
 - Lily, permettimi di aiutarti. – disse lui con dolcezza e calma, per non allarmarla. – Qualsiasi cosa stia succedendo, io sono qui per te. –
 - No – ripeté lei, la voce flebile dopo giorni di silenzio. – Allontanati da me – ansimò e detto questo saltò giù dal materasso e si diresse verso la porta.
 Stava per varcare la soglia, quando si scontrò con Sirius, che la tenne per le braccia per impedirle di cadere. Lily sentì un dolore improvviso invaderle le braccia, dove le mani di Sirius si erano chiuse intorno ai lividi che le Cruciatus e i combattimenti con Carrow le avevano procurato. Gemette dal dolore.
 - Lily, va tutto bene? – chiese lui, sorreggendola.
 Lei si liberò dalla sua presa e indietreggiò, ansimando, stringendosi nelle spalle. – No… no... – singhiozzò. – Non toccatemi… – la sua schiena cozzò contro la parete dietro di sé e lei prese ad ansimare senza controllo.
 Lily poté sentire la sua mente perdere definitivamente il controllo. Qualcosa si ruppe dentro di lei, e l’incantesimo di occultamento svanì, rivelando i lividi e i segni lasciati dall’addestramento con i Mangiamorte, che emersero sulla sua pelle creando un contrasto spaventoso.
 Lei si accasciò a terra, contro la parete, tenendosi il capo fra le mani e respirando pesantemente. Chiuse gli occhi e tentò di riformulare l’incantesimo, concentrandosi con tutte le sue forse, ma riuscì a farlo solamente in parte, nascondendo solo il Marchio Nero.
 Ma non poteva permettere a Remus e Sirius si vedere i segni lasciati dai Mangiamorte? Altrimenti come li avrebbe giustificati? Come avrebbe potuto spiegare loro come se li era procurati, senza far saltare la copertura o rivelare il piano di Silente?
 - Lily – disse Sirius, inginocchiandosi di fronte a lei. – Tesoro, guardami. Va tutto bene. –
 La Grifondoro ansimò e scosse il capo, portandosi le ginocchia al petto e chiudendo le braccia intorno alla gambe, sperando di nascondere i lividi e le ferite, con scarsi risultati.
 - Ma cosa…? – sfuggì a Sirius. Si voltò verso Remus e poi nuovamente verso Lily, osservandola con sguardo sconvolto e carico di apprensione. – Questi lividi come te li sei fatti? – chiese, indicando le braccia e il suo volto.
 Lily volse il capo, sperando che l’oscurità potesse nasconderli.
 Black, però, non si lasciò ingannare. Le pose due dita sotto il mento e la fece voltare verso di sé, accarezzandole il labbro spaccato e il taglio che correva lungo la sua guancia. Le accarezzò il viso con delicatezza, sfiorando gli altri lividi.
 - Oh, Merlino… – gli sfuggì.
 - Lily, chi ti ha fatto questo? – chiese Remus, inginocchiandosi al suo fianco, gli occhi spalancati dall’orrore. La mano salì ad accarezzare le braccia di lei, coperte di ogni sorta di ferita e livido. – Chi è stato? –
 Lei scosse il capo, mentre le lacrime le rigavano le guance.
 - Lily – la incalzò suo zio, in tono fermo. – Ti abbiamo fatto una domanda. –
 La ragazza abbassò lo sguardo. Non poteva mentire, né raccontare la verità… ma l’avevano messa con le spalle al muro. Cosa avrebbe potuto fare?
 Scattò in piedi e si allontanò dai due. – Non è niente. –
 - Niente? – esclamò Lupin, alzandosi da terra insieme a Sirius. – Sei coperta di lividi e ferite e hai un labbro spaccato, e lo definisci niente? – chiese, incredulo. – Qualcuno ti ha fatto del male. Perché non vuoi dirci chi è stato? –
 - Chi stai proteggendo? – domandò suo zio.
 Lily scosse il capo. – Nessuno – rispose con voce rotta.
 - È stato Piton? – domandò Sirius a quel punto.
 Gli occhi di Lily si spalancarono per la sorpresa. – Cosa? – ansimò, aggrottando le sopracciglia. – No… no, non è stato Severus. Lui non mi farebbe mai del male. Come puoi pensare che lui…? – come potevano pensare che potesse essere stato Piton a farle del male? Lui era buono. Non avrebbe mai fatto una cosa del genere.
 - Allora perché stavi Occultando quei lividi? – domandò Sirius. Poi sospirò, avanzando. – Tesoro, ascoltami… chiunque sia stato… noi non gli permetteremo di avvicinarsi ancora a te. Puoi dircelo, ti proteggeremo. – concluse, poggiandole le mani sulle spalle.
 Lily abbassò lo sguardo, stringendosi nelle spalle. – Vi prego, basta… smettetela… – li implorò, sperando che smettessero di fare domande. – Io non… – scosse il capo, gemendo e scostandosi per impedire a Sirius di toccarla.
 Sirius la osservò per qualche istante, poi si voltò verso Remus. – Chiamo Silente. – affermò e si avviò giù per le scale.
 - No. – scattò Lily, il cuore che prese a battere all’impazzata all’idea che Silente potesse venire a sapere cosa le era successo. – Non farlo, Sirius. Ti prego, non farlo. – lo implorò, seguendolo giù per le scale.
 - Mi dispiace, Lily, ma non permetterò che tu rimanga con Piton un solo giorno di più. – dichiarò e prese la bacchetta. – Non permetterò che ti faccia ancora del male. –
 Lei lo bloccò, poggiandogli una mano sul braccio. – Non è stato Piton! – insistette. – Lui tiene a me. Non mi avrebbe mai fatto questo. –
 - Allora perché non vuoi dirci chi è stato? – aggiunse Remus, avanzando.
 Lily si voltò e aggrottò le sopracciglia. – Anche tu credi che sia stato Severus? – domandò, incredula. Scosse il capo. – Credi davvero che se fosse stato lui a farmi questo, vivrei ancora a Spinner’s End? Mi credi davvero così stupida? –
 - Non credo che tu sia stupida. – replicò Lupin. – Credo che troppo spesso l’amore renda ciechi e ci faccia fare cose stupide. Non saresti né la prima né l’ultima persona a fare un errore del genere. –
 - Credevo che ti fidassi di Piton. – ribatté lei.  
 - Credevo di poterlo fare. –
 Lily scosse il capo e si avvicinò. – Se non puoi fidarti di lui, allora fidati di me. – disse. – Ti prego, Remus, fidati di me. Non è stato Severus. Devi fidarti. –
 Lupin la osservò per un lungo istante, poi sospirò. – Devo prima di tutto proteggerti. –
 Sirius evocò il Patronus.
 Lily scosse il capo e sentì le lacrime rigarle le guance. – No… – ansimò, indietreggiando, e mentre Sirius pronunciava il messaggio, lei corse via.
 - Lily! – esclamò Lupin.
 Lei percorse il corridoio e aprì la porta, uscendo all’esterno. Poi, prima che Remus o suo zio potessero seguirla, si dissolse in una nube di fumo e si sollevò da terra, scomparendo nell’aria fredda della notte.
 
 Lily ricomparve di fronte alla villetta di Piton, infischiandosene del fatto che qualcuno avrebbe potuto vederla. Aprì il cancelletto e corse verso la porta, che spalancò con un colpo di bacchetta. Entrò in casa e si chiuse la porta alle spalle, ansimando senza controllo, le lacrime che le rigavano le guance, bollenti a contatto con la sua pelle fredda.
 Nonostante l’ora tarda, Piton era ancora sveglio. Era seduto sulla sua poltrona e stava osservando le fiamme scoppiettare nel camino, lo sguardo perso e vuoto.
 Quando sentì la porta aprirsi, si voltò di scatto, e quando vide che era stata Lily ad entrare, scattò in piedi, sorpreso di vederla lì.
 - Lily – disse, avanzando. Quando notò i lividi e le ferite, i suoi occhi si spalancarono e il suo volto si fece ancora più pallido di quanto già non fosse. – Cosa…? –
 La ragazza, il viso rigato dalle lacrime e il corpo scosso dai singhiozzi, corse tra le sue braccia, singhiozzando senza controllo.
 Severus la accolse nella sua stretta e la strinse a sé.
 
 Albus Silente si Materializzò di fronte alla villetta di Piton, mezz’ora dopo. Il cancelletto era aperto, perciò attraversò il piccolo giardino e raggiunse la porta, che aprì, vedendo che era socchiusa.
 Severus era seduto sul pavimento e Lily era seduta sulle sue gambe, stretta fra le sue braccia. La ragazza stava singhiozzando, il corpo tremante e coperto di lividi, il viso rigato dalle lacrime e coperto di ferite, mentre il padrino la stringeva a sé, accarezzandole la schiena e i capelli.
 Il vecchio preside incontrò lo sguardo del professore, carico di rabbia e rancore. Sospirò e si avvicinò, inginocchiandosi accanto a Lily e accarezzandole una guancia con estrema delicatezza, quasi avesse paura di farle ancora del male.
 - Mi dispiace tanto, Lily. – disse.
 Lei tremò, stringendosi maggiormente contro il padrino e ansimando quando le dita di Silente entrarono in contatto con la sua guancia.
 Piton ricambiò la stretta. – Non toccarla, Albus. – ringhiò, in tono duro. – Hai già fatto abbastanza. –
 Il preside abbassò lo sguardo. – Ho cancellato i ricordi di Remus e Sirius. – affermò poi, incrociando nuovamente lo sguardo di Piton. – Non ricorderanno nulla di ciò che hanno visto. Solo che Lily era andata a Grimmauld Place per passare del tempo con loro. – sospirò. – Non possiamo coinvolgere nessun altro, Severus. Puoi occuparti tu di lei? –
 Severus le fece passare un braccio sotto le spalle e uno sotto le ginocchia, poi la sollevò, mettendosi in piedi. Si allontanò da Silente senza dire una parola o degnarlo di considerazione. Salì le scale e raggiunse la stanza di Lily, adagiandola sul materasso.
 - Sdraiati, Lily. – disse.
 Lei fece come le era stato detto e attese.
 Piton estrasse la sua bacchetta dalla veste e la avvicinò al corpo della figlioccia. Vedendola trasalire, sollevò una mano. – Stai tranquilla. – disse. – Voglio solo visitarti per capire quali sono i danni. – assicurò. – Non voglio farti del male. –
 La Grifondoro sembrò rilassarsi.
 Lui fece scorrere sul corpo di lei, studiandola attentamente, poi si voltò e uscì dalla stanza per procurarsi l’occorrente per curare le ferite e le contusioni. Non ebbe bisogno di fare domande per capire che a farle del male erano stati i Mangiamorte durante il suo addestramento.
 Quando tornò, poggiò le ampolle sul comodino e prese posto sul materasso, accanto alla ragazza. Le somministrò dell’Ossofast per curare le sue costole incrinate e del Rimpolpasangue per sanare eventuali emorragie; poi la fece sedere sul materasso e le fece togliere la camicetta. Curò le sue ferite disinfettandole e cospargendole di Dittamo per accelerarne la guarigione e spalmò della pomata sui lividi, in modo che potessero guarire più velocemente, poi con un colpo di bacchetta le risistemò il labbro spaccato e la ferita alla guancia.
 Una volta finito, la osservò per un lungo istante, poi sollevò una mano e le accarezzò una guancia con estrema dolcezza.
 Lily, d’istinto, di scostò, indietreggiando sul materasso e portandosi le ginocchia al petto.
 Severus sospirò, abbassando la mano.
 Le lacrime rigarono le guance della ragazza. – Mi dispiace. – singhiozzò. – Mi dispiace, Severus. È solo che… – esitò. – Perdonami… –
 - Non c’è nulla per cui tu debba scusarti, Lily. – fece notare il pozionista.  
 I loro sguardi si agganciarono.
 - Voglio che tu sia sincera con me. – esordì Piton, dopo un momento. – So che sarà difficile, ma ho bisogno di sapere cos’è successo. – disse, incontrando i suoi occhi, ancora colmi di lacrime. Fece una pausa, poi riprese. – Quanto oltre si sono spinti? – chiese e, vedendola esitare, aggiunse: – Ti hanno…? –
 Lei scosse il capo, senza lasciarlo concludere. – No. – rispose.
 Severus sentì il sollievo invaderlo. Annuì. – D’accordo. – concesse. La osservò ancora per qualche istante, poi riprese. – Devo parlare con Silente. Tu rimani qui e riposa. – attese che si fosse sdraiata, poi la coprì con una coperta e lasciò la stanza.
 
 Silente era immobile, seduto sulla poltrona di Piton, intento a fissare le fiamme che ardevano nel camino.
 Severus avanzò e si fermò accanto a lui.
 Quando il preside lo vide, si mise in piedi. – Come sta? – chiese immediatamente, avendo ritrovato calma e compostezza.
 - Perlomeno è viva. – replicò il professore. Rivolse a Silente uno sguardo carico di disgusto, poi strinse i pungi. – Aveva due costole incrinate e una rotta, la milza danneggiata, lividi ovunque e ferite di ogni genere su ogni parte del corpo. E questo solo per quanto riguarda il fisico. – disse – Se parliamo dei danni psicologici… be’, quelli sono anche peggiori. – disse. – Sai che non mi permette più di toccarla? O che ogni volta in cui mi muovo trasalisce per paura che io possa farle del male? –
 Albus abbassò lo sguardo e sospirò. – Mi dispiace tanto, Severus. –
 - Ti dispiace? – sibilò il pozionista. – Ti dispiace?! – gridò e con un colpo di bacchetta scaraventò il tavolino da caffè contro la parete, che si ruppe con un rumore secco di legno spezzato, mandando in frantumi alcuni soprammobili. – E credi che basti? – domandò, furioso. – L’hanno torturata, Silente. L’hanno torturata a colpi di Cruciatus e picchiata a sangue. Ti rendi conto della tortura a cui hai scelto di sottoporla? E non dirmi che non sapevi che sarebbe successo, perché sai bene che io avevo passato la stessa cosa. –
 - Non negherò di essere a conoscenza delle pratiche dei Mangiamorte. – replicò il preside. – Ma non avrei mai costretto Lily a diventare una di loro. Le ho dato la possibilità di scegliere, sapendo che avrebbe voluto essere resa partecipe del piano per proteggere suo cugino. –
 - Hai sfruttato a tuo favore il fatto che lei non fosse a conoscenza di quel mondo, per spingerla ad accettare questa missione. – affermò Severus, sempre più furioso. – Sapevi che lei non avrebbe mai rifiutato se fossi stato tu a chiederglielo. Lo sapevi e adesso è lei a pagarne le conseguenze. – scosse il capo. – Mi disgusti, Albus. –
 - Mi dispiace per ciò che ha passato. Mi dispiace davvero, Severus. – disse – Permettimi di aiutarla a superare questo momento. –
 Severus scosse il capo. – Tu non ti avvicinerai a lei. – sibilò. – Io non ti permetterò di avvicinarti a lei mai più. Le hai già fatto troppo male. –
 - Permettimi di rimediare. –
 - No. – ringhiò. – Tu l’hai distrutta. Hai distrutto la bellissima ragazza che era e la splendida donna che sarebbe diventata. E spingendola a questo le hai negato ogni possibilità di essere felice. Le hai portato via tutto! La sua innocenza, la sua felicità e la sua vita. Quanti altri danni vuoi fare? Che cos’altro vuoi portarle via? – domandò, trattenendosi a stento dallo Schiantarlo. – La amo con tutto me stesso, Silente, e non ti permetterò di farle ancora del male. Non ti permetterò di avvicinarti a lei mai più. Sono stato abbastanza chiaro? –
 - Severus –
 Il pozionista si voltò e vide che Lily era ferma ai piedi delle scale, a debita distanza e li stava osservando con occhi stanchi e spenti. – Lily – disse – Devi riposare. Torna a letto. –
 Come se nemmeno lo avesse sentito, lei avanzò di qualche passo. – Non è colpa sua. – disse, indicando Silente. – Sai che non lo è. –
 Severus aggrottò le sopracciglia. – E di chi è, allora? –
 - Dei Mangiamorte. – replicò lei. – Loro mi hanno fatto questo. Non il professor Silente. – disse. – Io ho accettato di partecipare a questa missione. Lui non mi ha costretta a farlo. È stata una mia scelta ed è giusto che ne paghi le conseguenze. –
 - Se avessi saputo di cosa si trattava, non avresti mai accettato. –
 - O forse sì. –
 Piton scosse il capo. – Non difenderlo, Lily. Lui non se lo merita. – dichiarò. – Ha sbagliato e deve capire che non sempre è possibile perdonare certe cose. –
 - Tutti hanno bisogno di una seconda possibilità. – replicò lei. – O forse ti sei dimenticato che, tanto tempo fa, anche tu ne hai avuta una? Non è stato proprio lui a concedertela? – domandò, facendo saettare lo sguardo dal pozionista al preside. – Sei stato tu a dirmi che se non fosse stato per il professor Silente, non avresti mai avuto la possibilità di redimerti. – sospirò. – È vero, ha sbagliato non mettendomi al corrente di ciò che avrei dovuto passare, ma non l’ha fatto per nuocermi. Sono certa che l’ha fatto per proteggermi. – agganciò lo sguardo di Severus. – Concedigli una seconda possibilità. Se non per lui, fallo per me. –
 Severus chiuse gli occhi e sospirò.
 - Ti prego – aggiunse Lily.
 Piton, alla fine, annuì. Sospirò e senza degnare Silente di uno sguardo, lo oltrepassò e si rintanò in cucina, sbattendo la porta.
 Lily e Silente rimasero immobili, in salotto, ad osservarsi.
 Dopo un momento, il preside sospirò. – Lui ha ragione, bambina mia. – sbottò. – Non me lo merito. –
 - Tutti sbagliano. – disse lei.
 - Ho già commesso troppi sbagli che tu hai dovuto pagare. – affermò. – Ma ti ringrazio. –
 Lily abbassò lo sguardo. – Perché? –
 - Perché, nonostante tutto, hai sempre una parola gentile per me. Anche quando non lo merito. – spiegò. – E questo mi dà conferma che tu sia una splendida ragazza, piena d’amore e disposta a perdonare. – si avvicinò di qualche passo e sospirò mestamente. – Lily, voglio che tu sappia che di qualsiasi cosa tu abbia bisogno… –
 - Sto bene. – disse lei, indietreggiando. Poi chiuse gli occhi, stringendo le braccia intorno al petto e stringendosi nelle spalle. I suoi occhi incontrarono quelli azzurri di Silente. – Mi dispiace, signore, ma non riesco a… stare vicino alle persone è difficile in questo momento. –
 - Lo capisco. – dichiarò il preside. – Ma so che lo supererai. Sei forte, tanto quanto lo era tua madre. E nonostante i pesi che stai portando e che dovrai portare, so che questo, non cambierà mai. –
 Lily annuì.
 Albus a quel punto si voltò e si diresse verso la porta, poi, silenziosamente, lasciò la casa.
 
 Lily, rimasta sola, si avviò verso la cucina. Aprì lentamente la porta ed entrò.
 Severus era seduto al tavolo, il capo fra le mani, i gomiti poggiati sul piano in legno del tavolo. Aveva gli occhi chiusi e la tensione che attraversava il suo corpo era evidente dalla sua postura e dalla rigidezza nelle sue spalle, i cui muscoli erano contratti.
 - Severus? – lo chiamò, rimanendo ferma sulla soglia.
 Piton sollevò lo sguardo. Quando la vide si mise in piedi, avvicinandosi e fermandosi a qualche passo dalla figlioccia. Per qualche istante si limitò ad osservarla, poi sospirò. – Perché non me lo hai detto, Lily? Perché hai Occultato i lividi e mi hai nascosto quello che era successo? – domandò alla fine.
 Lily abbassò lo sguardo. – Non volevo che sapessi. –
 - Perché no? –
 - Perché avevo paura che ti saresti arrabbiato. –
 Piton aggrottò le sopracciglia. – Arrabbiato? – domandò, incredulo. – Con te? –
 - Perché sono debole. – rispose lei. – E non sono stata in grado di difendermi. –
 - Debole? – chiese lui. – Credi che ciò che è successo e che hai dovuto subire abbia dimostrato che sei debole? – scosse il capo. – Per Salazar, Lily, sei stata torturata e picchiata. E sei qui. Viva. – affermò. – Credi davvero che questo sia un segno di debolezza? –
 Lily chiuse gli occhi, respingendo le lacrime che minacciavano di rigarle le guance. – Se sono riusciti a farmi questo, vuol dire che non sono potente quanto credessi. –
 - Lily, loro sono Maghi esperti. – fece notare Severus. – Tu sei ancora così giovane… come potevi sapere come difenderti da una cosa del genere? Come potevi riuscire a difenderti da due adulti che sono più esperti di te in Magia Oscura? –
 La Grifondoro fece spallucce. Poi sospirò, sollevando lo sguardo sul volto di lui. – Come fai a sapere che sono stati i Mangiamorte a farmi questo? – domandò. – Come puoi essere certo che non siano stati Remus o Sirius? –
 Piton aggrottò le sopracciglia. – Ti comportavi in modo strano da giorni. Ben prima che Lupin venissi qui per portarti a Grimmauld Place. E poi, aldilà di quello che è successo tra noi, so bene che né Lupin né Black ti farebbero mai del male. Tengono a te tanto quanto ci tengo io. – spiegò. Rimase in silenzio per qualche secondo, studiandola attentamente poi i suoi occhi si spalancarono. – Loro credevano che fossi stato io. – disse. – Sospettavano che fossi stato io a farti del male. Sono stati loro a chiamare Silente. –
 Lily annuì. – Ho spiegato loro che non eri stato tu, ma non mi hanno creduto e hanno chiamato Silente per chiedergli di allontanarmi da te. Per sono tornata qui. – spiegò, incontrando il suo sguardo. – Ho tentato di nascondere i lividi, ma stanotte ho sentito la voce dell’uomo che ho ucciso, e… e quando Remus e Sirius mi hanno toccata, ho perso il controllo sull’incantesimo. Ho provato a nasconderli di nuovo, ma ci sono riuscita solo con il Marchio e loro hanno visto tutto. – sospirò. – Non sapevo come spiegare cos’era successo. Non potevo raccontare la verità, ma nemmeno mentire. Non… non sapevo cosa fare. –
 Il padrino sospirò. – Se n’è occupato Silente. – dichiarò. – Tuo zio e Lupin non faranno domande, e probabilmente non ricorderanno mai quello che hanno visto. – concluse. Poi sospirò. – Mi dispiace tanto. –
 Lily aggrottò le sopracciglia e sollevò lo sguardo. – Per cosa? –
 - Avrei dovuto spiegarti. – rispose lui. – Avrei dovuto prepararti a ciò che avresti passato. Raccontarti che sarebbe stato più difficile di quanto avresti mai potuto immaginare e che ti sarebbe costato molto caro. –
 - So che non ti piace parlarne. – fece notare. – Non ti avrei mai costretto a farlo. –
 - Era mio dovere farlo. –
 Lily scosse il capo. – Non hai fatto nulla di sbagliato. – disse. – E, forse, se me ne avessi parlato, sarebbe stato molto peggio. – sospirò e abbassò nuovamente lo sguardo. – Mi dispiace per come ho reagito quando mi hai toccata, prima. Non volevo, ma… – esitò. – È come se non riuscissi a controllarmi. –
 Severus annuì. – Sicura che non si siano spinti oltre? – domandò. – Se fosse successo, potresti dirmelo. Non mi arrabbierei, né ti incolperei. –
 - Lo so. – confermò lei. – Hanno usato delle Cruciatus e mi hanno picchiata. Nient’altro. –
 - D’accordo. – concesse. – Dovresti andare a dormire. Hai bisogno di riposare per rimetterti completamente. –
 Lily annuì.
 - Posso darti dei sonniferi, se fai fatica a dormire. –
 - Mi aiuterebbero. – disse lei. – Grazie. –
 Piton annuì e dopo averle somministrato una pozioni del colore bluastro, controllo che si fosse messa a letto e poi lasciò la sua stanza, diretto nella propria per poter riposare.
 
 Dopo qualche settimana, la situazione sembrò tornare alla normalità.
 Lily, lentamente, si riprese, sia fisicamente che mentalmente, tornando la ragazza di sempre. Rideva e scherzava come prima quando incontrava i suoi amici o la sua famiglia, studiava e dormiva molto più tranquillamente e sembrava molto più sicura nell’affrontare i Mangiamorte durante le sue giornate di addestramento. I contatti fisici non la infastidivano più e nonostante Greyback l’avesse costretta a torturare e uccidere altre due persone, la ragazza, con qualche sonnifero era riuscita a gestire perfettamente gli incubi.
 Nonostante in apparenza fosse tornata quella di sempre, Severus sapeva che quella missione la stava cambiando e che Lily, anche se tentava di non darlo a vedere, era stata segnata profondamente da quello che era successo e che non sarebbe mai riuscita a dimenticare quell’esperienza.
 Purtroppo però, quelle erano ferite che lui non avrebbe potuto curare.
 
   
 
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