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Autore: PanRayuki    18/08/2016    1 recensioni
Quando tutto ti sembra perduto. Quando persino chi hai intorno non crede più in te. Nel momento in cui sei a terra e nessuno ti porge più la propria mano per aiutarti... ecco. È proprio in quel momento che l'oblio si mostra come unica via d'uscita... ma se tu volessi rialzarti comunque? Se quella mano tanto desiderata... fosse la tua?
Riusciresti a combattere con tutto quanto contro?
Allora cadi una, due, trecento volte, ma ricordati che rialzarsi si può, anche con il mondo intero contro, e sarà allora, nel barlume di speranza ritrovata, che riuscirai a ritrovare la fiducia perduta da troppo tempo ormai.
Combatti, vivi, sogna, cadi.
Rialzati e CONTINUA LA LOTTA!
Genere: Avventura, Commedia, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Eevee, Nuovo personaggio, Team Rocket, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Anime
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Kanto: una delle più belle e conosciute regioni del mondo Pokémon. Il sole splendeva alto nel cielo e dei Pidgey volavano felici, accarezzati dalla lieve brezza mattutina; la luce appariva quasi impaziente, vogliosa d'incrociarsi sui volti di nuovi vivaci allenatori.
Anche quella mattina il laboratorio del Professor Oak era stato preso d'assalto da vari ragazzini di 10 anni, insieme ad altri curiosi e genitori premurosi, in lacrime per la partenza dei loro giovanotti. Eppure, in mezzo a quel gruppo di persone interessate ai Pokémon, vi era un'altra ragazzina seduta a ridosso della scalinata adiacente al laboratorio. Lo sguardo un po' spento la faceva da padrona sul suo viso e molti ragazzini che le correvano davanti si fermavano, ridacchiavano e riprendevano il loro cammino. Con un occhio coperto da un cerotto adesivo in stoffa, l'altro gonfio e rosso, le ciglia umide, attaccate un po' tra loro, la guancia rigata da tante lacrime che scorrevano fino al mento; la fronte corrugata e le sopracciglia contratte mostravano un'espressione che solo i lividi, graffi, bruciature ed il gesso su una gamba potevano avere un senso: aveva smesso da qualche manciata di minuti di piangere ed ora... singhiozzava guardando il manto stradale.
In breve tempo, Oak terminò il discorso che teneva di solito per i novizi e, mentre questi imboccavano la strada verso nuove entusiasmanti avventure, questo rimase a fissare con tristezza quella bambina. Le mani in tasca, quasi in cerca di qualcosa per risollevarle il morale, si bloccarono: un gruppo di ragazzi che avevano appena ricevuto il loro Pokémon iniziale si posero di fronte alla coetanea.
«Povera sfigata, niente Pokémon nemmeno questa volta.»
«Sfigata!» Cantilenarono due ragazzetti biondi dagli occhi verdi, gemelli. La prima, una ragazzetta con indosso un abito svolazzante rosa, aveva dei lunghi capelli lisci color rosso intenso e uno sguardo maligno dal color azzurro, glaciale, sorrideva di gusto, quasi ci godesse nel vederla soffrire.
«Chissà quando avrai il tuo pokémon. Probabilmente sarò la nuova campionessa della Lega Pokémon di Kanto!»
«Mentre tu resterai indietro, noi vivremo una vita piena di soddisfazioni!» incalzò Monroy, seguito nuovamente da Sharon:
«Pff, tanto non vinci mai a niente, sei sempre stata una perdente.»
«Perdente! Perdeeente!» canticchiò strafottente Elroy, il fratello gemello.
«Io...» la ragazzina fece per rispondere a quegli insulti, ma venne bloccata da un'esplosione di risate dei tre che liquidarono il discorso con un: «Davvero staresti rispondendo? Perdente sei e sempre lo sarai! Alla prossima, perdente!» andandosene con convinzione. Oak chiuse gli occhi e trasse un sospiro, quindi si avvicinò portando un paio di stampelle.
«Non prendertela Clover.» disse inizialmente con voce paterna, attirando l'attenzione uditiva della piccola.
«Avrai anche tu un Pokémon, appena guarita.»
I castani capelli corti, scompigliati e dal taglio indefinito che prima le coprivano l'occhio, si erano scostati per mostrare l'iride dello stesso colore leggermente più brillante che si faceva spazio nello sguardo senza speranza di Clover.
«Nessuno avrebbe potuto prevedere quell'incidente. Non hai nessuna colpa.»
«Infatti.» Rispose lei con voce sottomessa ed incrinata, «Non ne ho colpa, sono solo sfigata. Perderò sempre, in qualsiasi occasione.»

Attimi di silenzio lasciarono cadere la conversazione, permettendo al professor Oak di porgerle le stampelle rosse e gialle come il foulard attorno al collo di lei.
«Forza Clover. Torniamo dentro.»
Con uno sbuffo, Clover afferrò quelle due asticciole in freddo metallo ed entrò nel Laboratorio del professor Oak. Ad attenderli vi era l'assistente del professore: Tracey.
«Bentornato professor Oak! Anche oggi altri allenatori in erba son partit-- eh?» si bloccò subito lui, vedendo entrare la ragazzina. Allargò un grosso sorriso e si avvicinò con gioia stampata in viso.
«Grazie al cielo! Ma allora stai bene.»
Clover lo folgorò con lo sguardo e passò oltre, sdraiandosi sul divano.
«Ehm-io non volevo--»
«Non preoccuparti, Tracey.» affermò Oak poggiando una mano sulla spalla del giovane collega.«È ancora scossa, non parliamo della faccenda in sua presenza.»Il ragazzo con la benda fra i capelli annuì tacitamente, ricevendo in seguito un gesto da parte dell'uomo di seguirlo per poterne discutere in privato, in modo tale da chiarire anche alcuni punti. 
«Clover, noi andiamo nello studio, se ti serve qualcosa chiamaci.»
«Sì...»
A quella risposta ricolma di tristezza, Oak sospirò, quindi salì le scale con il ragazzo ed entrò nello studio composto da tanti mobili e armadi pieni zeppi di libri e album su ricerche e studi sui Pokémon effettuati da lui e vari suoi colleghi di altre regioni.
Assicuratisi che la porta fosse ben chiusa, Oak appoggiò una mano al tavolo.
«Professore, che deve dirmi?»
«Clover Mins resterà qui da noi.»
Tracey sussultò sorpreso, quindi tentennò a fare la successiva domanda.
«Ma i suoi genitori..?»
Attimi interminabili di assoluto silenzio, tennero sulle spine il ragazzo, mentre Oak socchiuse gli occhi e guardò verso il basso.
«Sono deceduti una settimana fa.»
Tracey sgranò gli occhi.«Cos-- ma come? Non si stavano riprendendo?»
«Danni agli organi interni.»
«Ma che sfortuna.»
«Non dirlo davanti a lei. Oggi avrebbe dovuto iniziare il suo viaggio.»sussurrò Oak avvicinandosi alla scrivania dov'era posato un uovo all'interno di un'incubatrice portatile trasparente. La superficie bianca e marroncina attirarono l'attenzione di Tracey che rimase a fissarlo: «Quell'uovo..?»
«Sì Tracey. L'ho conservato per Clover. Sapendo che Pokémon adora, ho chiesto ad un amico di fornirmi un uovo della pensione in particolare.»
«Fra quanto si schiuderà?»
«Mancano pochi giorni direi... magari le risolleverà il morale.»

«Professore?» Chiamò con insistenza la ragazzina dal piano inferiore: il videotelefono stava suonando da qualche minuto e così, senza ricevere alcuna risposta, Clover andò a rispondere sedendosi alla scrivania.
«Salve professor Oak!»
Dall'altra parte dello schermo, girato di profilo come diretto verso qualcuno, un ragazzo con un cappello rosso e bianco, dai capelli neri sbarazzini ed una maglietta a maniche corte blu e bianche che lasciavano intravedere una maglia nera, aveva fatto la propria comparsa senza accorgersi di stare conversando con qualcuno di differente. Infatti fu il Pikachu sulla sua spalla che notò immediatamente il disguido con aria confusa.
«Pika?»
«Scusi, stavo parl-- eh?»
«Ugh!» Sussultò Clover, pentendosi di aver risposto all'aggeggio.
«E tu chi sei? Che ti è successo?» la valanga di domande e l'espressione preoccupata del ragazzo fecero agitare l'altra, rimasta praticamente imbambolata, attirando sguardi indiscreti di altri tre amici: una ragazza coi capelli biondo-miele corto con sopra un cappellino bordeaux ed occhi blu e quelli che dovevano essere due fratelli dai capelli biondi e occhi azzurri, dove il maschio portava degli occhiali ed una tuta da tecnico azzurrognola.
«Va tutto bene Ash? Uh?»
La giovane si scandalizzò quasi alla vista della ragazza piena di lividi, segni e bende dall'altra parte dello schermo a tal punto da portare le mani davanti alla bocca. Quell'azione non fece altro che farle abbassare la testa.
«Devo chiamarvi il professore immagino. Aspettate.» Rispose con voce quasi meccanica, senza energia. Ash le chiese però di aspettare.
«Aspetta! Non mi hai detto-»
«A che servirebbe? Tanto sono inutile, non posso far perdere tempo a degli allenatori. Aspettate.»
Vista anche la questione delle stampelle dall'altra parte dello schermo, Ash, Serena, Clem e Lem si osservarono, chiedendosi preoccupati se fosse accaduto qualcosa di pericoloso a Biancavilla. Pochi attimi dopo, Oak e Tracey arrivarono: il primo accomodandosi davanti al video, il secondo per accompagnare l'ospite nella stanza che avrebbero adibito come sua camera da letto.
«Ciao ragazzi, scusate il ritardo. Ash, dimmi tutto.»
Ancora allarmati dalle parole e dall'aspetto della ragazza, Ash raccontò ciò che stava facendo sulla regione di Kalos. Era ad un passo dal conquistare la sua ultima medaglia e la cosa lo elettrizzava! Oak fece lui i complimenti, lo avrebbero atteso tutti trionfante con estremo piacere: anche sua madre Delia faceva il tifo per lui e si era presa la premura di avvertirlo qualora si fosse messo in contatto col professore.
«Però, Professor Oak. Posso chiederle una cosa?»
«Certo.»
«Chi era quella ragazzina che ha risposto al telefono prima?»
«... sapevo che me l'avreste chiesto. Quella che avete visto si chiama Clover. Ha avuto un incidente stradale contro un camion con i suoi genitori mentre si dirigevano qui al laboratorio per farle intraprendere il viaggio come allenatrice.»
«Oh no..!» Disse a bassa voce Serena con vistoso timore negli occhi.
«Mh... è successo un mese fa. Lei è stata l'unica a salvarsi, svegliatasi dal coma una settimana fa.»
«Quindi--»
«Appena ha saputo la notizia ha tentato tre volte il suicidio, lo stesso giorno. Ho deciso di mia iniziativa di aiutarla a rimettersi.»
Sui visi dei ragazzi si erano dipinte espressioni dispiaciute e preoccupate: le risposte della ragazza infatti lasciava presagire che fosse depressa e delusa da qualcosa.
Ash in particolare sembrò essere preoccupato per la salute di quella sconosciuta, quindi volse lo sguardo verso il proprio gruppo: tutti avevano intuito le sue volontà.
«Professore, vorremmo poter far qualcosa di concreto per aiutarla!»
Oak sorrise, aveva capito dove voleva andare a parare l'allenatore.
«Prenderemo il primo volo a Luminopoli per venire in città! Potrebbe avvertire lei mia madre?»
«Sei sicuro?» Domandò quasi retoricamente l'anziano.
«Assolutamente! A presto!»
La chiamata terminò nel giro di una decina di minuti e Tracey, spuntato dalle scale, lo fissò con sguardo interrogativo.
«Tracey, avvisa Delia che Ash e dei suoi amici verranno a trovarci per un po'.»
«Ma è fantastico! Ci vado subito.»
Senza ulteriori attese, l'assistente corse verso l'uscio, sparendo dietro la porta.
«Professore?» Domandò Clover con titubanza.
«Dimmi pure Clover.»
«Mi dispiace aver risposto al telefono senza il suo permesso.»
Le labbra di Oak s'incurvarono di pura allegria, portò le mani dietro la schiena e rispose con un dolce: «Non preoccuparti, hai fatto bene. Presto qualcuno verrà qui a trovarci.»
«Ah sì?» chiese sbalordita dalla notizia. «Chi?»
«I ragazzi dello schermo. Ash è di Biancavilla, la madre vive qui vicino: Delia. L'hai conosciuta all'ospedale.»
«Ah.» lo sguardo di lei tornò improvvisamente spento e la mano sinistra si poggiò sulla fronte.
«Mi fa male la testa..!» Sussultò in una smorfia di dolore. Oak la riaccompagnò nella stanza e l'aiutò a distendersi. L'effetto degli antidolorifici era terminato e la gamba destra, insieme a tutte le varie parti del corpo, le faceva malissimo.
Un paio di minuti fecero passare il dolore, lasciandola finalmente addormentare.
Oak osservò il mobiletto accanto al letto: un comodino. Sopra di esso c'era un pupazzetto semi bruciacchiato e rotto del famoso Pokémon evoluzione, fu proprio quell'oggetto di pezza che mise accanto alla ragazza che strinse forte a sé, a far tornare il sorriso ad entrambi.
«Buon riposo, piccola Clover.»

  
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