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Autore: rosie_lu    28/04/2009    5 recensioni
"Le mie mani cominciarono a muoversi veloci sui tasti, suonando ciò che sentivo dentro. La melodia era struggente, piena di malinconia… Piena di tante parole non dette sostituite a gesti incancellabili… Piena di sguardi complici e affettuosi… Piena di nostalgia dei tempi in cui ero felice… In cui la mia famiglia era felice... La nostra famiglia…" ATTENZIONE! Il contenuto della storia è depressivo NB: risposte alle recensioni di "Magari più in là"
Genere: Triste, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro personaggio, Victorie Weasley
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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~Melody

~Melody

 

 

 

 

 

Sfiorai con delicatezza la maniglia della porta che avevo davanti.

La mia mano tremava, e sentii che su di essa cadeva una goccia.

Una lacrima.

La ferita che avevo ignorato per troppo tempo parve pulsare più del solito, sanguinare più copiosamente.

Forse, quando la mia vita avrebbe ricominciato a girare per il verso giusto, quando avrei smesso di farmi del male continuando a ricordare, quando sarei riuscita a sorridere di nuovo… forse, a quel punto, la ferita si sarebbe cicatrizzata e io avrei ricominciato a vivere.

Ma prima, avevo un conto in sospeso col mio cuore, da saldare… e avevo rimandato per troppo tempo.

Respirai a fondo, imponendo a me stessa di rimanere calma, anche se sapevo che non ci sarei riuscita.

Finalmente, strinsi la mano attorno alla maniglia e spalancai la porta.

Come diceva mia madre? “Via il dente, via il dolore”

Forse aveva ragione… un taglio netto, e il dolore si attenua più velocemente.

 

Allora perché sentii come mille spille che si infilzavano nel mio cuore martoriato?

 

Subito, venni investita dall’odore di chiuso e di polvere, e soprattutto di ricordi.

Le pareti, i dipinti, le finestre, il divano elegante…

C’era il suo profumo di buono.

C’erano i suoi sorrisi dolci.

C’erano i suoi scherzi teneri e un po’ infantili.

C’era lui.

 

Entrai lentamente.

 

Avevo paura di profanare qualcosa di sacro.

 

Il salone era immerso nel buio, ma dalle finestre impolverate filtrava la luce della luna.

Sondai ogni angolo della sala, osservandola nella sua bellezza decadente: i ritratti di maghi erano tutti vuoti, i divani bianco panna erano ricoperti di polvere, così come il tavolino su cui si trovava un bellissimo vaso appartenuto alla famiglia di mia madre…

Persino quel vaso, nonostante il suo inestimabile valore, era stato lasciato al suo posto…

Mi avvicinai ad esso, toccandone lentamente il manico di fredda porcellana.

Rimasi per un attimo incantata a guardare i disegni rappresentati sulla sua superficie, poi alzai gli occhi, guardando la mia immagine riflessa dai vetri della finestra.

Dove era andata Victoire Weasley?

Quella ragazza con i capelli biondi sciolti sulle spalle, gli occhi azzurri vitrei e le labbra pallide… chi era?

Ero veramente io?

Alzai la mano e sfiorai il mio riflesso… poi, lo vidi.

 

Un pianoforte.

Quel pianoforte.

 

Le lacrime cominciarono a correre copiose lungo le guance. E, per un attimo, mi abbandonai ai ricordi…

 

 

<< Non così! Spalle erette, dritto il busto e pancia in dentro! >>

<< Basta che mi dici che devo imitare gli stoccafissi! >>

Una ragazzina dai lunghi capelli biondi alzò gli occhi al cielo e, rivolta al bambino che aveva davanti, ribatté:<< Hai voluto la bicicletta? Ora pedali! >>

Il bambino la guardò confuso, scrutandola con i dolci occhi nocciola, e rispose:<< Ma io non sto andando in bicicletta! >>

Victoire guardò stralunata il fratellino Louis, poi scoppiò a ridere e, dandogli un bacio sulla fronte, ribatté:<< Non in quel senso, sciocco! >>

<< E allora che intendevi dire? >>. Louis alzò la testa, incontrando gli occhi della sorella, e grattandosi la testa, continuò:<< Non riesco a capirlo! >>

Con la fronte aggrottata e lo sguardo corrucciato era buffissimo.

Victoire sorriso e sussurrò:<< Te lo dirò un’altra volta! >>

Le piaceva troppo guardarlo mentre rifletteva su qualcosa: si accendeva una luce di intelligenza nei suoi occhi, e i suoi denti cominciavano a torturare le piccole dita.

Louis sbuffò e si sottrasse dallo sguardo della sorella maggiore, poi raddrizzandosi borbottò:<< Continuiamo! >>

 

 

Rimasi a guardare quello strumento meraviglioso, troppo presa a ricordare i pomeriggi passati a insegnare a Louis a suonare o a fare dei duetti con lui. A volte ci divertivamo anche a comporre improbabili melodie.

Alla fine però, ne era valsa la pena.

Era diventato bravissimo. Era talento, il suo.

Un talento che non avrebbe mai più potuto sfruttare.

 

 

La sala, illuminata dalla luce del sole, era piena di persone.

Tutti ascoltavano estasiati un ragazzino di circa undici anni che suonava il pianoforte: le mani lunghe e agili si spostavano veloci sui tasti d’avorio, gli occhi seguivano concentrati i movimenti delle dita, e guardavano di tanto in tanto lo spartito appoggiato sul leggio.

Victoire, fasciata in un bellissimo vestito azzurro pallido, guardava orgogliosa Louis mentre si esibiva.

Pensare che era stata lei a imparargli le basi, e che poi lui aveva fatto tutto da solo, la rendeva fiera del fratellino.

Era un prodigio.

 

 

Mi avvicinai lentamente al centro del salone, dove si trovava il pianoforte.

Carezzai i tasti e la superficie nera e liscia, per poi soffermami su una scritta dorata.

VL.

Victoire e Louis.

 

Nel preciso istante in cui toccai quelle due lettere, le mie dita cominciarono a reclamare aria.

Luce.

Vita.

Chiedevano solo di poter ricominciare a fare quello che gli avevo proibito di fare per tanto, troppo tempo…

 

Mi sedetti sullo sgabello impolverato, accarezzando nuovamente i tasti.

Cosa suonare?

Mi soffermai a guardare la luna che splendeva alta e solitaria nel cielo.

E tutto, venne da sé…

 

Le mie mani cominciarono a muoversi veloci sui tasti, suonando ciò che sentivo dentro.

La melodia era struggente, piena di malinconia…

Piena di tante parole non dette sostituite a gesti incancellabili…

Piena di sguardi complici e affettuosi…

Piena di nostalgia dei tempi in cui ero felice…

In cui la mia famiglia era felice... La nostra famiglia…

 

Perchè nulla avrebbe potuto cancellare i sorrisi tristi e tirati di mia madre da quando ci aveva lasciato.

Nulla avrebbe potuto cancellare le cicatrici sul viso di mio padre, rese visibili dalle ferite della sua anima da quando era morto.

Nulla avrebbe potuto cancellare le lacrime mai versate di mia sorella Dominique da quando aveva visto il suo corpo privo di vita.

Nulla avrebbe potuto cancellare le urla di dolore di mia madre durante il suo funerale, o l’espressione sofferente di mio padre mentre la sosteneva, o l’immobilità di Dominique che, con le braccia strette al petto, guardava il vuoto davanti a sé.

 

Smisi di suonare.

Non ci riuscivo più… avevo come un crampo alla mano.

Solo che io avevo il crampo nell’anima… e non accennava ad andarsene.

Lacrime bollenti cominciarono a correre imperterrite lungo le guance.

Coprii il viso con le mani, dicendomi che dovevo essere forte, che la vita andava avanti… ma come andare avanti, se ogni notte rivedevo Louis cadere a terra morto? Se i sensi di colpa mi affliggevano?

 

Io avrei dovuto proteggerlo… Non lui.

Io ero la sorella maggiore… Io dovevo proteggerlo.

Era un mio dovere.

Ma avevo fallito… e lo avevo perso.

 

In un urlo disperato rivolto verso il cielo scaricai tutto il mio dolore.

 

Poi, inaspettatamente, una mano, piccola e bianca, accarezzò il dorso della mia, per poi stringermela forte.

Alzai lo sguardo, annebbiato dalle lacrime.

 

Dominique, con il volto bagnato e gli occhi rossi, aumentò la stretta e, accarezzandomi una guancia con l’altra mano, sussurrò con voce spezzata dai singhiozzi:<< Lui… Louis… non vorrebbe c-che… che tu smettessi… devi continuare… per te >> respirò a fondo, mordendosi le labbra rosse e bagnate << per lui… e p-per noi… questa vita ci ha puniti abbastanza… b-basta! Voglio poterlo ricordare… vivo e sorridente… voglio ricordarlo mentre suonava… voglio ricordare Louis, n-non il suo fantasma… t-ti pr-prego… >>

 

Guardare lei, che teneva per sé i suoi pensieri, che cercava sempre di nascondere la sua sofferenza per aiutare me e i miei genitori a uscire dall’oblio in cui le lacrime ci avevano gettato, mi fece aprire gli occhi…

 

Io dovevo aiutarla…

Io dovevo abbracciarla, consolarla…

Io ero la sorella maggiore, io dovevo proteggerla…

 

Non ero riuscita a compiere il mio dovere con Louis… non avrei commesso lo stesso errore con lei, no.

 

Asciugai le mie lacrime e le accarezzai i capelli, per poi asciugare le sue perle salate…

Dominique singhiozzò e, in contemporanea, ci gettammo l’una sulle braccia dell’altra.

 

Andare avanti… per me, per mia sorella, per la mia famiglia, per Teddy

E per Louis…

 

Baciai i capelli di Dominique e sussurrai nel suo orecchio:<< Andiamo… è arrivato il momento di ricominciare >>

Lei mi guardò con i suoi occhi nocciola, così simili a quelli di Louis, e annuì:<< Sì, è ora di andare avanti… >>

Sostenendoci l’un l’altra uscimmo dalla sala di musica.

 

Era arrivato il momento di ricominciare.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Spazio autrice

Aaargh, questa sì che è deprimente… era da un po’ che volevo scrivere una one-shot che riguardasse solo i figli di Bill e Fleur… come Roxanne, Fred, Molly e Lucy vengono completamente eclissati dai cugini, tant’è vero che non ci sono neanche i loro nomi tra i personaggi nel sito di EFP.

Comunque, come avrete capito, Victoire si sente responsabile della morte dell’adorato fratellino Louis e non riesce a dimenticarlo… apre gli occhi solo quando si rende conto che dovrebbe abbandonare il fantasma del fratello e cominciare ad occuparsi della sorella, che invece è ancora viva ma ha bisogno di aiuto almeno quanto lei perché, mentre Vic preferisce annegare nel dolore, Dominique se lo tiene dentro e lo soffoca: entrambi comportamenti autodistruttivi, a mio parere.

Beh, comunque, perdonatemi se vi ho messo depressione, ma a volte mi prendono i giorni in cui sono euforica e sparo cazzate a tutto spiano, e quelli in cui finirei per far tagliare le vene a qualcuno – oddio, è un modo dire, spero che non faccia davvero questo effetto!

Concludo col ringraziare tutti e pregandovi di fare recensioni!!*___* ~ Piccio fa gli occhi lacrimosi ~

 

A proposito!!! Questa è per le tre persone che hanno recensito “Magari più in là”

 

trixina: oh che tesoroooo!!!! Tu dici che dovrei mandarlo a spasso più spesso, al mio buon senso… Quasi quasi lo licenzio direttamente, se poi ricevo recensioni così tenere!!!!^^

Riguardo alla domanda da mille euro, ti dico che non ho inserito Lily per gli stessi motivi che ho spiegato sopra: a mio parere gli altri cugini (diversamente da Rose, Hugo, James, Albus e Lily) vengono messi molto da parte, e per questo anche nella storia ho cercato di evidenziare un po’ di più il carattere di Rox e Dominique… dopo, a Rose ce l’ho messa perché l’adoro, non potevo lasciarla! E poi, almeno in questa storia, ho fatto fare a lei e a Scorp la coppia felice… contenta?!:D

Anche io sono pervertita, non ti preoccupare… su Scorp mi ci faccio un bel po’ di fantasie (sbavaaaa) ^___-

Per quanto riguarda Baston e James, non ti preoccupare… la mia mente diabolica sta elaborando una cosina! Muahahaha ~ Piccio ride sadica ~

Tu lascia fare a me, penso a tutto io!! Un bacione grande!!!

Iva27: si, effettivamente si nota che anche te lasci molto vagare!^^ sono contenta che ti sia piaciuta, e devo dire che mi sono spassata a cercare le battute zozze… tipo, quella di “Pietro che non si tira mai indietro” mi è venuta in mente perché le mie insegnanti, quando ci prestano qualcosa, dicono “Si chiama Pietro, perché ritorna sempre indietro”… quindi, ora che sai la scuola che frequento, puoi immaginare perché tiro fuori certe scemenze!!xD a presto! Un bacio!

robby: si, hai proprio ragione: le vere amiche ci sono sempre! E comunque grazie 1000 per i complimenti, spero che ti piaccia anche questa!! Un abbraccio!

  
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