~Melody
Sfiorai con delicatezza la maniglia della porta che avevo
davanti.
La mia mano tremava, e sentii che su di essa cadeva una
goccia.
Una lacrima.
La ferita che avevo ignorato per troppo tempo parve
pulsare più del solito, sanguinare più copiosamente.
Forse, quando la mia vita avrebbe ricominciato a girare
per il verso giusto, quando avrei smesso di farmi del male continuando a ricordare,
quando sarei riuscita a sorridere di nuovo… forse,
a quel punto, la ferita si sarebbe cicatrizzata e io
avrei ricominciato a vivere.
Ma prima, avevo un conto in sospeso
col mio cuore, da saldare… e
avevo rimandato per troppo tempo.
Respirai a fondo, imponendo a me stessa di rimanere calma,
anche se sapevo che non ci sarei riuscita.
Finalmente, strinsi la mano attorno alla maniglia e
spalancai la porta.
Come diceva mia madre? “Via il dente, via il dolore”
Forse aveva ragione… un taglio netto, e il dolore si
attenua più velocemente.
Allora perché sentii come mille spille che si infilzavano nel mio cuore martoriato?
Subito, venni investita
dall’odore di chiuso e di polvere, e soprattutto di ricordi.
Le pareti, i dipinti, le finestre, il divano elegante…
C’era il suo profumo
di buono.
C’erano i suoi sorrisi dolci.
C’erano i suoi scherzi
teneri e un po’ infantili.
C’era lui.
Entrai lentamente.
Avevo paura di profanare
qualcosa di sacro.
Il salone era immerso nel buio, ma dalle finestre
impolverate filtrava la luce della luna.
Sondai ogni angolo della sala, osservandola nella sua
bellezza decadente: i ritratti di maghi erano tutti vuoti, i divani bianco panna erano ricoperti di polvere, così come il
tavolino su cui si trovava un bellissimo vaso appartenuto alla famiglia di mia
madre…
Persino quel vaso, nonostante il suo inestimabile valore,
era stato lasciato al suo posto…
Mi avvicinai ad esso, toccandone
lentamente il manico di fredda porcellana.
Rimasi per un attimo incantata a guardare i disegni
rappresentati sulla sua superficie, poi alzai gli occhi, guardando la mia
immagine riflessa dai vetri della finestra.
Dove era andata Victoire
Weasley?
Quella ragazza con i capelli biondi sciolti sulle spalle,
gli occhi azzurri vitrei e le labbra pallide… chi era?
Ero veramente io?
Alzai la mano e sfiorai il mio riflesso… poi, lo vidi.
Un pianoforte.
Quel pianoforte.
Le lacrime cominciarono a correre copiose lungo le guance.
E, per un attimo, mi abbandonai ai ricordi…
<< Non così!
Spalle erette, dritto il busto e pancia in dentro!
>>
<< Basta che
mi dici che devo imitare gli stoccafissi! >>
Una ragazzina dai
lunghi capelli biondi alzò gli occhi al cielo e, rivolta al bambino che aveva
davanti, ribatté:<< Hai voluto la bicicletta? Ora pedali! >>
Il bambino la guardò
confuso, scrutandola con i dolci occhi nocciola, e rispose:<< Ma io non
sto andando in bicicletta! >>
Victoire guardò stralunata il fratellino
Louis, poi scoppiò a ridere e, dandogli un bacio sulla fronte, ribatté:<<
Non in quel senso, sciocco! >>
<< E allora
che intendevi dire? >>. Louis alzò la testa, incontrando gli occhi della
sorella, e grattandosi la testa, continuò:<< Non riesco
a capirlo! >>
Con la fronte
aggrottata e lo sguardo corrucciato era buffissimo.
Victoire sorriso e sussurrò:<< Te lo
dirò un’altra volta! >>
Le piaceva troppo
guardarlo mentre rifletteva su qualcosa: si accendeva una luce di intelligenza nei suoi occhi, e i suoi denti cominciavano
a torturare le piccole dita.
Louis sbuffò e si
sottrasse dallo sguardo della sorella maggiore, poi raddrizzandosi
borbottò:<< Continuiamo! >>
Rimasi a guardare quello strumento meraviglioso, troppo
presa a ricordare i pomeriggi passati a insegnare a Louis a suonare o a fare
dei duetti con lui. A volte ci divertivamo anche a comporre improbabili
melodie.
Alla fine però, ne era valsa la pena.
Era diventato bravissimo.
Era talento, il suo.
Un talento che non avrebbe mai più potuto sfruttare.
La sala, illuminata
dalla luce del sole, era piena di persone.
Tutti ascoltavano
estasiati un ragazzino di circa undici anni che suonava il pianoforte: le mani
lunghe e agili si spostavano veloci sui tasti d’avorio, gli occhi seguivano
concentrati i movimenti delle dita, e guardavano di tanto in tanto lo spartito
appoggiato sul leggio.
Victoire, fasciata in un bellissimo
vestito azzurro pallido, guardava orgogliosa Louis
mentre si esibiva.
Pensare che era stata lei a imparargli le basi, e che poi lui aveva
fatto tutto da solo, la rendeva fiera del fratellino.
Era un prodigio.
Mi avvicinai lentamente al centro del salone, dove si
trovava il pianoforte.
Carezzai i tasti e la superficie nera e
liscia, per poi soffermami su una scritta dorata.
VL.
Victoire e Louis.
Nel preciso istante in cui toccai quelle due lettere, le
mie dita cominciarono a reclamare aria.
Luce.
Vita.
Chiedevano solo di poter ricominciare a fare quello che
gli avevo proibito di fare per tanto, troppo tempo…
Mi sedetti sullo sgabello impolverato, accarezzando
nuovamente i tasti.
Cosa suonare?
Mi soffermai a guardare la luna che splendeva alta e
solitaria nel cielo.
E tutto, venne da sé…
Le mie mani cominciarono a muoversi veloci sui tasti,
suonando ciò che sentivo dentro.
La melodia era struggente, piena di malinconia…
Piena di tante parole non dette sostituite
a gesti incancellabili…
Piena di sguardi complici e affettuosi…
Piena di nostalgia dei tempi in cui ero felice…
In cui la mia famiglia era felice... La
nostra famiglia…
Perchè nulla avrebbe potuto cancellare i sorrisi tristi e
tirati di mia madre da quando ci aveva lasciato.
Nulla avrebbe potuto cancellare le cicatrici sul viso di
mio padre, rese visibili dalle ferite della sua anima
da quando era morto.
Nulla avrebbe potuto cancellare le lacrime mai versate di
mia sorella Dominique da quando aveva visto il suo corpo privo di vita.
Nulla avrebbe potuto cancellare le urla di dolore di mia
madre durante il suo funerale, o l’espressione sofferente di mio padre mentre
la sosteneva, o l’immobilità di Dominique che, con le braccia strette al petto,
guardava il vuoto davanti a sé.
Smisi di suonare.
Non ci riuscivo più… avevo come un crampo alla mano.
Solo che io avevo il crampo
nell’anima… e non accennava ad andarsene.
Lacrime bollenti cominciarono a correre imperterrite lungo
le guance.
Coprii il viso con le mani, dicendomi che dovevo essere
forte, che la vita andava avanti… ma come andare
avanti, se ogni notte rivedevo Louis cadere a terra morto? Se i sensi di colpa
mi affliggevano?
Io avrei dovuto proteggerlo… Non lui.
Io ero la sorella maggiore… Io dovevo
proteggerlo.
Era un mio dovere.
Ma avevo fallito… e lo avevo perso.
In un urlo disperato rivolto verso il cielo scaricai tutto
il mio dolore.
Poi, inaspettatamente, una mano, piccola e bianca,
accarezzò il dorso della mia, per poi stringermela forte.
Alzai lo sguardo, annebbiato dalle lacrime.
Dominique, con il volto bagnato e gli occhi rossi, aumentò
la stretta e, accarezzandomi una guancia con l’altra mano, sussurrò
con voce spezzata dai singhiozzi:<< Lui… Louis… non vorrebbe c-che… che
tu smettessi… devi continuare… per te >> respirò a fondo, mordendosi le
labbra rosse e bagnate << per lui… e p-per noi… questa vita ci ha puniti
abbastanza… b-basta! Voglio poterlo ricordare… vivo e sorridente… voglio
ricordarlo mentre suonava… voglio ricordare Louis, n-non il suo fantasma… t-ti
pr-prego… >>
Guardare lei, che teneva per sé i suoi pensieri, che cercava sempre di nascondere la sua sofferenza per aiutare
me e i miei genitori a uscire dall’oblio in cui le lacrime ci avevano gettato,
mi fece aprire gli occhi…
Io dovevo aiutarla…
Io dovevo abbracciarla, consolarla…
Io ero la sorella maggiore, io dovevo proteggerla…
Non ero riuscita a compiere il mio dovere con Louis… non
avrei commesso lo stesso errore con lei, no.
Asciugai le mie lacrime e le accarezzai i capelli, per poi
asciugare le sue perle salate…
Dominique singhiozzò e, in contemporanea, ci gettammo
l’una sulle braccia dell’altra.
Andare avanti… per me, per mia
sorella, per la mia famiglia, per Teddy…
E per Louis…
Baciai i capelli di Dominique e sussurrai nel suo
orecchio:<< Andiamo… è arrivato il momento di ricominciare >>
Lei mi guardò con i suoi occhi nocciola, così simili a
quelli di Louis, e annuì:<< Sì, è ora di andare avanti… >>
Sostenendoci l’un l’altra uscimmo
dalla sala di musica.
Era arrivato il momento di ricominciare.
Spazio autrice
Aaargh, questa sì che è deprimente… era
da un po’ che volevo scrivere una one-shot
che riguardasse solo i figli di Bill e Fleur… come
Roxanne, Fred, Molly e Lucy vengono completamente eclissati dai cugini, tant’è
vero che non ci sono neanche i loro nomi tra i personaggi nel sito di EFP.
Comunque, come avrete capito, Victoire
si sente responsabile della morte dell’adorato fratellino Louis e non riesce a
dimenticarlo… apre gli occhi solo quando si rende conto che dovrebbe
abbandonare il fantasma del fratello e cominciare ad
occuparsi della sorella, che invece è ancora viva ma ha bisogno di aiuto almeno
quanto lei perché, mentre Vic preferisce annegare nel
dolore, Dominique se lo tiene dentro e lo soffoca: entrambi comportamenti
autodistruttivi, a mio parere.
Beh, comunque, perdonatemi se vi ho messo depressione, ma
a volte mi prendono i giorni in cui sono euforica e sparo cazzate a tutto
spiano, e quelli in cui finirei per far tagliare le vene a qualcuno – oddio, è
un modo dire, spero che non faccia davvero questo effetto!
Concludo col ringraziare tutti e
pregandovi di fare recensioni!!*___*
~ Piccio
fa gli occhi lacrimosi ~
A proposito!!! Questa è per le
tre persone che hanno recensito “Magari più in là”
trixina: oh che tesoroooo!!!! Tu dici che
dovrei mandarlo a spasso più spesso, al mio buon senso… Quasi quasi lo licenzio direttamente, se poi ricevo recensioni
così tenere!!!!^^
Riguardo alla domanda da mille euro, ti dico che non ho
inserito Lily per gli stessi motivi che ho spiegato sopra: a mio parere gli
altri cugini (diversamente da Rose, Hugo, James, Albus e Lily) vengono messi molto da parte, e per questo anche nella
storia ho cercato di evidenziare un po’ di più il carattere di Rox e Dominique… dopo, a Rose ce l’ho messa perché l’adoro,
non potevo lasciarla! E poi, almeno in questa storia, ho fatto fare a lei e a
Scorp la coppia felice… contenta?!:D
Anche io sono pervertita, non ti
preoccupare… su Scorp mi ci faccio un bel po’ di fantasie (sbavaaaa)
^___-
Per quanto riguarda Baston e
James, non ti preoccupare… la mia mente diabolica sta elaborando una cosina! Muahahaha ~ Piccio ride sadica ~
Tu lascia fare a me, penso a tutto io!!
Un bacione grande!!!
Iva27: si, effettivamente si nota che
anche te lasci molto vagare!^^ sono contenta che ti sia piaciuta, e devo dire
che mi sono spassata a cercare le battute zozze… tipo, quella di “Pietro che
non si tira mai indietro” mi è venuta in mente perché le mie insegnanti, quando
ci prestano qualcosa, dicono “Si chiama Pietro, perché ritorna sempre
indietro”… quindi, ora che sai la scuola che frequento, puoi immaginare perché
tiro fuori certe scemenze!!xD a presto! Un bacio!
robby: si, hai proprio ragione: le vere
amiche ci sono sempre! E comunque grazie 1000 per i complimenti, spero che ti piaccia anche questa!! Un abbraccio!