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Autore: winterlover97    19/08/2016    0 recensioni
prima fanfiction nel fandom di Sherlock, siate clementi.
Detto sinceramente non tutti appaiono forti come sembrano. Allo stesso modo la stronzaggine non è che una maschera che certe volte si adotta per poter andare avanti. Tutti noi lo facciamo, voglia come meccanismo di difesa o per abitudine.
E' anche quello che fa Edith Willows, pronipote della signora Hudson, oltre ad andare bene a scuola cacciarsi nei guai per la sua lingua troppo lunga. Arrivata a Londra si stabilisce nella stanza libera, costituendo la terza inquilina di Baker Street, insieme a Sherlock Holmes e John Watson. Non farà difficoltà ad adattarsi, sia per il fatto che possiede una spiccata intelligenza, sia per il fatto che vorrebbe ricostruirsi una vita totalmente diversa da quella della vecchia Edith.
Cosa può andare storto, se non omicidi, un consulente investigativo enigmatico, un consulente criminale psicopatico ma tremendamente affascinante e la ricerca di qualcosa di banale e fin troppo scontato come la felicità.
Genere: Romantico, Slice of life, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jim Moriarty, John Watson, Nuovo personaggio, Sherlock Holmes
Note: Movieverse | Avvertimenti: Spoiler!
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talvolta bisogna lasciare andare il passato e accettare il cambiamento, anche se forzato



 

Dopo aver sistemato la mia stanza uscii velocemente da casa dicendo solamente che ci avrei messo al massimo un paio di ore. 

Il cielo adesso era sgombro dalle nuvole e un caldo sole stava asciugando lentamente le chiazze d'acqua che erano per terra. Camminai senza una meta precisa, con solamente il proposito di dare uno sguardo nei dintorni in modo tale da abituarmi al luogo. 

Normalmente i grandi cambiamenti non sono pane per i miei denti, li odiavo con tutto il cuore, dal profondo. Essi portavano solo scompiglio nella mia vita. Scompiglio di cui non avevo bisogno. Tuttavia mi devo ricredere adesso, ne ho più che bisogno, ed è anche per questo che considero la scelta dei miei di mandarmi da mia prozia. 

Guardai le punte dei piedi, ferma di fronte alla vetrina di un negozio lì vicino. Devo ammettere che le mie Converse gialle rappresentano un bel cambiamento: fino a un paio di mesi prima non avrei avuto nemmeno il coraggio di comprare un paio di scarpe gialle, piuttosto colori neutri come nero, grigio o bianco, al massimo blu. Tuttavia, un paio di giorni fa, precisamente il 23 agosto, il giorno dopo il fattaccio, le avevo viste in vetrina e senza pensarci un attimo le avevo comprate. Di primo attito ero rimasta sorpresa da me stessa, per una volta non avevo dato ascolto alla mia parte razionale, mi ero buttata e basta.

Entrai in uno Starbucks e ordinai una tazza di caffè, sentendo che la mia dose di caffeina giornaliera, che normalmente ammonta a un paio di tazze, si stava esaurendo. Non appena arrivò, lo presi, pagai e uscii in strada nuovamente. 

Notai con sommo piacere una vecchia libreria all'angolo della strada. L'insegna, che sembrava consunta dal tempo e dalle intemperie, in realtà era stata dipinta per farla sembrare vintage, come si può notare dal colore di quella che dovrebbe sembrare ruggine. La vetrina invece era pulita a nuovo, così come i libri sistemati in vetrina e i sacchetti contenenti gli acquisti dei clienti, segno della nuova gestione del negozio. Entrai con tutta tranquillità e curiosai tra i titoli sugli scaffali, intanto feci in tempo a osservare la commessa dietro il bancone e il vecchio signore seduto vicino a lei. 

Fisionomia del viso simile.

Stesso sguardo caldo e confortante. Tutto il contrario di quello di Sherlock.

Sono parenti, e a notare dalle loro età, nonno e nipote. 

Mi colpì un particolare dell'uomo: la faccia sembrava scavata e le occhiaie gli contornavano gli occhi, sulle mani invece si possono notare delle piccole cicatrici di buchi di aghi. E' stato in ospedale di recente e non ama stare seduto per troppo tempo, a quanto sembra dal tamburellare nervoso della punta del piede sinistra sul parquet.

Comprai un libro sulle scienze forensi, pagai e uscii. 

Di certo Sherlock, a differenza mia, non avrebbe avuto il tatto e avrebbe ostentato le proprie conoscenze in faccia alle due persone, deducendo anche la sua recente operazione. 

Io, nonostante sia stronza, almeno questo è quello che dicono, non amo farmi notare, preferisco tenere per me le mie deduzioni, se non strettamente necessarie alla vita, alla salute e via dicendo dell'interessato. 

Rientrai in casa dopo essere passata dal super a comprare qualcosa da mangiare. A quanto ho visto Sherlock non mangia molto, è sottopeso, tutto il contrario di John, che secondo me ha messo su qualche chilo, come si può notare dalla pelle sulle guance lievemente tirata.

Misi le buste sul tavolo, poi sistemai il tutto nelle dispense e in frigo. Per mia fortuna nessuna testa tagliata o parte del corpo conservata, anche se credo sia capitato a quanto testimonia una microscopica goccia di sangue sul ripiano più basso del frigo coagulata troppo in fretta per il freddo. 

 

"Sei passata a comprare la spesa vedo."

Sherlock era seduto sul divano con i piedi poggiati sul tavolino antistante a lui. Non è nemmeno uscito. 

"A differenza tua che non la fai mai." ribattè John. 

"Ora scusate ma devo uscire ed andare a lavoro. A dopo."

"Io veramente ho bisogno di te per una scena del crimine. Quindi, come logico che sia, non ci andrai."

John sbuffò.

"Mi duole moltissimo deluderti, Sherlock, ma questa volta no. Dovrai fare a meno di me."

Aprì la bocca ma non emise suono, anche perchè il mio caro gatto, Felix aveva pensato bene di acciambellarsi alle sue ginocchia.

Il mio cervello però era rimasto fermo alle parole scena del crimine, interessante. 

Interessante, pericoloso e terribilmente attirante. 

"Potrei venire io." mi proposi quindi.

Sherlock, di tutta risposta, dopo aver fatto scendere Felix (troppa gentilezza secondo i suoi modi di fare), prese la giacca da vicino allo stipite della porta allungando semplicemente la mano e tirando la camicia sul davanti, che, per la cronaca era tenuta solo dai bottoni in tensione. 

una taglia più piccola della sua mi sa tanto. 

"Coraggio, che aspetti? Un invito? Oppure devo andare da solo su questa scena del crimine?"

Posai la borsa di stoffa sul tavolo, recuperai il telefono, la giacca e lo seguii di corsa. 

Rimasi sorpresa da questa sua accondiscendenza. Mi pare il tipo che "se invadi il mio spazio vitale ti sparo, se tocchi la mia cose ti sparo e poi faccio sparire il corpo". Ancora non mi è chiaro cosa l'abbia spinto, ma poco importa, altrimenti rischio di perdere il taxi su cui Sherlock è entrato e, adios scena del crimine.

 

 

 

 

 

Angolo autrice...

Ed ecco il terzo capitolo... nel prossimo si avrà un pochino di azione. grazie di voti, recensioni e commenti, alla prossima ;)

 
   
 
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