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Autore: Isara_94    19/08/2016    2 recensioni
"...dove l’aveva rimediata una tigre dai denti a sciabola quel piccolo disastro?! E soprattutto… perché una volta che l’aveva trovata non aveva avuto la grande idea di darsela a gambe prima di farla infuriare?!"
Cosa succederebbe se le avventure di Sherlock fossero ambientate... nel 10.000 a.C.?
[Teen!lock]
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Quasi tutti, Sherlock Holmes
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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Salve a tutti! Benvenuti a questo esperimento di scrittura che è saltato fuori soprattutto per due motivi. Il primo è stata una lunga partita a Far Cry Primal e il secondo è perchè in genere mi piace mescolare il Marvel Movieverse con i persoanggi di Sherlock, non so ancora precisamente per quale motivo xD
è la prima volta che provo a postare una storia a capitoli, spero vi piaccia. Non mi dilungo oltre, buona lettura!

 




 
Dovevo restare al villaggio. Dovevo restare al villaggio. Dovevo restare al villaggio.
Dovevo.
Restare.
Al villaggio.
Improvvisamente la terra sotto i suoi piedi nudi aveva preso a tremare, i ciottoli sulla riva vibravano rimbalzando qua e là, staccandosi dalla parete scoscesa della piccola cascata e rotolando fragorosamente nelle non più così calme acque della sorgente. Jon l’aveva già provata quella sensazione quando aveva preso parte alla spedizione dei cacciatori che partivano per seguire i grandi branchi ai piedi delle montagne. Quindici inverni significava saper accendere un fuoco, costruirsi un’arma, usarla per cacciare e difendersi, recuperare dalle carcasse le cose utili senza far andare nulla sprecato. Diciotto voleva dire essere perfettamente in grado di cavarsela anche da soli e di poter contribuire a difendere e sfamare la tribù.
Si considerava un bravo cacciatore, ma era stato agghiacciante. Quello faceva sentire piccoli e indifesi anche i più esperti, con decine di cacce alle spalle. Perché un solo mammut camminando poteva sbilanciarti un po’, ma uno e tutti i suoi simili in gruppo erano decisamente un’altra questione: se potevano buttar giù anche un’intera foresta, che gli impediva di fare la stessa cosa col gruppo di umani che si permettevano d’andare a disturbarli?
Ma quello non era un mammut, né uno dei rinoceronti ricoperti di pelo lanoso che solitamente scendevano a sud all’inizio del disgelo, scoprì con un certo sollievo. Solo un’enorme, gigantesca mandria di alci. Così tanti insieme ancora non gli era capitato di vederli. Dovevano essersi spostati in gran numero per approfittare delle ultime praterie ancora verdi prima che finisse l’estate.
Capì perché gli animali correvano a rifugiarsi nel bosco quando riconobbe la figura scarmigliata che gli veniva incontro. L’unico abitante del villaggio che con i suoi quindici inverni appena trascorsi, ancora riusciva sempre a trovare un modo diverso per cacciarsi nei guai e trascinarsi dietro il primo che gli capitava a tiro, qualcuno che con una frequenza preoccupante tendeva a essere lui. Il più piccolo dei figli del capo, Sherlock.
Lasciò stare la rete e i pesci accettando di buon grado che quella sera poteva considerarsi fortunato se invece di andare a dormire con la pancia piena lo faceva che era ancora tutto intero. Non c’erano nemmeno i leoni delle caverne lì, dove l’aveva rimediata una tigre dai denti a sciabola quel piccolo disastro?! E soprattutto… perché una volta che l’aveva trovata non aveva avuto la grande idea di darsela a gambe prima di farla infuriare?!
Era evidente che ora il felino era deciso più che mai a prendere quello che ai suoi occhi doveva essere un pasto un po’ ossuto ma sicuramente soddisfacente.
-perché sono sempre quelli con le zanne Sherlock?!- sbottò esasperato attaccando a correre –ha ragione lo sciamano quando si chiede perchè ancora non sei nel mondo degli spiriti!-
Avevano seminato la belva con un po’ di astuzia, correndo nell’acqua e rifugiandosi in una crepa della parete rocciosa. Larga appena quanto bastava a far passare una persona non così ben piazzata, assolutamente troppo stretta per quel gatto troppo cresciuto.
Si appoggiarono alle rocce viscide di acqua e muschio, il respiro spezzato che rimbombava nella piccola cavità mezza allagata dalla cascata che formava il laghetto dove Jon avrebbe dovuto restare a pescare. Si erano guardati negli occhi per un secondo... ed erano scoppiati a ridere entrambi.
-doveva essere una giornata tranquilla- ansimò, tentando di far valere un po’ della sua anzianità per redarguire l’amico.
Sherlock non parve affatto toccato dal rimprovero –la tranquillità è noiosa-
-perché una tigre?!-
-non l’ho fatto apposta!- si difese quello –me la sono trovata davanti per caso-
Ormai Jon lo sapeva che “per caso” nella lingua del suo amico, significava che già stava facendo qualcosa di pericoloso e le cose gli erano sfuggite di mano. Unica spiegazione a tutto: stava provando qualcosa di strano, o come diceva lui “stava sperimentando”. Cosa sperimentava in particolare, lo sapeva solo lui.
Il moretto era già perso nelle spiegazioni di quanto rivoluzionario poteva essere usare la velocità di un animale per coprire distanze maggiori in minor tempo –solo che sono caduto da un alce e…-
-aspetta, che ci facevi sopra un alce?-
Provare a cavalcarne uno, beh, sicuramente bastava a spiegare il suo aspetto ancora più disordinato del solito. L’idea non era brutta in sé, sarebbe stato un gran progresso avere un modo più veloce per spostarsi. Magari con un animale meno scorbutico…
-e se provassimo con un cavallo?- si trovò a proporre,quasi senza rendersi conto di aver proposto di andare in cerca di un’altra mandria di animali poco disposti a tenersi un essere umano sulla schiena.
Dal modo in cui gli occhi chiari di Sherlock brillavano gioiosi nel buio, seppe di essere appena stato d’aiuto a non far finire tranquillamente un’altra giornata.
   
 
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