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Autore: Emmastory    20/08/2016    3 recensioni
La sfortuna della giovane Rain continua a perseguitarla. Sono passati due anni, e il regno di Aveiron è ancora in ginocchio, sotto la costante minaccia dei Ladri, persone assetate di ricchezza e potere, che faranno di tutto per ottenere il completo controllo del regno. Alla ricerca di salvezza, Rain è fuggita verso il villaggio di Ascantha alla ricerca dei suoi genitori, e nonostante i contrasti avuti con loro, è ora fiduciosa e pronta. Sa bene di dover agire, e di non essere sola. I nostri protagonisti si trovano quindi catapultati in una nuova e pericolosa avventura, costretti a far del loro meglio per fronteggiare il pericolo. Si assiste quindi alla nascita di amicizie, amori, gioie, dolori e tradimenti, ma soprattutto, e cosa ancor peggiore, oscure minacce provenienti da voci sconosciute. A quanto sembra, il regno nasconde molti segreti, e toccherà alla nostra Rain e al suo amato Stefan risolverli dando fondo ad ogni grammo di forza presente nei loro corpi. Nelle fredde e buie notti, l'amore che li lega è la loro guida, ma nessuno sa cosa potrà accadere. In ogni caso, bentornati nel regno. "Seguito di: "Le cronache di Aveiron: Segreti nel regno)
Genere: Avventura, Azione, Dark | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Shoujo-ai
Note: Lime | Avvertimenti: Violenza
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- Questa storia fa parte della serie 'Le cronache di Aveiron'
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Le-cronache-di-Aveiron-III-mod
 
 
Capitolo V

Buone azioni

“Aspettate.” Ci aveva pregato mia madre, dopo aver mandato la nipote a giocare e distrarsi nella sua stanza. Quasi per istinto, mi voltai, e fu allora che lo vidi. Un piccolo coltello dall’acuminata lama giaceva fra le sue mani, e mentre questa riluceva grazie all’intervento del sole, lei scelse di parlarmi. “Prendi quest’arma, e fanne buon uso.” Mi disse, consegnandomi quell’oggetto con fare deciso. “Lo farò.” Risposi soltanto, guardandola negli occhi e inchinandomi rispettosamente di fronte a lei. Così, il nostro viaggio aveva avuto inizio, e anche se lentamente, camminavamo. Ero al fianco di Stefan, e Rachel era dietro di noi. Ci seguiva spedita, ma per qualche strana ragione, appariva spaventata. Non accennava a guardare di fronte a sé, limitandosi a camminare fissando il terreno, oggi arido e inospitale. Ad ogni modo, i minuti scorrevano, e con ogni passo, pensavo. Il mio pensiero si concentrava sulla mia bambina. Una dolce e innocente creatura, che solo grazie ad una mia astuzia aveva potuto godere della compagnia e della protezione di sua nonna, e che nonostante la felicità provata al riguardo, si preoccupava per noi. Strano a dirsi, ma la frase che mi aveva rivolto prima della nostra partenza risuonava ancora nella mia mente, producendo un’eco infinita, e per certi versi anche fastidiosa. Era solo preoccupata, e non aveva alcuna colpa, ma non riuscivo a smettere di pensarci, fallendo quindi anche nel misero intento di concentrarmi sul percorso che dovevamo compiere. “Starà bene.” Mi ripetevo, parlando con me stessa e non accennando ad arrestare il mio cammino. In quel momento, un suono mi distrasse, e voltandomi quasi per istinto, non vidi che un’insulsa roccia, mossa dal vento e colpevole della mia distrazione. Mirando il cielo, respirai a fondo, decisa. Chiaro era che il viaggio fosse ancora lunga, ma dovevamo farcela. Non eravamo soli, e Rachel contava su di noi. Aveva implicitamente espresso il desiderio di tornare ad Aveiron, e noi volevamo aiutarla. Camminando, mi guardavo intorno, nella speranza di trovare un qualsiasi punto di riferimento. Compito non certo difficile, poiché il dolore, la fame e la miseria permeavano l’aria come umida nebbia, e potevano essere avvertiti a chilometri di distanza. “Fermatevi.” Ci ordinò Rachel, facendosi improvvisamente seria. “Siamo arrivati.” Aggiunse poi, in tono solenne. “Come fai a saperlo?” le chiese Stefan, colpito. “Riconoscerei questa casa fra mille.” Rispose lei, sempre più sicura di sé stessa. Muovendo alcuni passi in avanti, si mise in testa alla nostra marcia, e bussando alla porta che aveva di fronte, attese. Lunghi minuti sparirono quindi dalle nostre vite, e una singola anima si degnò di aprire la porta. Era Shiro, uno dei servitori di Lady Fatima. Lo credevo morto durante una spedizione, ma a quanto sembrava, non era così. Vivo e vegeto, ci guardava tutti negli occhi. “Cosa fate qui, stranieri?” ci chiese, per poi tacere nell’attesa di una nostra risposta. “Fatti da parte, sono qui per la Leader.” Disse Rachel, seria e pronta all’azione. “E così sei tornata strisciando. Non credo voglia più rivederti, ma passa pure.” Questa la frase che Shiro pronunciò, scatenando in Rachel una reazione repentina e inaspettata. Intimandogli ancora una volta di farsi da parte, lo allontanò spingendolo, e non appena la strada fu libera, ci fu concesso di entrare. “Venite.” Ci disse, riferendosi a noi, che per tutto quel tempo eravamo rimasti fermi come statue. Annuendo lentamente, obbedimmo entrambi a quella sorta di ordine, e camminando, la nostra amica ci guidò fino alla sala centrale. Incredibilmente, era proprio come la ricordavo. Nessun particolare era fuori posto, e alla nostra vista, la Leader sussultò. “Rain! Perché sei tornata?” indagò, confusa e stranita dalla mia presenza in quel luogo, che lei stessa mi aveva tempo prima consigliato di abbandonare per andare alla ricerca dei miei genitori. Mantenendo il silenzio, non proferii parola, e solo alcuni secondi dopo, qualcosa accadde. Guardandosi brevemente intorno, Lady Fatima scoprì la presenza di Rachel, e guardandomi, non chiese che spiegazioni. “Cosa ci fa lei con voi?” tuonò, rivolgendosi stavolta anche a Stefan. “Questa povera ragazza desidera parlarvi, Signora.” Disse lui, in tono calmo e pacato, segno di profondo rispetto nei suoi confronti. “Parlarmi? Parlarmi? Bene, sentiamo, cos’avrà mai da dirmi una sporca traditrice come lei?” replicò la Leader, ormai inviperita. A quelle parole, Rachel si fece avanti, e guardando la donna negli occhi, deglutì sonoramente. Era nervosa, e soltanto posando il mio sguardo su di lei, potei appurare che ogni singola cellula del suo povero corpo stesse tremando. “Avrei qualcosa da dirvi, mia signora.” Esordì, per poi voltarsi verso me e Stefan alla ricerca di conforto. “Puoi farcela.” Le lasciai intendere, infondendole il coraggio che le mancava con un solo gesto della mano. “So bene di aver tradito con i miei gesti la Vostra fiducia, ma ho riflettuto, e sono solo oggi arrivata a comprendere di aver sbagliato. Mi appello alla Vostra clemenza, chiedendo di fronte a questi testimoni il Vostro perdono. Prima di rispondere, e segnare il mio destino, sappiate che non agisco per paura, terrore o codardia, bensì perché… perché io Vi amo, Lady Fatima.” Quello fu il discorso di Rachel. Chiaro e pieno di sentimento, aveva appena abbandonato le sue labbra, e che venendo soppiantato dal silenzio della snervante attesa, non doveva che essere giudicato dalla stessa Leader. In quei momenti, la quiete ci rese sordi, e guardando dritto davanti a noi, Stefan ed io potemmo assistere ad un vero e proprio miracolo. Asciugandosi una piccola lacrima che minacciava di rovinarle il viso, Lady Fatima si alzò in piedi, e raggiungendo la nostra cara amica Rachel, posò un delicato bacio sulle sue labbra. Intuendo l’una il volere dell’altra, non fecero che stringersi e baciarsi a vicenda, e solo nel momento in cui si staccarono, una delle due ebbe la forza di parlare. “Grazie Rain, grazie Stefan. Ricorderò questo gesto per sempre. Fu Rachel a parlare, e sorridendo, guardò negli occhi la sua amata. Una lite le aveva divise, e il dolore che ne era derivato aveva loro impedito di chiarirsi, ma ancora una volta, un’universale teoria si dimostrava corretta. L’amore esistente fra due persone non era che l’incantesimo più potente a questo vasto mondo. Sollevando una mano in segno di saluto, mi congedai da Rachel, ben sapendo di lasciarla al sicuro e in buone mani. Poco prima che potessi andarmene, lei chiamò il mio nome, e voltandomi nella sua direzione, la sentii pronunciare una singola frase. “Buona fortuna in questo viaggio, Rain.” Sei semplici lemmi, fra cui anche il mio nome, e un augurio per il futuro mio e di Stefan dopo le nostre buone azioni.
   
 
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