Anime & Manga > Kuroshitsuji/Black Butler
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Autore: RedLolly    20/08/2016    3 recensioni
La freddezza di Ciel, la fame di Sebastian. Punti di vista sulla vita e sulla morte, sul piacere e sul dolore, sulla soddisfazione e sul desiderio, sulla purezza e sul peccato, sulla giovinezza e la consunzione. Una raccolta di racconti brevi incentrati sul criptico rapporto tra padrone e maggiordomo.
IV - Affamato e amorevole: Fame.
La fame mi divora, e non posso farci niente. Vi ricordate come ci si sente quando si è affamati, o ve lo siete già dimenticato?

“Ti ho detto che non ho fame. In che lingua te lo devo dire?”
E’ proprio bella quella vostra boccuccia arrogante mentre sbocconcella quella roba… Mi viene voglia di morderla, di serrare il vostro labbro inferiore tra i denti e strapparlo via.
Fame.
Oh Ciel, siete troppo egoista ed ingenuo per capire…
Genere: Dark, Erotico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Ciel Phantomhive, Sebastian Michaelis
Note: Lime, Raccolta | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
Capitoli:
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III - Litanie



V Il ribelle

Dal cielo precipita come un’aquila un Angelo furioso,

afferra a pugno pieno il capelli del miscredente

e gli dice, scuotendolo: “Tu devi conoscere la regola!

(Io sono il tuo angelo custode, capisci?) Lo esigo!

Sappi che si deve amare senza tante smorfie,

il povero, il cattivo, lo storpio, l’ebete,

così tu potrai fare a Gesù, quando passerà,

un tappeto trionfale con la tua carità.

Così è l’Amore! Prima che il tuo cuore divenga indifferente,

riaccendi la tua estasi alla gloria di Dio;

è questa la vera Voluttà dai durevoli incanti!”

E l’Angelo, castigando nella misura che ama,

tortura con le sue mani di gigante il maledetto.

Ma il dannato risponde sempre: “No, non voglio!”



Il nero è il colore che avvolge Ciel Phantomhive. Nero è il suo cilindro, nero è il nastro di seta che lo abbellisce, nera e la benda che copre il suo occhio, neri sono il suo elegante cappotto e la mantellina bordata di pelliccia di volpe, neri i guanti in soffice pelo di coniglio che tiene in grembo come un penitente, neri gli stivaletti dalla punta stretta e dal tacco alto e sottile, nera è l’esigua porzione di calza che appena si intravede sul suo ginocchio ossuto, nera è la sua espressione severa.

La sua unica iride cerulea fissa la porta alla sua sinistra, in quell’elegante stanza quadrata, le cui pareti in elegante boiserie intarsiata, trasmettono uno strano senso di calore, in contrasto con i ricami di gelo che ornano gli angoli della finestra proprio lì di fronte, firma inconfutabile di un dicembre freddo e pungente.

Accavalla le gambe, seduto su una poltroncina rococò di legno bianco e dorato, foderata di un rosa pallido. Sebastian Michaelis è in piedi alla sua sinistra, diritto, impeccabile come sempre. Non c’è bisogno che Ciel lo osservi per sapere che il suo sguardo magnetico è puntato su di lui.

Non lo lascia mai, il suo fedele demone, e soppesa ogni sua mossa, osserva ogni suo battito di ciglio, ogni respiro, ogni profondo sospiro d’impazienza. Sebastian non perde mai di vista il suo padrone e Ciel sa che non è solo a causa del loro faustiano contratto, dell’impegno che il demone ha assunto nei suoi confronti proteggendolo e servendolo, assecondando in ogni modo i suoi volubili malumori. Egli osserva per puro piacere, come malsano divertimento, e giudica. Impietoso, crudele, inesorabile... La sua anima è nuda e debole, vittima sacrificale di quegli occhi un poco perfidi e un poco benevoli.

Alza lo sguardo, il conte, e rimane qualche secondo immobile. Si lascia scrutare, denudare e sventrare nell’intimo da quelle iridi rosse che affondano come lame nel suo animo, quando esternamente non si vede altro che un ragazzino dall’espressione corrucciata e le guance morbide appena imporporate.


E’ bizzarro sentire più vicino il giudizio di un demone rispetto a quello del Signore. Quella di Sebastian è tuttavia una valutazione che non temo. Egli non mi negherà mai i suoi favori e si asterrà da suggerirmi cosa fare. Lui è mio e io sono suo, il nostro legame è forte. Mi segue senza controbattere perfino qui, nella dimora dell’arcivescovo di Canterbury, un luogo carico di sacralità che pare non temere. E’ perfetto il mio schiavo, la mia unica consolazione in questo mondo che disprezzo con tutto me stesso, e nello stesso tempo implacabile boia.

Sebastian… Sebastian… Sebastian…

Lo odio e lo adoro nello stesso tempo, mentre Dio mi è solo indifferente.


Sebastian.”

La sua voce è imperiosa, con una leggera nota di noia, mentre alza con un gesto delicato il braccio destro.

Hai per caso preso la mia corona? Credo di averla dimenticata nel comodino della camera prima di venire qui.”

Fa appena in tempo a finire la frase che la mano guantata del servitore si pone nell’immediato di fronte al suo viso reggendo delicatamente fra le dita il sobrio rosario: trentatré lucide perle d’ebano chiuse da una croce celtica in argento pendono davanti al volto lievemente sorpreso del giovane padrone.

Parlavate di questa, signorino? – chiede soave Sebastian sorridendo – Ho visto che la stavate dimenticando prima di uscire e sapendo che quando vi incontrate con l’arcivescovo la portate sempre con voi mi sono permesso di prenderla con me.”

Hai fatto bene.”


Ero sicuro che l’avesse con lui, ho fatto solo finta di scordamela a palazzo. Trovo intrigante il fatto che Sebastian non abbia paura della sacralità e degli oggetti religiosi, e mi piacerebbe sapere fino a che punto si possa spingere... Sarà che sono influenzato da quegli stupidi romanzi che vanno tanto di moda e che ho letto per passare il tempo… La verità è spesso ben diversa da come comunemente la si suppone… Quando ero piccolo non avrei mai immaginato che avrei potuto fare un patto con il diavolo, che gli avrei venduto la mia anima affinché potesse cibarsene, e che mi sarei ritrovato qui, ad attendere l’arcivescovo Benson nel suo studiolo per disquisire sulle mie donazioni alla Chiesa in vista del Natale, mentre il suddetto demone mi porge il rosario della mia defunta madre come se nulla fosse. E’ così immorale, blasfemo. La mia vita è completamente avvolta nelle tenebre ma per la società che mi circonda devo sembrare un piccolo santo.


Ciel afferra velocemente l’oggetto, strappandolo da quella mano empia. Non che il padroncino sia una persona religiosa, anzi. Sebastian è perfettamente consapevole del suo pensiero al riguardo, della falsa devozione e rettitudine che manifesta teatralmente durante quegli incontri. Sua Maestà ritiene che sia buona cosa che il suo cane da guardia sia in buoni rapporti con le cariche religiose, in particolare con l’arcivescovo di Canterbury, in quanto la Chiesa e la Corona sono estremamente legate tra loro.

Emette il secondo sospiro, Ciel, chiude l’occhio scoperto, si umetta lentamente le labbra rese morbide e appena rosse da una pennellata di succo di barbabietola: un piccolo tocco di frivolezza in contrasto con il suo vestiario rigoroso e castigato.

Il vecchio non può tardare ancora di molto e Ciel vuole dare come sempre la migliore impressione possibile, iniziando in vantaggio la sua prima mano di gioco della giornata. La Chiesa anglicana è un alleata che non può perdere scioccamente. Rimane ad occhi chiusi, sgranando tra le belle dita affusolate le perle della coroncina – perle profanate dalla mano impura di Sebastian -, roteandole delicatamente tra i polpastrelli, il volto lievemente chino, tutto contrito. Il suo petto si alza e si abbassa con palpiti lenti e regolari. Deve dare l’impressione di essere assorto in una muta preghiera per occupare il tempo di quell’attesa per compiacere il religioso già dal suo arrivo, completamente ignaro della verità: Ciel Phantomhive non prega. Ha smesso molto tempo fa, quando la sua vita è stata distrutta, e così pensa in silenzio, con rabbia, impegnando le dita su quelle sfere fredde come l’inverno fuori dalla finestra e come il suo cuore.


Dov’eri, Dio, quando pregavo da bambino? Mi hai forse mai ascoltato? Quando ho visto i cadaveri dei miei genitori, quando sono stato imprigionato,venduto, torturato senza saperne in motivo, stuprato e quasi ucciso, mentre ti chiedevo aiuto… Hai mai rivolto il tuo orecchio alle mie implorazioni? Ero solo un bambino… La mia anima si è dannata in quegli istanti, quando mi hanno sporcato e profanato. Quale grave peccato avrei mai potuto commettere quando avevo nove anni per meritarmi tali atrocità? Per quello mi sono convinto che non esisti… E se invece esisti, mi hai visto piangere e supplicare la tua grazia e non hai fatto niente per me, allora sei proprio meschino. L’unico che ha ascoltato le mie preghiere e mi ha offerto la salvezza è stato il diavolo… Tu non hai fatto niente, ma lui sì! Mi ha liberato dalle illusioni, mi ha proposto un accordo che ho accettato senza che mi forzasse, mi ha sottratto temporaneamente alla morte per permettermi di punire i responsabili dei soprusi che ho subito! Ed ora lui è al mio fianco, è invincibile ed inarrestabile, asservito alla mia volontà, e nemmeno lui ha paura di te… Dovresti poterlo guardare, qui accanto a me, mentre sorride e si pregusta la mia fine…


La sua lingua lambisce il labbro inferiore, lenta, da destra verso sinistra. Percepisce il dolce sapore della barbabietola.


E chi l’avrebbe mai detto che i demoni provassero sensazioni ed emozioni? Non dei sentimenti, ma la fame lo divora, me lo ha confessato più volte. Sebastian può essere felice oppure triste, si rallegra, si indispettisce, sperimenta piacere e dolore. E’ quasi umano… Quasi. Più vicino a noi uomini di te sicuramente, dato che se ci sei ci guardi dall’alto in basso senza esporti. Vedi quando la sua mano sfiora la mia pelle, quando compiace ogni mio desiderio, e lambisce la mia anima? Immagino che ti godrai lo spettacolo di quando la divorerà, e il mio sangue scorrerà a fiotti da ogni orifizio, brandelli di pelle strappata penderanno dai miei muscoli e i miei fetidi e molli visceri bruceranno, ma non ti pregherò nemmeno in quel momento. Non invocherò la clemenza di nessuno.

Mi dispiace, Dio, ma io ho scelto le tenebre e...


Lord Phantomhive! Mi scuso di avervi fatto aspettare, ma ho avuto un contrattempo impellente! Sapete, con l’avvicinarsi del Natale gli impegni raddoppiano, sono costernato di non avervi potuto ricevere prima…”

La voce di Edward White Benson ha un timbro squillante e chiaro, eppure nello stesso tempo anche caloroso. Ciel la riconosce immediatamente, ne viene scosso, fulminato, costretto ad interrompere quel flusso di pensieri rabbiosi. La sua spina dorsale freme come colpita da una frustata, le sue mani lasciano ricadere sulle cosce le perle anglicane, e il suo occhio subito si solleva, la bocca semischiusa in una delicata O di sorpresa. Un poco è vero, lo ha colto alla sprovvista, ma il giovane lord è conscio del proprio vantaggio, sapendo di navigare già da principio nelle placide acque della benevolenza di Benson, a causa del suo aspetto ingenuo e candido.

Scusatemi, arcivescovo! Non mi sono accorto che eravate entrato!”

Che aria angelica assume il conte quando quel suo grande occhio blu si socchiude in un’espressione felice e nello stesso tempo malinconica, mentre si alza in piedi in tutta la sua piccola e filiforme figura! Il suo tono trasmette una morigerata ed infantile innocenza… Ne è pienamente consapevole, e la sua remissività nasconde bene la ferocia, la maschera che porta con arroganza in quell’ipocrita e putrido mondo.

Ero totalmente assorto nella preghiera! Ho pensato che fosse un modo fruttuoso di ingannare il tempo mentre vi aspettavo!”

Oh, Ciel, siete sempre il solito, non cambiate mai!”

Certamente, quando non si ha nulla da fare è sempre un ottimo momento per rivolgersi al Signore, per ringraziarlo e lodarlo. Le preghiere non sono mai troppe e sono sempre gradite al Padre Celeste, me lo avete insegnato voi.”

E’ proprio così, conte. Ma ditemi, come state? Vi vedo sempre alla messa della domenica, ma è ormai da qualche tempo che non scambiamo due parole in privato.”

Bene, arcivescovo. Sono sempre molto impegnato, così come voi. La Phantom Company si sta espandendo e le feste natalizie sono il periodo più redditizio ma anche più gravoso per me.”

I due interlocutori si scambiano una stretta di mano.

Benson è un uomo anziano, con una chioma canuta, un figlio d’altri tempi. Appoggia una mano sulla sua spalla in un gesto paterno ma per Ciel inaspettato, accompagnandolo nel risedersi sulla poltrona. Le sue dita della mano sinistra stringono di scatto le perle, il suo sguardo si perde per una frazione di secondo verso il suo servitore, come un naufrago che anela ad un appiglio: il demone è ancora sereno in volto, ciononostante il suo sguardo pare tagliente come una lama pronta a far sgorgare sangue, e questo lo rassicura. Sebastian è lì con lui, niente può fargli del male, non deve temere la mano chiazzata dalla vecchiaia del religioso.

Non posso fare altro che rallegrarmi per voi. – afferma sedendosi a sua volta sulla poltrona lì a fianco – Sapete bene che la vostra persona mi è molto cara.”

E fate bene a rallegrarvi: dato che i miei introiti sono continuati ad aumentare negli scorsi mesi, sono venuto qui per informarvi della donazione che vi farò come di consueto. Ho pensato a duemila sterline, se per voi va bene.”

Sapete che non è nel mio carattere contestare le offerte. Potete elargire la cifra che più vi aggrada, e io farò in modo che il vostro obolo sia devoluto nel modo migliore all’interno della nostra Chiesa. Il denaro è lo sterco del diavolo ha detto San Basilio, e non voglio peccare di avidità. Dobbiamo sempre ricordarci che le nostra vanità sono superflue, e che la tentazione dell’idolatria delle cose terrene è una tentazione subdola. Prendiamo ad esempio la vostra corona…”

Ciel ingoia un grumo di saliva densa, senza capire perfettamente dove l’arcivescovo voglia arrivare. Non che quel sermone inaspettato lo possa evitare, è incastrato in quella sedia, costretto ad ascoltare parole di cui nulla gli importa.

Non è la prima volta che vi vedo pregare febbrilmente sgranando le perle, così come fate spesso a messa, e sappiatelo, ammiro molto la vostra fede. Siete molto devoto, mi avete riferito voi stesso che la preghiera vi aiuta a mitigare il dolore per le perdite che avete subito… Ricordatevi però che quel rosario è solo un oggetto, non deve essere venerato, vincolante nel vostro rivolgervi a Dio, così come non dovete dare troppa importanza al valore del denaro. Vedete com’è facile cadere in fallo, anche quando si hanno le migliori intenzioni? Ve lo dico perché ho a cuore la vostra salvezza, la superbia e la concupiscenza sono i peggiori predatori delle anime giovani come la vostra.”

Io… Io credo…”

Sono stato un ragazzo anche io, sapete? Posso capire alcune delle seduzioni che vi colpiscono. Io ve lo leggo in viso da quando sono entrato in questa stanza. C’è qualcosa che vi tormenta? Forse qualche passione che faticate a controllare, una qualche pulsione con cui il maligno cerca di tentarvi… Di natura oscena forse, o peccati di superbia, che sono i più comuni nei giovani uomini. Spero che guardiate lady Middleford, quella fanciulla così graziosa ma un po’ troppo appariscente, sempre con sguardo casto e rispettoso, in quanto vostra futura moglie e madre dei vostri figli, e che non vi lasciate aizzare a commettere atti impuri prima delle vostre nozze...”

Non ho commesso nulla del genere… Io nutro un profondo rispetto per la mia promessa sposa. Cerco di contenermi in tutto, non amo gli eccessi.”

Davvero? Eppure oggi le vostre labbra sono tinte di rosso. Questa è una palese frivolezza che non si addice ad un ragazzo devoto, per non parlare del fatto che vi vedo spesso con le ginocchia scoperte. L’ostentazione porta sulla strada della lussuria, ad avere pensieri immorali, a provocarne agli altri nei vostri confronti. Non siate provocatorio…”

Cercherò di avere più rispetto del mio corpo, chiedo perdono se ho offeso Dio e voi…”

La frase di lord Phantomhive è un sibilo a denti stretti. Non osa muoversi, le sue mano si sono strette ai morbidi braccioli della poltrona senza che se ne sia accorto. La coroncina è scivolata sul pavimento marmoreo.


Ma come si permette, come osa? Spero che non gli venga in mente di formulare ipotesi che mi mettano in cattiva luce davanti alla regina, questo vecchio bavoso… Le mie ginocchia scoperte, pensieri osceni su Elisabeth… Se c’è una cosa che nemmeno mi sfiora è quest’ultima! La sopporto al mio fianco solo perché è innocua e se mai il contratto con Sebastian dovesse prolungarsi fin dopo le nostre nozze giacerò con lei solo il minimo indispensabile per adempiere ai miei doveri coniugali. La sola idea di unirmi carnalmente a lei mi disgusta! Non voglio nemmeno pensarci! No, non ha capito proprio nulla di me! Devo comunque assecondarlo, fare buona figura… Vorrei poter ordinare a Sebastian di strangolarlo con quello stupido paramento nero che gli pende dal collo da tacchino, ma per ora non è il momento. Se dovesse iniziare dubitare del mio timore di Dio ed iniziare ad intralciare il mio rapporto con Sua Maestà non ci penserò due volte… Che ironia, la più alta carica religiosa anglicana uccisa dal mio schiavo demoniaco… So di essere più forte di lui, potrei schiacciarlo. Io, Ciel Phantomhive potrei annientare il membro più importante della nostra Chiesa!


I demoni sussurrano alle orecchie di noi poveri peccatori, non dimenticatevelo. E’ così che ci portano nell’oscurità, inducendoci ad allontanarci dal sentiero. Capita anche agli uomini più pii, anche a quelli che sono stati chiamati santi. Ho avuto diverse discussioni teologiche in merito, anche con altri vescovi… Sono altresì convinto che questo è l’unico e vero modo con cui le forze oscure ci traviano, il più subdolo in assoluto. Altro che possessioni demoniache, queste stupidaggini lasciamole ai cattolici. No, loro infestano questo mondo e ci tentano di continuo cercando di asservirci per farci diventare meretrici del diavolo. Voi non volete sporcare la vostra anima, giusto?”

Assolutamente no!”

Se volete favorire, sarei ben felice di pregare con voi e per voi. Mi pare di aver capito che lodate spesso il Signore… Ma io vi inviterei questa volta ad implorare insieme a me il suo perdono misericordioso e di mantenervi saldo nei principi morali che avete dimostrato fino ad ora. Mi farebbe molto piacere.”

Ciel vorrebbe non rispondere, ma non ha scelta. Questa volta non ha nemmeno bisogno di rivolgere il proprio sguardo a Sebastian, che continua a rimanere immobile come una statua, come se non avesse visto o sentito nulla, quando in realtà è proprio il contrario. Il conte sa che Sebastian ha osservato tutto, che ha ascoltato e che ha anche intuito molti dei suoi pensieri e forse anche quelli dell’arcivescovo di Canterbury.


Qui dentro la cosa che assomiglia di più ad un dio è Sebastian…


Le sue parole mi fanno pensare, in effetti è bene essere sempre vigili. Io credo che al momento pregare sia la cosa migliore, come sempre, e sono ben felice di dividere questo momento insieme a voi. Che l’Altissimo perdoni le mie mancanze e mi aiuti a restare sul buon cammino…”



CXX Le litanie di Satana

Oh tu che sei il più bello e il più sapiente degli Angeli,

Dio tradito dalla sorte e spogliato da ogni lode,

Satana, abbi pietà del mia lunga miseria!

Oh Principe dell’esilio a cui è stato fatto torto,

e che ti rialzi, vinto, sempre più forte,

Satana, abbi pietà del mia lunga miseria!

Tu che conosci ogni cosa, grande re del sottosuolo,

guaritore abituale delle angosce umane,

Satana, abbi pietà del mia lunga miseria!

Tu che anche ai lebbrosi, ai paria maledetti,

per mezzo dell’amore insegni il gusto del Paradiso,

Satana, abbi pietà del mia lunga miseria!

Tu che dalla Morte, tua vecchia e forte amante,

generasti quella Speranza folle e seducente,

Satana, abbi pietà del mia lunga miseria!

Tu che dai al proscritto lo sguardo calmo e altero,

che danna un popolo intero attorno ad un patibolo,

Satana, abbi pietà del mia lunga miseria!

Tu che sai in quali angoli delle terre invidiose

Dio, geloso, ha nascosto le gemme preziose,

Satana, abbi pietà del mia lunga miseria!

Tu, il cui occhio limpido conosce i profondi arsenali

In cui dorme sepolto il popolo dei metalli,

Satana, abbi pietà del mia lunga miseria!

Tu, la cui lunga mano nasconde i precipizi

Al sonnambulo errante sul bordo degli edifici

Satana, abbi pietà del mia lunga miseria!

Tu che, magicamente, addolcisci le vecchie ossa

Del nottambulo ubriaco calpestato dai cavalli

Satana, abbi pietà del mia lunga miseria!

Tu che, per consolare l’uomo debole che soffre,

ci insegni a mischiare il salnitro e lo zolfo,

Satana, abbi pietà del mia lunga miseria!

Tu che imprimi il tuo marchio, complice sottile,

sulla fronte dell’impietoso e vile Creso,

Satana, abbi pietà del mia lunga miseria!

Tu che poni negli occhi e nel cuore delle ragazze

Il culto della piaga e l’amore per i cenci,

Satana, abbi pietà del mia lunga miseria!

Sostegno degli esuli, luce degli inventori,

confessore degli impiccati e dei cospiratori,

Satana, abbi pietà del mia lunga miseria!

Padre adottivo di coloro che con nera furia

Dio Padre ha cacciato dal paradiso terrestre,

Satana, abbi pietà del mia lunga miseria!

Preghiera

Gloria e lode a te, o Satana, nell’alto

dei Cieli, dove tu regnasti, e nelle profondità

dell’Inferno, dove tu, vinto, sogni in silenzio!

Fa’ che un giorno la mia anima, sotto l’Albero della Scienza,

si riposi presso di te, nell’ora che sulla tua fronte

i suoi rami s’intrecceranno come un nuovo Tempio!


Mio Dio, mi pento e mi dolgo con tutto il cuore dei miei peccati…”

C’è un ragazzo in ginocchio nella cappella privata di Edward White Benson. Un genuflesso contrito, la cui figura infantile pare eterea, appena rischiarata dal raggio freddo che penetra da una finestra ogivale, unica luce verdastra in quell’angusto luogo sacro semibuio, la cui aria è fumosa e densa a causa degli incensi che liberano volute bianche e pigre da un piccolo altare. E’ bello il penitente lord Phantomhive osservato dai gioiosi cherubini dipinti sulle pareti. I loro visetti paffuti lo fissano incuriositi.

Tiene le mani giunte appoggiate sulla fronte, le dita pallide incrociate strette appena tremanti, ha una voce arrochita e febbrile. Sembra perso in un fervore mistico, ma il suo maggiordomo lo conosce troppo bene: è brava a fingere la sua deliziosa piccola ipocrita preda, e in quel momento la sua estasi apparente è causata solo dal pensiero dolce della vendetta verso i suoi aguzzini… Unita probabilmente al dolore pungente che martirizza le sue ginocchia puntellate sul pavimento di marmo da più di venti minuti.

Sebastian Michaelis è appoggiato allo stipite della porta d’entrata del luogo sacro reggendo il cappotto, la mantella in pelo di volpe e il cilindro del suo padrone. Sogghigna lievemente.

Perché peccando ho meritato i tuoi castighi…”

La voce del conte sembra incrinarsi leggermente mentre pronuncia quella litania carica di significato. Persino Benson se ne accorge, e al servitore non sfugge l’angolo rugoso del suo labbro tremare leggermente per poi piegarsi in un sorriso soddisfatto.


Come se il signorino ci credesse davvero… Oh no, lui non ha paura delle punizioni di Dio, sta solo fingendo di umiliarsi e supplicare il perdono per i suoi peccatucci veniali… Pensieri impuri su lady Middleford, abbigliamento provocatorio, mi viene da ridere! Queste sarebbero le sue più grandi colpe? La verità è, mio caro Benson, che lord Phantomhive è un blasfemo, e lui ci sputa sulle tue preghierine da quattro soldi.


L’idea che l’arcivescovo pensi di sapere tutto quando in realtà non sa niente è divertente. Se potesse provare qualcosa di vagamente simile ad un sentimento umano sarebbe sicuramente compassione per lui.

Benson è inginocchiato a sua volta davanti al conte e gli tiene una mano sul capo, guardandolo dall’alto in basso, serio in viso, rapito dalla voce angelica e piena di cordoglio di Ciel, che scandisce parole che paiono un balsamo per le sue venerande orecchie.

E ancor più perché peccando ho offeso te, tu che sei infinitamente buono e degno di essere amato sopra ogni cosa…”


Ti piace la voce del signorino? Ha un timbro ingenuo e dolce, piace tanto anche a me. Tutta via le sue preghiere sono bestemmie, ma tu questo non puoi nemmeno immaginarlo, e come potresti? Il conte ha un’anima pura, ma anche colma di odio. La sua apparenza è ingannevole, la sua immoralità ti sconvolgerebbe. Ti stai beando dell’Atto di Dolore vomitato dalla bocca del più empio dei peccatori, quello che si è venduto al Diavolo rinunciando per sempre a quel Signore che lo guardava soffrire senza soccorrerlo, completamente sordo al suo martirio… L’ho fatto io però, io gli ho teso la mano, io me lo porterò via. Niente può redimerlo o salvarlo dalla mia morsa. Niente.

Ciel Phantomhive mi appartiene.


Il ragazzo si ferma emettendo un sospiro. Si agita per cercare di cambiare posizione, per trovarne una più confortevole muovendosi sui propri talloni, per cambiare il punto in cui le rotule sporgenti toccano il pavimento, inutilmente. Addirittura abbassa le mani distratto, sciogliendo le dita dall’intreccio nell’impellenza di cercare un poco di sollievo, ansimando come in preda alle febbri, mentre l’arcivescovo non si scompone. La sua molle mano chiazzata dalla vecchiaia rimane ferma tra i suoi capelli scuri e fini, imponendogli quella posa insensata.

Continuate, non abbiamo finito con la preghiera, dovete fare penitenza. Continuate.”

Sebastian ha fatto solo un passo avanti prima di fermarsi, di fronte alla mano di Ciel che scatta aperta nella sua direzione per bloccarlo. Il suo palmo è tremante è coperto da una patina traslucida di sudore, e il suo sguardo… Lo sguardo dell’occhio blu è tagliente come una lama e gli ordina di non muoversi. Perché il signorino ci pensa da solo, il signorino deve finire di compiacere quel vecchio laido con le sue paroline colme di devozione, e magari tra qualche tempo gli ordinerà di strappargli il cuore dal petto a mani nude ricordandosi di questo piccolo teatrino che lo ha costretto ad inscenare. Questo è l’odio che Sebastian brama, quello che vede ogni maledetta volta sgorgare da quell’iride spietata. Per questo il demone si ferma e continua ad osservare… Da dentro. Il diavolo è dentro la casa di Dio.

Propongo con il tuo santo aiuto di non offenderti mai più… E di sfuggire alle occasioni prossime di peccato. Signore… - il suo lamento torna straziante, disperato, salendo di un’ottava – Signore, misericordia… Perdonami! Perdonami! Abbi pietà di me!”


Quando divorerò il signorino, vorrei sentire quelle grida rivolte a me… Che soddisfazione, le supplice al proprio demoniaco boia che consuma lentamente la sua carne e i suoi nervi annegandolo in un dolore insostenibile senza tuttavia provocarne la morte…


Abbi pietà di noi, Signore mio Dio, di me e del qui presente lord Phantomhive: una folla di spiriti maligni ci insidia e le nostre carni sono deboli. Strappa il tuo servo Ciel dalle mani dei suoi nemici, restagli accanto, cercalo se si perde, riportalo a te dopo averlo trovato e non abbandonarlo, così che egli possa piacerti in tutto e riconoscere che lo hai redento con mano potente. Per Cristo nostro Signore. Amen.”

Amen.”


Povero illuso… Sei patetico, arcivescovo, le tue parole sono vuote. Lord Phantomhive non può essermi portato via… Lui ha scelto me…


Dio di misericordia e sorgente di ogni bontà, tu hai voluto che il figlio tuo subisse per noi il supplizio della croce per liberarci dal potere del nostro mortale nemico. Guarda con benevolenza l’umiliazione del tuo giovane figlio Ciel e il suo dolore: conservalo nella purezza, aiutalo a vincere l’assalto del Maligno e riempilo della grazia della tua benedizione. Per Cristo nostro Signore. Amen.”

Amen.”

Sebastian Michaelis pensa che Ciel Phantomhive sia la preda migliore con cui abbia mai redatto un contratto.



CIX - La distruzione

Incessantemente vicino a me si agita il Demonio;

e mi vagola attorno come un’aria impalpabile;

io l’inghiotto e sento che mi brucia i polmoni

e mi riempie di un desiderio eterno e colpevole.

Conoscendo il mio grande amore per l’Arte, prende, qualche volta,

le sembianze della più seducente delle donne,

e con speciosi pretesti da ipocrita

avvezza le mie labbra ai filtri più infami.

Mi porta lontano dallo sguardo di Dio,

ansante, spezzato dalla stanchezza nel mezzo

delle profonde e deserte piane della Noia,

e getta sui miei occhi confusi

vesti lordate, ferite aperte,

e tutto il sanguinante apparato della Distruzione!



Le mani di Sebastian Michaelis sono rapide nello sbottonare il cappotto del suo padrone. Appena Ciel è entrato nel palazzo togliendosi il cappello le sue guance si sono infiammate di colpo, ed ora bruciano. Girandosi verso un grosso specchio incorniciato da vetri di murano di forme floreali vede le proprie gote rosse come melograni, disseminate di finissimi capillari esplosi a causa della violenta escursione termica tra l’esterno gelido e l’interno della magione mantenuta calda dai caminetti che i suoi servitori hanno alimentato in sua assenza. Il suo bisogno di spogliarsi per ricevere un poco di sollievo è impellente, tanto che non riesce ad attendere che le dita abili del maggiordomo finiscano di far passare i grossi bottoni laccati di nero nelle asole: stizzito, con un movimento scoordinato prova a sfilarsi la manica destra arrivando al solo risultato di incastrarci il gomito in una posizione ridicola. La mano serrata attorno ad una piccola fiala trasparente fa fatica a passare, e al giovane conte non resta altro da fare che divincolarsi mugolando inviperito.

Il sudore forma fastidiosi rivoli collosi sulla sua nuca, sulla sua schiena, sotto le ascelle, le scapole, e su tutta la lunghezza della colonna vertebrale, i quali lasceranno sicuramente degli antiestetici aloni fradici sulla propria camicia a contatto diretto con la pelle grondante.

Con la coda dell’occhio coglie immediatamente il ghigno divertito di Sebastian che osserva quella sua maldestra e tragicomica danza.

Aiutami, idiota! Non stare lì impalato, sto morendo di caldo qui dentro!” strilla il conte continuando a divincolarsi in preda all’agitazione.

Se la smettete di dimenarvi come un ossesso in questo modo sarebbe più facile… Aspettate, state fermo così.”

Finalmente Ciel si libera di scatto dalla stretta impertinente del cappotto lasciandolo nella mani del servitore. Non si volta nemmeno a guardarlo e si dirige a grandi falcate imperiose verso una dormeuse addossata ad una parete. Il rumore secco e ritmico dei suoi tacchi crea una lieve eco che rimbomba nell’ampio ingresso. Si siede sulla seduta imbottita ricoperta da una stoffa damascata blu e dorata, e inizia a rigirarsi tra le mani l’oggetto che non ha lasciato fin’ora. La verità è che non sa ancora bene cosa farsene della piccola ampolla trasparente colma di acqua santa, lo sgradito regalo che gli ha lasciato l’arcivescovo di Canterbury per benedire il suo palazzo.

Sciocchezze! Sono solo stupidaggini, Sebastian glielo assicura di continuo!


Se penso a quanto mi ha umiliato tenendomi lì a pregare genuflesso… Ho le ginocchia tutte tumefatte! Gli piaceva vedermi così, a quel sadico depravato… Io sono circondato da questi pervertiti che pensano di potermi sottomettere solo per la mia apparenza… Ma Benson può star certo che al primo intralcio gliela farò pagare cara… Lo farò strisciare implorando la pietà del mio diavolo!


Sebastian! Avvicinati!”

Non ha nemmeno il tempo di terminare l’ordine che il demone si accosta inginocchiandosi di fronte a lui e tenendosi una mano sul petto. I loro occhi sono alla stessa pericolosa altezza.

Questa roba… Non può farti del male, vero?”

Curiosità. Ancora quella voglia irrefrenabile di certezza, di sapere di essere al sicuro. E’ bruciante, soffocante, la sua iride cerulea s’illumina d’ardore. La voce rassicurante, bassa e vellutata di Sebastian gli provoca brividi piacevoli in tutto il corpo.

E’ solo acqua, signorino, niente di più.”

Voglio esserne sicuro.”

Prego, allora.”

Il giovane lord svita il tappo della fiala e versa un po’ del contenuto sul proprio palmo. La sua mano delicata e pallida si alza mollemente e sfiora impacciata il viso dell’altro, lo accarezza appena con movimenti lenti, in cui vi si può leggere quasi del timore. La sua pelle è talmente fredda… Eppure morbida. La sente scorrere sotto la punta dei polpastrelli che lasciano sottili tracce umide su quel viso armonioso. Passa dalla guancia sinistra alla fronte, poi sul naso, la gota destra e le labbra.

E’ solo acqua, vedete?”

Solo acqua… Solo della stupida acqua…”

E le preghiere solo parole. Non possono allontanarmi da voi né l’acqua né le parole. Anche se oggi aveste urlato le vostre suppliche rivolte al cielo fino a svuotare i polmoni, se la vostra disperata richiesta di perdono fosse stata entusiasmata da un autentico pentimento, ormai è troppo tardi. Io la mia ricompensa la pretendo, e farò qualsiasi cosa per ottenerla. Urlate a Dio quanto volete… Non potete scappare da me…”

Che belle labbra ha Sebastian… Le schiude appena, lasciando penetrare di poco le dita del conte nella sua bocca.


Io non fuggirò. Il mio inferno l’ho scelto consapevolmente.


Io ti voglio al mio fianco fino alla morte… Non deludermi mai. - Asserisce Ciel scuro in viso – Tu sei consacrato a me… Mi appartieni.”


Sono un sacrilego… Sto forse battezzando il mio demone? Se solo tu potessi vedermi, Benson… Sono io la meretrice del diavolo… Guarda cosa fa il mio demone per me, guarda come lo tocco! Io non lo temo… Io non temo il mio mostruoso splendido carnefice! Perché io sono peggiore di lui… Noi umani siamo peggiori di loro!


Sebastian, promettimelo… Segnami quando sarà il momento… Che sia indelebile nella mia anima… Io non ho paura di te…”

Il servitore non risponde subito. Permette alle dita del suo padrone di fuoriuscire dalle sue labbra e attende socchiudendo gli occhi in un’espressione languida.

Yes, my lord.

Ciel continua il percorso invisibile sul suo volto accarezzandogli nuovamente una guancia, avvertendo una sensazione bizzarra, sbagliata.


Acqua benedetta e saliva di demone…


Un filo tendineo percorre il suo ventre dall’inguine all’ombelico e gli provoca una sensazione dolorosamente piacevole… Così umana, accentuata dal soffio maligno di Sebastian.

Non avete paura di me adesso. Chissà se ne avrete quando arriverà quel momento…”

  
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