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Autore: niky999    21/08/2016    0 recensioni
Due regni, Ebrith e Lidash, sono da sempre in lotta fra loro.
Ognuno dei popoli che li abita possiede sembianze che possono facilmente ricondurli ad angeli e demoni, ma probabilmente è solo una leggenda popolare (o un modo per vantare le proprie origini).
Dato il continuo stato di guerra che affligge il pianeta E'ria, la società è stata divisa in classi con l'unico scopo di riuscire a sovrastare l'esercito nemico.
Esistono guerrieri, maghi, cacciatori, incantatori, ingegneri e domatori, ognuno dotato del proprio potere naturale.
Tutti sono animati da un forte desiderio di vendetta e di conquista nei confronti dei propri nemici naturali, ma ciò non vieta che vivano la loro vita normalmente, con le loro gioie e le loro paure, i loro svaghi (che molto assomigliano a quelli umani) e i doveri, la sofferenza e, perché no, i primi amori adolescenziali.
Ma se tutto ciò venisse raccontato dal punto di vista dei demoni? Sarebbe un regno oscuro e malvagio, oppure risulterebbe sorprendentemente intriso di fascino, mistero e follia?
Genere: Dark, Guerra, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 1
Blackout.












"Non riesco a trasferirle l'energia necessaria, deve essersi compromesso qualcosa nel cervello." 
"Aspetta, lasciami provare... oh, sì, hai ragione. Non riesco... non riesco a connettermi. Qualcosa non va, devo subito analizzarla o potrebbe esserle fatale."
"Veloce, non abbiamo più tempo!"
"Ci sto provando, sto facendo del mio meglio... ma è faticoso, qualcosa mi sta respingendo. Non capisco, questo incantesimo non prevede probabilità di fallimento. E' assurdo."
"Aspetta, provo a darti una mano..."
La testa. Tutte quel frastuono mi stava facendo scoppiare la testa. Avevo la fastidiosa sensazione che mi stessero gridando all'orecchio frasi totalmente sconnesse e prive di senso. Con un megafono. Anche se non avevo mai provato personalmente un'esperienza del genere, per mia fortuna, ero sicura che in quel momento stessi patendo la stessa sofferenza, se non peggiore.
"Non... non riesco a localizzarla, non ce la faccio. Dai un'occhiata al manuale."
Localizzarmi? Cosa diavolo intendevano dire con localizzarmi? Sentii qualcuno sfogliare delle pagine in fretta e furia. 
"Non abbiamo sbagliato niente... qui dice che non abbiamo sbagliato niente!"
"Oh... credo che ormai sia fin troppo debole per ricevere delle cure. Insomma, credo proprio che sia morta. E' l'unica spiegazione."
Morta? Stavano parlando di me? Impossibile, riuscivo senza dubbio a sentire il battito del mio cuore, seppur debole. Che fosse solo la mia immaginazione? Anche questo fuori discussione. Non avrei nemmeno un'immaginazione, altrimenti, e soprattutto non avvertirei quell'incredibile desiderio di tappare la bocca a entrambi e riadagiarmi sulla terra sporca. 
"Dobbiamo abbandonarla qui e andare a soccorrere gli altri feriti, ormai non ha alcuna speranza di sopravvivenza. Là fuori hanno bisogno di noi."
A quelle parole il mio cuore ebbe un sussulto. Tentai di gridare, di avvisarli che ero ancora in forze e che avevo bisogno del loro aiuto, ma ciò che ne risultò fu l'impercettibile movimento del mio labbro inferiore, piegato un poco all'ingiù. 
Qualcuno si alzò in piedi e si mise probabilmente a correre. Lontano da me. Lottai contro tutti i muscoli del mio corpo anche solo per esalare un misero respiro, ma in quel momento tutto sembrava essersi bloccato o esplodere nella mia testa. Dopo lunghi e interminabili tentativi andati in fumo, ne trassi che non potevo fare altro se non aspettare di riacquistare abbastanza forze da poter zoppicare via da quell'orrore.

L'unica certezza, intensa e vivida nella mia mente devastata, era quella di essere ancora viva.

Non era una mera speranza o una stupida convinzione creata dal mio cervello.

Io ero viva.

Ero sopravvissuta.

---
Quando finalmente riaprii gli occhi, la luce del sole mi accecò per un istante mentre cercavo di capire dove mi trovavo, quella volta. Mi sentii un po' ondeggiare, ma non riuscii ad alzare la testa. Iniziai piano piano a riacquistare il controllo dei miei sensi, e mi parve di sentire del pelo sotto le mie mani. Era morbido, e soffice, ma dove mi trovavo? Dopo qualche secondo di puro disorientamento capii di essere in groppa a un grosso animale, forse un lupo. Era bianchissimo, tanto che la sua luminosità, riflessa dal sole, parve bruciarmi gli occhi. Non sapevo dove mi stesse portando, ma stranamente avevo la netta convinzione che potessi fidarmi di lui. Mi era familiare, in qualche modo, ma non riuscivo proprio a capire cosa mi attirasse tanto. Proprio mentre mi cimentavo ad osservarlo in cerca di risposte, lo vidi voltarsi con il muso verso di me. Per un attimo i nostri sguardi si incrociarono, e sembrò che i suoi occhi rossi e vitrei emanassero felicità. Il mio risveglio lo aveva sollevato, ma per quale motivo?

Mi guardai intorno, per quanto potessi: dovevo trovarmi in un campo di battaglia, considerando la mole di feriti che si trascinavano a terra agonizzanti. Non sapevo chi fossero i malcapitati, ma provavo una gran compassione per loro. Avrei voluto voltarmi per capire chi fosse il malvagio artefice di tutto ciò, ma mi tenevo in equilibrio a fatica e sentivo di essere in condizioni pessime. Il mio corpo probabilmente non avrebbe retto una caduta a quella velocità.

Lentamente iniziai ad avvertire dolori in tutto il corpo e mi accorsi di avere una grossa ferita in mezzo al petto. Stava sanguinando molto, e sembrava profonda. Era davvero grave, senza alcun dubbio. Doveva essere fatale una lacerazione di quella portata, eppure, stranamente, ero ancora viva.
Viva. 
Pronunciare quella parola, o meglio, formularla nella mia testa, mi faceva incredibilmente bene.
Il vento che sferzava sul mio viso malconcio, i raggi del sole che riscaldavano il mio corpo ferito e il soffice pelo che ammorbidiva il mio tatto, mi fecero dimenticare per un attimo il dolore che stava invadendo la mia mente poco a poco. 
Non avevo la più pallida idea di dove mi trovassi, né chi fosse quel grosso animale e né dove mi stesse portando, ma in quel momento erano domande prive di valore.
Io ero viva.
---
Non seppi dire se avessi passato l'intero viaggio a dormire o se avessi di nuovo perso i sensi, sta di fatto che non ricordavo più nulla del tragitto, o meglio, di qualsiasi cosa. 
Nel frattempo, il lupo che mi aveva trasportata fin lì si era fermato davanti ad una grossa torre e mi stava probabilmente intimando di scendere. Non appena appoggiai i piedi per terra, però, sentii le ossa scrocchiare prepotentemente e le gambe cedermi, ma prima che potessi cadere rovinosamente sull'asfalto e rompermi qualche altro osso, delle grosse braccia mi afferrarono da dietro la schiena. Chi diavolo era? Avevo dato una vaga occhiata in giro poco prima ed ero sicura che il luogo fosse deserto. Alzai la testa per cercare il mio 'salvatore', e davanti ai miei occhi si parò con sorpresa l'immagine di un ragazzo che mi fissava dritto dritto negli occhi, forse aspettandosi un qualche tipo di reazione. Osservandolo notai che aveva lucenti capelli bianchi di media lunghezza, che coprivano il lato destro del suo viso, e gli occhi sorprendentemente chiari. Questi dettagli mi lasciarono inspiegabilmente di stucco; la sua luminosità mi metteva a disagio. Persino la sua pelle era fin troppo bianca, tranne che per alcune occhiaie rossastre sotto agli occhi che, comunque, si sposavano perfettamente con la sua colorazione. Sembrava quasi... un angelo. Quella parola mi fece rabbrividire solo a pensarla.

"Insomma, che fai? Hai superato intere valli e montagne in groppa ad un lupo e perdi l'equilibrio così?" mi rimproverò ironicamente, ma ero talmente assorta e incuriosita dal suo aspetto che quasi non lo sentii. La sua risata mi parve familiare, sentivo di averlo già visto da qualche parte.
"Raiden? Sei ancora fra noi?"
Raiden?
"Stai parlando con me?"
"No, dicevo alla ragazza laggiù, dietro all'albero. Non la vedi?"
Mi voltai dietro di me e cercai con lo sguardo la fantomatica ragazza di cui l'albino parlava, ma non c'era traccia di lei, né della più pallida forma di vita. Mi stava forse prendendo in giro? Domanda retorica, era così ovvio.
"Non ho idea di quali problemi ti stiano affliggendo in questo momento, ma qui non c'è nessuno e soprattutto non so chi sia questa Raiden. Devi avermi sicuramente confuso con qualcun'altra."
Subito dopo aver pronunciato quella frase il suo sguardo cambiò radicalmente. Notai che sembrava spaventato, a tratti confuso. Mi lasciò andare per un attimo e fece qualche passo indietro, mentre io ero costretta a lottare con le mie gambe per poter restare in piedi. La sua espressione variava repentinamente dall'essere stranito, poi divertito, spaesato e ancora stranito.Forse semplicemente aveva davvero qualche problema, e il suo cervello stava andando in tilt. Non seppi perché, ma quell'immagine mi strappò una piccola risata interiore.

"Non... non capisco. Aspetta, tu sai chi sono, vero?"
La sua domanda mi riportò immediatamente alla realtà, e mi costrinse a vagare nei miei ricordi e a cercarvi il suo volto. La ricerca, naturalmente, non portò risultati.
"Te lo ripeto, non ho idea di chi tu sia. Sei sicuro di non conoscere qualcuno che mi somiglia molto? O di non aver preso una botta in testa?"
"No! E' impossibile!" Iniziò ad urlare e a grattarsi la testa con forza. Sembrava terrorizzato... ma per quale motivo? Forse si trattava davvero di qualcuno che avevo precedentemente incontrato, ma la mia testa lo aveva catalogato come un ricordo superfluo e l'aveva archiviato. Per questo si era offeso? 
Scartai senza troppi ripensamenti l'idea. Ero davvero sicura di non averlo mai visto, tralasciando qualche sensazione di poco conto.

Forse era pazzo.
"Ne... ne sei sicura? Sei sicura di quello che hai appena detto? Anzi, ti faccio un'altra domanda." iniziò a sospirare energicamente, cercando di placare in qualche modo l'ansia e l'inquietudine che avevano ormai preso il completo controllo del suo corpo. Anche questo fu inutile. "Tu sai dirmi chi sei? Hai qualche ricordo di te?"
"Chi sono? Ma che domande, certo che lo so. Io sono... sono..." Silenzio.
I battiti del mio cuore si bloccarono per un istante, seguiti dal mio respiro e dai miei pensieri. Sentii il sangue scorrermi gelido nelle vene, e le pupille degli occhi restringersi. Probabilmente avevo la mente annebbiata per aver perso i sensi poco prima, a dirla tutta dovevo ancora riprendermi...
Un'altra ipotesi, anche quel giorno, venne scartata e gettata nell'immondizia. A chi volevo darla a bere? Non ricordavo più nulla.

I miei pensieri aleggiavano nel vuoto, e credevo stranamente di aver già provato quella sensazione opprimente. 
Un brivido percorse tutto il mio corpo, provocandomi un'enorme scarica di adrenalina, poi il blackout.
Buio.
Chi ero io?




  
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