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Autore: herr    21/08/2016    1 recensioni
Hilda è una giovane giornalista di Castelia che rischia di perdere il lavoro quando comincia ad instaurare un rapporto di scambio con un misterioso individuo di nome N. Grazie a lui, Hilda riuscirà a brillare nel mondo del giornalismo, ma comincerà a capire che per mantenere il gioco — e l’attrazione — di N dovrà rinunciare a ciò che le è più caro, mentre Castelia si farà sempre più pericolosa ai suoi occhi.
{ ferriswheel ; Hilda centric ; introspettivo qb ; pain and suffering }
COMPLETATA, FOR FUCK'S SAKE


« Non erano questi i patti »
« Quali erano, i patti? »
« Mi hai ingannato »
« L’ho fatto? Ti ho dato quello che volevi, Hilda. Non hai mai voluto il tuo lavoro, quello che volevi era un senso alla vita spenta che conducevi, ed eccomi qua. Questi erano i patti »
Genere: Drammatico, Introspettivo, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bellocchio/Looker, N, Nuovo personaggio, Team Plasma, Touko
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Videogioco
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Cards - Hilda Baskerville's story '
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PREVIOUSLY ON CARDS Hilda, annebbiata dal corso degli eventi, tenta il suicidio. Natalie, in seguito ad aver ricordato chi fosse, viene rilasciata dall'ospedale ed assieme ad N assume l'identità di Lisa Fisher, una ragazza uccisa dal suo compagno qualche giorno prima. Qualche giorno dopo, al funerale di Julie, Hilda viene avvicinata da Zinzolin che le confessa di esser in possesso di informazioni che possono pregiudicare la sua situazione con la legge e Bianca.

Chapter XIV 
Nessun Dorma!

“Nessun dorma! Tu pure, o Principessa,
Nella tua fredda stanza
Guardi le stelle
Che tremano d'amore e di speranza.
Ma il mio mistero è chiuso in me,
Il nome mio nessun saprà!
Solo quando la luce splenderà,
Sulla tua bocca lo dirò fremente!
Ed il mio bacio scioglierà il silenzio
Che ti fa mia”
                                                                 
  Turandot, Puccini

 
 
presente — Castelia City — 03/11/11
Il buio avvolgeva Hilda.
Sbatté le palpebre un paio di volte, tastò con i polpastrelli ciò che le si trovava attorno e fece un passo avanti, nell’oscurità. 
« Chi è? » urlò.
Si guardò attorno. « Qualcuno mi sente? »
Il silenzio le restituì un blando eco.
Proseguì nel buio. 
« Dove sono? Che posto è questo?! »
Mosse il corpo in avanti ma nulla si palesò alla vista. 
A ben vedere, i suoi piedi non poggiavano su alcun pavimento.
« È stata una scelta ponderata. Le ricordo che comunque può rompere l’accordo quando vuole » risuonò una voce.
Una luce investì i suoi occhi. In alto, poco più avanti a lei, uno scorcio mostrava la figura di N parlare. 
Le ricordava qualcosa.
« Quale accordo? »
La sua voce riecheggiò nell’oscurità. Era stata lei a parlare.
« Lo scambio di informazioni. Informazioni, in cambio di un favore »
Si avvicinò alla figura di N e, come la distanza si accorciava, attorno a lei uno sfondo prendeva vita. Lo riconosceva, si trovava nel Molo Principale.
Le figure di N e se stessa si stagliavano accanto a lei, poteva udire le loro voci giungere melodiosamente ai suoi timpani.
« Di quale favore parla? Da quello che ricordo era a senso unico lo scambio »
Era confusa.
« Può darsi che abbia ragione lei »
« N, mi senti? » chiamò Hilda « qualcuno mi sente? »
Se inizialmente avrebbe detto che non potessero sentirla, chiamati, i due voltarono i propri visi nella direzione della giovane. Erano sorpresi anch’essi.
« Certo che ti sentiamo, Hilda! » esclamò Hilda, l’altra Hilda. La sua vecchia persona. « Perché dev’esser tutto sempre su di te? Non sei al centro del mondo »
« Ha ragione, Hilda. Stavamo parlando »
« Io… »
« Lo vedi? Fa sempre così! È irritante, pensa di essere chissà chi » continuò lei, scuotendo la testa « vorrei tanto che se andasse. Se lo merita » aggiunse.
« Smettet—»
« Dovresti ascoltarla, Hilda »
Era stato N a parlare. La sua espressione tradiva la vera natura del suo essere, ne era certa: non si trattava di N. Chi era? Cos’era, quel posto?
« Non hai capito? Devi andartene, brutta puttana » la istigò Hilda « o non la passerai così liscia come sei abituata »
« Io… voglio solo andare via » la incalzò Hilda, muovendo un passo all’indietro « vi prego, lasciatemi andare »
Le loro figure incrementarono in larghezza ed altezza come lei provò ad allontanarvisi.
« Non è così semplice, Hilda. Devi soffrire »
« No, ti preg—»
Hilda le afferrò il braccio e la strattonò a sé. La presa della ragazza bruciava sulla sua pelle, una scarica di dolore la pervase. 
« Fa male, eh? »
« Ti prego, N—»
« N non ci sarà a salvarti, Hilda! Ti volterà le spalle e rimarrai sola, sola con te stessa! » rise Hilda. La sua risata rimbombò nel porto di un rumore sordo. 
« N… »
« Muori e non ritornare, bastarda! » urlò, come scaraventò il suo corpo a terra.
Hilda si chinò, lanciando un’occhiata ad N, e portò il suo viso vicino allo stesso della giovane. La sua pelle diafana brillava alla luce della luna ed i suoi occhi recavano uno sguardo assente.
« Che ne dici, Hil’? » ammiccò « sono stata brava? »
« … »
Sospirò. « Ti vedo stanca… sei sicura di non aver bisogno di aiuto? » 
Affondò la sua mano sul collo della giovane, stringendo le ossa attorno la sua pelle. Poteva sentire il sangue scorrere lungo le sue vene. « Vuoi una mano? »
Hilda tossì.
« Ti fa male? O devo stringere ancora un po’? »
« … »
Hilda sgranò gli occhi, fissando N. I movimenti del suo viso gridavano aiuto al ragazzo dai capelli verdi. Dalle sue labbra un respiro secco e mozzato si faceva strada e risuonava nell’aria. Non era capace di suoni. 
« Capisci come ci si sente, Hilda? »
Provò ad asserire, ma la sua mente stava cominciando ad annebbiarsi. I suoi pensieri si confondevano e la sua vista era duplicata e sfocata. Stava morendo?, si chiese.
Vide il viso della giovane avvicinarsi a sé. Le rosse labbra di Hilda si spostarono leggermente verso le sue orecchie. « Addio, Hilda » proferirono.
La forza con la quale la mano stringeva il collo aumentò.

Il boato di uno sparo bruciò nelle orecchie di Hilda.
Quasi ad opera di un miracolo, il dolore che infestava il suo corpo era svanito. Non provava più quel bruciore lungo le sue braccia. 
La sua mente divenne capace nuovamente di pensieri lucidi.
« Cosa…? » sussurrò, mentre tentava di alzarsi.
Scostò il corpo di Hilda da sopra di lei ed alzò la schiena. Diede uno sguardo allo spettacolo che le si presentava: la tempia di Hilda, l’altra Hilda, recava un foro circolare al centro. Notò i propri vestiti esser sporchi di sangue.
« Cosa è successo? » esalò, portando lo sguardo ad N « cosa hai fatto? »
Lo vide: stringeva una pistola in mano. 
« Le hai sparato, N? »
« L’hai detto tu stessa, no? Non sono N »
« Cosa? » ripeté confusa « stavo… stavo solo pensando, era un mio pensiero »
« Non scusarti, hai ragione »
« Chi sei, allora? »
Alzò la pistola verso di lei. « Ancora non l’hai capito? » sussurrò, premendo il grilletto.
Il rumore sordo dello sparo bruciò nelle sue orecchie.

Hilda si risvegliò al buio.
L’immagine di N era fissa nella sua mente. O meglio, la persona che aveva le fattezze di N. Non comprendeva ancora cosa fosse successo. L’aveva uccisa, due volte, prima che venisse uccisa da sé stessa. L’aveva in qualche modo salvata, ragionò lei, per poi colpire anch’ella. 
« Le lettere dell’alfabeto sono, in totale, 26 » rimbombò una voce. «E così deve essere anche il nostro intervallo. Su cinquantadue carte, ventisei ne andrebbero escluse così, ma non è da intendersi che perderebbero il loro scopo. Affatto. Le carte sarebbero comunque utili come spazio fra una parola e l’altra, certamente »
Lo riconosceva, era N. Si guardò attorno furtiva, alla ricerca della fonte sonora che comprese trovarsi all’interno di un ulteriore scorcio. Aveva tutta l’apparenza del suo appartamento. 
Si avvicinò alla luce ed entrò. 
« Volendo potremmo scegliere di usare, diversamente, altre chiavi di lettura, come ad esempio i numeri pari o dispari, con le proprie eccezioni, o i multipli di un dato numero »
N era di spalle, chino sul tavolo, e la sua figura era seduta accanto la finestra ad osservare il mare. Quanto tempo era passato? Ricordava un bacio.
« Perché, c’è qualcosa che hai intenzione di dirmi? » 
Mimò il labiale della discussione.
« C’è qualcosa che vuoi sapere? »
In realtà sì” mimò, aspettando il responso di sé stessa.
« In realtà sì » rispose Hilda « molto »
« Vai avanti »
Qualsiasi cosa ti chieda mai, non riceverei mai una risposta” mimò ancora. Un sorriso inarcò le sue labbra.
« Qualsiasi cosa ti chieda mai, non riceverei mai una risposta »
« Cosa te lo fa pensare? »
Mi prendi in giro?”.
« Mi prendi in giro? » udì. La Hilda onirica continuò: « La nostra relazione, è ancora un gioco per te? »
Era un gioco? Se lo chiedeva molto spesso. Sicuramente non era più una relazione, dal momento in cui la terminò. Avrebbe tanto gradito che le rispondesse, che le dicesse cosa pensasse di lei, che fosse sincero. Non l’avrebbe mai ottenuto, in cuor suo lo sapeva.
« Non mi hai mai risposto » mormorò Hilda. « Avrei tanto voluto una risposta »
Come se avesse rotto le invisibili barriere del mondo onirico, N si voltò nella sua direzione. « Le cose sono complicate, Hilda » le rispose. In qualche modo, era passata da uno spettatore passivo ad un protagonista del suo stesso sogno, e il sogno interagiva con lei.
« Lo dici sempre, e poi? Non serve che lo siano, potrebbe essere tutto più semplice »
« Hilda, Hilda… » parlò, intonando le note di una canzoncina « non sai quanto mi dispiace »
« Ti dispiace per co—»
La sua voce fu interrotta da un trillo.
« Cos’è? »
« La porta » la incalzò « stanno arrivando, Hilda. Stanno arrivando »
« Chi sta arrivando? »
« Stanno arrivando, Hilda » si limitò a pronunciare, eludendo la domanda della giovane. « Stanno arrivando »
Corse alla porta e guardò all’interno dello spioncino. Non vedeva che il buio.
« Stanno arrivando, Hilda » continuò sibillino « Stanno arrivando »
« Chi sta arrivando? » sbraitò, ma quando si voltò lo scenario era nuovamente cambiato. N era scomparso. Volatilizzato nell'aria. La sua stanza si era improvvisamente spogliata, ma la voce di N continuava a rimbombare attraverso le pareti e raggiunga cristallina i suoi timpani. Quando abbassò lo sguardo, sul tavolo dove prima N era impegnato a giocare a carte, notò una cassetta musicale, dentro alla quale era un nastro. Scandiva le parole “Stanno arrivando, Hilda. Stanno arrivando”.
« Cos’è successo? » gridò « N, dove sei? »
Anche la figura di sé stessa osservante il mare era scomparsa. 
« Stanno arrivando, Hilda. Stanno arrivando »
« N, dove sei?! » 
« Stanno arrivando, Hilda. Stanno arrivando »
Il trillo si faceva più forte nelle orecchie di Hilda, il rumore era sordo e soffocante. Assieme ad esso, le parole di N riecheggiavano nelle sue orecchie. Ogni muro, quadro, scritta o frase recava quelle parole. Stanno arrivando. Cosa stava cercando di dirle? 
« BASTA! BASTA! » sbraitò « BASTA! SMETTILA! »
Afferrò la cassetta e la scaraventò verso il tavolo una volta. Proseguì una seconda ed una terza volta, ed una quarta. I movimenti si susseguivano veloci, le sue mani correvano su e giù  nella speranza di veder cessato quel suono, quella voce. Ma non cessava.
« Basta, ti prego » implorò in lacrime « basta, basta, smettila… »
Le sue gambe cedettero e si accasciò al suolo. Il rumore si ovattava e la sua vista era nuovamente piombata nel buio. Lentamente, si stava allontanando da quel luogo.

Hilda sbatté le palpebre: una cascata di luce si riversò nei suoi occhi come si alzò.
Il trillo della porta giungeva forte e chiaro alle sue orecchie. 
« Chi è? » bisbigliò « chi è alla porta? »
Fece per alzarsi e s’indirizzò verso l’entrata. Il suono si faceva più forte man mano che si avvicinava.
Aprì la porta con movimenti lenti e sconnessi.
« Chi è? » 
« È lei Hilda Basketville? »
« Baskerville » lo corresse lei « cosa volete? »
« Hilda Baskerville, lei è in arresto per il tentato omicidio di Bianca Walters »

 
ϡ
 
 
presente — Castelia City — 03/11/11
La casa dei Fisher consisteva in un modesto appartamento nel cuore di Castelia. Rifletteva lo status sociale dei padroni, dei tranquilli impiegati della frenetica metropoli, i quali  non avrebbero mai immaginato di vedersi invischiati in tali faccende con N.
Il suo ordine era stato « Cerca di prendere quanta più roba possibile, avremo bisogno di soldi » e né il tono né i modi lasciavano spazi a dubbi nella mente della donna.
« Come sarebbe a dire “prendi tutto quello che puoi?” » esclamò Natalie, come frugava nei cassetti di un comodino « non vorrai mica che rubiamo? »
N impugnò un vaso dai motivi orientaleggianti e lo mostrò alla giornalista. « No, di certo, non è quello che ti ho chiesto. Chi vorresti rubare, te stessa? Prendi ciò che è tuo secondo la legge » rispose « uh, ti piace? Dovrebbe valere qualche centinaio di Poké »
« Ma che—» 
Si voltò verso N. « Lo stai facendo sul serio? Sappiamo entrambi che non è così, è praticamente furto! »
« Sono ancora in tempo per rinchiuderti in un ospedale psichiatrico, cara Lisa Fisher » scherzò, riponendo il vaso in una sacca « hai intenzione di aiutarmi o di fare la voce della coscienza? »
« Non sono sicura tu ne abbia una, N. È questo il punto »
« Allora ascolta il tuo istinto » concluse secco. « Uh, una collana! »
Al responso negativo di N, Natalie continuò la sua ricerca attraverso la mobilia. Non era raro che, nel frattempo, trovasse immagini e quadretti raffiguranti i coniugi Fisher e non poteva fare a meno di pensare cosa potesse essere successo per rovinare ad una così apparentemente bella coppia la vita. Al solo pensiero di trovarsi in quella situazione, la sua spina dorsale era attraversata da brividi.
Ripose una foto di Lisa, che constatò parere nettamente uguale a lei stessa, in parte a lei. 
« Ti capita… ti capita mai di pensare che avresti potuto salvarla? »
Attese qualche minuto.
« N, ci sei? »
« Certo che ci sono! » esclamò il ragazzo, la sua figura balenante dal corridoio « solo, evita questi discorsi, magari? Non ho tempo di affrontare le questioni etiche e morali che ogni mia azione comporta »
Il suo viso si rabbuiò. « Sono morte delle persone, N »
« Sì, e tu hai appena detto che non ho una coscienza. Continua a frugare »
Natalie si spostò verso la camera da letto. 
Anche quella stanza, come il resto delle camere, non brillava per costruzione. Uno spartano letto matrimoniale spaziava alla sinistra, opposto alla destra da un comò laccato in bianco. V’erano dei comodini ai lati del materasso ma diedro a Natalie l’impressione che fossero lì per bellezza.
Le fedi di matrimonio scintillavano in bella vista su di essi. 
« Come può non importartene? »
« Sono semplicemente fatto così, Natalie » la incalzò, con il tono di qualcuno pronto a dire una banale ovvietà.
« Ti importerà pur di qualcuno, no? » rincarò Natalie « Hilda, ad esempio. Ti piace? »
« Non mi piace Hilda » ribatté « non siamo due adolescenti in Dawson’s Creek »
« Però provi qualcosa per lei »
N le sorrise infastidito « La smetti di fare la psicologa? Ho ucciso, Natalie, voglio che te lo ricordi molto bene la prossima volta che mi fai una domanda che potresti rimpiangere »
« Ho finito comunque. Non c’è più nulla da prendere »
« Ecco, così mi piaci. Precedimi all’uscita »
Trascinarono due borse colme di oggetti sino allo stipite e da lì, attraverso l’ascensore, caricarono il materiale sulla macchina. Erano pronti per salutare i Fisher e tutto ciò che rappresentavano quando, in preda ad uno stato emozionale, Natalie si fermò. Il volante della macchina pareva più pesante di quanto non avesse mai fatto e premere l’acceleratore una fatica inesorabile.
« Cosa c’è ancora, Natalie? »
« Posso salire un attimo? Solo un attimo, il tempo di… dire addio »
N asserì, mostrando ciononostante un’espressione del viso irritata.
La seconda volta, entrare nella casa dei Fisher parve come rincasare dopo una lunga giornata di lavoro. Ogni singolo mobile e soprammobile era esattamente come l’aveva lasciato, una mezz’ora prima. La luce dorata entrava a caldi fiotti dalle finestre riversando sul parquet che la restituiva ai suoi occhi, brillante. Un brivido percorse la sua schiena.
Si mosse avanti ed entrò nella cucina. Provò ad immaginare come sarebbe stato con Lisa e Nate quell’ambiente, intenti a cucinare qualche dolce od a mangiare sul piccolo tavolo adiacente la finestra. In qualche modo, si sentiva responsabile per la loro morte e le parole di N erano l’unica cosa capace di rassicurarla. Che fosse stata in pericolo o meno, Nate avrebbe comunque ucciso Lisa.
« Ciao! Hai raggiunto la casa dei Fisher, sono Lisa — ed io Nate! —. Al momento non ci siamo, parla dopo il bip! Bip »
Una voce femminile risuonò nell’aria. 
« Cosa? » mormorò confusa Natalie, volgendo l’attenzione alla fonte del rumore. 
« Ciao Lisa! È da un po’ che non ti sento, è successo qualcosa? Se hai tempo, o voglia, richiamami. Ciao! »
Qualcuno doveva averla chiamata e ciò che aveva sentito era la segreteria telefonica in azione. 
Corse all’entrata e cercò l’apparecchio telefonico. Sullo schermo recuperò l’ultima chiamata e, trovato il numero, lo segnò su di un pezzo di carta che si mise in tasca. Recava il nome di Brenda.

 
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presente — stazione di polizia di Castelia City — 03/11/11
« Tentato omicidio? Vi siete bevuti il cervello? »
Un interrogatorio della polizia era quanto di più lontano si fosse mai immaginata avrebbe vissuto. La sensazione che provava rinchiusa in una stanza buia, illuminata dal solo ausilio di una lampada al neon sulla parete, era incredibilmente indisponente. Provava rabbia, una rabbia nata dalla situazione nella quale era stata catapultata da N e dall’odio che provava per la figura di Zinzolin. 
Guardò il riflesso che le restituiva uno specchio, posto alle spalle del poliziotto, e sorrise. Era consapevole che fosse una finzione, dall’altra parte v’era qualcuno che la controllava.
« Hai deliberatamente drogato Bianca Walters facendole perdere il lavoro » ribatté il poliziotto, disteso sulla sedia di fronte lei.
« Come si permette? Non ho fatto niente fino a prova contraria, ed anche se fosse, non è nemmeno considerabile tentato omicidio! »
Il poliziotto sorrise sardonico. « Questo dipende dai punti di vista »
« Voglio un avvocato »
« Non c’è fretta » tagliò corto lui, rivolgendosi allo specchio che stava alla sua schiena « puoi entrare »
« Chi deve entr—»
La domanda di Hilda fu interrotta sul nascere dall’entrata in scena di Looker. Mai si sarebbe aspettata che ci fosse lui dietro a quello che le era successo. Si sentì tradita, tradita da una persona che reputava amica, e in qualche modo rimpianse l’aver avuto N nella sua vita. Era più facile con N, le aspettative erano basse e raramente veniva delusa dai suoi comportamenti. Ma là era diverso.
« Che cazzo stai facendo, Looker? »
« Bonjour finesse! » commentò il poliziotto, osservando divertito il teatrino.
« Ascolta, Hild—»
« Non faccio un cazzo » lo interruppe Hilda « voglio andarmene a casa »
« Questo non è possibile, mi spiace! » continuò l’agente sorridente.
« Ah sì? E ditemi, bastano le parole di una persona che vi ricordo è stata messa sotto chiave per aver rubato dei reperti per incarcerarmi? »
« No » rispose fermamente Looker « ma un filmato del crimine, sì »
« Come? » fece sbigottita.
« Ieri sera ci è stato recapitato un filmato molto interessante nel quale una ragazza che ha tutta l’aria di essere Hilda Baskerville nell’esatto orario e nell’esatto luogo dove si trovava Hilda Baskerville recapitava alla signorina Bianca Walters una fatale dose di droga » spiegò il poliziotto, con il medesimo tono canzonatorio che aveva assunto poco prima « a me sembra piuttosto convincente come prova »
Ci mise poco a capire che c’era Zinzolin dietro ciò.
« Io… »
Looker guardò il collega. « È abbastanza, vai pure. Ci parlo io »
« Non più di mezz’ora, non dovrei nem—»
« Lo so, lo so » finì Looker « te ne devo una »
« Oh, se lo fai! »

Seguì il silenzio.
Hilda mantenne lo sguardo basso, fisso sul pavimento, osservando senza esser vista la figura che le mattonelle restituivano di Looker. Lui, al contrario, la fissava a sguardo alto.
« Come hai potuto farmi questo? » esordì lei, lo sguardo chino « pensavo volessi aiutarmi »
« È quello che voglio fare, Hilda. Sono un poliziotto, come potevi pensare che avrei mantenuto il segreto? È già morta una persona, non potrei mai lasciare che ne muoiano altre »
Hilda rise.
« Qualcosa di divertente? »
« Come hai potuto decidere per me? » gridò, le mani sbattute sul tavolo e gli occhi che incrociavano le pupille dell’uomo. « Come hai potuto? »
« Non ho deciso per nessuno. Ho raccontato tutto ai miei colleghi, lo stesso giorno in cui tu sei venuta a trovarmi in centrale. Se fossi stata pulita, non ti avrebbero mai chiamato »
« Sono pulita! »
« Ah sì? Qualcosa mi dice il contrario »
« Per la storia di Bianca… »
« Non è solo quello. Quanto altro mi hai tenuto nascosto? »
« Niente! Non ti ho tenuto nascosto niente, perché non c’è nulla da dire! La morte di Julie è stata un caso, una coincidenza, ogni cosa che è successa è una fottuta coincidenza e stai reagendo in modo eccessivo! »
Looker le restituì uno sguardo innervosito. « Lascia che ti racconti una storia »
Estrasse dalla giacca delle foto e le sparse sul tavolo. Hilda non badò a guardarle.
« Un giorno di qualche tempo fa Shauntal Livingstone, una dei quattro Elite Four, mi chiama. Dice che ha informazioni che mi interessano, pensa di aver scoperto qualcosa di grosso e chiede il mio aiuto » indicò una foto, un ritaglio di giornale per la precisione, che raffigurava l’immagine di una macchina carbonizzata « questa è lei poco tempo dopo. Morta. Nella faccenda di cui mi parlò Shauntal Livingstone era invischiata un’altra figura degli Elite Four, Grimsley Ripley. Poche ore dopo il ritrovamento di Shauntal, il suo corpo viene ritrovato privo di vita nel suo appartamento. Un suicidio, si pensa.
« Qualche giorno fa, dopo che giungo a Castelia indirizzato dagli appunti della stessa Livingstone, muore Julie Jackson. Un’altra simpatica coincidenza.
« Per concludere, anche una tua collega, Natalie Inkgard, scompare dalla circolazione. È morta?, è viva? Non si sa. La ciliegina sulla torta di simpatiche coincidenze »
All'udire quelle parole, il volto di Natalie s'illuminò di fronte ai suoi occhi. Natalie? Cosa le era potuto accadere? Da quando era stata licenziata, non l'aveva più sentita. « Natalie? Cosa è successo? »
« Una coincidenza, cosa credi? Nulla di grave, d’altronde sono solo dei casi »
« Io—»
« Io, io, io. Cominci così le frasi. Come se tu fossi al centro del mondo e tu avessi una scusa per tutto. Per ogni coincidenza »
« Looker, ascolta—»
« Non ti ascolterò, Hilda, non più ad ogni modo. Hai due opzioni: vai in tribunale, la faccenda viene spiattellata su ogni giornale e la tua reputazione finisce qui o decidi di confessare, confessi tutto, e andrai in prigione, mentre la polizia cerca di trovare i colpevoli del resto »
« Non mi resta altro? »
« Hanno avuto altre opziono Julie, Shauntal, Grimsley o Natalie? È ora che cominci a prenderti le tue responsabilità, Hilda »
Raccolse le immagini a sé e le ripose in tasca. « Cos’hai intenzione di fare? »
Hilda deglutì.
La scelta che era sul punto di fare avrebbe condizionato la sua vita da quel momento in poi.
Alzò lo sguardo e cercò gli occhi di Looker.
« Sono pronta a confessare » sentenziò.

 
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presente — Castelia City — 03/11/11
« Il tuo prossimo passo è prendere un caffè? Seriamente? »
Natalie stringeva in una mano la porzione di caffè shakerato che N aveva ordinato e nell’altra un muffin al cioccolato.
N ammiccò. « Qualsiasi eroe che si rispetti deve fare una pausa caffè ogni tanto » 
« Eroi non è la definizione che darei di noi » commentò Natalie, seguendo il ragazzo all’interno del locale « più antireoi, se mi chiedi »
« Eroi, antieroi, cosa cambia? Pensi che Walter White vivesse nel suo camper a cucinare metanfetamina? »
« Chi? » borbottò confusa.
« Lascia stare, trova un tavolo libero »
« Abbiamo l’intero locale. Lascerò decidere colui il quale ha ucciso e al quale non devo dire cose che potrei rimpiangere » scherzò lei, osservando come il suo viso si contraeva in un’espressione di fastidio.
« Ti ho chiesto di essere simpatica? »
Natalie sorrise. « Non capisco cosa intendi »
« Quel tavolo andrà bene » mugugnò, indicando un tavolino poco vicino alla porta d’ingresso.
« Allora, cos’hai in piano per dopo? » chiese Natalie, accomodatasi sulla poltrona del caffè « una sparatoria con la polizia? Hackeriamo una banca? Dirottiamo un aereo? »
« Nulla di tutto ciò » 
« E allora cosa stai facendo col cellulare? » obiettò « cosa confabuli? »
« Stavo entrand—»
« A-ha! Lo sapevo, vuoi derubare una banca con il solo uso di un telefono? »
N la guardò sbigottito. « Sto entrando nel wi-fi del locale, Natalie. Hanno il wi-fi gratis »
« Mi prendi in giro? »
« Natalie, cos’è questa fretta? Aspetta, santo cielo, e fidati di me »
« Ma cosa dovremmo aspettare? »
N sbuffò. « Nat—»
Lo sguardo di N svettò in direzione della porta. All’uscio aveva fatto capolino una figura femminile, era slanciata e portava una voluminosa chioma di capelli color biondo chiaro sul suo capo. 
« Stiamo aspettando lei? » commentò Natalie confusa.
N eluse la sua domanda e si lanciò nel darle il benvenuto. « Buongiorno, lei dev’essere Bianca Walters! »
« È lei l’uomo con cui mi devo incontrare? »
« Esatto! ». N le porse la mano « Piacere, sono Natural Gropius Harmonia, ma mi chiami N »
« N… che nome buffo! Ad ogni modo piacere, mi chiami pure Bianca » fece gentile, e ricambiò la stretta di mano.
Lo sguardo della giovane scivolò su Natalie.
« Oh, è con noi? »
« Buongiorno » sorrise imbarazzata Natalie « sono… ahem… Genevieve Lullaby »
« Che bel nome! Gene… »
« Genevieve » la interruppe lei.
« È quello che stavo dicendo » sorrise Bianca.
« Lo immagino »
« Che ne dice di sedersi? » s’intromise N « Abbiamo molto di cui parlare »
« Veramente non ho capito bene di cosa volesse parlarmi a telefono, è stato piuttosto criptico »
Il ragazzo la trascinò al tavolo. « Vuole un muffin al cioccolato? »
« No, no gra—»
« Io e lei abbiamo un amico in comune, sa? »
« Oh, davvero? Chi sarebbe? »
« Hilda Baskerville! » esclamò contento « non è fantastico? »
« Cosa? »
L’espressione di Bianca era a metà fra lo sbigottito e lo innervosito.
« Hilda Baskerville! Anche Genevieve la conosce, vero Genevieve? La cara vecchia Hil—»
« Cosa c’entra Hilda in tutto ciò? » lo fermò Bianca « Perché stiamo parlando di Hilda? »
« Non si preoccupi, Hilda non sa di questo incontro »
« Lo credo bene, è stata arrestata dalla polizia! »
« Oh, di già? La polizia di Castelia è splendidamente efficiente, ad ogni modo, la discussione riguarderà Hilda in modo lato, concentriamoci su di noi »
« Hilda Baskerville è un mostro, mi ha rovinato la vita. Cosa volete da me? »
« Anche a me, Bianc—»
N lanciò un’occhiata a Natalie.
« Genevieve, zitta »
« Me ne vad—» tagliò corto Bianca, facendo per afferrare la borsa, ma N si aggrappò all’altro manico.
« Non se ne vada prima di sentire cosa ho da dire! »
« E cosa ha da dire? »
« Le voglio fare un’offerta che non potrà rifiutare »
Bianca si mostrò interessata. « Cosa »
« Le voglio offrire una uscita di scena sicura per lei e per la nostra sopracitata amica »
« Perché dovrei voler assicurare una sicura uscita a Hilda dopo quello che mi ha fatto? »
« Perché io le darò quanto le è stato tolto almeno in doppia quantità, mia cara Bianca »
« Cosa intende? »
« Vedo che è interessata »

 
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presente — stazione di polizia di Castelia City — 03/11/11
Il ronzio di un registratore a nastro aleggiava nell’aria.
« Vi siete… baciati? »
« Sì » . Un sorriso inarcò lievemente le labbra di Hilda. « Alla ruota panoramica »
L’agente appuntò quando detto in un taccuino. 
« E poi? Il giorno dopo? »
« Tornata a casa, ho trovato Zinzolin »
« Era dentro casa o è arrivato in seguito? »
« Era già dentro quando arrivai »
« Aveva quindi scassinato la porta, no? »
« Non esattamente. Aveva comprato l’edificio »
L’agente di polizia sgranò gli occhi. « Comprato l’edificio? Cioè è il padrone del tuo appartamento? »
« Sì, esatto »
Continuava a scrivere. 
« Com’è possibile che lo abbia comprato? Ha contattato ogni singolo condomino per comprare il loro appartamento? » s’intromise Looker « Lo trovo veramente strano »
« Suppongo di sì. Zinzolin è un uomo molto potente »
« Direi » scherzò l’agente.
« Cosa voleva? » continuò Looker.
« Mi aveva contattato pe—»
Non fece in tempo a continuare che un uomo si fece forza all’interno della stanza scaraventando la porta dall’altro lato del cardine.
« Ma che? »
« Come vi permettete di interrogare un sospettato senza il suo avvocato? »
L’uomo stringeva nella mano destra una ventiquattrore ed indossava abiti formali. Qualcosa nel suo viso le ricordava un volto noto.
« Lei chi è? Chi l’ha fatta entrare? »
« Sono l’avvocato di Hilda, ed esigo che la lasciate in pace »
« Hilda ha già accettato a confessare »
« Confessare cosa? Confessare un crimine che non ha neanche commesso solo per un gruppo di idioti ha trovato un video dove recapitava una bottiglia ad una drogata? »
« Chiamo la sicur—»
« Avete trovato prove che sulla bottiglia ci fosse della droga? In caso contrario, il filmato non dimostra niente ed esigo che rilasciate Hilda »
Hilda guardò sbigottita Looker. « Cosa sta succedendo? Cosa sta dicendo? »
« Cosa ti hanno detto, Hilda? » s’intromise l’uomo « ti hanno detto che eri spacciata? Che ti aspettava la galera? »
La giovane asserì.
« Come pensavo » rise l’avvocato « sono tutte invenzioni. Non hanno nulla contro di te se non poche prove e circostanziali. Puoi uscire ora, se vuoi »
« Io… »
« Non farlo, Hilda. Aiutaci »
« Aiutare delle persone che volevano metterti in galera per prendersi il merito di qualcosa che non hanno fatto? Merito per cosa, poi? Siete rimasti con un pugno di mosche »
Hilda si alzò dalla sedia e ricercò lo sguardo dell’avvocato. « Io… non capisco cosa sta succedendo »
« Ti hanno ingannato, Hilda, e io sono qui per aiutarti »
Allungò la sua mano verso di lei. « Vieni, ti accompagno a casa »
Come Hilda si apprestava a seguire lo sconosciuto salvatore verso l'uscita, Looker si frappose fra i due. La sua mano sfiorò il suo braccio. « Non farlo, Hilda. Puoi ancora fare la cosa giusta, pensa a Julie, pensa a—»
« Sai cosa, Looker? » lo interruppe « Io penso a Julie. Io penso a Natalie, ci penso ogni minuto che passa. E avrei ricordato anche te se non mi avessi tentato di ingannare in modo così becero. Può darsi che abbi veramente una terza chance, ed è quella che scelgo. Mi sto prendendo le mie responsabilità, prenditi tu le tue »

Uscire dalla centrale fu quanto di più facile e gratificante le fosse mai capitato in vita sua. Non c’era un uomo in quella stazione che non fosse vergognato od eludesse il suo sguardo come usciva dall’edificio. In qualche modo, si sentiva importante.
Nonostante non conoscesse l’uomo venuto in suo aiuto considerò che fosse meritevole della sua fiducia, e perciò decise di farsi portare a casa dallo stesso. Si era fatta sera, né le temperature autunnali né il sole l’avrebbero risparmiata da una spiacevole esperienza.
« For you I was a flame… » cantava la radio, un melodioso suono che appagava Hilda.
« Come mi conoscevi? » 
Hilda interruppe il silenzio nel quale erano calati i due.
« …sing game… »
« Credi che sia stato guidato dalla bontà del mio cuore a salvarti? »
« … I wish I never played… »
« Non lo so, non è stato così? »
« Certo che no » rise l’uomo « credi che io ti conosca? »
« … and now the final… »
« No… »
« Ecco. Perché credi che abbia voluto salvare una sconosciuta? »
« … more than I could stand… »
« Perché era la cosa giusta da fare? » azzardò Hilda.
« Non farmi ridere »
« … know you’re a gambling man… »
« E spegni ‘sta radio, mi dà sui nervi ». Con un brusco gesto della mano, che per poco non colpì la ragazza, diede un colpo al cruscotto, e la musica cessò. Il rumore bianco delle ruote che sfrecciavano sull'asfalto riprese il sopravvento del sottofondo.
« Ma allora perché sei venuto? »
« Controlla nei sedili posteriori, ti aiuteranno »
Hilda lanciò uno sguardo al retro e notò un mazzo di fiori giacente sul sedile dietro di lei. Allungò il braccio per afferrarlo e lo portò a sé.
« Oh, che bel pensiero » commentò, osservando compiaciuta le camelie che spuntavano assieme alle rose ed i garofani « non dovev—»
Rimase congelata allo scorgere, in fondo alla composizione, un bigliettino color verde. Recava una Z in corsivo su di esso.
« Zinzolin… »
Un ghigno inarcò le labbra dell'autista. « Mi aveva avvisato che non ci saresti arrivata subito »
« Cosa vuole? »
« Apri e leggi »
Aprì.

 
Cara Hilda,
come stai? Sono molto dispiaciuto per la 
spiacevole situazione
 nella quale sei capitata.
Ma non crucciarti, 
ti voglio aiutare. 
Con l’augurio di rivederci,
 
Zinzolin

post scriptum: il foglietto non contiene 
sostanze allucinogene. Spero che questo ti
predisponga ad una migliore collaborazione

Un brivido corse lungo la schiena della giovane, e da lì si estese per tutto il suo corpo. Come alzò lo sguardo, dritto verso la carreggiata, smise di vedere i grattacieli di Castelia. Una lunga corsia diritta si snodava di fronte a lei, illuminata dai soli fanali delle auto che scintillavano nell'oscurità della sera.
Una realizzazione si fece sempre più chiara nella sua mente.
Non stava tornando a casa.
Era in autostrada.
« Ho chiuso, fammi uscire »
L’uomo sorrise. « Non è possibile. Ogni uscita è bloccata, questa macchina è inespugnabile dall’interno »
« E cosa succederebbe se provassi ad aprirla? »
L’uomo allungò il braccio ed aprì il bussolotto dell’auto, rivelando una scorta di dinamite al suo interno.
« La macchina è piena di dinamite. Se tenti di uscire, saltiamo in aria »
« Non… » osservò la dinamite. Che senso aveva tutto ciò? « non capisco. Non ha senso. Perché ti sei prestato a questo? Se muoio io, muori anche tu »
« Non ho avuto scelta. Ma non mi piace parlare di me, quindi staremo zitti entrambi, ok? »
« Zinzolin non lo farebbe mai… » mormorò fra sé e sé.
L’uomo rise. « Perché? Credi di essere così speciale? »
« No, non lo credo »
Non quadrava. Se Zinzolin avesse voluta ucciderla, avrebbe avuto molte occasioni per farlo. Perché correre un rischio così grande? Non se ne capacitava, non credeva che Zinzolin fosse stato così sciocco. No, lui era un pianificatore, quel dettaglio stonava: voleva indurla a pensare questo. 
Decise d'impeto.
Messe le mani sul volante, spinse l’uomo contro il lato sinistro della macchina, prendendo così il controllo della vettura.
« Cosa stai facendo? Moriremo entrambi! »
« Questo è tutto da vedere »
Ruotò il volante verso destra e l’automobile fece una brusca sterzata, uscendo dalla carreggiata. Al buio della sera non riusciva a distinguere i cartelli né le luci erano sufficienti ad indicarle la strada, ma sapeva che doveva rischiare. 
L’uomo la spinse a sua volta di lato, preoccupato per la sua vita, ma la forza di Hilda era in qualche modo maggiore. Non che dovette metterci molta forza, oramai la macchina sfrecciava già fuori controllo.
L’uomo tentò di frenare la corsa ma il pedale non rispondeva. Hilda sterzò a sinistra, riuscendo ad evitare un albero, ma rientrata in corsia venne abbagliata dai fari di un’auto.



Si torna col botto.
No, non è vero.
Il titolo del capitolo deriva da un ennesimo episodio di Six Feet Under ma giuro che la smetto. Il prossimo è una canzone di Amy Winehouse.
E ancora dopo vedrete Shakespeare, The Wizard of Oz e Lost! E poi è finita, non più capitoli, non più citazioni. Una lacrimuccia scende sulla guancia.
Sono tornati anche i simboli greci per dividere i segmenti, forse il personaggio che ho meglio caratterizzato in tutta la storia.
Qua potete ascoltare il brano sopracitato.
Penso di aver finito, la mia dose di becera mediocrità l'ho portata su EFP.

un herr vecchio che sa di nuovo
   
 
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