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Autore: _Kurai_    22/08/2016    2 recensioni
Tornare sulla Terra era sempre stato il sogno di Oikawa, e nelle poche settimane in cui gli era stato concesso di fare il mestiere dei suoi sogni si era incantato spesso a contemplare lo splendore di tutto quel blu punteggiato di verde che galleggiava nello spazio profondo attorno a lui.
Aveva fatto in tutto tre passeggiate spaziali dopo aver passato l'esame con il massimo dei voti e con un anno di anticipo, prima di quel maledetto giorno.
Quel maledetto giorno che aveva segnato l'inizio della fine.
Ma poteva forse essere un nuovo inizio? O sarebbe stato solo un modo diverso per ucciderli?
Genere: Angst, Science-fiction, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Un po' tutti
Note: Cross-over, OOC, Otherverse | Avvertimenti: nessuno
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Complications

 

Kenji afferrò esitante la coscia di lepre che Aone gli stava tendendo: non riusciva ancora a capire le reali intenzioni del terrestre ma aveva deciso di non preoccuparsene, almeno finché la ferita alla gamba non fosse guarita.

Voleva però capire qualcosa di quella situazione, o almeno sapere chi era stato ad uccidere i suoi compagni di spedizione e a colpirlo, se evidentemente non era stata opera sua.

Tuttavia Aone non sembrava particolarmente loquace, e Futakuchi non aveva idea di come chiederglielo: aveva una grande esperienza nel parlare a sproposito e fare domande scomode e moleste (quel suo comportamento l'aveva portato anche al carcere, sull'Arca) ma quel terrestre gli provocava una strana sensazione, come una sorta di soggezione che non si sapeva spiegare.

Alla fine decise di provarci comunque, sperando di riuscire a ottenere una risposta migliore di un grugnito.

“Tu non vuoi farmi del male, ma chi mi ha colpito e ha ucciso i miei compagni a quanto pare sì… chi è che vuole ucciderci e perché?”

“Quelli vengono dal villaggio dove sono nato” rispose Aone, tra un morso e l'altro alla sua coscia di lepre “Uomini spietati, che amano versare sangue e sono gelosi del proprio territorio. Io non sono più come loro” ribattè il terrestre, con uno sguardo serissimo.

Kenji era ancora più confuso.

“Ma quindi… anche l'accampamento dei miei compagni è in pericolo?”

Aone evitò la domanda, tornando a concentrarsi sulla sua carne.

“Tu non puoi comunque fare nulla per loro. Voi Skaikru siete deboli, loro sono bestie feroci” concluse, dopo un tempo che a Futakuchi sembrò un'eternità.

“Quindi io dovrei stare qui incatenato in questa grotta mentre i tuoi amici sgozzano i miei compagni?”

Un lampo di rabbia passò nello sguardo di Aone, che per un istante si trasfigurò anch'egli in una bestia feroce “Non sono miei amici” ringhiò a pochi centimetri dalla sua faccia, per poi alzarsi e uscire dalla grotta, abbandonandolo lì nella notte.

“Complimenti Kenji, anche questa volta sei riuscito a incasinare tutto parlando troppo” disse fra sé, per poi scivolare lentamente nel sonno senza nemmeno accorgersene.

 

 

Alle sette del mattino sull'Arca venne convocata una riunione straordinaria del Consiglio: Keishin capì subito che il piano in cui aveva coinvolto Sawamura aveva avuto risultati inattesi.

Finse un'espressione costernata e stupita con la guardia che era venuta a chiamarlo e lo aveva informato che nella notte c'erano stati degli importanti sviluppi e il vice Cancelliere Washijo l'aveva convocato insieme agli altri consiglieri.

Era successo qualcosa al Cancelliere, e per Ukai non poteva che essere un'ottima notizia.

 

Arrivò nella sala del Consiglio già al completo, e ascoltò la lettura del rapporto di una delle Guardie che la notte precedente avevano partecipato alla sparatoria per evitare la fuga dei due traditori.

Un alto ufficiale e un suo sottoposto avevano rubato una navicella biposto e nel fuggire avevano sparato al Cancelliere, che si trovava lì perché aveva ricevuto personalmente una soffiata sul tradimento: egli era morto sul colpo e i due erano riusciti a lasciare l'Arca, diretti verso la Terra.

“Ora sarà necessario capire com'è stato possibile tutto questo, perché i due traditori hanno avuto sicuramente un aiuto dall'alto per progettare un piano simile… mi duole informarvi, signori, che tra di noi c'è un traditore, che ha fatto uccidere il Cancelliere per prendere il suo posto” concluse Washijo.

Un brusìo riempì la sala del Consiglio, mentre i consiglieri si guardavano l'un l'altro con diffidenza e avanzavano ipotesi sussurrando tra loro.

“Prima di tutto però dovremo risolvere due questioni all'ordine del giorno; avremmo dovuto valutarle alla prossima seduta ma le attuali circostanze le rendono urgenti e imprescindibili.

Il lancio della navicella di stanotte ha aperto una nuova falla nel sistema e ha causato una perdita ulteriore di ossigeno, il che ci obbliga ad accelerare l'adempimento delle misure straordinarie di cui abbiamo già parlato: dobbiamo quindi votare per spegnere tutti gli impianti della stazione Walden, che come sapete è la più povera ed è come un parassita per la nostra amata Arca. Il progetto Exodus è quasi ultimato, ma non ci saranno abbastanza posti per tutti sulle navicelle per la Terra, quindi dovremo strapparci via le appendici inutili per permettere ad una generazione più forte di nascere.”

“Potresti anche dirlo chiaramente senza tanti giri di parole che vuoi far uccidere trecento persone solo per guadagnare tempo e avere più posto sulle navicelle” lo attaccò Ukai. Anche se aveva promesso a sé stesso che non si sarebbe messo troppo in evidenza per non attirare le attenzioni su di lui come possibile traditore, non aveva resistito a puntualizzare sulle ipocrite perifrasi del vice Cancelliere.

Washijo lo ignorò, riprendendo a parlare: “Per quanto riguarda la seconda questione, non abbiamo ancora ricevuto informazioni certe dalla Terra ma non possiamo aspettare: spegnere la Walden ci farà guadagnare al massimo tre o quattro giorni ma non siamo ancora sicuri al 100% che non ci siano pericoli tali da mettere in pericolo la nostra sopravvivenza… l'Operazione Cento non ha ancora avuto il feedback che stiamo aspettando ma l'equipe medica sta cercando di decifrare i dati trasmessi dai bracciali e presto capiremo se le morti che ci sono state dipendono o meno dalle radiazioni. In ogni caso, qualunque decisione prenderemo, è anche necessario designare ora un nuovo Cancelliere ad interim che gestisca la situazione di questi giorni complicati, e detto questo mi candido alla carica e chiedo a voi colleghi se qualcun altro intende candidarsi” concluse il vice Cancelliere.

Ukai alzò lentamente la mano.

Sapeva di non avere l'appoggio di tutti, ma sapeva anche che nemmeno il suo rivale lo aveva, tanto più che probabilmente alcuni dei consiglieri non volevano essere responsabili della morte di trecento innocenti, anche se serviva a guadagnare tempo per coloro che avrebbero avuto la possibilità di fuggire prima di terminare l'ossigeno.

Il consigliere Nekomata si alzò, ergendosi come membro più anziano ad arbitro della votazione: “Alzino la mano i consiglieri che vogliono designare come Cancelliere ad interim il qui presente vice Cancelliere Washijo Tanji” declamò a voce alta.

Tre mani su sei si alzarono immediatamente.

Parità.

“Alzino la mano i consiglieri che vogliono designare come Cancelliere ad interim il qui presente consigliere Ukai Keishin” ripetè la formula per prassi, pur sapendo che la votazione sarebbe stata inutile.

Altre tre mani si alzarono, compresa quella dello stesso Nekomata.

“Secondo la Costituzione dell'Arca, in caso di parità la votazione è rimandata a dopodomani” concluse quest'ultimo, mentre Washijo celava a malapena la sua frustrazione.

“Passiamo ora a votare la questione della Walden: voglio che sappiate che ogni secondo in più che impiegheremo a decidere condannerà comunque tutti noi a perdere ossigeno in quantità esponenziale, quindi votate con cognizione di causa” riprese il vice Cancelliere.

“Che mossa subdola” pensò Ukai, che alzò immediatamente la mano per votare a sfavore della proposta, insieme ad altri due consiglieri.

Gli occhi di Washijo brillarono, nella convinzione di avere la vittoria in pugno.

Tre mani, compresa quella del vice Cancelliere, si alzarono a favore dello spegnimento dell'ossigeno, poi il consigliere Nekomata dichiarò la sua neutralità e tutti gli sguardi si concentrarono sul consigliere Mizoguchi, che non aveva ancora preso la sua decisione.

Dopo qualche istante – e uno sguardo del vice Cancelliere che diceva più di mille parole – anche la sua mano si alzò, decretando la morte di trecento abitanti dell'Arca.

Ukai si alzò, fuori di sé.

“Ho una richiesta da fare, e mi prenderò tutte le responsabilità personalmente se per colpa mia ci saranno ricadute negative: chiedo di non attuare questo provvedimento immediatamente ma di avere un giorno per portare in salvo almeno i bambini che vivono sulla stazione a cui volete spegnere il sistema vitale. Me ne occuperò personalmente, ma se devo avere anche io sulla coscienza tutti quei morti non voglio restare fermo a non fare nulla” concluse, con gli occhi fiammeggianti.

“Sei consapevole che aspettando un giorno in più dovremo sacrificare più vite per ottenere ancora una settimana di ossigeno, vero?”

Ukai non rispose, ma continuò a fissare con aria di sfida il vice Cancelliere.

Nekomata chiese: “Chi vota a favore per adempiere alla richiesta del consigliere Ukai Keishin?”

Tutti alzarono la mano eccetto Washijo.

“E sia. Hai ottenuto le tue ventiquattr'ore, ora puoi giocare a fare l'eroe” commentò con malcelato disprezzo “La seduta è sciolta, ci rivediamo domani alla stessa ora per la votazione del Cancelliere e lo spegnimento del sistema vitale”.

 

Nello stesso momento, davanti all'enorme parete su cui erano proiettati i segni vitali dei Cento stava avvenendo una discussione altrettanto animata: la mattina precedente si erano spenti due bracciali e nel pomeriggio se n'era spento un altro, ma era quest'ultimo che preoccupava la ristretta élite di scienziati che erano a conoscenza dell'Operazione Cento.

Ittetsu Takeda sapeva il motivo di quella perplessità, anche se non avrebbe dovuto esserne al corrente: era stato chiamato solo per valutare dal punto di vista medico lo stato dei ragazzi visto che non si potevano avere altre informazioni, ma gli scienziati dell'equipe di ricerca continuavano a parlare in codice tra di loro, ignorandolo.

Lui aveva scoperto quel segreto poco tempo prima, durante una visita ai ragazzi del carcere.

Non riusciva a dimenticare lo sguardo di quel ragazzino biondo che ora vedeva nel pannello spento davanti a lui.

Gli aveva fatto un prelievo di routine, e dalle sue vene era uscito sangue di un colore insolito, molto più scuro del normale. L'aveva analizzato, e poi aveva iniziato a fare ricerche per conto suo.

A volte era conveniente essere sposato con un consigliere: parlandone con Keishin, che da tempo sospettava che il Cancelliere e il Vice nascondessero qualcosa al Consiglio, avevano unito le loro informazioni e alla fine avevano scoperto di aver toccato solo la punta dell'iceberg.

 

Da tantissimo tempo erano condotti esperimenti proibiti con cavie umane sulla resistenza alle radiazioni, in uno dei laboratori off limits dislocato nella stazione Walden, che un tempo era usata per le quarantene in caso di malattie contagiose e poi era diventata la zona più povera e densamente abitata dell'Arca.

Se qualcuno fosse scomparso da lì, nessuno se ne sarebbe accorto.

Poi era avvenuta l'ultima epidemia di febbre respiratoria, e anche alcuni residenti in altre aree dell'Arca erano scomparsi, dopo essere stati mandati ufficialmente in quarantena. Molti di loro erano nati sulla Walden e avevano sposato abitanti delle altre stazioni: in quel caso vi era una regola ferrea della Costituzione dell'Arca, che obbligava tutti i waldeniti che si trasferivano fuori dalla propria stazione a ottenere un certificato annuale di buona salute, che veniva rilasciato successivamente a una visita top secret i cui particolari non erano mai stati resi chiari: chi non lo otteneva veniva relegato in “quarantena”, e generalmente non faceva più ritorno.

Ittetsu aveva scoperto che negli anni era stato sviluppato un siero in grado di far ottenere la resistenza alle radiazioni terrestri, ma che la mortalità degli esperimenti era ancora troppo alta: il siero veniva somministrato annualmente alle cavie selezionate, ma molte non sopravvivevano più di due anni.

Tutta quella preoccupazione per la presunta morte di Kenma Kozume, figlio di madre waldenita e padre originario della ricca stazione Arcadia, era giustificata dal fatto che per un complesso insieme di fattori lui era stato l'unica cavia di seconda generazione sopravvissuta, su cui tutti gli esperimenti (che Ittetsu avrebbe definito torture, se solo avesse avuto il coraggio di leggere fino in fondo i rapporti segreti) avevano avuto esito positivo.

Per questo la sua morte poteva significare solo due cose: o tutti i decessi in quei lunghi anni di esperimenti erano stati inutili e il siero non rendeva realmente immuni alle radiazioni, o sulla Terra vi erano pericoli ancora peggiori, che in due giorni avevano già ucciso un decimo dei ragazzi inviati sul pianeta.

 

 

Asahi era rimasto per almeno dieci minuti immobile nella radura con in mano il ciondolo di Nishinoya, a lasciare che il panico prendesse totalmente possesso di lui.

“Non puoi permettertelo, Azumane” sussurrò a sé stesso, obbligandosi a riprendere il controllo dei suoi nervi. Si guardò intorno, attento a individuare qualsiasi traccia per capire cosa fosse successo, e poco distante dal punto dove aveva raccolto la collana notò alcune gocce di sangue, che seguivano alcune impronte che si inoltravano tra gli alberi.

Stringendo il ciondolo nel pugno sano fino a ferirsi il palmo, Asahi iniziò a seguire la scia di goccioline scarlatte sul terreno.

 

 

Una volta raggiunto Ryuu, Yuu aveva trovato l'amico accanto al corpo di un terrestre, che sembrava essere caduto dall'albero davanti a loro dopo essere stato colpito da una delle frecce di Tanaka.

“Ecco cosa succede a chi cerca di prendermi di mira” commentò quest'ultimo, continuando a tenere in mano l'arco con un'altra freccia incoccata.

 

L'agguato successivo era stato così prevedibile da essere imprevedibile: otto terrestri nerboruti li avevano accerchiati e costretti a seguirli, e ad un tentativo di reazione avevano colpito Tanaka con una freccia a un ginocchio, ancora prima che contrattaccasse. A quel punto i due si erano arresi, e avevano seguito gli aggressori senza opporre resistenza.

Noya aveva lasciato cadere la collana, sperando che Asahi la trovasse.

Con gli occhi bendati erano stati condotti nel cuore della foresta, oltre un ponte e una cascata, in una zona che non avevano ancora esplorato.

 

Una volta tolte le bende dagli occhi, i due si ritrovarono in un villaggio di case di legno, abitato da almeno qualche centinaio di terrestri.

Tanaka zoppicava e aveva le mani legate, ma la meraviglia della visione che gli si parò davanti gli fece dimenticare il dolore pulsante al ginocchio e la difficoltà della situazione.

Davanti a loro smontò da un cavallo color dell'ebano una ragazza bellissima dai lunghi capelli neri, con una maschera nera dipinta sul viso e un mantello rosso che le pendeva da una spalla.

“Mi ha colpito al cuore, bro” sussurrò Ryuu, che non riusciva a distogliere lo sguardo da una tale bellezza, che risaltava come una rosa tra i rovi.

“A me pareva che ti avessero colpito al ginocchio, bro” commentò Yuu sarcastico, ma nemmeno lui era immune al fascino della nuova arrivata.

I terrestri che li avevano catturati li obbligarono a inginocchiarsi con un calcio, per poi inginocchiarsi a loro volta davanti alla ragazza.

Heda… nel giorno della tua visita abbiamo catturato due Skaikru usurpatori di terre che hanno ucciso uno dei nostri, e se vorrai li sottoporremo ad una punizione esemplare e li sacrificheremo in tuo onore” disse nella lingua dei terrestri quello che sembrava il più importante tra coloro che li avevano catturati, mentre si inchinava e abbassava lo sguardo.

Tanaka e Noya, incapaci di comprendere, si scambiarono uno sguardo interrogativo.

Dalla folla radunata intorno a loro salì una cantilena crescente: “Jus drein jus daun! Jus drein jus daun!” che continuò per qualche minuto, finché colei che era stata definita “Heda” non alzò una mano per interromperla.

Apprezzo il vostro gesto, ma secondo la nostra legge se è stato ucciso un uomo verrà vendicato con la morte del suo assassino, una vita per una vita! Se ci direte chi di voi due ha ucciso il mio suddito, l'altro verrà risparmiato! Se non lo direte dovrete uccidervi tra di voi, e chi sopravviverà verrà risparmiato!” concluse la Comandante, cambiando idioma a metà del discorso perché Yuu e Ryuunosuke la comprendessero.

Quest'ultimo era totalmente stregato dal suono della sua voce, tanto da non rendersi conto del reale contenuto delle sue parole. Comprese appieno l'informazione solo dopo qualche istante, quando Yuu gli tirò una gomitata sussurrando: “Ti invidio bro, non capisco come fai a mantenere quell'espressione sognante se ci hanno appena condannato a morte”

“Ah...oh.” commentò Ryuu, ancora incantato “Ci avrà anche condannati a morte, ma è davvero bellissima...”.

Se non avesse avuto le mani legate Nishinoya avrebbe portato la mano al volto, scuotendo la testa e sospirando per il comportamento dell'amico.

La cantilena ricominciò intorno a loro.

Nessuno dei due proferì parola. Nessuno dei due voleva tradire l'altro per salvarsi.

“Li rinchiuderemo in una cella per tutta la notte” concluse la Comandante, lanciando loro uno sguardo di sbieco. “Domattina uno solo di voi dovrà essere in vita, o morirete entrambi e attaccheremo il vostro villaggio” aggiunse il terrestre che aveva parlato in precedenza, con un ghigno che gli deformava il viso pieno di cicatrici.

 

Fu in quel momento che Asahi giunse a nascondersi tra le sterpaglie che circondavano il villaggio, appena in tempo per udire la sentenza e vedere Yuu e Ryuu che venivano portati via.

Scivolò seduto a terra, con la testa tra le mani. Cosa doveva fare?

Non era abbastanza armato né sufficientemente coraggioso per irrompere nel villaggio e liberare i suoi amici, ma sapeva che aspettare avrebbe significato vederli uccidere entrambi la mattina successiva. Sarebbe rimasto ad osservare la situazione da lì, aspettando il momento giusto per infiltrarsi e cercare Tanaka e Nishinoya, o avrebbe cercato di elaborare un piano per salvarli il giorno seguente.

 

Nella cella buia, che in realtà era un sotterraneo scavato nella nuda terra che faceva sembrare le prigioni dell'Arca un hotel di lusso, i due passarono qualche ora a cercare una soluzione, vagliando possibilità più o meno improbabili per fuggire da lì o impedire che uno di loro perdesse la vita.

Yuu tentava di ritrovare il suo solito ottimismo nel tentativo di mettere a punto un piano, senza riuscirci. Qualunque idea portava a un vicolo cieco, in cui lui, Ryuu, i loro compagni o tutti quanti rischiavano seriamente di morire.

Scelse infine di fidarsi di Asahi, che sicuramente sarebbe riuscito a tirarli fuori da quel guaio. Per quanto conoscesse alla perfezione la sua scarsa attitudine alla violenza e il suo carattere pacato sapeva per esperienza che Azumane avrebbe fatto di tutto pur di proteggere gli amici, e in ogni caso era rimasto la loro unica speranza.

 

Perfino l'ottimismo di Yuu iniziò però a vacillare nel momento in cui Ryuu iniziò a lamentarsi e a straparlare, delirando a proposito di bizzarre visioni di esseri che lo fissavano.

“Bro… non c'è niente qui” gli rispose Yuu, per poi avvicinarsi e tastargli la fronte sudata con un polso.

Tanaka era febbricitante, e la ferita al ginocchio era circondata da un minaccioso alone viola.

Non sembrava la stessa reazione al veleno che aveva avuto Hajime: se anche fossero riusciti a tenere con sé le loro sacche piene di erbe medicinali probabilmente esse non avrebbero fatto effetto, perché la tossina utilizzata sulle frecce di quei terrestri dava sintomi diversi.

“Spero davvero che questa situazione non si risolva in questo modo… dobbiamo uscirne vivi entrambi, ce la faremo” disse fra sé, per cercare di mantenere il sangue freddo.

“Bro… hanno gli occhi gialli… e le zanne” continuava Ryuu, perso nel suo mondo parallelo abitato da mostri.

Nishinoya non era sicuro di quale fosse la cosa giusta da fare: alla luce dell'unica torcia della stanza il viso dell'amico gli appariva livido e stanco, e Tanaka alternava lamenti confusi a brandelli di frasi slegate a causa della febbre.

La ferita era stata fasciata alla meglio dallo stesso Ryuu prima che il veleno facesse effetto, ma la benda rudimentale (che in realtà era un pezzo della sua maglietta) era già incrostata di sangue e sporco.

A forza di sentire lamenti, la guardia che sorvegliava la cella si affacciò all'interno, per controllare cosa stesse succedendo.

Si trattava di un terrestre che non avevano notato in precedenza, altrimenti se lo sarebbero ricordato, poiché il suo aspetto saltava subito all'occhio: sulla testa per metà rasata spiccava una cresta bionda e indossava vestiti di tela e cuoio scuro con due spallacci rigidi e le maniche strappate. Al fianco portava una spada dall'apparenza discretamente pesante senza battere ciglio, mentre al collo teneva appeso un grosso ciondolo che sembrava una lunga zanna.

“Che cosa sta succedendo?” chiese con un accento marcato, più curioso che minaccioso nonostante l'aspetto. Dal suo linguaggio del corpo non si atteggiava come un nemico, tanto più che una volta che con esitazione Yuu gli ebbe spiegato la situazione, infilò una mano nella tasca e ne tirò fuori un piccolo contenitore di metallo, per poi metterne in mano a Nishinoya parte del contenuto.

“Fagliene masticare un paio e andrà meglio” disse semplicemente, per poi voltargli di nuovo le spalle.

“Grazie...” mormorò Noya, ancora prima di controllare l'effettivo contenuto della sua mano.

“...Tora. Puoi chiamarmi Tora” completò la guardia, stranamente amichevole.

Perché lo stava facendo? Forse voleva che sopravvivessero entrambi per poter dare maggior sfogo alla violenza il mattino seguente? Oppure per la singolare legge del taglione che regolava quel popolo non era considerato onorevole lasciar morire un prigioniero senza veder scorrere del sangue?

Nel dubbio, Yuu infine guardò bene il contenuto della sua mano alla luce della torcia, per poi assumere un'espressione perplessa.

Tanaka teneva gli occhi chiusi, continuando a biascicare di strane creature zannute e dotate di molte zampe che lo fissavano.

Nella mano aperta di Noya c'erano alcuni cadaveri essiccati di coleotteri dal bizzarro aspetto, grandi come una falange del suo dito indice.

“Ho alternative?” chiese a sé stesso ad alta voce, per poi convincere un delirante Ryuu ad aprire la bocca e masticare il ripugnante antidoto.

Dopo poco più di un'ora di ulteriori deliri, finalmente Tanaka si addormentò. La febbre sembrava effettivamente scesa, ma Yuu non volle comunque chiudere occhio per il resto della notte.

Tora rimase immobile davanti alla cella senza dire nient'altro.

Quando Ryuu aprì gli occhi, il mattino dopo, non ricordava nulla della notte appena trascorsa ma si sentiva tutto sommato bene, nonostante uno spaventoso mal di testa, un dolore sordo al ginocchio e un sapore amarissimo in bocca.

Tuttavia il fatto che fossero vivi entrambi era in realtà un grosso problema: li avrebbero uccisi tutti e due, e poi avrebbero attaccato l'accampamento.

Noya avrebbe voluto urlare per la difficoltà di quella situazione, ma si limitò a stringere i pugni e tirare un grosso sospiro di frustrazione.

 

Ed ecco infine l'alba.

Tora era sparito, lasciando il posto a due dei terrestri che li avevano catturati il giorno precedente che li legarono di nuovo e li trascinarono fuori.

Sembravano felici di vederli vivi entrambi: avrebbero visto scorrere molto più sangue.

 

Asahi era rimasto sveglio tutta la notte aspettando quel momento: veder riapparire Noya e Tanaka alle prime luci dell'alba, per quanto fossero di nuovo legati e a prima vista molto più stanchi di lui (ma comunque entrambi vivi, anche se non aveva avuto dubbi in proposito) gli schiarì la mente, rendendolo sicuro e pronto a ciò che stava per fare.

Doveva solo attendere il momento giusto.

I terrestri condussero i due al centro del villaggio, legandoli stretti a due ceppi di legno che sembravano essere stati allestiti proprio a quel proposito.

La Comandante non era ancora arrivata, e uno dei terrestri si divertì a infierire sul viso di Yuu incidendogli un taglio su uno zigomo col suo coltello da caccia, approfittando del fatto che non potesse difendersi. Gli occhi di Nishinoya rimasero fissi in quelli del suo aguzzino, fiammeggianti di rabbia e di ardore.

Fu in quel momento che per la prima volta nella sua vita Asahi provò autentica furia cieca, di quella capace di spingere un uomo a mettersi contro cento senza pensare alle conseguenze, di quella in grado di trasformare una persona pacifica come lui in un assassino a sangue freddo.

 

Non dovevano permettersi di alzare un dito su Yuu.

 

Il momento passò, e Azumane riprese a fatica il controllo di sé.

Era comunque da solo contro un villaggio intero e non sarebbe stato in grado di affrontare tutti quei guerrieri, non senza peggiorare la situazione.

Lui non era impulsivo come suo padre.

Doveva proseguire nel suo piano, che con ogni probabilità sarebbe stato l'unico modo per uscirne tutti più o meno indenni.

Da ogni parte iniziò a radunarsi una folla di terrestri pronta ad assistere allo spettacolo.

“Panem et circenses”, come nell'antica Roma: divertirsi nel veder infliggere violenza per non pensare di rivolgerla contro il sistema di potere interno.

La morte dei suoi migliori amici rischiava di diventare niente più che uno spettacolo per dei selvaggi assetati di sangue.

 

La Comandante infine apparve, sovrapponendo il suo profilo delicato a quello del sole nascente.

Era il momento giusto.

Asahi suonò il corno tre volte, come aveva sentito fare da un ignoto terrestre il giorno precedente.

La folla si ritrasse improvvisamente come un unico animale ferito: ognuno si guardava intorno, mormorando ai vicini e distogliendo l'attenzione dai prigionieri.

Arriva la nebbia di morte! Gli uomini della montagna ci condannano!” urlò una donna, in preda al panico.

Mantenete la calma e andate tutti verso le grotte! Sarà la nebbia a disporre dei prigionieri!” rispose la Comandante, prendendo il controllo e conducendo il suo popolo al sicuro.

 

Asahi uscì dal suo nascondiglio, e il sorriso di Yuu fu la cosa più bella vista da quando erano atterrati sulla Terra.

Ryuu sembrava contrariato che l'oggetto della sua infatuazione si fosse allontanato, ma sul momento si accontentò di aver salva la vita.

Una volta sciolti i legacci, i tre si inoltrarono subito nella foresta: non c'era tempo da perdere, perché i terrestri si sarebbero accorti del bluff e Ryuu non riusciva a correre a causa della ferita, anche se faceva già meno male del giorno precedente.

Ci misero parecchio tempo, perdendosi più volte e rallentandosi a vicenda, ma infine riuscirono a trovare la strada di casa.

Rimasero tutti e tre in silenzio finché non arrivarono nei pressi dell'accampamento, finalmente quasi in salvo. Tanaka si fermò di scatto, come se avesse avuto un'illuminazione improvvisa.

“Non so se preferisco tornare al campo o vorrei tornare indietro… i terrestri vorranno pure ucciderci ma appena Sugawara vedrà le nostre ferite probabilmente ci farà molto più male… tanto male che preferiremo essere morti” disse con aria grave, temendo il momento in cui avrebbe affrontato il medico.

 

Una volta arrivati alle porte dell'accampamento il primo a vederli fu Bokuto, che stava di guardia in cima alle fortificazioni appollaiato come un bizzarro volatile: gli altri erano già pronti a partire per andare a cercarli, e furono stupiti di vederli tornare, anche se un po' malconci.

Tanaka tirò un sospiro di sollievo, non vedendo Sugawara da nessuna parte: “Forse siamo salvi, bro” sussurrò a Noya.

 

Nella tenda di Koushi, che improvvisamente era diventata un po' stretta per due, il medico ufficialmente stava controllando lo stato delle ferite di Daichi, anche se si trovavano lì dentro da soli da almeno cinque ore.

Issei ormai si era rassegnato per la sua spalla, ma visto che era solo una ferita di striscio Takahiro fu ben contento di occuparsene personalmente, recuperando alcune bende dall'infermeria e medicandogli la ferita con cura e attenzione, per poi dedicarsi a garantire il benessere del suo ragazzo a ben altri e più piacevoli livelli.

 

Iwaizumi e Oikawa, che insieme a Kuroo erano stati designati per la squadra di ricerca ormai inutile, vollero conoscere tutti i particolari della loro cattura e della fuga, e tutti e tre si adombrarono una volta che sentirono il racconto di Yuu e Ryuu, mentre Asahi restava in disparte, ancora stupito di essere riuscito a salvarli entrambi da una simile situazione.

“Pensate che potrebbero vendicarsi sull'accampamento ora?” chiese Hajime, ricevendo in risposta un silenzio preoccupato.

Nella foga del salvataggio i tre avevano dimenticato la seconda parte della condanna decisa dai terrestri.

 

 

Daichi era coricato supino nel giaciglio su cui Koushi aveva dormito da solo fino a quel momento: il suo petto nudo era ancora ornato da due grossi cerotti bianchi che coprivano i punti dell'operazione che gli aveva salvato la vita meno di una settimana prima.

Quello più in basso, in corrispondenza della ferita infertagli dal proiettile che gli aveva spappolato la milza, era stato prontamente cambiato da Koushi: qualche punto era saltato, ma niente che il medico non potesse risolvere anche con pochi mezzi.

“Ora dovresti riposarti… domani mi racconterai tutto” gli aveva detto, posandogli un bacio leggero sulle labbra.

Ma Daichi l'aveva tirato a sé e l'aveva baciato con foga, come se potesse respirare solo attraverso quel bacio.

Alla fine anche Koushi si era tolto la maglietta e si era lasciato convincere a concedergli ciò che anche lui desiderava moltissimo, anche se temeva che le ferite i Daichi si riaprissero.

Era stato dolce, lento e indimenticabile.

Un ricongiungersi di due corpi che si incastravano perfettamente, di due amanti che avevano temuto di non rivedersi mai più e di non potersi mai più stringere tra le braccia.

Dopo l'amplesso si erano assopiti entrambi, esausti.

Alla fine Daichi aveva dormito un paio d'ore e si era svegliato ancora nello stesso bel sogno, con il viso di Koushi a pochi centimetri dal suo con il mento incastrato nell'incavo della sua spalla e un braccio a intrappolarlo dolcemente, come ad assicurarsi che non si allontanasse più da lui.

Aveva affondato una mano nei suoi capelli chiarissimi e gli aveva posato due baci leggeri sulle palpebre, attento a non svegliarlo.

Nel dormiveglia Koushi alzò la testa, raggiungendo e conquistando di nuovo le sue labbra.

All'esterno iniziava ad esserci trambusto, ma nessuno dei due intendeva alzarsi e infrangere quell'idillio.

Rimasero così finché il sole non fu alto nel cielo, abbracciati a parlare e raccontarsi tutto ciò che era successo nel tempo che avevano trascorso separati.

Tutto il resto poteva attendere ancora un po'.


Anche questo è andato XD Allacciate le cinture perchè ho tante cose in mente per i prossimi, non fatevi ingannare dal finale fluffoso!
Coooomunque, precisazione inutile: tutte le frasi in corsivo nel testo immaginatevele pronunciate in trigedaslang, la lingua dei terrestri, e così sarà per tutti i prossimi capitoli.
Perdonatemi se ho abbandonato Terushima a dormire in infermeria ma c'erano questioni più importanti (tipo Tanaka che vede i draghi)... in ogni caso alla prossima, sperando di riuscire ad aggiornare presto!!

_Kurai_

 

   
 
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