Sehun, come regola, non si
eccitava per il proprio compleanno. Non l'aveva mai fatto, davvero. Era
cresciuto senza che nessuno se ne ricordasse mai, a parte qualche
maestra delle elementari, e non si era mai aspettato niente. La prima
volta che una sua madre adottiva gli aveva chiesto quando fosse il suo
compleanno, Sehun era stato quasi scioccato, non sapendo
perché le interessasse. Ma era arrivata troppo tardi
– il suo compleanno era già passato da oltre un
mese – e non era successo niente. L'anno successivo
però, ricevette un nuovo paio di calze e altre cose, e del
cibo extra a cena, e quella era stata la prima volta che Sehun avesse
festeggiato il proprio compleanno.
Da allora, aveva ricevuto un altro regalo di compleanno, e si
considerava piuttosto fortunato.
E quindi, anche quando la metà di Aprile si stava
avvicinando portando con sé il compleanno di Sehun, lui non
disse niente. A malapena osò pensarci, perché se
si fosse aspettato qualcosa sarebbe solamente rimasto ancora
più deluso.
Il 10 Aprile, però, due giorni prima il
non-proprio-grande-giorno, Sehun stava uscendo di casa per andare a
scuola quando la madre adottiva chiamò il suo nome
all'improvviso. Si fermò e si voltò, aspettando,
e la donna apparve sull'uscio, con qualcosa in mano.
“Me ne ero quasi dimenticata,” disse, sorridendo
leggermente. “Ieri è arrivato questo per
te.”
“Per me?” Sehun si accigliò. Non aveva
mai ricevuto niente per posta prima.
“Sin dalla Cina, sembrerebbe,” disse la madre
adottiva, annuendo e porgendoglielo.
Quasi troppo spaventato per guardarlo, per paura di rimanere
terribilmente deluso, Sehun prese il pacchetto e guardò il
davanti. C'erano il suo nome e un indirizzo, scritto in hangul
stentato, e nell'angolo c'era l'indirizzo del mittente scritto tutto in
cinese. Sehun trattenne il fiato e lo aprì.
All'interno c'era un singolo foglio, coperto di inchiostro blu e
piccoli disegnini.
Sehunnie!
Buon
compleannoooo!!!!!!! In realtà
non ho idea di quando ti arriverà questa lettera, ma spero
non troppo presto o troppo tardi. Pensavi me ne sarei dimenticato,
vero? Beh, invece no! Persino in Cina, questo hyung pensa a te ^^ Sono
triste che mi perderò il tuo compleanno. Volevo darti un
regalo, ma sembra che non potrò farlo. Dì a
Minseok di darti un abbraccio di compleanno da parte mia, okay? kekeke
Probabilmente non lo farai. Sono sicuro che Jongin te ne
darà tanti, comunque. Immagina solo che uno di quelli sia da
parte mia!
Hmmmm
hmmmm cosa dovrei dire? Sono passati solo pochi giorni da quando ti ho
visto! Ma quando leggerai questa lettera, sarà passato
più tempo, quindi sono sicuro che sentirò la tua
mancanza keke. Sei un dongsaeng davvero importante per me, lo sai vero?
Penso tanto a te, se stai bene e se Jongin ti rende felice e si prende
cura di te. Non pensare che le cose siano cambiate solo
perché sono in Cina! So che lo stai pensando, quindi
smettila! Ora che sono così lontano, posso dire quello che
voglio senza che tu possa farci niente, ke. Quindi ecco quello che
penso di te, Oh Sehun:
Sprechi
troppo tempo ed energia a fingere di essere qualcosa che non sei. Sei
una persona davvero buona, anche se cerchi di nasconderlo. Fingi che
non ti importi di nessuno, ma io lo vedo che non è
così. Tieni a me, e tieni a Jongin, e questo significa molto
per me. E mi rende pieno di gioia vederti sorridere di più,
e lasciarti andare alla felicità, e lasciare che le persone
tengano a te. Capisco che il tuo passato sia stato davvero difficile,
Sehun, e ti ammiro per la tua forza. È vero, non hai sempre
gestito le cose nel migliore dei modi, ma nemmeno nel peggiore. Riesco
a vedere quanto tu sia estremamente coraggioso e forte e di buon cuore.
Continua così, Sehun, e continua a crescere come stai
facendo. Questo hyung è così fiero di te, lo sai
vero?
Oh
Sehun, il mio piccolo fratellino, che ora è un anno
più grande! Spero che quest'anno sarà ancora
migliore del precedente. Ti prego prenditi cura di te mentre sono via,
e lascia che anche Jongin si prenda cura di te. Studia bene, cresci
tanto e sorridi di più :D E lascia che le persone ti amino!
Il prossimo anno, dovrai lavorare tanto su questo. Sul lasciare che le
persone ti amino.
Spero
di poterti parlare presto, al telefono o attraverso una video chiamata.
Non sentire troppo la mia mancanza~ e non dimenticare che ci
tengo a te, ti voglio bene, e non ti libererai di me così
facilmente! Buon compleanno, Sehunnie~!
Con
amore, il tuo hyung preferito,
Luhan
^^
Quando Sehun raggiunse la fine della lettera – dopo essersi
fermato a rileggere diverse parti per assicurarsi di aver visto bene
– c'era qualcosa di caldo che gli bruciava gli occhi e che
assomigliava pericolosamente a lacrime, e sarebbe arrivato tardi a
scuola. Schiarendosi la gola, rimise la lettera nella busta e corse
fuori, sapendo che Jongin probabilmente lo stava già
aspettando alla solita intersezione dove si incontravano per andare
insieme. Anche Jongin sarebbe arrivato in ritardo se non fosse andato
senza di lui, ma in qualche modo, Sehun sapeva che sarebbe stato
comunque lì.
In effetti, Jongin lo stava aspettando esattamente dove sapeva sarebbe
stato, e anche quando Sehun lo oltrepassò dicendo
“È tardi!”, Jongin gli prese il braccio
e la velocità di Sehun li fece girare entrambi.
“Hey tu,” disse allegramente Jongin, nascondendo il
viso nella spalla del ragazzo. “Cosa ti ha
trattenuto?”
Sehun esitò, la gola secca, e Jongin approfittò
dell'opportunità per premere un veloce bacio sulla sua
guancia. Il gesto lo fece sentire ancora più stranamente...
emotivo. “Luhan mi ha mandato una lettera,” disse
alla fine, con voce leggermente roca.
“Davvero?” chiese Jongin, lasciando andare Sehun e
facendo scivolare la mano lungo il suo braccio per prendere la sua,
tirandolo in avanti. “Aveva altre novità, oltre
quelle che ha mandato a Minseok?”
Sehun scosse la testa, correndo leggermente. “Per il mio
compleanno,” rispose.
Jongin si fermò, così all'improvviso che Sehun
gli passò davanti, per poi girarsi a guardarlo sorpreso. Gli
occhi di Jongin erano spalancati. “Oh, cavolo, è
fra un paio di giorni, vero!”
Sehun si agitò, riprendendo a correre. “Um,
già.”
“Mi ero completamente dimenticato che giorno
fosse!” esclamò Jongin, sembrando leggermente nel
panico. “Dico, oggi! È il 10, vero?”
Sehun annuì.
“Cavolo, cavolo, il tuo compleanno è tra due
giorni.” Lo stomaco di Sehun fece un tonfo piacevole. Jongin
gli aveva chiesto quando era il suo compleanno mesi fa. “Hai qualche
programma?”
“No,” rispose lui, ansimando in un misto di
aspettativa e sforzo, dopo aver preso a correre più forte
per paura di mancare la prima campanella.
“Bene, bene. Lascia così. Oh cielo, mi ha preso
completamente alla sprovvista, avrei potuto giurare che fosse ancora inizio
Aprile.” anche Jongin stava ansimando, ma Sehun era
abbastanza sicuro non fosse per la fatica.
Raggiunsero l'ingresso della scuola un minuto dopo, e prima che
potessero entrare, Jongin tirò Sehun verso di sé
per premere un bacio sulle sue labbra. Sapeva che a Sehun non piacevano
le manifestazioni eccessive di affetto in pubblico, quindi approfittava
sempre dei loro momenti fuori dalle mura scolastiche. Poi, con un
ultimo sorriso affettuoso, corsero dentro, arrivando in classe giusto
in tempo.
Sehun non lo avrebbe mai ammesso, ma passò la maggior parte
della giornata ad allisciare la lettera di Luhan sotto il banco e a
cerchiare specifiche parole. Ti ammiro. Sono orgoglioso.
Tengo a te. Ti voglio bene. Nessuno prima d'ora gli aveva
mai detto che gli voleva bene. Nessuno.
Sehun si chiese se Luhan lo sapesse. Si chiese se sapesse quanto gli si
stringesse il cuore per quel sentimento.
A pranzo quel giorno, prima ancora che Sehun potesse riprendersi da
quella lettera, Minseok gli si avvicinò con un sorriso
cordiale. Sembrava molto più allegro rispetto alle settimane
passate, più in salute e più vivo. Sehun non fece
alcun commento, però. “Hey, Sehun.”
“Hey,” rispose. Lui e Minseok non erano amici. Le
uniche parole che si erano mai scambiati erano state su dove si
trovasse Luhan.
Prevedibilmente, le prime parole del maggiore furono, “Ho
parlato con Luhan ieri.” Minseok inclinò la testa
di lato. “Su Skype. Mi ha chiesto di te.”
Sehun deglutì. “Ah sì?”
Minseok annuì, continuando a sorridere. A dire il vero era
diventato molto più amichevole con Sehun in generale,
ultimamente. “Mi ha chiesto come stessi e cose
così. E anche se hai ricevuto la sua lettera.”
Sehun si morse il labbro per nascondere quello sentiva essere un
sorriso. “L'ho ricevuta solo oggi.”
“Oh, perfetto! Era preoccupato che non ti arrivasse prima di
sabato.” Rise leggermente Minseok. “Comunque, ti
vuole parlare quel giorno.”
“Sabato?” chiese Sehun, e Minseok annuì.
“Su Skype? Perché io non ho—”
Minseok agitò le mani velocemente. “Puoi venire a
casa mia, tanto vale parlarci tutti se possiamo. Ecco, ti do il mio
indirizzo—”
“Ma Sehun,” si intromise Jongin, tirandogli la
manica con insistenza. “Io avevo qualche programma per
sabato.”
Sehun ghignò leggermente, e Minseok disse, “Puoi
averlo per tutto il giorno prima di allora, sarà solo la
sera. Condividilo un po'.”
“Ma lo volevo io,” rispose in modo
petulante. Le guance di Sehun si scaldarono.
Minseok rise semplicemente. “Allora dovrai vedertela con
Luhan per lui,” disse, passando il proprio indirizzo su un
foglietto di carta. “Ecco, ricontrollo l'ora e ti faccio
sapere domani. Ci vediamo?”
“Sì,” disse Sehun senza fiato.
Quando Minseok se ne fu andato, Sehun sentì le dita di
Jongin intrecciarsi con le proprie, stringendo leggermente.
“E avevi paura che si dimenticasse di te,” disse
piano, guadagnandosi un sorriso da parte di Sehun.
Il 12 Aprile arrivò con una sorta di maltempo freddo e
grigio, che prometteva pioggia, e che sembrava chiaramente dire,
“Non voglio che passi una bella giornata.” Sehun si
sedette sul letto e guardò fuori dalla finestra, grugnendo.
Ovviamente, tra tutti i giorni, proprio oggi.
Jongin gli aveva detto di incontrarlo alla stazione della metro alle
11, e per le 10 la pioggia aveva cominciato a cadere fitta e
ininterrotta. Sehun frugò nell'armadio accanto alla porta
alla ricerca di un ombrello, sospirando.
Quando raggiunse l'altro ragazzo, seduto sulle scale dell'uscita 4, la
pioggia non aveva dato segno di voler smettere di cadere, e i capelli
di Jongin erano fradici. Mentre Sehun si avvicinava, alzò lo
sguardo dallo zaino sulle proprie gambe e sorrise imbarazzato.
“Non ho controllato le previsioni del tempo.”
Sehun rise leggermente, scuotendo la testa. “Passeremo la
giornata fuori?”
Jongin annuì, sospirando mentre si alzava. “Questi
erano i piani…” posò lo zaino e
aprì le braccia. “Vieni qui.”
Sehun si morse il labbro ansioso, guardando le altre persone che
girovagavano per la stazione. Alla fine, si fece avanti tra le sue
braccia, ricevendo un abbraccio affettuoso.
“Buon compleanno, Hun,” gli sussurrò
all'orecchio Jongin, ed era la prima volta che lo chiamava in un altro
modo rispetto al solito, vecchio 'Sehun'. Lo fece sorridere contro la
sua spalla. “Scusa per averlo già quasi
rovinato.”
“Non l'hai rovinato,” mormorò Sehun.
Anzi, Jongin aveva già reso questo compleanno cento volte
migliore rispetto a quelli passati.
Con un'ultima stretta, Jongin si ritrasse, sorridendo leggermente.
“Quanto odieresti andare al parco con questo tempo,
comunque?”
Sehun trattenne un sorriso. “Dipende da cosa faremo
lì?”
“Ho preparato il pranzo,” disse orgoglioso Jongin,
indicando lo zaino. “Avremmo dovuto fare un picnic. Ma poi,
beh... ha cominciato a piovere.”
Sehun fece un suono pensieroso. “Beh, se andiamo in quel
parco con la nave pirata,” cominciò. “Ho
sentito dire che c'è una bella cambusa sotto
coperta.”
“Davvero?” rise Jongin. “Non è
il parco in cui avevo pensato di portarti, ma possiamo
farcela.”
Ci volle un po' per arrivare lì; dovettero prendere la metro
nella direzione opposta e poi si ripararono sotto l'ombrello di Sehun
mentre si affrettavano sul marciapiede quasi vuoto, ma quando
arrivarono, la pioggia era diminuita notevolmente. Non c'era comunque
nessuno al parco oltre loro, e questo andava più che bene a
Sehun.
Il tavolo e le panchine sotto la prua della nave – o almeno,
Sehun pensava fosse la prua – erano, a tutti gli effetti, per
bambini. E nemmeno bambini grandi. Sehun e Jongin dovettero incastrare
le gambe sotto al tavolo, strette e intrecciate insieme, e l'acqua
gocciolava sopra le loro teste nonostante il riparo abbastanza solido.
Ad ogni modo, Jongin sembrava assolutamente deliziato mentre sistemava
diversi contenitori sul piccolo ripiano che li divideva, dicendo a
Sehun cosa ci fosse in ognuno di essi e quali avesse fatto lui stesso,
e Sehun non poté non sorridere per il suo entusiasmo.
Il pranzo era semplice ma piacevole e soddisfacente, e Sehun se lo
godette. Alla fine, c'era un cupcake per lui, con una singola candelina
al centro che Jongin accese con un fiammifero. “Esprimi un
desiderio,” disse, tirando fuori una Polaroid rosa acceso
dallo zaino. Sehun la fissò.
“Cosa è quella?”
Jongin sorrise mestamente. “L'ho rubata a mia sorella. Ora
esprimi un desiderio, prima che la cera della candela coli sul tuo
cupcake di compleanno!”
Sehun sbuffò, scuotendo la testa divertito, poi chiuse gli
occhi ed espresse il desiderio prima di soffiare la candelina. Un
rivolo di fumo gli solleticò il naso, e la macchina
fotografica di Jongin scattò.
“Cos'hai desiderato?” chiese subito dopo Jongin,
scuotendo la foto mentre aspettava che si sviluppasse.
Sehun schioccò la lingua, sollevando le sopracciglia
scherzosamente. “È un segreto.”
“Includeva un bacio sotto la pioggia, perché posso
far sì che si avveri.”
Il tono serio di Jongin strappò una risata a Sehun, la
fotocamera scattò ancora. Jongin guardò le due
foto e sorrise, mormorando, “Bellissimo.” Sehun
avvampò.
Poco dopo, Jongin annunciò che aveva pianificato di fare una
passeggiata nel parco dopo pranzo, ma dato che stava ancora piovendo,
avrebbero fatto un sonnellino invece.
“E se non volessi dormire?” chiese Sehun, guardando
Jongin stendere la coperta del picnic sul cippato bagnato accanto al
loro tavolo.
“Allora io dormo e tu puoi guardarmi,” rispose
Jongin, facendo un occhiolino sfacciato. “Oppure, sai,
potremmo fare qualcos'altro quaggiù.”
Sehun grugnì per nascondere quanto rosse fossero le sue
guance. “D'accordo, faremo un pisolino,” disse, e
Jongin picchiettò la coperta accanto a sé,
felice. Sehun si sedette e si lasciò portare giù
da Jongin, usando il braccio del ragazzo come cuscino.
“È ora del pisolino,”
sussurrò lui, la voce bassa ma vicina all'orecchio di Sehun.
Sehun fissò il soffitto, ma poteva sentire gli occhi di
Jongin su di sé. “È ora del pisolino di
compleanno.” Sehun sorrise leggermente, e Jongin si
avvicinò fino che non sentì il suo fiato sul
collo. “Hey, Sehun.”
La voce del ragazzo era più profonda, ora, più
seria. “Hm?”
“È passato più di un mese da quando mi
sono dichiarato. Lo sapevi?”
Sehun deglutì a fatica. “Così
tanto?” chiese piano, lasciando che gli occhi si chiudessero
mentre i respiri regolari di Jongin gli solleticavano la pelle.
“Già. Un mese e... sei giorni. Sta andando
piuttosto bene fino ad ora, non pensi?” Nel suo tono c'era
esitazione, come se non fosse sicuro di voler sentire la sua risposta.
“Sì. Già, lo penso anche io,”
rispose piano Sehun.
Una fredda goccia cadde direttamente sulla guancia di Sehun, e un
pollice gentile la asciugò. “Bene,”
sussurrò Jongin. “Hey, ti ricordi quando... quando
hai detto, quel giorno, che non ti era mai piaciuto nessuno
prima?”
Sehun strinse i pugni attorno all'orlo della felpa e tenne gli occhi
chiusi. “Sì.”
“Beh, um. È passato un mese da allora. Nessuna
pressione, o niente del genere, ma mi stavo chiedendo se... se la
situazione sia... cambiata?”
Sehun prese un profondo respiro e trattenne il fiato. Jongin sembrava
così nervoso, così speranzoso, e Sehun non aveva
mai osato pensarci, mai nella sua vita. Non sapeva nemmeno cosa si provasse quando ti piaceva qualcuno.
“Tu cosa pensi?” chiese piano.
Jongin rimase a lungo in silenzio, e Sehun era terrorizzato,
assolutamente terrorizzato, di aver detto qualcosa di terribilmente
sbagliato. Poi Jongin si mosse, il suo respiro forte contro l'orecchio
di Sehun, e disse, “Non lo so. So che mi comporto come se
sapessi esattamente quello che sto facendo, Sehun, ma per la
verità faccio tutto come mi viene. Non so niente. Non
c'è bisogno che dica qualcosa, non ti costringerò
a farlo, ma spero solo che... un giorno... ti piacerò tanto
quanto tu piaci a me.”
Il respiro di Sehun gli si bloccò in gola e si morse
violentemente il labbro. “Io non... ho paura di fare...
promesse.” O in generale di parlare, se doveva essere
sincero, ma ci stava lavorando. Ma le promesse erano qualcosa di
completamente diverso. Le promesse erano bugie, se Sehun non avesse
potuto mantenerle.
Jongin non si prese gioco di lui, non gli disse che dirgli che gli
piaceva non era una promessa (perché Sehun sapeva che non lo
era – ma allo stesso tempo, lo era). Disse solo,
“Lo so.”
“Mi dispiace,” sussurrò Sehun.
“Non esserlo,” insistette Jongin. “Te
l'ho già detto, no? Posso aspettare. Posso aspettare per
sempre.” Si voltò, premette un bacio sulla guancia
di Sehun. “Il che mi ricorda che ho un regalo per
te.”
Sehun si sedette immediatamente, guardandolo sorpreso.
“Davvero?”
Jongin lo guardò stranito, voltandosi a prendere lo zaino
dal tavolo. “Sì, certo. Voglio dire, non
è nulla, davvero, ma... dovevo prenderti qualcosa. Perché sei
così scioccato?”
Sehun deglutì. “Non è un avvenimento
normale per me,” ammise piano.
“Oh.” Jongin si morse il labbro dispiaciuto.
“Beh, um. Scusa se il mio regalo fa così schifo,
allora.”
Sehun scosse velocemente la testa. “Non mi aspettavo nulla, quindi... semplicemente il
fatto di ricevere qualcosa è fantastico.”
Sorridendo un po' timido, Jongin gli porse un regalo piatto e
rettangolare. “Tieni, allora,” disse piano.
Sehun lo prese con mani attente. Strappò la carta
lentamente, assicurandosi di non rovinare niente, e scoprì
un piccolo libricino dalla copertina rigida, rilegato con finta pelle
nera. Sbattendo le palpebre per la sorpresa, Sehun lo aprì e
vide che tutte le pagine erano vuote tranne una.
Caro Sehun,
Prima
di tutto, buon compleanno! Se qualche mese fa mi avessi
detto che avrei passato il tuo compleanno con te, come ho programmato,
ti avrei chiamato pazzo, haha. Sono così fortunato ad avere
questa opportunità, onestamente. Sono stato molto felice,
queste cinque settimane passate. Spero davvero che anche tu sia stato
felice <3 So che è davvero difficile per te dire cose
come questa ad alta voce, o dire qualcosa in generale, ed è
per questo che ti ho preso questo quaderno, immagino.
Ne
abbiamo parlato prima, vero? Di quanto tu non sia bravo a comunicare
con le persone. Capisco perché sei così, e lo
accetto, ma sono anche una persona che si affida molto alla
comunicazione, quindi questo causa dei problemi a volte. Comunque, non
ti costringerò a dire cose che non vuoi dire. Non lo farei
mai. Ma stavo solo pensando che forse, per cominciare, avresti potuto
scrivere i tuoi pensieri. Non mi importa cosa scrivi qui sopra. Non
devi mostrarlo a me, o a nessun altro, se non vuoi. Ma penso sarebbe
una buona idea scrivere qui sopra ogni giorno, almeno un po', giusto
per esercitarti. Ho letto alcune ricerche sull'uso della scrittura come
terapia. Non sto dicendo che hai bisogno di andare in terapia, Hun, ma penso sarebbe carino
che ti togliessi qualche peso dal petto di tanto in tanto, non credi
anche tu? Impara a scaricarti, prima, e trasforma i tuoi pensieri in
parole. Poi, se vorrai, potrai cominciare a condividerli con altre
persone.
Sai
che voglio solo che tu sia felice, vero Sehun? Voglio che tu sia
felice, e voglio che noi siamo felici, insieme. Continuiamo a lavorare
insieme per essere felici, okay? E non dimenticare che tengo molto a
te, e che mi piaci così tanto che a volte fa letteralmente
male. E questo non cambierà nel giro di poco tempo.
Con
amore, amore, amoreamoreamore,
Jongin
Sehun mandò giù il magone che aveva in gola
mentre finiva di leggere la lettera di Jongin. Perché aveva
dovuto scrivere tutte questa cose, rendendo Sehun così
emotivo? Non era giusto, gli auguri di compleanno non avrebbero dovuto
far piangere nessuno. Schiarendosi la gola, sollevò lo
sguardo su Jongin, che lo stava guardando incerto. Senza dire una
parola, Sehun allungò un braccio, chiudendo il pugno attorno
al maglione di Jongin.
“Cosa?” chiese Jongin, sgranando gli occhi.
Sehun non rispose, scuotendo leggermente la testa lo tirò
gentilmente in avanti.
“Cosa?” chiese ancora, ma si mosse ubbidientemente.
“Tu—”
Sehun lo interruppe con un bacio deciso, lasciando cadere il libro per
posare una mano sulla guancia di Jongin. Il ragazzo emise un piccolo
suono stupefatto, e Sehun non ne rimase sorpreso – sin da
quel primo giorno in corridoio, Sehun non aveva mai iniziato alcun contatto, specialmente non un
bacio. Ma Jongin reagì velocemente, posando una mano sui
fianchi e l'altra sulla spalla di Sehun mentre si chinava in avanti e
ricambiava il bacio, lento e dolce.
“Questo significa che ti piace, allora?” chiese
Jongin mentre si ritraeva, sembrando meravigliato, con lo sguardo
assorto.
Sehun sorrise semplicemente e lo tirò in un altro bacio.
Sehun passò l'intero pomeriggio con Jongin, facendo quel
pisolino alla fine, facendo una passeggiata quando smise di piovere,
prendendo un gelato in una piccola gelateria per strada. Jongin lo
tenne costantemente per mano, lo baciò quando nessuno
guardava (“Bacio di Compleanno,” diceva sempre con
un sorriso), e cercò di farlo ridere più che
poteva. Sehun non si trattenne mai, e per un po' si
dimenticò di essere un ragazzino adottato con fin troppi
problemi. Jongin lo aiutò a dimenticare.
Per cena, però, Sehun tornò a casa. Glielo aveva
chiesto la madre adottiva, e Jongin aveva richiesto la sua presenza
solo fino ad allora (anche se disse che avrebbe festeggiato con piacere
il suo compleanno con lui per sempre). Sehun immaginava che il suo
assistente sociale gli avrebbe fatto visita o qualcosa del genere, ma
invece quando arrivò a casa trovò solo i tre
membri della famiglia seduti attorno al tavolo (quattro, se contava il
gatto che faceva le fusa sulle gambe di Taewoon), e la cena tra loro,
stranamente stravagante rispetto ai soliti piatti, con diversi contorni
e manzo bollito da servire insieme al riso. Sehun sbatté le
palpebre sorpreso.
“Buon compleanno, Sehun-ah,” disse la donna,
sorridendo dolcemente. “Ti va di sederti? C'è una
torta in cucina, se ti va un po' di dolce. È fatta in casa,
ma... spero ti piaccia.”
Sehun non riusciva a trovare la voce. Deglutì piano.
“Ti abbiamo anche preso un regalo. È piccolo, ma
volevamo fare qualcosa per te,” disse il padre adottivo, un
uomo di poche parole. Sia lui che la moglie sembravano nervosi, come se
avessero avuto paura che Sehun avrebbe potuto odiare tutto quello,
avrebbe potuto odiare loro per averci provato. Qualche
mese fa, forse l'avrebbe fatto.
“Anche io ti ho fatto qualcosa!” esclamò
eccitato Taewoon. “Per il tuo compleanno!”
Sehun deglutì ancora. Poi, con voce roca, disse,
“Grazie.”
La sua famiglia sorrise allegramente, e Sehun si sedette a mangiare.
Sehun non era mai stato a casa di Minseok prima – o a casa di
Luhan, ora che ci pensava – ma aveva la sensazione che
sarebbe stata bella, come quella di Jongin. Luhan una volta aveva detto
che la madre del maggiore era un'infermiera, che era un lavoro ben
pagato, e suo padre faceva un lavoro d'ufficio per quanto ne sapeva
Sehun. Raggiunse il palazzo seguendo le indicazione che gli aveva dato
Minseok, e trovò Jongin che lo aspettava lì
davanti, ma Sehun non si guardò nemmeno intorno, troppo
impaziente di entrare e vedere Luhan. Minseok aveva promesso che Luhan
sarebbe già stato ad aspettarlo. Mentre prendevano
l'ascensore, Jongin gli fece qualche domanda sulla cena, ma Sehun era
troppo distratto per rispondere in modo decente. Pregò
mentalmente che l'ascensore andasse più veloce.
Sentì la voce di Luhan nel momento in cui entrò
nell'appartamento. Stava parlando in cinese – dicendo a
qualcuno di smetterla di disturbare i suoi amici, se il suo cinese non
lo tradiva – ma Sehun avrebbe riconosciuto quella voce
ovunque, anche se erano passate più di tre settimane
dall'ultima volta che l'aveva sentita. Guardò Minseok, che
l'aveva fatto entrare, con gli occhi sgranati. Il maggiore sorrise e
indicò una porta aperta, e Jongin lo spinse leggermente in
avanti. Inciampando, Sehun entrò, giusto in tempo per vedere
Luhan che colpiva un ragazzo dai capelli neri accanto a lui, ridendo.
Quasi incantato, Sehun si fece avanti, avvicinandosi ad un ragazzo che
non aveva mai visto prima, e Luhan smise immediatamente di ridere.
“Sehun-ah!” esclamò, illuminandosi.
Sehun sentì una stretta al petto, quella piacevole
sensazione a cui solo recentemente si era abituato.
“Hyung!”
Luhan si fermò e lo guardò a bocca aperta, e ci
volle un momento perché Sehun si rendesse conto del
perché. Quando lo fece, anche lui ansimò. Gli
occhi di Luhan si fecero lucidi, e sbatté velocemente le
palpebre come per trattenere le lacrime. “Scusa,
scusa,” disse, cominciando a sorridere. “Ero solo
sorpreso. Sorpreso e felice.”
Sehun si morse il labbro e si godette il suono della voce del maggiore,
si godette la sua presenza confortante, e si rese conto di quanto gli
fosse mancato tutto questo.
“Buon compleanno, Sehun-ah,” disse emozionato Luhan.
“Grazie, hyung,” disse piano Sehun, e
quell'appellativo non era familiare sulla sua lingua, ma in qualche
modo era un sollievo dirlo. Sentì Jongin al suo fianco e
intrecciò le loro dita, stringendo leggermente.
“Vi lascio soli,” disse gentilmente Jongin, e Sehun
riuscì a percepire il suo sorriso. Un leggero bacio sulla
sua tempia e poi se ne andò, come tutti gli altri nella
stanza, che Luhan salutò per poi tradurre i saluti
dell'amico.
“Mi ha fatto piacere rivederti, Jonginnie! Dobbiamo parlare
più tardi, prima che vada a lavoro! Ciao Kyungsoo, Yixing
dice ciao e che puoi chiamarlo quando vuoi! Ciao Baekhyunnie, ciao
Seok-ah! Mi mancate!” E poi, silenzio, evidenziato dal grande
sorriso di Luhan, luminoso anche attraverso lo schermo. “Hey,
Sehunnie. Mi sei mancato.”
Sehun prese un profondo respiro. Era ora di essere onesti.
“Mi sei mancato anche tu.” Luhan
aspettò. “Hyung.”
Il maggiore sembrò nuovamente sul punto di scoppiare in
lacrime. “Sono così fiero di te,” disse,
e sì, anche Sehun era piuttosto orgoglioso di sé.
Più tardi quella notte, a letto, dopo essere stato
riaccompagnato a casa da Jongin e aver ricevuto il suo ultimo bacio di
compleanno e un sussurrato, “Sei stato fantastico
oggi,” Sehun avrebbe aperto la prima pagina bianca del suo
nuovo quaderno e avrebbe scritto “Non ho mai chiamato
nessuno hyung prima.” Poi, sotto, con
dita tremanti ed esitanti, “Penso che potrei
essere innamorato di Kim Jongin.” Avrebbe
immediatamente cancellato quella seconda frase, ancora e ancora, fino a
che non sarebbe stato impossibile leggerla.
Aveva ancora molta strada da fare.
Seguendo i veloci saluti di Luhan dopo l'arrivo di Sehun (che era stato
il motivo principale per l'incontro di oggi, quindi era scusato), le
persone che prima occupavano la stanza di Minseok si spostarono in
salotto, sistemandosi sui divani. Kyungsoo se la cavava meglio con dei
piccoli gruppi, ma era ancora diffidente delle persone che non aveva
mai incontrato prima, quindi Minseok gli lasciò la poltrona.
Minseok si strinse tra Jongdae e Baekhyun sul divano, e Jongin si
sedette su una sedia della cucina, sembrando leggermente perso senza il
suo ragazzo intorno.
“Cavoli, comincia davvero a mancarmi Luhan,”
Jongdae sospirò pesantemente.
Minseok si morse il labbro per la fitta di dolore al petto quando
sentì una risata familiare e allegra provenire dalla propria
stanza. Non era geloso di Sehun – davvero – ma in
un certo senso lo era. Non era nemmeno sicuro del perché, esattamente. Perché
non era più preoccupato che Luhan avesse qualche interesse
amoroso nei confronti del ragazzo. Vedere Sehun con Jongin tutto il
tempo lo aveva aiutato. Non era sicuro se fosse perché Sehun
stava monopolizzando tutta l'attenzione di Luhan (che in effetti era
una cosa piuttosto infantile di cui essere gelosi), o perché
Luhan sembrava sempre così estremamente entusiasta nel
parlare con Sehun o nel sentire novità di Sehun o nel
parlare di
Sehun,
o forse era per quella piccola, irritante sensazione che Luhan sentisse
più la mancanza di Sehun piuttosto che di Minseok. Era
ridicolo, perché sapeva il tipo di relazione che c'era
tra Luhan e il più piccolo (a grandi linee, almeno), e
quanto Luhan ci tenesse e si preoccupasse per lui, ma forse era questo
il problema. Egoisticamente, Minseok voleva che Luhan si preoccupasse
così tanto anche per lui.
Luhan chiedeva regolarmente aggiornamenti sulla salute di Minseok
(meglio, sempre meglio, anche se i progressi erano dolorosamente lenti
a volte) e solo Dio sapeva cosa dicesse a Kyungsoo e Jongdae alle sue
spalle, ma quella piccola vocina nella sua testa si chiedeva se avrebbe
fatto tutte quelle domande se non si fosse sentito costretto.
Forse Minseok era semplicemente rancoroso perché mentre
Sehun aveva ricevuto una lettera, dei nomignoli e dei sorrisi per il
suo compleanno, tutto ciò che aveva ricevuto Minseok era
stata una chiamata di venti secondi in cui Luhan gli diceva che stava
partendo.
Si riscosse dai propri pensieri quando Jongdae grugnì forte
al suo fianco e disse, “Non riesco a credere che il festival
multiculturale inizi lunedì. Ci stiamo preparando da mesi e non siamo ancora pronti. Non riesco a credere
che si aspettassero che due persone potessero gestire il
tutto.”
“Mancano solo due giorni. Sarete pronti in tempo?”
chiese Kyungsoo, sembrando preoccupato.
Jongdae scrollò le spalle cupamente. “Siamo quasi
pronti, rimangono solo un paio di piccole cose da fare. Penso che ci
vorrà tutta la notte per finire in tempo.”
Minseok fece schioccare la lingua con aria di rimprovero.
“Non sareste a questo punto se non avessi evitato Junmyeon
per tutto questo tempo, sai. Hai avuto un sacco di tempo nelle scorse
settimane.”
Jongdae abbassò lo sguardo e curvò le spalle.
“Sono stato impegnato con altre cose,”
borbottò, e Minseok sapeva che era una bugia.
Sospirò e gli diede qualche pacca sulla gamba per
confortarlo. Solo Jongdae riusciva a complicarsi tanto le cose.
“Beh grazie a te,” disse Baekhyun, guardando
Jongdae, “Dovrò fare le ultime prove dei costumi
domani invece che prima dello spettacolo perché il tuo
stupido festival occuperà tutto l'auditorium fino al giorno
della prima.” Fece un smorfia.
“E tu sei pronto per quello?” chiese Kyungsoo.
Baekhyun sospirò e scosse la testa. “Nemmeno
lontanamente. C'è così tanto da fare, non ci
voglio nemmeno pensare. Devo ancora cambiare la chiave delle mie
canzoni. E mettere insieme un nuovo costume per me.”
Minseok provò un'ondata di compassione e frustrazione
perché Baekhyun doveva passare tutto questo, tutto da solo.
Jongdae, però, sempre fuori dal giro, si sporse oltre
Minseok per guardare Baekhyun e chiese, “Quanto è
grave questo litigio con Chanyeol, comunque? Voi due non litigate mai così a
lungo.”
Baekhyun deglutì visibilmente e fece spallucce, abbassando
gli occhi e rimanendo il silenzio.
“Chanyeol non sembra nemmeno arrabbiato,”
continuò Jongdae, e Minseok voleva schiacciargli un piede
perché non sapeva mai quando era ora di smetterla di
parlare, e perché non diceva mai le cose giuste.
“Sembra solo triste e confuso.”
Minseok soffrì sentendo questo, perché era
così diverso dal solito atteggiamento di Chanyeol, ma
soffrì ancora di più nel vedere Baekhyun
sospirare e scrollare ancora le spalle. Perché tutti
dovevano essere così depressi, mentre poteva ancora sentire
Luhan ridere attraverso le casse del computer?
“Comunque, uh,” disse velocemente Minseok,
impaziente di cambiare argomento. “Kyungsoo! Non hai mai
conosciuto Jongin prima, vero?”
Kyungsoo sollevò lo sguardo sorpreso, così come
Jongin quando sentì il proprio nome. “Uh, no non
mi pare,” disse piano Kyungsoo.
“Eri al telefono durante la gita a Insadong,
giusto?” chiese esitante Jongin, sorridendo quando Kyungsoo
lo guardò, sembrando sorpreso che se ne ricordasse.
“Sì, è così,”
rispose lui. “Sono Kyungsoo, il vicino di
Minseok-hyung.” Minseok sentiva di essere un po'
più che solo “Il vicino di Kyungsoo.”
Jongin sorrise gentilmente. “Io sono Jongin,” disse
allegramente. “È bello incontrarti di
persona.”
“Ho sentito molto su di te,” disse Kyungsoo, sempre
un po' perso quando si trattava di condividere qualcosa con qualcuno
appena incontrato. “Luhan mi ha parlato molto di te e
Sehun.”
Jongin rise leggermente. “Cose belle, spero,” disse
nervoso.
“Cose molto belle,” gli assicurò lui.
“Bene,” rispose Jongin, visibilmente sollevato.
“Allora, uh, perché non vieni a scuola con noi,
Kyungsoo-ssi? Non ti ho mai visto lì…”
Minseok aprì la bocca immediatamente, pronto a recitare la
solita solfa per il comportamento dell'amico e per la sua generale
assenza, ma Kyungsoo lo batté sul tempo. “Ah,
ecco,” cominciò con un piccolo sorriso.
“Ho problemi piuttosto gravi di paranoia e OCD.”
Minseok si voltò a guardare il vicino, scioccato. Questa era
la prima volta, in tutti gli anni in cui Minseok aveva conosciuto il
più piccolo, che Kyungsoo ammetteva ad alta voce che i suoi
problemi erano tanto psicologici quanto fisici. Sì, Kyungsoo
aveva un disturbo di immunodeficienza, ma questa non era l'unica cosa
che lo tratteneva dal vivere una vita normale, e Minseok cercava di
dirglielo da anni.
Kyungsoo parlava sempre di fare piccoli passi, ma questo era un passo
enorme per lui.
“Oh,” disse Jongin, sembrando sorpreso.
“Dovrei—c'è qualcosa che dovrei fare,
allora...? O non fare—”
Kyungsoo sorrise semplicemente. “No, vai bene
così,” disse allegro, e Minseok lo stava ancora
fissando, sentiva ancora ondate di orgoglio per la precedente
dichiarazione del ragazzo. “Semplicemente non tocco, uh,
niente. E, sai, non esco di casa.”
Jongin annuì lentamente, simpateticamente. “Deve
essere dura,” mormorò. “Non esci mai di
casa?”
Kyungsoo scosse la testa, e Minseok si stava già chiedendo
se fosse il caso di cambiare nuovamente argomento, ma poi il ragazzo
disse, “Ma ci stiamo lavorando.”
Ancora, Minseok si ritrovò a bocca aperta. “Lo
stiamo facendo?” chiese.
Kyungsoo lo guardò e sorrise, esitante ma coraggioso.
“Sì.”
E questo era tutto quello che Minseok avesse mai chiesto, davvero.