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Autore: Ehyca    22/08/2016    3 recensioni
Minseok non è davvero bravo in cinese, Luhan è lo studente nuovo con dei segreti, Jongdae dà pessimi consigli, ma Kyungsoo no. Sehun apprezzerebbe davvero tanto se Kim Jongin smettesse di interessarsi a lui, Baekhyun e Chanyeol sono davvero sul confine del più-che-solo-amici, e niente, la loro vita si incasina giusto un po'.
Genere: Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Lu Han, Lu Han, Un po' tutti, Xiumin, Xiumin
Note: AU, Traduzione | Avvertimenti: nessuno
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Sehun, come regola, non si eccitava per il proprio compleanno. Non l'aveva mai fatto, davvero. Era cresciuto senza che nessuno se ne ricordasse mai, a parte qualche maestra delle elementari, e non si era mai aspettato niente. La prima volta che una sua madre adottiva gli aveva chiesto quando fosse il suo compleanno, Sehun era stato quasi scioccato, non sapendo perché le interessasse. Ma era arrivata troppo tardi – il suo compleanno era già passato da oltre un mese – e non era successo niente. L'anno successivo però, ricevette un nuovo paio di calze e altre cose, e del cibo extra a cena, e quella era stata la prima volta che Sehun avesse festeggiato il proprio compleanno.
Da allora, aveva ricevuto un altro regalo di compleanno, e si considerava piuttosto fortunato.
E quindi, anche quando la metà di Aprile si stava avvicinando portando con sé il compleanno di Sehun, lui non disse niente. A malapena osò pensarci, perché se si fosse aspettato qualcosa sarebbe solamente rimasto ancora più deluso.
Il 10 Aprile, però, due giorni prima il non-proprio-grande-giorno, Sehun stava uscendo di casa per andare a scuola quando la madre adottiva chiamò il suo nome all'improvviso. Si fermò e si voltò, aspettando, e la donna apparve sull'uscio, con qualcosa in mano.
“Me ne ero quasi dimenticata,” disse, sorridendo leggermente. “Ieri è arrivato questo per te.”
“Per me?” Sehun si accigliò. Non aveva mai ricevuto
niente per posta prima.
“Sin dalla Cina, sembrerebbe,” disse la madre adottiva, annuendo e porgendoglielo.
Quasi troppo spaventato per guardarlo, per paura di rimanere terribilmente deluso, Sehun prese il pacchetto e guardò il davanti. C'erano il suo nome e un indirizzo, scritto in hangul stentato, e nell'angolo c'era l'indirizzo del mittente scritto tutto in cinese. Sehun trattenne il fiato e lo aprì.
All'interno c'era un singolo foglio, coperto di inchiostro blu e piccoli disegnini.

Sehunnie!
Buon compleannoooo!!!!!!! In realtà non ho idea di quando ti arriverà questa lettera, ma spero non troppo presto o troppo tardi. Pensavi me ne sarei dimenticato, vero? Beh, invece no! Persino in Cina, questo hyung pensa a te ^^ Sono triste che mi perderò il tuo compleanno. Volevo darti un regalo, ma sembra che non potrò farlo. Dì a Minseok di darti un abbraccio di compleanno da parte mia, okay? kekeke Probabilmente non lo farai. Sono sicuro che Jongin te ne darà tanti, comunque. Immagina solo che uno di quelli sia da parte mia!
Hmmmm hmmmm cosa dovrei dire? Sono passati solo pochi giorni da quando ti ho visto! Ma quando leggerai questa lettera, sarà passato più tempo, quindi sono sicuro che sentirò la tua mancanza keke. Sei un dongsaeng davvero importante per me, lo sai vero? Penso tanto a te, se stai bene e se Jongin ti rende felice e si prende cura di te. Non pensare che le cose siano cambiate solo perché sono in Cina! So che lo stai pensando, quindi smettila! Ora che sono così lontano, posso dire quello che voglio senza che tu possa farci niente, ke. Quindi ecco quello che penso di te, Oh Sehun:
Sprechi troppo tempo ed energia a fingere di essere qualcosa che non sei. Sei una persona davvero buona, anche se cerchi di nasconderlo. Fingi che non ti importi di nessuno, ma io lo vedo che non è così. Tieni a me, e tieni a Jongin, e questo significa molto per me. E mi rende pieno di gioia vederti sorridere di più, e lasciarti andare alla felicità, e lasciare che le persone tengano a te. Capisco che il tuo passato sia stato davvero difficile, Sehun, e ti ammiro per la tua forza. È vero, non hai sempre gestito le cose nel migliore dei modi, ma nemmeno nel peggiore. Riesco a vedere quanto tu sia estremamente coraggioso e forte e di buon cuore. Continua così, Sehun, e continua a crescere come stai facendo. Questo hyung è così fiero di te, lo sai vero?
Oh Sehun, il mio piccolo fratellino, che ora è un anno più grande! Spero che quest'anno sarà ancora migliore del precedente. Ti prego prenditi cura di te mentre sono via, e lascia che anche Jongin si prenda cura di te. Studia bene, cresci tanto e sorridi di più :D E lascia che le persone ti amino! Il prossimo anno, dovrai lavorare tanto su questo. Sul lasciare che le persone ti amino.
Spero di poterti parlare presto, al telefono o attraverso una video chiamata. Non sentire troppo la mia mancanza~ e non dimenticare che ci tengo a te, ti voglio bene, e non ti libererai di me così facilmente! Buon compleanno, Sehunnie~!
Con amore, il tuo hyung preferito,
Luhan ^^

Quando Sehun raggiunse la fine della lettera – dopo essersi fermato a rileggere diverse parti per assicurarsi di aver visto bene – c'era qualcosa di caldo che gli bruciava gli occhi e che assomigliava pericolosamente a lacrime, e sarebbe arrivato tardi a scuola. Schiarendosi la gola, rimise la lettera nella busta e corse fuori, sapendo che Jongin probabilmente lo stava già aspettando alla solita intersezione dove si incontravano per andare insieme. Anche Jongin sarebbe arrivato in ritardo se non fosse andato senza di lui, ma in qualche modo, Sehun sapeva che sarebbe stato comunque lì.
In effetti, Jongin lo stava aspettando esattamente dove sapeva sarebbe stato, e anche quando Sehun lo oltrepassò dicendo “È tardi!”, Jongin gli prese il braccio e la velocità di Sehun li fece girare entrambi.
“Hey tu,” disse allegramente Jongin, nascondendo il viso nella spalla del ragazzo. “Cosa ti ha trattenuto?”
Sehun esitò, la gola secca, e Jongin approfittò dell'opportunità per premere un veloce bacio sulla sua guancia. Il gesto lo fece sentire ancora più stranamente... emotivo. “Luhan mi ha mandato una lettera,” disse alla fine, con voce leggermente roca.
“Davvero?” chiese Jongin, lasciando andare Sehun e facendo scivolare la mano lungo il suo braccio per prendere la sua, tirandolo in avanti. “Aveva altre novità, oltre quelle che ha mandato a Minseok?”
Sehun scosse la testa, correndo leggermente. “Per il mio compleanno,” rispose.
Jongin si fermò, così all'improvviso che Sehun gli passò davanti, per poi girarsi a guardarlo sorpreso. Gli occhi di Jongin erano spalancati. “Oh, cavolo, è fra un paio di giorni, vero!”
Sehun si agitò, riprendendo a correre. “Um, già.”
“Mi ero completamente dimenticato che giorno fosse!” esclamò Jongin, sembrando leggermente nel panico. “Dico, oggi! È il 10, vero?”
Sehun annuì.
“Cavolo, cavolo, il tuo compleanno è tra due giorni.” Lo stomaco di Sehun fece un tonfo piacevole. Jongin gli aveva chiesto quando era il suo compleanno
mesi fa. “Hai qualche programma?”
“No,” rispose lui, ansimando in un misto di aspettativa e sforzo, dopo aver preso a correre più forte per paura di mancare la prima campanella.
“Bene, bene. Lascia così. Oh cielo, mi ha preso completamente alla sprovvista, avrei potuto
giurare che fosse ancora inizio Aprile.” anche Jongin stava ansimando, ma Sehun era abbastanza sicuro non fosse per la fatica.
Raggiunsero l'ingresso della scuola un minuto dopo, e prima che potessero entrare, Jongin tirò Sehun verso di sé per premere un bacio sulle sue labbra. Sapeva che a Sehun non piacevano le manifestazioni eccessive di affetto in pubblico, quindi approfittava sempre dei loro momenti fuori dalle mura scolastiche. Poi, con un ultimo sorriso affettuoso, corsero dentro, arrivando in classe giusto in tempo.
Sehun non lo avrebbe mai ammesso, ma passò la maggior parte della giornata ad allisciare la lettera di Luhan sotto il banco e a cerchiare specifiche parole.
Ti ammiro. Sono orgoglioso. Tengo a te. Ti voglio bene. Nessuno prima d'ora gli aveva mai detto che gli voleva bene. Nessuno.
Sehun si chiese se Luhan lo sapesse. Si chiese se sapesse quanto gli si stringesse il cuore per quel sentimento.


A pranzo quel giorno, prima ancora che Sehun potesse riprendersi da quella lettera, Minseok gli si avvicinò con un sorriso cordiale. Sembrava molto più allegro rispetto alle settimane passate, più in salute e più vivo. Sehun non fece alcun commento, però. “Hey, Sehun.”
“Hey,” rispose. Lui e Minseok non erano amici. Le uniche parole che si erano mai scambiati erano state su dove si trovasse Luhan.
Prevedibilmente, le prime parole del maggiore furono, “Ho parlato con Luhan ieri.” Minseok inclinò la testa di lato. “Su Skype. Mi ha chiesto di te.”
Sehun deglutì. “Ah sì?”
Minseok annuì, continuando a sorridere. A dire il vero era diventato molto più amichevole con Sehun in generale, ultimamente. “Mi ha chiesto come stessi e cose così. E anche se hai ricevuto la sua lettera.”
Sehun si morse il labbro per nascondere quello sentiva essere un sorriso. “L'ho ricevuta solo oggi.”
“Oh, perfetto! Era preoccupato che non ti arrivasse prima di sabato.” Rise leggermente Minseok. “Comunque, ti vuole parlare quel giorno.”
“Sabato?” chiese Sehun, e Minseok annuì. “Su Skype? Perché io non ho—”
Minseok agitò le mani velocemente. “Puoi venire a casa mia, tanto vale parlarci tutti se possiamo. Ecco, ti do il mio indirizzo—”
“Ma Sehun,” si intromise Jongin, tirandogli la manica con insistenza. “
Io avevo qualche programma per sabato.”
Sehun ghignò leggermente, e Minseok disse, “Puoi averlo per tutto il giorno prima di allora, sarà solo la sera. Condividilo un po'.”
“Ma lo volevo
io,” rispose in modo petulante. Le guance di Sehun si scaldarono.
Minseok rise semplicemente. “Allora dovrai vedertela con Luhan per lui,” disse, passando il proprio indirizzo su un foglietto di carta. “Ecco, ricontrollo l'ora e ti faccio sapere domani. Ci vediamo?”
“Sì,” disse Sehun senza fiato.
Quando Minseok se ne fu andato, Sehun sentì le dita di Jongin intrecciarsi con le proprie, stringendo leggermente. “E avevi paura che si dimenticasse di te,” disse piano, guadagnandosi un sorriso da parte di Sehun.


Il 12 Aprile arrivò con una sorta di maltempo freddo e grigio, che prometteva pioggia, e che sembrava chiaramente dire, “Non voglio che passi una bella giornata.” Sehun si sedette sul letto e guardò fuori dalla finestra, grugnendo. Ovviamente, tra tutti i giorni, proprio oggi.
Jongin gli aveva detto di incontrarlo alla stazione della metro alle 11, e per le 10 la pioggia aveva cominciato a cadere fitta e ininterrotta. Sehun frugò nell'armadio accanto alla porta alla ricerca di un ombrello, sospirando.
Quando raggiunse l'altro ragazzo, seduto sulle scale dell'uscita 4, la pioggia non aveva dato segno di voler smettere di cadere, e i capelli di Jongin erano fradici. Mentre Sehun si avvicinava, alzò lo sguardo dallo zaino sulle proprie gambe e sorrise imbarazzato. “Non ho controllato le previsioni del tempo.”
Sehun rise leggermente, scuotendo la testa. “Passeremo la giornata fuori?”
Jongin annuì, sospirando mentre si alzava. “Questi erano i piani…” posò lo zaino e aprì le braccia. “Vieni qui.”
Sehun si morse il labbro ansioso, guardando le altre persone che girovagavano per la stazione. Alla fine, si fece avanti tra le sue braccia, ricevendo un abbraccio affettuoso.
“Buon compleanno, Hun,” gli sussurrò all'orecchio Jongin, ed era la prima volta che lo chiamava in un altro modo rispetto al solito, vecchio 'Sehun'. Lo fece sorridere contro la sua spalla. “Scusa per averlo già quasi rovinato.”
“Non l'hai rovinato,” mormorò Sehun. Anzi, Jongin aveva già reso questo compleanno cento volte migliore rispetto a quelli passati.
Con un'ultima stretta, Jongin si ritrasse, sorridendo leggermente. “Quanto odieresti andare al parco con questo tempo, comunque?”
Sehun trattenne un sorriso. “Dipende da cosa faremo lì?”
“Ho preparato il pranzo,” disse orgoglioso Jongin, indicando lo zaino. “Avremmo dovuto fare un picnic. Ma poi, beh... ha cominciato a piovere.”
Sehun fece un suono pensieroso. “Beh, se andiamo in quel parco con la nave pirata,” cominciò. “Ho sentito dire che c'è una bella cambusa sotto coperta.”
“Davvero?” rise Jongin. “Non è il parco in cui avevo pensato di portarti, ma possiamo farcela.”
Ci volle un po' per arrivare lì; dovettero prendere la metro nella direzione opposta e poi si ripararono sotto l'ombrello di Sehun mentre si affrettavano sul marciapiede quasi vuoto, ma quando arrivarono, la pioggia era diminuita notevolmente. Non c'era comunque nessuno al parco oltre loro, e questo andava più che bene a Sehun.
Il tavolo e le panchine sotto la prua della nave – o almeno, Sehun pensava fosse la prua – erano, a tutti gli effetti, per bambini. E nemmeno bambini grandi. Sehun e Jongin dovettero incastrare le gambe sotto al tavolo, strette e intrecciate insieme, e l'acqua gocciolava sopra le loro teste nonostante il riparo abbastanza solido. Ad ogni modo, Jongin sembrava assolutamente deliziato mentre sistemava diversi contenitori sul piccolo ripiano che li divideva, dicendo a Sehun cosa ci fosse in ognuno di essi e quali avesse fatto lui stesso, e Sehun non poté non sorridere per il suo entusiasmo.
Il pranzo era semplice ma piacevole e soddisfacente, e Sehun se lo godette. Alla fine, c'era un cupcake per lui, con una singola candelina al centro che Jongin accese con un fiammifero. “Esprimi un desiderio,” disse, tirando fuori una Polaroid rosa acceso dallo zaino. Sehun la fissò.
“Cosa è
quella?”
Jongin sorrise mestamente. “L'ho rubata a mia sorella. Ora esprimi un desiderio, prima che la cera della candela coli sul tuo cupcake di compleanno!”
Sehun sbuffò, scuotendo la testa divertito, poi chiuse gli occhi ed espresse il desiderio prima di soffiare la candelina. Un rivolo di fumo gli solleticò il naso, e la macchina fotografica di Jongin scattò.
“Cos'hai desiderato?” chiese subito dopo Jongin, scuotendo la foto mentre aspettava che si sviluppasse.
Sehun schioccò la lingua, sollevando le sopracciglia scherzosamente. “È un segreto.”
“Includeva un bacio sotto la pioggia, perché posso far sì che si avveri.”
Il tono serio di Jongin strappò una risata a Sehun, la fotocamera scattò ancora. Jongin guardò le due foto e sorrise, mormorando, “Bellissimo.” Sehun avvampò.
Poco dopo, Jongin annunciò che aveva pianificato di fare una passeggiata nel parco dopo pranzo, ma dato che stava ancora piovendo, avrebbero fatto un sonnellino invece.
“E se non volessi dormire?” chiese Sehun, guardando Jongin stendere la coperta del picnic sul cippato bagnato accanto al loro tavolo.
“Allora io dormo e tu puoi guardarmi,” rispose Jongin, facendo un occhiolino sfacciato. “Oppure, sai, potremmo fare qualcos'altro quaggiù.”
Sehun grugnì per nascondere quanto rosse fossero le sue guance. “D'accordo, faremo un pisolino,” disse, e Jongin picchiettò la coperta accanto a sé, felice. Sehun si sedette e si lasciò portare giù da Jongin, usando il braccio del ragazzo come cuscino.
“È ora del pisolino,” sussurrò lui, la voce bassa ma vicina all'orecchio di Sehun. Sehun fissò il soffitto, ma poteva sentire gli occhi di Jongin su di sé. “È ora del pisolino di compleanno.” Sehun sorrise leggermente, e Jongin si avvicinò fino che non sentì il suo fiato sul collo. “Hey, Sehun.”
La voce del ragazzo era più profonda, ora, più seria. “Hm?”
“È passato più di un mese da quando mi sono dichiarato. Lo sapevi?”
Sehun deglutì a fatica. “Così tanto?” chiese piano, lasciando che gli occhi si chiudessero mentre i respiri regolari di Jongin gli solleticavano la pelle.
“Già. Un mese e... sei giorni. Sta andando piuttosto bene fino ad ora, non pensi?” Nel suo tono c'era esitazione, come se non fosse sicuro di voler sentire la sua risposta.
“Sì. Già, lo penso anche io,” rispose piano Sehun.
Una fredda goccia cadde direttamente sulla guancia di Sehun, e un pollice gentile la asciugò. “Bene,” sussurrò Jongin. “Hey, ti ricordi quando... quando hai detto, quel giorno, che non ti era mai piaciuto nessuno prima?”
Sehun strinse i pugni attorno all'orlo della felpa e tenne gli occhi chiusi. “Sì.”
“Beh, um. È passato un mese da allora. Nessuna pressione, o niente del genere, ma mi stavo chiedendo se... se la situazione sia... cambiata?”
Sehun prese un profondo respiro e trattenne il fiato. Jongin sembrava così nervoso, così speranzoso, e Sehun non aveva mai osato pensarci, mai nella sua vita. Non sapeva nemmeno cosa si
provasse quando ti piaceva qualcuno. “Tu cosa pensi?” chiese piano.
Jongin rimase a lungo in silenzio, e Sehun era terrorizzato, assolutamente terrorizzato, di aver detto qualcosa di terribilmente sbagliato. Poi Jongin si mosse, il suo respiro forte contro l'orecchio di Sehun, e disse, “Non lo so. So che mi comporto come se sapessi esattamente quello che sto facendo, Sehun, ma per la verità faccio tutto come mi viene. Non so niente. Non c'è bisogno che dica qualcosa, non ti costringerò a farlo, ma spero solo che... un giorno... ti piacerò tanto quanto tu piaci a me.”
Il respiro di Sehun gli si bloccò in gola e si morse violentemente il labbro. “Io non... ho paura di fare... promesse.” O in generale di parlare, se doveva essere sincero, ma ci stava lavorando. Ma le promesse erano qualcosa di completamente diverso. Le promesse erano bugie, se Sehun non avesse potuto mantenerle.
Jongin non si prese gioco di lui, non gli disse che dirgli che gli piaceva non era una promessa (perché Sehun sapeva che non lo era – ma allo stesso tempo, lo era). Disse solo, “Lo so.”
“Mi dispiace,” sussurrò Sehun.
“Non esserlo,” insistette Jongin. “Te l'ho già detto, no? Posso aspettare. Posso aspettare per sempre.” Si voltò, premette un bacio sulla guancia di Sehun. “Il che mi ricorda che ho un regalo per te.”
Sehun si sedette immediatamente, guardandolo sorpreso. “Davvero?”
Jongin lo guardò stranito, voltandosi a prendere lo zaino dal tavolo. “Sì, certo. Voglio dire, non è nulla, davvero, ma... dovevo prenderti
qualcosa. Perché sei così scioccato?”
Sehun deglutì. “Non è un avvenimento normale per me,” ammise piano.
“Oh.” Jongin si morse il labbro dispiaciuto. “Beh, um. Scusa se il mio regalo fa così schifo, allora.”
Sehun scosse velocemente la testa. “Non mi aspettavo
nulla, quindi... semplicemente il fatto di ricevere qualcosa è fantastico.”
Sorridendo un po' timido, Jongin gli porse un regalo piatto e rettangolare. “Tieni, allora,” disse piano.
Sehun lo prese con mani attente. Strappò la carta lentamente, assicurandosi di non rovinare niente, e scoprì un piccolo libricino dalla copertina rigida, rilegato con finta pelle nera. Sbattendo le palpebre per la sorpresa, Sehun lo aprì e vide che tutte le pagine erano vuote tranne una.

Caro Sehun,
Prima di tutto, buon compleanno! Se qualche mese fa mi avessi detto che avrei passato il tuo compleanno con te, come ho programmato, ti avrei chiamato pazzo, haha. Sono così fortunato ad avere questa opportunità, onestamente. Sono stato molto felice, queste cinque settimane passate. Spero davvero che anche tu sia stato felice <3 So che è davvero difficile per te dire cose come questa ad alta voce, o dire qualcosa in generale, ed è per questo che ti ho preso questo quaderno, immagino.
Ne abbiamo parlato prima, vero? Di quanto tu non sia bravo a comunicare con le persone. Capisco perché sei così, e lo accetto, ma sono anche una persona che si affida molto alla comunicazione, quindi questo causa dei problemi a volte. Comunque, non ti costringerò a dire cose che non vuoi dire. Non lo farei mai. Ma stavo solo pensando che forse, per cominciare, avresti potuto scrivere i tuoi pensieri. Non mi importa cosa scrivi qui sopra. Non devi mostrarlo a me, o a nessun altro, se non vuoi. Ma penso sarebbe una buona idea scrivere qui sopra ogni giorno, almeno un po', giusto per esercitarti. Ho letto alcune ricerche sull'uso della scrittura come terapia. Non sto dicendo che hai bisogno di andare in terapia, Hun, ma penso sarebbe carino che ti togliessi qualche peso dal petto di tanto in tanto, non credi anche tu? Impara a scaricarti, prima, e trasforma i tuoi pensieri in parole. Poi, se vorrai, potrai cominciare a condividerli con altre persone.
Sai che voglio solo che tu sia felice, vero Sehun? Voglio che tu sia felice, e voglio che noi siamo felici, insieme. Continuiamo a lavorare insieme per essere felici, okay? E non dimenticare che tengo molto a te, e che mi piaci così tanto che a volte fa letteralmente male. E questo non cambierà nel giro di poco tempo.
Con amore, amore, amoreamoreamore,
Jongin

Sehun mandò giù il magone che aveva in gola mentre finiva di leggere la lettera di Jongin. Perché aveva dovuto scrivere tutte questa cose, rendendo Sehun così emotivo? Non era giusto, gli auguri di compleanno non avrebbero dovuto far piangere nessuno. Schiarendosi la gola, sollevò lo sguardo su Jongin, che lo stava guardando incerto. Senza dire una parola, Sehun allungò un braccio, chiudendo il pugno attorno al maglione di Jongin.
“Cosa?” chiese Jongin, sgranando gli occhi.
Sehun non rispose, scuotendo leggermente la testa lo tirò gentilmente in avanti.
“Cosa?” chiese ancora, ma si mosse ubbidientemente. “Tu—”
Sehun lo interruppe con un bacio deciso, lasciando cadere il libro per posare una mano sulla guancia di Jongin. Il ragazzo emise un piccolo suono stupefatto, e Sehun non ne rimase sorpreso – sin da quel primo giorno in corridoio, Sehun non aveva mai iniziato
alcun contatto, specialmente non un bacio. Ma Jongin reagì velocemente, posando una mano sui fianchi e l'altra sulla spalla di Sehun mentre si chinava in avanti e ricambiava il bacio, lento e dolce.
“Questo significa che ti piace, allora?” chiese Jongin mentre si ritraeva, sembrando meravigliato, con lo sguardo assorto.
Sehun sorrise semplicemente e lo tirò in un altro bacio.


Sehun passò l'intero pomeriggio con Jongin, facendo quel pisolino alla fine, facendo una passeggiata quando smise di piovere, prendendo un gelato in una piccola gelateria per strada. Jongin lo tenne costantemente per mano, lo baciò quando nessuno guardava (“Bacio di Compleanno,” diceva sempre con un sorriso), e cercò di farlo ridere più che poteva. Sehun non si trattenne mai, e per un po' si dimenticò di essere un ragazzino adottato con fin troppi problemi. Jongin lo aiutò a dimenticare.
Per cena, però, Sehun tornò a casa. Glielo aveva chiesto la madre adottiva, e Jongin aveva richiesto la sua presenza solo fino ad allora (anche se disse che avrebbe festeggiato con piacere il suo compleanno con lui per sempre). Sehun immaginava che il suo assistente sociale gli avrebbe fatto visita o qualcosa del genere, ma invece quando arrivò a casa trovò solo i tre membri della famiglia seduti attorno al tavolo (quattro, se contava il gatto che faceva le fusa sulle gambe di Taewoon), e la cena tra loro, stranamente stravagante rispetto ai soliti piatti, con diversi contorni e manzo bollito da servire insieme al riso. Sehun sbatté le palpebre sorpreso.
“Buon compleanno, Sehun-ah,” disse la donna, sorridendo dolcemente. “Ti va di sederti? C'è una torta in cucina, se ti va un po' di dolce. È fatta in casa, ma... spero ti piaccia.”
Sehun non riusciva a trovare la voce. Deglutì piano.
“Ti abbiamo anche preso un regalo. È piccolo, ma volevamo fare qualcosa per te,” disse il padre adottivo, un uomo di poche parole. Sia lui che la moglie sembravano nervosi, come se avessero avuto paura che Sehun avrebbe potuto odiare tutto quello, avrebbe potuto odiare
loro per averci provato. Qualche mese fa, forse l'avrebbe fatto.
“Anche io ti ho fatto qualcosa!” esclamò eccitato Taewoon. “Per il tuo compleanno!”
Sehun deglutì ancora. Poi, con voce roca, disse, “Grazie.”
La sua famiglia sorrise allegramente, e Sehun si sedette a mangiare.


Sehun non era mai stato a casa di Minseok prima – o a casa di Luhan, ora che ci pensava – ma aveva la sensazione che sarebbe stata bella, come quella di Jongin. Luhan una volta aveva detto che la madre del maggiore era un'infermiera, che era un lavoro ben pagato, e suo padre faceva un lavoro d'ufficio per quanto ne sapeva Sehun. Raggiunse il palazzo seguendo le indicazione che gli aveva dato Minseok, e trovò Jongin che lo aspettava lì davanti, ma Sehun non si guardò nemmeno intorno, troppo impaziente di entrare e vedere Luhan. Minseok aveva promesso che Luhan sarebbe già stato ad aspettarlo. Mentre prendevano l'ascensore, Jongin gli fece qualche domanda sulla cena, ma Sehun era troppo distratto per rispondere in modo decente. Pregò mentalmente che l'ascensore andasse più veloce.
Sentì la voce di Luhan nel momento in cui entrò nell'appartamento. Stava parlando in cinese – dicendo a qualcuno di smetterla di disturbare i suoi amici, se il suo cinese non lo tradiva – ma Sehun avrebbe riconosciuto quella voce ovunque, anche se erano passate più di tre settimane dall'ultima volta che l'aveva sentita. Guardò Minseok, che l'aveva fatto entrare, con gli occhi sgranati. Il maggiore sorrise e indicò una porta aperta, e Jongin lo spinse leggermente in avanti. Inciampando, Sehun entrò, giusto in tempo per vedere Luhan che colpiva un ragazzo dai capelli neri accanto a lui, ridendo.
Quasi incantato, Sehun si fece avanti, avvicinandosi ad un ragazzo che non aveva mai visto prima, e Luhan smise immediatamente di ridere. “Sehun-ah!” esclamò, illuminandosi.
Sehun sentì una stretta al petto, quella piacevole sensazione a cui solo recentemente si era abituato. “Hyung!”
Luhan si fermò e lo guardò a bocca aperta, e ci volle un momento perché Sehun si rendesse conto del perché. Quando lo fece, anche lui ansimò. Gli occhi di Luhan si fecero lucidi, e sbatté velocemente le palpebre come per trattenere le lacrime. “Scusa, scusa,” disse, cominciando a sorridere. “Ero solo sorpreso. Sorpreso e felice.”
Sehun si morse il labbro e si godette il suono della voce del maggiore, si godette la sua presenza confortante, e si rese conto di quanto gli fosse mancato tutto questo.
“Buon compleanno, Sehun-ah,” disse emozionato Luhan.
“Grazie, hyung,” disse piano Sehun, e quell'appellativo non era familiare sulla sua lingua, ma in qualche modo era un sollievo dirlo. Sentì Jongin al suo fianco e intrecciò le loro dita, stringendo leggermente.
“Vi lascio soli,” disse gentilmente Jongin, e Sehun riuscì a percepire il suo sorriso. Un leggero bacio sulla sua tempia e poi se ne andò, come tutti gli altri nella stanza, che Luhan salutò per poi tradurre i saluti dell'amico.
“Mi ha fatto piacere rivederti, Jonginnie! Dobbiamo parlare più tardi, prima che vada a lavoro! Ciao Kyungsoo, Yixing dice ciao e che puoi chiamarlo quando vuoi! Ciao Baekhyunnie, ciao Seok-ah! Mi mancate!” E poi, silenzio, evidenziato dal grande sorriso di Luhan, luminoso anche attraverso lo schermo. “Hey, Sehunnie. Mi sei mancato.”
Sehun prese un profondo respiro. Era ora di essere onesti. “Mi sei mancato anche tu.” Luhan aspettò. “Hyung.”
Il maggiore sembrò nuovamente sul punto di scoppiare in lacrime. “Sono così fiero di te,” disse, e sì, anche Sehun era piuttosto orgoglioso di sé.
Più tardi quella notte, a letto, dopo essere stato riaccompagnato a casa da Jongin e aver ricevuto il suo ultimo bacio di compleanno e un sussurrato, “Sei stato fantastico oggi,” Sehun avrebbe aperto la prima pagina bianca del suo nuovo quaderno e avrebbe scritto
“Non ho mai chiamato nessuno hyung prima.” Poi, sotto, con dita tremanti ed esitanti, “Penso che potrei essere innamorato di Kim Jongin.” Avrebbe immediatamente cancellato quella seconda frase, ancora e ancora, fino a che non sarebbe stato impossibile leggerla.
Aveva ancora molta strada da fare.


Seguendo i veloci saluti di Luhan dopo l'arrivo di Sehun (che era stato il motivo principale per l'incontro di oggi, quindi era scusato), le persone che prima occupavano la stanza di Minseok si spostarono in salotto, sistemandosi sui divani. Kyungsoo se la cavava meglio con dei piccoli gruppi, ma era ancora diffidente delle persone che non aveva mai incontrato prima, quindi Minseok gli lasciò la poltrona. Minseok si strinse tra Jongdae e Baekhyun sul divano, e Jongin si sedette su una sedia della cucina, sembrando leggermente perso senza il suo ragazzo intorno.
“Cavoli, comincia davvero a mancarmi Luhan,” Jongdae sospirò pesantemente.
Minseok si morse il labbro per la fitta di dolore al petto quando sentì una risata familiare e allegra provenire dalla propria stanza. Non era geloso di Sehun – davvero – ma in un certo senso lo era. Non era nemmeno sicuro del
perché, esattamente. Perché non era più preoccupato che Luhan avesse qualche interesse amoroso nei confronti del ragazzo. Vedere Sehun con Jongin tutto il tempo lo aveva aiutato. Non era sicuro se fosse perché Sehun stava monopolizzando tutta l'attenzione di Luhan (che in effetti era una cosa piuttosto infantile di cui essere gelosi), o perché Luhan sembrava sempre così estremamente entusiasta nel parlare con Sehun o nel sentire novità di Sehun o nel parlare di Sehun, o forse era per quella piccola, irritante sensazione che Luhan sentisse più la mancanza di Sehun piuttosto che di Minseok. Era ridicolo, perché sapeva il tipo di relazione che c'era tra Luhan e il più piccolo (a grandi linee, almeno), e quanto Luhan ci tenesse e si preoccupasse per lui, ma forse era questo il problema. Egoisticamente, Minseok voleva che Luhan si preoccupasse così tanto anche per lui.
Luhan chiedeva regolarmente aggiornamenti sulla salute di Minseok (meglio, sempre meglio, anche se i progressi erano dolorosamente lenti a volte) e solo Dio sapeva cosa dicesse a Kyungsoo e Jongdae alle sue spalle, ma quella piccola vocina nella sua testa si chiedeva se avrebbe fatto tutte quelle domande se non si fosse sentito costretto.
Forse Minseok era semplicemente rancoroso perché mentre Sehun aveva ricevuto una lettera, dei nomignoli e dei sorrisi per il suo compleanno, tutto ciò che aveva ricevuto Minseok era stata una chiamata di venti secondi in cui Luhan gli diceva che stava partendo.
Si riscosse dai propri pensieri quando Jongdae grugnì forte al suo fianco e disse, “Non riesco a credere che il festival multiculturale inizi lunedì. Ci stiamo preparando da
mesi e non siamo ancora pronti. Non riesco a credere che si aspettassero che due persone potessero gestire il tutto.”
“Mancano solo due giorni. Sarete pronti in tempo?” chiese Kyungsoo, sembrando preoccupato.
Jongdae scrollò le spalle cupamente. “Siamo quasi pronti, rimangono solo un paio di piccole cose da fare. Penso che ci vorrà tutta la notte per finire in tempo.”
Minseok fece schioccare la lingua con aria di rimprovero. “Non sareste a questo punto se non avessi evitato Junmyeon per tutto questo tempo, sai. Hai avuto un sacco di tempo nelle scorse settimane.”
Jongdae abbassò lo sguardo e curvò le spalle. “Sono stato impegnato con altre cose,” borbottò, e Minseok sapeva che era una bugia. Sospirò e gli diede qualche pacca sulla gamba per confortarlo. Solo Jongdae riusciva a complicarsi tanto le cose.
“Beh grazie a te,” disse Baekhyun, guardando Jongdae, “Dovrò fare le ultime prove dei costumi domani invece che prima dello spettacolo perché il tuo stupido festival occuperà tutto l'auditorium fino al giorno della prima.” Fece un smorfia.
“E tu sei pronto per
quello?” chiese Kyungsoo.
Baekhyun sospirò e scosse la testa. “Nemmeno lontanamente. C'è così tanto da fare, non ci voglio nemmeno pensare. Devo ancora cambiare la chiave delle mie canzoni. E mettere insieme un nuovo costume per me.”
Minseok provò un'ondata di compassione e frustrazione perché Baekhyun doveva passare tutto questo, tutto da solo. Jongdae, però, sempre fuori dal giro, si sporse oltre Minseok per guardare Baekhyun e chiese, “Quanto è grave questo litigio con Chanyeol, comunque? Voi due non litigate
mai così a lungo.”
Baekhyun deglutì visibilmente e fece spallucce, abbassando gli occhi e rimanendo il silenzio.
“Chanyeol non sembra nemmeno arrabbiato,” continuò Jongdae, e Minseok voleva schiacciargli un piede perché non sapeva mai quando era ora di smetterla di parlare, e perché non diceva mai le cose giuste. “Sembra solo triste e confuso.”
Minseok soffrì sentendo questo, perché era così diverso dal solito atteggiamento di Chanyeol, ma soffrì ancora di più nel vedere Baekhyun sospirare e scrollare ancora le spalle. Perché tutti dovevano essere così depressi, mentre poteva ancora sentire Luhan ridere attraverso le casse del computer?
“Comunque, uh,” disse velocemente Minseok, impaziente di cambiare argomento. “Kyungsoo! Non hai mai conosciuto Jongin prima, vero?”
Kyungsoo sollevò lo sguardo sorpreso, così come Jongin quando sentì il proprio nome. “Uh, no non mi pare,” disse piano Kyungsoo.
“Eri al telefono durante la gita a Insadong, giusto?” chiese esitante Jongin, sorridendo quando Kyungsoo lo guardò, sembrando sorpreso che se ne ricordasse.
“Sì, è così,” rispose lui. “Sono Kyungsoo, il vicino di Minseok-hyung.” Minseok sentiva di essere un po' più che solo
“Il vicino di Kyungsoo.”
Jongin sorrise gentilmente. “Io sono Jongin,” disse allegramente. “È bello incontrarti di persona.”
“Ho sentito molto su di te,” disse Kyungsoo, sempre un po' perso quando si trattava di condividere qualcosa con qualcuno appena incontrato. “Luhan mi ha parlato molto di te e Sehun.”
Jongin rise leggermente. “Cose belle, spero,” disse nervoso.
“Cose molto belle,” gli assicurò lui.
“Bene,” rispose Jongin, visibilmente sollevato. “Allora, uh, perché non vieni a scuola con noi, Kyungsoo-ssi? Non ti ho mai visto lì…”
Minseok aprì la bocca immediatamente, pronto a recitare la solita solfa per il comportamento dell'amico e per la sua generale assenza, ma Kyungsoo lo batté sul tempo. “Ah, ecco,” cominciò con un piccolo sorriso. “Ho problemi piuttosto gravi di paranoia e OCD.”
Minseok si voltò a guardare il vicino, scioccato. Questa era la prima volta, in tutti gli anni in cui Minseok aveva conosciuto il più piccolo, che Kyungsoo ammetteva ad alta voce che i suoi problemi erano tanto psicologici quanto fisici. Sì, Kyungsoo aveva un disturbo di immunodeficienza, ma questa non era l'unica cosa che lo tratteneva dal vivere una vita normale, e Minseok cercava di dirglielo da anni.
Kyungsoo parlava sempre di fare piccoli passi, ma questo era un passo enorme per lui.
“Oh,” disse Jongin, sembrando sorpreso. “Dovrei—c'è qualcosa che dovrei fare, allora...? O non fare—”
Kyungsoo sorrise semplicemente. “No, vai bene così,” disse allegro, e Minseok lo stava ancora fissando, sentiva ancora ondate di orgoglio per la precedente dichiarazione del ragazzo. “Semplicemente non tocco, uh, niente. E, sai, non esco di casa.”
Jongin annuì lentamente, simpateticamente. “Deve essere dura,” mormorò. “Non esci mai di casa?”
Kyungsoo scosse la testa, e Minseok si stava già chiedendo se fosse il caso di cambiare nuovamente argomento, ma poi il ragazzo disse, “Ma ci stiamo lavorando.”
Ancora, Minseok si ritrovò a bocca aperta. “Lo stiamo facendo?” chiese.
Kyungsoo lo guardò e sorrise, esitante ma coraggioso. “Sì.”
E questo era tutto quello che Minseok avesse mai chiesto, davvero.

  
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