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Autore: Emmastory    22/08/2016    5 recensioni
La sfortuna della giovane Rain continua a perseguitarla. Sono passati due anni, e il regno di Aveiron è ancora in ginocchio, sotto la costante minaccia dei Ladri, persone assetate di ricchezza e potere, che faranno di tutto per ottenere il completo controllo del regno. Alla ricerca di salvezza, Rain è fuggita verso il villaggio di Ascantha alla ricerca dei suoi genitori, e nonostante i contrasti avuti con loro, è ora fiduciosa e pronta. Sa bene di dover agire, e di non essere sola. I nostri protagonisti si trovano quindi catapultati in una nuova e pericolosa avventura, costretti a far del loro meglio per fronteggiare il pericolo. Si assiste quindi alla nascita di amicizie, amori, gioie, dolori e tradimenti, ma soprattutto, e cosa ancor peggiore, oscure minacce provenienti da voci sconosciute. A quanto sembra, il regno nasconde molti segreti, e toccherà alla nostra Rain e al suo amato Stefan risolverli dando fondo ad ogni grammo di forza presente nei loro corpi. Nelle fredde e buie notti, l'amore che li lega è la loro guida, ma nessuno sa cosa potrà accadere. In ogni caso, bentornati nel regno. "Seguito di: "Le cronache di Aveiron: Segreti nel regno)
Genere: Avventura, Azione, Dark | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Shoujo-ai
Note: Lime | Avvertimenti: Violenza
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- Questa storia fa parte della serie 'Le cronache di Aveiron'
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Le-cronache-di-Aveiron-III-mod
 
 
Capitolo X

Avvertimenti

Una nuova notte era calata già da lunghe ore, e per la prima volta da tempo immemore, non mi agitavo nel sonno. Dormivo tranquilla, e respirando regolarmente, non sentivo che calma attorno a me. Il fisiologico bisogno di bere mi svegliò, e alzandomi dal letto per raggiungere la cucina, mi assicurai di non disturbare il sonno di nessuno. Le ferite di Stefan si stavano fortunatamente cicatrizzando, ma erano comunque più gravi delle mie, e sapevo che se voleva davvero guarire, avrebbe dovuto riposare. Lo stesso discorso valeva poi per nostra figlia Terra, una bambina di quasi tre anni d’età che necessitava di lunghe e ininterrotte ore di sonno. Era ancora piccola, e ne andava della sua salute. Ad ogni modo, e solo dopo aver bevuto un singolo ma intero bicchiere d’acqua, mi intrufolai nella sua stanza, guardandola dormire. In silenzio, la osservavo. Era spompata. Alcuni dei suoi pupazzi preferiti giacevano in terra. Aveva ingenuamente giocato per tutto il giorno, fino all’ora di dormire. Una sua manina spuntava fuori dal lettino, e l’altra era nascosta sotto il cuscino. Faceva caldo, ma nonostante la canicola, mia figlia dormiva come un dolce angelo. A quella vista, sorrisi, e raccogliendo da terra uno dei suoi animali di pezza, glielo accostai. Avvertendone la presenza al suo fianco, lo strinse a sé, e mugolando qualcosa, tornò a dormire. Lasciandola sola, mi rifugiai di nuovo in camera da letto, posando la testa sul mio guanciale, e addormentandomi a mia volta. La mattina arrivò poi puntuale come sempre, e svegliandomi, diedi inizio alla mia giornata. Sentendo il rombo di alcuni tuoni in lontananza, guardai fuori dalla finestra, e solo allora, notai la presenza in cielo di alcune grigie nuvole. Molto probabilmente la pioggia sarebbe presto caduta, ma la cosa non mi toccava. Ad ogni modo, Stefan mi raggiunse solo poco tempo dopo, e salutandomi, scelse di baciarmi. “Dov’è Terra?” chiese, sorpreso di non trovarla già seduta a tavola e intenta a far colazione. “Sta ancora dormendo.” Risposi, sorridendo debolmente e perdendomi nei suoi occhi. In quel momento, un secondo bacio unì le nostre labbra, e alcune ore più tardi, qualcuno bussò alla porta, spezzando bruscamente la catena dei nostri pensieri. Ero occupata a tenere in braccio Terra, ma alzandosi in piedi, la bambina scelse di indagare. “Una lettera.” Disse, prendendo in mano quella bianca busta e mostrandola sia a me che al padre. “Dalla a me.” pregai, per poi prenderla fra le dita e aprirla con la ferma e precisa intenzione di leggerla. Sorprendentemente, non era firmata, ma guardandola meglio, Stefan riuscì a riconoscere la calligrafia del padre, ovvero il sapiente e giudizioso dottor Patrick. A quanto sembrava, la voce riguardante i nostri trascorsi aveva fatto in fretta il giro del villaggio, e ora tutti sapevano quanto era accaduto. Tutti meno la nostra bimba, ovviamente. Sin da quel giorno, Stefan ed io ci eravamo fatti una reciproca promessa. Le avremmo certamente detto la verità, ma solo quando sarebbe stata grande abbastanza da comprendere la pericolosità dell’intera faccenda. La minaccia dei Ladri non era certo questione da poco, e volevamo che fosse pronta ad affrontare anche solo la notizia. “Credo che dovremmo fargli visita.” Proruppe Stefan, rompendo il silenzio creatosi fra noi. Mantenendo il silenzio, non feci che annuire, e prendendo in braccio nostra figlia, mi mostrai pronta. “Andiamo.” Dissi poi, incalzandolo e guadagnando con pochi passi la porta di casa. Raggiungendomi, Stefan mi prese per mano, e dopo una ventina di minuti di cammino, ci accorgemmo entrambi di aver raggiunto la nostra destinazione. Bussando alla porta della casa, attesi che venisse aperta, e solo pochi secondi dopo, il dottor Patrick si parò di fronte a noi. “Dobbiamo parlare.” Disse semplicemente, conducendoci in quello che ricordavo essere il suo studio. Seguendolo, Stefan ed io non proferimmo parola, e una volta arrivati, attendemmo che desse inizio al suo discorso. Poco prima che ciò potesse accadere, i nostri rispettivi sguardi incrociarono quello di una persona già conosciuta. Drake, fratello di Stefan e zio della piccola Terra. “Perché lui è qui?” chiese Stefan, sorpreso e leggermente adirato. “Non c’è tempo per le liti. La situazione è grave. Se volete restare vivi e vegeti, dovrete fare quello che vi dico.” Rispose il dottor Patrick, serio. Ascoltandolo senza parlare, il mio amato fu costretto a nascondere e sopprimere la sua rabbia, e in quella cupa mattina, suo padre ci comunicò tutti i dettagli di un piano volto a sconfiggere, e perlomeno neutralizzare i tanto odiati e temuti Ladri. Avremmo dovuto sapere come e quando contrattaccare, rivolgere la parola solo ai visi amici per formare un’eventuale squadra, e soprattutto, essere in grado di difenderci. Dati i miei trascorsi, la situazione non era per me delle migliori, ma considerando anche l’ipotetica evoluzione dell’intera vicenda, compresi che sarebbe stato meglio dare ascolto ad ognuno dei suoi avvertimenti.
   
 
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