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Autore: beornotobe    22/08/2016    2 recensioni
PROLOGO
Una ragazza.
Un viaggio studio.
Un ragazzo.
Una compagnia.
Un'organizzazione.
Un pericolo.
New York corre dei rischi.
La parola chiave è ...
ASDAR.
Periferia.
Edifici nascosti.
Quartier generale.
ATTENZIONE.
Genere: Avventura, Mistero, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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L'indomani mi svegliai piuttosto tardi, nessuno ci aveva chiamate e anche Sarah continuava a dormire. Mi resi subito conto di aver mal di testa e mi dissi che a quanto pareva la giornata cominciava già male. Non avrei voluto pensare a ciò che era successo la sera prima, ma ogni cellula della mia mente mi riportava lì, mi resi incredibilmente triste ed ero là, seduta sul letto a rimuginare e a chiedermi se attualmente la mia vita avesse un senso. Guardai l'orologio, le 10 e mezzo. "Nessuno ci ha chiamato... sono morti tutti?", mi chiesi, e sperai lo fossero davvero. Scossi Sarah che aprì subito gli occhi: "Oddio, mi sembra di aver dormito per una vita. Che ore sono?". Le risposi e lei si mise a sedere: "Ti ho trovato già dormiente quando sono arrivata in camera ieri notte", disse poi, scostando le coperte e scendendo dal letto. "Credevo fossi rimasta con Johnny e..." fece poi. "Non nominare il suo nome", la interruppi io. "Wait wait, cosa è successo?". Le raccontai brevemente l'epilogo della serata precedente e lei fece: "Che diavolo ha in testa Kate? Insomma, bendarlo! Bendarlo!", scosse la testa con disapprovazione. "Quella ragazza è pazza", dissi io. "Eh già", convenne lei. "Lui non ti ha detto perché lei l'ha fatto?", chiese lei, io scossi la testa. "Resta il fatto che ti ha baciata, cazzo", commentó lei. Era la prima parolaccia che le sentivo dire. "Si, mi ha baciata", annuii, cercando di mostrarmi indifferente. "Non l'avrebbe fatto se avesse saputo chi ero", precisai poi, tentando di non far notare quella nota di tristezza nel tono di voce. "Non è detto", disse Sarah, addentando un biscotto. Le feci segno di passarmene uno e lei me lo lanció. "Cosa farai?," chiese poi. "Nulla", alzai le spalle. "Non si scuserà, alla fine la colpa è stata mia, avrei dovuto dirglielo subito". "Quante ragazze a questo mondo si sarebbero fermate in quella situazione?", fece notare lei e io annuii: "Hai ragione". "Allora, com'è stato?", chiese la mia amica. Non sapevo cosa risponderle. Alla fine la buttai sul ridere: "E c'è anche da chiederlo?", lei rise e volle sapere i particolari. "Dio, eravamo contro il muro, mi ha fatta sedere sul tavolo, poi la cerniera del vestito, il gancio del reggiseno", arrossii, "e poi ha cominciato a calarti le bretelle", continuó lei, con l'espressione di chi la sapeva lunga. Annuii: "A questo punto l'ho fermato". "Peccato", commentó lei. Dovetti convenire. "Come bacia?", fece. "Abbastanza bene", commentai, ripensando alle sue belle labbra, che ricordavano quasi la forma di un cuore. Che carino. Non dovevo pensarci. "Lo baceresti di nuovo?", mi fece lei. "Lo odio da morire, ma si, lo bacerei", detto questo mi alzai, entrai in bagno e mi chiusi la porta alle spalle. Che domande erano? Ovvio che lo avrei baciato ancora. Ma ero arrabbiata e non dovevo pensarci. Sarah si preparó dopo di me e decidemmo di fare un giro in agenzia. Forse saremmo dovute andare al lavoro, da Diana, ma chissà, di solito ci chiamavano, magari quella era una giornata di ferie. Come al solito i corridoi dell'agenzia erano pieni zeppi di gente che arrivava da ogni angolo immaginabile e correva verso direzioni sconosciute sbrigando faccende altrettanto ignote. Vidi Francis sbucare da una stanza e lo chiamai, lui si voltò e ci venne incontro sorridente. "Oggi niente lavoro, fortunate. Stiamo facendo ristrutturare la sala dove siete impiegate", ci spiegó. Annuii: "Ora capisco". "Cosa fate stasera?", ci chiese. Sarah scosse la testa, lo stesso feci io. "Avevo pensato di vederci nella stanza di qualcuno e fare un po' di casino, che ne so", rise lui. "Io, lei", indicai Sarah, "tu e Alice?", "E Johnny", aggiunse lui. Sussultai. Il suo nome pulsava ovunque nella mia mente. "Lui e Winona hanno rotto la scorsa notte", fece poi, riavviandosi i capelli con una mano. "Davvero?", dissi, fingendomi non interessata. "Si, a quanto pare definitavamente", spiegó Francis. Cercai di scacciare il desiderio di urlare nella mia mente, ma la risposta venne fuori comunque in un tono più alto del normale: "Bene", non volevo spiaccicare più parola per paura di non riuscire a controllare la mia attuale contentezza. "Quindi stasera alle?", chiese Sarah, venutami in soccorso. "In camera di Johnny alle dieci", ci strizzó l'occhio lui. Lo salutammo e continuammo a camminare per i vari corridoi. "Cioè, Johnny e Winona si sono lasciati", disse Sarah. Era sorpresa quanto me. "Se fossi stata al posto di Winona lo avrei lasciato anch'io", mi limitai a commentare. "Non ci credo", rise lei. "Perché mai?", domandai io, alzando gli occhi. "Ti piace da matti" alzó le spalle Sarah. "Non è vero", scossi la testa. "Si invece, e fareste meglio a chiarire prima di stasera", fece lei. "E dove lo trovo?", mi guardai intorno. "Lo troverai", disse lei. Il discorso finì lì e tornammo in camera, qualcuno ci avrebbe portato da mangiare. Arrivarono le 2 e temevo si fossero dimenticati di noi, insomma, dal primo giorno ci portavano cibo in camera, me lo sarei procurato da sola se solo ci avessero detto da dove si poteva comprare. Proprio quando stavo per perdere definitivamente le speranze sentimmo bussare. "Avanti", dissi io, stesa sul letto. La porta si aprì lentamente e un esemplare di Depp spettinato apparve sull'uscio. Lo squadrai da capo a piedi come faceva sempre lui con me ma non dissi niente. Fu Sarah a fargli segno di entrare con i due hot dog e patatine che portava sul vassoio. "Posso lasciarli sul tavolo?", chiese lui, entrando nella stanza. "Da quando in qua fai domande prima di agire?", feci io, fissandolo negli occhi. "Piantala", disse lui, restituendomi lo sguardo in cui puntualmente mi persi. "Credo che dobbiate parlare", Sarah interruppe la nostra gara di sguardi. "Credo di no", dissi io. "Se solo mi lasciasse spiegare sarebbe tutto più semplice, ma ieri se n'è andata come una codarda", fece lui, sedendosi sul letto accanto a Sarah e incrociando le mani. "Cosa dovevo fare? Urlavi come se non ci fosse un domani", gli spiegai io, iniziando già ad irritarmi. "Okay, ero arrabbiato e quando lo sono davvero non ce n'è per nessuno, ma volevo solo spiegarti", mi disse lui, che sembrava sinceramente coinvolto. Si alzó e mi fece cenno di andar fuori. Sarah mi lanciò un occhiata che dedussi incoraggiante e io lo seguì nel corridoio. "Non c'è niente da spiegare", continuai io sulla difensiva. "Ok, allora va dentro, fa come ti pare e non vediamoci più", disse Johnny, indicandomi la porta. "Intendo solo dire che pensavi fossi Kate, ecco perché mi hai baciata", feci, lo sguardo basso. Mi sollevó il viso posandomi due dita sotto al mento proprio come aveva fatto la prima volta che ci eravamo visti, e mi sussurró sulle labbra: "Hai ragione". Lo odiavo. Lo respinsi: "Allora va al diavolo", feci per andarmene, ma lui mi trattenne per un braccio: "Ma mentre ti baciavo", continuó lui, "sentivo che dio, era molto meglio di Kate, sentivo che non poteva essere lei, infatti che tu ci creda o no, stavo per fermarmi". Fece una pausa, poi continuó: "Quando mi hai fermato e ho sentito il tuo odore un mare di sensazioni mi ha praticamente inondato", mi incatenó gli occhi nei suoi. Era un fottuto incantatore. "Smettila di parlare così", riuscii a dire. Ma lui non vi badó: "Ti giuro, avevo una voglia matta di fare l'amore con te", disse. "Vattene", gli intimai. "Sapevo già chi fossi, eppure quel desiderio continuava a insistere", continuó lui, la fronte appoggiata alla mia. "Stai solo cercando di farti perdonare", gli dissi. "Assolutamente no, visto che qui l'unica che dovrebbe farsi perdonare sei tu", sorrise lui, "Hai continuato a baciarmi pur sapendo che mi stavi ingannando, non mi hai fermato, non hai detto una parola. Io sto dicendo quello che realmente sentivo, non cerco di farmi perdonare, non ho fatto nulla", alzó le spalle. "Potrò credere a tutto, ma non che volessi...", arrossii. "Che volessi fare l'amore con te?", chiese, io annuii. "E invece si, è più forte di me, ogni volta che sento il tuo profumo", disse lui, continuando a fissarmi dritta negli occhi. Era difficile ragionare. Ripensai a quando, ubriaco, mi aveva detto che non avremmo potuto lasciare l'agenzia se noi due non avessimo scopato. Sembrava un tempo lontano... "Lo farei anche adesso", mi sussurró ancora sulle labbra. Non potei fare a meno di sorridere, era una sorta di dichiarazione? Ma restai calma. "Hai rotto con Winona", commentai, allontanandolo leggermente da me. "Si, non ne potevo più della sua gelosia", si accarezzó il mento con le dita. Mi misi le mani nelle tasche dei pantaloncini e mi guardai le converse sorridendo. "Sembri un'adolescente in preda alla sua prima cotta", fece lui, appoggiandomi le mani sui fianchi e tirandomi leggermente a sè. Arrossii, eravamo in corridoio, anche se comunque a quell'ora era quasi completamente vuoto. Chinó leggermente la testa e mi intrappoló il labbro inferiore tra i suoi, per poi lasciarlo andare e iniziare a baciarmi lentamente. Avevo voglia di mettergli le braccia al collo e poi di far scivolare le mani per tutta la schiena, sulla sua camicia a quadroni bianca e blu, ma da non "Kate" mi sentivo molto più insicura, fare le cose della sera prima mi sembrava un'assurdità e oltretutto volevo andare da qualche parte sola con lui, senza gente che passava e che ci fissava meravigliata. Baciarlo era un antistress, mi rilassava, era lento e mi piaceva da morire. Almeno, al momento andavamo piano e non come la sera prima, in cui mi aveva subito spinta sul tavolo e i baci erano stati decisamente più dinamici. Eravamo appena fuori dalla porta, le sue mani a stringere i miei fianchi e le converse a sfiorare quelli scarponi malandati che avevano un'aria vissuta. "Johnnyy", lo chiamó una voce, e noi ci staccammo appena, girandoci. Era Alice, sembrava sorpresa. "Ehi", mi salutó, "credevo fossi Winona", fece poi, ridendo. Lui arrossii. Avrei voluto digli: chi è l'adolescente? "Tu e Spencer andate in missione nel pomeriggio?", chiese poi Alice, per spezzare quel silenzio imbarazzato creatosi. "Si", annuì Depp, una mano sempre sul mio fianco. "Stavo pensando che potrete portarvi Julia", sorrise Alice. Johnny mi squadró e annuii: "Come controllore?", chiese poi. "Si", fece Alice, strizzandomi l'occhio. "Controllore?", domandai guardando Johnny. E io che desideravo solo stare in camera abbracciata al suo petto. Sarà per un'altra volta. Ora andavo a fare il controllore in non so quale missione, ma alla fine, mi dissi, la cosa più importante è sia con lui.
  
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