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Autore: Recchan8    22/08/2016    3 recensioni
Il mio nome è Lidia Mormorai. Nobile giovane fiorentina, possedevo tutto ciò che una ragazza della mia età potesse desiderare: una ricca famiglia, una grande villa, un'eccellente vita sociale e l'amore delle persone più care. Ma un giorno in quell'ingranaggio perfetto si insinuò un granello di sabbia; il tutto si disarmonizzò e il macchinario si bloccò improvvisamente, fino a rompersi. La mia famiglia venne uccisa e la nostra villa saccheggiata. Per proteggermi mi macchiai di omicidio e fui costretta a fuggire e a rinnegare il mio nome.
La mia splendida vita si frantumò in mille pezzi che io gettai al vento.
Ma qualcuno si fermò, volse lo sguardo a terra e, incurante del fatto che potesse ferirsi, raccolse quei frammenti.
Genere: Drammatico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Quando Lidia, con un impeto simile a quello di un'onda che si infrange sugli scogli, lasciò la bottega di Vittorio, il cielo si era tinto di un cupo grigio scuro; presto si sarebbe scatenato un temporale. Il racconto di Vittorio non era stato molto chiaro ed esaustivo, ma ciò che Lidia era riuscita a sapere e a capire le era bastato per decidere di mettersi subito alla ricerca di Michele. L'avrebbe trovato, fermato e obbligato a parlarle.
Non è giusto che un singolo essere umano debba sopportare un dolore così grande”.
La suola dei suoi stivali di cuoio scivolava silenziosamente sui sampietrini. Le vie, prima affollate e chiassose, si erano ridotte a lande desolate. Lidia, il cappuccio bianco a becco d'aquila calato sul viso, pareva un fantasma. Si sentiva persa, spaesata; il cuore le batteva a mille, sentiva il petto tentare di resistere ai continui martellamenti del muscolo involontario.
Perché Michele non si era mai aperto a nessuno? Davvero Tancredi non ne sapeva niente? Com'era possibile?
Il cielo plumbeo venne rischiarato da un lampo accecante e pochi attimi dopo il rombo di un tuono si propagò nell'aria. Lidia interruppe la sua corsa disperata e si guardò forsennatamente attorno. Come avrebbe fatto a trovare Michele in una città grande come Firenze? Mesi e mesi prima ci aveva già provato, fallendo miseramente. Alla fine era stato lui a trovare lei... Sfruttando i davanzali delle finestre di un piccolo edificio all'angolo della strada, Lidia si arrampicò sul tetto e si rannicchiò sulle tegole, portandosi le ginocchia al petto. Con Tancredi fuori città, l'unica persona che poteva avere una minima idea di dove potesse essere Michele era Paola. Lidia non ci pensò su due volte: scattò in piedi e corse sui tetti, mettendo in pratica gli insegnamenti e i consigli del maestro Alfonso Calandri. Dopo una ventina di minuti i piedi della ragazza toccarono terra, esattamente nello stesso momento in cui la prima goccia di pioggia precipitò dal cielo. La porta sul retro della Rosa Colta, situata nel vicolo dietro l'elegante edificio, era sempre aperta per permettere ai membri della Confraternita di muoversi liberamente evitando gli sguardi indiscreti dei frequentatori del bordello. La giovane dai capelli color cannella si introdusse all'interno della Rosa Colta; la sua mano inguantata si posò sulla spalla nuda della prima cortigiana che le passò davanti. Avvicinò le labbra al suo orecchio, sussurrando un nome. La cortigiana si coprì il volto col vistoso ventaglio vermiglio e le indicò con un cenno del capo il piano superiore. Lidia si separò dalla ragazza e salì in fretta la scalinata di marmo. I continui chiacchiericci delle cortigiane e le profonde voci dei clienti riecheggiavano nell'ambiente, rimbalzando da una parete all'altra e amplificando le sconce avances degli uomini. In quel lussurioso Paese dei Balocchi solo il temporale che si stava scatenando al suo esterno pareva reale.
Al primo piano la maggior parte delle stanze era chiusa. Passandoci accanto, le orecchie di Lidia catturarono suoni poco consoni a una nobildonna del suo calibro. Le venne incontro una giovane castana dallo svolazzante abito viola che con nonchalance le mise in mano un ventaglio verde smeraldo. La cortigiana si dileguò rapidamente e Lidia aprì il ventaglio; un bigliettino di carta finissima fuoriuscì dalle sue pieghe e svolazzò verso il suolo. Lidia lo afferrò prima che potesse toccare terra. La frase scritta sul bigliettino era più che chiara: Dove Beatrice è nata”. Nonostante la gravità della situazione, le labbra di Lidia si incurvarono in un sorriso divertito; dovette ammettere di ammirare molto l'ironia pungente di Matrona Paola. Accartocciò il foglietto e se lo infilò tra le pieghe della fascia rossa che portava arrotolata attorno ai fianchi, si liberò del ventaglio, tornò sui suoi passi, raggiunse la scalinata e salì al secondo piano, dirigendosi poi a passi spediti verso la stanza in cui lei e Paola si erano conosciute.
La trovò in piedi di fronte alla finestra spalancata, le mani intrecciate dietro la schiena e i lunghi capelli neri abboccolati sulla spalla destra. Paola, non appena udì la porta aprirsi cigolando, si voltò verso Lidia.
-”Non pensi che la vita sia alquanto bizzarra, Bice?”- le domandò.
Lidia si chiuse la porta alle spalle e si tirò giù il cappuccio. Un lampo squarciò il cielo e per un momento la figura di Paola si tinse completamente di nero, in netto contrasto con l'istantaneo bianco del cielo temporalesco.
-”Io credo che la vita sia ingiusta, Matrona Paola”- ribatté.
La donna mora spalancò un poco gli occhi e scoppiò a ridere, coprendosi la bocca col dorso della mano. Adorava quella ragazza, non poteva farci niente. La guardò in volto e solo allora si accorse del velo di tensione e ansia che ricopriva i suoi bei lineamenti. Il viso di Paola si fece d'un tratto serioso.
-”Come penso tu abbia intuito, ti stavo cercando, mia cara. Volevo conversare un po' con te, chiederti qualcosa riguardo alle tue indagini sull'Arcangelo, ma... Evidentemente c'è qualcosa che ti turba”-.
-”Sapete dove potrei trovarlo?”- le chiese Lidia diretta.
Paola si accigliò. Possibile che Bice fosse riuscita a scoprire qualcosa su Michele in così poco tempo? A quali potenti forze oscure aveva fatto ricorso?
-”Non saprei...”- mormorò la matrona pensosa. Si portò un indice alle labbra carnose e fece vagare lo sguardo per la stanza. -”Non conosco nemmeno l'ubicazione della sua dimora...”-.
-”Deve esistere un luogo che frequenta spesso!”- insistette la ragazza.
Paola, colta da una folgorante illuminazione, senza proferire parola superò Lidia e spalancò la porta. Si affacciò al parapetto del secondo piano e guardò giù.
-”Una giovane!”- ordinò a gran voce.
-”Eccomi, Matrona!”- rispose prontamente una cortigiana dal primo piano.
-”Vai a chiamare Bona! E' una questione importante!”-.
-”Sì Matrona!”-.
Lidia, che dall'interno della camera aveva sentito tutto, corrugò la fronte. Se non ricordava male, Bona era una delle cortigiane che avevano mostrato un forte interesse per Tancredi...
La giovane in questione si presentò qualche minuto dopo coi capelli scompigliati, i lacci del corsetto sciolti e il fiatone. Fece un breve inchino e tentò di darsi una veloce sistemata, ma Paola le fece intendere con un gesto della mano che non importava.
-”Bona, Tancredi ti ha mai parlato della sua infanzia trascorsa con suo cugino?”-.
-”Certamente!”- trillò la ragazza, per niente sorpresa dall'insolita domanda della matrona.
-”Ricordi qualche luogo in cui i due fanciulli erano soliti giocare assieme?”-.
-”Certamente!”- esclamò nuovamente. Lidia sussultò e si avvicinò all'uscio della porta, rimanendo comunque nascosta dietro lo stipite. -”Risalendo l'Arno, superando Ponte Vecchio, c'è una spiaggia in cui spicca un pino dal tronco attorcigliato. E' inconfondibile!”-.
Paola ringraziò Bona e fece per riferire a Lidia le informazioni ottenute, ma quando si voltò trovò la stanza vuota: la giovane Assassina non aveva esitato un momento a lanciarsi fuori dalla finestra, correndo all'inseguimento dell'Arcangelo.
Spero tu riesca a salvarlo, Bice”.

 

 

La pioggia cadeva fitta dal cielo, creando un velo grigiastro tra gli occhi di Lidia e la città. La popolazione fiorentina, salvo qualche rara eccezione, era svanita, rinchiudendosi nelle proprie abitazioni, nei saloni, nelle case del piacere. L'insistente ticchettio della pioggia che colpiva il lastricato delle strade costituiva l'unica compagnia per Lidia. I forti e potenti rombi dei tuoni, invece, parevano feroci fiere sguinzagliate al suo inseguimento.
E se Michele non si fosse trovato nel luogo indicato da Bona? Cosa avrebbe fatto a quel punto? Chi altri avrebbe potuto aiutarla a rintracciarlo?
Da oggi non sei più una Novizia. Felicitazioni” erano state le ultime parole che Lidia aveva sentito pronunciare a Michele. Nessuna allegria, nessuna sincerità; solo un pesantissimo velo di apatia.
Superò Ponte Vecchio, scavalcò le spallette e iniziò a correre lungo le sponde sabbiose del fiume; non si sarebbe fermata finché non avrebbe individuato il pino descritto da Bona. Nonostante la sabbia fosse bagnata, i suoi stivali affondavano nella sporca rena dell'Arno, impedendo a Lidia di mantenere la velocità voluta. Le acque del fiume, alla sua sinistra, di un orribile colore fangoso, imperversavano e scorrevano in direzione del ponte.
Michele doveva trovarsi per forza sotto quel pino: la mente di Lidia non ammetteva alternative. E se non si fosse trovato lì? Lo avrebbe aspettato. Lo avrebbe aspettato per ore, giorni e settimane; avrebbe aspettato di vedere comparire quella meravigliosa e brillante spada che il giovane teneva sempre al suo fianco; avrebbe aspettato di vedere comparire quella fascia rossa come il sangue che Michele portava a mo' di sciarpa, uno strumento in più per nascondere il suo volto.
Lidia avrebbe aspettato, se tutto questo non fosse stato abbandonato ai piedi del pino dal tronco attorcigliato.
La corsa folle della ragazza dagli occhi verdi si fermò di colpo; i suoi piedi scivolarono sulla sabbia e per poco Lidia non perse l'equilibrio. Si tolse dal capo il cappuccio fradicio e con una mano si asciugò frettolosamente il viso bagnato. Un nome stava tentando di risalire lungo la sua gola, di raggiungere le labbra e di fuoriuscire da esse, ma Lidia era talmente sconvolta da non riuscire neppure a muovere un dito. Si fece forza, lottò contro il proprio schock, strinse le mani a pugno lungo i fianchi; non riusciva a capire se ciò che le bagnava il viso era la pioggia o il suo pianto silenzioso. Un improvviso lampo serpeggiò nel cielo e l'immediato rombo del tuono la rianimò miracolosamente.
-”Michele!”- gridò Lidia per sovrastare i rumori del temporale.
Lidia se ne accorse solo quando Michele si voltò nella sua direzione; il temporale era talmente irruento che la visibilità era fortemente ridotta. Si tappò la bocca con entrambe le mani e le ginocchia cedettero al suo peso, facendola accasciare sulla sabbia.
Lidia si ritrovò a fissare l'Arcangelo negli occhi.
Il viso di Michele era scoperto.

 

 

 




NOTE DELL'AUTRICE
Oddio, era da una vita che non aggiornavo "Archangelus" :O Chiedo scusa >w<
Siete curiosi di avere delucidazioni sul passato di Michele?
Siete curiosi di sapere che aspetto ha l'Arcangelo?
Ebbene sì, adesso posso dirvelo con certezza: saprete tutto nel prossimo capitolo! *musichetta da vincitore della lotteria (?)*
E' un capitolo importante, per cui ho deciso che mi ci metterò subito al lavoro. 
LAGGENTE DEVE SAPEREH! 
Fatemi sapere quanto siete in hype ;)
Alla prossima! ^^

 

   
 
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