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Autore: DarkDemon    22/08/2016    2 recensioni
[Titolo mooolto provvisorio]
|INTERATTIVA|POSTI FINITI|NON TIENE CONTO DE "LE SFIDE DI APOLLO"
- - - -
–Non scapperai facilmente piccola Dea...–
[...]
Vedeva il lontananza una piccola sagoma avvolta in vesti marroni correre nella leggera nebbia mattutina che avvolgeva le colline e il bosco, mentre una grossa sagoma umanoide la sovrastava, dando l'idea di quello che era un vicolo ceco.
[...]
Felix avanzò ancora qualche passo cauto, un tuffo al cuore lo fece però bloccare sul posto, capiva finalmente la causa del dolore della donna [...]
–Salvala... fallo per me... fallo per noi...– Disse con un tono che mai aveva udito, il tono di una madre, dolcezza e risolutezza, ora spezzate dall'infrenabile pianto che solo una madre può versare sulla salma della figlia, andatasene dal mondo.
- - - -
Sono oramai passati cinquant'anni dalla battaglia con Gea, la pace che ha avvolto il campo, come sempre, non è destinata a durare. Il sottile equilibrio si sta per incrinare, come la liscia superficie dell'acqua sotto un lieve sospiro.
Genere: Avventura, Generale, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna, Slash, FemSlash | Personaggi: Quasi tutti, Semidei Fanfiction Interattive
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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And now  I've been gone for so long
I can't remember who was weong
All innocence is long gone 
I pledgenallegiance to a world of disbelief
Where I belong

A walking disaster
The son of all bastards
You regret you made me
It's too late to save me

Walking Disaster - Sum41
 



 

Felix aprì gli occhi lentamente e si rivoltò sotto il leggero piumone, spalancò le braccia e affondò il viso nel cuscino mugugnando, perché diavolo non chiudeva mai le imposte!? Si maledisse piano. Proprio in quel momento suo padre bussò piano alla porta e l'aprì facendo fare capolino al suo volto sorridente.
–Ehi... Aurora, conti di tornare nel mondo reale o dormi ancora un po'?– Ridacchiò per poi tornare di sotto lasciando la porta aperta; il ragazzo stava giusto allungando la mano alla ricerca della scarpa da lanciare contro ad essa per chiuderla quando dallo spiffero si fece spazio il dolce profumo dei pancake, accompagnato dalla fragranza di sciroppo d'acero e da quella del burro d'arachidi. Sorrise e si stiracchiò producendo un acuto suono con la gola come era solito a fare, si alzò passandosi una mano tra i capelli e scese lentamente fino in cucina Si sedette, distese le braccia e appoggiò con decisamente poca grazia la testa in mezzo alle due. Toc. Il padre si girò ridacchiando per poi tornare ad occuparsi dei pancake, rivoltò l'ultimo e iniziò ad apparecchiare servendo i deliziosi dolcetti e le cose per condire. Felix si rifece dritto e iniziò a far colazione, accompagnato da un bicchiere di succo d'ace.
–C'è una cascina che fa delle fragole deliziose a cinque minuti da qui...– Disse dopo qualche secondo di silenzio il padre con un piccolo sorriso rivolto al figlio che ricambiò lo sguardo dell'uomo con un sorrisetto. Adorava le fragole, erano il suo cibo preferito, ne era ossessionato.
–Ah si? Bhe direi che la frutta fa bene...– Disse con disinvoltura tagliando con sguardo innocente il pancake, che stava letteralmente affogando nello sciroppo d'acero.
–Va bene... andiamo a piedi..?– Al ragazzo brillarono gli occhi e osservò il padre stupito. Scattò in piedi e lo abbracciò, era da tanto che non faceva una camminata nella natura.
–Ehi ehi... però finisci di mangiare...– Annuì sorridendo e tornò al posto finendo la colazione. Stava giusto mettendo nel lavandino i piatti quando un tuono gli smontò tutta l'allegria guadagnata precedentemente. In poco tempo grosse gocce d'acqua scendevano velocemente, avvolgendo tutto il paesaggio di un tetro colore grigiastro.
–Papà... prendiamo l'ombrello...– Disse piano. L'uomo non rispose.
Tornò in camera sbattendosi la porta alle spalle, spalancò la finestra e si appoggiò al davanzale sbuffando. Rimase a fissare fuori per minuti che parvero ore fino a che il padre non entrò piano.
–Senti preparati... andiamo la in macchina ma alla punto vendita ci si arriva solo a piedi quindi un po' puoi camminare...–
Sbuffando andò in bagno a lavarsi e cambiarsi, quindici minuti dopo erano in macchina.
Il sangue si gelò nelle vene quando il padre fermò la macchina proprio dove l'aveva fermata nel suo sogno. Lanciò un'occhiata alla collina, chiedendosi se davvero c'era quel bizzarro luogo che aveva visto mentre dormiva. Tirò un sospiro di sollievo quando l'uomo si diresse verso il lato opposto dove nella pioggia si vedevano brillare le finestre di una piccola casetta in legno, grossa circa come un paio di quelle casette in legno da giardino, poco più grandi di un normale capanno degli attrezzi. Camminarono con tutta calma sul sottile sentiero di ghiaia, fregandosi della pioggia e del vento, ma godendosi semplicemente il momento. Quando entrarono un caldo profumo di fragole e legno li accolse, assieme al tintinnare della campanella appesa alla porta. Dietro ad un bancone c'era un ragazzo che non dimostrava più di una ventina d'anni, sorrise cordialmente e andò incontro ai due.
–Buongiorno! Che bel temporaletto estivo eh!? Cercate rifugio o siete venuti a comprare?– Disse mostrando con un gesto i muri ricoperti da scaffali stracolmi di cassette piene di fragole grosse e succose.
–A comprare! Abbiamo preso la casa qui vicino in affitto e quando ero venuto a vederla mi hanno parlato di questo posto...–
–Oh che onore...– Felix iniziò a guardarsi attorno, divorando con gli occhi i rossi frutti, ma notò comunque che il ragazzo sembrava reggersi male sulle gambe e zoppicava vistosamente, iniziò a fantasticare su cosa gli potesse essere successo per ridurlo così quando sentì suo padre nominare il suo nome, catturando la sua attenzione.
–Oh no, non siamo per nulla lontani, siamo del Bronx, Felix ha alcuni problemi di salute e gli hanno consigliato un minimo di due settimane nella natura.– Il ragazzo annuì e soppesò il figlio del Pastore, si passò una mano sotto il naso per poi starnutire e tirare su con il naso.
–Ho un fazzoletto...– Disse Felix, tirando fuori il pacchetto dalla tasca della giacca e porgendogli un fazzoletto, Yuri, così diceva la targhetta blu che spiccava sulla maglia arancione, si soffiò il naso continuando a fissare il ragazzo.
–Sa signore... noi coltiviamo le nostre fragole oltre quella collina...– Iniziò, tenendo però lo sguardo sul figlio, spostandolo solo in un secondo momento fuori dalla finestra per indicare la grossa collina, dove il ragazzo rivide la statua e trasalì. –La abbiamo anche un campo per ragazzi difficili, sia caratterialmente che fisicamente, ne abbiamo aiutati molti... perché non ci prova a dare suo figlio..? Ecco...– Porse un depliant pieghevole ad entrambi.

 

Camp Half-Blood

Attività sportive regolate per ogni ragazzo, serate attorno ad un fuoco e suggestive attività
da cui vostro figlio uscirà completamente incolume.

Tutto questo e molto altro, solo al Camp Half-Blood!

 

E dopo questo inizio patetico, a detta di Felix, si iniziavano ad elencare le attività, scoccò un occhiata al padre, trovandolo, purtroppo, estremamente ammaliato dal volantino.
–Sembra estremamente suggestivo! Ti piace Felix!?– Si mosse incerto, temeva di offendere il commesso che sembrava estremamente fiducioso, anche se quell'espressione pareva quasi disperata mentre fissava il ragazzo.
–Bhe... penso che ci dovrei pensare... perché non prendi le fragole..?– Provò a sviare.
–Una domanda, come mai Half-Blood?– La domanda parve cogliere di sorpresa Yuri che dopo aver boccheggiato un po' rispose in modo non troppo convinto.
–Oh... beh... è una cosa scelta dagli amministratori, è un giochino, i ragazzi vengono divisi nelle cabine a seconda dei comportamenti simili, in modo da non avere troppe baruffe, e tutto il campo ha come tematica la mitologia greca, fingiamo che i ragazzi siano figli di divinità antiche.. è tutta una cosa psicologica, fa sentire i ragazzi più sfortunati comunque speciali, in qualche modo...– Felix cercò di non ridere vedendo la reazione del padre che pareva estremamente deluso.
–Oh... mi dispiace ma io sono un pastore... capisco l'idea ma sa...–
–Ma che idea fantastica! Posso andare? Dai mi serve un po' di autostima! Magari sono figlio di Giove e...– Iniziò Felix, aveva la fastidiosa abitudine di cambiare idea a seconda di ciò che non garbava al padre, se a uno non piaceva l'altro ne andava pazzo.
–Scusa scusa scusa ma ti devo fermare eh! Giove è romano, al massimo di Zeus, c'è una bella differenza! Ecco, imparerete anche un sacco di mitologia!– Disse stizzito Yuri per poi passarsi una mano tra il ciuffo biondo, o almeno quel che ne spuntava sotto il bizzarro cappello verde con il pon- pon rosso.
–Scusami... comunque... posso andare papà?– Fissò il padre con occhi da cucciolo, sapendo che non avrebbe resistito. L'uomo sospirò iniziando a far scorrere il depliant.
–Quanto costa..?–
–Oh non costa nulla! E' un sistema gratuito, ci finanziamo con le fragole che anche i vostri figli ci aiutano a produrre!–
–Meglio di così! Dai papà! Goditi la casa, sciogli i nervi, e io mi godo un po' di sana libertà okay..?–
–Okay...– Felix batté le mani soddisfatto.
–Vado a fare la valigia– Prese le chiavi dalla tasca del padre e tornò alla macchina.

Venti minuti dopo era di nuovo li, la valigia al proprio fianco e un sorrisetto ebete e leggermente strafottente dipinto sul volto.
–Bhe... non scomparire...–
–Siamo oltre quella collina, sarete vicini tranquilli.– Disse Yuri mettendo una mano sulla spalla di Felix. Il ragazzo spostò il peso da una gamba all'altra, allora non se l'era sognato, o si..? Restava l'effettiva presenza di un campo oltre quella collina, oltre quella statua.
Abbracciò il padre che se ne tornò alla casa con una cesta di fragole e iniziò a salire lungo la collina, Yuri si affrettò a prendere la valigia e trasportarla fino in cima, nonostante non fosse molto più robusto di lui. Finalmente arrivarono in cima
–Bene Felix, ben venuto al Campo Mezzosangue... abbiamo molte cose di cui parlare–

 

<°>

 

Down Shining stava uscendo proprio in quel momento dai bagno, si era appena lavata i denti dopo la colazione e ora, saltellando, si stava avviando verso le fucine, dove avrebbe passato le prime due ore della mattinata.
–Ciao a tuttti!– Trillò entrando nell'afoso ambiente dove i suoi fratelli, che aveva come minimo salutato sei volte quella mattina, si accingevano a riprendere i lavori lasciati in pausa il giorno precedente. La figlia di Efesto si diresse verso la propria postazione: un alto tavola da lavoro cosparso di minuscole viti e fili di ferro, levò la grossa felpa grigia e iniziò a smanettare su un minuscolo robottino, mentre la pelle pallida si imperlava di sudore. Non che le desse fastidio, anzi, tra caldo e freddo avrebbe preferito centomila volte il caldo. Si scostò una riccia ciocca rossa dal volto, sfuggita alla scompigliata coda che si era fatta, con uno sbuffo e si mise dritta osservando la sua opera.
–E quello sarebbe..?– Chiese una voce leggermente acida alle sue spalle. Down ridacchiò.
–Un taglia formaggio, Leah.– Spiegò. –Con questa rotella imposti la dimensione... e guarda– Poggiò il robottino su un pezzo di formaggio che aveva rubacchiato la sera prima e questo prese a girarci attorno sfoderando lame e lamette e affettando un perfetto cubo di caprino.
–Vuoi del formaggio?– Esordì sorridente voltandosi verso la sorella e porgendole il cubetto che questa rifiutò con una piccola smorfia.
–Finirà con gli altri?– Chiese facendo subito dopo una grossa bolla con la gomma da masticare che ruminava sempre. La rossa si strinse nelle spalle.
–Probabile...– Si rigirò sullo sgabello e buttò il robottino in un cassetto del tavolo dove ce ne stavano molti altri dalle più svariate dimensioni. Rimase qualche secondo a fissare il tavolo, tamburellando le dita su di esso per poi illuminarsi.
–Ci sono!– Esultò, iniziando a schizzare su un post-it un progetto, non badando nemmeno alla mano della sorella che le batteva sulla spalla e al suo: –Divertiti–

Le due ore passarono in mezzo secondo e la campanella trillò il cambio base, con un lamentio generale la cabina nove levò le tende diretta verso il campo di tiro con l'arco.
Una volta uscita all'aria aperta prese un lungo respiro, grazie al cielo il lavoro la distraeva dall'ambiente chiuso in cui stava, ma quando poi abbandonava la claustrofobica fucina si rendeva finalmente conto di quanto le mancasse l'aria carica di ossigeno e profumata di fragole e pini.
Si stiracchiò pigramente e assieme ai suoi fratelli proseguì verso il campo da tiro, il capo cabina della casa di Apollo stava parlando con un ragazzo accompagnato da un satiro, inclinò la testa divertita.
–Novellino– Disse indicando con il mento il ragazzo a Leah, che in quel momento le passava di fianco. La ragazza alzò un sopracciglio e fece un'altra bolla rosa, sistemò una ciocca riccia dietro l'orecchio e con passo sicuro avanzò verso il gruppetto che Down le aveva indicato.
–Che si dice? Novellino? Piacere Leah Cage– Disse in fretta, allungando una mano color cioccolato, ancora leggermente sporca di olio per motori, verso il ragazzo che stava ascoltando tra l'interessato e il confuso il figlio di Apollo.
Spostò gli occhi blu sulla ragazza per poi stringerle piano la mano con un espressione parecchio diffidente dipinta sul volto. La ragazza sorrise e inclinò la testa, incitandolo con lo sguardo a presentarsi.
–Felix Alfarson e si, novellino, presumo...– Disse piano, tornando a guardare Erin che gli stava spiegando le attività del campo.
–Tutto molto interessante, senti Felix, vedi di non prenderla troppo male eh. Sei troppo rilassato per sapere. E guarda, io sono del tuo stesso parere, le cose vanno dette tutte subito.– Batté due leggere pacche sulla spalla al ragazzo e tornò dai fratelli, che stavano montando gli archi.
–... eh?– Le gridò dietro, ma nessuna risposta uscì dalle carnose labbra della figlia di Efesto.

 

<°>

 

Clang.

La spada in bronzo celeste rimbalzo sul terreno in terra battuta. Timothy sospirò e si passò una mano tra i folti capelli scuri, si chinò e raccolse l'arma dall'elsa nera e osservò il proprio avversario.
Era un ragazzo della cabina di Ares, dall'aspetto risoluto e altezzoso. Voleva sfidarlo in un duello di scherma, e come sempre il figlio di Thanatos non aveva protestato.
Non lo faceva mai, era ormai una marionetta, caduta nelle mani del popolo, qualsiasi cosa gli fosse stata detta lui avrebbe agito, la testa china. Come ci si poteva immaginare non era andato a buon fine, ma il quindicenne non ne fu sorpreso. Ripresa la propria spada andò agli spalti e si sedette, bevendo dalla propria bottiglietta d'acqua. Mentre ancora riprendeva fiato la mente iniziò a vagare, non sentendo nemmeno gli insulti che l'avversario gli stava tirando.
Ripensò al sogno di quella notte, ed inevitabilmente a quel giorno, di sette anni prima.

Chiamava disperatamente sua madre, cercando di individuarla tra il fumo e le fiamme. Si portò il bordo della maglia a coprire il naso, mentre l'aria si faceva pesante ed irrespirabile. Aveva individuato il corpo sotto una trave e si stava avvicinando quando questo aveva alzato la testa e aveva mostrato un volto che non apparteneva alla donna che lo aveva dato alla luce. Era sfigurato, e con la bocca tagliata in un sorriso innaturale e poi ricucita alla ben meglio, la donna spalancò la cavità orale, strappando i punti di sutura, strappando labbra e guance e facendole sanguinare, esibendosi in un urlo disumano.

Si era svegliato in un bagno di sudore. Sentì un fremito nelle pallide mani e le strinse attorno all'elsa. Non sapeva se quel sogno avesse un significato, ma sperava con tutto se stesso di no.
–Ehi, pillola di vita, lo fai di nuovo– Timothy si voltò di scatto trovandosi davanti gli occhi azzurri e i capelli scompigliati di Infinito. Sbuffando leggermente si fece scivolare lungo la panca borbottando un sommesso.
–Cosa?– Con la cosa dell'occhio vide il figlio di Nyx avvicinarglisi con un sorriso idiota stampato sulla faccia.
–Canti, Summertime Sadness. Lo fai sempre, quando soprappensiero– Spiegò sorridendo. Infinito era un tipetto strano, abbastanza inquietante in un certo senso, riusciva sempre a leggere le persone, si faceva dire ciò che voleva, ma nessuno sapeva nulla di lui, nemmeno il suo nome. Per tutti lui era solo “Infinito”.
Timothy corrucciò un attimo lo sguardo, gli avevano già detto che lo faceva, ma pensava fosse l'ennesimo scherzo idiota. Si rigirò sospirando la spada tra le mani facendo poi scorrere le dita sulle fiamme nere che decoravano la lama.
–E allora? E' bella.– Si giustificò svogliatamente alzandosi, suscitando la risata del biondo.
–Daammi una lametta che mi taglio le venee...– Canticchiò battendogli delle pacche sulla spalla per poi andarsene così come se n'era venuto.
Il figlio di Thanatos sbatté un attimo le palpebre per poi sospirare e tornarsene alla cabina, con l'intenzione di darsi almeno una lavata prima di pranzo.
Mentre tornava verso la propria cabina sentì parecchi sguardi pesanti posarsi sulla sua esile figura e soppesarlo, lanciando un veloce sguardo ad uno dei semidei curiosi notò una ragazza che lo guardava come si guarda una persona in ospedale: pena. Abbassò lo sguardo, odiava vedere quell'espressione, non la sopportava.
Entrò nella cabina sbattendo la porta e andò a lavarsi, e mentre sciacquava il viso si concesse il lusso di un paio di piccole lacrime solitarie a rigargli il volto.
Era inutile, gli era stato detto più volte, ora mai ci credeva, era così evidente no? Non serviva a nulla, e non mancavano di ricordarglielo.


 

Angolo    

Autrice

Eccomi! Sorprendentemente anche prima del previsto!
Alluora, ho avuto pietà e deciso di scaglionare la presentazione degli OC, di modo da non incasinarvi troppo i neuroni. Come sono gentile, meo deo.
Allora, spero che non vi faccia troppo schifio come capitolo, sono abbastanza soddisfatta pure io... il che è raro. 
Mi scuso solo per l'ultimo Pov, che ritengo più scarsi in confronto ai precedenti, in effetto questo capitolo parte bene e cala via via... Comunque, mi stavo appunto scusando, ma sono reduce da un fastidioso blocco dello scrittore, che porco schifo mi ha fatto tirar giù gli dei dall'Olimpo. Ma mi sto più o meno riprendento, con una dose nauseante di "cose che mi ispirano", e grazie agli dei funziona. Comunque, che ne pensate?
Mi farebbe utile un vostro parere per potermi migliorare, quindi andate tranquille con le critiche! Se poste nei dovuti modi le prendo con più che positività! E la recensione serva anche al vostro pargolo, per respirare :D Non ora magari, ma non sparite.
Quanti conoscono la canzone d'inizio? Quanti il gruppo? Verrete premiati! Nah non è vero...
Ho deciso appunto di mettere delle citazioni molto random all'inizio, di canzoni, poesie, libri, cose a caso carine. Che rappresentano il capitolo oppure no. Bho, non lo so, sono schizzata la sera.
C'è qualcuno in particolare che siete curiosi di conoscere meglio? Un OC che vi incuriosisce? Si sa mai che soddisfi le vostre richieste... èwé
Piccolo sondaggio, a fine capitolo vorreste una piccola lista, quì nell'angolo autrice, degli OC presenti/presentati? Almeno all'inizio per schiarirvi le idee... non so ditemi, anche in messaggio privato.
Ora vi do la buona notte... o il buona *inserire momento della giornata in cui state leggendo*

Baci

ΩEbeΩ



 




 

   
 
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