chapter zero
#OO.
Farsi mettere le corna una volta, passi. Ma farsi mettere le
corna una seconda… si può sapere che cazzo succede? Come diavolo ho potuto
scegliermi ben due traditori? No, non è che mi abbiano tradita l’uno con
l’altro. Anche se sarebbe stato molto più romantico, e almeno avrebbero avuto
la possibilità di far entrare nel mucchio anche me, o roba del genere.
La realtà era decisamente peggio.
«Wow. Ho interrotto proprio una bella festicciola», commentai in tono aspro con
le lacrime che mi pungevano fastidiosamente gli occhi, desiderose di uscire, ma
le quali io cercavo di ricacciare indietro, e me ne stavo in piedi sulla soglia
della camera da letto di Patrick. Lui e la sua fighetta senza nome cacciarono
un urlo e si staccarono con un balzo che fece cadere dal letto le lenzuola blu
scuro. Gli occhi azzurri di Patrick incontrarono i miei, e per un breve istante
piansi la perdita di quel suo sguardo caldo, ma poi il mio campo visivo si
allargò e la tristezza della scena che mi si apriva davanti fu come uno
schiaffo in pieno viso.
Il ragazzo con cui stavo da cinque mesi mi tradiva. No, cancellate. Il ragazzo
che era mio amico da quattro anni e con cui stavo da cinque mesi mi tradiva.
«Oh, per carità, non fermarti perché ci sono io. In fondo, sono solo la
sua ragazza», sibilai sarcasticamente alla tipa, cercando di controllare la
rabbia. Ero brava a farmi riconoscere per la mia aggressività anche nei giorni
buoni, però quello era niente rispetto alle mie possibilità.
Patrick aveva i capelli biondo cenere arruffati dalle mani della bambolona. Il
viso spigoloso assumeva un’espressione patetica, ma era sempre bello. Gettai
appena un’occhiata alla tizia. La chioma biondo platino fu l’unica
caratteristica che notai. Forse perché era così abbagliante da bruciarmi le
cornee. Prima mi ruba il ragazzo, e poi mi acceca. Fantastico.
La mia capacità di giudizio in fatto di caratteri è talmente sballata da non
permettermi di distinguere i bravi ragazzi dai ragazzacci? No. È solo che mi
capita di invaghirmi per quelli che non sanno tenere le puttanelle fuori dai
loro pantaloni. Conoscete il tipo: giovani e belli da paura. Ma sbagliati – profondamente sbagliati – soprattutto
per la mia sanità mentale.
«Cathleen! Non è…».
«…come sembra», concludo al suo posto. «Accidenti, Pat.
Adam ha detto la stessa cosa, però lui non aveva lo sguardo angosciato che tu
ti sei fatto venire giusto adesso. Davvero un ottimo lavoro», battei le mani,
fissandolo con durezza. I miei applausi risuonarono nella stanza, e capii che
era ora di andarmene.
Ragazzo diverso, ragazza diversa, stessa sensazione: il mio stomaco che si
torceva come se fossi sul punto di crollare a terra lì dov’ero. Con immenso
orrore, notai la mia vista appannarsi lentamente: l’ultima cosa che volevo era
piangere di fronte a due imbecilli del genere, sarebbe equivalso a perdere in
questa patetica gara d’orgoglio. Mi girai di scatto e mostrai a tutti e due il
mio dito medio prima di tonare verso il salotto a prendere la borsa.
Sentii uno strascicare di piedi e qualche grugnito impacciato dietro di me, ma
non mi voltai.
«Dove vai, Patrick? Lasciala perdere, quella. Noi due non abbiamo
finito!».
Oh, bene, la fanciulla non aveva ancora avuto il suo orgasmo. Forse il
mio tempismo non era poi così male.
«Cathleen! Aspetta!», strillò lui alle mie
spalle. Cos’è, credeva che fossimo nel bel mezzo di una telenovela?
«Pat, è finita. Non stare a disturbarti»,
dissi mentre mi gettavo la borsa sulla spalla.
Tese la mano per afferrare la mia, e io feci del mio meglio per resistere
all’impulso di stringergliela dolcemente per poi baciarlo e di sferrargli un
pugno sull’uccello contemporaneamente. È davvero tanto difficile restare
fedeli? Per caso alcune persone ne sono fisicamente incapaci?
«Cathleen! Io ti amo. Ti amo!», mi fece girare,
tenendosi su il lenzuolo con la mano destra e agguantandomi un braccio con
l’altra. Aveva gli occhi sbarrati, e per un attimo gli credetti.
Oddio. L’aveva detto. E sapete qual è la cosa triste? Che secondo me il povero
bastardo non mi stava nemmeno raccontando balle. Secondo me il povero bastardo
pensava sul serio di amarmi.
«Beh, se è così che dimostri il tuo amore, non riesco ad immaginare
quanto sia complicato dimostrarlo ai tuoi genitori».
«Ti prego… lasciami parlare. Questo non significava niente».
Non lo ascoltavo. Stavo già edificando un muro tra noi. «Ti ringrazio,
Patrick. Ti ringrazio per aver distrutto la mia capacità di fidarmi, per aver
fatto in modo che qualsiasi altro ragazzo dopo di te parta automaticamente in
svantaggio».
Patrick mi aveva sottratto un altro pezzo di cuore, di ingenuità, di
innocenza, e l’aveva schiacciato sotto il suo corpo scolpito. Quando l’avevo
conosciuto, tutte le manovre per uscire con qualcuno mi davano ormai alla
nausea. Ero già stata tradita una volta dal ragazzo con cui stavo da otto mesi,
Adam, che guarda caso era anche il tizio che si era preso la mia verginità.
Ma adesso? Adesso ero ben oltre la nausea. Era arrivato il momento di scambiare
i miei vestiti migliori con i camicioni a disegni vivaci e le pantofole di
casa. Magari potevo entrare in un gruppo di sostegno per divorziate
ultracinquantenni. Avete presente, no? Quelle donne che decidono di non aver
bisogno degli uomini per essere felici. Sferruzzano, fanno viaggi di gruppo ai
Caraibi, e dicono cose del tipo: “Ho
sempre voluto uscire a cena, ma Billy insisteva perché cucinassi per lui. E
adesso – per la miseria – ho intenzione di uscire a cena tutte le sere”.
Vedo solo un problema: io ho diciotto anni. Probabilmente penserebbero
che cerco di fare l’alternativa al contrario.
Pazienza, una soluzione la troverei.
Patrick continuò a gridare il mio nome mentre uscivo dall’appartamento,
asciugandomi quelle maledette lacrime che avevano iniziato a scendere senza il
mio preavviso. Una parte enorme di me avrebbe voluto distruggere tutto quello
che trovava sulla sua strada, ma il verme avrebbe traslocato il giorno dopo e
non mi sembrava giusto prendermela con il padrone di casa. Preferii gettarmi i
capelli color ebano oltre la spalla e godermi la consapevolezza che, con quei
jeans tagliati cortissimi, le mie gambe erano uno sballo.
Continua a strillare, Patrick, tanto non
tornerò mai indietro.
#saccharine’s corner.
Bene. Eccomi qua – confusa ed imbarazzata – mentre vi
propongo la mia prima FanFiction in assoluto in
questa sezione.
Ad essere sincera non so neanche da dove cominciare. Si accettano consigli.
Qualche giorno fa ho notato – con immenso dispiacere – che non c’era nemmeno
una storia su EFP che avesse come protagonista Markiplier, alias il mio YouTuber preferito in assoluto – o almeno io non ne ho trovate. Allora il mio malato cervellino (sì,
cervellino perché non credo sia così
funzionale) mi ha suggerito di scrivere qualcosa.
All’inizio, se devo essere onesta, avevo in mente di fare una One-Shot semplice, una
Slice of Life che avesse come personaggio
esclusivamente Mark – o al massimo Chica –, ma la
scorsa notte la mia mente ha iniziato a progettare questa insana Long,
e per quanto ci abbia provato lei ha avuto la meglio su di me. E quindi niente,
sorbitevi ‘sta cagata. 💙
Per quanto riguarda
questo capitolo introduttivo – o prologo,
come vi pare – sono presenti la protagonista (ma quanto può essere bello scrivere in prima persona?), il suo ex e
la biondina dai capelli color platino. (Cos-)
Se questa Fan Fiction
vi piace e/o incuriosisce, penso e spero che aggiornerò tra una settimana (o al
massimo due) circa. Quindi niente, attendo con ansia le vostre opinioni!
E basta, credo di aver detto tutto. Non so mai cosa dire nel mio “angolino”.
Grazie per aver letto ed essere arrivati fin qui!
Semplicemente,
s a c c h a r i n e.