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Autore: Shadow writer    23/08/2016    1 recensioni
«Detective Graham» lo salutò freddamente la donna.
«Mi sembra che meno di un'ora fa, mi augurava a "Mai più rivederci"» replicò lui ironicamente.
«Già e ci speravo con tutto il cuore» fece lei «Mi hanno detto che mi avrebbero fatto parlare con il migliore, ma ci dev'essere stato un errore» la donna fece per uscire, ma il detective la frenò, facendo un passo verso di lei.
«Aspetti» la richiamò «Lei si trova nel posto giusto. Se vuole ritrovare il suo fidanzato, deve fare affidamento su di me»
La donna lo scrutò, da sotto le palpebre socchiuse, con aria guardinga.
Era entrata nella centrale due ore prima, preoccupata, sperando che qualcuno la rassicurasse, dicendole che se ne sarebbero occupati loro, ma si era ritrovata faccia a faccia con quel detective dall'aria baldanzosa, che non aveva perso occasione per rivolgerle seccanti frecciatine senza migliorare minimamente la situazione.
«Lei è l'unico detective disponibile?» domandò, scrutandolo.
Graham le rivolse un sorrisetto storto: «Non l'unico, ma il migliore»
Genere: Mistero, Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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2. Lasagne e novità



Il terzo giorno dalla scomparsa di Elliot Hooper, si prospettava come una giornata serena, nonostante il termometro segnasse parecchi gradi in meno rispetto ai giorni precedenti.
Alle 12.30 Tess Graves uscì dalle scuole medie con il cappotto ben abbottonato e una sciarpa di cotone intorno al collo per proteggersi dall'aria fredda e si diresse verso la stazione di polizia, poco distante.
Quando raggiunse l'edificio statale, il suo naso era congelato e rossiccio, così decise di aspettare nella saletta prima di chiedere del detective Graham. Voleva evitargli ogni occasione di battutine pungenti.
Quando cominciò a sentirsi meglio, domandò alla segretaria di poter vedere l'uomo. Quella si affrettò a parlare al telefono, dopodiché le disse di recarsi nella stanza 5, dove il detective la stava aspettando.
Harrison indossava gli stessi abiti del giorno precedente, jeans, maglia scura e giacca di pelle come se fosse pronto ad uscire.
Aspettava Tess in piedi, davanti alla scrivania.
«Buon giorno. Non mi aspettavo di vederti qui» l'accolse, facendole cenno di sedersi.
La donna si slacciò due bottoni e prese posto sulla sedia.
«Mi chiedevo se ci fossero delle novità, riguardo la ricerca» disse poi, cercando di scandire bene le parole con le labbra raffreddate.
L'uomo accennò un sorriso: «Sì, stavo per chiamarti, non era necessario venire fin qui»
Si sedette dall'altro lato della scrivania e digitò sulla testiera del computer che aveva davanti, poi girò il monitor verso la donna.
Sullo schermo c'era un fotogramma del video di sorveglianza che avevano visto il giorno precedente. Inquadrava l'auto di Elliot che s'immetteva in strada mentre usciva dal parcheggio. Il muso del veicolo era già fuori dall'inquadratura della videocamera.
Harrison piazzò sulla scrivania una cartina della città. Con un pennarello nero aveva cerchiato l'ufficio di Elliot e approssimativamente dove doveva trovarsi casa sua.
«Prima di tutto» cominciò tendendo la cartina a Tess «Vorrei che mi tracciassi con il dito il tragitto che Hooper deve fare per recarsi dall'ufficio a casa»
La donna sbatté le palpebre stupita, ma stava cominciando a capire che dietro alle richieste del detective si celavano scopi precisi.
Puntò l'indice sull'ufficio -annotandosi mentalmente che doveva smetterla di mangiarsi le unghie- e lentamente lo spostò lungo la strada fino a casa sua.
Un tragitto di dieci minuti, un quarto d'ora, se c'era traffico.
«Mmh...» fece il detective. Ruotò lentamente la cartina verso di sé e posò il dito sull'ufficio: «E se invece di andare a sinistra, fosse andato a destra?» 
Mosse l'indice in direzione opposta rispetto a quella presa da Tess.
Lei scosse il capo: «Non avrebbe senso. Il tragitto diventa molto più lungo, conduce alla periferia, e la strada è parecchio rovinata da quella parte. Ci sono addirittura alcuni punti con lampioni rotti»
«Mmh...quindi Hooper, a pochi minuti da mezzanotte, non avrebbe avuto nessun vantaggio a percorrere la strada a destra, rispetto a quella a sinistra?»
Tess ci pensò un istante, per non dare risposte affrettate, poi replicò: «L'unica cosa che mi viene in mente è il benzinaio a un centinaio di metri dall'ufficio, ma raramente Elliot ha fatto benzina di notte»
«Capisco» commentò Harrison, poi tornò a guardare lo schermo, portando l'attenzione della donna verso di quello. 
Finalmente Tess realizzò, ancora prima che il detective chiedesse: «Allora perché in queste riprese, l'auto di Elliot Hooper, sta svoltando a destra?»
 
Mentre tornava alle scuole, Tess non riusciva a togliersi dalla testa il fotogramma sullo schermo del detective Graham, l'auto di Elliot che non tornava a casa. Si sentiva frastornata e confusa, incapace di ragionare lucidamente.
Harrison aveva detto che non c'erano ancora prove sufficienti per definire se era stato rapito o se n'era andato, ma quest'incertezza le stringeva il petto in una morsa di piombo.
Non poteva credere che Elliot se ne fosse andato, doveva esserci qualcosa dietro, ne era certa. O almeno cercava di convincersene.
Entrò nel parcheggio della scuola e lo attraversò a passo spedito. Quando raggiunse l'ingresso, scorse le sue colleghe rivolgerle i loro sorrisi falsi e smielati.
Essere una neanche ventiseienne tra donne che avevano almeno dieci anni più di lei, non le conferiva di certo il titolo di Miss Simpatia tra le altre insegnanti. Ce n'era una in particolare, Jenna Patterson, che cercava di metterla in cattiva luce e di farla apparire come un'incapace ad ogni occasione. Durante un consiglio speciale convocato perché due gruppi di studenti avevano provocato una rissa, la donna aveva mentito dicendo che Tess era di turno alla sorveglianza e che quindi era una responsabilità sua. Tess era venuto a saperlo una settimana più tardi, dato che il giorno del consiglio, era a casa con l'influenza e non aveva potuto dire come erano andate realmente le cose.
Le salutò con un cenno distaccato ma cortese, ed entrò nei corridoi della scuola.
S'immerse nelle successive ore di lezione, pensando solo alla sua materia e ai suoi studenti, perché se avesse pensato ad altro non sapeva fino a dove sarebbe arrivata.
Quando ebbe finito e anche l'ultimo studente fu uscito dall'aula, raccolse le proprie cose e lanciò uno sguardo al cellulare.
Una chiamata in arrivo.
«Pronto?»
«Sono Harrison» le rispose la voce calda del detective «Volevo informarti che ho contatto il benzinaio di cui parlavi per poter consultare i filmati di sorveglianza»
La donna sentì il suo battito cardiaco accelerare. Ecco, ci siamo, pensò.
«Sì, ti ascolto» disse cercando di nascondere il tremito nella voce.
«Nada» rispose il detective «A quanto pare le telecamere non funzionano da parecchio tempo e nessuno le ha sostituite. Questa pista conduce a un punto morto»
«Capisco» replicò lei con una punta di delusione nella voce.
«Ti chiamo appena trovo altro» continuò lui «Buona serata»
«Grazie, buona serata anche a te»
Il detective attese qualche secondo, poi agganciò.
 
 
Tess Graves entrò nella centrale di polizia alle 12.40, esattamente la stessa ora del giorno precedente.
Nella sala d'attesa alcune persone attendevano il proprio turno sedute, mentre i funzionari facevano avanti e indietro per le stanze dell'edificio.
Quando si avvicinò alla segretaria, prima ancora di parlare, quella disse con un sorriso di cortesia: «Il detective Graham non è nel suo ufficio al momento»
«Uh, okay» replicò Tess «Allora lo aspetto qui. Sa quando tornerà?»
«No, mi dispiace»
L'altra decise allora di prendere posto accanto ad una signora grassottella che teneva la propria enorme borsa sulle gambe.
Tess non riuscì a trattenere il movimento nervoso della gamba mentre faceva saltare lo sguardo da una porta all'altra, sperando di vedere emergere il volto baldanzoso del detective Graham.
Non dovette aspettare molto prima che l'uomo facesse la sua entrata, con un espressione pensierosa attraverso gli occhi verdi.
Quando la vide, le rivolse un sorrisetto: «Buon giorno, Tess. Seguimi»
Lei obbedì e velocemente si trovarono nella solita stanza utilizzata dall'uomo.
«Quanta impazienza» commentò lui con una punta di divertimento nella voce.
Tess si strinse le braccia al petto: «Voglio risolvere questa cosa il prima possibile. Vivere in una grande casa vuota non è piacevole, soprattutto con la sensazione che manchi qualcuno»
L'altro non fece commenti, ma aspettò che si fosse accomodata prima di parlare.
«Sei arrivata proprio mentre mi sono arrivati di risultati delle ricerche sulle carte di credito di Hooper»
La donna sollevò le sopracciglia, in attesa di risposta.
«Anche in questo caso, nada» rispose lui ottenendo un sospiro dall'altra. Nei suoi occhi si accese una luce: «Questo almeno dal giorno della scomparsa» aggiunse «Perché circa una settimana prima, ha prelevato una discreta quantità di denaro»
«Precisamente, quanto?»
L'uomo rispose secco, senza giri di parole: «Diecimila dollari»
Tess si sentì la testa girare. Si appoggiò allo schienale della sedia, temendo di ribaltarsi a terra.
Diecimila dollari. Che diavolo ci doveva fare Elliot con quei soldi?
«Ora, non rispondere affrettatamente» riprese il detective trafiggendola con lo sguardo «Ma pensa a qualsiasi spesa, anche la più insignificante, che lui aveva intenzione di fare. Pensaci attentamente»
La donna rimase in silenzio, con le labbra serrata e lo sguardo pensieroso.
Stava mentalmente ripercorrendo tutta la settimana precedente, alla ricerca di un indizio.
I suoi occhi s'illuminarono: «È stato giovedì scorso il prelievo, giusto?»
L'uomo lanciò un'occhiata alle carte che aveva davanti.
«Sì, è esatto. Come lo sai?»
«Elliot mi aveva parlato della sua intenzione di iscriversi al club di golf e di voler pagare tutto in contanti. Diceva che lì sono tutti molto benestanti e se usi la carta rischi di fare la figura del poveraccio»
Harrison rise di gusto, poi cercò di contenersi, ma sulle sue labbra sopravvisse un sorriso di trionfo.
«Cosa c'è?» domandò la donna.
«È solo che...adoro avere ragione!»
Lei sollevò le sopracciglia e il sorriso di lui si allargò: «La personalità narcisistica, ricordi?»
Tess sbuffò, alzando gli occhi al cielo e quando il detective smise di ridere, commentò: «Non pensavo però che l'iscrizione fosse così cara»
«Non lo è, infatti» replicò Harrison riacquistando il tono professionale «A quale club voleva iscriversi?»
Tess scrollò le spalle: «L'unico che c'è in città»
L'uomo digitò qualcosa sul computer, aprì un link sullo schermo, poi digitò il numero che comparve sulla tastiera del telefono appoggiato sull'altro lato della scrivania.
Sollevò la cornetta, attese qualche istante in silenzio, sotto lo sguardo perplesso della donna.
Ad un tratto attivò il vivavoce, mentre una voce maschile rispondeva dall'altro capo: «Golf Club QNW, come posso esserle utile?»
«Salve, mi chiamo Harrison Graham. Il mio amico Elliot Hooper mi ha detto di aver fatto fatto richiesta di iscrizione nel vostro club, è corretto?»
«Attenda un istante» si sentì il rumore ticchettante di una tastiera, dopodiché la voce dell'uomo riprese: «Non esiste nessun iscritto a nome di Elliot Hooper, signor Graham, ma...forse si tratta di quel giovanotto che è stato qui settimana scorsa per informarsi. Purtroppo non abbiamo registrato il suo nominativo»
«Nessun problema, posso occuparmene io?»
«Certo, ma deve fornirci i dati del suo amico»
«Va bene, passerò a trovarvi il prima possibile. Elliot mi ha pregato di anticipare il pagamento al suo posto, ma si è dimenticato di riferirmi a quanto ammontasse la cifra. Potrebbe cortesemente riferirmelo?»
Tess alzò gli occhi cielo. Non avrebbe mai creduto che a pronunciare quelle parole gentili fosse il detective Graham, se non li avesse avuto davanti agli occhi.
Intuendo il filo dei suoi pensieri, lui le rivolse un sorrisetto sghembo, mentre l'uomo alla cornetta rispondeva: «Mi dispiace signor Graham, ma tutto dipende dalle intenzioni del signor Hooper. Di certo dovrà pagare la quota di iscrizione, ma il prezzo potrebbe alzarsi se il suo amico intende prendere delle lezioni e noleggiare le attrezzature»
«Vuole fare entrambe le cose» replicò Harrison «Elliot non baderà a spese, ne sono certo. Potrebbe riferirmi il totale? Senza sconti e senza tagli»
«Attenda un istante»
Dall'altro lato calò il silenzio. Tess incrociò gli occhi verdi di Harrison. Notò che avevano una sfumatura di colore particolare, che non aveva mai visto in nessun altro ed erano insoliti anche nella forma, rotondi nella parte centrale, si assottigliavano alla fine.
«Ho calcolato un quota annuale, sia per l'iscrizione che per il noleggio» la voce dell'uomo scosse entrambi.
«E il risultato è circa 1.500 dollari»
Harrison non replicò subito, ci pensò su un istante.
«Ne è sicuro? Pensavo fosse una cifra più alta»
«Come ho già detto, la spesa è molto soggettiva, ma nessuno ha mai superato i duemila dollari l'anno»
«Va bene, grazie mille»
Prima che l'altro potesse replicare, il detective terminò la chiamata.
Poi alzò gli occhi verso Tess.
«Bene, ora dobbiamo scoprire cosa intendeva fare con i restanti ottomila dollari»
Lei annuì leggermente, frastornata dalle informazioni che aveva appena ricevuto.
«Credi che questa pista possa portare a qualcosa?» domandò poi, sorreggendo lo sguardo dell'uomo.
Lui si appoggiò allo schienale della sedia, incrociando le braccia.
«Ogni dettaglio ha uno scopo preciso e appartiene ad uno schema ben più grande. Ciò significa che ogni informazione è per noi un vantaggio»
La donna annuì ancora, pensierosa.
«Tess...» cominciò il detective «Ti senti bene?»
Lei alzò gli occhi grigi sull'uomo e lo fissò in silenzio per qualche istante.
«Io...non so se sentirmi preoccupata dalla sua scomparsa oppure tradita» rispose stringendo le braccia intorno al busto «O abbandonata, come un cagnolino»
L'uomo accennò un sorriso nervoso, poi commentò: «La centrale offre un servizio di consulenza psicologica per le vittime o chiunque ne abbia bisogno. Potresti...»
«No» lo interruppe seccamente lei alzandosi in piedi «Non ne ho bisogno, grazie»
Pronunciò le parole con una certa durezza, rivolgendo all'uomo uno sguardo freddo.
«Grazie per avermi aggiornata» aggiunse poi «Buon lavoro»
Uscì rapida dalla porta, lasciandolo solo.
Harrison si lasciò cadere contro lo schienale, alzando gli occhi al cielo.
Si aspettava quella reazione e si diede dello stupido solo per averci provato.
Aveva capito che Tess Graves non cercava la compassione di nessuno e che non si sarebbe lasciata aiutare tanto facilmente.
 
 
Il sesto giorno dalla scomparsa di Elliot, Tess si recò alla centrale di polizia alle undici, approfittando dell'ora buca prima della pausa pranzo. Rimanere a scuola al faceva sentire sola tanto quanto a casa, quindi meglio recarsi nella sala d'attesa della centrale, dove c'era sembra qualcuno sulle scomode sedie metalliche.
Appena entrò nella sala, la segretaria le rivolse uno sguardo perplesso, quasi volesse dire: "Oggi sei in anticipo".
Quando Tess si fu avvicinata, la donna le disse, ancora prima che potesse parlare: «È nella stanza cinque»
«Grazie» replicò lei.
Raggiunse la solita porta e bussò. Sentì la voce del detective al di là, così spinse leggermente la porta.
L'uomo era seduto comodamente sulla sedia e stava parlando al telefono in tono allegro.
Le fece cenno di accomodarsi, mentre proseguiva la propria conversazione.
Tess prese posto e studiò con nonchalance l'uomo.
Quel giorno, indossava abiti diversi. Una camicia di jeans arrotolata sulle braccia muscolose, jeans scuri e anfibi neri appoggiati al ripiano inferiore della scrivania.
«Sì, è stato un piacere, Todd» stava dicendo al telefono, divertito «Certo...Grazie mille, alla prossima»
Riattaccò con un sorrisetto dipinto sul volto e finalmente dedicò la propria attenzione alla donna, anche se non aveva smesso di guardarla da quando era entrata nella stanza.
«Perché così presto oggi?» le domandò curioso.
Lei alzò gli occhi al cielo: «Vengo qui da due giorni e già mi prendete per un'abitudinaria»
L'uomo rise, ma non fece altro commenti.
«Novità?» chiese Tess impaziente.
«Non significative» rispose l'altro «Ho chiamato gli amici e conoscenti di Elliot Hooper e ho chiacchierato con loro. Volevo farmi un'idea del suo carattere e temperamento attraverso gli occhi di più persone»
«E ci sei riuscito?»
Lui annuì: «Sì, più o meno sì»
«Non capisco perché tu sia così interessato alla psicologia rispetto che ai fatti»
Harrison le rivolse uno sguardo penetrante: «Sbagli se pensi che io ponga le due cose su livelli differenti. Ma è anche vero che i fatti possono essere una farsa, mentre l'animo di una persona, raramente mente»
«E i bugiardi?»
«Sono facilmente riconoscibili» rispose tranquillo lui.
«Quindi studi la psicologia di tutte le persone che ti trovi davanti?»
«Preferisco capire subito con chi ho a che fare che avere sorprese più tardi» rispose con uno sguardo rabbuiato.
«E funziona?» domandò ancora Tess, incuriosita.
Harrison abbozzò un sorrisetto: «Direi di sì. Grazie a questo, ho potuto subito escludere che tu avessi a che fare qualcosa con la scomparsa del tuo fidanzato»
«Giusto» acconsentì lei «Nei film sono sempre gli innamorati i colpevoli»
«O quelli non più innamorati» la corresse il detective, ma si affrettò ad aggiungere: «Ovviamente non sto parlando di qualcuno in particolare»
Tess piantò i propri occhi in quelli verdi dell'uomo.
«Tu mi hai studiata fin dal primo momento in cui ci siamo incontrati, giusto?»
Lui ridacchiò: «Fin da quando sei entrata nella centrale come una furia pretendendo che ti aiutassimo»
La donna arrossì leggermente al ricordo, ma sostenne lo sguardo fieramente: «Quindi ti sei fatto un'idea di me»
«Esatto. E t'interessa saperla?»
«Esatto» gli fece eco lei «Me lo merito, non credi?»
«Direi di sì» acconsentì il detective in tono divertito.
Raddrizzò la schiena senza staccare lo sguardo dalla donna, poi cominciò: «Tu sei nervosa»
«Ah!» si lasciò sfuggire lei.
«Lasciami continuare. Sei una persona nervosa, si vede dal modo in cui si muovono i tuoi occhi e dal fatto che ti mangi le unghie -non fare quella faccia. Ti piace avere sempre la risposta pronta, ma sai che spesso parli ancora prima di pensare e le parole che escono non sono quelle che vorresti. Ne sei consapevole, però non sai trattenerti. Lo dimostra il tono rapido con cui rispondi e il modo in cui arrossisci subito dopo aver parlato. Sei una persona a cui piace che tutto sia in ordine, o fisicamente o nella tua testa, non hai importanza, ma tu hai bisogno di una certa...metodicità per poterti sentire tranquilla» lo sguardo del detective la sondava come se riuscisse a leggere dentro «Non ti piace ciò che non puoi controllare, non ti piace che gli altri facciano ciò che tu vuoi che sia fatto in un certo modo, preferiresti fare il loro lavoro pur di non lasciarli sbagliare. Ecco perché vuoi sempre essere informata su ciò che scopro. Vorresti essere perennemente al mio fianco per poter controllare la situazione in ogni istante. Ti arrabbi più facilmente di quanto vorresti, provi qualsiasi emozione più velocemente di quanto vorresti, ma cerchi di tenerla a bada, nella tua testa, secondo il tuo ordine mentale...»
«E questo come l'hai capito?»
L'uomo la guardò divertito: «Ho tirato ad indovinare. Sono piuttosto bravo»
«Basta così» lo interruppe lei, con le guance accaldate.
L'uomo abbozzò un sorrisetto.
«Adesso che c'è?» chiese lei trafiggendolo con gli occhi.
«Te l'ho detto, adoro avere ragione»
Tess tacque. Fu Harrison a spezzare il silenzio.
Prima cacciò la mano sotto alla scrivania e ne estrasse un contenitore per cibo dal coperchio rosso. Lo allungò verso la donna e lei gli rivolse uno sguardo interrogativo, tenendo le braccia strette al corpo.
«Sono delle lasagne di verdure» spiegò lui «La mia attenta analisi mi ha rivelato che non sembri essere una grande cuoca e nei momenti di stress si tende a mangiare in modo sbagliato, con le conseguenze di scombussolarci il metabolismo»
La donna sollevò le sopracciglia: «Mi hai preparato il pranzo?»
Harrison scrollò le spalle e le rivolse un sorrisetto strafottente: «Vedilo come vuoi»
Tess allungò incerta la mano e afferrò il contenitore.
«C'è dentro anche una forchetta» aggiunse il detective senza cambiare espressione.
«Io...Ti riporterò tutto»
«Sarebbe magnifico» replicò lui.
Tess rimase immobile un istante, incerta se dovesse aggiungere altro o tacere, poi decise di salutare frettolosamente l'uomo e lasciare la stanza, con il contenitore per alimenti sotto il braccio.
Rivolse un cenno di saluto anche alla segretaria, mentre si affrettava ad uscire dalla centrale.
Camminò per la strada fino al parco cittadino che si estendeva poco distante dalle scuole.
Nonostante l'aria fresca, il sole caldo rendeva piacevole lo stare all'aria aperta, così si decise a prendere posto su una delle panchine di legno del parco, guardando gli sportivi che facevano jogging, con le giacche a vento colorate e le cuffie nelle orecchie.
Aprì con cautela il coperchio, rivelando la porzione abbondante di lasagne. La scrutò scettica per qualche secondo, poi raccolse le forchette e ne prese un boccone.
Cosa stava cercando di fare il detective Graham? Forse voleva solo scusarsi per la propria arroganza, dimostrare che, dopotutto, anche lui poteva essere gentile.
Tess sgranò gli occhi, piacevolmente sorpresa.
Devo fare pratica con quella cosa dell'analisi psicologica, pensò, perché non avrei mai detto che il detective fosse un ottimo cuoco.
   
 
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