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Autore: Io_amo_Freezer    23/08/2016    1 recensioni
Quattro ragazzi che non si sono mai conosciuti ma con un legame forte nel petto si incontreranno al college. Tra problemi, misteri e studio riusciranno a scoprire qual è la vera ragione di quel legame?
Genere: Angst, Drammatico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Donatello Hamato, Leonardo Hamato, Michelangelo Hamato, Raphael Hamato/ Raffaello
Note: AU, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Echo
C'era davvero molto casino, ed insieme alle luci riuscivano solo a confondere. I tre ragazzi erano già stati in una discoteca, e, per loro non era esattamente il massimo quella confusione, tra chi ballava, chi vomitava l'anima e chi rimorchiava senza sosta. 
Anche se, in tutto quel caos, tra i tre c'era qualcuno che si divertiva. Leonardo, seduto al bancone insieme a Donnie decise di ordinare un cocktail, mentre osservava Raph che, con il ghigno più sexy del suo repertorio era intento a rimorchiare una ragazza dai capelli lunghi, castani con alcune ciocche verde acqua, e gli occhi del medesimo colore. Era abbastanza alta e non sembrava molto interessata al focoso; infatti, alla prima occasione se ne andò insieme ad alcune sue amiche. Guardarono Raph che, demoralizzato e furioso si avviò nella loro direzione. Innervosito dai loro ghigni sbuffò, appoggiandosi, con i gomiti incrociati al bancone, mentre le mani penzolavano fuori verso l'interno.
-Ci hai provato.- ironizzò il viola, con un sorriso sghembo sul volto, prendendola a ridere, mentre Leo gli passò una birra facendola scivolare lungo il banco di legno liscio, in modo che non strozzasse il genio per quella battuta
-Allora? Che si fa?- domandò poi, a voce alta per sovrastare il suono della musica, il rosso, osservando la ragazza di prima, all'angolo del bar che continuava a guardarlo con uno sguardo truce, mentre discuteva con le sue amiche. L'azzurro seguì la direzione del suo sguardo, soffermandosi, però a guardare una ragazza in particolare, in quel gruppetto.
-Non saprei. Vuoi andare da Mikey per fargli quello scherzo?- chiese, ad un tratto, Leo, scettico, senza, però distogliere lo sguardo da quella ragazza. Aveva i capelli lunghi, neri e gli occhi, con quelle luci non riusciva a identificarne il colore, ma poté intravedere un luccichio verde, mentre si voltava nella sua direzione. Si osservarono per alcuni minuti, studiandosi, finché Raph non lo fece tornare alla realtà, richiamandolo. 
-Hai ragione Leo. Anche se, con tutto questo baccano mi sta passando la voglia..- commentò seccato, ordinando un'altra birra, essendo che la prima se l'era già scolata tutta. Tutto quel caos aveva fatto venire, a Raph un gran mal di testa, ma non per questo era disposto a rinunciare a quella marachella.
Sbatté un paio di volte le palpebre, guardando l'amico, prima di tornare alla ragazza ma, si accorse, con rammarico che se ne fosse andata, insieme alle altre. Sospirò, reggendosi il mento con una mano, mentre ascoltava, quel poco che poteva per via di tutto quel baccano, Raph parlare. Non era del tutto d'accordo di spaventare il più piccolo in quel modo, ma si prometteva una cosa divertente, e quindi, anche se con riluttanza aveva accettato. Lo vide bere con ingordigia un'altra bottiglia e commentò:
-Preferirei che non fossi ubriaco quando torniamo. Visto che sei tu che guidi, tra l'altro.- affermò, osservando con quanta facilità bevesse quell'alcool come fosse semplice acqua
-Ti sembro ubriaco? Io lo reggo bene, stai tranquillo.- disse calmo, sedendosi sullo sgabello in mezzo ai due. Gettò uno sguardo al bicchiere mezzo vuoto di cocktail di Leo e ghignò - E sarei io, poi quello ubriaco.- commentò sarcastico, essendo che, l'azzurro aveva scelto uno tra quelli più alcolici, mentre lui finiva la seconda bottiglia
-Io non sto esagerando come te, e non devo guidare comunque..- si giustificò alzando le mani, e lasciandosi sfuggire un ghigno. Gettò uno sguardo a Donnie, che armeggiava col suo telefono, mentre, la bibita analcolica che aveva ordinato era ancora nel bicchiere. Non era molto attento alle loro discussioni, e, con quel baccano non lo biasimava. Era difficile seguire il discorso che stavano facendo, tutto lì ti confondeva, riuscendo, perfino ad annebbiandogli la mente. -Forse è meglio andare. Dubito che Mikey si senta a suo agio tutto solo.- pronunciò Leo, finendo di bere, per poi alzarsi dallo sgabello, imitato dagli altri. Non capiva perché fosse così protettivo, ma, sospettava fosse la differenza di età. E poi, lui era sempre stato molto responsabile; e lasciare da solo Mikey non gli era sembrata una buona idea a prescindere.
-Già, anche se, secondo me starà già dormendo.- commentò il viola che fino ad allora era stato zitto, alzando lo sguardo dallo schermo. Sì soffermò un'attimo sul volto splendente di una ragazza castana che ballava al centro della pista, rimanendone abbagliato, ma la mano di Raph sulla sua spalla lo fece destare di scatto. Sbatté un'attimo le palpebre, osservandolo curioso.
-Allora ci sei! Pensavo fossi troppo assopito nella tua informatica per accorgerti che qui, intorno a te c'è un mondo. Sai, nel caso te ne fossi dimenticato, genio.- lo canzonò, ridendo, e conducendolo fuori con un braccio avvolto intorno al suo collo, seguiti da Leo per raggiungere la macchina nel parcheggio. 
-Comunque, se dorme, è un vantaggio in più per lo scherzo.- affermò, ghignando il rosso, mettendo in moto, e osservando dietro per la retromarcia, rimettendosi in strada. Leo sospirò, scocciato di fare questo scherzo, e, la sua reazione fece ridere il genio, seduto davanti, mentre tese il braccio verso la radio, decidendo di accenderla -Oh, no. Ho sentito fin troppa musica, oggi.- commentò il focoso, riferendosi al caos che c'era in discoteca e facendo scoppiare i due in una fragorosa risata. Iniziarono a parlare, per far passare velocemente il tempo, su com'era stata la festa, sulle ragazze che avevano adocchiato; anche se Donnie non volle parlarne molto, troppo imbarazzato, facendoli ridere, mentre decise di deviare l'argomento per parlare su come avrebbero fatto gli altri ragazzi a seguire le lezioni il mattino seguente, dopo una serata passata tra alcool e schifezze.

Si avviò dentro l'istituto. Per fortuna non avevano chiuso a chiave la porta d'entrata, forse per qualche bidello, ma poco importava. Si diresse nella classe di musica, e, dopo aver preso una chitarra adatta alla canzone che avrebbe cantato, si diresse nella sala accanto, dove, aveva visto risiedeva un palco. Ci salì sopra, sedendosi su uno sgabello nero, con davanti il microfono, ma sospirò, indeciso se farlo davvero, mentre iniziava a strimpellare per accordare le corde. Osservò dinanzi a sé, dove c'erano solo sedie vuote, in mezzo al buio, e rimase un'attimo a studiarle, come se fossero il suo nuovo e unico pubblico. Abbassò le spalle, sentendosi terribilmente stupido per quello che stava per fare, mentre appoggiò la chitarra rossa, delicatamente contro lo sgabello. Continuò ad osservare le sedie, prima di gettare uno sguardo alla porta d'emergenza, infondo alla sala, con due finestrelle che mostravano il giardino sul retro. Osservò le poche stelle che riusciva a intravedere da lì, e, dandosi coraggio riprese la chitarra. Infondo non c'era nessuno, o almeno ci sperava. Sentiva degli strani rumori dietro la tenda che chiudeva il palcoscenico, ma preferì non darci peso, ripetendosi che fosse il vento, anche se non era plausibile; o, forse, semplicemente il bidello che metteva in ordine. Di certo non avrebbe detto niente ad un ragazzo che desiderava solo cantare. Prese un profondo respiro, cominciando a suonare, mentre osservava le sue dita sfrecciare veloci, ma, al tempo stesso con grazia e delicatezza, sulle corde, producendo una dolce melodia.

Hello, hello 
anybody out there? 
'cause I don't hear a sound 
alone, alone 
I don't really know where the world is but I miss it now 


La sua voce pacata, dolce e flebile era in lieve contrasto con il suo animo tormentato, mentre sentì una fitta di dolore per quelle frasi, così veritiere che riportavano in lui, quei frammenti dolorosi della sua infanzia, della sua vita, ma continuò a suonare, ignorando i rumori lievi che lo circondavano, ma che, pian piano scomparvero. Tutto scomparve nel buio, ed ora c'era solo lui e il microfono. Suonare era qualcosa che lo calmava dentro, riuscendo, anche se in parte a farlo sfogare, a farlo sentire bene. Quasi quanto i tagli che si procurava sapeva essere doloroso e piacevole, la giusta dose. Ricordare il suo passato lo uccideva, ma, al tempo stesso, come i tagli, riuscivano a liberarlo. Cantare lo aiutava a lasciarsi alle spalle un peso che si portava dietro da troppo. E, cantare lo faceva da sempre, o almeno, da quanto aveva incontrato lei.

I'm out on the edge and I'm screaming my name 
like a fool at the top of my lungs 
sometimes when I close my eyes I pretend I'm alright 
but it's never enough 
cause my echo, echo 
is the only voice coming back 
my shadow, shadow 
is the only friend that I have 


La sua guerra risiedeva dentro di lui. Tutto il mondo c'è l'aveva avuta con lui, ed era sempre stato solo; finché non giunse lei. Gli aveva fatto riscoprire il senso della vita, e gli aveva ricordato com'era vivere davvero. Tutti i momenti che avevano trascorso insieme, riscoprendo la gioia di ridere e scherzare, ma poi successe quel che successe, e, alla fine, anche lei se ne andò. La sua morte fu un durissimo colpo da sopportare, ed era tornato nell'oblio. Non sapeva nemmeno lui come, ma il dolore lo aveva avvolto nelle sue spire, rendendolo un'ombra dei ricordi e di tutto ciò che era una volta, con lei. Lo aveva lasciato, ma non le dava nessuna colpa, non era stata per sua volontà se lo aveva lasciato solo. Era malata, aveva lottato fino alla fine, però, il cancro era stato più forte, e non poteva farci niente. Ricordava ancora le sue ultime parole, e non le avrebbe mai scordate. Sentì gli occhi pizzicare, mentre alcune lacrime scivolavano sul suo viso, ma continuò a sfogarsi, cantando con voce ferma.

Listen, listen 
I would take a whisper if 
that's all you have to give 
but it isn't, isn't 
you could come and save me 
try to chase it crazy right out of my head 


Avrebbe tanto voluto riascoltare la sua voce, anche solo per un'istante. Ma era impossibile. Lei era stata l'unica capace di comprenderlo, di capirlo, di amarlo. Lo aveva salvato, ma lui non era riuscito a salvare lei. Il suo ricordo aleggiava forte nella sua mente, ed era così che voleva. Faceva soffrire, ma avrebbe fatto più male se si sarebbe dimenticato di lei, del suo volto, della sua risata. Non se lo sarebbe mai perdonato, e, per questo continuava a ricordarla. In questo modo, lei non era morta del tutto, perché un pezzo risiedeva dentro di lui.

I'm out on the edge and I'm screaming my name 
like a fool at the top of my lungs 
sometimes when I close my eyes I pretend I'm alright 
but it's never enough 
cause my echo, echo 
is the only voice coming back 
my shadow, shadow 
is the only friend that I have
 

Quella canzone era intrisa del suo dolore. Tutto quello che provava si richiudeva in quelle breve frasi interminabili. Un mezzo sorriso si stampò sul suo volto. Urlare era la cosa in cui riusciva meno. Voleva tanto farlo, urlare il suo dolore al mondo intero, nella speranza che questo si alleviasse del tutto, ma era impossibile. Non poteva urlare. Le persone, aveva imparato, che erano crudeli. Ridevano della sofferenza altrui, sputandoci sopra e approfittandosene. Urlare sarebbe servito solo a morire ancora. Avrebbe solo perso un'altro pezzo del suo cuore. E aveva provato così tanto a ripararlo, ma era talmente in frantumi che si tagliava nel tentativo di rimettere i cocci insieme.. Ciò che è distrutto non si può riparare. Un'altra lezione che la vita gli aveva servito su un piatto d'argento. E, delle sue lezioni avrebbe volentieri fatto a meno. 

I don't wanna be down and 
I just wanna feel alive and 
get to see your face again once again 
Just my echo, my shadow 
youre my only friend 


Soffrire, soffrire, e soffrire ancora. Solo questo aveva in serbo l'universo per lui. E non ne capiva il motivo. Cosa aveva fatto per meritarsi tanta ostilità? Strizzò gli occhi, continuando a muovere le dita sulle corde tese della chitarra. Il suono dolce che ne usciva era così melodioso che lo calmava, anche se risvegliava il suo dolore e, tutta la malinconia che aveva preso il sopravvento nella sua testa. Riaprì gli occhi, tenendoli socchiusi solo per cantare l'ultima strofa.

I'm out on the edge and I'm screaming my name 
like a fool at the top of my lungs 
sometimes when I close my eyes I pretend I'm alright 
but it's never enough 
cause my echo, echo 
oh my shadow, shadow 
Hello, hello 
anybody out there?


No, non c'era nessuno, e mai ci sarebbe stato per lui. Era destinato a rimanere solo. Per sempre. Abbassò la chitarra verso il terreno, asciugandosi le poche lacrime sul volto passandoci sopra, piano il braccio sugli occhi. Appena alzò lo sguardo si ritrovò dinanzi un'essere bianco pallido, con gli occhi iniettati di sangue ed un ghigno famelico che svolazzava nella sua direzione. D'istinto sobbalzò, facendo cadere, erroneamente la chitarra a terra, e indietreggiando, ma, per colpa dello sgabello finì con il sedere a terra, mentre quella sagoma si avvicinava pericolosamente. Indietreggiò con l'aiuto delle mani, finché non andò a sbattere contro qualcosa di consistente. Alzò lo sguardo, osservando i tre ragazzi che aveva conosciuto e che scoppiarono a ridere per il suo sguardo terrorizzato e blu dalla paura. Si accigliò, gettando lo sguardo al pavimento, offeso per quel gesto. Si erano presi gioco di lui. Osservò il piccolo pupazzo bianco che avevano provveduto a modificare con del trucco, per renderlo più mostruoso. Digrignò i denti, alzandosi per dirigersi verso la porta, ma una presa sul suo polso lo bloccò. Si voltò a guardare la mano che lo aveva catturato, risalendo fino a raggiungere gli occhi blu mare di Leo che lo osservava dispiaciuto.
-Dai, è solo uno scherzo. Non pensavamo che te la saresti presa.- disse piano. Volse lo sguardo al pavimento, calmandosi, e accennando ad un sì, per farli comprendere che era okay.
-Certo che canti bene, pulce.- si congratulò il rosso, scompigliandogli i capelli. Sforzò un sorriso, ma non era in vena di rimettersi quella maschera. Era troppo stanco adesso. Sbarrò gli occhi di scatto, girandosi verso la chitarra che, per la caduta si era spezzata in due
-Oh, no..- sussurrò mordendosi il labbro, mentre la prese in mano, nel vano tentativo di rimetterla insieme
-Ci spiace per la chitarra, ma te ne compreremo un'altra.- promise Donnie, grattandosi il capo, dispiaciuto di quell'imprevisto
-Ma non era mia. Apparteneva all'istituto.- rispose, osservandoli preoccupato. Loro sgranarono gli occhi, non aspettandoselo, e si voltarono a guardarsi alla ricerca di una soluzione
-Dannazione!- imprecò il rosso, stringendo i pugni. Una nota disciplinare, a questo punto non gli e la toglieva nessuno. Non sarebbe stata la prima e nemmeno l'ultima, ma non voleva che punissero anche gli altri per un'idea che aveva avuto, lui l'iniziativa di architettare.
-Beh, fino a prova contraria qui non ci sono telecamere, a parte all'entrata. Con un po' di fortuna potrei riuscire a cancellare i video di noi che entriamo, e il gioco è fatto.- propose Donnie, mantenendo il sangue freddo
-Davvero puoi fare una cosa del genere?- domandarono increduli i tre. Lui rise, ma accennò ad un sì, prima che Leo e Raph, dopo essersi guardati complici, lo presero per le spalle, conducendolo nella sala dove vi erano i video delle telecamere tra le risate del genio che non se lo aspettava. Mikey sbatté le palpebre, incredulo, e, anche se rotta posò la chitarra dove l'aveva presa, nella classe di musica. Portandosi una mano alla bocca per sbadigliare li seguì, con la stanchezza negli occhi.
Entrò, mentre Leo e Raph lo osservarono sorridendo allegri, ma lui non era davvero in vena di ricambiare. Sì, si era sfogato con la musica, ma si sentiva comunque a pezzi. Osservò l'orologio; erano solo le 23:56. Quella giornata sembrava proprio non finire. Gettò uno sguardo a Donatello, osservandolo destreggiarsi su quei computer, mentre cliccava velocemente sui tasti per eliminare i video compromessi.
-Stanco?- chiese, apprensivo, Leo, accarezzandogli i capelli. Lo osservò, accennando ad un sì, mentre sentiva le palpebre appesantirsi -Adesso andiamo a dormire, non preoccuparti.- gli disse con tono dolce e pacato, lui mugugnò in modo affermativo, abbassando le palpebre, prima di sbadigliare ancora, portandosi la mano davanti alla bocca.
-Fatto.- sentì esclamare, mentre delle forti braccia lo sollevarono di peso. Per un'attimo sobbalzò, ma poi si mise comodo, accoccolandosi meglio in quella specie di abbraccio. Vide, con gli occhi socchiusi il mondo muoversi, mentre il soffitto bianco si muoveva insieme a lui. Era tutto buio, ma la luce della luna che attraversava le finestra dava un'aspetto bello, quanto inquietante alla scuola. Gettò un fugace sguardo a Raph che era stato così gentile da prenderlo imbraccio per condurlo a letto. Lo sentiva parlare con i ragazzi, ma non capiva esattamente di cosa. Forse delle lezioni di domani, o della reazione dei prof sulla chitarra e del pupazzo che avevano lasciato, per la fretta sul palco. Alla fine, un piccolo sorriso si stagliò sul suo volto, prima di appisolarsi definitivamente.

Strizzò gli occhi, avvertendo la luce del sole passare dalla tappatela semichiusa. Mugugnò, rigirandosi dall'altro lato, ma una voce conosciuta lo fece ridestare
-Forza Mikey. Dobbiamo andare a lezione.- affermò divertito, Raph, già pronto. Aveva voluto lasciarlo dormire qualche altro minuto in più, ma adesso era arrivata l'ora di svegliarsi. 
-Sì.. Okay.- mugugnò, accoccolandosi meglio, con un sorriso furbo sulle labbra, finché non si sentì sfregare la testa con le nocche, del pugno chiuso di Raph -D'accordo, d'accordo. Sono sveglio, sono sveglio.- affermò, alzandosi e correndo in bagno, tra le risate del rosso che scuoté il capo divertito.
Uscì in fretta, correndo incontro al focoso, ed insieme si diressero in mensa per fare colazione, all'interno dell'istituto, ritrovando anche Leo e Donnie. Iniziarono a discutere, ridendo appena sentirono la notizia di un'atto di vandalismo verso la classe di musica e al palco, capendo già a cosa si riferissero. Mikey tirò un sospiro di sollievo, imitato dal rosso, troppo felici di non essere stati scoperti, e di non ricavarne una amara nota, facendo ridere i due.  
Alla fine, usciti dalla mensa, si divisero, e Mikey insieme a Donnie si diresse alla lezione di fisica, mentre Raph e Leo si avviarono verso la loro classe per sostenere la lezione di scienze. Si sedette affianco al genio che iniziò a discutere con lui della materia in questione, prima di parlargli del suo scienziato preferito; Einstein. Lo ascoltò, anche se con poco interesse, finché non arrivò il prof che iniziò a spiegare la lezione, avvisandoli, poi, del giorno in cui si sarebbe tenuto il test. Era stato tutta la lezione con il mento appoggiato sulle braccia incrociate sopra il banco, ma dopo aver sentito l'ultima notizia sbuffò, mentre Donnie si lasciò sfuggire una risatina prima che si alzarono per raggiungere la classe della prossima lezione.
-Dalla tua reazione, intuisco che non ti piaccia la fisica.- commentò sarcastico il genio, entrando nella classe di chimica
-Mhm.. Preferisco le cose pratiche, e odio i test.- confessò, con la testa china che osservava la maglia, a maniche lunghe, verde, e le mani in tasca, mentre teneva sotto braccio il quaderno per gli appunti, con la matita nella tasca posteriore del jeans nero prima di sedersi e appoggiare questi ultimi sul banco.
-Capisco.- disse Donnie, sedendosi, mentre osservò serio un punto indefinito della stanza. Aveva adocchiato il bullo che gli aveva rubato il libro il primo giorno; Josh, che gli osservava minaccioso. Chissà cosa aveva in mente, si chiese il viola.
-Mi aiuteresti per il test?- domandò mogio, Mikey, nascondendo la bocca nell'incavo delle braccia, incrociate sul banco, mentre guardava il prof spiegare. Donnie lo osservò; non capiva quell'atteggiamento così depresso da parte sua, forse era per il compito o per la stanchezza, così gli sorrise, annuendo con pacata gentilezza
-Certo, ma ora vedi di stare su col morale.- lo incoraggiò il viola, scompigliandogli, giocosamente i capelli. 
Sentendo quella frase, avvertì una stretta al cuore, ma decise, lo stesso di accontentarlo, ridendo, anche se non ne aveva proprio voglia. In quel momento si sentiva così depresso che, l'unica cosa che voleva era rinchiudersi in bagno e tagliarsi, tagliarsi, e tagliarsi ancora fino a perdere i sensi.
-Ecco. E così che ti riconosco!- affermò con un sorriso che, lui ricambiò, nonostante quella frase avesse ferito più di una decina di coltelli infilzati nel suo cuore. Cercò di concentrarsi sulla lezione, mantenendo la maschera. No, lui non lo conosceva affatto.
Sentendosi osservato, si voltò verso un ragazzo dai capelli biondo scuro e gli occhi grigi chiari, che lo osservava ghignando. Lo fissò interrogativo, non capendone il motivo, ma lui si indicò le labbra iniziando a parlare, senza dire niente. Scandì bene le lettere, e lui lesse il labiale ad occhi sgranati. Cercò, però di non farsi notare da Donnie in quello stato, mentre tornò alla lezione del prof, appena il ragazzo finì di dirgli ciò che aveva da dire. Ingoiò un groppo di saliva, osservando di sottecchi Josh, e temendo per quello che sarebbe accaduto.


N.d.A.
La canzone che Mikey ha cantato è di Jason Walker- Echo. Questo è il link, se vi va di sentirla: --> https://www.youtube.com/watch?v=moxIEBItz_U
  
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