La
morte
della filosofia
Idealismo
attuale, nemmeno nella tomba mi abbandoni. Cosa vuoi ancora? Non sei
morto più
di me dopo le critiche che ti hanno posto?
Attualismo
lo hanno chiamato all’inizio. Chi ha detto loro che
quel nome mi andava
bene?
Ingordo
lo
hanno definito. Il suo crimine altro non era che rendere umano questo
mondo che
ormai è al di fuori di noi, tradito da una scienza
positivista priva di unità
che esamina tutto sotto gli occhi critici di un microscopio.
Lo
han
chiamato fascista, quando voleva solo un mondo etico. Come mai a Marx
nessuno
rinfacciò che il suo comunismo l’aveva tradito,
quando la mia filosofia l’hanno
bollata e allontanata?
Ogni
volta
che giustificavo qualcosa, le critiche, che già in vita
hanno attaccato le mie
idee e quelle del grande Hegel, mi hanno accusato di volermi arroccare
nelle
mie certezze. Chi ha detto che possedevo delle certezze? Io vi ho
sempre
ripetuto che vivevo nell’inquietudine di raggiungere una
verità che è in me, ma
che mai potrò raggiungere nel divenire.
Ora
sono
solo. Nessuno potrà capire, difendermi. Mi accontento anche
di accuse ben poste
e non di falsità che nella filosofia nemmeno dovrebbero
trovarvisi.
Filosofia
della pasta asciutta? Cane morto?
Dov’è
finito
il grande e unitario movimento filosofico che nella storia si
è nutrito di se,
crescendo e eliminando i trascendenti?
Sono
rimasti
solo cumuli di uomini, ma nessuno di coloro che ne fanno parte mi
appare come
filosofo.
Spaventa, Croce, che fine avete fatto?
Forse
dicono
che non c’è più posto per la mia
filosofia in questo tempo perché è la stessa
filosofia ad essere morta.
Come
eco nel
cimitero risuonò una frase ripetuta dal vento:
“Amare per intendere? O
intendere per amare?”.