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Autore: nero_liquirizia    25/08/2016    2 recensioni
"...Speranza. Respiro. Vita. Ha scelto... "
Nessuno ricordò in seguito la presenza di Cole, ne le sue parole, ma senza il suo aiuto l'Inquisitore e Thom Raineir non avrebbero mai potuto fare chiarezza nei loro sentimenti, tanto meno agire seguendo il loro viscerale istinto senza, per una volta, preoccuparsi del resto del mondo. Dopotutto nessuno dei presenti poteva vantare una vita scarsa di atti ampi e priva di sangue innocente versato.
Questo mia prima fic nasce dal bisogno di approfondire la quest Rivelazioni del videogioco. Mi ha stravolto l'estate DA:I e da qualche tempo mi impegno ad approfondire le situazioni emozionali che mi fanno riflettere. Non ha pretese questo racconto, poiché è un mero tentativo di scoprire cosa e come - io/il personaggio donna Trevelyan- abbiamo fatto certe scelte. Ho cercato di immaginare la situazione anche dal punto di vista di Blackwall in un momento decisivo. Sicuramente più complicato che affrontare Corypheus, poiché non vi è molta differenza nei modi con cui lo si affronta, basta sconfiggere il male. Ma quando il male viene da dentro se stessi e la sofferenza è interiore?
Grazie alla mia mica G. per il titolo. Lei è Varric in realtà, ma ancora non lo sa!
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Blackwall, Cole, Inquisitore
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Per cominciare lascia che mi scusi
Lascia che mi scusi per ciò che ho detto
Ma cercare di essere qualcun altro era più difficile di quanto sembrasse
E in qualche modo ci sono rimasto incastrato in mezzo

In mezzo al mio orgoglio e la mia promessa
In mezzo alle mie bugie e a come la verità viene a galla
Le cose che ti voglio dire si perdono prima che arrivino
Una cosa peggiore di questa non c'è

E non riesco a chiarirmi con te
In nessuna cosa io dica o faccia o progetti
La paura non ti teme
La colpa è una lingua che puoi comprendere
Non riesco a chiarirmi con te
In nessuna cosa io dica o faccia
Spero che i fatti parlino più delle parole
In Between - Linkinpark 




  Nella sala semi vuota la flebile luce giocava attraversando le imponenti finestre di vetri colorati, lasciando che ombre inquiete danzassero sulla grigia pietra. Attorno rimbombava ovattato il vociare dei canti e delle preghiere provenienti dal giardino di Skyhold; 
Madre Giselle le aveva detto che avrebbe pregato per l'inquisitore, il loro Araldo.  
Le aveva parlato, come sempre dolcemente, quella mattina
 - La tua forza risiede in quello che sei, per questo le persone ripongono la loro fiducia in te mia cara. Fa che ogni tuo passo sia guidato dalla voce del Creatore, come fece la sacra profetessa, e tutto andrà bene -  dicendo questo l'aveva condotta fin sotto una delle statue di Andraste nel giardino - si ma per la gente io sono L'araldo di Andraste, da me ci si aspetta che faccia la scelta giusta...- disse lei con voce soffocata.
- A qualsiasi scelta ti condurrà il tuo cuore ricorda che anche Andraste ha amato molto qualcuno che l'ha tradita... Pregherò per voi Araldo - 
la venerata madre sorrise dicendo questo, e con le mani dietro la schiena si allontanò.
Dal chiostro Varric osservò la scena e quando la sacerdotessa fu abbastanza distante raggiunse Trevelyan.
- Ragazza mia, qualsiasi decisione tu prenda ci sarà sempre un pettegolezzo, un malcontento e qualcuno che criticherà, stanne certa: Io lo so bene! Ma tu, tu ci servi tutta intera! Cosa faresti se non fossi l'inquisitore? Segui l'istinto, dai retta a me: è stato quel tuo dannato intuito a salvarci tutti ad Haven, ed ora perchè non dovrebbe esserti d'aiuto? Mal che vada comunque non avrai rimorsi...- il nano disse questo guardando verso il cielo con aria malinconica, lasciando l'animo dell'inquisitore con ancora più domande.

Adesso stava li seduta, occhi bassi e mani poggiate sulle ginocchia, un impercettibile movimento involontario faceva tremare nervosamente la gamba destra. Più che la donna a capo dell'ordine più potente di tutto il Thedas seduta sul suo trono, adesso sembrava una bambina costretta ad un ingiusto castigo per aver combinato una piccola marachella, impaziente di tornare a giocare. 
Dentro di lei, tra viscere e gola, divampava un fuoco talmente forte che quasi corrodeva lo stomaco, simile alla sensazione che si ha subito  dopo aver ingurgitato uno di quegli intrugli che  Il Toro di Ferro propone per celebrare l'uccisione di un alto drago. 
Non sapeva cosa avrebbe fatto, cercava di immedesimarsi in se stessa guardandosi  da altre prospettive, di pensare al bene di tutti; cercava di soffocare quel magone che saliva e scendeva da giorni ormai, precisamente da quando avevano riportato l'uomo a Skyhold, nelle prigioni, lei non era andata a fargli visita. In verità non era nemmeno uscita dall'edificio. Le faceva male anche solo sentire i nitriti dei cavalli provenire dalle scuderie, perchè era li che lui finalmente l'aveva accolta tra le sue braccia, deponendo le armi alla sua seduzione, chiamandola maliziosamente "Inquisitore" per poi farla sua. Fu quella notte, per la prima volta da quando quel delirio provocato da Corypheus era cominciato tra il marchio, gli squarci e le morti, che lei si sentì al sicuro. 
Quando lui le confermò i suoi sentimenti, e la spogliò dolcemente, come da un uomo così mai ci si aspetterebbe, non solo dei vestiti di cuoio e lino, ma anche di tutte le sue incertezze, e carezzandole i capelli scuri costretti ad un corto taglio per comodità tra elmi e accampamenti al limite del sudiciume, l'aveva fatta sentire bella e speciale, importante. Fu proprio in quel momento che smise i panni della mercenaria ribelle per diventare davvero l'Inquisitore che tutti proclamavano, una donna che prima di allora lei ancora non aveva visto riflessa nello specchio. 

L'araldo inspirò pesantemente ricacciando in profondità pensieri troppo contorti, tornando a concentrarsi sull'imminente evento.
Per un istante si sentì lei quella sottoposta a giudizio, questo la faceva divampare, aveva il cuore lacerato dal dolore; qualsiasi condanna avesse scelto sarebbe stata anche la sua, avrebbe pagato anche lei per l'espiazione, e con lei tutta l'inquisizione avrebbe sopportato quel fardello. Non era pronta, in quel momento si sarebbe buttata a capofitto tra cento demoni della disperazione piuttosto che stare in attesa su quella sedia.  Aveva chiesto al comandante Cullen di mantenere riservatezza, allontanando quanto possibile  curiosi e servitù dal salone principale per quell'udienza; si rendeva conto che sarebbe stata dura più di quanto immaginasse, e non voleva che la sua tensione potesse influenzare l'umore di chi nell'inquisizione e in Skyhold vedeva un porto sicuro, una casa, e in lei l'Araldo.

Il tonfo delle ante del possente portone, seguito dal cigolio delle antiche cerniere metalliche, aveva un che di sinistro mentre riecheggiava nel salone semi deserto disperdendosi poi in una lieve vibrazione delle vetrate sopra il trono. Il rumore delle catene si fece sempre più vicino, riconobbe infine il ticchettio dei passi di Josy e in quell'istante la vista le si appannò di una luce intensa e bluastra, come solitamente accade prima di perdere i sensi.  Fece un altro respiro profondo, si tirò su con la schiena cercando di mantenere un briciolo di integrità, ma ebbe un tuffo al cuore. Qualsiasi emozione  dirompente si fosse preparata a celare non era benché minimamente paragonabile a ciò che provava in quel momento. Le parole dell'amico nano le ripiombarono addosso, come un macigno sullo stomaco " ...cosa faresti se non fossi l'inquisitore?..."  Adesso lo sapeva: avrebbe ringhiato in faccia a quello stupido orso che si trovava davanti, avrebbe urlato e fatto una scenata muliebre e isterica alla vista dell'uomo che amava, vedendolo umiliato, in catene e ridotto così per delle menzogne, tutto per nascondere un passato doloroso quasi quanto il suo; Un passato di errori che lei gli aveva già perdonato quando, dopo la paura di averlo perso, lo raggiunse nelle prigioni di Val Royeaux per avere delle spiegazioni.
Gli avrebbe perdonato qualsiasi cosa se solo le avesse spiegato il suo tormento, lo avrebbe condiviso con lui, se solo non le avesse mentito così a lungo. Ma si trattenne, chiuse il suo cuore, serrò i denti interpretando il leader che tutti si aspettavano che fosse.
- Inquisitore sottopongo al tuo giudizio il capitano Thom Raineir, a noi precedentemente noto come custode Blackwall.
I suoi crimini...-
Josephine si interruppè, guardò Trevelyan e forse ebbe l'impressione che in quel momento la donna avrebbe avuto bisogno più di un'amica che del suo ambasciatore, quindi tagliò corto - I suoi crimini...beh presumo tu li conosca. E' stato piuttosto oneroso condurlo fin qui, ma ora spetta a te decidere la sua sorte -   disse queste ultime parole in modo cinico rivolgendosi più all'uomo che a lei, poi con contegno, mentre le guardie lasciavano d'innanzi all'inquisitore l'uomo con i polsi in catene,  Lady Montilyet si mise in disparte. 
Non appena i loro sguardi si incrociarono Trevelyan dimenticò ogni emozione. 
Osservava adesso l'uomo che le stava davanti cercando di scorgere il capitano Raineir  negli occhi di colui che aveva amato, ma non trovava ne l'uno ne l'altro. Era disgustata dalle sue menzogne. Aveva giaciuto con lui, aveva faticato per far accettare il loro amore al retto e incorruttibile custode, ligio ai suoi doveri e pronto a sacrificare la loro felicità per il bene della causa.  E lei era così orgogliosa di aver conquistato il cuore del prode custode grigio. Avrebbe avuto la forza di affrontare qualsiasi cosa con lui al suo fianco, i suoi consigli saggi e le sue parole di conforto erano un balsamo.  Adesso tutto quello che valore poteva avere? Tutto il suo mondo si era sgretolato. Tutto si era ridotto ad una canzonata da parte di domestici impertinenti e soldati alticci. 
- Non volevo arrivare a tanto...- la sua voce era ferma, non lasciava trasparire in nessuna sfumatura il tormento da cui era pervasa. 
- Un'altra cosa di cui pentirmi - rispose l'uomo abbassando la testa - Cos'hai dovuto fare per liberarmi?-  
- Josephine si è fatta ricambiare qualche favore, di certo non mancano persone in debito con l'inquisizione -
Se avesse potuto Thom si sarebbe scavato la fossa con le sue stesse mani. Era consapevole dei sacrifici fatti dall'ambasciatrice per mantenere il suo buon nome, sforzi a cui anche lui aveva contribuito per restituire valore e rilevanza ai Montilyet. L'uomo scosse il capo  
- hai sfruttato la tua influenza per un reietto, così tutti penseranno che l'inquisizione è corrotta, perchè l'hai fatto?- 
Trevelyan a quella domanda balzò in piedi,  inconsciamente tentava di apparire più forte di quanto non fosse in quel momento, come un animale che rizza il pelo per sembrare più grosso quando è in pericolo  - Non avevo altra scelta - sussurrò l'inquisitore di getto, quasi come a giustificarsi. Si era prepara un mezzo discorso, lo aveva ripetuto a memoria nei suoi pensieri, eppure quelle parole ora non trovavano aria. Anche forzandosi di riportarle alla mente non facevano altro che rimescolarsi in frasi scomposte e prive di enfasi 
Raineir sollevò lo sguardo, replicò deciso e fermo scrutando negli occhi neri e profondi della donna che amava.
- Potevi lasciarmi laggiù, avevo accettato la mia punizione, ero pronto alla morte. Perchè l'hai impedito, adesso che ne sarà di me? - Egli stesso non sapeva se avesse posto quella domanda per una naturale paura della morte o perchè in fondo al suo cuore vi era la speranza di avere il suo perdono, non sapeva se avesse più bisogno di sapere se lei avrebbe potuto amarlo anche adesso che non era più il suo Ser Blackwall, o se fosse semplicemente il disperato tentativo di passare ancora qualche ultimo maledetto secondo a guardarla negli occhi, prima che una fredda lama calasse sul suo collo, riempiendosi così di un'ultima beata visione...
 
<< Io posso aiutare.

La prima volta che mi ha sorriso. La neve fino alle ginocchia. L'odore della sua pelle costretta nell'armatura di cuoio. Il rumore della fucina. 
Conforto. Coraggio. Determinazione. Il sibilo delle frecce scagliate con potenza dalle tue esili dita, che senza vederti è la conferma che sei ancora viva, mentre il mio scudo impatta sui nemici in prima linea.. 
Premura. Solerzia. Devozione. Il pallore delle tue mani intirizzite dal gelo. Desidero solo scaldarla. 
Dolcezza. Comprensione. Orgoglio. La smorfia di dolore lacerante quando chiudi gli squarci, poi senza mai lamentarti corri a occuparti dei tuoi uomini. 
La sera che hai  fatto tagliare i capelli, un semplice gesto reso solenne perchè eri tu, una donna appena sbocciata e pronta a sacrificarsi per la nobile causa. Rimpianto. Sogno. Desiderio. Se solo t'avessi incontrata prima forse ora sarei ciò che meriti. Ti ho amata, posso morire avendo ricevuto più di quanto meritassi. Abbandono. Paura.  Passione. Creatore fa che non resti sola...Vorrei starti accanto io  per sempre; 
Le sue guance paonazze e il fiato corto, la pelle d'oca quando ad ogni lento sospiro mi accoglieva dentro di  se ed era solo mia. Io ero solo suo. 
Se solo osassi sperare, no, non lo merito... 

Io Aiuto.
Dovreste accogliere il perdono quando l'amore è così semplice e puro. 
Speranza. Respiro. Vita. 

Ha scelto... >> 


Trevelyan notò per la prima volta il volto di quell'uomo segnato da un' espressione decisa, sembrava quasi lui il suo giudice. 
Aveva ancora piantata sulle spalle la forza e la determinazione dell'uomo che amava, l'uomo pronto a tutto per le cose che riteneva importanti; Eppure Blackwall aveva smesso le vesti del cavaliere senza macchia, del custode dai nobili ideali che si immola per la causa. Adesso scorgeva un uomo non più dominato dal timore di ferirla. Il tormento della condanna di una vita angosciata da sofferenze, solitudine e castigo, a causa di scelte sbagliate lo aveva abbandonato, eppure manteneva sempre quell'atteggiamento di onorata sottomissione, quei suoi modi schivi e devoti nei suoi riguardi che più volte l' avevano fatta sentire quasi indegna di lui; 
Rivide per un istante lo stesso sguardo che l'aveva colpita quando ancora inesperta e impaurita, come in un romanzo per fanciulle,  lui le salvò la vita, cingendola con il suo scudo per ripararla da una freccia potenzialmente letale scagliata dai banditi in riva al lago, il giorno in cui lo avevano rintracciato. Sembrava passato un secolo da allora, ma il suo fascino tenebroso era rimasto immutato. Anche adesso che le stava davanti con sofferta arroganza, a pretendere un castigo, con la solita saccenza di chi sa cosa e come è meglio agire per il bene di tutti, non riusciva a scrollarsi di dosso la sensazione che dell'uomo per cui era stata chiamata a giudicare, il capitano Raineir, non vi era traccia. 
- Sei libero -
Blackwall in catene la guardò incredulo e interrogante - Non può essere così...Semplice...- cercò nei suoi occhi una spiegazione, ma comprese che lei cercava di aggiungere altro senza riuscire a trovare le parole giuste
 - Il tuo castigo sarà convivere con i tuoi errori. La tua pena è quella di redimerti ed espiare le tue colpe, non come custode ne sotto falso nome, ma come la persona che realmente sei -
Era dannatamente seria, si era calmata aveva fatto pace con la sua anima e accettato i suoi demoni. Adesso voleva dar voce  e concretezza a quell'ideale di persona che si era imposta di diventare, doveva dar finalmente forma all'Inquisitore che aveva scelto di essere, nel bene e nel male, da quel momento in avanti. Accennò involontariamente un timido e mesto sorriso.
L'uomo si sollevò nelle spalle, rincuorato nel profondo - Ci vorrà del tempo...Tu lo accetteresti? E quello che ero un tempo? Non so come farò nei panni di Thom Raineir, sarà un bel cambiamento... - 
Trevelyan scrutò a fondo negli occhi dell'uomo nuovo che aveva davanti e fu come se si fosse tolta un peso nel vederli accesi e pieni di fervore.
- Io non lo so cosa accadrà, ma questa volta lo scopriremo assieme... Tu, puoi cominciare con l'essere sincero... - 
 Blackwall fece un passo verso il suo Inquisitore, sfidando la situazione, per la prima volta incurante delle conseguenze o di cosa avrebbe pensato la gente, sicuro  e fiero di poter essere se stesso poichè adesso aveva la sua approvazione
- Milady... Ho mentito sul mio passato, ma non ho mai mentito sui miei sentimenti. Ora sono solo un uomo che parla con il cuore in mano. E che lo dona a te - era quello il vero giudizio a cui voleva rimettersi. Si era pentito e aveva già accettato qualsiasi punizione gli sarebbe toccata per i suoi crimini passati, ma ancora non riusciva a perdonarsi la colpa peggiore di cui si era macchiato: averla delusa. 
Si fermò di fronte a lei sicuro di se. In maniera spadroneggiante avrebbe riferito qualche maldicenza alcune ore più tardi. Qualsiasi cosa sarebbe accaduta da quel momento lui non le avrebbe più mentito. Si sarebbe dedicato a lei in ogni suo gesto, in ogni suo respiro. L'amava davvero e si domandava come era possibile che proprio a lui fosse capitata una fortuna simile. Di certo non sarebbe mai diventato un valoroso custode, ma adesso aveva davvero una causa da seguire, a cui dedicarsi anima e corpo. Ed era anche sua. Il peso delle grosse manette metalliche scomparve, non era più ne Blackwall ne Thom Raineir. Adesso era un qualcosa di nuovo plasmato da lei, l'Araldo che riusciva a trarre il buono da ogni situazione, anche in un essere come lui.
Trevelyan avanzò a sua volta verso il suo uomo, ferma nella sua decisione avrebbe affrontato ogni conseguenza della sua scelta con orgoglio, e voleva che anche l'uomo che amava si sentisse sicuro delle sue azioni da quel momento in poi. Avevano già pagato entrambi abbastanza.
Tacitamente gli fece capire di aver smesso per lui i panni dell'inquisitore, confermando che adesso era davvero libero. 
Lo erano entrambi.  Dopo tutto quello che aveva dovuto affrontare si sarebbe concessa il lusso di amare chiunque volesse. 
L'uomo le andò in contro, anche se ancora in manette era fiero di se e di lei. Trevelyan allungò la mano, sfiorò delicatamente i suoi tratti come se lo vedesse per la prima volta.  Blackwall si protese in avanti per prendersi quell'agognata carezza infine le rubò un tiepido bacio, dolce e liberatorio, ed era quanto di più somigliante ad un miracolo potesse accadere in quel momento. 
Lei era perfetta con le sue ombre e la sua luce. E lo amava per quello che era. 
Lui l'amava per quella che era. Non perchè fosse l'araldo di Andraste o il suo Inquisitore, ma semplicemente lady Trevelyan, era lei quella in grado di fare tutto, adesso che lo aveva liberato dalle sue catene era pienamente consapevole di cosa la gente di Skyhold, anzi il Thedas intero, intendesse dire affermando di aver fiducia il colei che ha ricucito il cielo. 

Poco dopo un commento di Varric alla locanda avrebbe messo fine al supplizio dell'enturage dell'Inquisitore, che ancora non sapeva cosa l'Araldo avesse deciso riguardo a quella delicata faccenda; e considerando che nessuno di loro aveva vissuto una vita priva di crimini, inevitabilmente macchiata del sangue di qualche innocente, nessuno si sentì in dovere di esprimere una posizione, l'unica cosa che tutti speravano, più o meno apertamente, era che lei fosse felice. Avrebbero accettato qualsiasi sua decisione e l'avrebbero appoggiata con ogni mezzo - Hei gente!- esordì seriamente Varric mentre il tavolo in disparte gli puntava gli occhi addosso 
- La ragazza ha deciso: più Barba per tutti!-  disse il nano, sollevando un sopraciglio e sorridendo in attesa di una reazione. Un sospiro di sollievo si levò dal tavolo della piccola combricola e la fragorosa risata del Toro di Ferro ruppe il tormentato silenzio,  finalmente poterono brindare al loro Inquisitore, la loro amica, e almeno per quella sera la pace sembrava davvero calata su Skyhold.


 


Questa è la prima fanfiction che pubblico, ed ho voluto dedicarla ad una quest di DA:I che mi ha decisamente colpito. 
Scrivo spesso ma esclusivamente per me tuttavia ho pensato che uscire un po' dal guscio non mi avrebbe fatto troppo male, dopotutto sono in mezzo ad altri fan come me. 
L'intro del racconto è un pezzo della canzone dei LinkinPark che, guardandola con gli occhi adoranti per questa saga, rispecchia secondo me molto bene la quest romance di Blackwall e dell'Inquisitore.
Spero di poter scrivere qualcos'altro, magari lasciandomi ispirare ancora dalla musica che amo, e di migliorare nel farlo, perchè penso che sia un'attività ludica davvero utile e completa. 
Grazie a chiunque volesse esprimere un parere o una critica costruttiva. 
   
 
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