Fanfic su artisti musicali > Bangtan boys (BTS)
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Autore: M a r t    25/08/2016    1 recensioni
Namjoon si ritrova a dover tenere d'occhio parecchi legami, senza preoccuparsi dei suoi che vanno a scontrarsi.
Jimin e Jungkook cercano di trovarne uno che vada bene per loro.
Taehyung se ne ritrova troppi fra le mani e non riesce a gestirli.
***
{Ispirato ad I NEED U} {slash/het} {jikook} {altre pairings}
Genere: Generale, Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Jeon Jeongguk/ Jungkook, Kim Namjoon/ RapMonster, Park Jimin, Un po' tutti
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo XII




 
È insensato e folle il fremito che gli scorre il corpo, quel piacere che si insinua nel suo cervello e va esplodendo impedendogli di prendere le decisioni giuste. È sbagliato il suo gesto di protrarsi in avanti, stringere le dita tra la stoffa e abbandonarsi ad un contatto insignificante. Jimin ha sempre avuto qualcosa che non andava, ha sempre risposto ad impulsi innaturali e ha cercato più e più volte cose che non avrebbe dovuto cercare. È nato così, non ci può far nulla, rimanere tentato dal peccato fa parte del suo essere, vivere una continua prova è ciò che è stato scelto per lui. Se cede, l'inferno.
   Ed è buffo come il fuoco possa annientare a sua volta il fuoco, come le fiamme del suo cuore si indeboliscano fino a spegnersi al pensiero di quelle del demonio. Jimin ha sempre avuto paura dei mostri, anche nella sua stessa immaginazione. Ha timore del buio e dei segreti che questi nasconde, ma anche dei segreti in generale nonostante ne possieda molti, non tutti perché l'abbia deciso lui. Alcuni li ha confidati solo a Namjoon, ma li definisce comunque segreti, perché il supervisore è molto più di una semplice persona, è un confessionale umano, un consigliere spirituale e mantiene segreti come se non ne avesse mai conosciuti. Altri li ha condivisi con una persona importante, che non c'è ora, che c'è stata, ma che non ci sarà. Ovviamente solo fisicamente parlando, perché spiritualmente invade i pensieri di Jimin incessantemente, disturbando di un disturbo non fastidioso le giornate del ragazzo, ricordandogli il perché delle sue scelte e le origini dei suoi segreti.
Perciò, quando si separano dal bacio, Jungkook dirà a chi chiederà che è stato per mancanza d'aria nei polmoni, per quella piccola richiesta fatta dalla sua vita pur di non essere interrotta dai fumi dell'amore, mentre Jimin penserà alla sua coscienza, a quella sua persona speciale e non risponderà.
 
- Siamo amici, Jungkook - il tono di rimprovero è evidentemente forzato, ciò per cui il più giovane si ritrova a sorridere soddisfatto.
 
- Ho saputo di amici che si baciano, hyung - è una risposta intelligente? Non lo sa. È abbastanza felice da non curarsene e a volte la felicità può essere più decisiva rispetto a qualche spiegazione, quindi Jungkook punta tutto su quello. Invia energia positiva, raccogli energia positiva. Magari gli effetti del karma non si manifestano solo su eventi negativi, magari guadagnerà un altro bacio.
 
- Sì ma sulla guancia! Non sulla bocca, né tantomeno con la linguaJungkook!
 
- Perché no? 
 
- C'è davvero bisogno che te lo dica? - certo, che ce n'è bisogno. Ma la sua è una domanda alla quale non vuole dare né ricevere una risposta e infatti tra loro due si oppone il silenzio che li divide ancora una volta e rende il loro unirsi sempre più complicato.
 
A Jungkook piace credere che ci sia un motivo per la maggior parte delle cose che gli vanno bene. È una teoria che non sta in piedi, molte volte è il primo a criticarlo, ma essendo giovane e pieno di idee strampalate non trova difficile credere che possano esistere destini già scritti, fili conduttori che legano le persone in legami di odio, amore o amicizia. Per Jungkook è naturale poter provare sentimenti senza vergogna, è normale avere una propria concezione del giusto e dello sbagliato nonostante ignori il primo come il secondo. È da ciò che riesce ad andare avanti, a sopportare il continuo tentennare di Jimin e a cercare di capire e di sforzarsi per arrivare ad un finale che spera sia già scritto. Vorrebbe che Jimin lo capisse, questo. Non per dimostrazione del suo amore ancora in fasce, ma come collegamento spirituale che li porterà decisamente molto più lontano di quanto loro hanno previsto.
Cerca le sue mani con delicatezza innata, ne sfiora le nocche e ne bacia i dorsi. Ha fatto pratica nelle notti insonni e nei sogni più vividi, imparando a maneggiare oggetti fragili senza romperli. 
Perché ha già distrutto troppo nel corso di una breve vita e rimarrebbe ucciso se dovesse infliggere dolore ad una creatura pura ai suoi occhi come quella di Jimin. Ma Jimin non è quello che crede, ha i suoi difetti e i suoi problemi, non è perfetto e non lo sarà mai. Se riuscisse ad accorgersene potrebbe innamorarsi veramente senza rimanere ferito o deluso, ma solo Jimin stesso può aiutarlo, anche se non vuole.
 
- Voglio amarti.
 
- C'è differenza tra volere e provare, - lo sa talmente bene, quasi gli viene da piangere ma Jungkook lo sta guardando negli occhi e quei pozzi infiniti di promesse e speranze lo fanno ritornare alla realtà - E comunque è peccato.
 
- Ho quasi mandato in coma un tipo, cosa può essere un peccato? - Jimin strabuzza un attimo gli occhi ed è pronto a riempirlo di domande, ma Jungkook sa che non è il momento, perciò lo interrompe prima che possa aprire bocca - Anche tu stai peccando.
 
- Oh, ti prego, non ricordarmelo. - e lo dice con occhi talmente lucidi che s'intonano alla perfezione con la sua risata strozzata. Lo sa, Jimin, quello che stanno facendo e ha già deciso che della sua sorte probabilmente dovrà farsene una ragione, però non può sopportare di vedere Jungkook affondare con lui. Gli è già successo, ci è già passato e ha capito, ha imparato dai suoi errori, ora non vuole perdere nessuno.
 
È con tale convinzione che riesce a sottrarsi dalla presa salda di Jungkook, da quel calore che gli scompone le membra e scatena i battiti accelerati del suo cuore. Quando si stacca dall'amore ritornano le ansie e le paure più profonde, percepisce il freddo sotto i vestiti e sulle orecchie, sul naso. Gli battono i denti e gli tremano le gambe, la testa gli gira ed è convinto che starà bene anche senza l'amore, che riuscirà a tornare a casa sulle sue gambe, a fare le cose di tutti i giorni, a giocare con Lucky, a sorridere a sua madre, a parlare, a mangiare, a respirare. Eppure gli manca la volontà per girare i tacchi e sparire, stavolta per sempre, dai suoi sentimenti e dalle sue gioie. Come si fa a scegliere di essere infelici?




 
✄✄✄
 
Solitamente, Namjoon non ama i bar a tema o i caffè in generale. Sono sinonimi? Non lo sono? A chi importa! Lui preferirebbe mille volte bersi la sua tazza di liquido nero dona-energie a casa, seduto sul suo divano impolverato, calciando qualche mucchio di magliette sporche dall'altra parte dell'appartamento con le sue gambe lunghe. Seokjin non viene a trovarlo da settimane, gli impegni natalizi lo tengono occupato anche troppo a lungo e Namjoon sente la sua mancanza, oltre al fatto che il suo schifo comincia a fargli schifo. Inoltre si annoia da solo e la macchinetta del caffè non funziona come dovrebbe: fa uscire solo acqua calda e ammucchia le cialde all'interno. Per poco non l'ha rotta, per poco Yoongi non l'ha chiamato per la trentesima volta per prenderlo per il culo. 
E poi, mentre imprecava contro l'elettrodomestico e sguazzava tra i cavi sporchi sul suo pavimento, l'ha chiamato Jimin e gli ha chiesto di incontrarlo al bar ( o caffè ) vicino la scuola elementare del quartiere e le parole mal pronunziate da più veli di lacrime ancora non cadute lo hanno fatto correre giù per le scale del suo condominio. Per fortuna si era ricordato di lavarsi i denti prima di uscire di casa, almeno quelli erano apposto, considerando i capelli in disordine e il suo abbigliamento inadatto per un appuntamento, se può essere definito tale. Namjoon sfoggia un elegante completo composto da: pantaloni di tuta grigi sporchi di salsa di soia sul ginocchio, maglietta a mezze maniche - perché è finalmente riuscito a pagare il riscaldamento quindi può anche girar in mutande se gli va - gialla senape, calzettoni di lana a quadri, delle crocs nere mordicchiate da non si sa ancora quale animale e il suo più che amato piumone verde militare provvisto di cappuccio.
 
 - E l'hai lasciato lì? - si riferisce agli avvenimenti da poco accaduti nella vita del ragazzo sedutogli di fronte. Avvenimenti che non lo riguardano personalmente, ma Namjoon a volte non sa dividere i suoi problemi con quelli altrui.
 
- Ho scelto di essere infelice. - Jimin ha ancora la voce tremolante e gli occhi sono gonfi e rossi. Non ha ancora avuto un momento di pausa per sfogarsi e piangere in pace, le sue guance sono ancora asciutte.
 
Hanno ordinato da qualche minuto, eppure nessun cameriere ha fatto ritorno al loro tavolo. Il caffé non è così affollato da dover aspettare per un caffè espresso ed una cioccolata calda, perciò Namjoon suppone che ci siano problemi d'organizzazione nel locale in cui si ritrova. Tali supposizioni si fondano saldamente quando gli viene portata un'enorme tazza di caffè americano con panna a parte. Jimin ha ricevuto la sua cioccolata ma senza i marshmellow e per scusarsi dell'inconveniente, il cameriere gli ha offerto una fetta di cheesecake. A lui niente. Certo, non si è lamentato, non ha fatto notare il suo disappunto per una distrazione fastidiosa, ma va bene così, la tazza è carina e il caffè è caldo, un po' troppo amaro (manca anche lo zucchero lì dentro) e il cameriere lo ha fissato anche più che abbastanza a causa del suo stile trasandato, ma Namjoon considera più importante Jimin e le sue difficoltà per preoccuparsi di altro al momento e decide di tornare al discorso iniziale.
 
- E perché mai? - non vuole forzare l'amico, semplicemente capirlo. Jimin fatica spesso a prendere decisioni che possano fargli del bene e fatica ancor di più a spiegare il motivo ad altri. Non è detto che questo sia il caso, però.
 
- Perché non voglio fare a Jungkook ciò che ho fatto a lui.
 
- Lui? Pensavo fosse acqua passata ormai. - lo pensa davvero. Jimin non tira fuori quel discorso dai tempi dell'incidente. Di sicuro non si è ripreso completamente ma ormai era sorta una speranza che quella persona si fosse dissolta con il passato.
Il solito cliché: il passato torna sempre indietro.
 
- Oh, santo cielo Namjoon!, come può essere acqua passata una cosa di quel genere?! - Jimin non è arrabbiato, magari infastidito si, ma non con il supervisore, bensì con le parole da egli scelte. È difficile cogliere il significato che uno vuole esprimere come lo è il riuscire a non essere fraintesi, perciò è difficile parlare, perciò per persone come loro è difficile comunicare.
 
L'espressione è alla base di tutto. Sconfiggere la vergogna, la rabbia e i turbini di emozioni per poterli esprimere a parole e aprirsi una strada nel mondo e fra le persone è fondamentale per non passare un esistenza nelle oscure ombre della solitudine. Namjoon lavora a questo, con i suoi protetti, cerca di farli aprire e socializzare tra loro, a fargli scoprire quante porte possono essere aperte, che quelle che restano aperte sono di più di quelle che vengono chiuse. Ma non sempre riesce nel suo intento e molte volte è costretto a ragionare troppo, così tanto che gli si ingarbugliano i pensieri e dalla sua bocca escono parole incomprensibili agli altri che lo rendono un alieno, fanno sì che ciò che lui chiama amore venga udito come odio e allora gli tocca tacere qualche minuto prima di perdere tutto ciò che ha creato.
 
- Lo so, mi dispiace.
 
- No, scusami tu, so che vuoi aiutarmi. - Jimin gli stringe una mano, lo fa sempre, è una persona decisamente deliziata dal contatto fisico. Namjoon gli sorride e sorseggia il suo caffè amaro dalla tazza gigante.
 
- Vuoi parlarmi di lui? - non specifica chi dei due. È un po' una prova, vuol vedere se c'è una vera speranza stavolta, se Jimin può perdonare ciò che è accaduto e continuare la sua vita. Dimenticare sarebbe chiedere troppo, lo sa.
 
- Intendi Jungkook? - Jimin risponde di getto, non pensa neanche a cosa dire e Namjoon è soddisfatto della risposta ricevuta.
 
- Si, certo. Parlami di Jungkook.
 
- Lo amo, forse più di lui, - Namjoon gli sorride per spronarlo ad andare avanti - E non mi viene voglia di rifare quella cosa se sto con lui, non ci penso neanche!
 
- Quale cosa? - sa bene cosa, ma deve farglielo dire, per rendere tutto più reale. Le conversazioni viaggiano nell'aria, non le puoi toccare con mano e a volte non sembrano esistere tanto quanto vorremmo, quindi Namjoon necessita un passo in più da parte di Jimin e sa che questi lo farà.
 
- Il suicidio.



 
✄✄✄



 
Il mare di mezzanotte è rumoroso, invade il silenzio notturno con il suo spezzarsi delle onde eppure dona pace alle menti solitarie e incapaci si assopirsi. È inverno, il Natale è finito da un minuto esatto e Yoongi non ha avuto regali da scartare, né una famiglia con cui festeggiare. O meglio, la famiglia ce l'ha, l'aspetta a casa a braccia aperte; suo padre con gli occhiali tondi e le idee di una generazione decaduta, sua madre e le sue dimenticanze e suo fratello maggiore, con il suo supporto e il volto inespressivo. Una famiglia di cui è grato, ma nella quale non rientra appieno. 
Non sa più cosa definire casa, lascia che i suoi piedi trascinino il corpo ovunque essi vogliano, senza preoccuparsi del vento, del freddo o della pioggia. Yoongi ha il fuoco dentro, non teme ciò che non sia lui stesso o che glielo ricordi vagamente. Non teme emozioni, a meno che non gli siano profondamente legate. Il suo unico nemico è riflesso nello specchio ogni qual volta vi capita davanti. 
 Le onde si allungano sulla riva bagnandogli le scarpe e lui non si ritrae. Le finestre sono ancora illuminate, le persone continuano ad essere felici e a far festa nelle loro case o nei ristoranti, ma l'unico rumore che percepisce è quello del mare di mezzanotte, nell'inverno freddo. Un quarto d'ora alla fine del Natale. 
 
Ha ripensato più volte agli anni passati, ma non ha tirato fuori poi molto. Magari ha le stesse dimenticanze di sua madre, però può darsi anche che la sua vita sia sempre stata la stessa monotona e schifosa, priva di cambiamenti o avvenimenti realmente importanti, colmi del suo fuoco e privi delle più sentite lacrime. Lui non è il tipo da piangere per le cose importanti, figuriamoci per le frivolezze. Possiede pochi sfoghi, tutti pericolosi o illegali e se da una parte dovrebbe essere preoccupante, dall'altra Namjoon gli aveva detto che era "figo". Certo avevano quindici anni, qualsiasi cosa a quell'età se illegale o pericolosa porta a scariche di adrenalina talmente forti da far pensare che wow, troppo bello per non rifarlo! Un età alla quale Yoongi non dovrebbe dare ragione, però lo fa, perché è egoista e sceglie il meglio per sé.
 
Decide di fare due passi, perché il freddo gli ha ghiacciato le articolazioni e gli fanno male le ossa. Le scarpe scricchiolano per l'attrito con la sabbia e l'acqua salata che gli bagna le suole. Cammina calciando le conchiglie portate dal mare e schivando le alghe per le quali ha sempre provato un profondo senso di disgusto. Odia gli esseri viscidi e appiccicosi, che siano persone o piante non fa differenza, non ha mai preferenze se si tratta di cose che non gli vanno a genio. 
Si rende conto di non essere solo quando alza lo sguardo quasi per caso, scrutando con la coda dell'occhio una figura immobile poco distante da lui. È infastidito dalla presenza, si sente privato del suo speciale momento d'intimità con se stesso. 
  Si tratta sicuramente di un uomo, Yoongi ha notato l'alta statura e le grandi spalle illuminate dal chiaro di luna da un lato e dalla fioca luce dei lampioni sulla strada dall'altro. Il suo volto gli è ancora poco visibile, i tratti oscurati dalla notte, ma percepisce un'aria stanca circondare quel corpo di pietra. Non arresta il suo camminare neanche un secondo, non è neanche un tipo da tentennare, lui. Giocare con il fuoco gli ha insegnato a prendere le sue decisioni e a non pentirsene, ad avere fiducia nelle sue scelte fino alla fine, sbagliate o giuste che siano. 
Quando è a pochi metri dall'uomo, questi si volta nella sua direzione percependo la sua presenza. È Seokjin. 
 
Non parlano subito, non sembrano neanche avere una particolare reazione. Yoongi è decisamente sorpreso, Seokjin invece ha un'espressione spenta, esausta. Gli occhi sono sul punto di chiudersi per non riaprisi prima di qualche bell'ora di sonno e le guance sono paffute ma arrossate per il freddo, sotto ad esso si nota il colorito biancastro che ha preso la sua pelle. È la prima volta che lo guarda senza veleno nelle pupille. Per un secondo Yoongi pensa che sia ubriaco, ma poi dice che no, non può essere. Sia perché Seokjin non è il tipo da girare da solo di notte da ubriaco, sia perché Seokjin non beve mai abbastanza da diventare ubriaco e anche perché i suoi occhi sono fermi, puntati dove vogliono essere puntati e per nulla lucidi. 
 
- Non hai una bella cera.
 
- Potrei dirti la stessa cosa, ma non sarebbe nulla di nuovo o eclatante constatando come ti ritrovi ogni giorno. - velenoso. Seokjin non fa fatica a tornare nel misto di fastidio e antipatia che gli prende quando è intorno a Yoongi. Questi quasi sorride davanti alla ritrovata normalità.
 
- Come mai qui a quest'ora? 
 
- Mina voleva della salsa di soia, - alza la bottiglietta che tiene nella mano destra per mostrargliela - E io ne ho approfittato. 
 
- Già stufo di diventare papà? 
 
- Ho solo bisogno di stare da solo qualche minuto, riprendere le forze prima di tornare sul ring.
 
- E la tua compagna è il tuo avversario? 
 
- Tutto è mio avversario, - si volta in sua direzione e fa una pausa, poi si rivolge nuovamente al mare - Anche tu.
 
- Ti prego, dimmi qualcosa che non so.
 
Si siedono poco prima del bagnasciuga, dove la sabbia è più morbida e meno bagnata. Yoongi gioca con i granelli e Seokjin continua a guardare il mare. Non si confrontano più, lasciano che tutte le cose che hanno da dire scivolino tra di loro nel silenzio. Le stelle si moltiplicano nella vastità del cielo, le finestre illuminate sono ancora lì presenti, i festeggiamenti continuano, la gente ride, scherza, si ama, si odia; il tempo è immobile e allo stesso tempo non smette di fare il suo corso. Fingono di trovarsi in altri posti, altre vite, con altre persone e con diverse lingue, modi di pensare o di essere. Seokjin vorrebbe poter essere una donna d'eleganza e spessore, nella sua prossima occasione, con una mente di cultura e un uomo gentile da amare, ma non da servire. Ben voluta e ben vista da tutti, con poche battaglie da combattere, perché le ha già vinte in partenza. 
Yoongi invece vorrebbe essere qualsiasi cosa in qualsiasi vita e allo stesso tempo vorrebbe essere qualsiasi altra cosa nella sua vita, vedere il corso degli eventi prendere una piega positiva per una volta. 
 
Seokjin controlla l'orologio quando si rende conto di aver vagato troppo con la mente. Quasi un'ora dalla fine del Natale. 
Si alza, libera i pantaloni dalla sabbia su essi raccoltasi e afferra saldamente la bottiglietta di soia in mano. Dà una leggera pacca sulla spalla di Yoongi, non apre bocca, non lo avverte che è in ritardo, non gli dice che Mina sarà sicuramente arrabbiata per questo e che lo riempirà di domande. Non gli parla di niente di tutto ciò perché non ce n'è bisogno, del resto è solo Yoongi. Non è Namjoon, non ha bisogno di esprimere i concetti a parole per farglieli capire. 
Si allontana senza guardarsi indietro e Yoongi non alza lo sguardo dalla soffice sabbia. I granelli gli freddano i polpastrelli e l'aria notturna si è fatta ancora più gelida. Ma lui non se ne cura, non teme nulla se non il fuoco.



















 
Angolo autrice


 
Salve! ^^
 
So di non avere scusanti per il mio ritardo (anche se i motivi ci sono), spero solo di non aver dato fuoco alla vostra pazienza. Sono stata abbastanza incerta riguardo la pubblicazione di questo capitolo, perché mi rendo conto che è veramente piccolo, eppure lo trovo giusto perché non mi sento di dire altro.
 
Non ho intenzione di abbandonare la storia, nonostante possa sembrare il contrario dopo praticamente un mese d'assenza, ho semplicemente bisogno dei miei tempi e lo so che ve lo ripeto sempre ma dovete portare pazienza XD
 
Spero vivamente che il capitolo, seppur piccolino, vi sia piaciuto! Farò del mio meglio per rimettermi in riga e aggiornare presto! Voi fatemi sapere i vostri pareri :3


 
happy chestnuts ~
   
 
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