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Autore: Megara_Umbreon    25/08/2016    1 recensioni
Il Molliccio di Tosca Tassorosso
Genere: Angst, Azione, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Corvonero, Priscilla Corvonero, Tassorosso, Tosca Tassorosso
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dai Fondatori alla I guerra
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⊰|𝔏𝔬𝔬𝑘 𝔦𝔫𝔱𝔬 𝔪𝑦 𝔢𝑦𝔢𝔰, 𝔦𝔱’𝔰 𝔴𝔥𝔢𝔯𝔢 𝔪𝑦 𝔡𝔢𝔪𝔬𝔫𝔰 𝔥𝔦𝔡𝔢 |⊱

Tutti non consideravano mai, il coraggio di Tosca, che spesso era scambiato per ingenuità verso un luogo a lei avverso, ma la Foresta che circondava Hogwarts non era sconosciuto ai suoi occhi, bensì terribilmente familiare. Era lì, che Tosca toccava sfruttare come passatempo, per scoprire nuovi elementi vegetali da presentare alle lezioni. 
Era lì che stava sola in mezzo ai lupi, ma non aveva paura. No, non ne aveva—
[...]
La bacchetta della ragazza puntò verso un'area indefinita della foresta, verso uno dei tanti alberi che, al buio, sembravano terribilmente uguali, ma quel suono lo stava facendo solo lui.
«Chi va là?»
Domandò per poi portare una mano verso alle labbra con tanta foga che lo scontrò creò persino un piccolo eco, rumore che non voleva di certo produrre in quel momento: aveva già svelato il punto dove stava, di certo non voleva che l'essere a lei probabilmente nemico ottenesse una maggior certezza della sua locazione. Ma ormai era troppo tardi, perché fu allora che vide quell'essere amorfo, che avanzava verso di lei ma allo stesso tempo ruotava su se stesso, come se stesse cercando di inghiottirsi.
Tosca, quasi presa dal panico, indietreggiò velocemente, senza prestare attenzione al terreno: schivò alcune radici, ma non poteva aver fortuna per sempre, sarebbe accaduto l'inevitabile, ovvero una sua caduta nel fango della foresta.
Presa dal panico, cercò la bacchetta, nella speranza di trovare l'unica arma che poteva difenderla in quel momento, ma poi accadde qualcosa: la figura prese una forma ben precisa, se stessa. Gli occhi della vera Tosca, si assottigliarono, inquietata da quel suo clone e dai suoi addobbi: era dura capire come faceva a stare in piedi, con tutte quelle che catene che la stavano facendo sprofondare— nell'acqua.
«NO!»
Si avvicinò alla sua copia, quell'essere che sembrava divertito della sua morte e del sguardo della vera Tosca, che si stava vedendo morire come le stava capitando anni fa. Come sarebbe dovuto succedere. La paura di quel giorno, di quando era bambina, sprofondò nel suo cuore, diffondendosi come una macchia in tutta la sua anima, ma quella volta non poteva cedere, doveva contrastare quella paura infantile e così lanciò il primo incantesimo offensivo che le venne in mente e la sua copia, infastidita da quel suo atto violento, mutò per dispetto ancora forma.
Ora l'essere era più grande e si era diviso in tre corpi che piano piano si modellarono: quello più vicino a lui sembrava un uomo dai capelli riccioluti, l'armatura si stava plasmando su esso e si formò pure una protuberanza curiosa, al livello della cinta, che prese lentamente il colore del metallo. Era Godric. Accanto a lui, con lo stesso procedimento, si presentò Rowena e poi— e poi nemmeno lui non poteva non presentarsi. Salazar Serpeverde sembrò apparire più maestoso tra i tre, come se lui, nel trio, rappresentasse il regnante, colui che deteneva il potere.
Tutti la guardarono con lo stesso sguardo schifato, quella sfumatura di iridi che di norma si indirizzava verso a dello sporco sulla veste o comunque a qualcosa di inappropriato.
«Plebea.»
«Stupida.»
«Sporca.»
Dissero di seguito i tre, camminandole intorno, per accerchiarla. Poi si fermarono insieme e dissero la parola che più. in quel momento poteva far male alla ragazza.
«Inutile.»
La figura di Salazar, a quanto pare, oltre che emulare il suo aspetto, era riuscito ad assorbire parte del suo potere, la sua dote di legilimens.
Erano tutti zitti, di fronte a lei, ma Tosca poté udire con chiarezza le parole dell'uomo.

Tᴏsᴄᴀ﹐ ᴘᴏᴠᴇʀᴀ ʀᴀɢᴀᴢᴢᴀ ɪɴɢᴇɴᴜᴀ. Dᴀᴠᴠᴇʀᴏ ᴀᴠᴇᴛᴇ sᴄᴀᴍʙɪᴀᴛᴏ ʟᴀ ᴍɪsᴇʀɪᴄᴏʀᴅɪᴀ ᴅɪ Gᴏᴅʀɪᴄ ᴘᴇʀ ᴀʟᴛʀᴏ﹖ Dᴀᴠᴠᴇʀᴏ ᴄʀᴇᴅᴇᴠᴀᴛᴇ ᴄʜᴇ ᴠɪ ᴀᴠᴇssᴇ sᴄᴇʟᴛᴏ ᴄᴏᴍᴇ ғᴏɴᴅᴀᴛʀɪᴄᴇ ᴘᴇʀ ᴜɴ ϙᴜᴀʟᴄʜᴇ ᴠᴏsᴛʀᴏ ᴛᴀʟᴇɴᴛᴏ﹖ Aɴᴅɪᴀᴍᴏ﹗ Gᴜᴀʀᴅᴀᴛᴇᴠɪ ᴇ ᴘᴏɪ ɢᴜᴀʀᴅᴀᴛᴇ ɴᴏɪ ᴛʀᴇ. Nᴏɴ ᴛʀᴏᴠᴀᴛᴇ ᴅᴇʟʟᴇ ɴᴇᴛᴛᴇ ᴅɪғғᴇʀᴇɴᴢᴇ﹖

«Silenzio.»

E· ᴛᴜᴛᴛᴏ ϙᴜᴇʟʟᴏ ᴄʜᴇ sᴀᴘᴇᴛᴇ ᴄʜɪᴇᴅᴇʀᴍɪ﹐ Tᴏsᴄᴀ﹖ Sɪʟᴇɴᴢɪᴏ﹖ Sɪᴇᴛᴇ sᴇᴍᴘʀᴇ ᴄᴏsɪ· ᴜᴍɪʟᴇ ᴇ ᴄᴏsɪ· ɪʟʟᴜsᴀ﹐ sᴇ ᴘᴇɴsᴀᴛᴇ ᴅɪ ᴍᴇʀɪᴛᴀʀᴠɪ ᴅᴇʟ ʀɪᴘᴏsᴏ ᴅᴀʟʟᴇ ᴍɪᴇ ᴘᴀʀᴏʟᴇ.
Rɪᴛᴏʀɴɪᴀᴍᴏ ᴘɪᴜᴛᴛᴏsᴛᴏ ᴀʟ ᴅɪsᴄᴏʀsᴏ ɪɴɪᴢɪᴀʟᴇ﹐ ᴀ ᴄᴏᴍᴇ Gᴏᴅʀɪᴄ﹐ ᴄᴀʀɪᴛᴀᴛᴇᴠᴏʟᴍᴇɴᴛᴇ ʜᴀ ᴅᴇᴄɪsᴏ ᴅɪ ᴅᴀʀᴠɪ ϙᴜᴇsᴛᴀ ᴘᴏssɪʙɪʟɪᴛᴀ·.

«In realtà le ho chiesto di unirsi a noi, solo perché c'era bisogno di una donna in cucina. Potevo chiedere alla mia servitù, certo, ma loro non sarebbero mai stati così ingenui da farsi fregare da noi.» Intervenne Godric, in continuo con il messaggio telepatico che Salazar aveva iniziato.

«NON CI CREDO, BUGIARDI!»
Urlò contro i due, con un sentimento che, verso di loro non aveva mai provato. In realtà, aveva una tempesta di emozioni in quel momento, una peggiore dell'altra: rabbia, paura, delusione. Il suo cuore stava così male che sembrava voler fuoriuscire dal suo involucro, come se liberandosi dal peso di Tosca potesse liberarsi da quel male che sentiva, che la stava avvelenando poco a poco.
«Rowena, p—per favore. Vi prego, Rowena, vi prego. S—siamo amiche, tu sai come sono, sai che non sono quello che Salazar e Godric dicono.»
«Se voi non sapete chi siete, la vostra vera identità, perché dovrei dire io qualcosa a riguardo? Perché devo difendere un qualcosa che è indefinito pure al vostro vero io? Siete brava solo pensare agli altri, Tosca e mai a voi, e ora si vedono i risultati: il vostro sviluppo interiore è pressoché pari a zero. Siete davvero inutile come sembra.»

E gli occhi di Tosca si inumidirono e allargarono, con lo stesso terrore di quando un uomo veniva trafitto da una spada. Ogni parola di Rowena era sembrava come un pollice in più di affondo della lama nel suo corpo ormai troppo fragile.

«Vattene. Lascia Hogwarts. Quella non è casa vostra e noi non siamo mai stati amici vostri.»

Non capì chi disse l'ultima frase, ormai Tosca non comprendeva più nulla. Il suo sguardo era pietrificato e pure le sue azioni sembravano indette involontariamente. Tosca stava diventando amorfa, come quella figura che aveva visto inizialmente. Stava diventando sempre più fragile, si stava avvicinando di più al suo elemento, la terra, a causa del trauma. Ormai inginocchiata di fronte al molliccio, la ragazza era diventata una fonte di alimentazione abbondante per quell'inutile essere. E lo sarebbe stata a lungo, se non comparve Rowena alle sue spalle che, con l'incantesimo adatto, liberò il legame di Tosca con quel mostro.

━━━━━━━━━━━━ ♕ ━━━━━━━━━━━━

«Tosca— Santo cielo!»
Aveva il volto rigato dal pianto e gli occhi imbibiti di sangue, da quante lacrime erano sgorgate.
«Io sono inutile.»
«No, non lo siete. Ma cosa stavate facendo? Eravamo tutti preoccupati e vi pare normale andare in giro di notte da sola?»
«Avete visto il mio molliccio?»
«— Vorrei dirvi una bugia, a riguardo, ma sì: ho visto tutto e ho sentito parte del discorso del mio clone. Tosca, quella era semplicemente una paura: in lei non risiede la verità, solo emozioni troppo marce da poter essere provate in maniera normale e tranquilla.»
«La paura si fonda sempre sulla verità, Rowena.»
«Potrebbe pure essere, ma l'importante è che non vi fate soggiogare. Tosca, voi non siete inutile, anzi: siete così importante, tra noi quattro. Io, Godric e Salazar, come avete visto, è facile che ci troviamo discordi nelle soluzioni. Ognuno ha una propria opinione in testa e giustamente vuole difenderla. Ma voi— voi riuscite a metabolizzare le nostre opinioni e trovare un fonderle assieme, creandone una nuova che faccia contenti tutti. Voi siete importante perché portate armonia. E poi, diciamocelo, voi sapete tenere Salazar più a bada di Godric e me.» Concluse con un leggero e caloroso sorriso.
«Rowena.» Disse il nome con un tono strano, che poteva sembrare sia come una specie di affermazione, ma allo stesso tempo una domanda. Quelle parole furono come una cioccolata calda, per il suo animo, che le riportò quella giusta forza da permetterle di riportare un po' di vita nei suoi occhi dapprima spenti e darle persino l'impulso di asciugarsi gli occhi con la manica.
«Si?»
«Siete la mia migliore amica e vi ringrazio per esserlo.»
«— Il piacere è mio, Tosca.»
«Però siete una pessima bugiarda: io non so controllare Salazar.» Aggiunse, per poi concludere con una leggera risata isterica, soffocata da un altro trascinamento della manica sui suoi occhi.
«Comunque, vi prego di mantenere per voi, quello che è successo con il molliccio.»
«Parola mia, non dirò nulla se non volete.»
«Grazie.»

   
 
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