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Autore: Marpesia    26/08/2016    1 recensioni
Sirius sopravvive dopo lo scontro al Ministero. Insieme a Remus, suo amante, arriva alla Guerra di Hogwarts del 2 maggio 1998. Ma uno dei due non ce la fa.
Genere: Malinconico, Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Remus Lupin, Sirius Black | Coppie: Remus/Sirius
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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HOLA! Ho scritto questa cosa dopo essermi vista e riletta il settimo libro/film, cosa seguita da un giro di fan art wolfstar. Quindi capitemi e abbiate pietà.
COSA IMPORTANTE so che alcuni lettori di EFP magari non hanno l'account e non possono recensire, ma per gli altri...vi chiedo per favore una recensione anche piccola o negativa, perché nelle altre storie avrò superato le 300 visualizzazioni e ho solo due o tre recensioni. Per me sono molto importanti perché devo capire come migliorarmi e se la storia è scritta bene. Please : (

 

Cammino lentamente tra le file di morti che riempiono la Sala Grande. Quante file. Sette o otto, ognuna con circa settanta corpi. Alcuni sono coperti con un lenzuolo bianco, perché sono già stati riconosciuti, e ci sono persone che, inginocchiate, continuano a piangere disperate su di loro. Io sto cercando il mio morto. È possibile che sia sotto un lenzuolo bianco, probabilmente è già stato riconosciuto, ma io per ora controllo solo i corpi scoperti; potrei averlo già sorpassato, o essergli passato davanti; con la vista appannata dalle lacrime, la fretta e la paura di vederlo neanche controllo attentamente. Quanti conoscenti caduti in battaglia…Fred, poco fa ho visto Fred Weasley circondato dalla sua famiglia; mia cugina Dora, Andromeda dovrebbe essere arrivata poco fa; un sacco di studenti, dal primo al settimo anno, così innocenti, così giovani…mi sento un mostro nel passare davanti ai loro corpi senza degnarli d’attenzione, perché ognuno di loro è qualcuno per qualcuno, magari ora qualcuno sta cercando qualcuno per i corridoi, senza che la vaga idea che qualcuno potrebbe essere qui, tra queste file. Ognuno di loro ha una famiglia o degli amici che lo cercano, o che cercano di negare l’evidenza della loro morte, magari qualcuno che li ha amati, o qualcuno che stava per chiedergli di sposarlo.

La battaglia è finita, Harry è stato forte e ha resistito fino alla fine; lo ho visto combattere contro Voldemort…i suoi sarebbero fieri di lui. James e Lily sono fieri di lui, come lo sono io. Chissà dov’è ora. Da qualche parte in giro per le macerie del castello, probabilmente a dare una mano o a consolare…lo vorrei qui accanto a me. Perché chi mi rimane ora, se non lui? Quello stupido di un Lupin…oh, se fosse vivo, lo ucciderei. Come so che è morto? Appena dopo la fine della battaglia lo cercavo, tra le macerie, quando la Mc Granitt mi ha raggiunto e mi ha fatto le condoglianze; ho cerato di dirle che lui stava bene, che Remus non è morto, ma altre persone si sono fermate per dirmi le stesse cose: “Sii forte…abbiamo vinto, è questo l’importante… so come ti senti…andrà tutto bene…”. Per qualche minuto ho urlato a squarciagola il suo nome per il castello, con un sacco di persone che mi guardavano impietosite, poi però mi sono arreso all’evidenza. È stato visto morto. Hanno controllato, hanno provato a salvarlo, ma cosa potevano fare? Mi sento schifosamente impotente. Non è giusto però, non funziona così la vita! Dopo tutto quello che abbiamo passato io e lui, dopo dodici anni di schifo, di disperazione e di solitudine, seguiti da anni pieni d’ansia e terrore, come quelli della prima guerra –quindi moltiplicati per due- e tutte le cose brutte capitate in mezzo, dopo o prima, ci meritavamo un lieto fine, ce lo meritavamo davvero. Sembrerò un bambino piccolo che fa i capricci, ma in questo momento mi sento esattamente così, perché non ho ottenuto quello che chiedevo, che pretendevo, anche se questo era una cosa piccola, serena, semplice. Non è giusto.

Eccolo.

È scoperto, è stato lasciato scoperto per facilitarmi la ricerca. Ha un’espressione di dolore mista a rabbia; gli occhi, un tempo grandi, dolci e ambrati ora vitrei e vecchi, lasciati aperti, il viso magro e scavato -cioè, più del solito- e un sacco di tagli e graffi. Vedo una moltitudine di macchie rosse sotto i vestiti. Nella fretta, quando è uscito di casa, ha infilato le mie scarpe, due calzini spaiati e vestiti babbani, più comodi durante i duelli. Vi chiederete “Come mai l’hai lasciato andare?” Questo stronzo, signori, quando ha ricevuto il patronus di Ron che chiedeva rinforzi –io ero in un’altra stanza della nostra casa- ha pensato bene di addormentarmi con un incantesimo e andare a combattere.


“Chi era? Ho sentito delle voci”
“Nessuno, il patronus di Ron che mi chiedeva se Harry era tornato” mi risponde calmo. Ho qualche sospetto ma lascio correre e gli faccio spazio sul letto matrimoniale. Ho l'anello nella tasca da un sacco di tempo, voglio chiedergli di sposarmi quando meno se lo aspetta, per fargli una sorpresa. Forse è il momento buono.
“Remus, volevo chiederti una cosa da molto temp-” non riesco a finire la frase perché mette le sue labbra sulle mie, cerca la mia lingua come se da essa dipendesse chissà cosa; è un bacio disperato, un bacio triste, ma appassionato come il primo che ci siamo dati al settimo anno.
“Come mai?” chiedo deliziato, perché non è da lui darsi ad effusioni così apertamente. Noto che mi guarda attentamente con gli occhi lucidi, accarezza il mio viso e lo studia come se fosse l’ultima volta che mi vede. Ma che cavolo ha in testa?
“Niente, mi andava” risponde semplicemente con un’alzata di spalle, per poi stringermi e mormorarmi “Ricordati che ti amo”. Rimango perplesso dal suo comportamento, saranno gli sbalzi d’umore dovuti alla luna piena, dopotutto c’è stata solo ieri notte e deve ancora riprendersi; decido di assecondarlo e lo stringo a mia volta dicendogli che lo amo anche io. “E scusa, davvero, mi dispiace” aggiunge stringendomi di più mentre punta la bacchetta alla mia testa sussurrando un incantesimo.
“Ma che…” improvvisamente le palpebre si fanno pesanti, sento un improvviso bisogno di dormire, anche se stamattina mi sono svegliato alle undici e mezza; avverto il calore del corpo del mio amante allontanarsi, mentre mi dà un ultimo bacio sulla fronte.



“Cruciatus, crediamo sia stato Dolohov, poi ha ricevuto un Sectumsempra che l’ha stecchito.” Kingsley si inginocchia di fianco a me e mi cinge le spalle per calmare i miei singhiozzii. “Ha ucciso Greyback” mormora dopo un po’. “Era al settimo cielo.” Buona a sapersi. Ma cosa può significare questo per me, adesso?
“Stai cercando di dirmi che se ne è andato con il sorriso sulla faccia mentre lo cruciavano e uccidevano? Perché a guardarlo sembra incazzato” gracchio io.
“Sai cosa volevo dire. Lo ha fatto per proteggerti, non devi sentirti in colpa.” Come fa lui a sapere quello che è successo tra me e Remus? A sapere che mi sento in colpa per la sua morte perché, mentre lui soffriva le pene dell’inferno qui e combatteva, io dormivo alla grande, anche se sotto incantesimo? “Me lo ha detto Remus tra un combattimento e l’altro” mi batte sul tempo spiegandomi tutto. Cerco di dire qualcosa, qualunque cosa, ma l’angoscia è tanta che riesco solo ad emettere un verso addolorato e ricominciare a piangere, chinandomi sul corpo freddo e immobile del mio compagno. Shaklebolt mi mette una mano sulla schiena e la passa un po’ su e giù, tentando di consolarmi; come può anche solo pensare che qualche carezza possa colmare il vuoto che riempiva Remus fino a qualche ora fa? Mi gira la testa da come le cose siano successe velocemente: lui che mi bacia, lui che mi addormenta, io che mi risveglio e mi reco al castello, lui che è già morto. E io che non ero lì con lui. “Insieme fino alla fine” ci siamo sempre detti, fin dai nostri diciotto anni, ma troppe volte io con ci sono stato, troppe volte ha dovuto combattere da solo, e io non posso sempre pretendere che lui torni sempre indietro, che torni da me, se si deve arrangiare da solo. E lo ha fatto per salvarmi. Cosa credeva, che mi sono arrugginito? Beh, è vero; stiamo tutto il tempo in casa, di lì non posso uscire, di lì non mi lascia uscire se non nel cortile sottostante. Per rendere più piacevole la mia segregazione, dopo quella volta che per poco non ci rimisi la pelle al Ministero, comprò una casa in campagna e vennero fatti tutti gli incantesimi di protezione esistenti, così da avere un po’ di tranquillità e intimità. Quanto siamo stati bene, noi due, con qualche visita ogni tanto, anche se fuori infuriava la guerra; il nostro mondo separato da quello reale, quello brutto. E ora? Il pensiero delle mie giornate senza di lui, della mia esistenza senza di lui, mi fa paura. Dovevamo ricominciare insieme, lo avevamo detto. E invece sto qui a piangere sul suo cadavere. Che brutta cosa la mia vita.

Al funerale non ho resistito. Non volevo farmi vedere debole e piagnucolante da tutti ma il pensiero di lui, delle cose che abbiamo fatto insieme, delle cose che progettavamo guardando fuori dalla finestra della nostra nuova casa, del fatto che io non gli abbia neanche detto addio…c’erano così tante cose che dovevo dirgli. Poi fargli la proposta, organizzare tutto, vivere quello che ci restava, magari fare una luna di miele lunga tutta la vita in giro per il mondo. E guardo la lapide in marmo bianco. Mi metto a piangere ma non voglio farmi notare da tutti, quindi tiro fuori dalla tasca del pastrano l’anello di fidanzamento che volevo mettergli al dito e mormoro “Sei uno stronzo Remus Lupin, fanculo” gettandolo contro la lapide. In molti, anche se sapevano della nostra relazione, rimangono sopresi e le donne scoppiano a piangere, sento gridolini addolorati e impietositi, ma chi la vuole la tua pietà, Molly?

È passato qualche giorno dal funerale e Harry ha fatto di tutto per aiutarmi: non mi lascia solo un momento, mi consola, continua a dirmi che, quando sono arrivato al castello alla fine della battaglia per dare una mano, sono stato visto per l’innocente che sono e che non sono più ricercato, che sono libero, che faremo un sacco di cose perché ora siamo una vera famiglia, perché ora è tutto finito. Sì, è finito proprio tutto.



Caro Sirius,
ti guardo ogni giorno e vedo che soffri. È per colpa mia, amore? È per quello che ho fatto? Probabilmente sì. Forse ora mi odi, perché, dalla tua prospettiva, sono andato a farmi ammazzare, ti ho lasciato da solo nonostante tutto quello che volevamo fare e fanculo a tutti. Dalla mia prospettiva invece ti ho protetto: ho impedito che ci finissi tu, qui insieme a James e Lily, anche se tu non lo capirai mai.
Lo sapevo, comunque, che non ce l’avrei fatta. La luna piena il giorno prima della battaglia, fuori allenamento da mesi, tre Mangiamorte contro uno…credimi Sirius, è stato difficile lasciarti lì sul letto, addormentato. La decisione più dolorosa e giusta che io abbia mai dovuto fare in meno di dieci secondi –e in tutta la vita- ma tu puoi sopportare la mia perdita, perché sei forte, ma io non avrei potuto perderti di nuovo, non potevo. Smettila di piangere, ti prego, è una sofferenza guardarti e saperti inconsolabile…preferirei essere torturato per altri dieci anni che non poterti consolare. Io ci sono, sono sempre accanto a te, sono solo invisibile; non ti lascio mai, perché il patto era “Insieme fino alla fine”, e mi dispiace che tu non possa sapere che io continuo a mantenerlo.
Voglio solo che tu sappia che non ti ho abbandonato, che non è stato facile lasciarti e che continuerò ad amarti per sempre. Ti guardo anche ora, sai? Sono in piedi accanto a te, che guardi la mia tomba; non fai altro da ore, ora la tua routine è alzarsi e venire qui al cimitero per poi rientrare tardi; non mi piace, non mi piace affatto, ho la mia solita espressione di rimprovero che mi conferiva l’aria da Prefetto-Perfetto, la vedi? Che domande faccio, certo che non la vedi. Ma ce l’ho lo stesso, perché devi farti una vita Sirius, hai ottenuto la libertà dopo più di dieci anni di prigionia tra Azkaban, Grimmauld Place e la nostra nuova casa! Tu aspiravi a quello, ogni giorno desideravi solo poter sgranchirti le gambe fuori, prendendo una boccata d’aria fresca, e ora puoi! Fallo, che nessuno ha il tempo che crede di avere, perché non voglio il peso della tua vita malinconica e depressa segnata dalla mia morte sulla coscienza, devi andare avanti. Quanto vorrei tirarti una sberla in questo momento. O darti un bacio. O metterti una mano sulla spalla, accarezzarti, scompigliarti i capelli, tutte le cose che facevo di solito, e che faccio ancora. Riformulo la frase: vorrei che tu ti accorgessi della mia sberla, del mio bacio e della mia mano sulla tua spalla. Vorrei la tua felicità. Non aspiro ad altro.
Sono sempre con te, Sirius, ricordatelo.
Ti amo. Remus.
Ps: Alla tua proposta averi risposto di sì.

 

   
 
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