Capitolo II
Un
incubo.
Ancora
lo stesso.
Si
mise a sedere sul bordo del letto. Poggiò i piedi a terra ed il freddo del
parquet gli donò, per pochi secondi, un senso di refrigerio. Faceva caldo,
nonostante fosse aprile, faceva maledettamente caldo.
Guardò
la radiosveglia: erano solo le cinque del mattino. Decise di alzarsi. Era
inutile restare ancora a letto, tanto non avrebbe ripreso il sonno e,
francamente, era meglio così. Non aveva intenzione di rivivere, ancora una
volta, la stessa angoscia e quello stesso tormento. Aveva bisogno di pensare.
Si
alzò stiracchiandosi, i muscoli erano ancora intorpiditi dal sonno. Vagò al
buio per la stanza, scansando con facilità i mobili. Si diresse in bagno e,
senza accendere la luce ma semplicemente tirando la tenda per dare quel minimo
di luminosità, aprì le manopole dell’acqua. Necessitava di una doccia per
rilassare i muscoli e schiarire la mente.
Si
spogliò senza fretta. Aveva tutto il tempo del mondo. Già, non aveva nulla che
riempisse la sua vita. Aprì le ante della doccia e controllò la temperatura
dell’acqua. Tiepida, piacevolmente tiepida, era questo quello di cui aveva
bisogno. Entrò e cercò di lasciare fuori da quella cabina tutti i suoi
problemi ed i suoi dolori.
L’acqua
scendeva lungo il suo corpo regalando una nuova tonicità ai muscoli delineati
ma non troppo scolpiti. Portò le mani tra i capelli e li massaggiò appena. Era
inutile. Si sforzava, ma non ci riusciva. Poggiò la fronte sulla superficie
tiepida delle piastrelle e chiuse gli occhi. Il getto d’acqua ancora scorreva
sul suo corpo. Iniziò a battere il pugno contro la parete e mordersi le labbra
per trattenere i singhiozzi. No. Non doveva piangere. Alzò la testa di scatto.
-
Basta!
Chiuse
l’acqua ed uscì dalla cabina. Avvolse il corpo in un telo e si decise ad
accendere la luce per poter, finalmente, fissare il suo riflesso nello specchio.
L’espressione rigida dei muscoli facciali donava a quel viso molti più anni
di quelli che effettivamente possedeva.
Stanchezza.
Incredulità.
Dolore.
Leggeva
tutto questo nei suoi occhi. Chinò il capo e lo rialzò. Provò a sorridere. I
muscoli adesso erano più rilassati. Avevano lasciato la loro rigidità e si
erano piegati in un sorriso sereno. Lo stesso che mostrava tutti i giorni. Gli
anni in più erano svaniti per lasciar posto a quella che era effettivamente la
sua età. Ma poi… poi era tutto come sempre.
Stanchezza.
Incredulità.
Dolore.
E
la falsità…
Era
tutto lì, chiaro come il sole. La falsità. Però si consolava: tutti, chi più
chi meno, erano costretti a vivere fingendo che tutto vada per il meglio quando,
l’unica cosa che si desidera era poter fuggire lontani da tutti.
Uscì
da quel bagno e si diresse verso la sua stanza. Non gli interessava l’acqua
che gocciolava dal suo corpo; il telo troppo piccolo riusciva a coprire solo
pochi centimetri di pelle.
Si
chiuse la porta alle spalle, come se stesse fuggendo da qualcuno, come se si
stesse nascondendo.
Fuggendo
da chi?
Nascondendo
da cosa?
Fuggiva
dai suoi incubi. Si nascondeva dai suoi occhi.
Poggiò il capo contro lo
stipite della porta e chiuse gli occhi. Il cuore batteva veloce nel suo petto.
Correva, galoppava. Sembrava un cavallo libero di correre nelle praterie. Si
portò una mano proprio lì, dove lo sentiva battere. Chiuse gli occhi e li contò
i suoi battiti. Regolari. Sincroni. Per un attimo sperò che si fermassero per
sempre, così da potersi donare la stessa libertà di quel cavallo che correva
nelle praterie.
-
Basta! Dannazione basta!
Aprì gli occhi di scatto ed
accese la luce che, per un attimo, ferì i suoi occhi. Si diresse verso
l’armadio e lo aprì con violenza. Si vestì velocemente senza prestare
attenzione a cosa stesse indossando. Mise le scarpe e prese le chiavi di casa.
Guardò l’orologio: le 5 e 30.
Uscì
di corsa. Aveva tempo, ma non voleva perderne. Corse per le vie della città
ancora addormentata. Si fermò al parco e si guardò attorno. Non c’era anima
viva. Tutto immobile. Tutto immerso nella tranquillità del mattino appena nato.
Si
fermò per cinque minuti, giusto il tempo di riprendere fiato.
Quiete.
Calma.
Pace.
A
cosa serviva tutto ciò se non poteva goderne? A cosa era servito lottare se
adesso non poteva coglierne i frutti? A nulla. Si guardò ancora attorno e vide
un passero che fissava, con i suoi occhi neri, la sua figura. Furono solo pochi
secondi perché questo subito aprì le sue ali e si librò in volo. Anche lui
libero.
Riprese
la sua corsa. Attraversò il parco e poi la città che iniziava a svegliarsi.
Correva senza fermarsi per prendere fiato. In apnea. Correva. Verso la sua meta.
Non poteva perdere tempo.
Si
fermò dopo parecchio tempo. Il respiro affannato. Il corpo sudato. Si piegò
sulle ginocchia per riprendere fiato. I polmoni stavano per collassare. Non
riusciva più a respirare. Si alzò lentamente ed iniziò ad inspirare
profondamente, cercando di tornare ad un ritmo normale. Ci riuscì solo dopo
pochi minuti. Guardò l’orologio: le 6 e 20. Aveva impiegato quasi un’ora
per raggiungere la sua meta, ma era ancora troppo presto. Decise di riposare.
Poggiò le spalle contro il muro di cinta della casa. Aveva ancora tempo,
troppo. Come avrebbe fatto ad attendere tanto? La sua domanda ricevette presto
una risposta.
-
Vattene.
Una voce, la sua voce. Alzò il
capo e la vide. Lì, davanti a lui. Bella come la ricordava. Dopotutto erano
passati solo pochi giorni da quando si erano lasciati ma, a lui, erano sembrati
secoli.
-
No.
No, non se ne sarebbe andato. Aveva il diritto di sapere. Non poteva credere che tutto si fosse dissolto come una bolla di sapone. Come un castello di sabbia distrutto da un’onda. No. Non si sarebbe arreso. Avrebbe lottato per riaverla perché lei lo amava. Ne era sicuro.
Se
fosse stato il contrario… bhè se lei non lo avesse amato allora… allora
l’avrebbe lasciata andare, ma prima voleva sapere cosa era cambiato. Perché
si ostinava ad affermare che non lo amava più?
-
Ti rendi conto? Non sono neanche le sette e tu sei qui. E se ti vedesse
qualcuno?
-
Non mi importa della gente. Che parli pure.
-
Importa a me. Qui io ci vivo. Ed adesso vattene e non farti più vedere.
Ancora una volta se ne stava
andando via. Ancora una volta gli aveva voltato le spalle senza dargli una
spiegazione. Ancora una volta lo stava abbandonando.
No.
Non glielo avrebbe permesso. Non ancora per lo meno. Fu un attimo.
Non riuscì a capire come, ma la
vide con le spalle al muro. Il suo polso, piccolo e delicato, imprigionato nella
sua mano, grande e forte. La presa era salda, decisa, dolorosa, ma lei non
tradiva nessuna emozione. Sapeva di farle male - e solo Dio sapeva quanto gliene
voleva fare in quel momento – ma lei non diceva nulla. Lo fissava, beffarda,
negli occhi.
-
Mamoru, lasciami andare immediatamente.
- Tu dimmi perché è finita.
Stavolta il suo tono tradiva tutta la sua rabbia. Il suo dolore. La sua frustrazione. Lei doveva dirgli la verità o sarebbe impazzito.
-
Non. Ti. Amo. Non ti ho mai amato. Contento? Stai meglio? Adesso lasciami
andare.
Ancora quel tono imperioso.
Ancora quella voce fredda. No. Non l’avrebbe lasciata andare. Non stavolta. La
presa si fece più forte ma Usagi non mutò la sua espressione. Se stava
soffrendo, lo mascherava perfettamente.
Mamoru
avvicinò il suo viso a quello di lei. Usagi si scansò: non voleva contatti con
lui, quello era già tanto, troppo.
-
Perché?
Un flebile sussurrò che lei
percepì ma che non la scosse. Approfittando di quell’attimo di debolezza da
parte di Mamoru, riuscì a liberarsi dalla sua presa e si fece da parte. Poi,
senza guardarlo in faccia, per la prima volta da quando tutto era iniziato,
rispose alla sua domanda.
-
Perché non si può obbligare qualcuno ad amare. Ci ho provato ma mi spiace, non
ci sono riuscita.
Poi
se ne andò e fu solo quando restò solo che Mamoru si inginocchiò in terra con
il capo chino.
Salve a tutti! Sono tornata presto ma non fateci l’abitudine.
In questo capitolo non accade, in pratica, nulla solo che ho cercato di delineare, al meglio, il senso d’abbandono e di vuoto avvertito da Mamoru dopo che Usagi l’ha lasciato.
A dire il vero, scrivere questo
capitolo è stato semplice ma contemporaneamente ero indecisa su chi
incentrarlo, se Mamoru o Usagi. Se notate, ancora una volta, in gran parte della
storia non ho dato un soggetto specifico; se ci fosse stato un soggetto neutro
(un po’ come per gli aggettivi latini che presentano tre forme) avrei
utilizzato quello! Alla fine, ho deciso di dare libero sfogo alla mia creatività
ed è stato proprio in conclusione del capitolo che si è capito chi era il
soggetto.
Non mi sono per nulla pentita di aver descritto Mamoru così fragile, piangente se vogliamo. Anzi, ne sono soddisfatta. Io credo che quando si ama qualcuno, non importa se si è uomini o donne, se abbiamo voglia di piangere è giusto dare la libertà d’espressione ai nostri sentimenti e poi… un uomo che piange per amore è, forse, l’espressione più aulica dell’amore stesso! E poi lo cantava anche Battisti…
A parte questo, come molti di voi avranno notato, i capitoli sono decisamente
più corti rispetto ai miei soliti standard, bene, è tutto voluto. Mi sono resa
conto che con capitoli brevi per me che scrivo, e per voi che leggete, è più
semplice tenere il passo con la fanfiction. In futuro, forse, ci saranno
capitoli più lunghi ma per il momento non aspettatevi nulla di più tre o
quattro pagine di Word. Se vi ho delusi vi chiedo scusa, ma solo così riesco a
prestare la giusta attenzione ai dettagli e cercare di aggiornare con una certa
frequenza!
RINGRAZIAMENTI:
-
MIKAYLA:
ciao. Prima di tutto ti ringrazio per aver commentato. Se non sbaglio, se così
fosse ti chiedo scusa, è la prima volta che recensisci un mio elaborato e di
questo te ne sono grata anche perché sei una delle mie autrici preferite! Per
quel che riguarda questo racconto è un’idea che mi frulla già da un paio di
anni per la testa. Ho solo deciso di mettere nero su bianco quello che ho sempre
immaginato. Se ricordi, già ai tempi della tua fanfiction “Casi della
vita”, ti avevo detto che non mi era piaciuto il modo in cui veniva
presentato il rapporto tra Usagi e Chibiusa, in questa mia rivisitazione della
serie cercherò di modificare anche questo, nulla di drastico, ma darò maggiore
rilievo a quello che Usagi prova per la piccola Chibiusa. Sono contenta che il
primo capitolo – prologo – ti piaccia, spero che questo non ti deluda;
-
ELLEPHEDRE:
Ciao anche a te. Ti ringrazio per quel che mi hai scritto nella recensione. La
punteggiatura è il mio tallone d’Achille, non che nel resto io sia eccelsa,
ma con i segni grafici della punteggiatura… è una lotta continua. Ci provo,
leggo e rileggo, e forse l’errore è proprio questo: rileggere troppe volte ciò
che scriviamo fa saltare fuori sempre orrori nuovi! Se vorrai, e se avrai
tempo, io sono sempre pronta ad accettare qualsiasi forma di aiuto, dalle
correzioni ai consigli, non si smette mai di imparare. Immagino che anche qui la
punteggiatura abbia fatto di testa sua quindi, se hai altri suggerimenti, spara
pure;
-
NEPTUNE87:
ciao Cri! Sono felice che la rivoluzione che ho apportato sia di tuo gradimento.
Mi chiedo cosa penserai di questo capitolo dove si scopre un Mamoru molto più
uomo ed una Usagi molto più st***za! Mi censuro da sola! Adesso vado dalle
altre, un bacio;
-
HATORI:
Tania allora ti ho sorpresa?
Ho scritto una nuova storia e non ti ho detto niente! Hai visto? Adesso però io
mi aspetto lo stesso da te, stupiscimi, non ti chiedo altro! E poi… chi si
vuole liberare di te? Come faccio io poi su Faccia di Libro (meglio noto come
FaceBook), con chi parlo? Con chi scambio i quiz che mi fanno sentire bellissima
anche se non lo sono? Tania non abbandonarmi! Mi chiedi cosa è successo? Ma
secondo te, posso risponderti? Certo che no altrimenti poi finisce che non segui
più la fanfiction. In questo capitolo non succede praticamente nulla se non uno
spiraglio su quello che è lo stato d’animo di Mamoru, mi dirai cosa ne pensi?
Spero proprio di sì;
-
DOLCEBUNNY:
secondo te è possibile che mi possa
dimenticare di una delle mie lettrici più assidue? È impossibile! Come
stai? È da tanto che non ti vedo bazzicare per il sito! Guarda, se serve a
tranquillizzarti, al momento l’altra mia long – Sailor Moon
– è ferma ai box perché non so come continuarla, ma non ho certo intenzione
di lasciarla lì in eterno! Ti faccio i complimenti perché tra tutte quelle che
hanno commentato, sei stata la sola ad essere arrivata a questa assurda
conclusione, dimmi un po’, ma si intuiva qualcosa da ciò che ho scritto? Mi
fai arrossire con tutti questi complimenti: non scrivo cose banali… bhè se lo
dici tu ti credo! Qui hai avuto la risposta a parte delle tue domande, visto
come reagisce il nostro Mamoru? È umano e, a mio modo di vedere,
incredibilmente romantico, forse troppo. Tu cosa ne pensi? Spero possa trovare
il tempo di lasciare ancora una recensione, altrimenti, spero tu possa
continuare a leggere, un bacio alla prossima;
-
MARYUSA:
ciao! La scelta di cambiare i ruoli,
Mamoru lasciato ed Usagi che lascia, nasce dal mio essere femminista fino al
midollo come mi ripete tutti i giorni il mio ragazzo. Sono contenta che la
storia ti piaccia e spero che ti piaccia anche questo, seppur piccolo, capitolo;
-
JAJ984:
adesso ti farò una domanda che
certamente ti sconvolgerà! Ma sei la mia Ily di Facebook? Il mio intuito mi
porta a pensare di sì (anche perché ho dato una sbirciatina al tuo profilo qui
su EFP!)… a parte questo… bhè stavolta non è colpa d Gigi, ma del suo
clone, la canzone è sua, anche se… già, è stata scritta proprio da lui!
Comunque, a parte questo, la fanfic non ha nulla a che vedere con il testo della
canzone, questo è un punto che tengo a precisare! Per quel che riguarda questo
elaborato (mi sono fissata con questo sostantivo, sarà difficile centellinarne
l’uso!) hai detto bene: sarà Usagi a dettare le regole, cosa che
puntualmente avviene in tutte le mie fic dove per protagonista ci sono sempre e
solo le donne! Girls Power…
-
LUISINA:
grazie per i complimenti, sono sempre
bene accetti. Francamente, sarà che sono molto autocritica nei miei confronti,
ma io questi miglioramenti, purtroppo, non li vedo. Anzi, ad essere sincera,
credo di aver avuto un’impennata ma verso il basso. Non riesco ad esprimermi
come vorrei e le similitudini, ho come la sensazione, che siano sempre le
stesse… trite e ritrite… ma le tue parole mi incoraggiano. Grazie! Per quel
che riguarda Gigi D’Alessio… ti do perfettamente ragione e poi… com’è
che tratta sempre lo stesso tema nelle canzoni? Sempre la stessa melodia? Sempre
la stessa intonazione? Cambia ti prego! Per quel che riguarda il capitolo… non
so con esattezza cosa accadrà in seguito, ho cambiato idea anche sul perché
Usagi abbia lasciato Mamoru… vedremo cosa mi verrà in mente, magari ascolterò
qualche canzone di Anna Tatangelo, che ne sai può essere che mi venga in testa
qualcosa di nuovo! Aspetto un tuo commento, alla prossima;
-
ISA1983:
hai usato la frase che più mi
terrorizza… già letta… ho il terrore di scrivere qualcosa di
prevedibile e scontato oltre che… letto! Per questa ragione, gli aggiornamenti
saranno sporadici, ho intenzione di stare attenta a ciò che scriverò perché
non voglio risultare ripetitiva. Vanità? Presunzione? Forse, ma lo faccio anche
per chi legge, evito di propinargli sempre le stesse storie! Per quel che
riguarda questo capitolo, spero di essere stata all’altezza delle tue
aspettative. Grazie per aver lasciato una recensione, alla prossima!
Con questo ho finito i ringraziamenti per le recensioni ma non ho ringraziato chi ha inserito la fanfiction tra le seguite, a questo punto devo dire grazie a:
-
ELLEPHEDRE;
-
HATORI;
-
JAJ984;
-
LUCIADOM
(spero di poter leggere anche una tua recensione);
-
MARY85;
(stesso discorso fatto a Luciadom, spero di poter leggere anche una tua
recensione);
-
MIKAYKA.
Ultimo
ringraziamento all’unica persona che ha inserito la fanfiction tra le
preferite, _ MADDY _ come per Luciadom e Mary85 mi auguro, un giorno, di
poter leggere anche una tua recensione! Ancora un grazie, e stavolta è
l’ultimo, alle 236 anime pie che hanno letto il primo capitolo. Grazie di
cuore. Al prossimo aggiornamento che non so proprio quando sarà!
P.S.
la
canzone che ha ispirato il primo capitolo di questa fanfiction è “Non
riesco a farti innamorare” cantata da Sal da Vinci da me
ribattezzato Gigi D’Alessio2. Questa è una precisazione perché ho
letto che molte criticano Gigi D’Alessio, non vorrei aver fatto un po’ di
confusione, a meno che… dite la verità, siete tutte ammiratrice sfegatate di
Sal Da Vinci, vi ho scoperto, vero? Comunque adesso vi lascio davvero, alla
prossima!