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Autore: Uptrand    28/08/2016    5 recensioni
Un vecchio nemico si fa avanti minacciando nuovamente la galassia, intanto su Noveria, sotto il ghiacciaio di Barbin i lavori procedono. Olivia Williams Shepard sarà ancora chiamata in azione per cercare di risolvere la situazione.
Sono presenti descrizioni prese dal codex del gioco.
Genere: Avventura, Generale, Guerra | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shoujo-ai | Personaggi: Altri, Ashley Williams, Comandante Shepard Uomo, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Mass Effect Legacy'
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Soffiava un piacevole vento sulla base militare di Vladivostok, in Russia.
« Bentornata tenente Shepard. Signora Weaver e Isabella, felice di sapere che darete una mano. » disse l’ammiraglio Hannah Shepard. « Direi che la sua missione ha avuto successo Tenente. »
« Grazie, Signore. » rispose Olivia sull’attenti.
« Detto questo, siete molti di più di quello che mi aspettavo. » e l’ammiraglio non si riferiva solo al gruppo che aveva davanti e che era sceso dall’Atlantic Codex. Questo era formato da sua nipote Olivia, Dasha, Isabella, da Alexya, Diana e Trish che avevano scoperto come gli adolescenti potevano mettere in crisi i loro genitori. Avevano detto a Dasha che poteva portarle con loro o avrebbero rubato una nave e raggiunto la Terra per conto proprio. Davanti a quel ricatto si era arresa.
Vi erano poi Kelly che pensava fosse ora di tornare a casa da Oriana e riprendere il suo lavoro alla fondazione Lawson.
La dottoressa Chakwas, contenta di ritornare sulla Terra e a momenti di vita più tranquilli. Odiava ammetterlo, ma non aveva più l’età per episodi avventurosi. Fortunatamente la compagnia di Zaeed le garantiva una buona dose di divertimento. Inoltre, dopo aver saputo da Olivia della sua gravidanza l’aveva esaminata rivoltandola come un guanto. L’aveva vista nascere, sapere quello che stava subendo il suo corpo l’aveva impaurita. Voleva controllare che tutto fosse a posto per la pace mentale di entrambe.
Il feto sembrava crescere bene, non si vedevano formazioni ossee tipiche dei turian, che per un’umana sarebbero state molto pericolose.
C’era ovviamente Zaeed, Noveria non gli dispiaceva perché” piena di bastardi dagli insulti facili e lenti di cervello ”, almeno così definiva i tizi di Divisione N. Visto che le due donne andavano via, aveva deciso di fare altrettanto e seguirle.
Il viaggio sull’Atlantic Codex fu uno dei peggiori che fece. Quando Olivia seppe che Naomi Takara era sua figlia, gli fece una paternale a cui si unirono Kelly e Chakwass.
Prima di lasciare Noveria, firmarono a tutti un documento di divieto di divulgazione di qualsiasi cosa avessero visto o sentito mentre erano sul pianeta. Non che sapessero molto, avendo avuto il divieto di lasciare Caninea.
Ma la Weaver fu soddisfatta, il controllo delle informazioni era sempre importante.
Solo Zaeed ebbe l’ardire di chiedere un milione di crediti se voleva il suo silenzio. Un pugno al costato da parte di Naomi lo zittì « Non dare retta a questo vecchio, non dirà una parola. » .
Oltre a questo gruppo ve ne era un altro, alle loro spalle, tutti in corazze grigio roccia. 40.000 individui armati e schierati con Naomi e Tetrius davanti tutti. Il loro arrivo aveva fatto scattare gli allarmi, quando le navi da trasporto erano entrate nel sistema. Dasha Weaver aveva riunito per la seconda volta Divisione N, lasciando solo qualche migliaio di soldati su Noveria.
40.000 arrivi non previsti che bisognava pur mettere da qualche parte.
Hannah guardò sorridente dietro di se. Valentina fissò un ipotetico orizzonte, cercando di ignorare lo sguardo dell’ammiraglio. Sentiva odore di fregatura.
« Valentina, sistemali da qualche parte. »
« Sissignore! » disse terminando con un sospiro.
« Vogliamo andare? » Chiese Hannah al gruppo che aveva davanti, si diressero verso il corpo centrale della base.
Solo Valentina rimase indietro « Veniamo a noi… » disse ai 40.000 schierati davanti a lei.


*****


Varcata la soglia d’ingresso trovarono due gruppi ad attenderli. Olivia parlò con vero piacere con Jack, si scusò con Vega, pregò Martin di perdonare i gemelli e Taiga. Erano stati d’aiuto a far in modo che lei e Dasha si parlassero.
Martin Coats, colonnello dell’Alleanza  e di servizio all’intelligence si era trovato in una situazione imbarazzante quando aveva dovuto spiegare il perché i suoi figli, arrestati in compagnia di Taiga, avevano usato codici e canali militari. Lui e Vega dovettero chiedere scusa un infinità di volte. Per Vega fu una novità, Martin ci aveva fatto un po’ il callo, non era la prima volta che era costretto a fare un giro di scuse a causa di Henry e William.
Visto di chi si trattava non vi furono altre conseguenze, Vega essendo s.p.e.t.t.r.o. avrebbe anche potuto far cadere le accuse e risolvere tutto subito. Ma questo avrebbe causato molto imbarazzo a tutti, aveva seguito i consigli di Martin e si era unito a lui.
Henry e William volevano entrare nell’Alleanza, quest’ultima si era accorta da molto tempo del loro potenziale e li voleva arruolati tra le sue file. Altro motivo per non infierire.
Ci pensò il padre a punirli, precisando « Aspettatevi una seconda punizione da vostra madre quando torna. »
Per Taiga, quando Vega andò a prenderla per riportarla a casa della madre si sedette in disparte su una sedia quando Jack li vide. Quello tra madre e figlia fu un autentico scontro di parole. Decisamente troppo violento per lui. Rimase tranquillo fino a quando non finirono un’ora dopo. La pace in qualche modo era ritornata.
Sembravano aver retto bene alle rispettive punizioni. Scherzavano, ridevano e parlando con Alexya, Diana e Trish che ignorando tutti erano corse da loro appena li avevano visti.
Henry porse un mazzo di fiori a Diana, la ragazze li prese cercando di capire cosa doveva farci. Il ragazzo si avvicinò di più, s’inclinò leggermente in avanti con gli occhi chiusi. Diana lo fissò intenta a decidere se doveva baciarlo o meno, sapeva solo che le labbra di lui, in quella posizioni, sembravano un culo di gallina.
Diana fu afferrata da un braccio e fatta allontanare di qualche passo, il palmo di una mano colpì il ragazzo in fronte che riaprì gli occhi.
Dasha teneva stretta sua figlia fra le braccia, uno sguardo più che sospettoso in volto.
William e Henry s’inginocchiarono e dissero « Dasha, Isabella. Siete sempre bellissime. Delle donne affascinanti. ». I due si erano preparati quella scenetta da molto tempo.
Isabella li ignorò sprezzante, i ragazzi sorrisero. Quando a trattarli male era una bellezza del calibro di lei, le loro fantasie sessuali galoppavano.
Dasha li fissò preoccupata. Non per lei ma per le sue figlie chiaramente, dubbiosa che avessero capito certe cose del sesso. Quei due, invece, sembravano troppo furbi.
Poi Diana alzò il viso verso di lei e disse « Mamma, il fatto che Henry volesse baciarmi, vuol dire che è interessato alla mia vagina? » calò un silenzio di tomba.
Una donna dell’altro gruppo tossì e si avvicinò a Dasha « Presidente, lieto di vedervi. Spero che questo soggiorno sarà più confortevole. » disse la Balestrieri.
« Cristina, sembra che ti sei ripresa. Come sempre le notizie economiche dalla Terra sono positive. »
« Mi lusingate. » affermò chinando la testa.
« Alexya, Diana, Trish! Subito qui! Un minimo di educazione. » dichiarò Dasha, aveva visto subito Cristina ma il comportamento delle sue figlie l’aveva costretta a ignorarla.
Le ragazze salutarono educatamente, la direttrice rispose allo stesso modo. « Adesso possiamo andare a giocare con i nostri amici? » chiese Alexya.
« Niente paura, baderò io a tutti. » affermò Taiga. Dasha dovette di nuovo arrendersi, la presenza della figlia di Jack la rincuorava.
« Andate a giocare. »
Appena il gruppo di amici fu sparito dalla vista Dasha puntò un dito contro Bellamy «Perché è qui? » chiese seccata.  Lui aveva aiutato a salvarle la vita, era però un uomo del Comitato. Non poteva quindi fidarsi.
« L’ho portato io. » - annunciò Cristina - « Abbiamo iniziato una relazione sentimentale. »
Dasha rimase immobile, il viso imperscrutabile. Voltò la testa verso Makarov che scattò sull’attenti gridando « Tutto vero signore! »
Alla risposta si stropicciò gli occhi con le mani « Cristina, parleremo di questo dopo. Il resto? »
« Tutto preparato come desideravate. »
« Il Consiglio ci aspetta. » dichiarò Hannah per far intendere che era ora di andare.
Olivia approfittò della camminata per avvicinarsi a sua nonna e mormorarle all’orecchio « Arturus e il resto della SR3? Mi aspettavo di vederli! »
« Diretti su una missione su Rannoch con Tali. Arturus comanda la SR3, l'ufficiale al comando era al momento irreperibile »
La nipote accettò quella critica, si era recata su Noveria senza chiedere il permesso a nessuno. Queste iniziative all'Alleanza non piacevano. C'era anche altro che voleva sapere e chiese « Arturus, ha detto niente? »
« Su cosa? » domandò Hannah, fermandosi davanti a una porta « So solo che ha passato molto tempo in compagnia di sua madre o a mandarle messaggi. »
Olivia si fece muta e distolse lo sguardo, Hannah ne fu incuriosita ma non aveva tempo per indagare. Erano arrivati.
 
« Abbiamo terminato. » annunciò Tevos, si udì un generale sospiro di soddisfazione. Sei ore di riunione per stabilire la strategia d’attacco.
Per trovare un modo per far cooperare tutti, non c’era da sorprendersi se il progetto IDG per formare un esercito comune era fallito. Sull’unire le forze e combattere assieme erano tutti d’accordo, era il “come” che divideva.
Contro i Razziatori l’idea era semplice, difendere il Crucibolo. Tutti avevano accettato quella strategia e non vi erano stati problemi. Qui la situazione era diversa, non c’era nessuna super arma.
Sarebbe stata una battaglia tradizionale, su come vincerla ogni fazione aveva le proprie idee. Cercare di appianare le differenze, far accettare un comando unico, scartare delle idee senza offendere chi le aveva proposte.
Questa riunione era stata l’ultima di molte, in cui il Consiglio aveva dimostrato di servire più che mai.
Le flotte dell’Alleanza e Gerarchia Turian avrebbero tenuto il centro, quelle Asari e Salarian le ali della formazione.
Geth e Quarian in seconda linea avrebbero scortato e protetto i trasporti con le truppe da sbarco.
Le altre potenze minori come Hanar, Protettorato Volus, Nuova Egemonia Batarian, Omega avrebbero formato reparti mobili, liberi di’intervenire nello schieramento fornendo aiuto dove necessario.
La notizia che i balordi criminali di Omega avrebbero dato una mano aveva in parte scontentato i militari, così come la presenza di Divisione N.
Turian e umani avevano le loro idee “puriste” sulla guerra, chi non era un militare doveva stare a casa. Tevos si chiese quanti degli umani appartenessero alla fazione “nazionalista” dell’Alleanza, desiderosi di avere un’umanità più militarizzata.
Credevano che questo ne avrebbe garantito una maggior sicurezza, così come i trattati sulla limitazione delle armi servissero solo a tenere l’umanità in soggezione.
Da quello che sapeva Olivia W. Shepard li aveva fatti arrestare, diffidava però che questo fosse bastato.
La disponibilità dalla Weaver e la presenza di Divisione N l’aveva sorpresa, aveva chiesto che il Consiglio coprisse i costi della guerra per la Noveria Corps.
Una proposta sorprendentemente mite. Fu accettata senza problemi.
Anche Agenzia N7 venne impiegata con scopi di polizia militare, la scoperta della minaccia di spie mutaforma aveva messo tutti in allarme dal ritorno della Weaver.
Test di DNA erano richiesti per accedere ai luoghi più importanti, gli ufficiali più alti in rango o con accessi a informazioni pericolose erano soggetti a più controlli giornalieri.
Vennero presentati i nuovi armamenti di cui si sarebbe fatto uso. Se la Noveria Corps aveva dato il suo contributo permettendo di schierare Dwerger, Ullr, Pellicani, riorganizzare le flotte tramite i suoi cantieri e messo a disposizione notevoli quantità di eezo 19.
Le altre aziende di armi non erano state a guardare.
Victus – Aenima Armony, industria turian, aveva potenziato le difese delle corazze.
Theonray, in parte volus e salarian,  forniva un nuovo sistema  di occultamento per le navi. Un apparato olografico capace di generare quattro esche olografiche per volta di una nave.
Norgrum, azienda quarian e geth, ideatrice dei Titani. Per motivi di segretezza, ogni informazione era nascosta.
Gemic Dyneral, asari, stupendo tutti aveva creato un nuovo tipo di cannone. Sparava proiettili a mach 28, ideato per corazzate, era pensato per spaccare l’indistruttibile corazza in materia oscura delle nave dei grigi.
C.D.W  (Central Defence Weaponry ), terrestre,  portava navette di nuova concezione, le HS-22, per diminuire le perdite durante lo sbarco. Veloci il doppio di una normale Kodiac, corazza più robusta e con sistema di occultamento. Il progetto era stato inviato su Tuchanka, dal loro funzionamento dipendeva la partecipazione dei krogan al conflitto, essendo privi di navi da guerra.
Il portale del loro sistema natale conduceva solamente a quello della Cittadella, ora in mano nemica. Questo impediva l’invio di trasporti, usare navi civili sarebbe stato troppo pericoloso. Rimaneva solo la domanda se i krogan sarebbero stati in grado di realizzarne, nonostante l’assistenza fornita dai gethpresenti sul pianeta per monitorare la crescita della popolazione. Wrex asseriva di si.
Orion Fabrications, salarian e umana, ideatrice di IV di ultima generazione e produttrice di mech. Non pesanti quanti quelli della Noveria Corps ma meno costosi. Ne erano stati acquistati in gran numero da usare nelle fasi iniziali che si prevedevano più violente.
Alfa Centauri Supplies, turian umana, copiando l’idea della Noveria Corps di usare munizioni in metallo e bossoli, arricchite con nium e eezo 19, aveva creato delle proprie versioni di queste ma dotate di proprietà incendiarie, congelanti ed elettriche. Un migliaio erano già state consegnate ai diversi eserciti.
Tutti speravano che questi nuovi armamenti avrebbero garantito la vittoria, l’unica preoccupazione era che solo quelli della Noveria Corps erano stati testati sul nemico e si sapevano efficaci.
Per questi non ci sarebbe stato nessun test, sarebbero stati provati direttamente sul campo di battaglia.
 
Un piccolo imprevisto si ebbe a fine riunione, quando tutti uscivano e il Consiglio si prendeva dieci minuti di pausa prima della prossima.
Isabella rimase seduta, viso imbronciato. Sembrava una bambina arrabbiata. Fu Dasha a notarla « Che ti prende? » le chiese.
Il phantom si alzò dirigendosi al posto di chi prendeva la parola davanti ai consiglieri, vedendola si scambiarono occhiate interdette.
« Problemi? » domandò Tevos.
« Non credo. » mormorò Dasha, non capiva perché si comportava così. Lo disse anche ad Olivia che si era avvicinata.
Isabella, guardando sempre il Consiglio, puntò un dito verso Dasha « Rapito lei, agito contro di lei…se succedere, altra volta… io uccido voi. Tutti. » detto questo si voltò, passandosi una mano sulla fronte sudata. Parlare era davvero faticoso.
Si allontanò accompagnata da Dasha. Olivia sorrise a quella dimostrazione d’affetto particolare. La Weaver poteva anche accettare di fare affari con il Consiglio, anche se questo aveva provato a farla dimettere. Cercare di fregarsi a vicenda con qualsiasi mezzo, era la regola fondamento di quel lato della società civile che i più non conoscevano.
Nessuno aveva chiesto l'opinione a Isabella. Il phantom aveva messo in chiaro quali sarebbero state le conseguenze. In modo insolitamente civile, considerando di chi si trattava.
Ripensare al passato le fece sorgere una domanda « Dasha, cosa ne è stato di Libusia? »
A voltarsi per rispondere fu Isabella. Non disse niente, guardò indietro verso di lei sorridente, si passò la punta della lingua sulle labbra. Ad Olivia ricordò un gatto che aveva mangiato un topo.
 
« Eccoli, gli eterni secondi. » esclamò la Weaver uscendo, la frase era rivolta a degli individui che conosceva bene. I presidenti delle altre società produttrici d’armi. Suoi rivali.
Quasi sempre in competizione, in alcuni casi soci su dei progetti, nessuno di loro perdeva tempo in inutili cortesie se la stampa non era presente. Dasha Weaver meno di tutti.
Se fra loro erano quasi alla pari, la sezione armamenti della Noveria Corps era da sola grande quanto le loro società messe assieme o più.
Poteva permettersi di sbeffeggiarli, lo aveva fatto quando la compagnia era sana, tanto più lo avrebbe fatto ora che non lo era. Non avrebbe mai dato motivo di far credere che gli equilibri di potere fossero cambiati.
« Inutile vantarsi, sappiamo in che condizioni è la tua società. » disse un omone pelato che rispondeva al nome di Paul Kondom, presidente della C.D.W.
« Dovrebbe rivalutare la sua posizione. » dichiarò intimidatorio un volus, Juo Veal della TheonRay.
« Stai fallendo! » le gridò una turian, Vale Fraetis della Alfa Centaury Supplies
Sprezzante Dasha rispose « Quello che ha ferito me, avrebbe distrutto voi. Le armi prodotte dalla mia compagnia funzionano, le vostre chissà? Qualcuno dovrebbe ricordarlo alla stampa. »
« Bastarda! » esclamò il presidente della C.D.W. , Dasha gli passò davanti senza nemmeno voltarsi. Furente l’uomo allungò una mano verso di lei.
Makarov si frappose fra loro fermando Kondom, il russo incombeva silenzioso su di lui.
Isabella aveva osservato senza interferire, Dasha le aveva spiegato che quelle erano le sue “battaglie” come presidente. L’aveva ammonita dall’intervenire.
« Signor presidente, la prego di lasciare le trattative a me fintanto che siamo sulla Terra. » disse Cristina facendosi avanti. Dal tono usato la frase suonava come “ Altrimenti io cosa ci sto a fare?”
« Sarò a Toronto per quando avrai finito. » annunciò Dasha passandole accanto e oltre.
« Le sue camere private sono pronte, come sempre. »
Un usciere chiamò il secondo gruppo. Cristina si avviò insieme a loro, Dasha guardò un attimo alle sue spalle.
Il salarin della Orion fabrications e l’asari della Gemic Dyneral parlavano sottovoce con la Balestrieri, mentre si avviavano. Erano stati gli unici a non insultarla, questa volta. L’istinto della Weaver le faceva sentire odori di soldi, sicura che presto avrebbe ricevuto un paio di contratti da qualche miliardo di crediti.
Si sentiva rilassata, aveva concluso gran parte di quello che voleva fare sulla Terra. Visto che era lì tanto valeva approfittarne. Cristina poteva occuparsi benissimo del resto. Mancava solo il gran finale.
Olivia stava discutendo con sua nonna, cercava di decidere se fosse il caso di dirle che sarebbe diventata bisnonna. Qualcuno l’afferrò per un braccio« Tu, adesso, vieni con me! » esordì Dasha tirandola.
« Di che stai parlando? Non devo venire da nessuna parte! »
« Si invece, mi ha voluta qui? Adesso fai come dico. »
« E cosa vorresti? »
« Che mi segui a Toronto, un viaggio di mezz’ora. »
Lei ci capiva sempre meno, di sicuro non aveva nessuna voglia di andare in Canada tanto meno con Dasha.
« Vai pure Olivia, avete due giorni liberi, prima che il necessario per la vostra missione sia pronto. Divertiti. »
Si trovò coinvolta in un viaggio per un motivo sconosciuto, oltre a Dasha e relativo seguito c’erano anche Taiga, Henry e William invitati dalle loro amiche. I loro genitori diedero il permesso perché c’era Olivia, che si trovò addosso anche quell’incombenza.
 
Atterrarono direttamente sul tetto di Avalon. I più giovani vollero andare a visitare il Path, l’enorme percorso sotterraneo della città pieno di negozi. Una decina di guardie di Divisione N garantiva la loro sicurezza.
Olivia venne condotta da Dasha altrove. I danni al palazzo erano stati riparati in fretta, dello scontro col falso Meng Durand non c’era traccia.
Giornalisti e telecamere. Nell’ampio parco che circondava il palazzo era stato eretto un palco, un insieme di tensostrutture dava un aspetto maestoso.
Senza nessuna introduzione la Weaver prese possesso della scena, l’unico rumore era quello delle foto scattate, un cordone di guardie garantiva la sicurezza.
Olivia era stata fatta accomodare in una stanza proprio dietro il palco. Odiava il gossip, aveva detestato quello sui suoi genitori, disprezzava quello su di lei. Se come pensava, era stata portata lì come pubblicità Dasha aveva fatto un grosso errore. Non l’avrebbe mai convinta a mostrarsi.
La Weaver cominciò a parlare.« Non sono mai stata donna da amare i rinvii, dalle mezze misure, dagli espedienti ingannevolmente consolatori. Ho sempre approvato azioni che producevano conseguenze, l’inattività mi ha sempre preoccupata. Alcune persone vedono la Noveria Corps come un mostro economico da temere, altri qualcosa da sfruttare, pochissimi la vedono com’è in realtà: la più grande organizzazione non statale della galassia. Questa guerra sta costando cara alla Noveria Corps, poco in confronto a chi ha perso qualcuno, di più rispetto a qualsiasi altra società. Vi siete chiesti il perché? » e fece una pausa ad effetto.
« Perché noi ci siamo messi in prima linea per fornire a coloro che ci difendono il necessario per vincere, per garantire a noi tutti la nostra libertà. Sapete bene quali decisioni ho preso, prima fra tutte di vendere a credito fino alla vittoria. Non ho messo il guadagno davanti alle necessità della galassia. Ci siamo impegnati prima, lo faremo ancora di più adesso. Sapete che la Noveria Corps ha personale armato alle sue dipendenze, ora quarantamila di loro si sono uniti all’esercito che aiuterà a liberare la Cittadella. Non vi fidate a investire sulla Noveria Corps, non fatelo. Quando però ci vedrete affianco del Consiglio, sul carro dei vincitori, sarà troppo tardi per farlo. Forse non mi credete, pensate che non vi stia dando prove? C’è una persona a cui sono sicura crederete. »
In aria vennero proiettati distanti fra loro l’emblema degli s.p.e.t.t.r.i e la sigla N7, proprio in mezzo quello della Noveria Corps.
La parete sullo sfondo e parte del pavimento ruotarono rilevando una pedana mobile, Olivia si trovò  davanti a una folla. Le luci dei flash l’accecarono all'instante, intontendola.
La Weaver si frappose tra lei e i giornalisti. « Ti odio, non sai quanto.» le sussurrò lo s.p.e.t.t.r.o., che a bassa voce si sentì dire « Di qualche bella parola sulla Noveria e ti ricostruisco la Grissom, includo anche una donazione di cinque miliardi di crediti per le vittime di guerra. »
Intuendo la situazione decise di approfittarne « Ricostruisci la Grissom e fai quindici miliardi di donazioni, cinque alla scuola per i programmi di studio e dieci per le vittime di guerra. » Poteva anche accettare di prestarsi a questa buffonata, se la Grissom fosse stata effettivamente ricostruita. Le sembrava una causa più che valida.
«  Questo è da criminali!» replicò Dasha allibita, non si era aspettata che “miss paladina della giustizia” la ricattasse.
« I giornalisti aspettano, pensò che tu abbia giusto qualche secondo. » aggiunse lei con un sorrisetto maligno.
La Weaver si girò affiancandola, cingendole la vita con un braccio e alzando l’altro in saluto. Olivia fece lo stesso. Sembrarono migliori amiche, in quella che divenne una foto storica.
Quello che nessuno sentì fu la risposta di Dasha, quando si era accostata « Accetto e che il tuo ragazzo turian ti possa rovinare la sotto. »
Olivia mostrò ai giornalisti un viso sorridente, ottimista che faceva ben sperare. La verità è che a stento controllava la risata che sentiva in corpo.
Andarono al centro del palco e Dasha la presentò « Olivia Williams Shepard! Non penso servano presentazioni, lei è qui perché sa quanto è importante il contributo della società che rappresento. Per ricordare quanto sia fondamentale per gli investitori avere fiducia in questa compagnia. Il Consiglio con l’aiuto della Noveria Corps e di persone come Olivia Williams Shepard vincerà questa guerra! »
I mercati diedero ragione alla Weaver. Il suo discorso era piaciuto e la presenza di un'eroina amata come Olivia W. Shepard aveva entusiasmato gli animi.
La cifra per il suo contributo era stata superiore alle aspettative, decise di non rimuginarvi sapendo che erano soldi ben spesi.
Il discorso di Olivia non era stato come aveva sperato, davanti ai microfoni lei si era rifiutata di leggere il gobbo parlando a getto. La Noveria Corps veniva appena citata.
Anche così guardava con vero piacere il valore delle azioni della società crescere in tempo reale. Però non era tutto rosa e fiori, Isabella era imbronciata. Lei non capiva il perché.
Il phantom sembrava più offesa che arrabbiata. Olivia era stata utile a Dasha, lei no. Questo pensiero la tormentava.
La Weaver si alzò, assunse una camminata seducente che non sfuggì a Isabella, le fu alle spalle. Iniziò a massaggiarle, « Pensavo …» disse in maniera sensuale « Le ragazze sono fuori, non ho lavoro. Da un po’ non abbiamo un'ora per noi. Ordiniamo da mangiare, mi spieghi i tuoi pensieri e chissà.»
Lei chinò la testa in segno d’assenso, il suo viso era rosso. Una mano di Dasha era scesa, delicatamente si muoveva su e giù sulla custodia di una delle spade in un gesto che trovava incredibilmente erotico.


*****


L’unica cosa a far rumore era il vento dell’atmosfera artificiale sulla Cittadella. Strade ed edifici erano abbandonati, il puzzo dei cadaveri aleggiava sopra a tutto.
Lei avrebbe dovuto esserci abituata, era un militare. Invece quel tanfo di decine di centinai di cadaveri di ogni specie pareva essersi attaccato come una seconda pelle su ogni cosa, lei compresa. L'arrivo di quella gigantesca stazione dei grigi, non aveva migliorato la situazione.
« Signore, sono venuti a darci il cambio. » le disse Sioux, Ashley Williams annuì.
Abbandonarono la postazione di vedetta, calandosi nelle fogne e seguendo un percorso che esisteva solo nelle loro menti. Trovava incredibile il cambiamento di situazione, le pareva che il ricordo di una stazione abitata, affollata e rumorosa fosse vecchio di anni. Invece era di appena qualche mese.
L’attacco alla Cittadella, l’evacuazione, lo schianto del crucibolo nemico contro il presidium, l’abbattimento della Normandy SR2 dopo averlo provocato, la fuga nelle fogne trascinandosi dietro Joker più morto che vivo, l’inizio dello sterminio della popolazione della stazione. Di chi era rimasto indietro, troppe persone per una fuga improvvisata.
La nave precipitata e distrutta dal nemico. Un mech Demone la fece saltare in aria con un sol colpo.
Settimane di disperazione, lei e John che lottavano privi di mezzi per salvare quante più vite possibili. Usando canali di comunicazione improvvisati lanciavano messaggi, dicevano di rifugiarsi negli strati più bassi della stazione.
Lasciavano segnali criptati in codici militari, in essi erano contenuti informazioni su dove trovare riparo e beni di prima necessità. Una serie di rifugi segreti costruiti dopo la guerra dei Razziatori, tenendo conto di quando Cerberus aveva attaccato la stazione.
Poco per volta si formarono gruppi, si organizzarono, recuperarono armi e cibo, aiutavano altri rifugiati. Tutto grazie a quel nome, John Shepard. L’eroe era con loro, bastava sapere chi era l’autore di quei messaggi per seguirne le istruzioni. Suo marito incarnava la speranza dei sopravvissuti.
Non erano una resistenza, si limitavano a sopravvivere.
Contro i mech in materia oscura era tutto inutile, il loro armamento di fortuna inefficace, forse sarebbero riusciti ad eliminare qualche unità minore, ma non avrebbe portato a risultati.
Il loro obiettivo era riuscire a prendere contatto con l’esterno. Fortunatamente, dalla conquista della stazione, dopo aver ucciso ogni abitante che trovarono, il nemico parve perdere interesse per tutto tranne che per il presidium.
Da lontano osservavano i continui lavori di ricostruzione, non potevano fare altro.
« Casa dolce casa. » borbottò Ashley varcando una porta blindata sorvegliata. Il loro rifugio, un impianto per la gestione dei liquami, nessuna comodità tranne il fatto che era ampio, facile da difendere e situata molto in profondità nella stazione. Non avevano subito attacchi.
Sioux andò per i fatti suoi, lei proseguì dritta. Passò davanti a quella che era una cucina improvvisata, a gestirla Joker. Il pilota, nonostante la sua malattia, cercava di rendersi utile. Non potendo combattere cercava di aiutare tenendo alto il morale, per quanto possibile, con piatti e battute. Ci riusciva di meglio con le seconde.
Anche se quello che cucinava era sempre oggetto di spiritosaggini.
Scostò una tenda lercia che dava ben poco privacy a una stanza, che avrebbe dovuto essere il centro di comando.
John e Garrus discutevano sul da farsi. La salutarono appena, lei guardò il marito. Il grande eroe era vecchio, fili bianchi si vedevano tra i capelli e la barba, lei sapeva di essere uguale.
Avevano avuto la loro dose di avventure, una vita famigliare felice, negli ultimi anni avevano svolto sempre di più lavori da scrivania. Nessun inseguimento in giro per la galassia.
Quelli li lasciavano ai giovani, ve ne erano molti e capaci a cominciare dai loro figli. Olivia le ricordava uno sceriffo di un vecchio western, a bordo della Normandy SR3 inseguiva criminali per tutta la galassia. Loro ricevevano una cartolina ogni volta che completava un incarico. Ashley ci aveva riempito un muro.
Steve era l’opposto, era come una roccia di granito. Duro e inamovibile. Se si trattava di lavoro odiava viaggiare e le sorprese, per lui l’unico motivo per cui potevano accadere e che c’erano guai in arrivo. Amava la routine, gli dava un senso di sicurezza. Più che normale che la prima fosse entrata nella flotta e il secondo nell’esercito.
Varcò una soglia, il locale era quello che rimaneva di un tunel crollato. Al suo interno un centinaio d'individui erano sdraiati sul pavimento, incatenati al muro.
Si mise accanto a uno di loro « Ciao tesoro, la mamma è a casa. » disse rivolta a suo figlio Steve.
Il corpo ricoperto da segni della biotecnologia. Come sempre, in un tentativo disperato, gli raccontava la sua giornata. Nel farlo pregava, scrutandolo in cerca di una reazione qualsiasi.
Mentre parlava la sua mente divagò, rifiutando di rimanere concentrata ma andato al passato. 
All'inizio di nuovi orrori, quando il I reggimento IDG era giunta sulla Cittadella.
Gli allarmi, l'entusiasmo iniziali, i bagliori delle esplosioni nello spazio. Le preoccupazioni sue e del marito, nel riconoscere in esse l'uso di ordigni nucleari. Morire per fuoco amico, a causa di un ordigno nucleare sarebbe stata una beffa troppo grande.
Il cielo della Cittadella solcato da improvvise sagome, non riconoscevano il modello di nave ma la sigla sulla carlinga si: IDG. Ashley pensò che finalmente il Consiglio era entrato in azione, riuscendo a formare un corpo militare pluri-specie. Non riteneva ci sarebbero mai riusciti.
Quando videro i soldati alleati lanciarsi sulla zona dei laghetti, corsero verso di loro. La libertà era vicina.
I primi malori, i giramenti di testa, infine gli spari da chi si aspettavano aiuto. Urlarono, si identificarono ma fu tutto inutile.
John e Ashley erano dietro un riparo, poche munizioni ma tanta rabbia. Diedero copertura, chi era vivo dei sopravvissuti scappò grazie al loro aiuto. Rimasero isolati e bloccati.
Poi quello che a lei parve un miracolo, anche se non convenzionale. Granate dal cielo sui nemici, non era la manna divina nel deserto ma lei era certa di preferire questa.
Fuggirono verso una figura enorme che faceva segno di raggiungerla, il rimbombo delle granate non permetteva di capire cosa stesse urlando.
« Shepard! Ash! » urlò Grunt.
A vederlo furono felici e stupefatti in egual misura, si nascosero dietro alla parete di un edificio crollato.
« Shepard! Devo sparare? » domandò Garrus, appostato su un piano rialzato. Sorrisero di gioia nel vederlo.
« Vorrei saperlo, che sta succedendo? Quelli dovrebbero essere i soccorsi! Voi dovreste saperne più di me, non siete giunti con loro.»
« Si e no, poi ti spiego. » commentò il turian.
« Credo che lei sia in grado di dirci qualcosa. » dichiarò Miranda. Trascinava con se un’altra persona, una donna umana con tratti dei nativi americani. Il suo armamento era una corazza dell'Alleanza e un fucile anticarro. Sull'armatura la sigla IDG.
« Soldato, voglio delle spiegazioni! » urlò John.
Garrus diede l’allarme « Unità dei grigi in arrivo, meglio andare. Ida ci aspetta, non distante con un mezzo blindato. »
«Va bene! » disse John e rivolgendosi a Grunt « Tienila d'occhio. »
Raggiunsero il mezzo senza problemi, John andò da Ida e le disse « Joker è vivo, adesso concentrati e portaci via. A queste coordinate! »
« Sissignore! » rispose rincuorata. Suo marito era vivo, il resto poteva aspettare. Adesso doveva cercare di rimanerlo lei e tutti gli altri sul mezzo.
John si sedette davanti al soldato « Rapporto. » ordinò.
« 1° reggimento IDG, su ordine del Consiglio...»
John la fermò con un gesto della mano « Adesso, cosa sta succedendo? Perché ci avete attaccato. »
« Non lo so, il comandante ha deciso per una nuova zona di lancio all'ultimo. Io sono caduta distante, appena ho potuto ho corso per ricongiungermi con la mia unità. Avvicinandomi però mi sono sentita "oppressa", non saprei descrivere la situazione, sentivo mormorii, sussurri e una sensazione di freddo. La signora Lawson mi ha trovato semisvenuta al suolo, mi ha condotta da voi. »
« Sai chi siamo? »
« Certo, Capitano John Shepard, maggiore Ashley Williams, Garrus Vakarian, Capo Guerriero Urdnot Grunt, Miranda Lawson. »
« Il tuo nome? »
« Derica Yorks, detta Sioux. »
« Se ti fidi, dicci quello che sai. »
« Sissignore ma non é molto. Come ho detto mi sono sentita male avvicinandomi alla mia unità, mi sono sentita come attratta dalle uova...»
« "Uova"? »
« Nome in codice per dei generatori a eezo 19, ne abbiamo portati tre sulla stazione. »
« State avvelenando la Cittadella con delle radiazioni? » domandò Ashley furente e sbigottita. La vita era già abbastanza difficile senza un problema di radioattività.
Sioux si zittì, non ci aveva pensato. Le avevano detto di andare ed era andata. Non che ne fosse stata felice.
Il mezzo blindato si fermò « Ida che succede? » domandò John.
« Siamo sufficientemente lontani. I grigi stanno combattendo, da questa posizione si ha una buona posizione tattica per spiare i nemici. » dichiarò la pilota.
« D'accordo. » e scesero a dare un'occhiata.
Sul campo di battaglia i soldati IDG attaccarono incuranti di ogni cosa, le ferite guarivano istantaneamente coperte da uno strato di metallo. Un turian fu trapassato al cuore, il corpo pervaso da tremiti, si rialzò tornando a combattere. Un cuore metallico, aveva sostituito quello di carne.
La stessa cosa accade a un salarian, alla testa. Meta cranio fu asportato da un colpo nemico, una versione metallica di esso crebbe dalla ferita e il salarian continuò a combattere.
Cani, Esoscheletri, Gorilla e Umanoidi, i grigi attaccarono ma perdevano terreno. L'alta concentrazione di radiazioni corrodeva la robustezza delle corazze aeezo 19, solo i Gorilla non andavano incontro a tale pericolo in quanto realizzati in materiali comuni.
I Cani furono inutili, le loro corazze divennero fragili. Artigli e zanne inefficaci contro un nemico che guariva da ferite mortali e pareva non sentire dolore.
Gli esoscheletri, furono perfino più vulnerabili. I piloti al loro interno risentivano delle radiazioni, più velocemente del metallo delle corazze.
I Gorilla irruppero sul campo di battaglia. Con la loro forza, peso e velocità  distruggevano tutto. Alcuni caddero, colpiti al cranio spropositato che li caratterizzava. Non abbastanza per influire sulla battaglia.
Le ossa rotte, la carne lacerata vennero riparati con il metallo. I soldati IDG caduti si rialzarono. Gli arti staccati sostituiti da loro copie metalliche. Attaccarono i Gorilla bloccandone l’impeto.
Una luce azzurra invase il campo, gli IDG caddero avvolti da fiamme, trasformati in torce. Gli Umanoidi entravano in azione. Liberando energia oscura allo stato puro, la carne bruciò e il metallo si fuse..
Una sagoma in fiamme si rialzò, il fuoco si spense quando la pelle fu ricoperta di metallo. Uno, dieci, cento i soldati IDG si rialzarono. Luce azzurra e fiamme. Gli IDG barcollarono ma non caddero. La biotecnologia riparò se stessa.
Il silenzio assoluto scese sulla battaglia insieme a un'ombra. Un Demone, spalancò la bocca e tutto esplose.
Missili squarciarono le colonne di fumo, testate tattiche nucleari a eezo 19 da fanteria. Sparati dal M290- Abrams, erede del M920- Cain, colpirono il Demone che vacillò sotto i colpi.
La biotecnologia si espanse sul campo, trasudando dal corpo di chi ancora combatteva dirigendosi verso i corpi e i resti dei caduti, consumando la biotecnologa che avevano in corpo per crearne di nuova. Copie metalliche dei soldati morti si alzarono in mezzo alla battaglia, fusi in essi si vedevano frammenti dei corpi dei caduti. Lo stesso accade con le armi, divennero tutt’uno con i loro possessori.
Questi orrori videro dalla loro postazione, soldati trasformati in mostri. « Shepard, c'è una cosa che dovresti sapere. » mormorò Garrus.
« Io...com'è potuto succedere? Il Consiglio non può aver sbagliato in questa maniera. Sioux, chi era il vostro comandante? »
« Se lo faccia dire dagli altri qui presenti, a me potrebbe non credere. Signore. » disse questo tenendo gli occhi bassi, non aveva il coraggio di guardarlo negli occhi. In quel momento sentiva proprio di non averne. Lei era un semplice soldato, non aveva nessuna specialità.
Non era in grado di affrontare gli orrori che aveva visto, voleva solo andare via. Sapeva che loro erano solo un test, le IDG era formata con gli scarti di tutti gli eserciti. La cosa fondamentale era provare l'efficacia della biotecnologia, i risultati erano li davanti. Peccato che nessuno li potesse comunicare. Fallimento totale.
« È Steve il comandante. » dichiarò Garrus. I coniugi Shepard lo guardarono allibiti. Ashley ebbe un giramento di testa.
« Capo tenente Steve W. Shepard. » disse Sioux, Ashley furiosa fu su di lei afferrandola per la gola « Impossibile! Mio figlio non sparerebbe sui suoi genitori, ai sopravissuti. »
Miranda e John dovettero intervenire per staccare le mani di lei dal collo di Sioux. Ashley fece per correre, ma John fu più veloce a gridare « Grunt, fermala! »
La donna vene alzata e sollevata da terra, la sua rabbia impotente contro la forza del krogan.
« Ritorniamo sul blindato. » dichiarò Shepard, solo a mezzo avviato Ash venne messa a terra. Seduta davanti al marito non parlava o lo guardava, a un tratto disse « Se Steve muore, perché non siamo andati ad aiutarlo. Ti odierò per sempre. »
« Non serve, mi odierò da solo. »
« Abbiamo un piano, signore? »
Erano anni che sua moglie non lo chiamava in modo formale, data la situazione era contento che gli parlasse « Con i reattori attivi è impossibile avvicinarsi, voglio perlustrare cosa si sono lasciati dietro. Incominciamo dai laghetti. Ida, imposta i sensori per cercare il segnale personalizzato di Steve. »
Trucco imparato dai veterani, Steve portava una trasmittente a impulsi di quelle usate in caso di disastri naturali. Non molto potente ma perfetta per farsi trovare da truppe alleate in zona, se sapevano cosa cercare.
Ai laghetti proseguirono a piedi, arbusti e piante davano una copertura migliore alla fanteria. Nessuno ci sperava , eppure lo rilevarono.
Steve era a duecento metri da loro.
Ashley vide la fonte del segnale, un'armatura da distruttore N7, vicino a un laghetto. Non gli serviva nessun'altra conferma, riconosceva l'armatura del figlio per come l'aveva personalizzata. A venti metri si fermò. « Steve!!! » Gridò più forte che poté.
Gli altri giunsero immediatamente udendo il suo urlo, anche loro lo chiamarono. Nessuna reazione.
Lei non poté sopportare oltre, sentiva il proprio cuore di madre esplodere. Andò da lui, se doveva morire l'avrebbe fatto cercando di aiutare suo figlio. Gli fu accanto, gli tolse il casco e fece un passo indietro per lo spavento.
A John suo figlio ricordò l'uomo misterioso, quando l'aveva incontrato nella battaglia decisiva sulla Cittadella. Come lui il volto era parzialmente ricoperto da tracce di biotecnologia.
Ashley accarezzò il volto di Steve, John passò una mano sul capo del figlio. Niente. « Perché è qui? » domandò.
« Credo di saperlo. » rispose Miranda « Sembra che sia emerso da questo laghetto, le guarnizioni devono aver tenuto lontana l'acqua dal pilota ma le parti più esterne non hanno una vera protezione impermeabile. » Prese il casco e sollevò uno sportello situato dietro. « Questa è la centralina che si occupa di gestire i micromotori a eezo, è fradicia. Troppo pesante per muoversi da sola, l'armatura l'ha bloccato qui. Un colpo di fortuna, potremmo dire. »
« Carichiamolo sul blindato e continuiamo a perlustrare in giro. Potrebbe non essere l'unico. » ordinò John, fu così che recuperarono altri quattro soldati, due turian,un krogan e un quarian nelle medesime condizioni. Grunt si rilevò indispensabile.
Sioux non aveva partecipato alla perlustrazione, quando vide il suo comandate si mise spaventata il più lontana possibile da lui. Si chiese cosa ci facesse lei lì, non era all'altezza di questa situazione.
« Soldato, dammi le mani! » le intimò Ashley, lei ubbidì senza capire il motivo. Ashley le schiaffeggiò la faccia, concentrata sulle mani era stata colta alla sprovvista. « Resta lucida! Questo potrebbe salvarti la vita un giorno. » e si sedette davanti a suo figlio.
Sioux si sentì leggermente meglio, non aveva più paura come prima. Si aggrappò al suo fucile con più sicurezza.
Questo succedeva settimane fa, nel frattempo avevano avuto un quadro completo di quale fosse il piano del Consiglio. Non si capiva però cosa fosse andato storto.
Miranda aveva spiegato dello strano furto dei reattori di eezo 19 da Noveria, il loro arrivo su un trasporto senza equipaggio ma con il pilota automatico, le indagine svolte e gli attenti esami a cui i tre reattori erano stati sottoposti da Steve. Miranda aveva esaminato personalmente ogni dato. Non era stato trovato niente.
IDG e Grigi si scontravano ogni giorno. I primi avevano adottato una tattica da guerriglia, nascosti i reattori dei piani inferiori della Cittadella, attaccavano il presidium in cerca di un punto debole.
John Shepard e i sopravissuti si erano organizzati per portare in salvo quanti più soldati IDG fosse possibile, si erano fermati a quota cento.
Non c'era più nessuno che si potesse salvare, i corpi di tutti erano un miscuglio di carne e metallo. Il pericolo delle radiazioni si era aggiunto a quelli presenti, costituendo un problema anche per le scorte alimentari che potevano essere contaminate.
Ashley si alzò, aveva bisogno di stare un po’ sola. Uscendo per poco non pestò la coda di un cane, era molto piccolo. Portava un collare con medaglietta. Il nome riportato era "Spadino" e sullo sfondo era inciso il logo della Noveria Corps.
Pensò al cane di qualche dipendente che aveva un pessimo gusto per i nomi, lei lo trovava terribilmente stupido. Doveva anche ammettere che quella bestia lo inquietava, sembrava un po’ troppo grasso. Di sicuro i cadaveri non mancavano.
« Dicono di averlo visto di nuovo! » le gridò Sioux avvicinandosi.
« Cosa? »
« Lo spirito! »
Ash alzò gli occhi al cielo, credeva nell'anima ma quella non era la situazione per lasciarsi andare a dicerie che volevano che una strana sagoma trasparente e luminosa, fosse stata vista in momenti molto diversi nell'arco di più giorni.
« Esco di vedetta » annunciò.
« Mi preparo subito. »
« Non serve, non è ancora il nostro turno. Ho solo voglia di stare da sola, sarò appostata al negozio di moda. » detto questo si avviò.
Spadino si mise al passo di lei che lo osservò guardinga « Non sperare di mangiare il mio di cadavere. » Il cane le fece due abbai allegri.


*****


Accuratamente nascosta al secondo piano dell'edificio, Ashley faceva la guardia. Il cane riposava tranquillo, sperava che almeno sarebbe tornato utile se qualcuno si fosse avvicinato .
Improvvisamente si alzò sulle sue corte zampe e corse via, abbaiando all'impazzata. Ashley lo maledisse, se c'erano nemici nei paraggi avrebbe finito per attirarli.
Dai versi le sembrò che si fosse fermato al piano inferiore, proprio sotto di lei. Attendeva con i sensi tesi, per percepire qualsiasi indizio di una presenza nemica.
« Basta! Via! Via! » gridò qualcuno.
Ashley pensò di essersi sbagliata, di aver sentito male. Tutta quell'area ormai era disabitata. Eppure...
Scese lentamente, guardandosi attorno. Il cane abbagliava verso il bancone rovesciato del locale, dietro di esso una strana luminescenza.
« C'è qualcuno? » urlò.
« Stai lontano! » rispose la voce misteriosa.
Un passo alla volta lei si avvicinò. Girò attorno al bancone, quello che vide la lasciò senza fiato.
La figura trasparente e luminosa di un bambino rannicchiato in un angolo.
« Chi o cosa sei? » domandò lei, cercando di nascondere il proprio nervosismo. Con questa, era certa di averle viste tutte.
« Non lo so. »
« Perché hai un aspetto umano? »
La figura pianse o almeno emise i suoni che lo facevano pensare. Lei cercò di riflettere, urlare non sembrava avrebbe dato risultati. Si sedette, in parte nascosta dal bancone. Paziente ma con l'arma in mano, sapeva che i bambini non lo erano mai, dopo pochi minuti. « Cosa volete da me? » Lasciatemi.» disse la strana figura.
« Direi, solo capire cosa sei. »
« Non lo so. »
« Perché sei qui? »
« Prima ero in una stanza buia, poi sono apparso, mi seguono. Ho paura di loro. Cerco di scappare. »
Ashley non aveva capito niente. Il mondo s'illuminò di una luce azzurra.
Quello che era rimasto del palazzo era in fiamme. Ash, schiena a terra respirava a fatica, il braccio sinistro era pesantemente ustionato e inservibile. Alzò appena la testa. Col destro stringeva a se la figura energetica. Non sapeva di poterla toccare, aveva agito d'istinto afferrandolo mentre saltava dalla finestra infranta.
« Ti sei ferita a causa mia, cercano me. » disse il bambino energetico.
Ash sorrise, come adulto non poteva far si che un bambino si caricasse di colpe. « Non centri, non posso muovermi. Se davvero ti cercano devi scappare. » Non sapeva il perché ma se davvero il nemico lo voleva, quella era per lei una ragione sufficiente per impedirlo.
« Nessuno mi ha mai stretto prima »
« Vattene, corri. »
« Il tuo cuore, è la prima volta che ne sento uno battere. È irregolare, si sta sforzando per non smettere. »
« Vai, io me la caverò. » lo disse sapendo di mentire.
Ma non si mosse, lo strano bambino la strinse « Sei calda e rassicurante. »
Una figura fu su di loro, un umanoide « Chiudi gli occhi, andrà tutto bene. Sono anni che i miei bambini non mi abbracciano così. »
« È bello avere una mamma? »
« La cosa più bella. » disse con un filo di voce e chiuse gli occhi. La mano dell'Umanoide, si stava stringendo su di lei.
Un ululato acuto e profondo squarciò l'aria. Spadino, ai piedi dell'unità nemica e con il pelo fumante e bruciato, dava fiato ai polmoni.
Il mech si fermò un istante a quel suono, subito la sua mano tornò a muoversi.
Notando che la fine non arrivava Ashley aprì gli occhi, la strana figura di bambino era sparita. Guardò verso l'Umanoide, l’enorme mano le toglieva buona parte della visuale ma era ferma.
Intravide una figura davanti al mech, l'aspetto era famigliare: un phantom. Cercò di cogliere altri dettagli, due custodie di spade. Una delle quali vuota.
L’arma del phantom era penetrata dov'era situata la cabina di pilotaggio. Con la seconda lama, sembrò che gli apparisse in mano tanto veloce fu ad estrarla, menò due rapidi fendenti.
Ashley la vide allungare un braccio, lottare per trattenere qualcosa. Intravide un grigio tenuto per l'esile collo, dibattersi energicamente.
L'essere emise un verso simile al miagolio di un gatto. Lei non lo capiva, ma riconosceva la paura quando la vedeva.
Isabella pure la conosceva bene, suo divertimento prediletto. Amava che quello che uccideva fosse colmo di paura e disperazione.
Ash non vide bene, ci fu come un flash, una luce rossa, una spada alta in cielo e il grigio orribilmente ferito ma vivo cadere al suolo. Il suo corpo pareva ustionato su tutta la superficie.
Isabella guardava il suo operato felice, la soddisfazione nell'uccidere stava che chi doveva morire si rendesse conto di cosa accadeva in ogni istante. Le morti rapide non erano soddisfacenti. Contenta, prese Spadino in braccio coccolandolo e stringendolo stretto a se.
« Aiuto. » mormorò Ashley, sembro che non l'avesse sentita fino a quando il cane non abbaiò nella sua direzione.
Il phantom si chinò su di lei, quando si tolse il casco vide una pioggia di capelli color oro e due occhi di un azzurro impareggiabile osservarla. Le ricordarono quelli di una bambina allo zoo intenta ad osservare un animale strano, l'unica differenza era che l'animale era lei.
La vista si annebbiò, stava perdendo i sensi. L'ultima cosa che vide fu del rosso entrare nel suo campo visivo " Olivia" pensò prima si svenire.
 
« Olivia. » sussurrò Ashley aprendo gli occhi, il braccio sinistro era medicato e il luogo famigliare. Capì subito di essere al rifugio, si passò una mano in volto cercando di ricordare cos'era successo. Il suono di una voce, da una delle stanze vicine, la raggiunse.
« Olivia!» gridò irrompendo nella stanza, non poteva essersi sbagliata.
« Mamma! » urlò di rimando la figlia. Si abbracciarono per come lo permisero le condizioni della madre.
« Ashley. » salutò Asiria, la donna le cinse il collo con braccio sano « Bello rivederti. » Le disse.
L’incontro tra madre e figlia commosse i presenti, tranne le due persone che la Williams stava fissando: Dasha Weaver e Isabella. La prima era seduta con la seconda alle sue spalle, visibilmente nervosa.
La figlia e l’asari le descrissero il come e il perché fossero arrivate, il motivo della presenza della Weaver, del compito di informare il Consiglio di quale fosse la situazione sulla Cittadella.
Avevano affrontato il viaggio sul nuovo modello di navetta prodotta dalla C.D.W., attraccate alla stazione secondo le indicazioni della Weaver, che aveva usato la sfera di Woods per aprire una porta altrimenti invisibile. Da lì erano proseguite lungo corridoi sconosciuti, fino a emergere in superficie. A trovarla era stata Isabella, seguendo l’ululare del suo cane che in un angolo della stanza masticava felice un osso.
« Penso di doverti ringraziare, se sono viva.» asserì, dopo il breve resoconto ricevuto, avvicinandosi al phantom e trovandosi con una lama che le premeva sulla gola.
Dasha la sgridò spingendola a rinfoderare la spada, aggiungendo a beneficio dei presenti « Troppa morte e violenza nell'aria. È eccitata più del dovuto.» Asiria sospirò, sapendo bene di cosa parlava. Le aveva morso una delle sue creste cutanee sulla nuca, per la stessa motivazione.
« Dobbiamo preoccuparci? » domandò la Williams.
« Se foste soli, sicuramente. » fu l'opinione della Weaver e rivolgendosi a Isabella « Abbassati un po’ » ubbidì e le accarezzò la testa dicendole « Ben fatto, per aver salvato questa donna. » il volto del phantom fu l'immagine della soddisfazione.
« I suoi ringraziamenti sono stati apprezzati. » affermò rivolta ad Ashley che però non era soddisfatta, aveva qualcosa da chiedere « Isabella, hai visto...altro? C'era un'altra persona con me? »
Venne ignorata dal phantom che non la considerò neppure. « Era sola. » rispose Dasha.
« È vero.» confermò Olivia.
« John, ti devo parlare. » dichiarò al marito e scrutò il duo femminile vicino a lei.
« Andiamo Isabella, pare debbano parlare di cose segrete. » borbottò la Weaver alzandosi per abbandonare la stanza, tenendo per mano Isabella che la seguiva dolcemente « Se ci cercate, siamo nel mezzo blindato. »
« A che ti serve? » chiese Olivia.
« Isabella è troppo nervosa, deve calmarsi. » La spiegazione le sembrò sensata, non c'era molta intimità. Un luogo appartato avrebbe senz'altro aiutato.
Olivia era preoccupata, se quanto detto dai suoi genitori era vero la situazione era molto più complicata del previsto. Capiva il bisogno di tenere questi fatti occultati. Non per questo le piaceva nascondere informazioni a un alleato, anche se discutibile.
Busso sul portellone del blindato invitandole a rientrare, questo si aprì e ne uscì solo Dasha. Guardò all'interno e vide Isabella china sulle ginocchia, viso arrossato e fiato corto. Sembrava avesse un lieve tremore. « Sta bene? » chiese.
« Benissimo, l'eccitazione della violenza la rende più "sensibile". » rispose Dasha e si succhiò assieme il dito indice e medio. Olivia sentì le sue orecchie andare a fuoco.
« Steve! » Disse a un tratto Isabella, pareva essersi ricordata della sua esistenza solo allora.
« Dovrai aspettare, se vuoi vederlo. Mio fratello non sta bene. » spiegò Olivia usando un eufemismo. Si era sentita male la prima volta che l’aveva visto. Vedeva in se stessa l'unica colpevole della sua condizione, ragionandoci sapeva che non era vero, le emozioni che provava le suggerivano il contrario. Se solo fosse stata presente, si diceva. Lei era la maggiore.
Quando tornarono la discussione si era incentrata sui reattori, materiale della Noveria Corps. Chiesero a Dasha ma tutto quello che poté dire fu « L'Alleanza mi ha fatto le medesime domande nella figura dell'ammiraglio Hannah Shepard. Non ho idea di cosa sia successo. Steve ha smontato i reattori pezzo per pezzo e mandato un rapporto dettagliato. I vostri esperti, come i miei, non hanno trovato niente fuori dal progetto originale. »
« Possibile che qualcuno menta? » domandò Asiria.
« Nessuna » affermò Miranda.
« Cosa sappiamo di quelli che hanno rubato i reattori? » chiese John.
Fu la Weaver a rispondere « Niente di strano, ex-soldati e mercenari. Normale per Divisione N. Nessun movimento di denaro sospetto. Li ho fatti cercare, sono spariti. Probabilmente morti.»
Sospettosa Ashley  le disse « Magari su tuo ordine? Divisone N risponde solo a te. È un imbroglio tutto della Noveria Corps? Di cui anche tu non sai niente? »
Gli sguardi si concentrarono su Dasha, che ribatté « La Noveria Corps è al mio comando, nessun imbroglio perché non l'ho ordinato. Questa volta non ne avrei un vantaggio.»
Al silenzio seguito a quelle parole, Garrus spiegò come la pensava «Mi è difficile credere che sia opera solo di chi ha rubato i reattori da Noveria, per me c’è qualcun altro che tira i fili.  Gli I.D.G. operano secondo schemi precisi, non sono azioni a caso. In qualche modo sono controllati, non è un “guasto” della biotecnologia.»
Quest’affermazione fecce venire un'idea ad Asiria che propose « Se si trattasse di indottrinamento? »
Dasha non si mostrò d’accordo e si indicò le tempie « Difficile, negli eserciti i sistemi per prevenirlo sono la norma. Ogni corazza ne ha uno. Divisione N esegue controlli come qualsiasi forza militare. Non sono una sprovveduta su questo argomento.»
Nervosa e impaziente Ashley dichiarò « Per me dovremmo concentrarci sui reattori, se capiamo cosa è successo potremmo fermare gli IDG. »
Ancora una volta fissarono Dasha « Non chiedete a me, io tratto, non progetto quello che vendo. L'unica posto in cui nessuno ha guardato è la camera di reazione dell'eezo, ma li non può starci niente. »
« Se non c'è altra possibilità, per quanto improbabile, forse la causa di tutto è proprio li dentro. » suggerì Olivia, più decisa che mai a trovare la causa di quanto era successo all'unità di suo fratello. Aveva ascoltato Sioux in precedenza, i reattori dovevano essere coinvolti.
Miranda scosse la testa in segno di diniego e puntualizzò « I reattori sono come quelli delle navi, nessun apparecchio resisterebbe in una camera in funzione. Si parla di eezo incandescente, enormi sbalzi elettromagnetici e gravitazionali. »
Per niente demotivata lei insistette « Ne siamo proprio sicuri. Sarebbe davvero impossibile? »
Il dubbio assalì tutti i presenti, avevano visto troppe stranezze nella vita per giudicare qualcosa impossibile. « Se usassero materiale di rivestimento auto rigenerante? » a lanciare l’idea era stato Grunt, gli rivolsero occhiate silenziose « Mi documento anch'io, sapete. »
Miranda si mostrò incerta, ammise che non poteva escluderlo « In pratica biotecnologia. Una sorta di cannibalismo dove gli strati di metallo più profondi, consumano quelli rovinati in superficie per generarne di nuovi. Non saprei. È un progetto segreto del Consiglio, non è qualcosa che si può trovare sul mercato nero. Per realizzarne anche solo piccole quantità, servono impianti industriali e fondi. » gli sguardi caddero sulla signora di Noveria.
« Sto cominciando a offendermi.» reagì lei stizzita.
« Non è opera sua, questa volta.» - asserì Olivia, per niente contenta di prendere le sue difese - « La Noveria Corps ha investito troppo sulla vittoria per tentare qualche trucco. Inoltre è successo mentre lei era prigioniera del falso Meng Durand. »
« Senti chi fa l'avvocato del diavolo. » disse Dasha divertita, lei rispose facendole il dito medio.
Asiria insistette con la sua idea, convinta di essere nel giusto « Se fosse un controllo mentale, diverso da quello dei Razziatori? »
«I Leviatani! » esclamò a un tratto Ida. La sua coscienza era stata trasferita in un corpo organico, il suo pensiero e la capacità logica rimanevano però strutturate come quelle di un IA. In silenzio aveva ascoltato e analizzato tutto, aiutata in questo da un cervello per metà sintetico.
« Chi? » domandò Dasha. Gli altri si fissarono tra loro.
« Potrebbe essere. » affermò Miranda. « La biotecnologia è derivata dai Razziatori…» ma John alzò una mano per zittirla e rivolgendosi alla Weaver « Potrebbe uscire, noi...»
« Vaffanculo! Mi sto stancando di dover uscire. » rispose irritata. Da anni nessuno si permetteva di metterla alla porta.
« Ok, mi prendo io questa responsabilità. » - aggiunse Olivia-  « Dobbiamo informarla, mi assicurerò che non le usi a scopi personali.»
« Qualcuno è sicuro di se.» disse con un sorriso beffardo.
« Simpatica, adesso taci e ascolta...»Le intimò e raccontò dei Leviatani, della probabilità che la figura vista da Ashley fosse il Catalizzatore. La IA che controlla la Cittadella e creduta distrutta insieme ai Razziatori.
Dopo la spiegazione la Weaver si fece seria in volto e commentò « In pratica, la merda non ci arriva al collo ma ci ha sommerso. » commentò.
La possibilità che fossero i Leviatani, fece sorgere ad Asiria un’altra domanda « Se davvero quello che è capitato e opera loro, non potremmo disattivarne il segnale? Abbiamo già la tecnologia per farlo. »
« Non è così semplice. » disse Ida e spiegò « Non è solo un controllo, hanno indotto delle trasformazioni. Nel caso di Steve abbiamo visto che rimanendo fuori dalla portata del segnale si è bloccato, una sorta di coma. La biotecnologia è però rimasta attiva, in attesa di ordini. Oltre a bloccare il segnale dei Leviatani, dobbiamo sovrascriverlo con un altro per riportare la biotecnologia sotto controllo e le persone alla normalità. »
« Stai per chiedermelo. » dichiarò Dasha rivolta ad Olivia, mentre attorno al tavolo gli altri discutevano.
« Già. »
« Ti odio. »
« Sai la novità. » - obiettò lei - « In ogni caso non sarà per me che lo farai.» e sapeva di aver ragione.
Alle spalle di Dasha, Isabella la scuoteva leggermente continuando a ripetere.
« Steve?!Steve?!Steve?!Steve?!Steve?! » sembrava una bambina capricciosa che voleva il suo giocattolo preferito.
Dasha alzò lo sguardo incrociando quello di Isabella « Potrei essere gelosa. Com'è non ti diverti? »
«  Dasha, magnifica. Steve, divertente! Steve come Spadino.» dichiarò il phantom è la baciò sulla punta del naso, indicando poi il suo cane che abbaiò felice. Olivia non poté evitare di sorridere al paragone tra suo fratello e il cane.
« Ok facciamolo. » esordì Dasha.
« Di che state parlando? » domandò Ashley.
 
Olivia si era messa in un angolo, faccia al muro. Sentiva il bisogno di un attimo di privacy. Tra gli sbalzi ormonali della gravidanza e le preoccupazioni odierne, si sentiva angosciata. Non aveva detto a nessuno del suo stato. I suoi genitori avevano troppe preoccupazioni.
Neanche sua nonna e Tali né erano state informate. Una donna incinta non era certo l’ideale per una missione a così alto rischio, ancora meno la cui gravidanza era a meta strada tra un miracolo e l’errore di laboratorio.
Quando rivide Arturus, fortunatamente aveva deciso di non dire ancora niente a sua madre. Lei litigò con il suo ragazzo e Vega perché tenessero il segreto. Non volevano che andasse.
Lei sapeva che doveva esserci per forza, anche per il solo fatto di controllare Dasha e Isabella. Erano una sua responsabilità, come Steve e i suoi genitori, altri avrebbero potuto fallire.
« Olivia, se va bene dovremmo un favore alla Weaver. » disse Ashley alle sue spalle
« Si. »
« Olivia... »
« Cosa c'è? »
« Non sono un soldato o un subordinato, sono tua madre. So che stai facendo del tuo meglio. Siamo sole adesso. »
« Mamma...non posso imbrogliarti.» Olivia si voltò piangente, abbracciandola.
L'avevano sempre giudicata la migliore, ma in fondo era solo una persona. La fiducia di tutti i suoi amici, della sua squadra, della famiglia la spingeva a dare il massimo. A volte era un peso che non sopportava.
Perfino suo fratello non l'aveva capita, quante volte le aveva detto che era il futuro della famiglia. Lei avrebbe preferito sentirsi dire che avrebbe diviso quel futuro con lui. Era sempre stata la migliore in tutto quello in cui si era cimentata, la vetta però era un posto solitario.
Sapeva di esserci arrivata per abilità proprie e perché i suoi cari la sorreggevano dal basso, lei avrebbe preferito stare in basso con loro. Ancora risentiva di quello che era successo, quando avevano attaccato la base principale del nemico.
I compagni abbandonati per il bene della missione, quelli che non erano riusciti a evacuare, aver perso Chrome, la morte di centinaia di grigi, forse civili, a causa delle radiazioni. Sensi di colpa con cui aveva dovuto convivere e che appena aveva condiviso con Arturus.
Lei era l'ufficiale al comando, non poteva mostrare debolezze, non importa che quella fosse una situazione privata. Erano lo stesso in missione, doveva dare l'esempio e essere un modello. Quanto avrebbe voluto sfogarsi veramente.
Alla fine, nella solitudine della camera si era fatta forza, alzandosi in piedi a gridare a se stessa « Smettila! Vuoi fermarti ogni volta che muore una persona? Alza la testa, primo tenente dell'Alleanza Olivia Williams Shepard!»
Erano certi che ci sarebbe riuscita, quale che fosse la missione. Quante angosce nascoste e smascherate. Se quell'enorme fiducia la spronava, dall'altro era una gabbia. Lei era solo una persona, aveva la sensazione che a volte lo dimenticassero.
Ashley le accarezzò la testa « Credo che di la siano pronti, ci racconterai quando questa brutta faccenda sarà finita. Va meglio? »
Olivia annuì e la madre aggiunse « Sei ingrassata? »l’aveva notato abbracciandola.
La figlia rimase in silenzio e lei non ci diede importanza.
 
Posizionarono Steve in una stanza appartata per sicurezza, appena fu in sua presenza « Che ronzio fastidioso. » mormorò la Weaver, anche Isabella parve avvertirlo ma erano le uniche.
Dasha prese la sfera in mano e l’attivò, perse conoscenza all’istante, Olivia la prese al volo, nel farlo le sue dita toccarono il globo di Woods mentre era in funzione.


*****


Ogni senso sparì, per Dasha fu come galleggiare in un mare freddo e scuro.
Li sentiva dentro la sua testa, deboli sussurri che non capiva. Cercò di ignorarli, ma i mormorii continuavano costanti e insidiosi. Sentiva i Leviatani chiamarla dalle profondità. I sussurri si fecero più seducenti, senza volerlo si concentrava sempre di più se quei suoni. Non sapeva come, era però certa che appena fosse riuscita a comprenderli perfettamente sarebbe stata persa.
Ebbe la sensazione che l'acqua di quel mare, l'afferrasse con centinaia di mani e la trascinasse in fondo. Non trovava in sé la forza di combattere. L'oscurità l'avvolse.
Perdeva senza aver dato battaglia. Era stata arrogante, in un controllo mentale la determinazione era tutto, pensando che le volontà di uomini di cui aveva assunto il controllo, in passato, l’avessero in qualche modo preparata. La forza che l’aveva sconfitta era senza paragoni.
Fuoco. Luce. Un vago sentore di luminescenza la raggiunse, guardò in quella direzione. Se quello era il cielo, fiamme lo avvolgevano. Avvertì una terza presenza, un'altra volontà entrava in quel campo di battaglia onirico.
Si sentì letteralmente strappare dal mare, verso la superficie. Percepì la pressione di un altro corpo, la coscienza tornare un poco.
Vide il suo soccorritore immerso, come lei, per metà nelle acque di quel mare, ma combatteva. Evitava di farsi trascinare, con una pistola attaccava il mare.
La sommità del suo capo era di vere fiamme, indosso la corazza N7 ma sulla schiena due paia d'ali infuocate.
« Olivia? » non sapeva nemmeno se aveva davvero parlato o no. La somiglianza e la sensazione che le trasmetteva non le lasciavano dubbi, non capiva solo come potesse essere lì.
Dasha guardò il mare, proprio sotto di loro, vide un’immensa ombra scura. Il Leviatano. Le fiamme avevano scacciato le tenebre rendendolo visibile. Ebbe la certezza che l'Olivia avrebbe perso. Il controllo di quegli esseri era troppo forte. Il mare proteggeva la bestia al suo interno.
Sapeva che gli aspetti della volontà prendevano tratti fisici in quell’universo fantastico, quella di Olivia si era manifestata come fuoco e luce. Tra se pensò che fosse più che appropriato.
Si concentrò, per vincere dovevano solo tagliare il suo controllo su Steve non sopraffarlo. Lei era fredda rabbia, decisione spietate, l’impassibile signora di Noveria e soprattutto l’idea di essere salvata da Olivia le dava i nervi.
Sentì una superficie dura, fredda e irregolare sotto di sé. Le forze tornarono, i mormorii cessarono. Guardandosi attorno vide un’isola di ghiaccio, in un mare in tempesta. All’interno di esso la sagoma del leviatano. Tutto svanì.
Lei e Olivia erano su un pavimento nero, Steve giaceva a qualche metro da loro. L'immensa ombra nera del Leviatano si mise in mezzo. Sembrò scrutarle un istante e scomparve. L'ambiente cominciò a dissolversi, sapevano di star tornando a un livello cosciente.


*****


Dasha si svegliò, facendo un grande sbadiglio. Isabella l'abbracciò. Olivia si destò sul letto accanto. Erano state svenute solo pochi istanti, avevano appena fatto in tempo a sdraiarle.
« Ho l'impressione che tu mi abbia salvata. » disse la Weaver.
« Non lo so, non ricordo niente. »
« Neppure io. Com'è che sei finita in mezzo? »
« Mentre svenivi, ti ho sorretto, ho toccato la sfera di Woods e…Dio santo, Steve? » domandò allarmata, adesso che la memoria tornava a funzionare dopo qualche istante d'intorpidimento.
« Vieni a vedere. » disse Ashley. Steve dormiva, sul suo corpo ogni traccia della biotecnologia era sparita. La sorella non riuscì a evitare qualche lacrima, i suoi genitori non si fecero problemi.
Olivia si allontanò cercando di non farsi vedere, raggiunse una stanza appartata e vomitò. Tutto il suo corpo fremeva, qualcosa non andava, aveva paura per sé e per il feto. La biotecnologia che aveva in corpo a contatto con la sfera di Woods aveva reagito, non sapeva quali potessero essere le conseguenze.
Stava per scivolare, poi qualcuno la sorresse. Stava per ringraziare Asiria, dovette correggersi « Grazie. » disse a Dasha e aggiunse « È un bene che mi abbia visto tu, gli altri si sarebbero preoccupati ma con te non corro questo rischio. » e si parò ben in piedi davanti a lei.
« Esatto, voglio portare a termine il lavoro e vincere la guerra. Se serve passando sul tuo corpo, pensandoci è un incentivo a proseguire. » rispose Dasha con uno sguardo di sfida negli occhi.
Olivia le fece il gesto del pollice verso « Sei un’illusa, tu andrai ko prima di me. »
Un vociare le fece voltare entrambe, Steve si era svegliato.
   
 
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