Faceva caldo lì sotto.
Ma, in fondo, cosa si può pretendere se si va in giro sotto ad un mantello
dell’invisibilità a fine Settembre...?
Harry Potter lo faceva spesso ormai, quasi tutte le notti, per scappare dalla
monotonia e dagli sguardi degli amici e, soprattutto, da quelli adoranti degli
ammiratori.
Dio quanto gli mancava la normalità; non che lui fosse mai stato normale, ma
gli mancavano davvero le tante occhiate sprezzanti da parte di chi non si
aspettava grandi cose da lui. Sguardi lanciati da gente che sperava in una sua
disfatta.
Ma ormai Voldemort era terra per i ceci (dal film “Sleepers”) e tutte le
occhiate ricevute da chi non lo poteva sopportare venivano subito sedate da uno
qualsiasi dei “protettori della Luce”.
Era una vita che non si faceva una scazzottata come si deve con qualcuno;
nessuno glielo permetteva.
Appena la gente capiva che si sarebbe messa male lo tirava fuori dalla mischia
poco prima che cominciassero a volare i primi pugni.
Morale della favola: non si era mai sentito più frustrato di così in tutta la
sua vita.
Era arrivato a dover fingere di andare a dormire la sera, per poi sgattaiolare
via non appena il russare di Ron e di Neville cominciava ad invadere la stanza.
E adesso era lì, come ogni notte. Non lo faceva apposta, semplicemente i suoi
piedi sceglievano la direzione da prendere e a lui non restava che adattarsi di
buon grado, anche se già sapeva quale sarebbe stata la meta da raggiungere.
Mirtilla ormai non si faceva più vedere in quel bagno, troppi brutti ricordi,
così diceva.
Alle due e mezza, tre di ogni notte Harry si ritrovava a fissare quel pezzo di
pavimento e riviveva i vari flashback di quel pomeriggio di parecchi mesi
prima: Malfoy, le sue lacrime, la sua disperazione, Malfoy, i suoi occhi
spalancati dalla consapevolezza, il dolore nelle sue iridi, gli incantesimi
volati da entrambe le bacchette, Malfoy che cerca di lanciargli una maledizione
senza perdono, lui che reagisce recitando quell’incantesimo del quale non conosceva
gli effetti, Malfoy che cade all’indietro, lo squarcio sul suo petto, il sangue
che schizza dal suo corpo.
Harry rabbrividì come succedeva ogni volta che i suoi ricordi arrivavano a quel
punto.
Alzò gli occhi aspettando di vedere il vuoto sul pavimento lasciato dal corpo
del suo rivale di sempre, ma così non fu, non stavolta.
Seduto sul pavimento, con la schiena poggiata sul muro alle proprie spalle,
giaceva un giovane dalle grigie iridi perse nel vuoto.
La sua camicia era tenuta chiusa giusta da un paio di bottoni, al di sotto di
essa si riusciva ad intravedere una lunga striscia bianca che divideva in due
il petto del ragazzo.
A Harry scappò un sussulto ed un gemito d’orrore quando si rese conto di essere
lui stesso l’artefice dello sfregio che deturpava il magnifico petto diafano
dell’altro.
A quel suono, il ragazzo seduto a terra, rialzò lo sguardo, allarmato.
Quando si rese conto di essere il solo essere visibile nel bagno strinse gli
occhi insoddisfatto, poi la comprensione ed infine il sussurro.
-Potter-
Non una domanda, ma una semplice constatazione.
Harry era come in trance, non sì rese conto di quello che stava facendo se non
a gesto ultimato. E quando il mantello cadde dalle sue spalle, rivelandone
l’esatta ubicazione, Harry non fece altro che continuare a fissare quelle iridi
di metallo che facevano scivolare lo sguardo dalla stoffa allo smeraldo
risiedente negli occhi dell’altro.
Rimasero con gli occhi incollati fino a che il moretto non interruppe il
contatto visivo per far scorrere il proprio sulla cicatrice del biondo, solo
dolore e rimpianto si poteva scorgere nelle sue iridi.
-Malfoy io non sapevo… non credevo che… Draco io…-
La voce strozzata, gli occhi lucidi. Dolore e rimpianto.
Draco fece scorrere una mano lungo tutto lo sfregio e poi si alzò, mantenendo
l’argento dei suoi occhi fisso in quello del moro, che non si perdeva neanche
una mossa del biondino.
Appena Draco fu in piedi dritto di fronte a lui, Harry non poté che muovere un
passo verso di lui, la bocca dischiusa.
Da quel momento in poi vi furono solo attimi e movimenti indefiniti.
Non si sa bene chi dei due fece la prima mossa, fatto sta che Draco si ritrovò
schiacciato contro al muro da un corpo solido e muscoloso, le mani a
stringere i capelli dell’altro, la bocca di Harry premuta dolcemente contro la
sua. E dopo niente più dolcezza, ma solo bocche aperte e lingue giuzzanti che
si strusciano tra di loro.
Draco gemette sotto quell’assalto direttamente nella bocca di Harry, che a quel
suono fece scattare i fianchi in avanti strusciando il bacino contro quello del
biondo.
Le mani di Harry si strinsero ancora più forte sui fianchi di Draco, mentre il
suo bacino continuava a muoversi come se fosse dotato di vita propria.
I fianchi di Draco scattavano ogni volta per incontrare le spinte del moro.
Harry lasciò per un attimo la bocca di quell’angelo biondo, scendendo verso il
suo collo attraverso una scia infuocata di morsetti e leccatine fugaci. Fino a
che non arrivò al tanto agognato collo prendendo tra i denti il pezzo di pelle
al di sotto dell’orecchio, leccando e succhiando, facendo gemere, urlare ed
ansimare Draco.
Una mano del moretto riuscì a farsi strada tra i loro corpi, staccando gli
ultimi bottoni rimasti attaccati alla camicia del biondino, per andare a
tracciare il lungo segno sul corpo di Draco, l’unico che gli appartenesse.
Poi la sua bocca tornò ad occuparsi di quella del ragazzo fremente tra le sue
braccia, che rispose al suo tocco tirando i capelli di Harry come se volesse
fondersi con lui.
Il calore liquido nei corpi dei due si espandeva ad ogni incontro delle loro
erezioni fino a che non esplosero, con due potenti urli strozzati. I ragazzi staccarono le
bocche l’una dall’altra strizzando gli occhi e lasciando andare la testa
all’indietro, venendo…venendo come mai avevano fatto prima d’allora.
-Draco-
-Harry-
Poco prima chi gli ultimi schizzi dei loro orgasmi lasciassero i membri dei
due, Draco sollevò la testa verso l’altro e gli morse la spalla sinistra
facendo singhiozzare Harry in preda alla passione.
Quando i loro ansiti spezzati cominciarono ad attenuarsi, Harry posò la propria
fronte contro quella di Draco e i due continuarono a fissarsi in silenzio
mentre i loro respiri tornavano piano piano normali.
Di nuovo non si seppe chi dei due prese l’iniziativa, ma le loro bocche
s’incontrarono, si sfiorarono. Poi i loro tocchi si fecero più decisi, fino a
che una delle due lingue non andò ad accarezzare il labbro inferiore dell’altro
facendoglielo schiudere, per poi intrufolarsi al di là di esso andando a
cercare la sua compagna di giochi, stuzzicandola con dei piccoli tocchi fugaci,
prima di abbandonarsi a quel bacio aspettato da tanto tempo.
Harry si sedette di scatto ancora affannato, rendendosi conto della luce che
passava dalle tende del suo baldacchino.
Crollò di nuovo sdraiato sul suo letto dicendosi che non era possibile, come
aveva potuto sognare di fare delle cose del genere con Malfoy?!
Si alzò con un sospiro e s’incamminò per andare in bagno.
Dopo la sua doccia mattutina uscì dalla cabina e si legò un’asciugamano in
vita.
Quando fu davanti allo specchio ed alzò gli occhi davanti al suo riflesso
trassalì guardando il livido che si andava espandendo sulla sua spalla
sinistra.
Toccandolo non poté far altro che continuare a guardarsi allo specchio mentre i
suoi occhi s’ingrandivano sempre di più.
Nel frattempo, giù nei sotteranei, un altro ragazzo stava con gli occhi
sbarrati seduto nel suo letto, una mano a coprire un succhiotto sotto
all’orecchio sinistro e l’altra stretta ad una camicia. Due bottoni staccati da
essa.
Un’impulso irrefrenabile sospinge i nostri cuori uno verso l’altro.
Ora la nostra storia può davvero considerarsi iniziata.
-Junjou Romantica 2-
Lo so che finisce un po’ alla “Piccoli Brividi”
ma questo è il risultato di un weekend a Genova, una notte insonne ed un
pacchetto di Chesterfield light.
Jayne