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Autore: elleonora    28/08/2016    1 recensioni
Virginia, da poco laureata in psicologia, decide di trascorrere l'estate in compagnia dei suoi amici di sempre. Una sera in discoteca vede un ragazzo dagli occhi ipnotici che la stregano, ma purtroppo viene trascinato via da un amico. Riuscirà la dolce Virginia a rivedere quegli smeraldi che tanto l'hanno colpita? Ma soprattutto, lui si sarà accorto di lei?
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago, Universitario
Capitoli:
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INASPETTATAMENTE_ cap.8

 



Non più – Capitolo 8

 

 

21 Gennaio.
 
Ore 15:34
 
 
V’s POV.
 
 
Matteo è vicino.
Così vicino.
Troppo vicino.
Troppo vicino da troppo tempo.
Troppo tempo perché io rimanga calma e tranquilla sotto il mio ombrellino blu.
Troppo tempo perché io non ci speri almeno un pochino.
Dovresti andare in autoanalisi Virginia, ti servirebbe.
Oh sì, lo so benissimo.
Matteo è qui ed è sotto al mio ombrellino blu, con me.
Per lo meno non c’è il diluvio di questa mattina. Anche se lui è talmente gentile e premuroso da lasciarmi più di metà spazio sotto l’ombrellino per rimanere all’asciutto e in aggiunta lo tiene lui.
E’ così dolce, così carino, così gentile, mi fa ridere e poi profuma di buono.
Non l’ho annusato ancora, ma lo so.
Insomma, certe cose si sanno e basta.
Matteo riesce a estrapolare quella sana e bella risata che arriva direttamente dal cuore, e la sensazione è triplicata quando ride lui, mi fa bene al cuore.
Virginia, cosa stai dicendo?
La verità, la triste e meravigliosa verità.
Riesce a farmi ridere, riesce a farmi sentire a mio agio, riesco ad essere me stessa quando sono con lui. E al suo fianco è come se tutto fosse così giusto.
Riesce a farmi sentire bene. E mettermi a mio agio. Non è una cosa da tutti, ne sono consapevole, soprattutto quando ti capitano delle cose inaspettate. Soprattutto se non sei preparato ad uscire con una persona che hai visto mezza volta e te la ritrovi lì così inaspettamente, all’improvviso, e sei praticamente obbligato da Marco ad uscire e portarla a pranzo.
Pensa Virginia, potrebbe addirittura avergli fatto piacere averti portata a pranzo.
Sì, giusto perché è una persona buona di cuore e adora fare beneficienza.
Grazie piccola vocina, tu sì che aiuti la mia autostima.
Anche se… Non mi ha fatto pesare nulla, è stato così perfetto lui. Poteva anche andare a pranzo per i fatti suoi, o con qualcun’altra. Eppure è rimasto con te.
Virginia lo sai che stai fantasticando?
Soprattutto sai che è qui a quasi venti centimetri da te?
Oh sì, ne sono davvero consapevole, soprattutto anche il mio corpo lo è.
E’ così vicino…
Ogni volta che mi guarda è come se mi scaldasse l’anima, o meglio è che mi scalda l’anima, mi fa proprio andare a fuoco. Anzi, le mie guance vanno a fuoco quasi ogni volta che i suoi meravigliosi occhi verde smeraldo incontrano i miei.
E io non ci posso fare nulla.
 
Per lo meno posso dare la colpa all’aria fredda sulla mia pelle bianca che rende più rosee le guance e il naso.
Magra, anzi magrissima consolazione, lo so.
Ma spero che lui non se ne accorga più di molto e che la reputi una cosa senza degna di nota.
Ormai è da più di mezz’ora che passeggiamo, chiacchieriamo, e ridiamo…
Sono davvero tentata ad afferrare l’ombrello dove lui lo impugna, prendere la sua mano, stringerla e intrecciare le sue dita così affusolate alle mie. Sarebbe una sensazione davvero fantastica. Solo al pensiero il mio stomaco fa le capriole!
E poi… Chissà cosa accadrebbe se mi abbracciasse, se mi stringesse a sé, se mi baciasse, se fossi in un letto sola con lui… Dio mio. Dev’essere davvero bravissimo in tutto quello che fa e io gli regalerei volentieri tutta me stessa. Virginia, ammetti che è il primo ragazzo che riesce a farti pensare a certe cose solo avendolo affianco sotto la pioggia. Oh sì, sotto la pioggia, sotto a un piumone, con lui…
 
Torno alla realtà in tempo zero quando due occhi meravigliosi si uniscono ai miei, Matteo arresta la sua tranquilla camminata e si ferma davanti a una delle librerie del centro, una delle mie librerie preferite.
Quasi imbarazzato mi chiede «Ti spiace se entriamo qui?»
Lo guardo e con un sorriso rispondo «Assolutamente no. Io adoro le librerie.» Non ho ancora ben capito da dove mi escano certe risposte con lui, ma rispondo in modo totalmente automatico. Non ho alcun filtro nel cervello e soprattutto mi sento audace. Audace nelle risposte perché nelle azioni, con i fatti, non potrei fare nulla. Non ne sarei davvero capace. Non riuscirei proprio.
Anche perché una buona fetta del mio cervello sa che lui ha una ragazza e io non posso mettermi in mezzo così improvvisamente. E soprattutto non c’entro nulla.
Perché no?
Perché ha una ragazza e non la tradirebbe mai.
Tu che ne sai?
Lo so e basta. Anche perché ti piacerebbe se fossi tu nei panni della super bionda e il tuo ragazzo portasse a pranzo un’altra ragazza?
Eh. No. Decisamente no.
Quindi contieniti, Virginia.
Oltre a contenerti, potresti addirittura iniziare a pensare positivo cercando delle possibili condizioni favorevoli per te stessa.
Come se ad esempio se la biondona e Matteo si lasciassero?
Oppure se non fossero più insieme?
Bhe, così sì che si ragione. In questo modo potrei anche avere la mia opportunità.
Chissà se si lascerebbe conquistare da me…
Forse.
Posso aggrapparmi solo a questo, a una semplice e piccola possibilità.
 
Già, forse.
 
 
M’s POV.
 
 
«Ti spiace se entriamo qui?»
 
Matteo, che immenso errore da dilettante, ti sei forse rincoglionito tutto d’un tratto? Possibile che appena vedi una libreria non capisci più nulla? Proprio a Virginia dovevi chiedere di entrare nel tuo tempio personale? Non ha mai portato nessuna ragazza in libreria e porti lei? Devo smetterla di fare le cose senza pensare. Magari non sopporta i libri, oppure non legge, non è affascinata dalle pagine dei libri come lo può essere uno studente di lettere. Oppure, potrebbe essere come il resto delle ragazze con le quali sei uscito precedentemente? Anche se… Il tuo istinto ti dice di no, vero Matteo?
Parli anche da solo, andiamo proprio bene. Però, almeno, ammetti a te stesso che ultimamente le ragazze te le cercavi col lanternino, soprattutto quelle che facevano parte della categoria “io non leggo”, “scherzi, leggere? Siamo forse nel XIX secolo?”, “al massimo potrei ascoltare un audiobook ma solo ed esclusivamente per addormentarmi”.
 
Lei mi guarda divertita e con una bellissima luce negli occhi dice «Assolutamente no. Io adoro le librerie.» Non sta scherzando, vero? Sto forse sognando? Per una volta forse il mio istinto non ha sbagliato, anzi ci ha preso in pieno! Non ci credo neanche io. Dio mio, questa ragazza è davvero perfetta! Matteo, forse sei tu che le hai sempre trovate strane tutte le altre? Come dire, un po’ superficiali, forse? Bhe sì, è possibile.
 
Mi apro automaticamente in un sorriso e le dico «Entriamo!» La faccio entrare per prima in quello che per me è un luogo sacro e chiudo il suo ombrello con delicatezza. Mh, meglio non romperlo, altrimenti c’è il rischio che io non stia ancora così vicino a lei… Una cosa strana che ho notato è che la sua presenza mi tranquillizza molto, è meraviglioso anche solo rimanere al suo fianco mentre sorride e soprattutto quando ride. Ogni volta che le sue labbra formano un sorriso, un qualcosa di meraviglioso succede ai suoi occhi, si illuminano, è un po’ come se lei sorridesse anche con gli occhi. Dio mio, se fosse mia.
«Devi comprare qualcosa in particolare oppure vuoi solo fare un giro?» chiede Virginia con aria curiosa.
«Ti dirò, avevo già in mente qualcosa…» oltre ovviamente al baciarti, prenderti, rapirti e portarti a casa mia per il resto dei tuoi giorni. Questo è comunque un qualcosa che voglio fare dalla prima volta che ti ho vista... Ma non credo che tu lo verrai mai a sapere. Chissà se si ricorda quella prima volta… Del resto, come potrebbe? Stava ballando con il suo ragazzo! Anche se… Magari prima che se ne vada riesco a chiederle se è occupata, se va tutto bene con lui oppure se le serve un fidanzato di riserva. Matteo ma ti senti? Sei quasi ridicolo. Ti stai persino proponendo come amante! Perché no? Potrei farle anche da cavia, se volesse, oppure propormi ad ore? Quando ha bisogno di me? Sei davvero patetico.
 
«Possiamo fare un giretto comunque, ti va?» mi chiede lei con un sorriso. Io di rimando posso solo annuire e sorridere come un perfetto ebete.
Virginia scorre con occhi attenti ogni scaffale, ogni mensola, ogni ripiano, ogni pigna di libri, cammina lentamente e con grazia, si ferma, sfiora i libri con la punta del dito indice ed è così delicata nei movimenti, così aggraziata e ha un’aria decisamente raggiante. E’ una ragazza che sorride spesso ed è anche simpatica, anzi, vi dirò, molto simpatica. Riesce a farmi ridere con naturalezza ed è una bellissima sensazione. Riesce a mettermi completamente a mio agio e con le altre ragazze non è mai successo; generalmente ero sempre sulle spine, sempre come se loro mi dovessero dimostrare di essere perfette. Ma lei… Lei non deve dimostrare nulla. E’ semplicemente così come si fa vedere. Un dubbio attraversa l’anticamera del mio cervello: forse è perché lei è psicologa? Merda, non ci avevi pensato, vero Matteo? E’ senza alcun dubbio portata per fare la psicologa, mi farei persino analizzare da lei… Ti faresti fare qualsiasi cosa da lei. Ehm, sì, è vero anche questo. Però ha senza alcun dubbio un dono, riesco a percepire che ama quello che fa.
Tornando alla piacevolissima realtà, è pura poesia poterla ammirare tra i libri di una libreria. E sì, è una mia pura fantasia e piacere personale. Ora smettila Matteo, cerca quel dannato libro prima che tu ti metta ulteriormente in ridicolo.
 
Usciamo dalla libreria, apro il suo ombrellino blu, l’aspetto fuori ed eccola vicino a me. E’ così giusto che sia qui al mio fianco. Vorrei che fosse addirittura più vicina, che si stringesse a me, che si scaldasse con un mio abbraccio… Ha le guance e quel meraviglioso naso lievemente arrossati, lo sbalzo climatico dal caldo del negozio al freddo dell’esterno le ha provocato questo; le dona un aspetto delizioso. Abbiamo comprato un libro ciascuno, avrei voluto regalarglielo io ma, mi sembrava decisamente eccessivo, dopotutto non sono nessuno per comprarle un libro, avrei potuto lo so. Matteo per favore, basta farti pippe mentali: le hai offerto il pranzo, magari le offri anche il caffè dopo quindi, basta preoccupazioni!
 
«Allora dimmi Matteo, che cosa studi di preciso alla facoltà di lettere?» mi chiede Virginia poco dopo. Posso essere più cretino? Non le ho chiesto neanche di parlarmi dei suoi studi e della sua università anche perché so molto bene quello che fa, peccato che lei non lo sappia.
«Sono all’ultimo anno della specialistica in lettere. Sto facendo letterature europee e americane.» dico con aria molto fiera.
«Interessante…» dice lei con aria lievemente assorta.
«Tu invece? So che sei psicologa.» bravo Matteo, fai anche la figura dello stalker oltre a quella di Capitan Ovvio.
«Sì? Davvero?» chiede Virginia con aria stupita, annuisco con un cenno e lei prosegue «Ho iniziato quest’anno la magistrale in psicologia clinica.»
Cavolo. Internami, psicoanalizzami, ti prego, ti prego, ti prego. Fammi qualsiasi cosa. Matteo, respira e calmati.
«Devi essere davvero bravissima!» esclamo io con un sorriso.
«Assolutamente no! Sono una studentessa normale!» dice lei ridendo.
Tu? Normale? No, al massimo puoi essere meravigliosamente normale.
«Chissà perché, ma non ti credo!» le dico prendendola in giro.
 
Passiamo altro tempo passeggiando per le vie del centro, parlando molto e guardando le vetrine dei negozi. Ogni volta che lei sorride mi piacerebbe stringerla, abbracciarla, baciarla. Questi istinti li ho praticamente sempre, anche quando cammina o respira, ma devo cercare di contenermi. Sembro un tredicenne in preda a scompensi ormonali.
 
«Non mi è mai capitato di parlare così tanto, sono davvero logorroico, scusami.» le dico così, dal nulla. A volte vorrei poter avere un filtro nell’encefalo che mi evita di parlare a sproposito.
«Ma va, figurati!» dice lei sorridendo con quelle labbra che vorrei baciare.
«Sei così brava ad ascoltare!» bravo Matteo, scavati una bella fossa con le tue mani, soprattutto continua a dire ovvietà a una psicologa.
«Bhe, vedi…» inizia lei quasi imbarazzata «E’ quello che faccio, sarà il mio lavoro e mi piace ascoltare le persone.»
Vedi Matteo? Non c’è nulla di speciale nel trattamento che sta riservando a te. E’ gentile e ti ascolta solo perché è fatta così. Smettila di farti viaggi mentali inutili.
 
Di nuovo quella dolce melodia che proviene dal cellulare di Virginia richiama la mia attenzione.
«Scusami ancora un attimo…» dice lei.
 
Ecco, ci siamo. Sarà sicuramente il suo ragazzo. Dubito che sua madre la richiami un’altra volta.
Posso essere in ansia per una telefonata?
Posso esserlo sì.
Merda, un completo cretino, ecco cosa sono.
 
 
 
V’s POV.
 
 
Il mio telefono squilla ancora.
Davvero mortificata guardo Matteo e dico «Scusami ancora un attimo…»
Dovranno fargli un’aureola a quel ragazzo.
Forza Virginia, rispondi.
Al tre. Uno. Due. Tre.
«Pronto?»
«Tesoro ciao, mi sono ricordata solo ora che devo andare in palestra tra mezz’ora» mia madre che mi chiama e inizia a dire cose senza respirare, tipico di lei. «Stai fuori con Matteo e divertiti.» Come? Cosa? Un attimo. Lei come fa a sapere certe cose? Come fa a sapere che sono fuori con Matteo?
Sconvolta le chiedo «Mamma? Come fai a sapere questo?»
Chiaramente orgogliosa risponde con aria misteriosa «Ho i miei informatori!»
«Non scherzare.» le dico cercando di essere il più seria possibile.
«Uffa non ti si può nascondere nulla, Vi.» ogni tanto sembro io la madre e lei la figlia.
«Mamma…» le dico quasi spazientita.
«Prima ha chiamato Marco a casa chiedendo se fossi già rientrata oppure se eri ancora fuori con quel bel ragazzo…» spiega lei tranquilla.
«Rose…» adoro chiamarla così, con questo nomignolo, Rossella non le piace molto.
«Tesoro, fai bene ad uscire e passare finalmente un po’ di tempo con i ragazzi. Vado ora, ciao tesoro.» Su quel “finalmente” c’era molta enfasi, troppa.
«Ciao mamma» e chiude la conversazione.
 
Mia madre prima o poi mi farà impazzire, in più, ci si mette Marco, come ciliegina sulla torta, che chiama a casa rivelando particolari sulle mie “uscite non programmate”. A casa mi aspetterà il terzo grado, come minimo.
Guardo sconsolata Matteo che ha un’aria mista tra quella soddisfatta e quella decisamente divertita.
«Scusami ancora. Quella donna mi farà impazzire.» dico stringendomi nelle spalle. Lui ride ma non dice nulla. Mi avrà preso per pazza, quasi sicuramente.
Dato che non sono più impegnata con l’appuntamento con mia madre, forse potrei passare ancora un po’ di tempo con lui…
Senza pensarci gli comunico con una smorfia divertita «Niente cioccolata con mamma, se ne va in palestra!»
Mi perdo in quegli occhi verdi e lui dice «Vuoi…?» pausa, perché fa una pausa? Voglio cosa? «Che ne dici se la cioccolata la prendi con me? Sai, avrei ancora un po’ di fame…» Che cosa ha detto? Mi porta anche a prendere la cioccolata? Quasi quasi, io me lo sposo!
«Se non hai da fare…» gli dico sorridendo e pregustandomi già il tempo in sua compagnia.
«Non ora.» sussurra lui quasi impercettibilmente.
Ovviamente avrà pur una vita, per un giorno si possono fare delle eccezioni e va bene, ma avrà delle cose da fare, e soprattutto avrà una ragazza che l’aspetta a braccia aperte.
Sorridente come se non avessi pensieri, lo guardo e gli chiedo «Allora, dove mi porti?»
Merda, mi pento un nanosecondo dopo aver pronunciato queste parole. Sempre una frase troppo personale, quasi come se fossi la sua ragazza.
Ma tu vorresti essere la sua ragazza.
Vorrei davvero, ma non posso.
Lui mi sorride e risponde «In un posto da favola, signorina.»
Casa tua? Virginia, le due paroline per fortuna non hanno raggiunto le corde vocali, un punto per te.
Dio mio, mi sembra di conoscerlo così bene, sembra che questa non sia la prima volta che usciamo insieme ed è tutto così… Perfetto?
Lui sarebbe davvero perfetto per me.
Peccato che io non lo sia per lui.
 
«Che cosa vi porto di buono ragazzi?» chiede la giovane cameriera di una bellissima e antichissima pasticceria del centro. Tutti i bei posti li conosce lui? Ha un dono particolare di conoscere ogni luogo splendido? Questa parte della città per me è un mistero, la conosco a grandi linee ma ammetto che non è per niente male scoprirla sotto la pioggia, soprattutto con Matteo.
Prima che io possa dire qualcosa Matteo prende la parola «Due delle vostre cioccolate con panna, grazie.»
La cameriera si è leggermente incantata a guardare gli occhi di Matteo, e la sua voce evidentemente riesce ad infatuare anche le altre ragazze, non solo me. Per lo meno, mi consolo, non sono l’unica.
La ragazza impiega una frazione di secondo a ricomporsi e dire con enfasi un «Arrivano subito!» e mi lancia un’occhiata della serie “perché questo schifo è qua con lui?” e se ne va. Eh, non so perché lo schifo in questione, quindi me stessa, sia qui con uno splendore con gli occhi verde smeraldo. L’unica motivazione plausibile che mi viene in mente è la fame.
«Scusami.» dice Matteo «Non ti ho neanche chiesto se ti piace la panna, ho ordinato e basta.»
Oh sì, tu non puoi capire quanto mi piaccia,
Avrei in mente anche altro… Virginia contieniti. Per favore.
«Sì, va benissimo.» gli rispondo tentando di non arrossire.
 
La cioccolata con panna era da infarto. Letteralmente da infarto. Cioccolato ottimo, densità perfetta, e la panna era così buona… Non quella solita panna spray che fanno in certi posti, questa era quella della pasticceria che mettono nelle torte.
Una favola... L’aveva detto Matteo. O meglio, forse dovrei dire fiaba.
Una fiaba averla mangiata con lui, una fiaba che lui successivamente abbia ordinato dei pasticcini meravigliosi e davvero buonissimi per noi due, una fiaba lui. Lui è la mia fiaba per oggi.
Siamo usciti dalla pasticceria e mi ha tenuto un’altra volta la porta d’ingresso, anche se il diluvio è terminato e ora c’è solo una fine pioggerellina lui ha aperto comunque il mio ombrello. E’ davvero un gentiluomo, nulla da obbiettare.
Se una sconosciuta la tratta in questo modo non oso immaginare quanto possa essere fortunata la sua ragazza, deve farla sentire una regina.
A proposito di ragazza, non ha accennato a nulla.
Abbiamo parlato sì di tantissime cose, ma non di storie d’amore e fidanzate o ragazzi vari. Ci fermiamo davanti a una vetrina piena di fiori e orchidee bellissime.
Matteo dà un’occhiata all’orologio al suo polso…
Ecco, signore e signori, il viaggio siamo arrivati a destinazione.
Ci siamo.
Deve andare via, deve andare dalla sua ragazza.
E’ tutto il pomeriggio che non la sente, non una chiamata né un messaggio. Devono avere per forza un appuntamento.
 
Mi guarda negli occhi e con un’aria imbarazzata inizia il discorso «Virginia, scusami…» Bene, ora che faccio? Lo incateno qui e me lo porto a casa? Lo tengo prigioniero per il resto della notte? Mi metto a piangere davanti a lui?
So quello che sta per dire, lo so già. «Dimmi tutto.» è l’unica cosa che riesco a pronunciare.
«Ecco, io, avrei un impegno tra poco e... Devo scappare.» furbo il ragazzo, lo chiama impegno, non “appuntamento con la fidanzata”. Lo lascio proseguire senza dire nulla, continuando però a perdermi in quegli occhi. «Mi dispiace, così tanto. Poco distante da qui c’è una fermata dell’autobus che devo prendere…» e lascia morire il discorso così. E io mi sento un po’ morire. 
Devo rispondergli qualcosa, cero di non farmi venire gli occhi lucidi ma è un’ardua impresa. Simula Virginia, simula. «Nessun problema.» dico con un mezzo sorriso «Ti accompagno, almeno non prendi l’acqua...»
Almeno questo posso farlo, lo posso accompagnare e stare con lui ancora per qualche minuto.
Peccato, il tempo è davvero volato e lui sembra quasi dispiaciuto.
Sì certo, come no.
Credici.
 
Virginia raccogli quei piccoli pezzi di te stessa, hai presente quei pochi che avevano un po’ di speranza e mettili insieme.
Ma poi, speranza di cosa? Che passasse altro tempo con me?
Dio mio, ha trascorso molto, troppo tempo con una sconosciuta e ora dovrà pur andare da qualche parte. Con qualcuna.
 
Quindi Virginia conserva nel tuo cuore questa meravigliosa giornata, anche se è solo un pomeriggio e basta.
Richiudi il tuo cuore, perché l’hai aperto durante queste ore.
Riesci persino a rendertene conto del male che fa il fatto che lui se ne debba andare.
Anche se fa più male sapere che non lo rivedrai mai più
Chiudi bene il tuo cuore.
Non voglio più farmi male.
Non ne ho più voglia.
Non voglio più illudermi.
Non voglio più aprire il mio cuore.
 
Non più dopo oggi.
Non più.
 
 
 
**

Buona sera a tutti e spero che abbiate trascorso delle ottime vacanze. Chiedo venia per gli aggiornamenti sporadici dell’ultimo periodo, ma le vacanze sono proprio così. Un po’ frenetiche. Spero, d’ora in avanti di essere più costante nell’editing.
 
Avevo in mente mille idee per questo capitolo, doveva terminare in un modo, ma è terminato in un altro. Il primo capitolo che non ha una canzone come titolo e non ha una canzone al suo interno, tutto questo perché il capitolo otto doveva terminare con la fine del 21 di gennaio. Ma non è finito, quindi il capitolo otto si intitola “Non più”. E credo che leggendo e arrivando alla fine si possa capire il suo significato. Virginia ha aperto il suo cuore, volente o nolente, a questo magnifico gentiluomo che è Matteo. Matteo dal canto suo è affascinato in un modo allucinante da Virginia. Come sempre io scrivo e descrivo molto i loro pensieri, le loro sensazioni… Spero che siano arrivate. Lo spero tanto. E’ stato un po’ difficile riscrivere questo capitolo perché è proprio difficile aprire il cuore dopo tante delusioni e tante cose che succedono. Chissà come andrà a finire!
 
Altro da dire? Sì, volevo ringraziavi, tutti tuttissimi perché leggete questa storia. Per me vuole dire davvero tantissimo. Grazie davvero perché sprecate un po’ del vostro tempo leggendo la loro storia. Grazie mille e ancora grazie. Non smetterò mai di ringraziarvi. Grazie davvero a tutti. Vi lascio in attesa del capitolo nove e vi abbraccio!
 
E.

 

 

   
 
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