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Autore: BIlL_y    29/08/2016    3 recensioni
La Sorte ha un senso dell’umorismo davvero crudele, su questo Dean non aveva mai avuto dubbi.
Ma questo era troppo, anche per i suoi standard.

Introspettiva di Dean durante la 7x17.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Castiel, Dean Winchester, Meg Masters, Sam Winchester
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Settima stagione
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Un infinito grazie a ChevyDestiel67 che si è sacrificata per farmi da beta <3

 
La Sorte ha un senso dell’umorismo davvero crudele, su questo Dean non aveva mai avuto dubbi. Tentare di ucciderla (o qualsiasi cosa avesse fatto Cas) sicuramente non l’aveva resa più benevola nei loro confronti… Ma questo era troppo, anche per i suoi standard.
Negli ultimi anni aveva perso più di quanto credesse di avere. Stava appena venendo a patti con il senso di colpa per la morte di Ellen e Jo, quando aveva perso Sam… Salvo poi ritrovarlo, ed era quasi stato peggio. Da lì, era stato un crollo continuo: Rufus, Samuel (non che non se lo meritasse, ma insomma…), Lisa e Ben. E poi Bobby. L’ironia di sentirsi orfani per tre volte nella stessa vita.
In mezzo a tutto questo, c’era stato Castiel. La sua scomparsa aveva avuto un sapore molto più acre delle altre, perché inacidita da un tradimento lungo mesi, che l’aveva addirittura portato a fare del male a suo fratello. A Sam, dannazione. Come aveva anche solo potuto pensare di fargli una cosa del genere? Di destinarlo ad una vita peggiore della morte?
Eppure, quando era apparso, insanguinato, ferito e distrutto, Dean non aveva esitato nemmeno un istante. E non perché il mondo fosse in pericolo (non solo, ma insomma, quando mai non lo era?), ma perché Cas era famiglia, e la famiglia, per il maggiore dei Winchester, veniva prima di tutto. Anche prima dei tradimenti, in certi casi.
Non aveva forse già fatto lo stesso per Sam? Il suo Sammy, il suo lume della ragione per tutta una vita. Che gli aveva voltato le spalle per un fottutissimo demone, finendo per liberare quello stramaledetto Diavolo che ora gli stava distruggendo il cervello. Ironia della sorte del cazzo, di nuovo.
Sam lo aveva ferito – lo aveva letteralmente preso a botte, rifiutato, rinnegato, e non era tornato in sé fin quando non si era reso conto della cazzata che aveva fatto. Eppure, Dean lo aveva perdonato. C’era voluto del tempo, ma alla fine, tra uno scontro e l’altro, aveva ricominciato a fidarsi di suo fratello.
Con Cas, a quanto pareva, la storia si era ripetuta. Cas che era apparso proprio nel periodo buio di Sam, quando più che mai aveva bisogno di un supporto… E di un amico. Cas che per lui e con lui si era ribellato, aveva voltato le spalle all’intero Paradiso e aveva combattuto per cambiare una storia scritta da millenni. Cas, che sembrava troppo divino per fare cose stupide, ed era invece diventato così umano da commettere una cazzata grossa quanto le loro. Era riuscito a trasformarsi in un Winchester a tutti gli effetti.
 
Su tutto questo, Dean aveva rimuginato a lungo dopo la dipartita dell’angelo, nelle lunghe ore di guida – finché Sam riusciva ancora a dormire, ovvio. Non era arrivato ad una vera conclusione, in realtà; quando Cas gli aveva chiesto perdono, la ferita del rifiuto era ancora troppo fresca per poterci passare sopra: gli aveva detto di considerarlo un fratello, e l’angelo sapeva quanto fosse importante una frase del genere, detta da Dean… Eppure gli aveva voltato le spalle comunque. Assolverlo post mortem, soltanto per non sentirsi in colpa, era invece sembrato a Dean sbagliato e troppo facile. Così, nello stomaco gli era rimasto un grosso nodo fatto di amarezza e questioni irrisolte, che di tanto in tanto tornavano ad assillarlo nei sogni, sotto la forma di un paio d’occhi blu pentiti e supplicanti. E se Sam non fosse stato occupato a non cedere terreno ai propri, di demoni interiori, probabilmente se ne sarebbe accorto.
Ed ora, direttamente dai suoi incubi, si ritrovava a fissare esattamente quel paio d’occhi blu.
Forse fu lo shock ad impedirgli di andare fuori di testa: come un automa, seguì Cas Emmanuel all’interno della casa, rispondendo alle sue domande nella maniera più neutra possibile. Si riscosse solo quando gli venne chiesto per quale motivo fosse lì: Sam. Era Sam la questione importante, ora, la persona da salvare. Per tutto il resto ci sarebbe stato tempo.
E non perché Cas non meritasse la verità – ripeté Dean a se stesso, mentre l’angelo raccontava la sua storia, rispondendo senza saperlo ai suoi interrogativi; solo che non aveva idea di cosa aspettarsi. Sarebbe potuto scappare, in preda ai sensi di colpa o a delle rinnovate idee megalomani; si sarebbe potuto rifiutare di aiutarlo. E Dean non aveva tempo per i dubbi, perché Sam non ne aveva.
Tuttavia, senza nemmeno rendersene conto, quando furono soli in macchina il cacciatore si ritrovò a parlare, finendo per aprirsi con l’angelo come non era riuscito nemmeno con suo fratello. Un po’ si odiò, per questo: avrebbe dovuto detestare Cas, eppure era ancora l’unico con cui riusciva a parlare liberamente. Quel “profondo legame” di cui aveva parlato l’angelo una volta non si era sciolto, nonostante tutto.
Dannazione a lui. Ora aveva pure voglia di abbracciarlo.
 
L’idillio, chiaramente, non poteva durare: Cas attirava guai (e demoni) pure da morto, e Dean si ritrovò costretto a stringere l’ennesima alleanza scomoda con Meg, che non perse occasione per punzecchiare Emmanuel. Rispondere a tono non bastò, non quando avere qualcuno che distruggeva demoni col semplice tocco delle mani sarebbe tornato particolarmente utile. E Cas poteva pure aver perso la memoria, ma non era un idiota totale: quando la chiese, Meg gli sbatté la verità in faccia, e Dean fu costretto ad aiutarla, cercando di colmare i vuoti che lei lasciava.
-Am I Cas?*
Dean non trovò una risposta, ma l’angelo capì ugualmente. Andò, esorcizzò i demoni, e quando lo raggiunsero era di nuovo, interamente Castiel.
Un Castiel distrutto, pieno di sensi di colpa e che, esattamente come Dean aveva previsto, tentò di scappare. E forse non volò via solo perché stava ancora realizzando ciò che era.
Dean lo inseguì, perché Sam aveva bisogno di lui… E non era il solo, dannazione. Non lo avrebbe mai ammesso, ma ora che l’aveva ritrovato, col cazzo che avrebbe permesso a quel fottuto pennuto di sparire di nuovo. Non poteva abbandonarlo un’altra volta, almeno questo glielo doveva.
Avrebbe voluto dirgli tutto questo, davvero… Ma era Sam quello che ci sapeva fare con le parole, non lui. Dean faceva schifo coi sentimenti, soprattutto a voce, ma almeno quella volta sapeva come dimostrarli.
Riconsegnò il trench a Cas.
Lo fece perché l’angelo ne aveva bisogno, perché era il suo modo di perdonarlo senza doverlo esprimere a parole… E perché altrimenti che diavolo se lo sarebbe portato dietro a fare tutti quei mesi, spostandolo da portabagagli a portabagagli sotto lo sguardo comprensivo di Sam? Non certo per sentirlo vicino, sperando che bastasse a riportarlo indietro, un po’ come con la fiaschetta di Bobby; non era mica così sentimentale!
Cas lo prese, ma un trench era un trench, e non faceva miracoli: il muro era ormai polvere, la mente di Sam poltiglia, e nemmeno un angelo poteva sistemare quel disastro.
Dean si sentì svuotato, perduto: aveva ritrovato un fratello solo per perderne un altro. L’aveva già detto, che gli scherzi del destino non facevano ridere?
Poi, dal nulla, qualcosa cambiò: non ebbe tempo di realizzare, né di pensare, né di fare nulla. In un attimo, Cas si era seduto al fianco di Sam, si era scusato ed aveva fatto… Qualcosa. Non ci volle molto per capire, in realtà: Cas si era preso tutta la merda che il giovane Winchester aveva nel cervello, sacrificando la propria sanità mentale per restituirla a Sam. Per l’ennesima volta, li aveva salvati.
Dopo questo, abbandonarlo in un manicomio non sembrava un ringraziamento opportuno, ma, davvero, cos’altro avrebbe potuto fare?
Nei giorni che Sam aveva impiegato a rimettersi, Cas non era minimamente migliorato: non aveva bisogno di dormire, certo, quindi non rischiava di morire… Ma era un angelo. Un angelo che si sentiva terribilmente in colpa e fin troppo simile a quello che ora abitava la sua mente. Dean aveva il terribile presentimento che da quella situazione non sarebbe uscito nulla di buono (quando mai, d’altronde?), ma al momento lasciarlo in un luogo protetto era tutto ciò che poteva fare.
Diavolo, aveva lasciato un fottuto demone, per di più leale a Lucifero, a fare da guardia a Cas: non rendeva abbastanza l’idea di quanto fosse disperato?
“Risolveremo tutto” fu il nuovo/vecchio mantra di Dean. “I Leviatani, Lucifero, Castiel: tutto.”
Lui era Dean Winchester e loro erano una sua responsabilità: avrebbe fatto tutto ciò che era necessario.





(*)Ho preferito lasciare la battuta originale in inglese, poiché mi sembrava più incisiva.
  
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