Titolo: Chi litiga con il muro, si rompe la testa
(prima o poi)
Personaggi: Aries Mü, Virgo Shaka
Contesto: Santuario, post-Hades con Gold Saint vivi
Prompt: Stufa a pallet
Sentimento
Dominante: Calore
La neve cadeva candida e leggera sul Santuario di Athena; il
grigiore del cielo si miscelava amabilmente con il bianco che ricopriva
leggiadro le rocce e colonne di marmo. La scalinata delle Dodici Case era nascosta
da una coperta immacolata, segno che nessuno aveva osato uscire all’aperto ed
esporsi al freddo pungente, preferendo passare quella giornata al calduccio
della propria casetta. Tuttavia ovunque si vada si trova sempre l’eccezione
alla regola, ed (infatti) ecco che il tappeto di neve venne profanato da un
passo di sandalo ed un fruscio di mantello interruppe il silenzio perfetto dei
fiocchi cadenti. Una figura si aggirava nel Santuario e si stava dirigendo a
passo spedito verso la Casa più lontana di tutte. Virgo Shaka stava venendo
meno a tutti i suoi principi, ma non poteva fare a meno di lei. Non da quando Mü gliel’aveva fatta incontrare così, per caso,
in un pomeriggio di fine autunno alla Prima Casa. Ed era lì che la Vergine si
stava dirigendo, per lei, e per i
brividi che gli procurava.
Non gli importava del freddo che gli sfregiava il viso e la
pelle abituata al caldo e al Sole, no, la sua priorità era giungere da lei, che sicuramente era in compagnia di
Mü, e lo stavano aspettando. Non ce la faceva a sapere che l’Ariete era da solo
con quella magnifica creatura, ed accelerò il passo affinché non accadesse ciò
che l’indiano temeva più di qualunque cosa al mondo. Arrivò trafelato alla Casa
del Montone Bianco e con passo sicuro si diresse verso le stanze private,
invitato dal gentile Cosmo che aleggiava in quelle calde mura di marmo. Come
raggiunse in soggiorno, appoggiò il mantello e si diresse verso Mü che (cosi
sembrava) lo stava aspettando; un cuscino era stato posto acconto a lui e di
fronte a lei.
Oh, come la vide, Shaka si sciolse, così come notò che il
tibetano, alzatosi poco prima, gli poggiò una coperta calda sulle spalle
infreddolite per poi porgerli una tazza di thè caldo. Quello era il paradiso,
il Nirvana. Essere al riparo dal freddo, con la persona amata e l’angelo che
aveva reso possibile tale ed irrealizzabile sogno. Si accoccolò maggiormente
nelle coltri per poter godere meglio del calore che la coperta gli regalava
alla pelle, gustò con studiata lentezza il thè che gli scaldava le membra e si
godette appieno il calore che quella presenza gli donava scaldandogli il cuore.
Quel tepore gli fece nascere un delicato sorriso beato.
Altro che Athena e Divinità; quella stufa a pallet aveva compiuto un vero e proprio miracolo. Ed ora
era tutto per lui. Già: quel
marchingegno aveva permesso a Virgo Shaka di creare una situazione ideale.
Erano solo con lui, seduto di fianco
a lui, con le spalle avvolte nelle
coperte che si sfioravano e con la neve che cadeva fuori dalla finestra. Una
perfetta situazione. Ora non restava che dirglielo; ovvero la parte difficile e
complicata che avrebbe potuto creare una spiacevole incrinatura…
«Fa abbastanza caldo?»
Solo allora Shaka si accorse che Mü lo stava guardando con
un dolce sorriso sulle labbra. Ecco il momento: il Saint di Virgo rimase in
contemplazione di quel volto, per poi prendere il coraggio a due mani e fare un
profondo e pesante sospiro. Eccoci all’epilogo; ora glielo avrebbe detto e
avrebbe aspettato la reazione dell’amato (ancora inconsapevole del suo ruolo di
amato). Sperava con tutta l’anima che il tibetano accettasse ciò che sentiva, o
che massimo, se lo avesse rifiutato, gli permettesse comunque di restare in
buoni rapporti di amicizia, ma non riusciva a staccarsi dalla mente il pensiero
che questi potesse reagire in maniera disgustata, disprezzandolo e ferendolo
nel profondo. Aveva immaginato tante volte quel momento ma finalmente si
sarebbe dichiarato al quel ragazzo dal dolce sorriso…
«Oh, perdonami; non volevo distrarti dalla tua meditazione.
Non preoccuparti; ho delle riparazioni da fare e lavorerò nell’atrio affinché
il battere dello scalpello non abbia a crearti fastidio. Resta pure al caldo e
non pensare a me; nel Jamir fa molto più freddo.»
Crack!
Qualcosa si spezzò nell’animo di Virgo Shaka. Quella stessa
cosa che si era infranta il giorno prima, quello prima ancora ed anche la
settimana, per non dire il mese prima. Ancora?!
Alla Vergine non restò che annuire ad osservare la figura di
spalle che si allontanava verso il corridoio di comunicazione. L’indiano si
volse ed iniziò a meditare.
Però… bel seder-ehm… e
dire che questa volta c’ero così vicino… Mü, non immagini quanto adori il tuo
volto ed il tuo modo sempre gentile e premuroso, però quella tua testa potrebbe
essere usata benissimo come “ariete d’assedio” !!!
Vabbè, non si sarebbe fatto arrestare da così poco… anche se
era dall’inizio dell’inverno che tentava di dirglielo… e tra qualche giorno
sarebbe stato il compleanno di Mü…
Angolo
dell’Autrice:
Beh, questa
era la storia che ha dato inizio a tutto, ma dato che volevo postarla per
l’arrivo della nuova stufa a pallet, decisi di aspettare a scriverla… ma è da
quasi due mesi che quei bastardoni avrebbero dovuto portarla, così come l’anima
del camino, ma mentre vi sto scrivendo nessuno li ha ancora visti. E non mi
riferisco ad Odisseo!!!
Comunque
Shaka ci prova, ci prova a farsi coraggio e dire quello che sente, ma già gli è
difficile intrattenere un normale discorso sui sentimenti, figurarsi se quei
sentimenti sono i suoi e verso una persona a cui tiene. Per quanto ami la
ShakaMü, questa raccolta non è una Lemon o Shonen-ai, quindi ho dovuto (e
voluto) buttarla sul ridere. Spero di esserci riuscita. E comunque ammetto che
una banale stufa a pallet è stata più utile di Eros!!!
Per il
proverbio, beh, parla da solo. Mü sarà saggio ma va in giro con il paraocchi
per certe cose, ovvero è come un muro; e Shaka ci sta litigando (a modo suo) da
tempo. Vedremo chi dei due si spezzerà per primo.
P. S.: Mü compie
gli anni il 27 marzo, cioè a primavera iniziata. =)
P. P. S.:
l’ariete d’assedio è quell’arma (a forma di testa d’ariete) che veniva usata
nel Medioevo ed, appunto, negli assedi delle città per sfondare le porte
rinforzate.
Questa
storiella è stata scritta il 28 gennaio 2016.