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Autore: AuraNera_    30/08/2016    3 recensioni
I Pokémon Leggendari non possono scomparire. I Guardiani devono salvaguardarli. Ma il prezzo potrebbe essere troppo alto.
Dal capitolo uno:
“Tutto in me è bianco. Bianca la pelle. Bianchi i capelli. Bianche i vestiti che indosso. Solo i miei occhi interrompono il monocrome che mi compone. Il bianco è un colore vuoto, per questo mi caratterizza. Ma, come un foglio bianco, spero che anche la mia anima venga colorata con nuove emozioni derivanti da questo viaggio. Un viaggio che mi porterà lontano. Mi chiamo Ayumi Sato. E sono la prima guardiana delle leggende.”
Genere: Avventura | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: Missing Moments, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Videogioco
Capitoli:
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Capitolo 39 – Un Passo Avanti

 

_Paradiso Parallelo_

 
“Che cosa significa quello che ho visto?” chiese Anneke al suo Leggendario. Dialga ricambiò lo sguardo e scosse la testa.
“Qualcosa è cambiato nel futuro. E da quello che ho capito questo cambiamento è dovuto alla situazione che abbiamo risolto” borbottò quello, scuro in volto.
“Come è possibile? È successo solo poco fa!” esclamò Rein sconvolto.
“Lo so. Ma adesso dobbiamo parlare con Ayumi” tagliò corto Dialga.
“Perché? Che è successo? Cosa avete visto?” insistette il Guardiano dell’Arcobaleno. Anneke fissò il biondo, senza espressione.
“Arenipoli verrà distrutta”.
 

“Le immagini erano molto confuse. Dapprima non si vedeva nulla, in realtà. Ho semplicemente sentito un rombo e una strana sensazione di instabilità e confusione, sembrava quasi fisica. Poi sono iniziate le immagini. Ho visto le macerie delle case crollate, le strade fatte di pannelli solari rese inagibili dalle crepe, gli alberi caduti. L’unica cosa rimasta in piedi era la torre, ma mi è apparsa irrimediabilmente corrotta dal... beh, dal terremoto. Solo grazie a quella sono riuscita a riconoscere la tua città”. Anneke tacque, fissando per la prima da quando aveva iniziato il suo discorso volta il volto di Ayumi.
L’albina aveva un’espressione granitica, nei suoi occhi leggermente più scuri del normale lampeggiavano sofferenza e rabbia.
“È una vendetta nei nostri confronti. Noi abbiamo ucciso Pure, noi abbiamo recuperato e restituito il Cuore ad Arceus. E questa è la loro risposta...” continuò Dialga.
“Azione e reazione” mormorò Lugia pensieroso.
“Probabilmente pensava che Pure ci avrebbe ucciso. Ci ha sottovalutato, oppure non sapeva, ha ommesso un dettaglio... comunque era sicuro che ci avrebbe distrutti. Ovviamente sapeva che saremmo andati a recuperare il Cuore... ma non immaginava che saremmo sopravvissuti” borbottò Kurai.
Il silenzio li avvolse di nuovo. Fu spezzato solo da Shirley che, dopo aver fatto un passo in avanti e aver appoggiato una mano sulla spalla di Ayumi, alzò lo sguardo serio in un atteggiamento di sfida. “Cosa facciamo adesso?” chiese.
“Non possiamo fare nulla” rispose Arceus piatto. Questo suscitò in tutti i Guardiani una reazione davvero simile e simultanea, dettata dall’incredulità e dalla rabbia che provarono a quelle parole.
“Starete scherzando spero!” sbottò Seir fissando prima i primordiali e poi Kyogre. La Leggendaria ricambiò l’occhiata irosa con una di una placida malinconia. Lei già sapeva la risposta e dove sarebbero andati a parare e tentava di rabbonire già sul nascere la sua Guardiana. Ma quella, capito ciò, le voltò le spalle. Seir combatteva anche per gli esseri umani dopotutto, anche se chiunque non fosse Umano o Guardiano in quella dimensione sembrava non comprenderlo.
“È troppo pericoloso” affermò Dialga con un tono che normalmente non avrebbe fatto nascere alcuna replica, per timore. Ma i ragazzi erano arrabbiati e stanchi, stanchi di rischiare e rischiare senza poi agire quando ne avevano la vera opportunità.
“Qualunque cosa è pericolosa, quando sei un Guardiano” obbiettò piatto Rein. Aveva una luce strana negli occhi, pericolosa quasi, in risposta all’occhiataccia di avvertimento che Ho-Oh gli aveva lanciato.
“Gli Umani non sono pronti ad entrare in contatto con noi. Sulla Terra girano ancora un sacco di maldisposti... se qualcuno dovesse entrare qui o attaccarci in momenti di fragilità sarebbe la fine!” replicò Giratina.
“Il nostro nemico è già riuscito ad infiltrarsi qui, è già successo il casino che doveva succedere e lo abbiamo anche già risolto. Li abbiamo presi alla sprovvista e adesso abbiamo l’opportunità di sventare il loro passo successivo e magari di indebolirli, non parlo di metterli nel sacco ma... qualcosa, insomma!” sbottò Marisio, abbandonando per un istante la calma serafica che lo contraddistingueva.
“Quel... bastardo ha cercato di ucciderci tramite mia sorella e ci ha costretto ad ucciderla! Non possiamo non andargli contro” intervenne Natural.
“Non sappiamo che altri trucchi nascondano. Sono in superiorità numerica” replicò Palkia.
“Sono esaltati. Quanti di loro saranno in grado di utilizzare la loro Aura? Quei Guardiani sono rari e sappiamo di per certo che i Guardiani delle Leggende che erano con loro sono stati uccisi da loro stessi o dai rispettivi Leggendari. O comunque verrebbero uccisi all’istante da questi ultimi, ne sono sicura!” esclamò Shiho girandosi a fissare negli occhi Reshiram. Il drago bianco aveva un’espressione severa, ma non disse nulla: la Guardiana diceva il vero.
“Se continuiamo a starcene qui a sommergerci di dubbi e a fasciarci la testa prima di rompercela non faremo mai quel tanto agognato passo avanti!” sussurrò Anneke scuotendo piano il capo.
“Smettetela” sibilò Ayumi. “È inutile. Non cambieranno mai idea. Ricordate? Noi le marionette, loro i burattinai; non abbiamo voce in capitolo”. La sua voce si faceva sempre più sottile fino a quando non scomparve del tutto. Poi alzò gli occhi carichi di disgusto verso Arceus. “Sbaglio forse? Non credo proprio” ringhiò con voce velenosa.
“Per una volta stateci a sentire! Saremo per metà Pokémon Leggendari, ma Umani restiamo! Voi magari potete decidere a sangue freddo di abbandonare la Terra, ma noi non possiamo farlo. Lì, da qualche parte, soli e abbandonati a loro stessi ci stanno i nostri affetti. Magari non parlo per me...- Sharda si interruppe un attimo, lo sguardo che si faceva lontano, ma si riscosse subito – Ma per loro qualcosa c’è” concluse.
“Noi vi proteggeremo, ma il nostro cuore appartiene anche agli Umani. Non potete chiederci, anzi, costringerci a rifiutare ciò che siamo, anche solo in parte. Non potete immobilizzarci e farci stare immobili a guardare come i luoghi dai quali proveniamo vengono ridotti in cenere e calpestati da coloro ce possiamo sconfiggere!” gridò Shirley.
“Posiamo giocare d’anticipo, possiamo farlo” ripeté Kurai, assottigliando le palpebre. “Per una buona volta fidatevi di noi”.
“Ci fidiamo di voi” affermò Angeallen con il tono di chi ha sentito abbastanza. “Ma non possiamo lasciarvi andare. Se voi moriste... sarebbe un problema di dimensioni cosmiche”.
“Potremmo anche sopravvivere” obbiettò di nuovo il Guardiano degli Incubi sollevando un sopracciglio con modo di fare ironico.
“Noi siamo nati per collegare i Leggendari con il mondo. Ci sono persone là fuori che sono buone... e che combatterebbero per fare la cosa giusta, assieme a noi. Se restiamo qui rintanati a fare da servetti a voi non riusciremo mai ad adempiere al nostro compito... è il nostro scopo” intervenne Len mantenendo un tono di voce controllato.
“Non possiamo starcene chiusi a riccio qui per sempre!” esclamò Seoyun decisa.
Restarono così, Guardiani schierati da una parte e Leggendari dall’altra a fissarsi con aria di sfida per qualche istante.
“Se posso dire qualcosa...” sussurrò ad un certo punto una voce. Tutti si voltarono verso Lugia, rimasto in disparte ad osservare i presenti scambiarsi in toni assai poco amichevoli le proprie opinioni.
“Sentiamo” sbuffò Dialga, palesemente irritato dalla situazione.
“Lasciate andare i Guardiani. Hanno ragione, a che cosa servirebbe non approfittarne? Non hanno mica chiesto di effettuare un attacco suicida nel cuore della base nemica. Vogliono salvare delle persone di una città che non c’entra niente con noi o i conflitti. Perché fermarli?” parlò il Leggendario dalle piume argentate. Poi scosse il capo. “Non possiamo. Loro-“
“Così facciamo il loro gioco!” sbottò, interrompendolo Ho-Oh adirato. “Come fai a non capirlo?”.
“Voi non capite proprio niente”. Ad attirare gli occhi di tutti come una calamita quella volta fu Rein. Il timido ragazzo dai riccioli biondi era quasi irriconoscibile. Gli occhi mandavano lampi d’ira il suo intero corpo tremava. Era come se un incendio fosse improvvisamente divampato dentro di lui. “Non avete mai voluto capire qualcosa di noi. Magari i nostri rispettivi Leggendari sanno il nostro passato, ma voi non capite. Non sapete, siete ignoranti, freddi, senza cuore. Non sapete cosa significa abbandonare una famiglia per... per proteggerli. No, noi non stiamo affatto proteggendo voi, noi stiamo proteggendo i nostri cari. Perché altrimenti ci  avrebbero cercato altri e ci avrebbero massacrato, assieme a loro. E tutto perché voi ci avete strappato parte della nostra anima per sostituirla con metà della vostra, così, casualmente, senza preoccuparvi di quanto avremmo potuto soffrirne noi. Vi preoccupate tanto per noi perché siamo così importanti per voi, che siete le forze che amministrano il mondo per mantenerlo in equilibrio...” rise senza allegria, buttando il capo in alto e piegando appena le ginocchia. “Ma vi sentite? Ah, giusto... voi siete troppo preziosi per rischiare, noi siamo sacrificabili, tanto, Umano più, Umano meno, a voi non cambia... sapete però, la sottigliezza è una sola: noi un cuore ce lo abbiamo e batte, forte e costantemente. Ci ricorda che siamo vivi, che siamo in grado di amare e lo facciamo attivamente anche se spesso sarebbe così facile essere come voi, vuoti e riempiti solo di inutili ansie ed egoismo. Per voi siamo solo marionette, a voi non interessa poi tanto il male che sentiamo all’altezza del petto, perché non lo capite. Ma noi Guardiani... noi ci capiamo. Noi percepiamo la rabbia di chi ci sta accanto come la nostra, perché siamo solo noi quelli che soffrono. È la nostra parte Umana che ci rende una squadra, non la vostra anima. Quello è solo la nostra attrezzatura, e talvolta neanche quella. Se volevate nascondervi senza fare niente potevate farlo da soli, senza di noi. E invece... invece avete scelto di rovinarci la nostra vita Umana, donandocene una da Guardiani e condannandoci ad un esistenza fredda da servitori di divinità senza cuore. Siamo sacerdoti di una religione nella quale non crediamo più perché ci ha voltato le spalle, e allora che senso ha?”. Sospirò pesantemente il Guardiano dell’Arcobaleno, passandosi una mano tra i capelli. Poi puntò gli occhi verso i ragazzi al suo fianco. “Non è così?” sussurrò con tristezza, mentre lacrime rese amare dal risentimento iniziavano a solcare i suoi zigomi.
Tutti, ad uno ad uno annuirono.
“Non per tutti noi è così pesante la situazione... ma voi non avete rispetto per il nostro sacrificio e la nostra duplice natura” rimarcò Sharda. “Io e Cobalion vivevamo in armonia, poi abbiamo imparato a coesistere, io c’ero per lui e lui per me... fino a che la situazione non è diventata più grave per noi. Io pensavo di trovare un supporto, ed invece... la fiducia è sparita. E a me questo non sta bene” affermò calmo ma deciso il Guardiano, scuotendo il capo. Il suo Leggendario sembrò colpito da quelle parole, ma non disse nulla.
“Anche se non ho più nessuno, questo non significa che io non sia più nessuno” prese poi la parola Seoyun. “La Terra è il posto al quale appartengo, dove sono nata... e la voglio difendere. Inoltre, c’è qualcuno qui, che è rimasto in silenzio troppo a lungo e per questo ha dimenticato come si parla”. Scoccò un’occhiata veloce verso Ayumi, che osservava i ragazzi prendere parola con occhi sorpresi e commossi. “Ma adesso siamo noi la sua voce, perché anche senza averlo stipulato a voce, abbiamo un tacito accordo tra di noi. Ci siamo li uni per gli altri, il nostro è destino comune, quindi dolore, gioia, pensieri... è tutto collettivo. Voi potete anche ignorarci, ma noi Guardiani non possiamo ignorarci l’un l’altro. Abbiamo un’intesa che nemmeno voi, creature millenarie, non siete riusciti a sviluppare. E non potete fermarci”.
“Qualunque cosa voi direte o minaccerete o farete... noi non ci fermeremo. Andremo lì e proveremo a salvarli. A qualunque prezzo, come quando combattevamo per voi. Non c’è differenza, dico bene? Per i Leggendari, per gli Umani... anzi, c’è gente che combatte per voi senza che nessuno glielo abbia imposto... Marisio e Natural sono Umani in tutto e per tutto  vi stanno donando la vostra vita... ma voi non avete riguardi. E allora noi ci prendiamo i nostri diritti, da soli. È così che funziona, tra gli Umani. Se vi interessassero davvero, magari lo sapreste” replicò piano Len, passando un braccio attorno alla vita della sua ragazza.
“Vedete? Nessuno ha mai voluto tutto questo, ma soprattutto nessuno di noi ha intenzione di rendere inutile la nostra esistenza per colpa delle vostre assurde paure. Dovevate pensarci prima di condannarci... ora ve la vedete con noi. Se siamo nati e stati creati per morire... beh, almeno preferisco morire per qualcosa di serio” disse ancora Rein, incrociando le braccia.
“Queste sono le parole di bambini! Voi non sapete, avete solo pochi anni di età e parlate come se avreste tutta quest’esperienza!” li sgridò Palkia.
“Beh, a guardare voi che di anni di esperienza ne avete parecchi non è che abbiate delle idee esattamente geniali” sbuffò Kurai. “Insomma, noi adesso andiamo; se volete darci una mano bene, altrimenti...”
“Altrimenti ciuppa” concluse Seir. “Ci rendete solo le cose più complicate”.
“Come al solito” ringhiò velenosa Shirley. Nessuno dei Guardiani aggiunse più nulla, i loro occhi parlavano per loro.
Giratina fissava seria il conflitto. Telepaticamente, chiese ai Leggendari di non replicare e lasciare andare i ragazzi. Però le parole di Seoyun l’avevano colpita. ‘Ayumi ha dimenticato come si parla...” pensò. “Ayumi...?” la chiamò piano. Lei fissò i presenti, lo sguardo duro infervorato dalle parole dei compagni.
“Mi avete già strappato via mia madre per la vostra indifferenza. Non mi toglierete anche mio fratello”. Poi voltò i tacchi e seguì il gruppetto di Guardiani, lasciando un silenzio attonito dietro di sé, il quale si prolungò negli istanti successivi alla loro scomparsa dalla dimensione.
“Prima non vi avete lasciato concludere” mormorò Lugia sommessamente. “Stavo dicendo che loro provano un dolore indescrivibile. Certo, Ayumi ne è un esempio, ma sono tutti Umani, tutti loro. Noi dobbiamo comprenderli, o tutto il dolore che provano, prima o poi, si riverserà su di voi”. Fissò i presenti, gli occhi rossi malinconici. “Voi non avete idea di quanto sia tremendo sentire il pianto e lo strazio di una madre che è stata strappata dalla figlia. Voi non avete a vita sottopelle i sentimenti di una persona” sussurrò. Jirachi annuì. E anche Zekrom, Celebi, Cresselia, Azelf, Suicune, Mesprit, Uxie... tutti coloro i quali avevano perso il proprio Guardiano. Anche loro sentivano il rimorso di parole non dette, la rabbia di chi si era sentito tradito, la disperazione di chi era stato ingannato, il duplice dolore di chi ha perso qualcuno e di chi era stato perduto, il disgusto verso se stessi, la malinconia di chi era stato costretto a scegliere una via sbagliata.
“Voi non volete vivere con questi sentimenti” disse Suicune. “State dalla loro parte. Aiutateli a difendere ciò che hanno a cuore. O ve lo faranno rimpiangere per sempre”.
 

_Fonte Saluto_

 
“Avremo fatto bene a sfidarli così apertamente?” chiese Shiho in un sussurro. Stavano seduti sull’erba, in silenzio.
“Tu avresti lasciato morire tutte quelle persone adesso che abbiamo la possibilità di impedirlo?” le rispose un po’ bruscamente N. La bionda scosse la testa, mordendosi il labbro inferiore.
“Cosa facciamo?” chiese Marisio. Alcuni scrollarono le spalle.
“Siamo piombati qui senza un piano... però seguire il nostro istinto ha funzionato contro i Leggendari” borbottò Sharda, parlando più che altro a se stesso.
“Sì, dai, quanto può essere più difficile parlare agli Umani?” interagì Seir in tono neutro, guardando i compagni in attesa di una qualche altra opinione.
“Non so. Da un lato sembra più facile, dall’altra molto più complesso” mormorò pensosa Seoyun, massaggiandosi la testa.
“Sarà meno pericoloso, non più facile” affermò Anneke, scura in volto.
“Però dobbiamo provarci” continuò Len, serio.
“Dobbiamo farlo...” annuì la Guardiana del Tempo.
“Allora andiamo, buttiamoci!” esclamò Rein, alzandosi da terra e spazzolandosi i pantaloni e partendo alla volta di Arenipoli, inoltrandosi nei boschi. Ayumi lo affiancò senza dire una parola, seguita da Shirley.
“È stato strano vederti prendere posizione così, all’improvviso. Gran bel discorso” gli batté una mano sulla spalla quest’ultimo. L’altro le sorrise un po’ timidamente per ringraziarla, poi tornò serio di colpo.
“Non credo di essermi mai sentito così frustrato in vita mia. Ci stanno prendendo in giro... e questo mi fa rabbia” disse piano, stringendo i pugni involontariamente. “Capisco che non faccia parte della loro natura... ma pensavo che almeno i nostri Leggendari, con la loro mezza anima Umana... ma la rifiutano”.
“Hai ragione. Nemmeno Latias mi ha mai capita, senza neanche mai darmi contro comunque. Mi sembrava davvero di parlare con un’aliena alle volte” disse Shirley. Poi assunse un’espressione pensierosa. “Chissà come dev’essere essere il Guardiano di Deoxis...” mormorò. Rein e Ayumi si misero a ridere.
“Articuno com’è con te Ayu?” chiese il Guardiano. L’albina parve pensarci un attimo.
“Non saprei come definirla. Quando era senza emozioni... mi sembrava dolce. Ma adesso... non capisco. La sento un po’ distante, fredda... non è che non le interessa o che non ci provi, siamo solo... entità diverse. Ci rispettiamo, ma niente di più” rispose esitando.
“Ho-Oh è tremendo. Terribilmente severo. Non credo di averlo mai sentito rivolgermi la parola in modo gentile. Al massimo era neutro, ma non permette alcun errore. È davvero impraticabile, non riesco a sopportarlo. Ma non è nemmeno il peggiore... e questo mi preoccupa e irrita allo stesso tempo” inveì il biondo.
“Spero che imparino qualcosa... che ci riflettano per lo meno: la parte Umana può essere importante anche per ricongiungersi agli Umani” affermò Shirley. Ayumi annuì.
“Speriamo”. Non dissero più nulla fino a che non arrivarono davanti alla casa di Corrado. Almeno avevano la certezza che il fratello dell’albina li avrebbe ascoltati. Il sole era ancora lontano dal sorgere, ma si vedeva una luce accesa, così Ayumi si limitò a bussare. Qualche secondo dopo, il biondo aprì la porta, immobilizzandosi davanti alla sorella e al gruppo di Guardiani.
Aprì e chiuse la bocca più volte, gli occhi sgranati. Poi, senza dire nulla, si affiancò alla porta aperta e fece cenno al gruppo di entrare in casa. Senza dire una parola si sistemarono tutti nel salotto, sedendosi su sedie, sul divano, in terra o rimanendo in piedi, talvolta con le spalle appoggiate al muro.
“Deduco che non siate qui per... beh, delle buone nuove” mormorò con voce bassa il padrone di casa, fissando il gruppo di ragazzi davanti a lui uno pre uno, fino ad incontrare gli occhi lilla della sorella. Quella scosse leggermente la testa, con aria triste.
“Anneke è la Guardiana del Tempo. Ha avuto una visione del futuro” iniziò a spiegare l’albina, con lo stesso tono del fratello. “Distruggeranno Arenipoli” concluse, non riuscendo ad aggiungere altro.
Il Capopalestra li osservò senza dire nulla, lo sguardo indecifrabile. “Chi e quando?” chiese.
“Gli stessi che hanno ucciso la mamma... e che cercano di uccidere noi” rispose Ayumi.
“Abbiamo ancora cinquantuno ore, ventisei minuti e... all’incirca diciannove secondi. Poi la terra inizierà a tremare” concluse Anneke.
“Un... terremoto?” chiese Corrado, sollevando un sopracciglio. “Sono in grado di evocare un terremoto?”.
“Già... chissà come. Non ci sono chiari i dettagli, sappiamo solo che succederà. E allora... siamo venuti qui” borbottò Seir. Il ragazzo sbuffò, passandosi un mano tra i capelli biondi e abbandonandosi contro lo schienale della sedia.
“Cosa pensate di fare?” chiese piano. All’occhiata interrogativa dei ragazzi, Corrado si spiegò meglio. “Io vi credo, ma perché indirettamente sono coinvolto in questa situazione. Ma le persone normali avranno paura, non vi crederanno.  Vi daranno dei pazzi. Come pensate di convincerli?”.
“Ecco... diciamo che questa è la parte del piano che non c’è esattamente chiara cristallina” ammise imbarazzata Seoyun.
“Volevamo comunque provarci... ma in questo caso avere l’aspetto di normali Umani va a nostro svantaggio” continuò Kurai.
“Potremmo sempre fare qualche nostro trucchetto... ma non ho idea di come potrebbero reagire le persone... insomma, non è normale poter creare elettricità dalle punte delle falangi” ipotizzò Leonardo, per poi scuotere la testa.
“Pensavamo che i nostri Leggendari ci avrebbero aiutato. Ma ci hanno voltato le spalle...” sussurrò Shiho.
“Fatemi capire: voi avete disobbedito ai Leggendari per salvare questa città?” chiese Corrado, un’espressione scandalizzata dipinta in faccia.
“Ehm... già” ridacchiò Seir.
“E prima che tu ce lo chieda... no, non è stata l’idea più geniale che ci sia mai venuta in mente” concluse Shirley annuendo.
“Però abbiamo ragione noi” ringhiò Rein.
“Che affermazioni, certo che abbiamo ragione noi, e che caspita!” sbuffò Yun allargando le braccia.
“Ok, su questo siamo tutti d’accordo... ma il problema rimane: che si fa?” domandò di nuovo Marisio. Il gruppo di Guardiani si zittì di nuovo, silenzio che occuparono gli uni a specchiarsi negli occhi degli altri, come se riflesse nelle pupille di uno di loro potesse trovarsi la soluzione al loro problema. Corrado li fissava, apparentemente dimenticato. Gli pareva quasi di sentire il ronzio degli ingranaggi delle loro menti che giravano. Sentiva una sorta di misto di compassione e affetto quando pensava a loro, e capitava che ci pensasse qualche volta. Erano giovanissimi, il più grande tra loro doveva viaggiare attorno a ventun anni, più o meno. Eppure erano lì a pensare ad un modo per salvare delle vite innocenti che ignoravano della loro esistenza e che, probabilmente, gli avrebbe trattati come pazzi, folli.
Pensava che fosse schifosamente ingiusto. Voleva aiutarli, però come poteva, anche lui, convincere la gente normale...
Improvvisamente gli venne un’idea. Forse non dovevano iniziare con la gente ‘normale’... ma con il meglio del meglio, l’élite. Si schiarì la voce, ottenendo l’attenzione generale. “Forse ho un’idea. Madri di famiglia, uomini d’ufficio, bimbi della scuola... magari non prenderebbero neanche in considerazione la vostra scelta. Ma ci sono delle persone che probabilmente lo farebbero. Si tratta dei Superquattro di Sinnoh e della Campionessa. Essendo i massimi esponenti riguardo il mondo Pokémon di questa regione, sono abituati a sentir parlare di stranezze, e mitologie. Potrebbero almeno prendere in considerazione il vostro avvertimento” spiegò.
Len era scattato in piedi a quelle parole. “Potrebbe essere. Forse loro...” si zittì, fissando gli altri, che uno ad uno diedero il loro consenso.
“Non abbiamo avuto idee migliori, dopotutto” aveva detto Natural.
“E poi il tempo scorre, dobbiamo fare qualcosa” aggiunse Anneke.
“Bene. Avete tutti un Pokémon Volante o Psico? Così da teletrasportarci o volare” chiese il Capopalestra. Seir ridacchiò piano.
“E chi ha bisogno di tutti quei Pokémon?” chiese, ironica. Un secondo dopo, nella casa non c’era più nessuno.
 

_Lega Pokémon_

 
“Porca paletta!” si lasciò sfuggire Corrado, che era quasi ruzzolando in terra, se non fosse stato acchiappato al volo da Sharda e Len. “Scusatemi” tossicchiò, un po’ imbarazzato. “Aspettate un momento” disse poi, ricomponendosi. Recuperò dalla tasca un apparecchio e avviò una chiamata digitando pochi tasti. Se o accostò poi all’orecchio, mantenendo però qualche centimetro di distanza. E presto i Guardiani capirono il perché.
CORRADO!” La voce di Vulcano era talmente forte che si sentiva perfettamente.
“Ciao Vulcano” rispose piatto il biondo, lanciando gli occhi al cielo.
Lo sai che diamine di ore sono? Lo sai che non è ancora sorto il sole? Lo sai che la gente a quest’ora potrebbe ancora dormire? Ne sei consapevole? EH?!
“Ma smettila, imbecille, lo sappiamo entrambi che eri già sveglio. E, per la cronaca, so perfettamente che non è ancora sorto il sole, sono qui fuori!”
...
“Vulcano?”
Fuori dalla Lega Pokémon?
“No, fuori dal Museo di Mineropoli. Se chiamo te, secondo la tua opinione, dove posso essere? Fuori da cosa?”
Ok, dalla Lega. Ma che ci fai qui?
“Se mi apri, magari te lo spiego. Ah, chiama anche Camilla e i tuoi colleghi. Devo... anzi, devono parlarvi di una cosa molto importante”
Devono?
“Sì. Con me ci sono Ayumi... e i suoi... colleghi, diciamo”.
Ayumi? Tua sorella?
“Vulcano, per favore. Piantala con le domande idiote e aprici. È davvero importante”.
Va bene, scusa”. E la chiamata terminò.
“È davvero un deficiente sussurrò con l’ombra di un sorriso. Poi il grosso portone della lega si aprì e il ragazzo con i capelli rossi fece capolino, facendo cenno di entrare.
“Ma quanti diamine siete?” chiese Vulcano squadrandoli stupito.
“Per fortuna, non troppi pochi” ribatté Ayumi con un sorriso di cortesia, ma stanco. L’altro sollevò un sopracciglio ma, notando l’aria seria dei presenti decise che non era il caso di lasciar passare troppo tempo.
“Seguitemi, sono tutti riuniti in uno dei campi di battaglia principali” riprese il Superquattro, guidandoli attraverso una serie di corridoi.
Dopo un paio di minuti entrarono in una sala enorme, ma diversa dai soliti campi di battaglia. Su un lato c’erano delle grandi vetrate coperte da spesse tende e il soffitto alto era inclinato, come se si trovassero in una specie di soffitta. Il pavimento era di una pietra lucida e grigia e le luci fredde illuminavano la stanza da delle costruzioni che ricordavano i candelabri antichi, nonostante funzionassero a corrente elettrica. Dalla parte opposta della sala si aprì una porta e ne entrarono quattro figure, che vennero raggiunti da Vulcano.
“Salve, Corrado, da quanto tempo!” esordì cortese con un piccolo sorriso una giovane che sembrava avere la stessa età di Corrado e Vulcano. Aveva i lunghi capelli biondi che scendevano liberi fino ad arrivare ai fianchi, i ciuffi lunghi sul viso trattenuti a stento da dei fermagli a forma di goccia neri. Era completamente vestita di nero, abbigliamento particolare ma che faceva risultare quella che era eleganza naturale.
“Camilla” rispose il Capopalestra chinando il capo a mo’ di saluto.
“È la Campionessa” sussurrò Len al gruppo di Guardiani. “Quelli dietro di lei sono Aaron, Terrie, Luciano e, appunto, Vulcano” continuò, indicando con un cenno del capo i Superquattro.
Aaron era un ragazzo, più o meno dell’età di Sharda, forse un pochino più grande. Aveva i capelli verdi ed era vestito con i colori del bosco con la casacca marrone e i pantaloni verde oliva larghi. Terrie era una signora un po’ avanti con l’età dai capelli grigi, ma trasmetteva ancora energia. Vestiva con colori chiari e aveva uno scialle marrone appoggiato con grazie sulle spalle. Luciano invece sembrava essere sui trentacinque anni e aveva l’aria di una persona distinta e anche un po’ pomposa. Indossava un completo viola chiaro con abbinata una camicia del medesimo colore ma scuro. Reggeva in mano un libro dall’aria un po’ antiquata e ne scrutava attentamente le pagine, sistemandosi gli occhiali dalla montatura sottile quelle volte che scivolava lungo il naso. Aveva lanciato solo una rapida occhiata ai gruppi di Guardiani quando era entrato, ma il suo prezioso libro sembrava interessarlo di più.
“Sarà dura. Quel tizio sembra averne già piene le palle di noi prima ancora di sentirci parlare” sussurrò Seoyun indicando il Superquattro con i capelli viola con gli occhi.
“Dobbiamo provarci... speriamo solo che sia uno su cinque” borbottò Seir, che era dello stesso avviso della Guardiana di Moltres.
“Perché ci hai chiamati Corrado? Lo sai che non mi piace essere tenuto sulle spine” esordì Vulcano che era palesemente agitato: continuava a passare da un piede all’altro.
“Loro... sono venuti da me poco fa. E mi hanno... avvertito di un avvenimento molto preoccupante” iniziò il ragazzo.
Aaron si accigliò. “È qualcosa di cui siamo al corrente?” chiese, ma l’altro scosse la testa.
“In realtà... deve ancora accadere”. Nessuno commentò, ma Camilla fece un cenno per chiedergli di proseguire. “Arenipoli verrà distrutta. Da un terremoto, tra due giorni per... beh, non per origini naturali, diciamo”.
“È alquanto improbabile, questa non è una zona ad altro rischio sismico e ce ne vorrebbe uno davvero forte per distruggere una città ben costruita e solida come Arenipoli” intervenne Terrie, scettica.
“Io so che non mi mentirebbero mai. Se così hanno detto, così sarà... ne sono sicuro”.
“Come puoi esserne così certo?” domandò di nuovo Aaron.
Corrado si avvicinò ad Ayumi e le appoggiò una mano su una sua spalla. “Lei è mia sorella. E non è il tipo da dire cose simili per scherzo. Inoltre, ha spesso a che fare, lei e questi altri ragazzi, con situazioni strane. Lei ha visto cose che neanche voi potete immaginare” affermò il Capopalestra, ripensando a ciò che la sorella gli aveva raccontato.
“Tipo cose che devono ancora avvenire?” ironizzò Luciano, sempre osservando il suo libro.
“Quella in realtà sarei stata io a vederlo” intervenne Anneke. Gli occhi di tutti si puntarono su di lei. “Io conosco ogni cosa passata e presente, ma il futuro è volubile e spesso imprevedibile. Ma questo è un avvenimento sicuro, pianificato, quindi ho saputo leggerlo tra gli intrecci di quel che sarà” iniziò a raccontare.
“Certo” rise Luciano ironico. “E io sono la Fata Madrina”.
“Sono lieta di apprendere questa tua notizia, ma non vedo come possa centrare con il nostro discorso” ribatté Anneke, guadagnandosi un’occhiataccia dal Superquattro.
“Mi sento un po’ scemo a chiedertelo, lo ammetto, ma come è che faresti?” chiese Vulcano, più che altro in nome della sua amicizia con il ragazzi di Arenipoli. Era una persona seria e sapeva che non avrebbe mai disturbato i Superquattro se non fosse stato per un grave motivo.
Anneke, a quelle parole, sorrise. “Avete mai sentito parlare dei Guardiani delle Leggende?” chiese. I suoi ascoltatori, ad uno ad uno, scossero la testa. “E allora credo che sia ora di iniziare con una bella storiella che in occhi conoscono, solo i saggi anziani che risiedono nei più antichi santuari dedicati ai Leggendari.
“Qualche anno fa, gli Umani iniziarono a manifestare comportamenti negativi nei confronti di chi precedentemente adoravano. Essi iniziarono a pensare che, se li avessero catturati, piegati al loro volere o addirittura eliminati, avrebbero avuto il diritto di essere i padroni del mondo. E così iniziarono i primi affronti, a formarsi i primi team e cose del genere. I Leggendari, che dapprima vivevano a contatto con il mondo si sono mano a mano ritirati in posti segreti o dimensioni e sono così spariti dalla circolazione. Aspettavano che le acque si calmassero, ma così non fu. Anzi, la situazione peggiorò ulteriormente. Allora Arceus, che è al vertice, prese una decisione abbastanza drastica: creare a forza un ponte che collegasse Umani e Leggendari. Così, chiunque tra loro si sentisse mai minacciato avrebbe potuto separarsi da metà della propria anima, la propria Aura, e scagliarla sulla Terra. La mezza anima si sarebbe incarnata in un Umano compatibile, spesso un neonato, e avrebbe preso il posto di mezza anima della persona. Ovviamente la metà mancante sarebbe tornata dal Pokémon. Così si formerebbe un Guardiano delle Leggende, per metà Umano e per metà Leggendario, in grado di fare cose fuori dall’ordinario... e di fare da scudo al proprio Leggendario.
“Questo siamo noi... o almeno, quasi tutti. Natural e Marisio sono Guardiani dell’Aura... degli esseri umani... ‘normali’, diciamo così”. Anneke fissò uno per uno i rappresentati della Lega Pokémon. “Il nostro scopo è cercare di riavvicinare i Leggendari alla realtà Umana, bloccando chiunque tenti di fare loro del male... a qualunque prezzo” affermò.
“Siete... delle specie di ibridi?” chiese Aaron titubante.
Sharda, a quelle parole, storse il viso in una smorfia infastidita. “Che brutto termine. Ma se ti fa comodo chiamaci pure così. Ma non dimenticare che, anche se solo per metà, Umani restiamo. Così, quando Anneke ha saputo che cosa... accadrà... non abbiamo saputo rimanere in un angolo indifferenti. Possiamo evitare una tragedia e... iniziare ad avvicinarci al contempo al nostro scopo” spiegò.
“Quelle persone sono capaci da fare qualsiasi cosa... uccidere persone non è nel loro interesse, non cambia nulla per loro. Arriverebbero ad uccidere chiunque, pur di arrivare a noi e successivamente ai nostri Leggendari. Abbiamo l’occasione di indebolirli ma... la gente non ci ascolterebbero mai. Ma Corrado ci ha detto che voi avreste potuto crederci e aiutarci... in qualche modo” parlò finalmente Ayumi, anche se la sua voce andava via via scomparendo.
“In che modo, precisamente?” chiese Vulcano.
“Voi siete persone di un certo spessore. Le persone pendono dalle vostre labbra. Se voi ordinaste un evacuamento tutti vi ascolterebbero e senza chiedere il perché. Se a chiederlo fossero loro, o anche io stesso, le persone non crederebbero alle nostre parole” disse Corrado.
Camilla osservò i presenti, sentì i pareri dei Superquattro e poi sospirò. “Non so davvero Corrado. La storia che ci state raccontando è... assurda” esordì.
“Ma è tutto vero, non siamo dei bugiardi!” esclamò Rein, facendo un qualche passo in avanti. Sharda lo afferrò per i retro della maglia, bloccando la sua marcia furiosa, borbottando qualcosa per convincerlo a calmarsi, ma l’altro non si arrese. “Io sono il Guardiano dell’Arcobaleno, di Ho-Oh. Guardate” e così dicendo accese una fiamma arcobaleno sul palmo della mano. Ci furono dei mormorii tra i Superquattro e Camilla sospirò nuovamente.
“Siete solo dei ragazzi...” mormorò con tono dolce. Sembrava volesse aggiungere dell’altro, ma le luci tremolarono e si udì una nuova voce, potente e... leggermente divertita, oltre che conosciuta a diverse persone in quella sala.
“Sì. Sono solo dei ragazzini” disse. Poi, uno spiraglio color blu elettrico si aprì tra i due gruppi e da esso uscì Dialga. “Ma restano comunque Guardiani” concluse il Pokémon Leggendario.
Tutti i presenti erano sbigottiti, chi più che meno, chi per un motivo e chi per l’altro. Ma questo non impedì a Kurai di commentare con un ‘fortuna che la sala è grande’ che il Leggendario ignorò puntualmente, pur girandosi verso i Guardiani, sbuffando.
“Siete dei veri piantagrane. Ma abbiamo ammesso che la ragione è dalla vostra parte. Non possiamo allontanarvi dalla vostra duplice natura. Dunque, sì, perché non prendere la palla al balzo? Vi abbiamo lasciato agire, ma il tempo scorre. Vi aiuteremo” affermò il Leggendario del Tempo.
“A cosa dobbiamo questo vostro deliberato cambio di idea?” chiese Anneke, fissando il proprio Leggendario con un sopracciglio inarcato.
“Dovrete ringraziare Lugia. Ci ha fatto un discorsetto... illuminante, direi” rispose Dialga. “Sono tutti fuori che vi aspettano, i vostri Leggendari. Gli altri sono pronti, in attesa nel Paradiso Parallelo. Per la prima volta dopo tanto tempo, coopereremo. Siete pronti? L’operazione potrebbe essere comunque difficile, in qualunque modo essa vada. E sarà lunga, molto lunga” li avvertì.
“Io dico che stavamo aspettando solo voi!” rispose Shiho con un sorriso. Poi si voltò verso la Campionessa. “Ci credete adesso? Volete aiutarci oppure no? Credo che vedere dei volti conosciuti sarà rassicurante per la popolazione di Arenipoli”.
Nonostante i Superquattro volessero dire la loro, Camilla parlò senza interpellarli. “Sono d’accordo. Ci sarà un bel po’ di lavoro da fare. Io e Vulcano veniamo con voi. Poi...” si voltò con aria pensierosa verso i rimanenti Superquattro. “Aaron, vai ad avvertire i Capopalestra della zona. Se l’evento sarà così catastrofico potremmo aver bisogno di una mano. Guarda se Omar e Marzia sono disponibili. Terrie, Luciano... documentatevi. Cercate qualunque cosa possa esserci utile sui terremoti, sulle leggende, sui Guardiani... qualcosa mi dice che ne avremo bisogno da ora in poi. Luciano, già che ci sei avverti anche Ferruccio, quando consulti la biblioteca di Canalipoli. Sono sicuro che si metterà in contatto anche con Pedro. Terrie, tu potresti passare da Memoride? Magari mia nonna sa qualcosa di tutta questa storia”. Tutti, eccetto Luciano, annuirono.
“Ti sembra il caso di mobilitare tutta questa gente per un evento che deve ancora avvenire Camilla?” domandò, ancora scettico. Dialga, offeso, lanciò un forte ruggito che fece sobbalzare la maggior parte dei presenti, e ridere altri.
“Bene. Possiamo andare. Siete venuti in volo o...?” chiese Vulcano con allegria. Seoyun, Anneke, Seir, Len e Rein si scambiarono un’occhiata e iniziarono a ridacchiare, mentre Corrado sospirò.
“Preparatevi a cercare di non cadere” disse solo. Poi Dialga li teletrasportò via.
 

_Fonte Saluto_

 
Camilla e Corrado traballarono un attimo, mentre Vulcano cadde lungo disteso, con sommo divertimento da parte di Seoyun.
“Ah... cosa ridi... ha fatto malissimo!” si lamentò quell’altro, ricevendo le scuse dalla ragazza e una mano ad alzarsi. Così si concentrò finalmente su ciò che lo circondava e... “Oh. Mio. Arceus” sillabò.
Tutti i Leggendari dei Guardiani li stavano attendendo alla Fonte. Anche Corrado e Camilla erano a bocca aperta, mentre ogni Guardiano affiancava il rispettivo Leggendario.
Articuno si voltò verso Ayumi e poi tornò a fissare Corrado. “Così sei suo fratello” mormorò. “Non vi assomigliate” aggiunse subito dopo. “Ma dopotutto i tratti di Ayumi sono cambiati dopo le Unioni effettuate, quindi la cosa non mi sorprende più di tanto” aggiunse ancora, parlando più con se stessa. Campionessa, Superquattro e Capopalestra si guardarono confusi.
“Ehm... vi spiegherò... più avanti” intervenne esitando Ayumi, trattenendo anche una risata nel fissare la faccia ampiamente perplessa del fratello.
“Giusto, adesso dobbiamo pensare a come avvisare la popolazione della catastrofe” annuì Camilla, tornando seria.
“Non c’è problema, la Torre di Arenipoli ha un sistema per le comunicazioni d’emergenza, possiamo usare quello e chiedere alla popolazione di radunarsi in un posto per spiegare a voce cosa succede” intervenne il Capopalestra.
“Perché spiegarlo a voce?” chiese Moltres, che si era avvicinata facendo prendere uno schioppone ai tre.
“Beh... perché... potrebbero non crederci nell’immediato. E più tempo abbiamo a disposizione, meglio è” rispose quello fissato con i tipi fuoco.
Anneke annuì e si voltò per fissare negli occhi il proprio Leggendario. “Dialga... potremmo aver bisogno del tuo aiuto” gli disse.
“Lo immaginavo” borbottò quell’altro chinando il capo come se stesse annuendo.
“Immagino che seguiranno il consiglio se proviene direttamente da quella che è considerata una Leggenda” si espresse Yun quasi canticchiando, spuntata a caso da un punto imprecisato. “Comunque... Arenipoli, da quello che ho potuto constatare, è una città piuttosto grande” continuò poi.
“Abbastanza, anche se non la più grande” annuì Corrado.
“Dove la mettiamo tutta la gente?” chiese la Guardiana dei Venti Roventi ancora. Tutti i presenti ammutolirono e si scambiarono un’occhiata.
“Potremmo... metterli qui, nel bosco” propose Ayumi. “È più spazioso di quel che sembra, ed è vicino. E c’è il portale per il Mondo Distorto, per qualsiasi evenienza. Inoltre è a metà strada da Riva Valore, che a sua volta è vicino a Pratopoli, e anche a Rupepoli” continuò.
“Per piantare delle tende non ci vuole troppo” concordò Sharda.
“Ma i Pokémon selvatici potrebbero essere un problema” ipotizzò Vulcano, ma venne smentito da Natural, che scosse la testa.
“Basterà parlare con loro. Ascolteranno noi Guardiani o gli stessi Leggendari” affermò convinto.
“I feriti dell’ospedale possiamo trasferirli in quelli delle città vicine. Ho mandato Aaron apposta. Dovrà essere una cooperazione tra tutta la regione, voi Guardiani e i Pokémon”. Camilla sorrise e scosse la testa. “Sarà uno degli eventi più grandi e strani che il mondo abbia mai visto negli ultimi anni” mormorò.
 

A tutti gli abitanti di Arenipoli, attenzione”. Su ogni televisore apparve il volto del Capopalestra, serio. Da ogni radio e altoparlante nella città fuoriuscì la sua voce, un po’ tesa. E tutte le persone iniziarono a farsi domande. “Probabilmente sarete sorpresi dal mio avviso e lo sarete ancor di più dopo aver saputo cosa sto per dirvi”. Corrado era in piedi, in cima alla Torre, nella stanza dove solo lui poteva entrare. Aveva una telecamera e un microfono puntati contro di lui, oltre che lo sguardo serio anche se un poco curioso della Campionessa, di sua sorella, la Guardiana del Tempo e il Guardiano del Giudizio Ferreo. “Arenipoli è in pericolo. Voi siete in pericolo. Pertanto vi invito a prepararvi per evacuare la città. I capifamiglia, o comunque dei portavoce vengano tra mezzora alla Palestra per discutere dei dettagli, che poi saranno tenuti a diffondere. Coloro che resteranno fuori da questa riunione inizino a prepararsi. Lasciate i vostri lavori, andate a prendere i vostri figli a scuola e prendete con voi il necessario. Poi aspettate fuori dalle vostre case. Vi invito a mantenere l’ordine, e andrà tutto bene”. La comunicazione si interruppe e Corrado si permise di sospirare.
“Andava bene, direi” annuì Camilla. L’altro diede solo un lieve cenno d’assenso, prima di voltarsi verso i Guardiani.
“Adesso tocca a voi” disse.
“Saremo illuminanti, stanne certo” rispose Sharda. “Andiamo alla Palestra”
Passarono la successiva mezzora in silenzio. Ayumi fissava la sua città con crescente tristezza. Arenipoli era un gioiello della tecnica e dell’architettura, unita ad un profondo rispetto per la natura. E stava per essere rasa al suolo.
La sua città di origine.
Faceva strano a pensarlo così. Lei sentiva di appartenere a quel posto, come se fosse scritto nel suo corredo genetico... ma le sembrava comunque strano. Dopotutto quando l’avevano portata via da quel posto aveva quanti, quattro anni? Probabilmente meno. ‘Deve essere una caratteristica dei Guardiani avere una memoria molto ferrata. Anche Seoyun si ricorda cosa di quando era molto piccola’ rifletté l’albina.
“Stanno entrando. Siete pronti?”. La voce di Camilla la riscosse dai suoi pensieri. Ayumi annuì, poi si ricordò di un particolare.
“Corrado, Camilla... per favore, dite loro di non aver paura. Se lo fate entrambi forse è meglio” disse. I due si guardarono confusi ma non dissero nulla. Nulla al di fuori di ciò che gli era stato chiesto di dire alle persone che avevano affollato a Palestra.
“Grazie per essere venuti con così poco preavviso. Ora vi sarà spiegato tutto. Cercate di mantenere la calma”
“Non abbiate paura, non vi accadrà nulla di male”.
Ayumi annuì in direzione di Anneke, e lei richiamò il suo Leggendario. Le persone urlarono e restarono a bocca aperta nel veder comparire i grande Pokémon del Tempo davanti a loro.
“Ascoltate! Non spaventatevi, non vi farà alcun male!” urlò Sharda forte, per farsi sentire, ma il panico divagava. Allora Dialga ruggì, forte, facendo regnare nuovamente il silenzio sovrano.
“Placatevi, Umani. Non sono qui per arrecarvi danno, ma per aiutarvi. Siete in pericolo: un terremoto distruggerà Arenipoli tra meno di due giorni”. La sua voce rimbombava nelle menti di tutti e presto venne raggiunta da delle immagini. Macerie e distruzione. Anneke riconobbe la sua visione. “Questo è ciò che accadrà. Se non vi fidate di noi, se non vi lasciate aiutare, morirete”. La visione venne sostituita da una serie di immagini che mostravano il lungomare, il bosco e la Fonte Saluto. “Questo è il luogo dove dovete dirigervi. Stiamo già provvedendo ad organizzare. Una volta che sarete lì, ascoltate questi ragazzi”. Immagini dei volti di tutti i Guardiani vennero inviate alle menti dei presenti. “Loro sono i Guardiani, persone, come voi ma con un enorme potenziale. Loro vogliono salvarvi e voi dovrete ascoltarli. Così riusciremo ad evitare la vostra morte, anche se non c’è nulla che possiamo fare contro la distruzione della vostra città”.
Dialga tacque e si ritirò dalle menti delle persone. Nessuno parlò.
“La situazione è drammatica. Abbiamo bisogno della vostra cooperazione, se non della vostra fiducia. Abbiamo bisogno della vostra cooperazione” li pregò Ayumi.
Una ad una, le persone annuirono, scosse e spaventate. Poi iniziarono a parlare, tutte assieme, a piangere, ad avere paura, come se fossero uscite da una sorta di trance tutte assieme. La Guardiana dei Venti gelidi si sentì stordita da tutto quel rumore improvviso ed indietreggiò, mentre tutti gli altri provavano a rispondere ed acquietare tutte le altre persone.
“Riusciremo a salvarli?” sussurrò rivolta a Dialga.
“Questo non posso saperlo con certezza. Ma... sono confidente. Credo che questo sia stato il tanto agognato passo avanti del quale parlavate” rispose quello con voce insolitamente dolce. Ayumi sollevò lo sguardo, piantandolo meglio occhi cremisi di Dialga, che annuì.
 

“È merito vostro”.
 


Angolino nascosto nell’ombra
Prima di iniziare a dire le mie solite cretinate, volevo mantenere un attimo la serietà e mettere in chiaro una cosa. Questo capitolo, o meglio, questo avvenimento, ce lo avevo in mente da un bel po’, da tipo un anno, o anche di più. Parlo del terremoto e della distruzione di Arenipoli. Non è assolutamente ispirato agli avvenimenti degli ultimi giorni, non mi ispirerei MAI  ad una catastrofe del genere per scriverci una fanfiction in questo modo. MAI. Non sono una persona così meschina e insensibile.
Spero che nessuno si sia sentito offeso o sbeffeggiato leggendo questo capitolo. Se sì, vi chiedo scusa, non era minimamente la mia intenzione. È stata davvero solo una tetra coincidenza. Spero comunque che nessuno di coloro che legge questa storia sia stato coinvolto. Perché il terremoto l’ho sentito io, che vivo in Trentino, e quando ho saputo dove era l’epicentro mi sono precipitata a scrivere a persone che abitano nella zona.
Quindi il mio non è un aprofittarsene di situazioni attuali come questa. Perché sarebbe un colpo basso davvero infimo e non sono una persona del genere.
Bene. Volevo solo mettere in chiaro.
Ora, tornando al capitolo. Il caro e piccino Rein ha tirato fuori i cosiddetti e ha infervorato gli animi (letteralmente, è quello il potere di Ho-Oh dopotutto) degli altri Guardiani, portandoli ad una piccola rivolta. E alla fine c’hanno pure ragione loro.
Tiè, insomma.
E, niente. Ero intenzionata a dirvi quanto mancava alla fine della storia, ma ho deciso che ve lo dirò quando finirà in pratica. Cucù. Comunque non troppo. Resistete ancora un po’.
Sappiate che è stato un parto scrivere sto capitolo. Non finiva più. E io non ho tempo. Cioè, ce l’ho, ma sono sempre in giro a fare qualunque cosa. Dialga e Tao, aiutatemi voi.
Detto questo... ci vediamo... più avanti.
A data indeterminata.
Ciao-ciao.
 

Aura_
  
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