Dusk
Ha sempre trovato Levi un uomo estremamente affascinante. Non dipende solo dalla sua innata abilità per ciò che concerne la loro professione: il fascino che Levi esercita su di lui ha a che fare con molto altro. Mike sospira ogni volta che gliene parla, definendola “la sua personale maledizione”; il pensiero lo fa sorridere. Mike è perfettamente consapevole di quale sia la reale portata della maledizione che Erwin ha deciso di portare sulle proprie spalle, ma è divertente fingere che per un po' le loro vite non abbiano nulla a che fare con mura invalicabili; è divertente fingersi esseri umani il cui peggiore problema è l'amore.
Per cui lo osserva in una situazione in cui normalmente non gli sarebbe consentito farlo, nell'intimo e nel privato – incapace di comprenderlo appieno. Levi si spoglia con gesti rapidi, quasi innervosito – ma piega minuziosamente i propri abiti prima di lasciarli su una sedia, e a volte anche quelli che Erwin abbandona sul pavimento. Si getta stanco sul letto, sospirando – ma è il primo a scattare in piedi senza neppure un accenno di sonno a intorpidirgli le membra se c'è un'emergenza che richiede la loro presenza.
- Ti hanno cucito gli occhi al mio culo? -
Solleva lo sguardo dalle natiche di Levi al suo volto, arrossendo suo malgrado a quel rimprovero. La monotonia nel tono di Levi è tradita dal sorriso sbieco che solleva le sue labbra – e nonostante Erwin sappia che sta scherzando, non può fare a meno di alzare una mano e scusarsi.
- Non volevo metterti in imbarazzo. - Mormora, voltandosi poi nel letto per dargli le spalle. Il sospiro che Levi emette è esilarante; gli si avvicina e posa le mani sulle sue spalle, costringendolo a voltarsi piano e chinandosi a baciarlo – salvo poi fermarsi, ad un centimetro dalle sue labbra, e farsi indietro. Lo osserva confuso, e Erwin solleva le sopracciglia per domandargli quale sia il problema senza disturbare la sua contemplazione.
- Non ti ho mai visto con questa luce. - Mormora. Lo sguardo di Erwin si sposta verso la finestra, al sole che tramonta dietro l'orizzonte delle Mura. - Sembri più vecchio. -
Torna a guardarlo sorridendo. - Questo è un problema. Sono già abbastanza vecchio di mio. -
- Ti fa risaltare tutte le rughe. - Il dito indice di Levi si posa sulla sua fronte e vi scorre sopra, tracciando un segno verticale verso il basso. - Dovresti provare a sorridere di più. Dicono faccia bene, per queste cose. -
- Non farmi la predica su un argomento del genere. - Mormora. L'indice di Levi scorre sul suo naso e poi sulle sue labbra, soffermandovisi sopra per un istante. - E in ogni caso, sto sorridendo. -
- Ma davvero? - Domanda Levi. L'indice muta in carezza, sfiora il suo collo e poi il suo petto. Erwin si sposta dal lato del letto perchè Levi si sistemi meglio seduto, incoraggiandolo ad unirsi a lui.
- Sono con te. - Risponde, piano. - Sto sorridendo. -
La mano di Levi si ferma sul suo pettorale, all'altezza del suo cuore; per un momento lo fissa ancora, le pupille incapaci di rimanere ferme su un solo punto del suo volto – poi, inaspettatamente, sorride anche lui. Un sorriso genuino e privo di malizia, tanto raro quanto meraviglioso; sparisce solamente nell'istante in cui le loro labbra si incontrano ed uniscono, ed Erwin riesce comunque ad avvertirne gli echi nelle mani di Levi non appena riprende a carezzarlo curioso.