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Autore: lallipumbaa    30/08/2016    1 recensioni
Tom Hiddleston - Nuovo Personaggio - Benedict Cumberbatch
Cosa succede se una ragazza incontra un attore che ha fatto il suo stesso percorso e che ora è stato lanciato nella fama? Cosa succede se la ragazza in questione continua a trovarselo tra i piedi? E se lei viene trasportata inaspettatamente nello stesso mondo dorato?
Le avventure e il percorso di Laila, studentessa della RADA, e delle persone che la circondano.
Solo che, senza saperlo, si troverà in questa situazione: HIDDLESBATCHED.
Genere: Comico, Erotico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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−CAPITOLO 17−
“Rehab”
 
 
Tom era tornato dall’Islanda dopo che ebbe finito di girare Thor the Dark World. Arrivò in casa e, prima di entrare in casa guardò le finestre del palazzo di fianco. Appena vide le tapparelle alzate delle finestre che conosceva mandò un messaggio a Laila:
L’uomo guardò il cellulare più volte. Riferimento a Bridget Johnes. “Oh no, che diavolo è successo?” commentò. La conosceva tamente bene da sapere che certi riferimenti a quel film implicavano solo una cosa. Finì di smontare le valige e fece partire la prima macchinata per poi scendere le scale, uscire dal palazzo e suonare al citofono della ragazza. “Chi è?” rispose una voce che sembrava arrivasse dall’altro mondo.
“Sono Tom. Aprimi!”
“Tom…”
“It’s freezing cold outside. Open the door.” Le disse con tono perentorio. La sentì sbuffare, ma il portone si aprì. Prese l’ascensore e salì all’ultimo piano. Arrivato davanti alla porta dell’appartamento bussò. La porta si aprì poco dopo svelando una Laila in pigiama di pile, vestaglia, capelli sporchi arruffati e occhiaie profonde. Ma quello che lo colpirono di più furono gli occhi. Devastati, tristi, disperati.
“Laila che è successo?” le chiese accarezzandole una guancia. Vide gli stessi occhi riempirsi di lacrime.
Chiuse la porta di scatto e l’abbracciò stretta “Tom, I’m hideous…” gli disse singhiozzando per le lacrime mentre la stringeva forte dandole uno dei suoi soliti abbracci da orso.
“I don’t care. What happened dear?”. Dirlo le causava ancora troppo dolore “Ben mi ha lasciata.” Confessò mentre grosse lacrime le rigavano le guance.
“What?? When?” esclamò sconvolto.
“Right after we finished filming…” “So-” “A little bit more than a week ago.” “And-” “I haven't been going out since I came home.”
La guardò, prendendole il viso tra le mani. Non l’aveva mai vista in quello stato. Sembrava anche essere dimagrita. Le guance erano scavate e il polso era quasi più fine del solito “Are you eating?”
“Chips.”
“Real food.”
“Tea.”
“A proper meal.”
“Nope.”
Respirò a fondo. “Ok, you need help. Come with me. Now you’ll have a shower.”
“Can’t I just stay forever like this like Ms. Havisham?”
“No way. And for a good amout of reasons. But at least you haven’t lost your sense of humor.”
“That wasn’t humor… it was a serious thought.” Tom alzò gli occhi al cielo prendendole poi le spalle e portandola verso il bagno.
“Now you’ll have a shower. And don’t even think about complaining.”
“But you said you didn’t care!!” gli disse lamentandosi mentre lui apriva l’acqua della doccia.
“This isn’t not caring, this is hygene! And now undress yourself. If you don’t, I will. Your naked body isn’t unknown to me.”
“Oh, shut up. I will do it myself.” Gli disse cominciando a togliersi la vestaglia. Tom le stampò un bacio sulla fronte “Ti voglio bene…” per poi uscire dal bagno lasciandola da sola. Si spogliò e quando l’acqua divenne calda qualche secondo dopo entrò, facendo sì che l’acqua calda le inondasse la pelle. Effettivamente aveva bisogno di lavarsi. Il suo senso di igene era scomparso appena aveva messo piede in casa una settimana prima. Quando spense l’acqua dopo aver finito di lavarsi la porta del bagno si aprì facendo entrare l’uomo nella stanza con in mano una pigna di vestiti.
“Blow dry your hair, or you’ll take the flu.” Le disse con tono amorevole appoggiando i vestiti sul piano asciutto vicino al lavandino “Ok…”
“Do you need some help?”
Laila ci pensò un attimo “Yes, please…”. Tom le sorrise dolcemente porgendole piano i vestiti, aiutandola ad allacciarsi il reggiseno e le asciugò pure i capelli fino a quando non furono completamente asciutti.
“Quanti chili hai perso? Ti stanno larghi i jeans…” commentò guardandole la vita.
“Non lo so, ma se proprio vuoi saperlo non m’interessa.” Gli rispose distogliendo lo sguardo da lui.
“Hai bisogno di mangiare qualcosa. Hai fatto la spesa?” “No.” “Ok, mettiti gli stivali e il giubbotto. Andiamo da Tesco e ti riempiamo il frigorifero.”
Le ordinò con tono autoritario. Non ci tentò nemmeno a protestare: sapeva perfettamente che quando faceva così non avrebbe accettato un no come risposta. Si infilò gli stivali invernali e il gubbotto pesante. Tom prese la sciarpa scozzese e le coprì il collo, poi si infilò il giaccone ed entrambi uscirono di casa.
Il carrello era stracolmo di cibo sano che le fece comprare, proibendole categoricamente il cibo spazzatura, e tornando a casa ebbero due borse piene ciascuno. Tom stava cucinando per entrambi dato che era oramai ora di cena.
“L’ultima volta che hai cucinato così per me mi hai portata a letto.” gli disse sghignazzando  porgendogli il barattolo di sugo  da mettere nella pasta.
“Tranquilla che in quest’esatto momento le mie azioni non hanno doppi fini come quella volta!” le disse ridacchiando mentre versava mezzo barattolo nella pentola mettendoci poi la pasta scolata. “E poi ho un favore da rendere… tu mi hai aiutato, e io sto aiutando te.”
“Tra l’altro vuoi sapere la cosa bella? Io tra poco più di tre mesi devo girare una commedia romantica. Non sono proprio nell’umore giusto per farla.” Gli disse mentre l’uomo faceva i piatti. “Tom, non ho bisogno di un’etto di pasta.”
“Oramai l’ho fatta. E te la mangi!” la minacciò col mestolo “Mi sembri mia madre!”.
Andarono in soggiorno, mangiando sul tavolino davanti al divano (uno dei pochi mobili che aveva portato dal vecchio appartamento). “Comunque sei una brava attrice… sono sicura che ce la farai anche se non è periodo.”
“Non lo so… sono… sono distrutta, svuotata. Non credo di farcela a tornare alla vita di prima. … certo che questa pasta è davvero buona! Devo ricordarmi la marca del sugo!”
“Vero? Ma, senti… com’è che è andata?” le chiese infilzando un paio di farfalle prima di infilarsele in bocca.
“Ma è stato strano sin da quando sono tornata da Londra dopo la premiere. Non so come mai… era diventato di poche parole, a volte si chiudeva in sé stesso, aveva atteggiamenti strani. Ho provato in tutti i modi a farlo parlare ma non riuscivo a cavarne un ragno dal buco. Poi… la sera dopo la fine delle riprese siamo usciti tutti a cena e quando siamo tornati in albergo l’ho praticamente messo alle strette. Mi ha detto che non ce la faceva più e preferiva finirla.” Due grosse lacrime le rigarono le guance “Dannazione, scusami…”
“Non ti preoccupare.”
“Sembra che non sia più capace di fare altro che piangere in questi giorni!” commentò, la rabbia cominciava a montarle dentro.
“Laila, sei arrabbiata. Sfogati. Sono il tuo migliore amico e sono qui per ascoltarti.” La ragazza lo guardò: era l’unico uomo disposto ad ascoltarla in quel momento e l’unica persona con cui voleva sfogarsi. Lasciò uscire tutto, tutta la sua rabbia, tutta l’amarezza che si portava dietro dopo quella sera, la sua disperazione. Gli raccontò com’era andata, cosa le avesse detto. E ad un tratto si trovò nuovamente stretta tra le sue braccia.
“E il problema è che lo amo da impazzire! Mi manca e non lo sento da poco più di una settimana! Abita dietro l’angolo e muoio dalla voglia di andare da lui, ma non posso!”.
Tom non la lasciò andare, ma continuò a tenerla stretta a sé “Ti capisco perfettamente…”
“Ti prego, non andartene stanotte.” Gli disse, il viso nascosto nel suo petto.
“Non me ne vado, tranquilla. Non ti lascio sola questa notte.” Sussurrò baciandole la testa. Aspettò che si calmasse un po’ per poi porgerle un fazzoletto di carta “Forza, asciugati le lacrime e soffia il naso… ecco, brava. E ora mangia la pasta.”
“Non ho fame…”
“Se non mangi stanotte non rimango.” le disse “Ehy, questo si chiama ricatto.” Commentò asciugandosi gli occhi “Lo so! Quindi mangia.”
“Cambierò come ti ho salvato sul cellulare. D’ora in poi sarai il Sergente Hartman!” commentò facendolo ridere.
“Mi piace! Forza, mangia! Non ho alcuna intenzione di buttar via nemmeno una farfalla!”.
 
Quella notte rimase da lei, dormendole di fianco. Anche se non gliel’avesse chiesto sarebbe rimasto lo stesso. Era distrutta, sfiduciata, vuota. E vederla in quelle condizioni lo distruggeva. Lei era quella sempre sorridente, colei che affrontava i problemi a testa alta e che si faceva abbattere davvero da poche cose. Non sembrava più nemmeno lei.
Quando si svegliarono la mattina dopo la vide in condizioni migliori del giorno prima. Almeno le occhiaie erano diminuite e gli occhi meno arrossati.
“Buongiorno.” Le disse togliendole i capelli dalla fronte accarezzandole poi una guancia.
“Ciao Tom… ma che ore sono?”
“Sono le 9 del mattino. Credo che tu non abbia dormito così tanto da un po’…” “Decisamente… usciamo a fare colazione? Ho voglia di pancake.”
Tom le sorrise raggiante “Assolutamente! Forza, vestiti che usciamo!” le disse sorridente. Colse al volo la proposta di uscire a fare colazione: meno lei rimaneva in casa, meno si deprimeva. Andarono in un bar in stile americano che faceva pancakes e la ragazza ordinò i pancake al cioccolato e mirtilli, mentre lui ordinò dei waffle. “Cominci ad aver fame?”
“Cavolo sì. La pasta di ieri sera mi ha aperto una voragine nello stomaco!”
“Hai intenzione di ricominciare a mangiare?” le disse mentre la cameriera portava i due piatti e il caffè.
“Sì, affamarmi non mi porterà sicuramente indietro Benedict… non ha senso farlo.”
“Vedo che hai capito.”
“Ma sarà dura smettere di provare qualcosa per lui.”
“Prima o poi passerà.” Rispose sorridendole e tagliando un pezzo di waffle. La riaccompagnò a casa e, dopo essersi accertato che non sarebbe tornata allo stato del giorno prima, la lasciò salire tranquillamente. Prese in mano il cellulare e mandò un messaggio all’amico. 
Arrivò in casa dell’amico come un toro. “Hey, hi Tom!” lo salutò sorpreso di trovarselo alla porta.
“I saw Laila.” Gli disse senza nemmeno salutarlo facendogli capire subito di cosa si trattasse.
“Oh. Yeah. I thought the visit was about that.” Gli rispose grattandosi la testa.
“Si può sapere che diamine t’è saltato in mente?” gli sbraitò contro.
“Lo so, non l’ha capito nemmeno lei.”
“No, io non riesco a capire che diavolo tu ti sia fumato durante quel periodo. Che diavolo t’è preso? L’hai mollata per non intralciarla?”
“Sì. Lei ha tutta una vita davanti e non deve sprecarla con me. Abbiamo dieci anni di differenza… e lei è ancora una bambina.”
“Sì, perché tu hai già un piede nella fossa, no? Tu hai idea di cosa stia passando quella ragazza? Sono stato con lei per tutto il giorno ieri. Sono tornato ieri pomeriggio e appena mi ha mandato un messaggio sono subito andato da lei. Sai quando me ne sono andato? Stamattina.”
“Tom, lo so perfettamente che hai un debole per Laila… E tu sei più giusto per lei di quanto non lo fossi io.”
“Benedict, io posso anche provare qualcosa per Laila e se solo fossi dotato di puro egoismo sfrutterei questa situazione a mio vantaggio, ma lei ti ama ancora.”
“Ne sei proprio sicuro?” gli chiese alzando un sopracciglio.
“Sì! ME L’HA DETTO LEI! E io sono solo il suo migliore amico. E questo sono stato per lei ieri sera… tu non hai la minima idea di come l’ho vista ieri pomeriggio.”
“Tom, non lo voglio sapere.” Disse nascondendosi il viso tra le mani, sedendosi sul divano. All’uomo dispiaceva, ma doveva andare avanti “Era distrutta, in condizioni al limite dell’umano. Non mangiava da giorni. Non puoi sapere com’era ridotta.”
“Tom, perché devi mettere il coltello nella piaga?”
“Perché così capisci di aver commesso il peggior errore della tua vita! Si vede lontano miglia che ne sei ancora innamorato dannazione!!” gli disse avvicinandosi.
“Lo so, ma non posso bloccarla. Credi che sia stata una scelta fatta al volo? Credi che di punto in bianco l’abbia lasciata? Ci ho pensato bene e a lungo. Vederla ballare e scherzare con persone più giovani di me mi ha fatto capire che con me era sprecata. Non la merito una ragazza del genere.”
“Dopo quello che hai fatto di sicuro non la meriti. Ben, tu sei il mio migliore amico, ma lasciatelo dire. Questa è stata una delle più grandi cagate che hai fatto in tutta la tua vita.”
Si fermò, convinto di tutto quello che aveva detto. Era stato duro, era vero, ma lo doveva a Laila. Benedict aveva ragione. Lui provava da tempo qualcosa per Laila, ma sapeva perfettamente che non ci sarebbe stata alcuna possibilità. Lei era innamorata dell’amico e non ci sarebbe stata lotta. Almeno questo per ora poteva farlo. Difenderla e proteggerla. Anche se non poteva amarla poteva essere la sua guardia del corpo personale… o il suo Loki conoscendo il debole che aveva per il personaggio che interpretava.
“Non puoi immaginare quanto mi manchi, Tom. Mi manca ogni minuto che passa.”
“E allora va’ da lei e dille che ti sei reso conto della puttanata che hai fatto e torna con lei prima che sia troppo tardi.”
“No. Non posso.” “E allora cazzi tuoi Ben.”
Rimase a parlare con l’amico per il resto della mattinata: era distrutto pure lui per la scelta che aveva fatto. Continuava a non capire la motivazione per cui aveva deciso di interrompere la relazione con la ragazza, ma non poteva lasciarlo a marcire nel suo brodo. Anche lui dopotutto aveva bisogno di lui.
 
Laila decise di passare le vacanze natalizie a casa. Prima di partire il 24 dicembre andò a trovare Tom, consegnandogli il regalo che gli aveva fatto per Natale.
“Ciao bell’uomo!”
“Ciao Laila, stai per partire?”
“Sì, tra 10 minuti esco per andare a Gatwick. Ma prima di andarmene… questo è per te! Buon Natale Tom.” Gli disse porgendogli un pacchetto incartato perfettamente con un bel fiocco rosso.
“Ma Laila!! Non dovevi!!” esclamò l’uomo con gli occhi che brillavano prendendo in mano il pacchetto.
“E lo apri dopo la mezzanotte! Niente scuse! Se lo aprirai prima Babbo Natale me lo dirà.” Gli disse facendogli l’occhiolino facendolo scoppiare a ridere.
“Aspetta!” Lo vide correre verso l’albero di Natale prendendo un pacchetto da sotto e portandolo a lei.
“E questo è per te. Buon Natale Laila…”
Guardò il pacchetto “Lo aprirò domattina con gli altri regali. Grazie Tom…” gli disse abbracciandolo stretto.
“Ci vediamo quando torni dalle vacanze. Torni prima di Capodanno vero?”
“Sì. Joanne mi ha praticamente obbligata di tornare prima di Capodanno così andiamo in Trafalgar Square a festeggiare! So già che mi pentirò di questa scelta!” commentò facendolo ridere.
“Ok, allora ci vediamo tra qualche giorno! Ciao…”
“Ciao Tom…” lo salutò sorridendogli e accarezzandogli la guancia. Quando la ragazza chiuse la porta dovette respirare a fondo per evitare di rincorrerla giù per le scale. “Ma perché io mi chiedo. Perché??”.
 
Arrivò in aeroporto trovando i suoi ad aspettarla “Ciao Passerotta.” La salutò la madre abbracciandola “Ciao Ma’.”
“Ehylà Stordy!” la salutò il padre passandole un braccio sul collo e schioccandole un bacio sulla testa “Ciao Papy!”
“Siamo contenti che tu abbia deciso di tornare per Natale… almeno non stai da sola.”
“No, a Natale è brutto star da soli. Poi a Capodanno c’è Joanne che mi trascinerà sicuramente a qualche festa in giro. Quindi non preoccupatevi! Dove avete parcheggiato?”
“Qui davanti! Forza, andiamo a casa.”
Anche loro sapevano di Benedict e gli dispiaceva davvero tanto. Non aveva dato le motivazioni, semplicemente aveva detto loro che era finita. Con la sorella si era sfogata al telefono e aveva sorbito le sue lacrime.
Il giorno di Natale lo festeggiarono a casa della nonna paterna con tutti i parenti da parte di suo padre. Sapeva che le domande sarebbero arrivate e aveva chiesto alla sorella di non abbandonarla durante la giornata. Ma la mattina di Natale seguirono la tradizione dello scarto dei regali. Laila aveva portato regali per gli amici e per la famiglia (la sera prima si era vista con loro scambiandoli, evitando il discorso Benedict e lasciandolo per una sera prima di ripartire) e si era portata da Londra i regali che gli amici le avevano fatto.
Joanne (che l’aveva avvisata di non aprire il regalo in pubblico) le aveva regalato un completo intimo accompagnato da un biglietto che diceva You’re going to wear this on NYE. New year, new life! Marry Christmas Darling. I love you. Xoxo Joanne.
Dwayne e Liam, che col completino intimo non avevano voluto aver a che fare, le avevano regalato un libro di Anthony Robbins, un famoso motivatore, Awaken The Giant Within con un biglietto con scritto You need it. You’re a giant. Remember it. (ps. We don’t have anything to do with Jo’s present!!!) Love, Dwayne & Liam.
Scartò qualche altro regalo dagli amici di Londra e per ultimo scartò quello di Tom. Le prese un colpo. Era un bracciale a cui faceva il filo da anni e Tom l’aveva preso per lei. Aveva aggiunto quattro charms: il libro delle favole, il Big Ben, una teiera e un lucchetto a forma di cuore con una chiave pendente.
La spiegazione era nel biglietto con cui accompagnò il regalo.
Bene, più che un biglietto natalizio ho l’impressione che sarà un papiro. Comunque: il libro delle favole è perché lo so che nonostante tu di definisca acida sei ancora la bambina che guarda i film della Disney con gli occhi che luccicano ed è per Frozen, per ricordarti che sarai sempre Elsa. Il Big Ben è per ricordarti che ovunque sarai Londra “will always be there to welcome you home”. La teiera è per i litri di the che ti bevi settimanalmente: non ho trovato il latte, altrimenti ci avrei messo anche quello :) sei una dannata inglese oramai. Il mio lavoro è finito! Mentre per l’ultimo, il cuore con la chiave, ci ho pensato a lungo… non è stato un periodo leggero, lo so, ma so perfettamente che sei forte, che ti riprenderai, e che supererai anche questa. Qualcuno ce l’ha la chiave del tuo cuore, ne sono sicuro, deve solo decidersi ad usarla. Marry Christmas Laila. Ti voglio bene. Tom.
Doveva ammettere che quell’uomo la conosceva davvero troppo bene. Lo indossò subito e mandò un messaggio all’amico.


Arrivò come risposta un messaggio vocale dall’intera famiglia Hiddleston che la fece ridere. Elisa entrò in camera sentendo il macello “Ma cos’è stato?”
“Nulla! È Tom che è a casa sua per Natale e tutta la famiglia deve avergli fregato il telefono e hanno mandato un messaggio vocale!”
“OOOOh!! Salutami Tom!! Anzi, dammi il telefono!!” le prese l’iPhone di mano e mandò gli auguri a Tom.
Si ricordava ancora quando l’aveva visto per la prima volta quando era salita a Londra per trovarla: abitava ancora nel vecchio appartamento e l’uomo era sceso per chiederle qualcosa. Appena l’aveva visto si era comportata tranquillamente salutandolo e presentandosi e poi, quando se n’era andato, l’aveva guardata con gli occhi completamente spalancati esclamando “PORCA TROIA!!” facendola scoppiare a ridere.
Hi Elisa!!! “Oh, mi ha appena salutato Tom Hiddleston!!” gongolò la sorella andando all’armadio cercando di vedere come vestirsi per andare dai nonni.
Laila si era inglesizzata talmente tanto che si mise un meraviglioso orribile maglione natalizio, enorme, con vari pupazzi di neve comprato da Primark che le arrivava sotto al sedere, un paio di leggins neri con degli inserti in simil pelle e un paio di stivali a caso neri.
 Per far contenta sua madre si era truccata giusto il poco per essere in condizioni presentabili. “Proprio quel maglione ti devi mettere?” le aveva chiesto sua madre prima di uscire.
“Sì. In Inghilterra sono tradizionali. È orribile, ma è meraviglioso!”
“Sarà!”.
Come previsto i parenti partirono con le domande del perché Benedict non fosse venuto in Italia, se fosse successo qualcosa, se avessero programmi. La risposta che bloccò ogni altra possibile domanda fu “Ci siamo lasciati. Non siete contenti? Sono tornata ad essere la zitella di casa.”
Decise di dire la verità per evitare ulteriori domande imbarazzanti.
Ad un certo punto, una delle sue zie la portò fuori sul pianerottolo coperto e le offrì una sigaretta “Ti serve.”
“Grazie zia…” le disse accettando la sigaretta e accendendola dall’accendino della donna.
“Dio, non toccavo una sigaretta da più di un anno.”
“Periodo perfetto per le cene in famiglia con domande imbarazzanti, vero?”
“E come no!”.
La madre uscì sul balcone “Laila- stai fumando?!”
“Capita! Soprattutto in questo momento.” Le rispose espirando.
“Antonia se le fai venire il vizio del fumo ti corco!” minacciò la cognata.
“Oh, per una sigaretta! Poi figurati se la signorina qui si attacca alle sigarette.”
“Fidati ma’ che per smaltire oggi e domani dovrò farmi la maratona! Se comincio a fumare davvero addio fiato!” disse rassicurando la madre che rientrò in casa.
 
************** ANGOLINO DEL DISAGIO***************
Eeeeeeeed eccomi di ritorno! XD
Con il capitolo, spero, tanto atteso!! :D
Le vacanze sono andate, dopo due giorni di lavoro me le sono già dimenticate T_T ma ritorno a voi a pieno ritmo! u_u

Spero che vi sia piaciuto, e spero dii sentire qualche vostro parere al riguardo! 
Un grazie enorme a voi che perdete qualche minuto del vostro tempo a leggere seguendo le mie elucubrazioni mentali <3

Vi voglio un sacco bene e al prossimo aggiornamento! <3
un bacione, Lalli :3
 
   
 
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